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CSI, aperta la nuova annata sportiva

Nel pomeriggio di sabato 9 settembre nel salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona si è svolta l’assemblea di apertura dell’annata sportiva 2017/2018 del CSI di Cremona. L’apertura dell’annata sportiva è sempre una preziosa occasione per condividere tra Comitato provinciale CSI, presidenti, dirigenti e allenatori alcune linee guida da porre in “premessa” ai vari impegni tecnico-agonistici.

Non è mancato il saluto a distanza del Vescovo Antonio che si è unito al “buon lavoro” che il Comitato provinciale ha rivolto a tutti.

Ad introdurre al primo momento valoriale dell’assemblea CSI 2017-2018 sono state due immagini, rispettivamente evocative di due attitudini che stanno molto a cuore allo sport targato CSI: un gruppo di ragazzi reduci da una vittoria in TIM Cup e un nuotatore spagnolo senior che ai recenti campionati di categoria si è rifiutato di tuffarsi dopo la negazione del minuto di silenzio per l’attentato a Barcellona. Sulla scorta di queste due provocazioni l’assemblea inaugurale CSI ha avuto modo di riflettere sul “meglio” che quotidianamente un numero elevatissimo di volontari adulti e giovani pongono in essere (nel “campo” delle relazioni con i più giovani, dentro e fuori gli oratori); e sulla coerenza che il fatto educativo – una chiamata vera e propria ad onorare l’umano – richiede nelle svariate decisioni che un’attività sportiva di servizio richiede.

Un terzo elemento di riflessione è provenuto dall’apertura di un piccolo testo, consigliato a tutti, del filosofo sudcoreano Chul Han, nella convinzione che i grandi pensieri e le alte riflessioni – se sono autentiche ed appassionate – si possono rispecchiare nella vita concreta degli uomini e delle donne di oggi. Ed ecco la denuncia di Han: “Oggi l’Altro non esiste più”, sostituito dalla caccia frenetica dell’Uguale, proiezione del sé narcisistico che piega tutto e tutti alla velocità della comunicazione ed al consumismo anche degli affetti. Educare secondo la matrice del CSI significa allora anche benedire e cogliere l’Altro come mistero e come dono, come segno della presenza del Signore nella vita di chi si pone a servizio e fa del suo tempo libero un tempo sempre più liberato dalle scorie dell’egoismo e del potere deteriore. Ecco che anche quest’anno a dirigenti ed allenatori è stato consigliato di leggere qualcosa, di veloce, ma non di banale, come l’”Espulsione dell’Altro” che Han ha da poco pubblicato anche in Italia per i tipi di Nottetempo. Ora alle suggestioni e alle riflessioni subentrano, non per sostituzione, ma per quotidiano e perfettibile inveramento, i volti e le scelte degli adulti che partecipano al respiro formativo del CSI.

don Paolo Arienti
consulente ecclesiastico provinciale CSI Cremona

 

Resoconto dell’attività svolta dal CSI di Cremona nell’annata sportiva 2016/17

 

L’assemblea di apertura dell’annata sportiva 2017/2018 del CSI di Cremona – dal titolo “Con il C.S.I. sei protagonista ogni giorno” – è stata caratterizzata anche dalla premiazione dei campionati nazionali.

Campionati Nazionali – Finali Nazionali
Cesenatico, 24-28 giugno 2017 (Cat. Allievi, Juniores)
Ha partecipato la squadra di calcio a 5 juniores della Società Polisportiva Torrazzo Malagnino conquistando il titolo nazionale.
Atleti:
– Donnarumma Lorenzo Gianni
– Katia Riccardo
– Kouassi Georges Henry
– Palma Marco
– Sanneh Saja
– Sououdi Jallal
– Touete Wetty Ange
– Trovati Lorenzo
– Vicardi Alex
– Yaba Yannic Andre Braiane
Dirigenti:
– Galli Graziano
– Hatem Omar
– Vicardi Massimo

 

17° Campionato Nazionale di Tennis Tavolo
Nocera Inferiore, 11-14 maggio 2017
Hanno partecipato 1 atleta della società Dinamo Zaist e 1 atleta della società Corona, conquistando 1 oro e 1 argento nella categoria Doppio Giovani, 1 bronzo nella categoria Juniores e 1 bronzo nella categoria Seniores.
Campione Nazionale: Marra Denis (Società Dinamo Zaist) categoria Doppio Giovani

 

 

Campionato Provinciale Pallavolo Integrata 2016/17
1^ squadra classificata: Gli Amici di Emmy e Chiara

 

Arbitri di Pallavolo Integrata Trofeo delle Regioni
– Corelli Antonietta
– Domaneschi Samuele
– Lana Mario
– Alebardi Emanuele
– Mazzolari Giuseppe (responsabile commissione pallavolo)

 




Don Berta, una missione vissuta con coraggio e generosità

Nel pomeriggio di mercoledì  6 settembre, nella chiesa di San Vittore, parrocchia di Castelleone, si è celebrata la Messa in suffragio di don Attilio Berta, vicario a san Vittore dal 1965 al 1971, deceduto il 3 settembre a Mogi das Cruzes (Brasile), dove il sacerdote cremonese era missionario “fidei donum”.

La liturgia è stata presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, con la partecipazione del clero della parrocchia di Castelleone, di sacerdoti che vi hanno esercitato il loro ministero e di alcuni altri presbiteri che hanno collaborato con don Attilio nella missione in Brasile.

La piccola chiesa di san Vittore era gremita da molti fedeli che hanno conosciuto don Attilio negli anni di ministero nella frazione castelleonese, dove già dimostrava un notevole dinamismo pastorale con l’attività dell’oratorio, dell’asilo, del doposcuola, del catechismo, con la sistemazione della chiesa, senza scordare il suo impegno con i chierichetti dell’intera parrocchia.

All’inizio della celebrazione Il Vescovo ha ricordato di aver potuto conoscere personalmente don Attilio, lo scorso luglio, nel suo viaggio in Brasile per visitare le comunità cristiane guidate da sacerdoti cremonesi “fidei donum”. Mons. Antonio ha detto di essere rimasto colpito dal coraggio e dalla generosità con cui don Attilio viveva la propria missione, nonostante l’età avanzata.

Nell’omelia il Vescovo, commentando il Vangelo di Luca, ha collegato la scelta di don Attilio alle parole che Gesù rivolge alle persone che vorrebbero trattenerlo, dopo aver operato guarigioni miracolose: «È necessario – dice il Signore – che io porti la buona notizia del regno di Dio anche ad altre città». Anche don Attilio, dopo aver tanto insistito presso i superiori, ottenne finalmente il permesso di recarsi in missione fuori dall’Italia: non perché in Italia, nella diocesi cremonese non fosse necessario diffondere la Buona Novella, ma perché sentiva il bisogno di portarla anche ad altri fratelli.

Come afferma san Paolo nella lettera ai Colossesi, don Attilio è stato apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e ha portato l’annuncio della parola ai fratelli, pur nelle difficoltà e nei contrasti, fondando la sua vita sulla speranza che ci attende nei Cieli, la certezza del Regno di Dio. Questa forte speranza ha permesso a don Attilio di costruire il santuario di Maria Madre del Divino Amore, di spendersi nell’attività educativa, di aver il Vangelo come guida per difendere i più deboli, i poveri.

Per mons. Napolioni bisogna ringraziare per il dono di don Attilio, essere felici della sua missione – in caso contrario sarebbe tradire la sua memoria – e come lui pregare come recita il salmo “Come olivo verdeggiante nella casa di Dio, confido nella fedeltà di Dio in eterno e per sempre. Voglio renderti grazie in eterno per quanto hai operato”.

Prima della benedizione finale una parrocchiana di San Vittore ha rivolto un saluto e un ringraziamento a don Attilio, leggendo anche un brano dei suoi auguri natalizi del 2016, a dimostrazione del forte legame che ancora esisteva tra il sacerdote e la sua piccola comunità cremonese.

Un’altra celebrazione in suffragio di don Berta è in programma  a Soncino, suo paese d’origine, la sera di martedì 3 ottobre alle 20.30 nella chiesa di S. Giacomo. La Messa, a un mese dalla scomparsa, è promossa dall’Ufficio missionario diocesano in sinergia con la Parrocchia di Soncino.

 

Le esequie a Mogi das Cruzes




Celebrati i funerali di don Attilio Berta a Mogi das Cruzes, dove è stato sepolto

In tanti nel pomeriggio di lunedì 4 settembre, a Mogi das Cruzes (Brasile), hanno voluto dare l’estremo saluto a don Attilio Berta, il sacerdote “fidei donum” originario di Soncino, in Brasile dagli anni Settanta, deceduto domenica 3 settembre a 86 anni dopo un ricovero in ospedale per continuare la sua lotta contro una grave malattia.

I funerali sono stati presieduti da dom Pedro Luiz Stringhini, vescovo di Mogi das Cruzes (diocesi in cui operava don Berta) alla presenza di numerosi sacerdoti e tantissimi fedeli che hanno gremito il santuario di Maria Madre del Divino Amore costruito proprio da don Berta, che qui ha dato vita anche a un’importante opera educativa oltre che a una società di vita apostolica.

Il vescovo Stringhini (italo-brasiliano di terza generazione la cui famiglia è originaria di S. Giovanni in Croce) ha ricordato con affetto il missionario cremonese, ringraziando Dio «per la grandiosa vita di don Attilio, dedicata alla Chiesa particolare di Mogi das Cruzes». Parole di ringraziamento le ha volute rivolgere anche alla Diocesi di Cremona che ha generosamente condiviso il ministero sacerdotale di don Berta, inviandolo in Brasile come “fidei donum”.

Accanto a mons. Stringhini anche il cremonese mons. Emilio Pignoli (vescovo emerito di Campo Limpo), don Ezio Bellini (insegnante a Mogi das Cruzes) e don Emilio Bellani (parroco a Salvador de Bahia). Proprio quest’ultimo ha tracciato la figura di don Attilio quando era vicario a Castelleone portando anche il saluto e le condoglianze del vescovo Napolioni.

La salma di don Attilio Berta, al termine dei funerali, è stata trasportata nel locale cimitero dove il sacerdote cremonese è stato sepolto.

Photogallery dei funerali a Mogi das Cruzes

 

La Messa di suffragio con il Vescovo Napolioni a Castelleone

 

 

Biografia di don Attilio Berta

Don Attilio Berta è nato a Visano (Bs) il 24 marzo 1931. Originario della parrocchia di Soncino, è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1958. Dopo aver iniziato il suo ministero presbiterale come vicario a Pandino, nel 1965 il trasferimento a Castelleone, sempre come vicario, operando in particolare presso la chiesa di S. Vittore.

All’inizio degli anni ’70, maturata la scelta di farsi “fidei donum”, partì per il Brasile.

La sua missione si è svolta in particolare a Mogi das Cruzes dove nel 1986 diede vita a un’importante realtà di accoglienza per minori. Attualmente disseminata in varie strutture della città, dall’80ina di bambini allora accolti oggi ne segue ben 700, suddivisi tra scuole d’infanzia, elementari e medie. Una 70ina le persone che trovano lavoro in questa grande opera: insegnanti, assistenti e cuoche. Parte degli stipendi degli operatori è pagato con l’importante sovvenzione garantita dal Governo, mentre per la sussistenza dei piccoli una gran parte la gioca la Provvidenza. In modo significato quanto viene donato (in particolare generi alimentari per sfamare i ragazzi) è posto ai piedi dell’altare del Santuario.

L’opera di don Berta ha permesso di salvare moltissimi bambini dalla strada. Ragazzi destinati alla prigione (proprio perché vivevano per strada) e a rischio di violenze, torture e persino della vita, visto che in passato venivano gettati nel fiume.

Don Berta ha dato vita anche a una società di vita apostolica intitolata a “Maria Madre del Divino Amore”. Proprio la donazione di una delle consacrate ha permesso la realizzazione della prima struttura di accoglienza, oggi diventata casa di formazione per i consacrati: 4 gli uomini, 40 le donne, presenti anche nel Mato Grosso.

Tra i benefattori che hanno reso possibile tutto questo anche molti giapponesi, presenti sul territorio con una consistente comunità formatasi con gli esuli della seconda guerra mondiale.

Lo scorso luglio il vescovo Napolioni aveva avuto modo di conoscere da vicino l’operato di don Attilio Berta nel corso del viaggio in Brasile alla scoperta delle missioni dei “fidei donum” cremonesi.

In foto da sinistra: don Attilio Berta, il vescovo Napolioni e dom Pedro Luiz Stringhini

Resoconto della visita in Brasile ai “fidei donum” cremonesi (luglio 2017)

 




Domenica pomeriggio a Brignano l’ingresso di don Giuseppe Ferri

Nella seconda domenica di insediamento dei nuovi parroci, l’appuntamento pomeridiano è in agenda a Brignano Gera d’Adda (Bg) con l’ingresso di don Giuseppe Ferri. Classe 1953, originario di Calvenzano, lascia la parrocchie dei Ss. Giacomo e Agostino e di S. Pietro al Po a Cremona dove per tre anni è stato collaboratore parrocchiale.»

 

Programma dell’insediamento

La celebrazione di ingresso è in programma nel pomeriggio di domenica 10 settembre. La processione dei concelebranti partirà alle 15.45 dal Convento per giungere sul sagrato della chiesa parrocchiale, dove il nuovo parroco riceverà il saluto del sindaco Beatrice Bolandrini. Quindi, alle 16, avrà inizio la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Al termine della celebrazione il rinfresco organizzato in oratorio sarà l’occasione per salutare il nuovo parroco.

 

Gli eventi preparatori

Dopo il saluto a don Luciano Manenti domenica 3 settembre, la Parrocchia di S. Maria Assunta in Brignano Gera d’Adda ha iniziato a prepararsi all’arrivo del nuovo parroco. Lunedì 4 settembre, nell’ambito della Festa dell’oratorio #chiAmati, la comunità ha partecipato a una serata di preghiera, soffermandosi in particolare su alcune domande poste come riflessione dal vicario don Francesco Fontana: quali le aspettative? che cosa si può chiedere al Signore per il nuovo parroco? che cosa chiedere invece per la comunità? Interessanti e positive le riflessioni emerse, che saranno consegnate al futuro parroco.

 

Profilo del nuovo parroco

Don Giuseppe Ferri è nato a Calvenzano (Bg) il 20 settembre 1953 ed è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1978. È stato vicerettore del collegio Gregorio XIV a Cremona (1978/1980), vicario della comunità S. Maria Immacolata e S. Zeno a Cassano d’Adda (1980/1995) e parroco di Trigolo (1995/2014).

Laureato in Scienze religiose presso l’Istituto superiore di scienze religiose delle diocesi di Cremona-Crema-Lodi, don Ferri dal 2002 è direttore nazionale del Segretariato Scholae cantorum. È stato anche presidente dell’associazione Marc’Antonio Ingegneri e direttore della Scuola diocesana di musica sacra “D. Caifa”.

Da tre anni era collaboratore parrocchiale nelle Parrocchie dei Ss. Giacomo e Agostino e di S. Pietro al Po in Cremona.

Ora mons. Napolioni l’ha chiamato a guidare la comnità di Brignano Gera d’Adda sostituendo don don Luciano Manenti che, per motivi d’età, ha lasciato l’incarico diventano collaboratore parrocchiale a Vailate.

 

Saluto di don Ferri

L’avvicendamento dei preti, si sa, è un evento naturale e fisiologico, un cambio generazionale, ma è anche un evento di fede e di vita ecclesiale che coinvolge sacerdoti e parrocchiani. Cambiano i parroci, ma le comunità cristiane restano; un prete va e un prete viene, ma il Signore rimane ed è sempre lo stesso. Cambia solo il palcoscenico dove il vero regista resta il Signore che prosegue la sua opera di salvezza e che mantiene la sua promessa:”Io sarò sempre con voi”.

Così pure ogni cambiamento costringe tutti ad una riflessione, sia chi parte, chi resta e chi arriva e se gli anni, le abitudini, la quotidianità sembrano pretendere dei diritti acquisiti, nella vita ecclesiale le cose non stanno così: un prete oggi non può mai dirsi “sistemato”, ma sa che deve restare aperto alle tante esigenze della Chiesa e del Vescovo che, responsabile di tutta la Diocesi, deve provvedere ai bisogni pastorali di tutte le parrocchie.

La sostituzione degli uomini è quindi per sua natura garanzia di continuità di guida e di crescita. Anzi, l’avvicendamento spesso fa bene ad un parroco e fa bene ai parrocchiani ed è una delle espressioni più interessanti della vita che si rinnova. Ciascun sacerdote, poi, lascia la sua impronta nella Chiesa, con le sue caratteristiche personali e con i doni che gli sono propri. C’è il prete più preparato nella predicazione, quello più attento al confessionale, chi più sensibile ai malati e agli anziani, chi più in ascolto dei giovani, chi più capace di contemplazione e di preghiera, chi più appassionato di studio e di ricerca, chi più capace amministrativamente. Tutti comunque dicono la molteplicità e la varietà della presenza del Signore. Dietro i tanti volti dell’uomo occorre saper vedere il volto di Cristo, misteriosamente presente a continuare la proposta della Verità e della Grazia.

È con questo spirito che ho accolto la proposta del Vescovo di diventare vostro parroco e mentre lo ringrazio per il bene che mi vuole, per la stima e la fiducia, voglio assicurarvi da subito che vengo a Brignano molto volentieri e con entusiasmo, con il desiderio sincero di spendermi generosamente a servizio di questa comunità. Certo, ogni cambiamento richiede le sue fatiche: è un ricominciare da capo, è sempre una incognita, si riparte tutti da zero, ci si deve rimettere in gioco, far conoscere, riallacciare relazioni, amicizie, bisogna guadagnarsi nuovamente la fiducia e la stima. Insomma, si arriva a volte in parrocchia come  extracomunitari, bisognosi di accoglienza e comprensione, ma faccio conto sulla vostra bontà e sulla vostra collaborazione, mentre io metto a disposizione i miei quasi quarant’anni di esperienza sacerdotale.

In altre parole vorrei far passare il messaggio “io per voi e voi per me”, in una reciproca espressione di dono, nonostante i limiti e le povertà.

Vorrei salutare prima di tutto don Luciano che vi è stato parroco per quasi vent’anni; per me è stato amico e insegnante in seminario. Lo ringrazio per tutto quello che mi fa trovare già pronto e per i consigli che vorrà darmi. Saluto con affetto e stima il vicario don Francesco che so dotato di creatività e di ottimismo. Sarà il primo diretto collaboratore. Affronteremo insieme con pazienza reciproca le fatiche pastorali, i progetti e le numerose sfide di oggi, sulle quali sappiamo tutti non si può più né fingere né soprassedere.

Desidero poi estendere un saluto a tutti i sacerdoti brignanesi  e ai loro familiari, perché so che questa è sempre stata una terra feconda di vocazioni, generosa e buona. Uno sguardo preferenziale anche alla giovanissima comunità delle suore del Focolare della Madre, bella testimonianza di fede e di slancio evangelico.

Un rispettoso saluto e un augurio a quanti sono impegnati nelle realtà civili per la promozione del bene di tutti i cittadini, ai volontari, ai giovani e agli animatori dell’oratorio, ai catechisti, agli insegnanti e agli alunni, agli ospiti e agli operatori sanitari della casa di riposo, ai malati nelle case o in ospedale, ai membri dei consigli pastorale e amministrativo, alle diverse associazioni. Insomma, il mio sguardo vuole estendersi ovunque scorre la vita, fin negli ambienti che ancora non conosco e che mi scuso di non citare, ma che sarà mia premura avvicinare.

Infine un caro saluto a tutti indistintamente. Con i tempi che cambiano anche i laici devono ritornare al centro della comunità cristiana. Anche qui, non soltanto per una banale ragione di necessità “i laici servono”, ma semplicemente perché sono la parrocchia.

Sicuramente dovrete concedermi il tempo di  mettermi in ascolto delle tante voci per farne una sinfonia, perché siamo tutti testimoni che oggi viviamo un momento difficile per la fede e la morale, nell’era galoppante delle grandi trasformazioni, non più delle attese ma delle pretese, nello stesso tempo del facile disimpegno. E’ il tempo del consumismo e della crisi, dei nuovi lineamenti familiari, dell’appannarsi dei valori cristiani, delle frammentazioni sociali, della scarsa tenuta educativa, della fede fragile, della carità pigra, dei rimodellamenti culturali, delle increspature inquietanti e confuse. E’ aumentato si il lavoro pastorale, mentre è diminuita la quantità e la qualità dei cristiani, ma oggi dobbiamo convincerci che occorre puntare più sul profondo che sul vasto e come ci insegna Papa Francesco dobbiamo mettere al primo posto  l’amore di Dio con il compito di aprire le porte non di sprangarle, di accogliere e non di respingere, di infondere fiducia non di rinfacciare gli sbagli, di rendere testimonianza della nostra fede, accogliendo anche coloro che la fede l’ hanno abbandonata. Mi sono ormai fatto l’idea che per fare il parroco occorre sì l’intelligenza, ma soprattutto il cuore.

Nei prossimi giorni, mesi, anni, a Dio piacendo,  ci sarà tempo per altre parole e soprattutto per i fatti.

Per ora vi chiedo di camminare insieme come si fa in una famiglia e di pregare anche per me, perché la Madonna Assunta, venerata qui come patrona di questa Comunità, accompagni il  nuovo tratto di strada che insieme stiamo per iniziare.

Vi abbraccio uno ad uno e vi benedico nel Signore.

Don Giuseppe




La bellezza della maternità al centro della festa al Santuario di Villavetere

È stata presieduta quest’anno dal vescovo Antonio Napolioni la Messa per la festa del Santuario della Madonna di Villavetere di Gallignano, che si celebra l’8 di settembre in corrispondenza con il giorno della Natività di Maria. Il Santuario di Villavetere sorge in aperta campagna, tra le cascine del Bosco e del Mulino ed è meta di pellegrinaggi e di visite delle persone del posto e non: un luogo del cuore.

Tantissime le persone convenute per l’occasione. Fedeli, sacerdoti e autorità.

All’inizio della celebrazione il parroco di Gallignano, don Lino Viola, ha espresso ai parrocchiani la propria felicità: «Siamo onorati di avere qui tra noi il Vescovo Antonio, che è venuto, nel più piccolo Santuario della diocesi di Cremona».

Durante l’omelia il Vescovo ha detto: «È bellissimo pensare che c’è il Natale di Gesù, ma non ci basta, siamo talmente felici che questa donna ci abbia dato Gesù che anche il suo Natale è diventato una grande festa. A Milano – dove che si celebra la festa in Duomo – non ne parliamo; ma qui, dopo Milano, viene Gallignano!».

Mons. Napolioni ha quindi ricordato come il Vangelo che non narri come è nata Maria: la sua nascita avviene nella normalità di un paese piccolo di nome Nazaret, che diventa famoso perché proprio lì è nata Maria.

Rifacendosi alla prima lettura, il Vescovo ha quindi sottolineato come Maria nasce proprio per essere mamma. E ha proseguito: «Non è bello che oggi nasca una figlia femmina? Non è la cosa più bella del mondo pensare che la propria bambina potrebbe domani essere mamma? Pensate che quando si forma l’embrione i primi organi che si formano sono quelli della riproduzione, laddove la donna è capace di ospitare il seme e trasmettere la vita».

«La vocazione a diventare madre oggi purtroppo – ha però rilevato il Vescovo – viene spostata in là nel tempo, ridotta al minimo.  Oggi ci dobbiamo chiedere se siamo davvero convinti che un mondo con meno mamme, meno figli, meno famiglie, con meno amore, sia davvero migliore».

Il pensiero di mons. Napolioni è andato quindi a quella «maternità spirituale» che il Signore sa moltiplicare al di là delle leggi naturali: «a maternità della chiesa, della comunità, della parrocchia, della famiglia, di ogni donna è ciò da cui inizia la vita e rinasce la vita. Ecco perché celebriamo la resurrezione. Maria ce l’ha resa accessibile, lasciamoci illuminare dal suo esempio».

Durante l’offertorio, ricordando che anche il Santuario di Villavetere fu gravemente danneggiato in seguito al terremoto del 1802 e successivamente ristrutturato grazie alla sensibilità dei parrocchiani, al Vescovo è stata consegnata l’offerta della Parrocchia, insieme alla locale Caritas e al gruppo Fabio Moreni, per ristrutturare la chiesa in Pian di Pieca gravemente danneggiata dal terremoto dello scorso anno.

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L’ingresso di don Roberto Musa a S. Daniele Po

Domenica 3 settembre è stato accolto dalle comunità di San Daniele Po, Isola Pescaroli e Sommo con Porto il nuovo parroco don Roberto Musa. La solenne celebrazione per la presa di possesso, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, si è svolta al mattino e ha visto una chiesa gremita. Molte sono state le persone delle tre comunità che hanno voluto accogliere il nuovo parroco e molteplici i fedeli della parrocchia di San Pietro al Po che hanno accompagnato il loro ormai ex vicario in questa nuova “avventura.

Numerosa è stata anche la presenza delle autorità: il sindaco Davide Persico, il vicesindaco Francesca Guarreschi, la Giunta ed il Consiglio comunale, alcuni rappresentanti delle Polizia penitenziaria di Cremona (don Roberto svolge il ruolo di cappellano in carcere). Presenti anche le rappresentanze delle diverse realtà sportive e delle associazioni attive sul territorio: Comunità San Daniele, Nucleo di Protezione Civile La Golena, Gruppo Naturalistico Paleontofilo.

La Messa di ingresso è stata preceduta, sul sagrato, dal saluto del sindaco Davide Persico che ha sottolineato e descritto le potenzialità e i limiti del comune a lui affidato, una piccola realtà rurale estremamente vivace, caratterizzata da innumerevoli pregi ma anche da tanti difetti. Ha inoltre ribadito che non ci deve essere nessun solco tra chiesa e comune, tra oratorio e attività comunali, perché è solo con la coralità e la condivisione degli intenti, ma anche dei problemi da affrontare e risolvere, che si possono dare ad una comunità le giuste risposte per una necessaria armonia e un opportuno benessere. Ha infine concluso ringraziando il Vescovo per il “dono” del nuovo parroco e dando ufficialmente il benvenuto a don Roberto, augurando una proficua e duratura reciprocamente collaborazione per il bene dei concittadini.

La celebrazione dell’Eucarestia, animata dal coro parrocchiale guidato dalla responsabile Pinuccia Martini e con il maestro Roberto Chiozza all’organo, ha visto presenti molti sacerdoti: don Emilio Garattini, fino ad ora amministratore parrocchiale e parroco di Pieve d’Olmi; don Davide Ferretti, vicario zonale e parroco di Motta Baluffi; don Andrea Aldovini, che da alcuni mesi ha collaborato nella celebrazione delle messe; don Stefano Moruzzi, parroco di San Pietro al Po e S. Agostino (dove don Musa ha prestato servizio negli ultimi anni). E ancora don Graziano Ghisolfi, don Achille Baronio, don Flavio Meani e don Diego Poli (parroco di Cumignano sul Naviglio) con don Marino Dalè (parroco di Gombito e San Latino), entrambi ordinati sacerdoti insieme a don Roberto. Hanno prestato servizio all’altare i diaconi permanenti Franco Margini e Marco Ruggeri (operatore di Caritas Cremonese in carcere).

Molti sono stati i momenti significativi: a cominciare dalla lettura del decreto di nomina e dal saluto di Angelo Rescaglio a nome di tutta la comunità. Il prof. Rescaglio, citando più volte don Mazzolari, Gianni Tortini e Papa Francesco, ha evidenziato come questi piccoli paesi siano legati da radici comuni, caratterizzate dagli stessi simboli: il fiume, la pianura e la cascina. Ha poi concluso augurando al nuovo parroco “buon cammino”, con l’impegno di lavorare per costruire insieme, sorretti dalla fede, una comunità sempre più a “misura d’uomo”.

Molto apprezzato da Don Roberto il regalo, consegnato da uno dei numerosissimi chierichetti: una casula bianca.

Durante l’omelia il Vescovo, dopo aver richiesto un applauso per don Emilio Doldi, che per quattordici anni ha guidato le comunità e che ha lasciato l’incarico per motivi di salute, ha ricordato quale deve essere il ruolo del parroco. Argomento evidenziato anche nella riflessione guidata da don Daniele Piazzi, venerdì 1 settembre, durante la celebrazione penitenziale, proposta come preparazione a questo evento. Mons. Napolioni ha inoltre ricordato che il centro  e il fulcro di tutto è Cristo che accompagna e conduce il cammino che parroco e parrocchiani percorreranno insieme.

Anche don Roberto, alla fine della celebrazione, ha ribadito che quello che conta, quello che ha veramente valore è Gesù Cristo crocifisso e risorto.

Dopo la benedizione solenne, impartita dal Vescovo, un lungo applauso ha accolto don Roberto come parroco delle comunità e due testimoni hanno firmato gli atti dell’insediamento: Rosa Macchitella e PierEmilia Scaravonati, rispettivamente presidente parrocchiale di Azione Cattolica e dell’associazione San Vincenzo, cardini degli impegni pastorali della parrocchia.

Poi, sotto il portico dell’oratorio, è stato offerto un importante rinfresco, al quale hanno contribuito gli esercenti del paese, le donne e numerosi volontari.

Nel pomeriggio il nuovo parroco ha incontrato le famiglie e i bambini, poi alle 18 i giovani hanno condiviso un happy hour.

Una giornata intensa di emozioni, eventi, grande partecipazione e cordialità che si è conclusa, in serata con l’elevazione proposta nella chiesa parrocchiale di San Daniele Po, alla presenza di un numeroso pubblico, e durante la quale la Schola Gregoriana di Cremona, diretta da Antonella Fracassi, ha proposto alcuni canti mariani.

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L’ingresso di don Rubagotti con un invito all’autenticità

Dopo l’ingresso di don Roberto Musa a San Daniele Po, nel pomeriggio di domenica 3 settembre c’è stato il nuovo arrivo nelle Parrocchie di Casalmaggiore. L’appuntamento è stato nel cuore della città di Casalmaggiore, per l’insediamento di don Claudio Rubagotti, nuovo parroco delle comunità di S. Stefano e S. Leonardo.

La celebrazione è iniziata ufficialmente nel salone Giovanni Paolo II, presso l’oratorio S. Stefano, per poi proseguire davanti al portone dell’imponente Duomo di Casalmaggiore, dove il nuovo parroco e il Vescovo sono stati accolti con il saluto dell’Amministrazione comunale. In fascia tricolore il sindaco Filippo Bongiovanni, affiancato dagli assessori Gianfranco Salvatore, Marco Poli e dal consigliere Giuseppe Cozzini. Nelle parole del primo cittadino la sottolineatura di come questa celebrazione possa rappresentare una festa per tutta la comunità civile: «È con grande piacere che, a nome della comunità di Casalmaggiore, le do ufficialmente il benvenuto – ha affermato –. Un nuovo capitolo si apre per la comunità parrocchiale di Santo Stefano e San Leonardo, che accoglie l’arrivo di don Claudio come un dono prezioso per proseguire nel percorso di crescita spirituale. In tale cammino, si anima il desiderio di sostegno reciproco e di collaborazione, che nasce proprio dallo spirito di servizio». «Le chiediamo di aiutarci di rafforzare in noi la gioia e la gratitudine di sentirci una comunità cristiana viva, fraterna e solidale, testimoniandola con l’esempio – ha proseguito il sindaco Bongiovanni –. La accogliamo come padre, guida, fratello: lei sarà il segno della presenza del Signore tra noi».

Quindi in chiesa, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, è stata data lettura del decreto di nomina del nuovo parroco. L’incarico è stato affidato a don Angelo Bravi, collaboratore anziano della Parrocchia.

È quindi toccato a Nicoletta Frigerio, in rappresentanza dell’intera comunità parrocchiale, porgere il saluto al Vescovo e al nuovo parroco. Nelle sue parole l’entusiasmo e la voglia di conoscere don Claudio, chiamato a guidare spiritualmente i fedeli e a indicare il sentiero di Dio da seguire nella fede e nella crescita cristiana come un vero padre. «Ti chiediamo di essere il nostro capofamiglia! Un esempio per tutti, adulti e giovani. E noi, a nostra volta, ci vogliamo impegnare a essere tuoi “figli spirituali” ad assecondarti nelle tue iniziative, a darti man forte nelle decisioni, a seguirti nei tuoi percorsi di crescita per noi, ad ascoltarti per riempirci di quell’amore per Dio che ti si vede dipinto in volto! Si perché se un cristiano si riconosce dal sorriso, dalla gioia che porta in viso e che trasmette agli altri con l’esempio e la vita».

In una chiesa gremita, i primi posti erano riservati non solo ai familiari e alle autorità civili e militari, ma anche agli infermi e agli ospiti della Casa Giardino e della Santa Federici. Numerosa la rappresentanza delle comunità di Persico Dosimo che hanno voluto accompagnare don Claudio in questa nuova tappa del suo ministero sacerdotale.

Sull’altare tra i concelebranti non mancavano naturalmente coloro che operano in parrocchia: il vicario don Marco Notarangelo e i collaboratori don Angelo Bravi e don Bruno Galetti. Oltre a una rappresentanza del Santuario della Madonna della Fontana. Numerosi anche i sacerdoti amici di don Claudio che hanno voluto essere presenti in questa giornata particolare.

Nell’omelia il Vescovo ha invitato tutti a seguire e non superare Dio. «Dal Vangelo troverete la luce per capirvi e fare progetti cristiani, così potrete diventare una porzione di mondo nuovo – ha affermato mons. Napolioni –. Offrite voi tutti a Dio, perché è l’approdo dei nostri sforzi e dei nostri desideri. Lasciatevi trasformare da Dio».  Il Vescovo poi ha proseguito invitando a seguire e sostenere questa comunità di preti: «Il primo compito che do a don Claudio è quello di tenere insieme questi preti. Godetevi questa amicizia. Questa unità tra sacerdoti diventerà un motore per il rinnovamento di questa società e permetterà di dare speranza e fiducia al nostro futuro».

Dopo l’omelia don Rubagotti ha recitato da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità.

Al termine della Messa, supportata con il canto della corale parrocchiale diretta dal maestro Eugenio Negri, prima della benedizione finale don Rubagotti ha preso la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani e il ringraziamento delle persone più care che l’hanno seguito in tutto il suo mistero sacerdotale. «Sono sereno perché ho fatto una bella esperienza di comunità e fede insieme al Signore – ha esordito don Claudio –. Sono fiducioso e felice per essere prete in questa comunità di preti. Conosco già Casalmaggiore da quando ancora studiavo abbigliamento. Era conosciuta come la città del Bijou. Un’arte, quella del Bijou, che faceva apparire un metallo poco prezioso un gioiello. Ecco, è importante che tutti noi cerchiamo di essere dappertutto oro. Essere coerenti cristianamente. Il mio è un invito all’autenticità. Noi cattolici abbiamo tanto oro dentro, ma lo ricopriamo di materiale senza eleganza e senza fascino. Spesso i nostri gioielli li presentiamo come falsi gioielli. Il Signore di invita ad essere autentici e l’autenticità deve essere mostrata nel modo bello che è la vita cristiana». Il nuovo parroco ha quindi concluso con una promessa ed un piccolo regalo ai presenti: «Non so cosa potrò dare a tutti voi, ma quel poco che sono lo sarò per voi e con voi. Bisogna vivere questa nuova storia dataci da Dio fino in fondo. Il vero oro non è il prete ma il Signore. Ci tengo a concludere, regalandovi un immagine di Giacomo Maffei (giovane cattolico proprio di Casalmaggiore a cui è intitolato l’oratorio della Parrrocchia di S. Stefano) ed usando queste parole: “vivere vuol dire essere infaticabili portatori del Cristo che è vita”».

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Chiara Chizzini e Stefania Casetti.

Quindi la sera si è conclusa con un festoso momento conviviale nel non lontano oratorio di Santo Stefano, recentemente restaurato.

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Mercoledì nella chiesa di S. Vittore, a Castelleone, Messa in suffragio di don Attilio Berta

In foto da sinistra: don Attilio Berta, il vescovo Napolioni e dom Pedro Luiz Stringhini

Sarà celebrata mercoledì 6 settembre, alle ore 16 nella chiesa di S. Vittore, a Castellene, la Messa di suffragio per don Attilio Berta, il sacerdote cremonese “fidei donum” in Brasile deceduto nel pomeriggio di domenica 3 settembre. La liturgia sarà presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.

Le esequie di don Berta nel pomeriggio di lunedì 4 settembre in Brasile, alla presenza del vescovo di Mogi das Cruzes (diocesi in cui operava don Berta) dom Pedro Luiz Stringhini (italo-brasiliano di terza generazione la cui famiglia è originaria di S. Giovanni in Croce). I funerali proprio nel santuario mariano costruito da don Berta nel Paese sudamericano, dove ha dato vita anche a un’importante opera educativa oltre che a una società di vita apostolica intitolata a “Maria Madre del Divino Amore”.

Il Vescovo Stringhini ha ricordato con affetto il missionario cremonese, ringraziando Dio «per la grandiosa vita di don Attilio, dedicata alla Chiesa particolare di Mogi das Cruzes». Parole di ringraziamento le ha volute rivolgere anche alla Diocesi di Cremona che ha generosamente condiviso il ministero sacerdotale di don Berta, inviandolo in Brasile come “fidei donum”.

Proprio a inizio luglio il vescovo Napolioni aveva avuto modo di conoscere da vicino l’operato di don Attilio Berta nel corso del viaggio in Brasile alla scoperta delle missioni dei “fidei donum” cremonesi.

Quella cui don Berta ha dato vita a Mogi das Cruzes, a partire dal 1986, è un’importante realtà disseminata in varie strutture della città. Dall’80ina di bambini allora accolti oggi sono seguiti ben 700 ragazzi, suddivisi tra scuole d’infanzia, elementari e medie. Una 70ina le persone che trovano lavoro in questa grande opera: insegnanti, assistenti e cuoche. Parte degli stipendi degli operatori è pagato con l’importante sovvenzione garantita dal Governo, mentre per la sussistenza dei piccoli una gran parte la gioca la Provvidenza. In modo significato quanto viene donato (in particolare generi alimentari per sfamare i ragazzi) è posto ai piedi dell’altare del Santuario.

L’opera di don Berta ha permesso di salvare moltissimi bambini dalla strada. Ragazzi destinati alla prigione (proprio perché vivevano per strada) e a rischio di violenze, torture e persino della vita, visto che in passato venivano gettati nel fiume.

Don Berta ha dato vita anche a una società di vita apostolica intitolata a “Maria Madre del Divino Amore”. Proprio la donazione di una delle consacrate ha permesso la realizzazione della prima struttura di accoglienza, oggi diventata casa di formazione per i consacrati: 4 gli uomini, 40 le donne, presenti anche nel Mato Grosso.

Tra i benefattori che hanno reso possibile tutto questo anche molti giapponesi, presenti sul territorio con una consistente comunità formatasi con gli esuli della seconda guerra mondiale.

Ordinato sacerdote il 18 giugno 1958, don Berta iniziò il suo ministero presbiterale come vicario a Pandino. Dopo sei anni, nel 1965, il trasferimento a Castelleone, sempre come vicario. Qui – dove rimase sino all’inizio degli anni ’70, quando maturò la scelta di farsi “fidei donum” – operò in particolare presso la chiesa di S. Vittore, dove nel pomeriggio del 6 settembre il vescovo Napolioni presiederà una Messa di suffragio.

Un’altra celebrazione in suffragio di don Berta sarà celebrata a Soncino, suo paese d’origine. Ancora da fissare la data.

Classe 1931, don Berta era stato recentemente ricoverato in ospedale per continuare la sua lotta contro una grave malattia. Il decesso domenica 3 settembre, alle 15 ora locale.

 

Resoconto della visita in Brasile ai “fidei donum” cremonesi (luglio 2017)

 




Don Attilio Berta, “fidei donum” in Brasile, è tornato al Padre

La notizia della morte di don Attilio Berta ci giunge da Mogi Das Cruzes, in Brasile, dove il sacerdote di origini bresciane viveva il suo ministero dal 1971.

Nato a Visano nel 1931, è stato ordinato nel 1958 quando risiedeva nella parrocchia cremonese di Soncino. Dal 1959 al 1965 è stato vicario parrocchiale a Pandino, e successivamente sino al 1971 a Castelleone.

Nella vasto Paese sudamericano ha scelto di restare ad annunciare il Vangelo, costruendo anche un santuario e fondando una Società di vita apostolica intitolata a “Maria Madre del Divino Amore”. A Mogi Das Cruzes aveva ricevuto la visita della delegazione cremonese guidata dal Vescovo Antonio nello scorso luglio.

Ricoverato in ospedale per continuare la sua lotta con la grave malattia che lo affliggeva, è mancato domenica 3 settembre alle 15 ora locale.

Seguiranno ulteriori informazioni.

La cronaca della visita a don Berta

le foto della recente visita del Vescovo Antonio all’opera di don Berta




Chiesa “nuova” a Salina: «Un invito a riunirci per accogliere la Parola»

«E’ bella!». Non ha avuto dubbi, il vescovo Antonio Napolioni, nel giudicare, nella serata di mercoledì 6 settembre, la chiesa di Salina, rimessa a nuovo dopo una serie di interventi di restauro. «Ma più bella ancora – ha subito aggiunto mons. Antonio – sarà la Messa, che ci accingiamo a celebrare, e nel corso della quale pregheremo per poter vivere sempre meglio quella dimensione di popolo e di assemblea che caratterizza la Chiesa».

I lavori sono consistiti nella ripresa di perimetro, facciata (comprese le due statue in marmo), campanile e interni dell’edificio sacro. La chiesa di S. Antonio, costruita nel 1719 probabilmente su disegno di Pier Antonio Maggi, è stata completamente ritinteggiata; ed è stato restaurato inoltre l’affresco absidale realizzato nel 1960 dal cremonese Mario Busini. L’intervento, progettato dagli architetti Roberta Rossi e Junior Paolo Martelli, è stato condotto dall’impresa Muraca, mentre il restauro dell’abside è stato affidato ad Andrea Cremaschi. L’opera è stata finanziata dalla parrocchia con l’accensione di un mutuo.

L’inaugurazione si è inserita nella festa dell’oratorio.

La Messa è stata concelebrata dal parroco moderatore, don Davide Barili, con il parroco in solido don Paolo Tonghini, il collaboratore don Maurizio Germiniasi e diversi altri sacerdoti del circondario. La liturgia è stata animata dalla corale dell’Unità pastorale di Pomponesco, Salina, Bellaguarda e Casaletto Po. Oltre a numerosi fedeli, sono intervenuti anche i sindaci di Viadana, Giovanni Cavatorta, e Pomponesco, Pino Baruffaldi, (il paese è infatti amministrativamente diviso tra le due municipalità).

In apertura, don Davide ha ringraziato i benefattori, e ribadito l’impegno, «dopo avere sistemato i muri, a costruire sempre più una chiesa di persone».

Concetti ripresi e approfonditi dal Vescovo nell’omelia. «La parola “chiesa” – ha spiegato mons. Napolioni – indica un popolo riunito; ed ogni singolo edificio riunisce solo una porzione del popolo di Dio. La chiesa pulita, ridipinta, luminosa e rinfrescata, deve essere dunque un invito a riunirci per accogliere la Parola. Papa Francesco propone ogni giorno una riforma, volta a rendere la Chiesa sempre più bella ed accogliente; bella non perché si specchia in se stessa, ma perché sa guardare ad una realtà più grande, pur essendo fatta di uomini che possono sbagliare e peccare».

Con riferimento alle letture del giorno, il vescovo Antonio ha ricordato come la Chiesa sia nata quando Gesù, “uscendo” dalla sinagoga, è entrato nelle case della gente, per guarire, pregare e parlare di Dio, fino a consegnarsi al Padre e agli uomini: «La chiesa, la Messa, sono pertanto ciò che ci mette in contatto con Gesù vivo: in questo modo il Signore abita la nostra comunità. E una parrocchia bella non è quella che organizza un Grest o una sagra fantastici; ma quella in cui Cristo vive nei suoi fedeli, con i suoi sentimenti di fede, speranza e carità. Facciamo dunque la nostra parte, affinché l’appuntamento con la venuta finale di Cristo ci veda pronti ed uniti».

Mons. Antonio ha colto l’occasione per invitare i parrocchiani a sostenere don Davide, chiamato al delicato ruolo di vicario della Zona pastorale V dopo la recente rimodulazione degli ambiti territoriali.

Al termine della celebrazione, il vescovo si è unito alla corale per il canto di congedo alla “Madonna nera”.

Tutti si sono quindi spostati in oratorio per un momento conviviale in amicizia.

 

 

 

Per approfondire: