SEPARATE… MA NON DIVISE: DECIMO CAPITOLO

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La celebrazione della Messa Conventuale sia il centro della Comunità.

Infatti il memoriale della morte e della Risurrezione del Signore

è il vincolo della carità fraterna e la fonte prima dell’ardore apostolico”.

Dalle Costituzioni delle Monache dell’Ordine dei Predicatori

  Tanti, fermandosi pensosi davanti all’edificio silenzioso e impenetrabile del Monastero, forse si chiedono: come si svolgerà la vita fra quelle mura? O meglio: quali motivi sostengono la vita quotidiana delle creature che lì si sono volontariamente richiuse, per spendervi un’intera esistenza?

  Il Concilio Vaticano II, prima di iniziare a trattare sulla vita della Chiesa in mezzo agli uomini, ha sentito il bisogno di fissare lo sguardo sulla fonte della vita, Dio, e l’ha trovato vivente e operante nella Liturgia. Riconoscendo nell’azione sempre attuale di Gesù, Eterno Sacerdote, il punto di partenza e il termine a cui converge ogni realtà umana e divina, ha offerto a tutta la Chiesa cattolica uno dei suoi più belli e ricchi documenti: Sacrosantum Concilium (cf.).

  Ebbene, innanzitutto noi pur così nascoste e sconosciute, sentiamo di appartenere alla Chiesa, anzi essa ci ha indicato il nostro posto nella vita del Corpo Mistico: nel suo Cuore. Viene di logica conseguenza che la liturgia è la realtà che sostiene tutta la vita contemplativa.

  È la liturgia che, allo spuntare del giorno, con la celebrazione della Messa ci offre l’Eterno Sacerdote Gesù nel suo mistero pasquale di morte e risurrezione, il quale come Sole vivo s’innalza sulla nostra giornata per illuminarla e vivificarla.

  Tutta la nostra vita di religiose votate alla contemplazione nella preghiera e nella silenziosa immolazione trova la sua ragion d’essere, la sua fecondità apostolica nel mistero che ogni giorno si rinnova sull’Altare. La Chiesa ha confermato questo nostro vitale inserimento nel mistero pasquale in una sua Istruzione dedicata alle claustrali: «Il ritirarsi dal mondo per dedicarsi nella solitudine ad una vita di più intensa preghiera non è altro che una maniera particolare di vivere ed esprimere il mistero pasquale di Cristo, che è una morte per la risurrezione» (VS, 1). Queste ultime parole rivelano il segreto della nostra gioia: la certezza cioè che il nostro ‘morire quotidiano’ sostenuto da Gesù e associato alla sua Passione è fonte di pienezza di vita divina per le nostre anime e insieme causa di risurrezione per tanti fratelli che vivono nelle tenebre del peccato.

  “Come Io con le mani distese e con il Corpo ignudo sulla croce offersi spontaneamente me stesso a Dio Padre per la divina riconciliazione, così anche tu” (Imit. 4,8). «Le ripeto spesso queste parole, dichiara Suor Teresa, le richiamo alla mente e al cuore prima della Messa in modo da dispormi ad offrire tutto. Come ha fatto Lui ‘fino alla morte’ e come ho promesso nel giorno della Professione». È necessario infatti accettare di morire fino in fondo a tutto ciò che è peccato ed egoismo per partecipare alla sua vita di Risorto.

  «Ogni volta che ‘muoio’ durante il giorno – soggiunge Suor Beatrice – sperimento il fluire più intenso della Vita in me stessa; mi vedo come un piccolo canale sotterraneo che trasmette, nel nascondimento, la vita divina nella Chiesa. La Messa mi dà le dimensioni della mia vocazione claustrale: simile al chicco di grano che muore, per produrre una spiga di salvezza per innumerevoli fratelli».

  La presenza di Maria, la Madre dell’Eterno Sacerdote, è particolarmente sentita al momento della Messa, sia per la partecipazione viva che essa ebbe al mistero del Calvario, sia per il desiderio di venire aiutate da Lei ad attingere al massimo i benefici della redenzione. «Mi chiedo spesso – rivela Suor Albina –: Se la Madonna fosse al mio posto chissà con quanto amore parteciperebbe alla Messa! Così quasi sempre mi trovo unita a Lei, come alla creatura più consapevole del mistero d’amore che si sta per celebrare. Convinta che Gesù continua ad annunciarmi la sua Parola, ascolto con attenzione le letture della S. Scrittura, chiedendo a Maria di aiutarmi a conservare in cuore tutte le cose che ho udito, per meditarle durante il giorno. Al momento della consacrazione mi trovo accanto alla Croce con Lei, adorando il mistero di Gesù che morendo ci dona la gioia di risorgere con Lui per vivere come figlia di Dio».

  Mentre la celebrazione Eucaristica assorbe il nostro spirito in Cristo, essa ci fa sperimentare profondamente il legame che ci unisce tra noi e con tutta la Chiesa. «Un solo battesimo, una sola vocazione, una sola Professione religiosa, quindi una sola offerta: sono queste – afferma Suor Elide – le realtà che mi portano ad immergere la mia comunità nel Calice durante l’elevazione. Qui, riunite insieme, sento come non mai che formiamo una piccola rappresentanza della grande Chiesa».

  Tutto nella celebrazione Eucaristica è ordinato all’incontro sacramentalmente vivo con Gesù. La Messa non è solo la ritualizzazione del Sacrificio di Cristo, ma anche la Cena del Signore in cui l’Agnello immolato si fa nostro pane, nostro cibo. Gesù si dona a noi ogni giorno per realizzare, con un tocco tutto singolare per ciascuna, il suo programma di amore.

  La Comunione diventa con Gesù che ‘dimora in noi’ un incontro anche con i fratelli perché essi sono figli dello stesso Padre e membra vive del Corpo Mistico di Cristo. È alla mensa comune che il Padre fa di noi monache riunite insieme una comunità di sorelle, e ci dice che quello che realmente siamo ai suoi occhi per il mistero di redenzione operato da Gesù: figlie nel Figlio, come tralci di un’unica vite che traggono vita da una medesima linfa che li vivifica.

  Dalla comunione eucaristica attingiamo l’amore soprannaturale che ci rende forti e generose nel rinnegare ogni egoismo che ci può ostacolare l’esercizio della carità fraterna. Infatti, solo camminando nell’amore scambievole, possiamo avere la consolante certezza ‘di essere passate dalla morte alla vita’ (1 Gv 3,14). Solo unite nella carità ci è dato di rispondere pienamente alla missione che la Chiesa ci ha affidato, cioè di tenere accesa la fiamma dell’amore nel Cuore del Corpo Mistico. Con l’adesione comunitaria al programma che la nostra Regola monastica quotidianamente ci propone da svolgere, la nostra giornata monastica diviene una S. Messa!

  ‘La Messa è finita andate in pace’, dice il Celebrante. Sì, la Messa all’Altare è terminata, ma Gesù è entrato in ciascuna di noi per continuarla, per fare della nostra comunità una comunione di anime che concelebrano lo stesso S. Sacrificio durante le ordinarie occupazioni della giornata. I nostri servizi, simili nella loro semplicità alle povere sostanze del pane e del vino che vengono presentate al Padre al momento dell’offertorio, divengono materie preziose per Dio e la sua Chiesa. La nostra umile esistenza vivificata dallo spirito d’Amore diventa in tal modo ‘un perenne sacrificio, un’offerta viva in Cristo a lode della gloria del Padre’ (IV Pregh. Euc.).