Lunedì la presentazione del restauro della Fuga in Egitto del Museo Berenziano

Nel secondo appuntamento della rassegna "Dentro al dipinto 2019" un filo rosso tra il Seminario di Cremona e Palazzo Ducale di Mantova
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Nel pomeriggio di lunedì 18 febbraio, alle ore 16.30, presso il Seminario Vescovile di Cremona, si terrà la presentazione del restauro della Fuga in Egitto del Museo Berenziano. Si tratta del secondo appuntamento della rassegna “Dentro al dipinto 2019” che, con cadenza mensile, propone i risultati degli interventi effettuati durante la scorsa estate dal laboratorio Manara-Perni su una serie di opere dell’Istituzione cremonese, grazie ai contributi dell’8 per mille CEI.

Protagonisti della chiacchierata saranno i restauratori che se ne sono presi cura, Luciana Manara ed Enrico Perni, Monica Feraboli (Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona) e don Gianluca Gaiardi, direttore dell’Ufficio Diocesano per i beni Culturali che sottolineerà l’importanza del patrimonio culturale ecclesiastico come testimonianza di storia e di fede, e della rilevanza della sua conservazione e del restauro, alla base dello studio e della valorizzazione dei beni culturali.

Il dipinto di medie dimensioni, ad olio su tavola, è derivato da una stampa realizzata da Giovanni Battista Castiglione, detto il Grechetto. Già attribuito alla mano di Biagio Pollicey da don Pietro Bonometti alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, in base alla firma sul retro dell’opera, reca la data “1687”. Non ancora rintracciato nei repertori degli artisti del secolo XVII, il nome dell’autore è in tutto e per tutto un enigma da dipanare. Grazie ad un fortuito riscontro con una tela di grandi dimensioni esposta in occasione della mostra, dal titolo “Fato e destino. Tra mito e contemporaneità” tenutasi nello scorso autunno, e appartenente allo stesso Complesso Museale di Palazzo Ducale di Mantova, ci si auspica che sia possibile iniziare un nuovo cammino di identificazione e di ricerca di più ampio respiro. Di notevole interesse anche la cornice dorata a grandi foglie, probabilmente ascrivibile alla stessa epoca della realizzazione della Fuga o di poco successiva.

Al di là del singolo dipinto, durante l’incontro di lunedì pomeriggio, si parlerà di restauro come preziosa fonte d’informazione per il lavoro delle professionalità impiegate nel processo di identificazione, descrizione e tutela dei beni culturali.

La Fuga in Egitto sarà presa in esame secondo diversi criteri, da quello meramente tecnico dei materiali utilizzati per la sua creazione e composizione a quello del soggetto religioso ritratto, per arrivare all’aspetto intrigante della ricerca storico-archivistica. Sarà possibile osservare l’opera dal vivo e conoscere, attraverso immagini e macro fotografie, le diverse fasi dell’intervento di pulitura che ha portato a una rilettura dei colori e della figurazione. Saranno illustrati gli elementi di analisi contenutistica e comparativa, attraverso i quali può essere possibile identificare e descrivere un’opera, in termini di precisione e univocità.

Restauro dunque come operazione culturale in un’ottica multidisciplinare. Nel corso dei mesi si susseguiranno infatti specialisti diversi che proporranno letture volte a mettere in luce la peculiarità delle numerose opere restaurate grazie al progetto finanziato dalla CEI.

Già Roberto Longhi, in una conferenza tenuta a Parigi nel 1956, aveva rivolto la sua attenzione sul rapporto tra stato di conservazione delle opere d’arte e la loro corretta interpretazione. Paragonando il restauro alla pratica filologica voleva che l’attenzione fosse concentrata sugli oggetti d’arte, sulle loro storie, sulla loro capacità di adattarsi allo scorrere del tempo e di rispondere, di volta in volta, a funzioni e ruoli diversi, ribadendo infine come le conoscenze storico-artistiche e il ruolo, ancora oggi, fondamentale “dell’occhio del conoscitore” non possono essere disgiunte dalla stratificata costituzione materiale delle opere, divenute così documenti.

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