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In occasione della giornata mondiale delle claustrali, nel pomeriggio di venerdì 21 novembre il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’Eucaristia in uno dei due monasteri di clausura presenti in diocesi: il Monastero della Visitazione di Santa Maria, a Soresina, dove nell’occasione le monache salesiane hanno rinnovato i propri voti. Continue reading »

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Domenica 16 novembre, Giornata mondiale dei poveri, anche a Soresina si è pregato per quanti vivono in situazioni di fragilità. L’occasione è stato uno dei momenti promossi dalla comunità claustrale del Monastero della Visitazione di Santa Maria e nei quali le monache visitandine invitano l’intera comunità diocesana a unirsi alla loro preghiera per alcune specifiche intenzioni.

Ha guidato il momento di preghiera il parroco di Soresina, don Andrea Bastoni, mentre hanno portato la loro testimonianza di Pierluigi Codazzi, direttore di Caritas Cremonese, e suor Maria Grazia Girola, impegnata con la Caritas diocesana nel supporto alle persone detenute nella Casa circondariale di Cremona. Un’occasione di testimonianza e spiritualità che le monache hanno voluto condividere in particolare con i gruppi Caritas e San Vincenzo e i volontari che in tanti modi promuovono e coordinano le attenzioni caritative delle comunità cristiane.

Il messaggio di Papa Leone XIV per la IX Giornata mondiale dei poveri e la Paola di Dio (Chi ama Dio, ami anche suo fratello – 1Gv 4, 11-12.16.20-21) hanno guidato la preghiera contestualizzato la testimonianza di don Codazzi e suor Girola.

In particolare, don Codazzi ha sottolineato che «il segno che ci distingue come credenti è essere amati da Dio incondizionatamente» e che, alla Casa dell’Accoglienza, troppo spesso si incontra «una povertà che non trova risposte e si trasforma anche in rabbia”». Situazioni da affrontare con «l’amore e l’accoglienza quale segno di speranza», perché «Nostro compito è essere segno di speranza che è e può essere solo Dio».

Suor Girola, invece, ha portato la sua testimonianza di impegno pastorale nella Casa circondariale di Cremona, dove sono detenuti 600 uomini, che possono contare sulla visita di alcuni volontari che, con i loro gesti, diventano segno di speranza. La religiosa ha evidenziato i tre atteggiamenti per questo servizio: «ascolto attento, sguardo vigilante che non giudica, cuore aperto e accogliente». Un servizio che la Caritas diocesana svolge in carcere da 25 anni per rispondere ai piccoli bisogni dei carcerati come vestiti o la possibilità di telefonare per non perdere i contatti con le famiglie.

Alla fine del momento di preghiera i presenti hanno potuto scambiare qualche parola con le monache, che hanno chiesto di condividere con loro la preghiera in modo continuativo.

Dopo i due incontri di preghiera in occasione delle Giornate mondiali missionaria e dei poveri, il prossimo invito della comunità della Visitazione riguara un momento di riflessione per affrontare il tema del “dopo”, ovvero una conversazione su “Verrà la morte …: fine della vita o vita senza fine?” con don Luca Massari: l’appuntamento è per domenica 14 dicembre alle 17.30 presso la chiesa di Santa Maria, in via Cairoli, a Soresina.

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Nel pomeriggio di domenica 26 ottobre la chiesa del Monastero della Visitazione di Soresina ha ospitato un momento di spiritualità, aperto a tutta la diocesi, per pregare, insieme alla monache di clausura, per le missionarie e i missionari cremonesi e del mondo. A guidare la preghiera è stato don Umberto Zanaboni, incaricato diocesano per la Pastorale missionaria, affiancato dal parroco di Soresina don Andrea Bastoni. Continue reading »

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Ascoltare e parlare. Normalità per ciascuno, ma atteggiamenti che diventano vera e propria missione di annuncio per il cristiano e di impegno professionale per quanti operano nel campo della comunicazione. Su questi due termini si è in particolare soffermato il vescovo Antonio Napolioni durante la solenne celebrazione eucaristica presieduta nel pomeriggio di martedì 24 gennaio a Soresina, nella chiesa del monastero di clausura della Visitazione. L’occasione è stata la festa del fondatore, san Francesco di Sales, che è anche patrono dei giornalisti. Per questo a gremire la chiesa di via Cairoli, insieme a tanti soresinesi e sacerdoti della zona, c’erano anche giornalisti e direttori di testate locali che hanno risposto all’invito dell’Ufficio Comunicazioni della Diocesi e della Comunità claustrale a vivere questo anniversario che è coinciso con la chiusura dell’Anno giubilare dedicato a san Francesco di Sales in occasione del quarto centenario della morte (28 dicembre 1622).

Proprio per questa significativa circostanza al Monastero di Soresina, come a tutte le comunità Visitandine del mondo, è stato fatto dono di una reliquia del fondatore: un pezzo del cuore del vescovo e dottore della Chiesa, esposto per l’occasione alla devozione dei fedeli nell’altare laterale della chiesa in cui si trova la statua del santo.

Circostanze significative ricordate, all’inizio della celebrazione, dal parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, che nel proprio saluto ha tracciato il profilo umano e spirituale di san Francesco di Sales, sottolineando anche il suo essere in qualche modo pioniere dell’ecumenismo (la ricorrenza di san Francesco di Sales si colloca nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani) per la sua attività di evangelizzatore, attraverso foglietti che distribuiva porta a porta, in un territorio a forte presenza calvinista.

Una gratitudine per la sua «genialità pastorale» sottolineata subito dopo anche dal Vescovo, che ha auspicato che i suoi frutti possano continuare per altri 400 anni, ma nella consapevolezza che «dipende da come passiamo il testimone».

L’attenzione quindi è andata alle monache della Visitazione, alla famiglia Salesiana (cui monsignor Napolioni è legato a motivo della propria formazione) e a chi è impegnato nel campo della comunicazione e «vuole essere servitore della verità». Compito non facile in un contesto segnato da una comunicazione spesso aggressiva e opportunista. Come anche Papa Francesco ha in questi anni denunciato, invitando a «buona comunicazione», per la quale è necessario «andare e vedere» e «ascoltare», come ha ricordato il Papa nei messaggi per le Giornate della comunicazione sociale degli anni scorsi. Solo così si può poi «parlare con il cuore», come invita a fare nel messaggio per la Giornata mondiale del prossimo 21 maggio nel messaggio come tradizione diffuso proprio nella festa di san Francesco di Sales.

Nell’omelia in particolare il Vescovo ha preso spunto dal testo Filotea. Introduzione alla vita devota, don san Francesco di Sales, per porre alcune sottolineature, rivolte alla Chiesa, ai comunicatori, ma valide anche per l’intera società, invitando a una preziosa sosta di riflessione, in un mondo caratterizzato da tempi frenetici, anche dal punto di vista comunicativo, mettendo a freno reazioni istintive , dandosi il metodo della cautela e il tempo dell’approfondimento. Dunque «ascoltando e parlando con il cuore – ha detto il Vescovo rifacendosi ai messaggi del Papa – comunicando la verità».

Riprendendo l’invito di san Francesco di Sales a essere devoti alla Parola di Dio, monsignor Napolioni ha invitato a un ascolto capace di «accogliere nel cuore» per «trarne profitto». Un vero e proprio dono da accogliere, per poi trafficarlo con «umiltà e dolcezza» ha detto riprendendo l’immagine del sacro crisma, con l’olio di olivo e il balsamo che rappresentano le due virtù di Cristo: la mitezza e l’umiltà di cuore.

Il terzo stimolo il Vescovo l’ha voluto offrire per rispondere alla domanda: come parlare? E come parlare di Dio? E riprendendo ancora un passo di Filotea ha sottolineato come «se sei molto innamorato di Dio parlerai molto di lui», richiamando anche l’immagine di san Francesco d’Assisi, che secondo la tradizione era solito passare la lingua sulle labbra dopo aver pronunciato il nome di Dio, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. Da qui l’invito a un tono comunicativo che deve avere il tono della dolcezza, carità e umiltà.

La celebrazione, concelebrata dal parroco e dal vicario zonale don Gianbattista Piacentini, dal coordinatore dell’area pastorale “Comunicazione e cultura” della Curia don Federico Celini e dal direttore di TeleRadio Cremona Cittanova mons. Attilio Cibolini insieme a diversi sacerdoti della zona, è stata accompagna con il canto dal coro Psallentes di Soresina.

 

Comunicazioni, Papa Francesco: «Non temere di proclamare la verità anche scomoda»

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Domenica 19 dicembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla comunità claustrale di Soresina, consueto appuntamento nei tempi forti, come in Quaresima e appunto in Avvento. Una visita per portare gli auguri suoi personali e di tutta la Diocesi alle otto monache visitandine che hanno accolto il vescovo con molta gratitudine.

Un incontro iniziato con la Messa presieduta dal vescovo alle 8 nella chiesa monastica di via Cairoli insieme al parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e al segretario vescovile don Flavio Meani, con il seminarista Fabrice, per il secondo anno ospite a Soresina nei fine settimana, che ha prestato servizio all’altare.

«Il saluto del Signore a tutti voi, alle sorelle visitandine, caro don Angelo – le parole del vescovo all’inizio della Messa -. Possiamo gioire anticipatamente, pregustare, accendere il desiderio, disporre l’anima, il cuore, la vita, al dono al quale non dobbiamo fare l’abitudine: fare il confronto con gli altri Natali è peccato. È un dono nuovo, sempre nuovo, sempre più vero, sempre più vicino è il compiersi delle promesse di Dio».

Una riflessione proseguita nell’omelia, con rifermento anche a san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal, fondatori dell’ordine della Visitazione.

«Non c’è luogo più adatto di questo, il Monastero della Visitazione, per accogliere il vangelo della IV domenica di Avvento dell’Anno C. La liturgia ci prepara al Natale facendoci riscoprire il valore di questa visita, del visitare: Maria che non pensa solo alla sua gravidanza, straordinaria, sconvolgente, divina e umanissima nello stesso tempo, ma va ad aiutare la cugina. Un incontro tra l’attesa del mondo che si riassume nel grembo di Elisabetta e il Dono di Dio, il Salvatore, custodito nel grembo di Maria».

Dopo la celebrazione un’incontro informale tra il vescovo e le monache riunite in parlatorio è stato l’occasione per scambiarsi gli auguri e per un confronto fraterno che ha visto monsignor Napolioni raccontare del nuovo Museo diocesano, con l’attenzione andata anche al Monastero della Visitazione di Milano, da cui provengono quattro delle otto monache soresinesi a seguito di un riassetto delle comunità visitandine, oggi affidato all’Ordine dei Fatebenefratelli per le loro opere sociali e caritative.

Un momento molto fraterno a cui si sono aggiunti per un saluto anche i sacerdoti della parrocchia: il parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Alberto Bigatti, i collaboratori do Giuseppe Ripamonti e don Enrico Strinasacchi, insieme al seminarista Fabrice.

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