Il Vescovo celebra la Messa al monastero di Soresina
«La Chiesa è come il pozzo di Giacobbe»
Domenica 23 marzo, terza di Quaresima, mons. Dante Lafranconi ha celebrato l’Eucaristia nella chiesa del monastero della Visitazione di Soresina. È questo un appuntamento consueto, un occasione per il presule di incontrare la comunità claustrale per gli auguri pasquali. La Messa è stata concelebrata dal parroco, don Angelo Piccinelli e dal segretario episcopale don Flavio Meani.
Nell’omelia il Vescovo ha detto innanzitutto che il cammino verso la Pasqua deve essere animato dal desiderio di arrivare a condividere la risurrezione del Signore Gesù in una novità di vita. Dobbiamo perciò volere decisamente convertirci e riconfermare con intera convinzione la nostra adesione a Gesù Cristo.
Inoltrandosi nella Liturgia della Parola, il Presule ha incentrato la riflessione sul desiderio espresso da Gesù alla Samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio …”; ha accennato agli impedimenti a questo riconoscimento, che a volte possono derivare dalla nostra superficialità o dal nostro lasciarci prendere dalle cose contingenti della nostra vita quotidiana. Considerando, poi, che la Samaritana arriva a conoscere davvero Gesù come il Messia, il Salvatore e quindi ad aprirsi a un vero dialogo con Lui quando constata che Egli già la conosce, il Vescovo invita a far sì che il nostro cammino quaresimale, portandoci a conoscere meglio noi stessi, sfoci nel desiderio incoercibile di presentarci al Signore a chiedere perdono.
Sta qui il senso della Confessione pasquale: un incontro con Colui che mi dice: “Se tu conoscessi il dono di Dio …” Appunto coltivando il desiderio di conoscerlo veramente ogni giorno, sentiamo il bisogno di purificare i nostri occhi, il nostro cuore, perché altrimenti non vediamo il dono di Dio anche se ci sta davanti, non riconosciamo Gesù come il vero Dono di Dio.
Riallacciandosi alla seconda lettura, il Vescovo ha messo in rilievo un aspetto di questo Dono di Dio che è Gesù: Egli è morto per noi, non perché eravamo buoni e meritavamo che qualcuno desse la vita per noi; al contrario, è morto per noi perché siamo peccatori.
Forse troppo spesso noi cristiani – ha detto mons. Lafranconi – dimentichiamo ciò, ci riteniamo a posto, bravi, giusti, e così, perdendo la conoscenza vera di noi stessi, non riusciamo a riconoscere Gesù come vero Dono di Dio e allora pensiamo di poterne fare a meno, che ci basti l’acqua che tiriamo su dal nostro pozzo, non sappiamo più apprezzare l’Acqua viva, sorgente di Vita eterna.
Avviandosi alla conclusione il Vescovo ha suggerito di guardare la chiesa come “il pozzo di Giacobbe”, dove Gesù siede, rimane, sta ad aspettare ciascuno di noi, anche chi non sa di essere atteso oppure non desidera esserlo; “pozzo di Giacobbe” in modo particolare la chiesa delle monache, il monastero e ha rivolto un ulteriore invito ad apprezzare il dono della Vita Consacrata. “Non è forse – ha detto – una sorgente che all’interno delle nostre Comunità permette a quest’acqua viva zampillante, che è eterna, di percorrere tutti i nostri sentieri, tutte le nostre strade e di entrare nelle nostre case?”
E ha concluso con l’augurio di un incontro con Gesù fruttuoso di conversione, come quello della donna di Samaria.
La comunità visitandina di Soresina