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Il grazie del vescovo Napolioni al Papa per la nomina di don Trevisi a vescovo di Trieste

Di seguito il ringraziamento che il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha inviato a Papa Francesco a seguito della nomina di don Enrico Trevisi a vescovo di Trieste.

 

Beatissimo Padre,

stamane, come indicato dal Nunzio Apostolico in Italia, abbiamo dato comunicazione alla Diocesi della Sua scelta di nominare il nostro presbitero don Enrico Trevisi nuovo Vescovo di Trieste. La coincidenza con la festa della Presentazione del Signore ci ha offerto il contesto spirituale più adeguato a dare una notizia che deve essere accolta e vissuta in spirito di fede, e non di realizzazione mondana.

Voglio attestarLe la gratitudine del nostro presbiterio e del popolo di Dio per lo sguardo di predilezione che Lei ha voluto rivolgere alla Chiesa cremonese, ritenendola ancora una volta capace di generare un successore degli Apostoli. Questo evento, che da un lato ci priva di un validissimo collaboratore specie nel campo della pastorale familiare, ci responsabilizza ulteriormente a crescere nella fede e nella comunione.

Sono certo che don Enrico saprà amare e servire la Chiesa di Trieste con il vivo senso di responsabilità e la carità che lo hanno sempre caratterizzato. Lo accompagneremo con l’amicizia e soprattutto con la preghiera. Che non manca mai nell’attenzione quotidiana al ministero instancabile e coraggioso del Papa.

Dio Le doni sempre forza, salute e pazienza, Padre Santo. Continui a stimolarci e a benedire i nostri passi.




Trieste, realtà multietnica e multireligiosa. Diocesi di 134 chilometri quadrati con 242 mila abitanti

Dopo aver annunciato l’elezione a vescovo di Trieste di don Enrico Trevisi, il vescovo Antonio Napolioni ha voluto tracciare il profilo della diocesi che il sacerdote cremonese guiderà, a seguito della rinuncia al governo pastorale della Diocesi presentata dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi e che Papa Francesco ha accettato nella giornata di giovedì 2 febbraio, sottolineando la caratteristica multietnica e multireligiosa di questo capoluogo di regione e più importante porto commerciale d’Italia.

Una diocesi che si estende su un territorio di soli 134 chilometri quadrati. «Un territorio piccolissimo, meno della metà della diocesi di Crema – ha detto il vescovo Napolioni ai presenti –. Intorno ad una città antica e significativa ci sono solamente altri tre comuni. Quindi sarà un vescovo che potrà andare a piedi ovunque e per questo lo invidio».

Dei 242 mila abitanti della diocesi quasi 200 mila vivono in città. Le parrocchie sono 60, 109 i sacerdoti diocesani, 43 i sacerdoti religiosi, 148 le religiose, 15 i diaconi permanenti e 5 i diaconi in attesa del presbiterato, con una ventina di seminaristi divisi in vari centri di formazione, fra cui il Seminario Redentoris Mater del Cammino neocatecumenale.

 

Profilo storico della diocesi di Trieste

La Diocesi di Trieste ha probabilmente origini molto antiche e faceva parte del Patriarcato di Aquileia, anche se non esistono notizie certe fino al VI secolo.

Le prime memorie di archeologia cristiana risalgono al V secolo. Il primo vescovo noto è Frugifero, intorno alla metà del VI secolo (542-565), all’epoca dell’imperatore Giustiniano I. 

Cuore spirituale della Diocesi è la chiesa cattedrale dedicata a san Giusto, laico cristiano martirizzato il 2 novembre 303 durante la persecuzione di Diocleziano, la cui memoria liturgica ricorre il 3 novembre. La città ha in san Sergio, martire in Siria, il patrono secondario: la sua alabarda, che la tradizione dice miracolosamente piovuta dal cielo durante il martirio, conservata nel tesoro della Cattedrale, è diventata l’emblema della città.

Inizialmente suffraganea del patriarcato di Aquileia, all’epoca dello scisma dei Tre Capitoli del 579, avendo aderito allo scisma, entrò a far parte della giurisdizione del patriarcato di Grado. Il vescovo Firmino abiurò lo scisma e per questo motivo ricevette delle lettere di lode e di approvazione da parte di Gregorio Magno.

Tra il tardo impero e l’alto medioevo il territorio diocesano si ridusse per l’erezione delle diocesi di Cittanova, di Pedena e di Capodistria. A partire dall’anno 948 i vescovi ottennero il potere temporale dal re Lotario II che concesse l’indipendenza della diocesi dalla corona, per il territorio fino a tre miglia fuori dalle mura cittadine; vi rinunceranno formalmente nel 1236, anche se le lotte con il Comune continueranno nel corso del Trecento.

Nel 1180 il patriarca di Grado rinunciò alla giurisdizione metropolitica sulle sedi istriane e giuliane, e così Trieste divenne nuovamente suffraganea del patriarcato di Aquileia. Il vescovo Ulrico De Portis (metà del XIII secolo) vendette al comune di Trieste il diritto all’elezione dei giudici, il diritto alla decima ed il diritto di battere moneta. Alla fine del secolo il vescovo Brissa de Toppo concluse il periodo del potere temporale dei vescovi vendendo per 200 pezzi d’argento i rimanenti diritti politici.

Si deve al vescovo cremonese Rodolfo Morandino de Castello Rebecco, originario di Robecco d’Oglio, la costruzione della chiesa capitolina di san Giusto.Per tutto il Medioevo il diritto di elezione del vescovo spetta al capitolo della cattedrale; nel 1459 il diritto di elezione viene conferito all’imperatore.

Nel Cinquecento a Trieste si diffusero le idee del luteranesimo, ma dopo il concilio di Trento la diocesi rientrò pienamente nell’ortodossia cattolica, grazie all’opera del vescovo Nicolò Coret (1575-1591), temibile avversario dei luterani, e all’apostolato dei Cappuccini e dei Gesuiti, presenti rispettivamente dal 1617 e dal 1619.

La storia della città è profondamente legata a quella dell’Impero asburgico che, nel 1719, la fece diventare “porto franco”. Ebbe così un periodo di grande sviluppo demografico, economico e culturale. Iniziarono presto a insediarsi in città fedeli di molte altre religioni: ebrei, greco e serbo ortodossi, luterani, valdesi…

In Diocesi è radicata nel tempo la presenza di fedeli di lingua slovena. Dal 1830 al 1977, infatti, la Diocesi si estendeva sino al territorio di Capodistria e comprendeva anche parte della Dalmazia.

Nel 1784 la diocesi di Trieste subì numerose cessioni territoriali allo scopo di farne coincidere il territorio con i confini politici. Porzioni del territorio diocesano triestino passarono alle diocesi di Cittanova, di Capodistria, di Parenzo e di Lubiana; d’altro canto incorporò porzioni dell’Istria che appartenevano alle diocesi di Parenzo e Pola e la gola di Prosecco, che apparteneva all’arcidiocesi di Gorizia.

L’8 marzo 1788 la diocesi fu soppressa in virtù della bolla Super specula di papa Pio VI ed il suo territorio incorporato in quello di Gradisca, eretta il 19 agosto dello stesso anno. Tuttavia, dopo soli tre anni, il 12 settembre 1791 fu ripristinata con la bolla Ad supremum del medesimo pontefice e resa suffraganea dell’arcidiocesi di Lubiana; la diocesi di Pedena, anch’essa soppressa nel 1788, rimase incorporata nel territorio triestino. Il 19 agosto 1807 divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede.

Il 30 giugno 1828 in virtù della bolla Locum beati Petri di papa Leone XII le diocesi di Trieste e di Capodistria furono unite aeque principaliter; contestualmente fu soppressa la diocesi di Cittanova ed incorporata in quella di Trieste. Due anni dopo, il 27 luglio 1830, divenne nuovamente suffraganea dell’arcidiocesi di Gorizia per effetto della bolla Insuper eminenti Apostolicae dignitatis di papa Pio VIII.

Dal 1867 fino al collasso dell’impero austro-ungarico i vescovi di Trieste sedettero come membri della Camera dei signori d’Austria, il senato imperiale. Nel 1919 il vescovo Andrej Karlin, sloveno, si dimise a seguito di un’aggressione da parte di un gruppo di irredentisti. Nello stesso anno sulla cattedra triestina siederà un vescovo italiano, dopo quasi novant’anni di episcopati sloveni, tedeschi e croati.

Il 25 aprile 1925 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell’erezione della diocesi di Fiume; un’altra porzione di territorio fu ceduta a Fiume nel 1934. In compenso, il 20 febbraio 1932 in seguito alla bolla Quo Christi fideles di papa Pio XI incorporò il decanato di Postumia, che era appartenuto alla diocesi di Lubiana.

Il vescovo Luigi Fogar, per la sua opposizione al regime fascista, dovette dare le dimissioni nel 1936. Dopo la seconda guerra mondiale, a seguito del trattato di pace del 10 febbraio 1947, una larga parte del territorio diocesano si venne a trovare in territorio jugoslavo; furono perciò erette due separate amministrazioni apostoliche per la zona in territorio sloveno e per quella in territorio croato.

Negli anni di sconvolgimenti profondi, tra le due guerre e nel secondo dopoguerra, maturarono e agirono nella cultura cittadina e nella comunità ecclesiale personalità di eccezionale rilievo, quali il beato Francesco Bonifacio, il venerabile Marcello Labor e il servo di Dio Jakob Ukmar, quando, nella cupa atmosfera del nazionalismo fanatico, toccò ai vescovi essere ponte tra sacerdoti e fedeli, divisi per nazionalità e per idee politiche.

Nel difficile e teso clima del dopoguerra il vescovo Antonio Santin subì una violenta aggressione a Capodistria nel giugno del 1947; la Congregazione Concistoriale dovette intervenire ufficialmente ricordando che a norma del diritto canonico coloro che commettevano queste violenze sarebbero incorsi nella scomunica. Nel 1958 la diocesi di Trieste si ampliò con l’acquisizione di piccole porzioni di territorio dall’arcidiocesi di Gorizia.

Il 17 ottobre 1977, due anni dopo il trattato di Osimo, in forza della bolla Prioribus saeculi di papa Paolo VI, le diocesi di Trieste e di Capodistria furono separate e rese autonome; contestualmente vennero introdotte delle modifiche territoriali per far coincidere i territori delle due diocesi con quelli degli Stati.

Va riconosciuto al vescovo Antonio Santin, costretto a subire la mutilazione della diocesi, il merito della ricostruzione morale e materiale di comunità e di chiese dopo l’azione devastante della seconda guerra mondiale e della lotta civile, qui scatenatasi più violenta che altrove. Al vescovo Santin si susseguirono alla guida della diocesi mons. Bellomi, mons. Ravignani e mons. Crepaldi.




Le parole del vescovo eletto Trevisi: «Ho mille motivi per ringraziare Dio, e tra essi ci siete anche voi»

Di seguito le parole di monsignor Enrico Trevisi, eletto vescovo di Trieste, dopo l’annuncio della sua nomina nel Seminario vescovile di Cremona.

 

Gesù è Luce, luce dei popoli, luce di ciascuno di noi. Chiedo che mi sia luce anche in questi giorni impegnativi.

Chiedo a tutti una preghiera, perché sapete che quando siamo trasferiti da un posto all’altro e anche quando riceviamo l’ordinazione, nel trasloco portiamo con noi stessi non solo i libri e le esperienze… ma anche i nostri limiti. Vi chiedo di pregare per me e per la mia nuova Chiesa di Trieste, che io già amo come Chiesa con la quale camminerò – a Dio piacendo – per il resto della mia vita.

Tenendo fisso lo sguardo sul Signore Gesù, da lui accompagnati, preghiamo insieme, come un’unica grande e bella famiglia: Padre nostro….

Sto vivendo giorni di timore e tremore, con sentimenti contrastanti… e non mi resta che abbandonarmi al Signore, anche coltivando pensieri belli. Ho mille motivi per ringraziare Dio, e tra essi ci siete anche voi che per me avete contribuito a mostrarmi il volto concreto di questa Chiesa cremonese e della nostra storia di salvezza. Persone concrete. Volti. Storie. Alcuni mi piace nominarli e ringraziarli, ma sono espressione della Chiesa di Cremona a cui va tutta la mia riconoscenza e affetto, e che non verranno mai meno.

Ringrazio Dio per la sua infinita misericordia, lui che conosce la mia fragilità e inadeguatezza. Che ancora di più risalti la sua gloria.

Ringrazio papa Francesco per la fiducia, certamente non senza lo zampino di qualcuno di voi, che mi ha accordato. E lo ricordiamo nell’impegnativo viaggio che sta svolgendo in Africa e nel suo pressante impegno per una Chiesa sinodale e per la pace.

Ringrazio Dio che mi ha dato la mia famiglia (e ringrazio ciascuno, uno ad uno, i membri della mia famiglia). Ringrazio Dio che ha mostrato la sua misericordia attraverso i miei Vescovi (certamente i qui presenti Antonio e Dante ma anche Enrico Assi e Giulio Nicolini). Ringrazio il Vescovo Antonio per quello che ha fatto non solo in questi anni, ma anche per la delicatezza e cordialità infinita di questi giorni particolari. Ringrazio Dio per gli esempi belli di presbiteri che ha posto sul mio cammino: ricordo i miei parroci don Giuseppe Boroni Grazioli e don Enrico Ripari. I miei educatori in Seminario (don Maurizio Galli, mons. Mario Bassi, don Carlo Abbiati, don Giansante Fusar Imperatore). I miei carissimi compagni di messa e tanti presbiteri amici con i quali abbiamo condiviso gli anni del seminario e poi della vita sacerdotale.

 Ringrazio Dio per i seminaristi (la maggior parte sono diventati preti) con cui ho vissuto tanti anni e che spesso mi sono stati di esempio nell’entusiasmo e nella fede. Per le suore adoratrici con cui ho camminato qui in Seminario (e come non ricordare suor Piera, suor Celeste, suor Franchina e tante altre). I tanti preti amici con i quali abbiamo insieme cercato di servire questa amata Chiesa di Cremona. Permettete che qui ringrazi quelli che più mi hanno edificato, sopportato e aiutato: don Primo Margini, don Marco d’Agostino e don Pierluigi Fontana.

Un grazie speciale e commosso alla mia comunità di Cristo Re (alla quale chiedo scusa per questa partenza brusca e imprevista che ci fa reciprocamente soffrire) e alle tante famiglie in parrocchia e in diocesi con le quali ho camminato e che tanto mi hanno insegnato, anche riguardo ad uno stile di paternità e di maternità. Anche le famiglie ferite, che mi hanno comunicato un grande desiderio di Dio e di Chiesa. In Roberto Dainesi e Mariagrazia Antonioli ringrazio le tante coppie con le quali ho pensato, progettato, vissuto la chiesa come “famiglia di famiglie” e sperimentato la gioia dell’amicizia. In Ilaria Loffi, Massimo Fertonani, Maurizio Cicognini ringrazio ogni parrocchiano di Cristo Re per il tanto bene che mi hanno voluto.

Non finirei più… Ringrazio Dio per la sua Misericordia, infinita, preveniente e gratuita che si è mostrata nei volti di tante persone di questa amata Chiesa di Cremona.

Lascio progetti, iniziative ma soprattutto persone, fratelli, amici. La parrocchia, la pastorale familiare, la preparazione della prima Messa di don Jacopo… Ma troverò il Signore ad attendermi nella Chiesa di Trieste, perché Lui ci precede sempre. S. Maria della Pace che qui – in Seminario – veneriamo ci consenta pur nei 370 Km di distanza tra Cremona e Trieste di restare uniti nel Vangelo, gioia della nostra vita.

 

Guarda l’intervento di monsignor Trevisi in occasione dell’annuncio in Seminario




Don Enrico Trevisi eletto vescovo di Trieste

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L’annuncio ufficiale è stato dato alle 12 di giovedì 2 febbraio: don Enrico Trevisi, sacerdote diocesano classe 1963 originario di Pieve San Giacomo, è stato eletto vescovo di Trieste. In contemporanea con il bollettino ufficiale della Santa Sede e la Diocesi di Trieste, la notizia è stata resa nota ufficialmente anche in diocesi di Cremona dal vescovo Antonio Napolioni in Seminario a conclusione dell’incontro plenario del clero che, in occasione della Giornata mondiale della vita consacrata, ha visto la presenza anche di suore e religiosi.

È stato il vescovo Antonio Napolioni, al termine della mattinata, a dare lettura alla comunicazione del nunzio apostolico: «Eccellenza, mi reco a premura di comunicarLe che il Santo Padre ha nominato Vescovo di Trieste il rev. Enrico Trevisi, del Clero di Cremona, finora parroco e docente». Un annuncio salutato da un lungo e caloroso applauso, seguito dall’abbraccio fraterno con il vescovo Napolioni e l’emerito Dante Lafranconi. E proprio il vescovo Napolioni ha posto al collo di don Trevisi la croce pettorale, segno dell’episcopato.

«Mistero, comunione e missione», il vescovo Napolioni ha voluto riprendere le chiavi di lettura del Concilio indicate da Papa Giovanni Paolo II per esprimere i propri sentimenti in questa circostanza.

«È mistero la vita della Chiesa – ha detto monsignor Napolioni – perché è intrisa di santità e di divinità, ma anche della nostra fragilità umana. E dunque è mistero quando un uomo e un prete viene chiamato a essere segno di Cristo pastore, come in maniera eccezionale la vita del vescovo incarna». E ancora: «Comunione significa relazione, fraternità, Chiesa di Chiese; e quando l’altra sera ci siamo sentiti con il vescovo Crepaldi, da oggi amministratore apostolico della Chiesa di Trieste, ho detto: diventiamo parenti, c’è un legame tra le Chiese che moltiplica la curiosità innanzitutto, la conoscenza, il dono reciproco, l’arricchimento attraverso le diversità». E infine la missione: «Enrico – ha concluso il vescovo Napolioni – va in una Chiesa nobile, antica, con una storia complessa. Ma ma è bello sentire che parte, come ci dirà, con gratitudine e con fiducia».

Dopo il saluto commosso e pieno di ricordi del vescovo eletto Enrico Trevisi (leggi il testo integrale), monsignor Napolioni ha voluto tracciare il profilo della diocesi di Trieste, sottolineando in particolare tre legami con Cremona: la presenza dell’Istituto della Beata Vergine, l’acciaieria Arvedi e il fatto che all’inizio del XIV secolo vi fu un vescovo originario della terra cremonese, originario di Robecco d’Oglio, mons. Rodolfo Pedrazzani (eletto l’8 agosto 1302 e deceduto il 7 marzo 1320).

Ha quindi preso la parola anche il vescovo emerito Dante Lafranconi, che ha ricordato proprio il viaggio a Trieste in occasione del centenario del vescovo originario di Robecco.

 

 

Tutte le notizie dell’elezione a vescovo di don Trevisi

 

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Guarda il video dell’annuncio nel salone Bonomelli del Seminario Vescovile di Cremona

 

Guarda l’annuncio dato nella Sala dei Vescovi del Palazzo vescovile di Trieste

 

 

Biografia del vescovo eletto

Mons. Enrico Trevisi è nato a Asola (Mn) il 5 agosto 1963 ed è stato ordinato il 20 giugno 1987 mentre risiedeva nella parrocchia di Pieve S. Giacomo. Laureato in Teologia morale a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, è rientrato in diocesi nel 1990 con l’incarico di vicerettore del Seminario.

Dal 1997 al 2004, pur continuando l’insegnamento in Seminario, è stato direttore del Centro pastorale diocesano e, dal 1997 al 2003, anche dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro. Inoltre tra il 2000 e il 2005 è stato assistente spirituale della Acli.

Nel 2004 è rientrato in Seminario con il ruolo di rettore.

Il 10 giugno 2016 il vescovo Antonio Napolioni l’aveva nominato parroco della parrocchia di Cristo Re in Cremona, dove ha fatto il proprio ingresso domenica 18 settembre 2016.

Dal 1 settembre 2016, inoltre, don Trevisi era coordinatore dell’Area pastorale “Comunità educante famiglia di famiglie” e incaricato della Pastorale familiare insieme ai coniugi Maria Grazia e Roberto Dainesi.

Don Trevisi, inoltre, era membro del Consiglio presbiterale diocesano e del Collegio dei Consultori.

Ha ricoperto incarichi di insegnamento nell’Istituto superiore di Scienze religiose a Mantova, nella Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale (MIlano) e nella sede cremonese dell’Università Cattolica del S. Cuore.

 




Il saluto alla Chiesa di Trieste da parte del Vescovo eletto Enrico Trevisi

Di seguito il saluto che don Enrico Trevisi, vescovo eletto di Trieste, indirizza alla Chiesa che vive in Trieste.

 

Grazia, misericordia e pace (2Tim 1,2)
a tutta la Chiesa che vive in Trieste e in particolare a Sua Ecc.za l’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi
a tutte le persone di altre confessioni religiose
a tutti gli uomini e donne; ragazzi, giovani e anziani; seminaristi, diaconi, sacerdoti, religiosi e religiose, laici testimoni di Cristo nei vari ambiti della vita e con cui mi troverò presto a camminare insieme
alla comunità di lingua slovena e alla comunità di lingua italiana, e di altre lingue
a tutte le autorità che governano e amministrano in vista del bene comune
a tutti coloro che vivono nella diocesi di Trieste.

Carissimi fratelli e sorelle

Predragi bratje in sestre

sto vivendo giorni pieni di timore ma anche di speranza, consapevole dei miei limiti, delle vostre attese, della missione che Dio – attraverso papa Francesco – mi affida quale vostro Vescovo. E ringrazio papa Francesco per la fiducia nell’avermi chiamato a servire la Chiesa di Trieste, popolo prediletto di Dio. E ricordiamolo nella preghiera in questi giorni in cui è pellegrino in Africa, apostolo di pace e di giustizia nel nome di Cristo.

“Il Signore è con te”, “Io sarò con te” viene sempre assicurato a chi è chiamato e mandato nel nome del Signore. Confido in questa promessa fatta ad Abramo, a Isacco, a Mosè, a Giosuè, a Gedeone, a Davide, a Geremia, a Maria… e fino agli Apostoli e a tutti noi: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Non conosco nessuno di voi! Eppure mi siete già cari.

Non sono mai stato a Trieste! Eppure il mio cuore è già con voi.

Non vi ho ancora incontrato! Eppure prego per voi e vi abbraccio nel Signore, uno per uno, ciascuno con la propria storia.

Nel frattempo vi chiedo di ricordarmi nelle vostre preghiere.

Padre, nel tuo amato Figlio Gesù ci hai dato tutto.
E nello Spirito ci raduni da strade diverse per farci un’unica famiglia, su cui continuamente vegli.
Rendici lettera vivente del Signore Gesù,
perché ogni donna e ogni uomo possa ancora udire la Parola di vita e di speranza.
Rendici profumo di Cristo,
che incontenibile si espande per avvolgere tutti di fraternità, dentro il cammino travagliato della storia.
Contempliamo il tuo Figlio, il Crocifisso, il Risorto.
E con Lui camminiamo nel cantiere che è la Chiesa. Che è il mondo.
Benedici la Chiesa di Trieste.
Riempi di Grazia l’Arcivescovo Giampaolo e il nuovo Vescovo Enrico
E dona al mondo intero e alla tua Chiesa, la luce e la pace.
Maria, Madre e Regina prega per noi. Amen.

Ogni giorno, in ogni famiglia, in ogni comunità religiosa e parrocchiale ci sia una preghiera per tutta la nostra Chiesa di Trieste, e dunque anche per mons. Crepaldi e per il nuovo Vescovo. Siano le nostre menti e i nostri cuori aperti e docili allo Spirito Santo.

Il mio saluto vuole essere rivolto a tutti, nessuno escluso, perché convinto che tutti siamo nel cuore di Dio. Gli siamo preziosi. Per noi ha dato il suo Figlio.

So che siete una città multireligiosa e multietnica con una consolidata tradizione di dialogo ecumenico, di rispetto e stima reciproci. Trieste è conosciuta per la sua prestigiosa Università e per i numerosi centri di ricerca che pure la Chiesa apprezza e stima. Convintamente cercheremo di proseguire e incentivare il cammino intrapreso a favore di quella pace e giustizia che Dio ci dona, rendendoci però responsabili nel discernere le vie storiche sulle quali incontrarci.

Siamo una Chiesa sinodale. E insieme cercheremo di camminare, senza lasciare indietro nessuno: fin da adesso un ricordo speciale per gli ammalati, gli anziani, i disabili, i carcerati, i disoccupati, per tutti coloro che attraversano stagioni difficili della vita. E con il vivo desiderio che anche i giovani siano protagonisti delle nostre comunità.

Fin da adesso la mia preghiera e benedizione per ogni famiglia. Nessuna esclusa. Tutte meravigliose per un riesprimere qualcosa dell’amore divino; e tutte fragili e bisognose di grazia.

Ci aiuti il Signore a camminare insieme, a fare Sinodo non come un adempimento formale di riunioni ma nell’autentico stile evangelico, nell’esaltante gioia del riconoscere il Signore in mezzo a noi e di camminare dietro a Lui.

Ma permettete un particolare saluto cordiale a Sua Ecc.za Mons. Giampaolo Crepaldi col cuore colmo di gratitudine per il Vangelo che ha vissuto e testimoniato a Trieste, e col desiderio di abbracciarlo al più presto. E in Lui un abbraccio ad ogni singolo presbitero, nell’attesa di conoscerci e di imparare a servire insieme il Popolo di Dio.

Ricordiamoci nella preghiera

Ostanimo povezani v molitvi

Don Enrico Trevisi, vostro Vescovo eletto




Il video dell’intervista a don Trevisi

A margine dell’annuncio dell’elezione a vescovo di Trieste di don Enrico Trevisi, l’ex rettore del Seminario e attuale parroco di Cristo Re, ha rilasciato una prima dichiarazione a caldo per il notiziario settimanale diocesano “Giorno del Signore”, nella quale ha raccontato le sue emozioni e le sue sensazioni in merito alla nomina episcopale.

«Mi sento di dire che il Signore ci precede sempre – ha detto Trevisi –, per cui certamente a Trieste troverò un Signore che è attivo e che lavora nel cuore di molta gente».

Non sono mancate però parole di ringraziamento e gratitudine verso la Chiesa cremonese, che lo ha “cresciuto” e accompagnato durante il suo cammino sacerdotale. «Una gratitudine verso questa Chiesa dove ho incontrato il Signore, che si è mostrato nei volti di tantissima gente – ha raccontato il vescovo eletto –. Una gratitudine quindi verso il Signore, ma anche verso la Chiesa concreta».

Dalla freschezza della nomina ai primi auspici per la nuova “vita” da vescovo: «Ho un desiderio di comunione in questo mondo separato, in comunità che talvolta faticano a stimarsi e a camminare insieme, per cui c’è un po’ questo desiderio di essere al servizio del Vangelo – ha concluso don Trevisi –. E siccome so di tanti limiti e fatiche che ho, che risalti di più la gloria del Signore».




L’arcivescovo Crepaldi: «Il suo cuore di giovanissimo pastore si è già sintonizzato con questa Chiesa diocesana»

«Al nuovo vescovo assicuriamo da subito la nostra fervorosa preghiera affinché giunga a Trieste confortato nell’anima per il compito che gli spetta di essere il sacramento di Cristo Capo e Pastore di quella che ormai è la sua Chiesa». Lo ha affermato mons. Giampaolo Crepaldi, fino ad oggi vescovo di Trieste, comunicando la nomina da parte di Papa Francesco di don Enrico Trevisi come suo successore alla guida della diocesi triestina.

«Nel colloquio telefonico che fece seguito alla notifica della sua nomina da parte della Nunziatura – ha raccontato Crepaldi –, mi confidò una cosa bella e convincente: “Ho già cominciato a pregare per Trieste”, a testimonianza che, percorrendo le strade misteriose della grazia, il suo cuore di giovanissimo pastore si era già sintonizzato con il cuore di questa Chiesa diocesana, perché da sempre sintonizzato con il cuore del Signore Gesù».

Nell’esprimere a Papa Francesco «il più sentito ringraziamento per questa nomina che garantisce il legame filiale della nostra Chiesa diocesana con la Sede Apostolica e consente di guardare al futuro con fiducia e di camminare in piena e feconda comunione ecclesiale», mons. Crepaldi, che ha lasciato per raggiunti limiti di età, ha comunicato che «a questo primo annuncio ne faranno seguito altri, con i quali verranno fornite le opportune informazioni circa l’ordinazione episcopale di don Enrico e il suo ingresso in diocesi. Per ora Papa Francesco ha stabilito che il sottoscritto continui come amministratore apostolico secondo le modalità canoniche previste dal Diritto della Chiesa».

«In questo momento tanto particolare per la nostra diocesi – ha concluso – vogliamo invocare la protezione della Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa. Nell’augurare, anche a nome vostro, ogni bene a don Enrico, colgo l’occasione per assicurare la mia preghiera e la mia benedizione».

A.B. (AgenSir)

 

Guarda l’annuncio dato nella Sala dei Vescovi del Palazzo vescovile di Trieste




A Cristo Re il saluto al vescovo Trevisi nell’ultimo giorno da parroco

Giornata ricca di emozioni quella di domenica 16 aprile a Cristo Re. La parrocchia del quartiere Po di Cremona ha salutato infatti monsignor Enrico Trevisi nel suo ultimo giorno da parroco, a una settimana dall’ingresso del vescovo cremonese nella diocesi di Trieste.

Chiesa e sagrato gremiti, in mattinata, per la Messa di saluto celebrata dal vescovo Trevisi alle 10.30, unendo così le consuete celebrazioni del mattino delle 10 e delle 11.15. La liturgia, solennizzata dalla presenza del coro parrocchiale, è stata concelebrata dal vicario don Pierluigi Fontana e servita dal diacono don Jacopo Mariotti, giovane della parrocchia che a giugno sarà ordinato sacerdote.

Nell’omelia il vescovo Trevisi ha sottolineato i caratteri del cristiano, facendone un augurio alla comunità di Cristo Re, che ha invitato a perseverare nell’ascolto del Signore, «nella carità e nella condivisione» e in una misericordia che diventa gioia. Ha inoltre esortato con forza a rispondere al mandato che viene dal Vangelo, accogliendo ciascuno la propria vocazione. Perché «non c’è annuncio senza movimento – ha detto riprendendo le parole di Papa Francesco mercoledì in udienza generale – senza uscita, senza iniziativa». «Vi auguro – ha quindi concluso – di essere sempre pronti alle sorprese di Dio, se sarete pronti a uscire da voi stessi e mettervi in cammino».

Al termine della Messa la comunità ha voluto offrire a monsignor Trevisi alcuni regali: in un quadretto lo spartito composto per l’ordinazione episcopale e riproposto all’inizio della celebrazione; nell’edizione straordinaria del giornalino parrocchiale “La Corona” le tante voci di Cristo Re al proprio don; e una croce pettorale con davanti raffigurati lo Spirito, il vescovo, i presbiteri e le famiglie (quasi a richiamare il mosaico dell’abside della parrocchiale) e dietro la scritta “Rimanete in me e io in voi. Camminiamo insieme famiglia di famiglie. Parrocchia di Cristo Re”.

Alle parole di saluto espressa da Maurizio Cicognini, del Consiglio pastorale parrocchiale a nome dell’intera comunità, il vescovo Trevisi ha risposto con un commosso grazie e l’invito a rinsaldare le amicizie e guardare a Cristo – ha detto facendo riferimento al proprio motto episcopale – incontrandolo davvero nel cuore.

I saluti e i ringraziamenti sono proseguiti nell’informalità dell’incontro in oratorio dove la comunità si è ritrovata numerosa per l’ultimo giorno da parroco di don Trevisi, insieme anche ai suoi familiari: la mamma Argentina e il fratello Erminio. E c’era anche mons. Carlo Rodolfi, canonico della Cattedrale e già parroco di S. Ambrogio che nei prossimi mesi aiuterà in parrocchia in attesa dell’arrivo del nuovo parroco.

Dopo il pranzo, organizzato con la collaborazione degli scout, la proiezione di alcuni scatti degli anni trascorsi insieme sono state l’occasione per ricordare il cammino fatto insieme. Solo una selezione degli scatti che sono stati riuniti in un album ricordo che, chiudendo il pomeriggio, è stato consegnato al vescovo di Trieste. Perché possa ricordare la sua prima e ultima parrocchia che ha guidato come parroco.

Il libro delle firme e delle dediche rimarrà aperto per raccogliere pensieri e ricordi ancora alcuni giorni. Poi anche esso partirà alla volta di Trieste, dove domenica 23 aprile monsignor Enrico Trevisi prenderà ufficialmente possesso della sua nuova diocesi. Naturalmente potendo contare sulla vicinanza anche di tanti dei suoi ex parrocchiani che hanno voluto essere presenti a Trieste per affidarlo idealmente alla sua nuova grande comunità.

 

Tutte le notizie relative all’elezione e all’ordinazione episcopale di mons. Trevisi

 

Don Pierluigi Fontana dal 17 aprile amministratore parrocchiale di Cristo Re

Il saluto dei preti della Zona 3 al vescovo Trevisi e in serata l’affidamento alla Santa Casa

Il vescovo Napolioni a mons. Trevisi: «La disponibilità di Maria ad accogliere la Parola è diventata modello da seguire per il ministero del vescovo eletto di Trieste»

 




Trieste accoglie il vescovo Trevisi: con il vescovo Napolioni anche 250 cremonesi per l’insediamento

 

Una Chiesa “famiglia di famiglie”, capace di ascolto e corresponsabilità, e insieme complicità e pazienza. Una Chiesa capace di annunciare la novità del Vangelo. Una Chiesa che prega per la pace e le vittime di ogni violenza. Sono stati questi alcuni dei principali passaggi dell’omelia del vescovo Enrico Trevisi nella Messa di ingresso in Diocesi di Trieste, celebrata nel pomeriggio di domenica 23 aprile nella Cattedrale di San Giusto.

 

L’affidamento al Santuario di Monte Grisa

Un insediamento iniziato al Santuario mariano “Maria Madre e Regina” di Monte Grisa che il vescovo cremonese ha raggiunto alle 14.45. Una preghiera a Maria e la benedizione su Trieste, impartita dal piazzale del santuario e rivolto verso il mare, sono stati i suoi primi gesti ufficiali del vescovo Trevisi che, subito dopo, all’interno del santuario, davanti alla statua della Madonna di Fatima, ha recitato la preghiera di affidamento a Maria, per mettere sotto la sua materna protezione l’inizio del proprio ministero episcopale.

Tante le famiglie, con i bambini e ragazzi, che hanno gremito il Santuario rispondendo all’invito del Servizio per la Pastorale della famiglia della Diocesi di Trieste. Insieme alle famiglie monsignor Trevisi ha voluto pregare perché la Chiesa diventi una «famiglia di famiglie», contagiata dal «quel sano stile familiare che trasuda di complicità, di pazienza, di reciproco ascolto, di corresponsabilità, pur dentro le fatiche, le stanchezze, le inadempienze che tutti ci portiamo appresso». E non è mancata l’invocazione per la pace.

Poi il breve ma intenso momento di incontro con le famiglie: «Chiediamo di imparare da Maria – ha detto ai presenti – per compiere quello che il Signore ci chiede. Farlo oggi e ogni giorno, nelle nostre famiglie e nel mondo». Quindi rivolto ai bambini ha ribadito la necessità «che la Chiesa diventi una grande famiglia di famiglie, imparando dalle nostre famiglie». Alle famiglie il vescovo Trevisi ha chiesto di «contagiare la chiesa». Una domanda cui tutti i presenti hanno risposto con un forte «sì». «Mi ricorderò che la prima cosa che ho sentito a Trieste è stato questo sì», ha detto Trevisi, che poi, sottolineando come tante parrocchie tergestine siano intitolate a Maria, ha affermato: «Che bello che ovunque troviamo la Madonna che ci indica di seguire Gesù». E ancora: «Dove c’è Maria c’è casa, c’è famiglia. Dove c’è Maria noi pensiamo che ci sia questo legame con Gesù. Impariamo a sentire questi legami come qualcosa di prezioso che ci rende sicuri nel percorrere le strade differenti della vita». Quindi l’augurio: «Buon cammino, restiamo uniti».

 

L’accoglienza a San Giusto

Con la scorta d’onore della Polizia locale di Trieste, monsignor Trevisi ha quindi raggiunto la Cattedrale di San Giusto, dove è arrivato poco prima delle 15.40. Ad accoglierlo anche il grande manifesto che sino a poche ore prima era esposto sulla facciata della chiesa parrocchiale di Cristo Re e che i suoi ex parrocchiani hanno voluto portare sino a Trieste.

Salutate le autorità civili e militari, sulla piazza davanti a San Giusto il vescovo Trevisi ha passato in rassegna il picchetto militare interforze, entrando subito dopo in Cattedrale dove il suo predecessore, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, l’ha accolto insieme canonici del Capitolo della Cattedrale. Dopo il bacio del crocifisso e l’aspersione dei fedeli, monsignor Trevisi si è avvianto verso l’altare maggiore per recarsi nel bat­tistero di San Giovanni e indossare i paramenti per la celebrazione.

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I cremonesi a Trieste

Circa 250 i cremonesi che hanno accompagnato il vescovo Enrico Trevisi a Trieste in occasione del suo ingresso in Diocesi. A guidare la delegazione della Chiesa cremonese il vescovo Antonio Napolioni, che ha raggiunto Trieste già nella tarda mattinata insieme al gruppo del Seminario di Cremona e alcuni altri sacerdoti.

Numerosi i fedeli giunti dalle diverse zone pastorali e tra loro tanti che hanno conosciuto monsignor Trevisi negli anni di servizio in Seminario, come rettore e insegnante del liceo Vida. Tanti hanno raggiunto Trieste con i propri mezzi. Un pullman è stato organizzato dall’agenzia ProfiloTours e un altro dalla parrocchia di Cristo Re. Proprio questo gruppo ha avuto la possibilità di accedere alla Cattedrale, in rappresentata dell’intera diocesi; gli altri fedeli hanno preso posto, invece, in piazza, dove erano stati preparati 400 posti a sedere e un maxischermo per seguire la Messa.

Una ventina i sacerdoti cremonesi presenti, tra loro il vicario parrocchiale di Cristo Re, don Pierluigi Fontana, e alcuni dei compagni di Messa di monsignor Trevisi: don Marco Leggio, don Giovanni Nava e don Luigi Mantia. Presenti anche i quattro diaconi cremonesi che a giugno saranno ordinati sacerdoti: tra questi don Jacopo Mariotti, proprio della parrocchia di Cristo Re. 

Nella Cattedrale di San Giusto anche i famigliari di monsignor Trevisi, insieme alle autorità del territorio triestino, anche il sindaco di Pieve San Giacomo (comunità di origine di Trevisi) Maurizio Morandi e il consigliere del Comune di Cremona Enrico Manfredini che all’ultimo ha sostituito il sindaco Galimberti, con la presenza anche del cav. Giovanni Arvedi con la moglie Luciana e Mario Caldonazzo. A legare la Chiesa di Trieste e Cremona anche la presenza delle Suore della Beata Vergine che hanno loro casa madre a Cremona in via Cavallotti e una delle loro scuole proprio a Trieste.

 

La Messa di ingresso in Diocesi e i saluti iniziali

Una decina i vescovi che hanno concelebrato l’Eucaristia e tra loro, oltre all’arcivescovo Crepaldi e al vescovo Napolioni, anche il nunzio apostolico in Slovenia Jean Marie Speich, l’arcivescovo metropolita di Gorizia Carlo Roberto Maria Redaelli e il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia. Folta la rappresentanza dei vescovi del Trivento e del territorio slavo. Presente anche il vescovo di Terme per la Chiesa Greco Orientale Athenagoras e i pastori delle comunità ortodosse e cristiane presenti a Trieste.

All’inizio della celebrazione il saluto dell’arcivescovo Crepaldi. «Ora siamo invitati tutti – sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, fedeli laici – a stringerci con affetto e nell’obbedienza al nuovo vescovo assicurandogli la nostra fervorosa preghiera – ha detto l’ormai vescovo emerito di Trieste – perché possa espletare con fedele generosità il suo ministero». Citando quindi l’omelia di san Giovanni Paolo II alla sua ordinazione episcopale, Crepaldi ha sottolineato l’importanza della preghiera del popolo di Dio per il vescovo, ma anche quella del vescovo per la sua gente, ricordando che «il ministero episcopale è ministero d’amore».

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Dopo la lettura della bolla di nomina da parte del cancelliere vescovile don Luigi Tonon, il metropolita Redaelli ha letto la formula di rito: «Fratelli e sorelle in Cristo, per grazia di Dio e designazione della Sede Apostolica, da questo momento il vescovo Enrico Trevisi è pastore della santa Chiesa di Trieste». Quindi, salutato da un caloroso applauso, il vescovo Trevisi, indossata la mitra e con il pastorale, ha raggiunto la cattedra e sedendosi ha ufficialmente preso possesso della Diocesi di Trieste.

Hanno quindi fatto seguito i saluti ufficiali. Anzitutto del preposito del Capitolo della Cattedrale, mons. Giampaolo Muggia, che ha voluto sottolineare il legame tra Cremona e Trieste, tra la casa di sant’Omobono e quella di san Giusto, entrambe sotto la protezione della Madonna, Assunta e Immacolata, «richiamo all’umiltà e all’operosità di Maria, e sostegno per un pastore che, come richiama Papa Francesco, sa camminare davanti, in mezzo e dietro il suo gregge». «Nello spendersi per il bene di Dio non si è mai soli», ha ricordato il canonico, rimarcando quindi la «necessità di camminare insieme nella comunione».

Subito dopo il patriarca Moraglia, salutando Trevisi a nome dei vescovi del Triveneto, ha voluto sottolineare che «quando un vescovo succede a un altro e inizia il suo ministero episcopale, allora, si tocca con mano come la Chiesa sia una realtà che ci precede, che è prima di noi, è con noi e rimarrà dopo di noi. I vescovi passano, le Chiese rimangono! – ha affermato – La Chiesa, quindi, è quel noi, quel soggetto comunitario, che viene prima dei singoli “io”». Dopo aver sottolineato il solido legame del binomio Vescovo-Chiesa ha aggiunto: «Non basta stare di fronte alla realtà, ossia alle situazioni di sofferenza e crisi del nostro tempo; una Chiesa deve starvi “dentro”, abitarle con passione e simpatia, nell’amore e nella verità, sapendo che solo tenendo insieme verità ed amore sull’uomo si trasmette la redenzione, il dono pasquale di Cristo».   

Da ultimo il saluto del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, a nome della Città e dei Comuni del territorio della diocesi (Monrupino, San Dorligo-Dolina e Muggia), ha voluto testimoniare «la forte volontà e l’impegno di una terra segnata dalle ferite del confine e dai drammi del ‘900, rappresentati nella tragedie delle leggi razziali, dall’orrore delle rappresaglie, dall’ingiustizia dell’esodo e dall’asprezza della diffidenza». E il pensiero è andato in particolare ai monumenti nazionali della Risiera di San Sabba e della foiba di Basovizza, «moniti perenni» delle tragedie vissute. Parole che hanno tracciato una strada fatta di dialogo e collaborazione per «il dovere di costruire una società più giusta».

La Celebrazione, animata dalla Cappella Civica di Trieste, è stata caratterizzata dalle letture proposte in italiano e sloveno.

 

L’omelia del vescovo Enrico Trevisi

Dalla cattedra, in piedi, il vescovo Trevisi ha proposto la propria riflessione, con tante citazione di don Primo Mazzalari, parroco di Bozzolo e “d’Italia”, di cui è in corso il processo di beatificazione.

«Anch’io, oggi qui, da questa Cattedrale, a voce alta – ha detto Trevisi – vi annuncio: “Il Signore Gesù è risorto”. Impariamo a guardare a Lui, ammirati, per ritrovare ragioni di speranza e dunque cammini di fraternità. Lui cammina con noi».

L’immagine dei discepoli di Emmaus, in cammino tristi, ha portato il vescovo Trevisi ad affidare a Dio «le vittime della Risiera di San Sabba e delle foibe di Basovizza e tutte le altre vittime che ci portano a gridare: Mai più! Mai più! E invece con tristezza guardiamo al mondo di oggi ancora insanguinato da tante guerre fratricide, da tanti massacri, da tanta miseria che genera profughi, che alimenta disperazione».

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Poi una prima indicazione chiara rivolta alla Chiesa tergestina: «Siamo chiamati a ritornare a un ascolto sincero e appassionato del Signore che si accosta a noi. E ci parla, sia nelle Scritture che nei fratelli, soprattutto quelli feriti, che ci aiutano a comprenderle. Domandiamoci: nelle nostre priorità abbiamo il metterci in sintonia con la voce di Cristo? Quale spazio diamo ogni giorno al Vangelo vivo, lampada per i nostri passi?».

Da qui l’invito alla missione, riprendendo le parole del Papa delle scorse settimane. Concetti ribaditi con forza anche nell’ultima Messa a Cristo Re, lo scorso 16 aprile. «Non c’è annuncio senza movimento, senza “uscita”, senza iniziativa… Non c’è annuncio senza movimento, senza cammino – ha detto citando Papa Francesco –. Non si annuncia il Vangelo da fermi, chiusi in un ufficio, alla scrivania o al computer facendo polemiche come “leoni da tastiera” e surrogando la creatività dell’annuncio con il copia-incolla di idee prese qua e là. Il Vangelo si annuncia muovendosi, camminando, andando». E ancora: «Un annunciatore è pronto a partire, e sa che il Signore passa in modo sorprendente; deve quindi essere libero da schemi e predisposto a un’azione inaspettata e nuova: preparato per le sorprese. Chi annuncia il Vangelo non può essere fossilizzato in gabbie di plausibilità o nel “si è sempre fatto così”, ma è pronto a seguire una sapienza che non è di questo mondo». «Ecco, fratelli e sorelle – ha proseguito il vescovo Trevisi citando ancora Papa Francesco –: è importante avere questa prontezza alla novità del Vangelo, questo atteggiamento che è uno slancio, un prendere l’iniziativa, un andare per primo. È un non lasciarsi sfuggire le occasioni per promulgare l’annuncio del Vangelo di pace, quella pace che Cristo sa dare più e meglio di come la dà il mondo. E per questo vi esorto a essere evangelizzatori che si muovono, senza paura, che vanno avanti, per portare la bellezza di Gesù, per portare la novità di Gesù che cambia tutto».

«Questo slancio, questo prendere l’iniziativa, questo andare verso gli altri e con una missione che riceviamo da Dio ci appartiene a tutti – ha chiarito con forza Trevisi –. A tutti. Preti, religiosi e laici, giovani e anziani. C’è del bello nel saperci pensati da Dio per una missione. Lasciamoci sorprendere dal Signore. Lui si fida di noi! Lui ci viene incontro. Guardiamo a Lui con meraviglia. Teniamo fissi gli occhi su di Lui». Quindi un’altra citazione mazzolariana: «Nessuno è mai così fuori dalla chiesa da non potervi un giorno tornare come operaio inconfondibile: nessuno è mai così nemico della chiesa da non lavorare inconsapevolmente per essa».

Le voci dei cremonesi a Trieste

«Questa sera prima di andare a dormire – ha quindi concluso Trevisi –, datti ancora un minuto per sintonizzarti sul Signore. Metterti in ascolto di lui. Ringrazialo per la vita; ringrazialo perché hai una missione in nome di Dio e per il bene di questa umanità ferita. Lasciati toccare dal suo amore, per lasciarti entusiasmare per una missione insieme a Lui. Ci sono dei fratelli, magari rinchiusi nelle loro paure, come gli apostoli rinserrati nel cenacolo, che aspettano la gioia della tua presenza, la condivisione della tua speranza, la testimonianza della tua: di chi si è lasciato incontrare dall’amore del Risorto, che ci ha rintracciati sulle nostre strambe strade e ci ha inviati ai fratelli».

 

Il saluto

Al termine della solenne celebrazione il vescovo Trevisi ha preso nuovamente la parola per i ringraziamenti, con «un saluto caro e una benedizione speciale ai parrocchiani di Cristo Re e agli amici venuti da Cremona. Il tempo è superiore allo spazio, alle distanze geografiche. L’amicizia continua».

Al termine del suo saluto una richiesta precisa: «Devo imparare a fare il vescovo. Confido sulla vostra misericordia – e chiedo scusa fin da ora per i miei limiti – e sul vostro sostegno generoso e intelligente, perché impari a cogliere l’aiuto di Dio che viene incessantemente, non solo per la sua grazia che illumina il cuore, ma anche per la testimonianza di questo santo popolo di Dio».

Alla fine della Messa l’abbraccio dei fedeli. Dei triestini e dei cremonesi. Il culmine di una giornata di festa, caratterizzata dal sole e dal clima mite, in una Trieste affollata di turisti e di due Chiese sorelle che per una seconda volta nella storia – come già accaduto nel XIV secolo – sono accomunate da un vescovo originario della terra cremonese.

 

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