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Il Vescovo nella Messa di Pasqua: «Dopo una durissima Quaresima ora un tempo Pasquale che è la “Fase 2” del rinnovamento ecclesiale e sociale»

«Davvero il saluto del Signore risorto, la sera di Pasqua nel Cenacolo ai discepoli impauriti, giunga anche nelle vostre case che ospitano, in maniera costretta, la nostra attesa di salute, di salvezza, di libertà, la pace di Cristo, la pienezza della carità, l’amore di Dio che diventa attenzione reciproca, come i fratelli sanno usarsi». È questo l’augurio che il vescovo Antonio Napolioni ha voluto esprimere all’intera diocesi nel giorno di Pasqua, durante la Messa presieduta alle 11 in Cattedrale.

Una liturgia celebrata, come per tutta la Settimana Santa e come ancora sarà nei prossimi giorni, senza la presenza dei fedeli, che in questo giorno della Risurrezione di Cristo si sono comunque potuti unire in comunione spirituale con il loro pastore e le diverse comunità parrocchiali attraverso i mezzi della comunicazione.

«Non sembra Pasqua!», ha detto il Vescovo iniziando l’omelia, riferendosi alla particolare situazione che si sta vivendo a motivo del Coronavirus. Ma la Pasqua «non deve sembrare», ha subito aggiunto, guardando al sole primaverile di questa giornata. «Certo – ha affermato – desideriamo tornare a lavorare e a muoverci, e dovremo riuscire a farlo in una maniera nuova! Come dovremmo non stare a piangere una primavera sprecata: dovremmo creare, con l’aiuto di Dio e con tutte le nostre capacità migliori, una lunga primavera di risveglio della coscienza, della dignità, della fiducia, della laboriosità, nella solidarietà, facendo tesoro di ciò che questa esperienza così dolorosa ci ha insegnato. E dunque realizzando quella novità che è il vero frutto della Pasqua».

Un vero e proprio «ritmo di rigenerazione» lo ha definito monsignor Napolioni: «Dopo una durissima Quaresima, una Pasqua con il fiato sospeso e ora un tempo Pasquale – cinquanta giorni – che mi permetto di chiamare la “Fase 2” del rinnovamento ecclesiale e sociale». «Quanto desideriamo e crediamo che la Pentecoste, punto di arrivo del tempo Pasquale, segni davvero la pienezza della Pasqua», ha detto ancora riprendendo i tre verbi richiamati nella preghiera di Colletta: «risorgere, rinascere, rinnovare».

Il riferimento all’antica “Sequenza di Pasqua”, cantata prima della proclamazione del Vangelo, con la lotta tra la vita e la morte, ha ispirato il Vescovo per un’altra immagine legata all’emergenza di questi giorni: «Questo duello continua tutti i giorni, tanto è vero che tutti noi siamo un po’ morti e un po’ risorti. Ci stavo pensando per me e per tutti quelli che hanno avuto un impatto più diretto con la malattia: siamo stati tutti un po’ lì vicini al rischio di morire, nella fragilità, con il bisogno di tutto; ma siamo anche un po’ risorti, e non solo quando possiamo dire “ce l’ho fatta!”, ma perché tanti ci hanno aiutato a farcela».

Da qui un invito chiaro: «Scorgere in questi giorni le ferite, ma anche le luci che si sono accese: la riscoperta dei vicini di casa, la riscoperta della possibilità di contare su qualcuno quando si è soli, la riscoperta di una maggiore unità cittadina, regionale, nazionale, mondiale, al di là delle litigiosità che fanno rumore sui media. Sta a noi far crescere tutto il positivo e, da lì, fare professione di fede, nella rigenerazione possibile di un tessuto umano, sociale e spirituale che ha ricevuto uno strappo per essere rinnovato all’altezza dei tempi, all’altezza delle sfide che abbiamo davanti». Con la richiesta poi di raccontarsi in famiglia proprio questi aspetti.

Concludendo l’omelia, con riferimento alle letture del giorni di Pasqua, un ultimo accenno soffermandosi sulle figure di san Pietro, il più spavaldo ma anche il più fragile dei discepoli che si rimettere in moto grazie dallo Spirito Santo (At 10,34a.37-43) e Paolo che proclama la certezza della Risurrezione perché, scaraventato a terra, è ricondotto a una relazione faccia a faccia con il Risorto. «Da Paolo – ha detto il Vescovo – raccogliamo quest’ultimo invito: “Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù”. Ma contemporaneamente ci dice: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3, 1-4).

Ecco dunque il compito per il tempo Pasquale: «Vivere nella coscienza di essere un po’ più morti al peccato, all’egoismo, alla paura, alla solitudine; ed essere già un po’ più risorti in Cristo, cercando di vedere le cose come le vede Lui e di farle secondo la Sua volontà, mettendoci davvero a servizio del Suo progetto del regno di Dio. Le cose di lassù quaggiù oggi più che mai ci sono necessarie». «La Pasqua che stiamo celebrando – ha concluso monsignor Napolioni – ce le riconsegna come vocazione e missione, ciascuno di noi secondo il ruolo che ha nella comunità e tutti insieme in quella fraternità umile e potente che Gesù in queste circostanze sta ricostruendo tra noi».

La celebrazione, che è stata animata con il canto da don Graziano Ghisolfi accompagnato dai maestri Fausto Caportali all’organo e Giovanni Grandi alla tromba, si è conclusa con la solenne benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria impartita per tutti coloro che con devozione hanno seguito, a distanza, questa Messa di un giorno di Pasqua così strano.

 

 




Messa delle Palme: «I giorni del dolore non sono infiniti. La croce ci conduce ad una felicità eterna» (VIDEO e FOTO)

Anche la Messa della Domenica delle Palme si è celebrata quest’anno nelle chiese a porte chiuse. Anche in Cattedrale i banchi vuoti hanno accolto l’ingresso del vescovo emerito Dante Lafranconi che ha iniziato la celebrazione trasmessa in diretta per tutta la diocesi dal fondo della navata centrale: da lì, in processione con i rami d’ulivo, si è rivissuto l’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

Con lui il cerimoniere don Flavio Meani e don Graziano Ghisolfi per l’animazione dei canti, accompagnati all’organo dal maestro Fausto Caporali, e il diacono permanente Cesare Galantini con seminaristi Alberto Bigatti e Francesco Tassi per la lettura del Vangelo della Passione secondo Matteo.

E della Passione, nella sua omelia, il vescovo emerito Lafranconi ha colto in particolare il passaggio radicale dalla gloria degli “Osanna!” all’ingresso di Gesù in Gerusalemme, al grido della folla sul Calvario “Crocifiggilo!”. «Tutte le glorie di questo mondo – ha riflettuto – sono effimere. Così passiamo dalla gloria di Gerusalemme al Calvario, passando però dal Cenacolo dove Gesù lascia il suo corpo e il suo sangue come perenne memoria di ciò che si è svolto durante la sua Passione. Noi lo abbiamo tra le mani come Eucaristia».

Di fronte alla sofferenza che anche noi, oggi, in questo tempo di epidemia che stiamo vivendo – ha proseguito monsignor Lafranconi – «giustamente speriamo si concluda e chiediamo al Signore di venirci in soccorso e di liberarci da questa sofferenza. Quanto dolore, fatiche, stanchezza! Ma vediamo anche quanto amore di persone che si donano per andare incontro alle necessità. E soprattutto non viene meno la nostra certezza che anche la pandemia passerà. Mentre noi speriamo la felicità che dura in eterno, quella che il Signore ci garantisce con la sua risurrezione».

Se «la tentazione può essere quella di gridare a Cristo: “Scendi dalla croce, così ti crederemo”», come la folla sul Calvario, non dimentichiamo «che il nostro desiderio di salvezza e felicità passa dalla croce».

Il vescovo emerito ha concluso con una preghiera per i giorni di questa Settimana Santa così particolare da vivere «con occhi concreti di fronte a tanto dolore e tante lacrime, ma senza dimenticare che c’è qualcosa di grande e definitivo»: «O Signore – ha pregato – aiutaci a vivere i giorni della nostra passione senza dimenticare che sono pesanti, sono lunghi, ma non sono infiniti. Non sono il tutto. Ciò che non finisce è invece la beatitudine eterna che condividi con noi attraverso la risurrezione di tuo Figlio».

La celebrazione è poi proseguita con il Credo e le intenzioni di preghiera, tra cui anche quella per i sacerdoti defunti e in particolare il ricordo di monsignor Alberto Franzini, parroco della Cattedrale deceduto nella notte tra venerdì e sabato.

A seguire la preghiera per la Comunione spirituale ha accompagnato nel silenzio del raccoglimento i fedeli collegati attraverso i canali della comunicazione, prima della benedizione finale.

 

Photogallery della Messa delle Palme in Cattedrale

 

Il video della celebrazione




Una Veglia delle Palme pregando “da dentro” (VIDEO)

«Tra dentro e fuori, ho sempre scelto fuori. Ma oggi scelgo di restare dentro». Un giovane parla, in piedi davanti all’uscio di casa. Non è uscito come sempre, da 15 anni, per andare al Palazzetto dello sport a celebrare la Veglia delle Palme nel sabato che è “della gioventù”. Quest’anno – pensa ad alta voce mentre la sua immagine sul monitor si alterna a quelle di un anno fa – «non ci saranno gruppi che si abbracciano, attori, musica, ballerine… Ci sarai solo tu, cara vecchia croce».

Su queste immagini si è aperta la Veglia delle Palme «tutta particolare» del 2020 – come l’ha definita nella sua introduzione l’incaricato diocesano della Pastorale giovanile don Paolo Arienti – che ha trasferito i colori e la condivisione del palazzetto in un video di mezz’ora che affronta, nell’ascolto nella preghiera, «lo sconcerto, la paura, la voglia di vivere, il lutto» che le comunità stanno vivendo in questa Quaresima, ma che con la stessa forza esprime la voglia di essere comunque qui – come recita l’inno di Roma 2000 – «sotto la stessa luce, sotto la sua croce».

A guidare la video-veglia trasmessa ieri sera sui canali digitali della diocesi sono state le parole del messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della gioventù, «Giovane, dico a te, alzati!»: «Sì – le parole di Francesco sono arrivate negli smartphone dei ragazzi – anche voi giovani potete avvicinarvi alle realtà di dolore e di morte che incontrate, potete toccarle e generare vita come Gesù».

Stacchi musicali hanno accompagnato la preghiera, fino – con le immagini – dentro la grande navata della Cattedrale, deserta, sovrastata dalla croce della Gmg che per tutta la Quaresima ha rappresentato il centro della rete degli oratori che nella fatica hanno continuato a mantenere vivo il legame. È il momento della adorazione silenziosa.

Altri giovani prestano, dalle loro case, volti e voci alla preghiera. E tra loro, a conclusione di una Veglia strana, ma di grande intensità spirituale, anche il vescovo Napolioni che manda ai giovani il suo video-messaggio, suggerendo un «viaggio alla ricerca delle radici della vita e della gioia» per giungere a questa «Pasqua più dura, vera, nuda, ma potente»: radici che ci fanno riscoprire la nostra vulnerabilità, il bisogno che abbiamo gli uni degli altri, la presenza di Cristo «che si fa presente nell’incontro tra chi ha bisogno e chi può prendersene cura».

Così – conclude il Vescovo – «questa Pasqua si aprirà ad un “di più” di vita, di futuro e di eternità».

 




Chiesa Cattedrale e Parrocchia S. Maria Assunta, le decisioni del Vescovo per assicurare continuità di servizio

A seguito del doloroso decesso di mons. Alberto Franzini, il vescovo Antonio Napolioni dovendo assicurare continuità di servizio alla Parrocchia “S. Maria Assunta” e alla Chiesa Cattedrale di Cremona, in attesa di scelte più stabili da assumere con la necessaria ponderazione nei prossimi mesi, riserva a se stesso la responsabilità di reggere la Chiesa Cattedrale, nominando quale pro-rettore mons. Attilio Cibolini, che continuerà ad avvalersi della collaborazione di mons. Antonio Trabucchi.

Nel contempo, nomina amministratore parrocchiale della parrocchia “S. Maria Assunta” in Cremona don Antonio Bandirali, già parroco delle parrocchie cittadine “Ss. Clemente e Imerio” e “S. Giorgio in S. Pietro al Po”, affinché – pur mantenendo ogni Parrocchia la sua identità giuridica – prosegua il cammino avviato verso l’unità pastorale.




Lettera del vescovo Antonio a don Alberto

Di seguito pubblichiamo la lettera che il vescovo Antonio Napolioni ha idealmente indirizzato a monsignor Alberto Franzini, parroco e canonico della Cattedrale di Cremona, deceduto nella notte tra venerdì 3 e sabato 4 aprile.

 

Confesso: ho cominciato a scrivere queste righe appena ho saputo che non c’era più niente da fare per salvare la tua vita, caro don Alberto. Con grande dolore. Non l’ho fatto come un giornalista che prepara il “coccodrillo”, il pezzo per un prossimo morto da ricordare. L’ho fatto per parlarti ancora, mentre eri qui, per un ultimo dialogo tra amici. Per dirti quello che l’isolamento ci impedisce di dire ai nostri cari, in questa disumana maniera di morire.

Certo, un Vescovo non deve avere preferenze tra i suoi preti, ma tradirei la legge dell’incarnazione se ignorassi l’assiduità di rapporto che abbiamo avuto in questi quattro anni, come è ovvio tra un vescovo e il parroco della sua cattedrale, ma soprattutto come è stato facile nell’incontro tra la tua e la mia umanità, per certi versi assai simili. E’ la mia piccola tessera colorata, che depongo con delicatezza nel mosaico dei tantissimi e ben più antichi legami che hanno costellato la tua vicenda umana e sacerdotale.

Ricordo i giorni tra la mia nomina e la venuta a Cremona: guardavo il sito della diocesi, si citava il canonico e teologo Franzini e un po’ mi spaventavo, perché avrei avuto a che fare con pezzi grossi, preti molto preparati, ce l’avrei fatta? Dal nostro primo incontro mi hai aiutato, con la tua cordialità, divenuta ben preso familiarità, anche grazie al caffè che venivi liberamente a prendere nella cucina dell’episcopio, ogni settimana, come occasione di fugace ma sempre utile incontro, confronto, aggiornamento sulla vita della nostra Chiesa. Tu eri il mio parroco, e io ero il tuo vescovo, con reciproca soddisfazione per la lealtà del rapporto.

La nostra cattedrale è stato il teatro principale degli incontri e dei dialoghi, come splendida dimora del popolo di Dio, senza alcun problema di coesistenza tra due “padroni di casa”, entrambi innamorati della Chiesa di persone e di pietre, entrambi disponibili a nuovi progetti per servirne la vitalità, per esaltarne la bellezza.

Tu sei arrivato a questa ultima missione dopo una vita intensa, nello studio, nell’insegnamento e nella passione pastorale, che ti ha visto cercare il dibattito appassionato con tutti, specie negli anni di Casalmaggiore. La tua predicazione, curata e attesa, è stata fonte di luce per generazioni di credenti, e ce ne mancherà il pungolo. Nel presbiterio la tua presenza è sempre stata di stimolo, oltre che di cordiale partecipazione alla vita comunitaria, e te ne ringrazio tanto.

Poi, però, sono arrivati i giorni della pena, dapprima per l’infausta diagnosi arrivata “a ciel sereno” il 4 marzo: tumori avanzati al pancreas e ai polmoni. Il tempo appena di affrontare il primo smarrimento, di attivarci per alcuni approfondimenti e poi, il virus. Prima il mio ricovero e poi il tuo, scanditi da uno scambio di messaggi in cui abbiamo gareggiato da fratelli ad interessarci l’uno per le condizioni dell’altro. Ti ho immaginato nella mia stessa camera, in Pneumologia, assistito con passione dai sanitari che avevo imparato a conoscere e apprezzare. Uno degli ultimi tuoi messaggi assomigliava tanto a parole che dissi in duomo al mio ingresso: “L’è dura e lunga… grazie!”. Non ce l’hai fatta, per un drammatico concorso di fattori. Credo che così il tuo calvario sia stato più breve e meno doloroso di quello che si profilava comunque all’orizzonte. Ma soprattutto, so che ti sei orientato con pace alla volontà di Dio, consumandoti nell’amore per il Cristo e per la Chiesa.

Ora riposati… e gioisci, all’incontro con il Signore che in giovinezza hai scelto come “parte della tua eredità e tuo calice”. Sono sicuro che il parroco della tua infanzia, don Primo, ti viene incontro e ti accompagna alla scoperta della sterminata comunione dei Santi. Da lì, continua a tifare per la Chiesa cremonese, consola parenti e confratelli che ti piangono, dammi ancora una mano per essere degno di servire il popolo santo di Dio. E aspettaci, che comunque prima o poi arriviamo tutti e la festa sarà senza fine.

                                                                                                              + Antonio, vescovo




Monsignor Franzini e don Primo Mazzolari: racconto d’infanzia e scoperta di fede (AUDIO)

In occasione della visita del Papa a Bozzolo, in una intervista alla Radio Vaticana mons. Franzini torna al giorno del funerale di Don Mazzolari, nel 1959 (in foto, con mons. Franzini in veste di chierichetto), quando i ragazzi dell’oratorio si resero conto di quanto il loro parroco fosse una persona importante per tanta gente, ben oltre i confini del loro piccolo paese.

«Io ho scoperto la grandezza di don Primo soprattutto nel giorno dei funerali quando, facendo il chierichetto, ho visto una calca, una marea di gente proveniente da tutta Italia; e lì, per noi ragazzi di allora, è chiaro che si è come aperto un velo, uno scenario sulla figura di questo prete che sapevamo singolare, sapevamo già allora molto famoso, ma ovviamente non ce ne rendevamo conto. E’ evidente che il funerale mi ha come aperto lo scenario su questo prete e poi, entrando in seminario – un anno o due dopo – e incominciando a leggere i suoi libri, i suoi scritti, i suoi articoli che allora – tra l’altro – erano abbastanza proibiti nella Chiesa, e quindi nei seminari si vedevano di malocchio i libri di don Primo Mazzolari, perché era stato diverse volte censurato da parte anche dell’autorità ecclesiastica … quindi, è evidente che poi durante gli anni di seminario c’è stata una scoperta della grandezza autentica di questo prete».

Lei, peraltro, fu con don Primo Mazzolari proprio il giorno in cui si sentì male e poi morì, l’ultimo giorno della sua vita terrena …
«Esattamente. Sì, sì: io ero in chiesa il giorno in cui lui stava predicando; si sentì male durante l’omelia e quindi lo sorressero, lo portarono in sagrestia; si è accasciato su una sedia e poi è stato trasportato a Cremona, direttamente da Bozzolo, e morì esattamente la domenica dopo: da domenica a domenica. Vidi quindi anche questo processo di sofferenza forte, in don Primo; e poi non lo vedemmo più se non da morto, nella canonica di Bozzolo».

Una testimonianza che continua, quella di don Primo … A un giovane che magari ne ha solo sentito parlare in modo superficiale, che cosa direbbe? Chi era don Primo Mazzolari?
«È difficile condensare un poche parole, ma certamente era un uomo intanto di una profonda spiritualità, uomo di grande preghiera e di grande fede. Io lo ricordo, da bambino: veniva sempre in chiesa al mattino presto, gli servivamo la Messa ma lui alle cinque e mezza del mattino era in chiesa, nel suo banco, e pregava. Quindi, forte spiritualità. Una robusta attrezzatura culturale e intellettuale – era un uomo che leggeva moltissimo, soprattutto autori di area francese; e poi, un uomo di grande spessore anche sociale e politico, nel senso – ovviamente – ampio del termine, perché sentiva il bisogno di partecipare alla vita pubblica, alla vita sociale; voleva che i cristiani fossero presenti nella vita pubblica a partire al secondo dopoguerra, per ricostruire una società che aveva perso molti valori, durante l’epoca fascista».

Cosa rappresenta la visita di Papa Francesco? Visita privata, ma di grande valore …
«Rappresenta certamente la chiusura di un cerchio, nel senso che finalmente la massima autorità della Chiesa – ma direi già sulle orme di alcuni pontefici precedenti, Papa Giovanni e Paolo VI in modo particolare, porta a compimento una stima verso questo sacerdote, travagliato in vita – proprio come disse il grande Papa Paolo VI: “Come tutti i profeti, lui correva troppo avanti e noi non si riusciva a stargli dietro …».




Dalle Palme alla Pasqua, la veglia per i giovani e le celebrazioni dalla Cattedrale in diretta

Dalle Palme alla Pasqua, il programma liturgico quest’anno subisce alcuni cambiamenti a motivo delle misure di contenimento del Coronavirus, a cominciare dal fatto che non vi saranno celebrazioni aperte ai fedeli, che comunque potranno vivere i momenti forti della Settimana Santa in comunione spirituale attraverso i mezzi della comunicazione sociale. In particolare i momenti solitamente presieduti dal Vescovo si svolgeranno nelle seguente modalità.

 

Sabato 4 aprile ore 18 – diretta portale e social
La Veglia delle Palme con i giovani, che solitamente si vive al palazzetto dello sport di Cremona, sarà organizzata in modo inedito per vivere comunque anche quest’anno a livello diocesano la Giornata mondiale della gioventù. Insieme alla Federazione Oratori Cremonesi, monsignor Napolioni invita i giovani e gli educatori a unirsi in ascolto e preghiera alle 18 di sabato 4 aprile attraverso il nostro portale diocesano e i canali social della Diocesi. «Potremo incontrarci sotto la croce che abbiamo imparato ad adorare – scrive il Vescovo – e commenteremo insieme il messaggio di papa Francesco “Giovane, dico a te: alzati!”». [per saperne di più cliccare qui]

 

Domenica 5 aprile ore 11 – diretta portale, social e in tv su Cremona1
La Domenica delle Palme alle 11 Messa dalla Cattedrale di Cremona. La liturgia, solo in Duomo, sarà celebrata nella seconda forma prevista dal Messale Romano, con una breve processione all’interno della chiesa con rami d’ulivo o di palma.

 

Giovedì 9 aprile ore 10.30 – diretta portale e social
La Messa Crismale è rinviata a una data successiva, al termine dell’emergenza sanitaria, in modo da condividerla solennemente come una ripartenza della pastorale diocesana. Comunque, al mattino del Giovedì Santo, alle ore 10.30, il Vescovo – in una diretta web rivolta innanzitutto al Presbiterio – condividerà con i presbiteri e i diaconi un breve momento di preghiera e un suo messaggio, che non sostituisce l’omelia della Messa Crismale. Il gesto pasquale di solidarietà del Presbiterio diocesano è già stato promosso nelle modalità indicate. Si ricorda che, in caso di vera necessità, ogni presbitero può benedire l’olio per l’Unzione degli infermi (cfr. Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi, Introduzione, n, 21 e 77bis).

 

Giovedì 9 aprile ore 18 – diretta portale, social e in tv su Cremona1
La Messa nella cena del Signore sarà presieduta dal vescovo Napolioni in Cattedrale alle 18 del Giovedì Santo.

 

Venerdì 10 aprile ore 18 – diretta portale, social e in tv su Cremona1
La Celebrazione della Passione del Signore sarà presieduta dal vescovo Napolioni in Cattedrale alle 18 del Venerdì Santo.

 

Sabato 11 aprile ore 21 – diretta portale, social e in tv su Cremona1
La Veglia pasquale sarà presieduta dal vescovo Napolioni in Cattedrale alle 21 del Sabato Santo.

 

Domenica 12 aprile ore 11 – diretta portale, social e in tv su Cremona1
La Messa nella Risurrezione del Signore sarà presieduta dal vescovo Napolioni in Cattedrale alle 11 della  Domenica di Pasqua.

Tutte le indicazioni per la Settimana Santa 2020
con approfondimenti e sussidi da scaricare



Assoluzione collettiva senza confessione per pazienti e personale medico di ospedali e case di riposo

Nella giornata di sabato 4 aprile il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha firmato un decreto che dispone, vista la situazione di emergenza sanitaria, la possibilità per i sacerdoti assistenti presso le strutture sanitarie di impartire assoluzione senza previa confessione a pazienti e personale medico dei presidi ospedalieri e delle case di riposo.

Con tale decreto il Vescovo, considerato quanto indicato nella Nota della Penitenzieria Apostolica in data 19 marzo 2020 e l’indirizzo orientativo offerto dalla Presidenza della CEI e «valutate le circostanze straordinarie in cui si trova anche la nostra Diocesi in questa grave epidemia virale» dispone

«che i sacerdoti assistenti religiosi presso le strutture, i presidi ospedalieri e le case di cura possano impartire l’assoluzione a più penitenti senza previa confessione individuale quando gli ammalati ivi ricoverati siano in pericolo di vita o si trovino in reparti in cui non sia possibile garantire il segreto della confessione e le adeguate misure sanitarie».

«L’assoluzione – aggiunge – potrà essere impartita anche al personale sanitario che ne faccia richiesta».

Nel documento si fa riferimento anche alle modalità attraverso cui, nel rispetto di tutte le disposizioni di sicurezza, impartire l’assoluzione «in modo che i presenti possano ascoltare le parole del sacerdote, rispettando, per quanto possibile, le sensibilità dei non credenti o di chi non sia cristiano», avvisando i penitenti per quanto possibile delle condizioni previste per ricevere l’assoluzione: «il pentimento per i propri peccati e il proposito di confessare quelli gravi quando, superate le attuali circostanze o riottenuta la salute, si potrà accedere alla confessione individuale»

Il Vescovo dispone inoltre

«che l’operatore sanitario, l’infermiere, o il medico che operano nei reparti in cui il sacerdote assistente religioso non può accedere possono essere costituiti, dal sacerdote stesso, per questa circostanza, Ministri Straordinari della Comunione ad acta con il rito proprio dell’incarico temporaneo. Si dovranno individuare precedentemente persone disponibili e ovviamente idonee».

«Al termine delle circostanze straordinarie e di emergenza a causa della grave epidemia Covid-19 – conclude il provvedimento vescovile – sarà emanato un decreto che indicherà la scadenza di tali disposizioni».

Scarica qui il testo completo del decreto

 




Per vivere la Settimana Santa 2020

 

Gli auguri di Pasqua del vescovo Antonio

 

La lettera del Vescovo alla comunità diocesana (30/03/20)

Il video messaggio del vescovo Napolioni (29/03/20)

 

 

Le iniziative di solidarietà e carità nell’emergenza Coronavirus

 

 

Le celebrazioni della Settimana Santa live:

Rivivi tutti gli eventi della Settimana Santa (13/04/20)
con cronaca degli eventi, video e foto

 

Sussidi liturgici:

 

Per i parroci e le parrocchie:




Palme 2020, sabato alle 18 una Veglia “a distanza” per celebrare in rete la GMG. Ecco come seguirla

La veglia delle Palme: insieme, comunque!

La Veglia delle Palme cambia, ovviamente, formato, come tante abitudini in questo tempo di fatica ed emergenza. Invitiamo i giovani degli Oratori, delle Associazioni e dei Movimenti a collegarsi con il sito diocesano sabato 4 aprile alle 18.

Andrà in onda una versione “a distanza” della Veglia, ridotta nei tempi, ma non nel suo scopo: entrare insieme, come giovani, nella Settimana santa; ascoltare il Vangelo e il messaggio di papa Francesco; sostare sotto la croce e considerare questo tempo con la misura della fede; rivedere il Vescovo Antonio dopo il suo ricovero e ascoltarne parole e augurio; sapere che da tante case confluiremo comunque, in rete, per un appuntamento che non vogliamo perdere.

Il video resterà a disposizione perché lo si possa rivedere nelle sue parti, come pure sarà possibile leggere e meditare il messaggio del Papa, scritto settimane fa, ma forse mai come quest’anno capace di risuonare adatto, forte e potente per tutti noi.

ECCO COME SEGUIRLA

  • sul portale diocesano: diocesidicremona.it
  • sul canale YouTube della diocesi 
  • sulla pagina Facebook della Diocesi di Cremona (e in condivisione su quella della Federazione Oratori Cremonesi)

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#restiamocomunità – #chiciseparerà