Testimonianza di Suor Maria Domenica durante la Veglia di Pentecoste

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Testimonianza di Sr. M. Domenica della Salus Animarum, o.p.

Veglia di Pentecoste – 8 giugno 2019

    Innanzitutto un caro saluto da parte mia e della mia Comunità. Siamo tutte molto liete per la vostra presenza alla Veglia di Pentecoste, una delle più belle e ricche di significato per la Chiesa universale e per la nostra Chiesa locale in particolare.

    Un ringraziamento per l’attenzione, che confido diventi poi preghiera, per la mia persona. Sto infatti per ultimare la mia preparazione alla Professione Solenne di monaca domenicana che farò domenica prossima, 16 giugno.

    Professione solenne significa impegno definitivo di vivere una forma di vita oggi un po’ singolare: prometterò di perseverare per tutta la vita nella sequela di Cristo da monaca domenicana, cioè da suora di clausura secondo il carisma di S. Domenico di Gusman.

    Il carisma domenicano finalizzato alla predicazione del Vangelo, si compone di due elementi fondamentali: la contemplazione della Verità e l’annuncio della Verità.

    A me è stato chiesto, per vocazione, come lo è stato per le mie Consorelle, di esprimere il carisma domenicano vivendo nel “cuore della Santa Predicazione”.

    Molti rimangono un po’ perplessi davanti a una simile vocazione… ma posso dire che quello che ho vissuto fino ad ora è stato ed è frutto della Grazia di Dio.

    La mia infanzia, trascorsa tra casa, scuola e parrocchia, è stata come quella di tante mie coetanee. Io ricordo molto bene una forte attrattiva per la Vergine Maria perché mi piaceva molto pregare il Rosario in parrocchia nel mese di maggio. Lo recitavo volentieri anche se non capivo il valore di questa preghiera mariana.

    Poco più che adolescente ebbi la fortuna di partecipare ad alcune Mariapoli a Loppiano. Ma dopo poco, ormai giovane universitaria, incominciai ad allontanarmi dalla pratica religiosa… non volevo sentirmi vincolata a nessuno e Dio incominciò a non interessarmi più… Ho continuato gli studi, ho fatto diversi lavori fino a quando – e questo non so esprimerlo a parole – il Signore mi ha afferrata facendomi sentire tutto il vuoto di ciò che andavo cercando.

La sofferenza del disagio interiore si mescolava alla ricerca di senso.

    Io posso testimoniare che esiste davvero la Provvidenza, cioè quella presenza discreta e paterna di Dio che conduce le sue singole creature sui sentieri del bene. La Provvidenza mi ha fatto incontrare persone che con delicatezza e pazienza hanno saputo aiutarmi a capire il progetto di Dio. Attraverso i momenti di preghiera con la Comunità monastica e i periodici incontri di formazione e discernimento pian piano si è fatta chiara la mia vocazione e mi sono poco per volta determinata a dire il mio sì.

Nel 2013, a 28 anni, sono entrata in monastero!

    La Madre Priora, nei due anni che hanno preceduto il mio ingresso in monastero, mi aiutò a fare un forte discernimento e mi chiese tre cose inderogabili: l’accompagnamento di un padre spirituale, continuare il mio lavoro e dedicarmi a qualche attività di apostolato gratuito. Tutte che sono riuscita a compiere, compresa la discussione della tesi di laurea, che da tempo avevo lasciato in sospeso.

    Entrata nella nuova forma di vita, l’unica cosa che sapevo con certezza e volevo ad ogni costo, era stare col Signore, disponibile a qualunque sacrificio per dedicare tutta la mia vita perché altri potessero incontrarLo. Questo equivaleva, senza che io ancora lo sapessi, a dare la vita per l’annuncio del Vangelo.

Il fuoco che Dio pone in cuore a coloro che chiama a questa forma di vita è irresistibile e inappagabile. Sembra di averlo raggiunto ma in realtà attira sempre di più. Non si può mai dire: ho dato tutto!

    Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma perché, se ami tanto l’annuncio del Vangelo, non sei partita per le missioni, o non hai scelto una congregazione di vita apostolica?”. La nostra vocazione contemplativa va alla radice di questo annuncio: ne sperimenta il fuoco, ne vive la testimonianza, gode della gioia dell’annuncio fatto attraverso il dono della vita. Qui c’è tutta la vocazione contemplativa-missionaria domenicana.

Altri potrebbero dirmi: “Ma perché proprio la clausura?”.

La clausura è il clima di silenzio, di amore operoso, di purificazione del cuore, di gioiosa intimità con Dio perché la Parola che viene annunciata da ogni predicatore del Vangelo rimanga viva e porti frutto.

In clausura, predichiamo con la vita, proprio come chi va in missione o sale il pulpito o fa catechesi.

    Questa predicazione la viviamo anche attraverso la missione ufficiale, consegnataci dalla Chiesa, di pregare la Liturgia delle Ore per cantare le lodi del Signore a nome dell’umanità e dello stesso creato. Benedire, lodare, ringraziare Dio perché è Dio; benedirLo, ringraziarLo, lodarLo non solo a nome nostro, ma a nome di tutti e di tutto; anche di coloro che non possono, o non vogliono, o non sanno farlo.

    Domenica 16 giugno mi voterò per sempre a una vita di obbedienza, povertà e castità coniugata strettamente con la vita fraterna che sono stata chiamata a condividere con le mie Consorelle.

    La vita fraterna è una palestra quotidiana ed esigente, ma che dà spessore concreto di carità al nostro vivere insieme. La gioia di una è la gioia di tutte, così come le ore di dolore, che non mancano neanche fra le mura del Monastero, sono condivise dall’intera Comunità.

    Da ultimo non posso tacere il grande aiuto che in questo mio cammino, non privo di momenti di fatica e di sofferenza, ho ricevuto da una presenza assidua e silenziosa che mi ha sempre accompagnato: la presenza della Madonna, che pregavo pur non sapendo dove mi avrebbe condotta. Confidavo che attraverso la Sua intercessione avrei trovato quello che il mio cuore desiderava e più progredisco nel mio cammino vocazionale più cresce la mia riconoscenza verso di Lei che è stata la porta della mia vocazione.