Il Vescovo al monastero nella quarta di Avvento:
«Con Maria Dio mostra quanto ha a cuore la dignità umana»
Domenica 21 dicembre, mons. Dante Lafranconi, ha celebrato l’Eucarestia con la comunità delle monache di clausura del monastero della Visitazione di Soresina. Un incontro ormai consueto a pochi giorni dal Natale che quest’anno ha visto la partecipazione oltre che di don Angelo Piccinelli, parroco di San Siro, anche di don Giuseppe Quirighetti, sacerdote cremonese attualmente addetto di Nunziatura in Madagascar. Mons. Lafranconi nell’omelia ha spiegato come il cammino d’Avvento offra la possibilità «di spaziare sul disegno di Dio che da sempre mira a mostrare l’amore di Dio e la sua volontà di salvezza per ogni uomo». Un disegno continuamente supportato da un promessa che si realizza nella storia e che trova piena attuazione in «Maria, la Madre del Salvatore».
«Maria – ha proseguito il presule – non immaginava di avere questa missione, questo compito, di essere la Madre del Figlio di Dio. È il Signore che opera in Lei, opera in Lei addirittura rendendola Immacolata, preservandola dal peccato. È bello che nel percorso dell’Avvento ci stia anche la Festa dell’Immacolata Concezione, perché è un modo per richiamare a noi credenti che il disegno di Dio viene preparato sommessamente, nel silenzio, a volte anche nella non consapevolezza di chi è destinato ad avere una funzione realizzatrice di questo mistero».
Mons. Lafranconi ha quindi evidenziato la reazione stupita di Maria che chiede delle spiegazioni all’angelo: «È giusto così! Dio non tratta mai l’uomo semplicemente come un esecutore, Dio si pone sempre nei confronti dell’uomo come uno che ha una proposta da offrire, da suggerire, una proposta che indica anche un futuro bello, di salvezza, positivo, ma domanda sempre che ci sia il consenso, la partecipazione responsabile dell’uomo». Dio, dunque, ha a cuore la dignità e la responsabilità della persona.
E a tal proposito il Vescovo ha commentato: «In questi tempi in cui il senso della dignità della persona è particolarmente vivo non dobbiamo dimenticare che esso è salvaguardato da Dio che chiede il consenso e dall’uomo, il quale, colto il suo disegno, vi aderisce con l’obbedienza. L’obbedienza non è un rinunciare alla propria dignità, l’obbedienza è il modo autentico per affermare la propria dignità».
«Noi ci prepariamo a vivere il mistero del Natale – ha continuato – avvolti dalla figura così suggestiva della Vergine Madre e ci prepariamo a viverlo chiedendo a Lei, alla Madonna che ci aiuti a capire come il mistero della salvezza nascosto da secoli è stato rivelato. E il modo migliore per poterlo fare nostro è di aderire con tutto il cuore, con tutta l’anima come Lei, perché il disegno di Dio si compia in noi e attraverso di noi anche nel percorso della storia dell’umanità».
Nell’ultima parte della sua omelia il presule ha parlato dell’anno della vita consacrata aperto dal Papa il 21 novembre scorso: «Qual è la testimonianza della vita consacrata? È la testimonianza stessa che ha dato Maria, di aderire con tutto il cuore, con tutta l’anima alla proposta di Dio, alla sua chiamata, è di aderire con una obbedienza generosa, gioiosa, piena, totale, definitiva… per questo che noi sentiamo il valore della testimonianza della vita religiosa, è per questo che preghiamo per le nostre monache come preghiamo per tutto coloro che hanno scelto di aderire alla vocazione della vita consacrata, perché esse continuino in mezzo al popolo cristiano dei segni evidenti, dei segni rivelatori del disegno di Dio e diventino dei segni anche che rivelano a noi uomini qual è la strada giusta per salvaguardare la nostra dignità».
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