SEPARATE… MA NON DIVISE: TREDICESIMO CAPITOLO

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“Meditando i misteri del S. Rosario noi impareremo,

sull’esempio di Maria, a diventare anime di pace,

attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù

e coi misteri della sua vita redentrice”.

Paolo VI, Esort. apost. 7 ottobre 1969

  Il Rosario è una preghiera particolarmente cara alla famiglia religiosa a cui apparteniamo. L’Ordine Domenicano, infatti, fin dal suo nascere l’ha promossa in mezzo ai fedeli, dando poi un forte contributo al suo perfezionamento lungo il corso della storia, specialmente nel secolo XV quando il Beato Alano de la Roche riordinò il Rosario donandogli la sua struttura fondamentale fatta di quindici misteri intercalati dalle dieci ‘Ave Maria’.

  È nota la semplicità del Rosario, preghiera accessibile alle persone di ogni condizione ed età. Esso, come il Vangelo di cui è mirabile sintesi, cela, sotto la semplicità delle sue formule, possibilità inesauribili di meditazione e di contemplazione dell’Amore di Dio, Verità che sperimentiamo quotidianamente.

  Ogni giorno, ci riuniamo per la recita comune di una terza parte del S. Rosario, cioè per la meditazione di cinque misteri; è l’incontro di famiglia della Madre con le sue figlie, che si stringono attorno a Lei per ripeterle con accento sempre nuovo il loro affettuoso saluto ‘Ave Maria’, e per contemplare con Lei i misteri della salvezza.

  Ella però non è solo la Madre della nostra piccola comunità; la sua maternità si estende su tutta la Chiesa, e in modo particolare su ogni singolo membro che forma il Corpo Mistico di suo Figlio Gesù.

  Per questo, ogni giorno, durante la recita del Rosario, abbiamo da offrire alla sua materna intercessione le grandi intenzioni che riguardano i bisogni della Chiesa con le necessità di tante persone che si raccomandano alle nostre preghiere.

  Ogni forma di preghiera, anche la più semplice, impone una certa ascesi che impegna in un esercizio di buona volontà per poter cogliere i frutti preziosi che l’orazione offre.

  ‘I beni materiali – afferma S. Gregorio – attirano subito e quando si posseggono ci deludono perché non ci colmano; i beni dello spirito ci annoiano a prima vista, ma quando poi se ne fa l’esperienza piacciono sempre più’.

  Così a volte capita per la preghiera del Rosario: prima di avere familiarità con essa ci sembra lunga e monotona, solo penetrandola con amore diventa soave ed invitante.

  Suor Teresa ha fatto questa esperienza agli inizi della sua vita religiosa: “Ho cominciato piuttosto annoiata – confessa con sincerità – a recitare insieme alle Sorelle una terza parte, ma era troppo per me; ma ora che ho preso confidenza con la ‘corona’ trovo che alla fine della giornata sono passati nella mia meditazione, fra i ritagli di tempo libero, tutti i venti misteri del Rosario. E se al momento di andare a riposare mi accorgo che manca qualche decina di ‘rose mistiche’ per completare il mazzo, me ne dispiaccio!”.

 Ufficio divino e Rosario sono due preghiere che vanno d’accordo, l’una e l’altra aiutano a tenerci deste in quella contemplazione incessante del nostro Redentore e del suo mistero d’amore per il Padre e per gli uomini suoi fratelli.

 “L’Ufficio divino – asserisce suor Vincenza – mi introduce durante l’anno a penetrare i misteri della salvezza. Nel Rosario medito con Maria gli stessi misteri, e gli orizzonti che questa Madre apre alla mia anima ogni giorno in questo contatto di preghiera con Lei è difficile descriverli”.

 ‘Veramente il santo Rosario – come ha affermato Paolo VI – ci abitua a studiare Cristo dal migliore punto di osservazione, cioè da Maria stessa… Esso ci fissa in Cristo, nei quadri della sua vita e della sua teologia, non solo con Maria, ma altresì, per quanto a noi è possibile, come Maria, che è certamente quella che più di tutti lo ha pensato, lo ha capito, lo ha amato, lo ha vissuto’.

 Il Rosario è inoltre una preghiera che favorisce le attrattive interiori dello Spirito. Infatti, fra i misteri ciascuna di noi ha le sue preferenze.

 Suor Candida lo dice spesso: ”A me piacciono i misteri dolorosi. Vorrei portare sempre nella mente e nel cuore le sofferenze di Gesù. La Madonna mi aiuta molto in questo. Traggo dalla loro meditazione quotidiana la gratitudine per quello che ha fatto Gesù per salvarci e tanta forza per accogliere con amore quelle molteplici piccole sofferenze e umiliazioni di cui è intessuta la vita religiosa, orientata a conformarci sempre più al divino Crocifisso”.

 “L’agonia di Gesù nell’orto del Getzemani – rivela suor Cristina – è il mistero che medito più volentieri, mi dà le dimensioni del peccato, come rifiuto all’amore di Dio. Sono profondamente convinta che Gesù, nella sua Chiesa, continua a soffrire per questo rifiuto che si rinnova, perciò non mi stanco di chiedere a Maria di aiutarmi a consolarlo”.

 Suor Maria Amata invece preferisce il secondo mistero gaudioso: “Approfitto per chiedere alla Madonna di continuare le sue caritatevoli visite: La mando a prendere le anime del Purgatorio per portarle in Paradiso, La invito ad andare a confortare il Santo Padre, a visitare chi soffre e anche a santificare, con la sua presenza, tutti i bambini nascosti nel seno delle loro mamme, come ha fatto con Giovanni Battista”.

 I misteri gloriosi aprono un varco nel Cielo, ci infondono speranza e gioia insieme.

 “Quando giungo alla ‘ascensione di Gesù’ – rivela suor Paola – cerco di immergermi nel desiderio ardentissimo che deve aver provato la Madonna di raggiungere al più presto il Figlio. Le chiedo di infondere anche in tutti noi, pellegrini sulla terra, un po’ di questa nostalgia di vedere il volto di Gesù!”.

 “Le mie predilezioni – manifesta suor Diana – sono per il ‘sì’ di Maria all’Annuncio dell’Angelo; tutto in un certo senso ha avuto inizio da quel sì…Poi ho tanto desiderato di ripeterlo anch’io sempre e che sia ripetuto dai miei fratelli, perché Gesù continui a vivere in noi come è vissuto in Lei”.

 Io, invece, ritorno volentieri alle nozze di Cana e quando mi giunge notizia di giovani coppie in difficoltà ripeto con la Madre di Gesù: “In quella famiglia non hanno più vino, non hanno più gioia, si sta spegnendo l’amore…” e attendo con fiducia che Maria anticipi l’ora del miracolo dell’unità ritrovata, della concordia ristabilita, della fedeltà riconfermata.

 Maria è nostra maestra. Alla sua scuola impariamo, nel silenzio e nel raccoglimento, le sue lezioni di umiltà, di disponibilità e di vita d’unione con Dio. Non fa meraviglia, quindi, se amiamo tanto il Rosario. e se durante il giorno, nei ritagli di tempo libero, le nostre mani cercano spontaneamente la Corona che portiamo appesa al fianco: essa ci aiuta a tener desto quel ‘rapporto tra cielo e terra’ a cui siamo state chiamate.