SEPARATE… MA NON DIVISE: DODICESIMO CAPITOLO

image_pdfimage_print

Ivi nella preghiera s’acquista quell’occhio il cui limpido sguardo ferisce di amore lo Sposo e la cui trasparente purezza permette di vedere Dio…

Ivi Dio concede in ricompensa ai suoi atleti la mercede desiderata per il lavoro della lotta,

cioè la pace che il mondo non conosce

e il gaudio nello spirito santo…

questa è la parte migliore che Maria ha scelto

e che non le sarà mai tolta”.

(Istr. Venite Seorsum, 2)

  La nostra preghiera liturgica ha come sua necessaria compagna la preghiera intima, personale, quella fatta nel silenzio del cuore.

  Se la preghiera liturgica ci richiama in Coro più volte al giorno, la preghiera intima ci impegna continuamente in un incessante colloquio con la presenza divina che non abbandona mai la nostra anima. È una preghiera semplice, fatta più di amorosa attenzione del cuore che di parole.

  La nostra vocazione è di rimanere in continuo contatto con il Signore. Il Santo Padre Paolo VI ce lo conferma esprimendo il pensiero della Chiesa su questa attività interiore che abbiamo scelto, come Maria di Betania, la quale se ne stava ai piedi del Maestro per ascoltarlo: “Che cosa vuol fare la Chiesa se non creare LA possibilità di dire ‘Padre nostro’, di parlare con il Signore? Voi avete dato a questo ascolto della Parola del Signore e a questa risposta la vostra esistenza per intero, senza riservare niente. Avete dimenticato tutto il resto per avere solo questa possibilità in tutta la sua intensità, nella sua misura maggiore. La Chiesa vede nelle anime contemplative quelle che realizzano questo suo programma, parzialmente si capisce, ma nella forma più alta”.

  Questa vita di ascolto e di comunione con l’Ospite divino nel piccolo cielo dell’anima è dunque ‘l’unica cosa necessaria’ alla quale dobbiamo attendere con tutte le nostre forze non solo per noi stesse ma anche per la Chiesa; nel suo cuore noi dobbiamo ‘essere l’Amore’, secondo la felice espressione di S. Teresa di Gesù Bambino.

  Benché tutta la giornata della claustrale debba svolgersi nell’unione e nel colloquio personale con Dio, tuttavia sono fissati due tempi della giornata per la meditazione: uno al mattino e uno alla sera. Sono due appuntamenti ordinati ad alimentare quel fuoco divino che nelle nostre anime non deve spegnersi mai. Questo tempo lo trascorriamo in Coro, alla presenza di Gesù eucaristico. Presenza che riempie il prezioso raccoglimento in cui siamo avvolte, aiutandoci a polarizzare la nostra attenzione su di Lui. Questo mistero attira particolarmente suor Elena: “La bontà infinita di Dio, ecco il tema preferito delle mie meditazioni! Guardo l’Altare… lì a pochi passi c’è Lui, Gesù, così palpitante di vita nella Sua Presenza sacramentale”.

  “Mi sento attirata dalla presenza di Gesù nel tabernacolo – confessa suor Daniela – e spesso occupo il tempo della meditazione restando fissa con lo sguardo su di Lui, con lo sguardo dell’anima fatto di silenziosa adorazione più che con lo sguardo degli occhi”.

  Alla presenza eucaristica di Gesù si unisce la sua presenza operante nella parola viva della S. Scrittura, alla quale, attraverso i vari momenti della giornata monastica, attingiamo abbondantemente; in primo luogo nella recita del breviario, tutto intessuto di Parola divina, poi nelle letture della Messa e nella “lectio divina” personale. Occorre solo l’umile e semplice disponibilità ad ascoltare per lasciarsi condurre in questo colloquio che lo Spirito Santo suscita nell’anima.

  Suor Paola afferma di trovare nella lettura attenta del racconto della Passione di Gesù il tema preferito delle sue meditazioni: “Mi attira la contemplazione dell’Umanità sofferente di Gesù; la descrizione della sua passione e morte mi offre lo spunto per mettere in più vivo contatto la mia anima col Salvatore e mi spinge ad esprimerGli il mio amore, la mia gratitudine. Traggo da questi incontri un aiuto grande per la giornata, quando mi trovo a tu per tu con la sofferenza, le piccole contraddizioni, quando giunge la prova interiore…allora quello che ho meditato diventa vita: Gesù che vuole continuare in me il suo mistero di redenzione”.

  Lo sguardo interiore dell’anima per diventare più luminoso e penetrante ha bisogno di essere purificato, per questo chi cammina nelle vie della preghiera si trova ad attraversare periodi in cui la presenza sensibile del Signore si sottrae. La fede si fortifica e soprattutto cresce la fiducia in Colui che ci conduce e ci medica per renderci più capaci di amare. A volte, però, Gesù chiede ai suoi intimi il sacrificio della privazione della sua presenza sensibile per offrire una gioia più pura: la gioia di donare questa consolazione agli altri.

  “Non di rado, nel tempo della meditazione – confessa umilmente suor Miriam – Gesù mi lascia al buio; questo mi fa soffrire e mi dà gioia allo stesso tempo. Una gioia simile a quella provata dalla Madonna quando accettava la privazione della vicinanza fisica di Gesù, durante la sua vita pubblica, perché tanti fratelli gustassero la gioia della sua Presenza”.

  “Anch’io penso spesso alla Vergine – soggiunge suor Cristina – e ricorro a Lei quando l’ansietà e la dissipazione, nonostante i miei sforzi per rimanere raccolta, mi impediscono di essere a completa disposizione del Signore. Allora depongo nel Cuore di Maria tutto quello che mi preoccupa. Più di una volta ho sperimentato, grazie al suo materno aiuto, la gioia di sentire la mia anima inondata di pace e di silenzio, libera di rimanere in ascolto non solo per il tempo della meditazione, ma anche durante il giorno”.

  Le prove del Signore e le difficoltà della nostra povera natura portata a disperdersi, non ci arrestano nel cammino della preghiera personale. Anzi ci sembra sempre poco quel che Gesù ci chiede per acquistare questo tesoro che ci fa iniziare nella fede quella vita di unione con Dio che formerà in cielo la nostra beatitudine.

  L’orazione è il mezzo indispensabile, che conduce a questa unione da cui dipende tutta la santità di vita che ognuno è chiamato a raggiungere. La vita cristiana infatti consiste in un rapporto intimo personale con Dio: “Questa orazione – scrive Santa Caterina da Siena a conferma di questa verità – è una madre che nella carità di Dio concepisce le virtù, e nella carità del prossimo le partorisce. Ove manifesti tu l’amore, la fede, la speranza, l’umiltà? Nell’orazione. Perché la cosa che tu non amassi non ti cureresti di cercarla; ma chi ama, sempre si vuole unire con quella cosa che ama, cioè con Dio” (Lettera alla nipote Eugenia).