Il Vescovo celebra al Monastero la memoria di Francesco di Sales
e nell’omelia ricorda la vigilia dell’ordinazione episcopale
Nella memoria di San Francesco di Sales, fondatore dell’ordine della Visitazione, mons. Lafranconi ha celebrato una solenne Eucaristia al monastero di Soresina nel tardo pomeriggio di martedì 24 gennaio. Il presule ha accolto volentieri l’invito delle claustrali e del parroco, don Angelo Piccinelli, che all’inizio della liturgia ha ricordato l’approssimarsi del ventesimo anniversario dell’ordinazione episcopale del vescovo Dante, avvenuta a Como il 25 gennaio 1992. Il presule nell’omelia ha ricordato che proprio il giorno prima il fausto evento si ritirò in preghiera e meditazione nel monastero della Visitazione di Como. Diversi i sacerdoti presenti alla S. Messa, tra di essi il vicario zonale e parroco di Castelleone mons. Amedeo Ferrari e quello di Annicco, don Franco Zangrandi. Nell’omelia mons. Lafranconi ha delineato il ritratto del vescovo secondo gli scritti del Salesio: esso deve appartenere totalmente a Dio che a sua volta lo consegna al popolo per il servizio ministeriale.
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Ascolta l’omelia di mons. Lafranconi
Mons. Lafranconi ha accettato volentieri di celebrare al monastero della Visitazione di Soresina la memoria liturgica di San Francesco di Sales, fondatore dell’ordine claustrale, per due motivi fondamentali. Anzitutto per la stima che egli prova nei confronti di questo grande vescovo del XVI secolo che sopportò fatiche e persecuzioni, ma non abbandonò mai la sua azione pastorale e, in secondo luogo, perchè proprio vent’anni fa, alla vigilia della sua ordinazione episcopale (25 gennaio 1992) mons. Lafranconi si ritirò in preghiera e meditazione nel monastero visitandino di Como: una coincidenza che i cristiani chiamano disegno provvidenziale di Dio.
Sta di fatto che l’intera omelia è stata incentrata sulla figura del Pastore a partire da alcuni scritti del Salesio. Il vescovo di Ginevra, che fu esule in Savoia a causa del predominio dei Calvinisti, in uno suo scritto asseriva che Dio lo tolse a se stesso per prenderlo con lui e poi, in un secondo momento, per donarlo al popolo affinché egli lo servisse attraverso il ministero della Parola e l’amministrazione dei sacramenti.
Un vescovo dunque non appartiene più a se stesso, ma diviene proprietà di Dio. Questo gesto radicale del Signore rivela un amore profondo: San Francesco di Sales, infatti, si commosse più di una volta pesando quanto il Signore lo amasse! A tal proposito mons. Lafranconi ha fatto una proposta all’intera assemblea: «La mattina – ha spiegato – quando diciamo le preghiere del cristiano sostiamo qualche istante per pensare che Dio non ama l’uomo in maniera generica, ma lo ama personalmente e di conseguenza sentiamo di essere amati da lui, di una amore veramente preferenziale».
In secondo luogo la vita del Vescovo deve essere tutta donata al popolo di Dio: «Se leggiamo la biografia del Salesio – ha continuato il presule – ci accorgeremo che si spese totalmente per le anime. Egli utlizzò ogni mezzo per predicare la Parola di Dio: si mise persino a fare dei libri nonostante egli non amasse tanto scrivere».
San Francesco nonostante i tempi difficili e l’ostilità di molti, soprattutto degli eretici seguaci di Calvino, non perse mai la speranza in Dio e si adoperò costantemente per portare alla salvezza più anime possibili.
Durante la Messa oltre che per mons. Lafranconi l’assemblea ha pregato anche per gli operatori della comunicazione sociale: San Francesco di Sales, infatti, è patrono dei giornalisti e di quanti operano nel mondo mass-mediale.