SEPARATE…MA NON DIVISE: SECONDO CAPITOLO

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Parla, o Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1 Sam. 3,10)

   In ogni esistenza umana vi è un momento determinante, decisivo: quello della scelta del proprio stato e della propria condizione di vita.

   Una scelta simile non deve essere frutto di impulsi momentanei o del capriccio, ma procedere da serenità di spirito, sufficiente padronanza di sé e chiarezza di idee. Momento delicato per tutti, in modo particolare per un credente, perché si tratta di scegliere non secondo convenienze o opportunismi meschini, ma in una visione superiore, secondo la volontà di Dio; si tratta di capire il nostro posto nel piano della divina provvidenza, in un atteggiamento di disponibilità generosa all’azione della grazia.

   Ora, per vedere con chiarezza in noi, e capire la volontà di Dio, non c’è che una cosa da fare: pregare. È nella preghiera umile e fiduciosa che possono maturare le grandi decisioni della vita.

   Se ciò è vero per ogni scelta, lo è in particolar modo per la scelta dello stato religioso. Infatti non è che la volontà di Dio si manifesti il più delle volte subito e con evidenza; al contrario, spesso la luce è preceduta dalle tenebre più fitte, la certezza dal dubbio e dalla perplessità. Ma quando si prega con fede e perseveranza, prima o poi la volontà di Dio si rivela in tutta la sua chiarezza.

   «Signore, cosa vuoi che io faccia?» era la preghiera che Suor Letizia rivolgeva con insistenza a Dio durante il lungo periodo di indecisione che precedette la sua scelta. Dio suscitava in lei ardenti desideri e nello stesso tempo la lasciava in una incertezza assoluta. La risposta di Dio si fece attende a lungo, ma venne finalmente, in coincidenza con la conclusione di un corso di Esercizi Spirituali.

   «Io avevo fatto degli sforzi notevoli – ci rivela Suor Iole per uscire da una indifferenza religiosa che durava da qualche anno; la presenza eucaristica di Gesù cominciava ad attirarmi, i contatti con Lui si facevano più frequenti. Pur sentendo la gioia crescere in me con l’intensificarsi della preghiera, intuivo che Gesù non era del tutto soddisfatto: voleva qualcosa di più. Una sera, era il Giovedì Santo, mi trovai a vegliare presso l’altare della Reposizione. Non so esprimere come, ma ebbi la netta percezione che ciò che mi chiedeva Gesù era di darGli tutta me stessa. ‘L’anima mia è triste fino a morire, restate qui e vegliate con me’ (Mt. 26, 38) … Consolare il Cuore di Gesù col mio ‘sì’ è rimasto il programma della mia vita religiosa».

   Una volta che la luce ha illuminato la nostra anima, è necessario avere la generosità e il coraggio di compiere la volontà di Dio. È il momento più difficile per chi deve intraprendere la vita religiosa, perché si ha da lottare contro se stessi e contro le incomprensioni degli amici, dei parenti, delle persone più care. E non manca mai l’azione fastidiosa del demonio che cerca di mettere i bastoni fra le ruote.

  «Approssimandosi il giorno della partenza per il Monastero – rievoca suor Alberta – le difficoltà aumentavano tanto da sembrare insuperabili; solo la preghiera confidente mi diede la forza di perseverare. Me l’avevano detto: il dono della vocazione è tanto grande, che deve essere collaudato col suo ‘battesimo di sangue’».

   «C’era anche l’ambiente esterno che mi era sfavorevole – aggiunge suor Paolina – e molti erano quelli che ‘per il mio bene’ mi ‘consigliavano’ a desistere dal mio proposito. Una forza interiore però mi aiutava a non prestare attenzione a queste ‘voci’, e una volta a contatto con Gesù sperimentavo che la preghiera era l’unica luce e l’unico conforto per la mia anima ».

   Gesù ha detto “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova; a chi bussa sarà aperto” (Lc 11, 9-10). Anche se preferisce farci attendere, anche se si mantiene in un lungo silenzio, Gesù non smentisce mai le sue promesse.