Al monastero della Visitazione di Soresina festa con il vescovo Lafranconi

Il 24 gennaio nella memoria liturgica di san Francesco di Sales, fondatore dell'Ordine claustrale
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Mercoledì 24 gennaio, nella festa di san Francesco di Sales, fondatore dell’ordine della Visitazione di Santa Maria, nella chiesa del Monastero di Soresina le claustrali visitandine hanno vissuto una giornata di particolare significato e intensità. Al mattino, nella consueta Messa delle 7, è stata festeggiata la solenne ricorrenza, così come nel pomeriggio, con altri due momenti religiosi: alle 17 l’adorazione eucaristica e il Vespro, cui è seguita la Messa presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi. È stato lui a celebrare l’Eucaristia visto che il vescovo Antonio Napolioni era impegnato a Sestri Levante nella settimana residenziale di formazione del clero.

Diversi i sacerdoti concelebranti: insieme al parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Andrea Piana e i collaboratori parrocchiali don Andrea Ottoni e padre Giuseppe Ripamonti, non mancava don Giuseppe Quirighetti, sacerdote soresinese attualmente segretario presso la Nunziatura apostolica in Slovacchia, e don Enrico Maggi, incaricato diocesano per la Pastorale delle comunicazioni sociali, visto che san Francesco di Sales è patrono dei giornalisti.

Nel suo saluto iniziale, don Piccinelli ha ricordato come la comunità monastica si sia recentemente arricchita di nuove presenze: quattro monache provenienti da Milano. Ha quindi affiato all’intercessione di san Francesco di Sales la questione, attualissima nella Chiesa cremonese, dell’annuncio evangelico attraverso i mezzi della comunicazione, per i quali è in corso un generale riassetto. E non è mancato il ricordo della chiusura, alla fine dello scorso anno, dello storico settimanale e diocesano La Vita Cattolica, che – ha rilevato il parroco – «fa sentire tutti un po’ più poveri» e che costringe a trovare strumenti alternativi ed efficaci.

 

Pensieri ripresi nell’omelia da mons. Lafranconi. Due, infatti, i motivi di preghiera e di riflessione proposti. Il primo, legato alle letture, in cui emerge il bisogno, la bellezza e la gioia dell’evangelizzare. Da qui il richiamo al santo fondatore, convinto e contento della Parola che ha ricevuto e che può comunicare, nella consapevolezza di quanto è straordinaria questa Parola.

Il secondo spunto dalle nuove presenze giunte dal milanese, che hanno portato la mente del vescovo Lafranconi a una lettera delle monache Domenicane, poco prima del loro arrivo a S. Sigismondo, a Cremona, dieci anni fa: “Frumento di Cristo noi siamo, cresciuto nel sole di Dio… in Pane trasformaci, o Padre, per il sacramento di pace”. Un modo per dire a chi le accoglieva il significato della vita claustrale, consacrata: porzione di grano che non viene macinato, ma serve per essere continuamente seminato, nel silenzio, nella preghiera, nella carità fraterna, nell’osservanza del Vangelo, dove Dio è il tutto.  Una riserva importante.

«Che Dio sia benedetto – ha conclude mons. Lafranconi – perché la vostra presenza confessa che il mondo non ha bisogno solo di profeti che denunciano i mali da cui siamo afflitti, ma che abbiamo bisogno anche di  mistici, che tengono fisso lo sguardo sul mistero ineffabile per poter guardare con pietà infinita tutte le miserie umane».

Al termine della celebrazione il Vescovo si è fermato alla grata del coro per un saluto personale a tutte le sorelle: un momento sereno, semplice ma nello stesso tempo ricco di spiritualità.

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