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Terra Madre casa comune, a Castelleone una riflessione sull’Africa al di là degli stereotipi

Se il principale obiettivo della mostra Terra Madre allestita a Castelleone e dell’incontro del 15 dicembre era quello di presentare il continente africano oltre i luoghi comuni dell’esotismo, della natura selvaggia, delle guerre e delle carestie, si può dire che è stato pienamente raggiunto. L’intera iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Quetzal di Castelleone, in collaborazione con il Gruppo Cremona di Medici con l’Africa CUAMM e con la Parrocchia di Castelleone, e il patrocinio del Comune di Castelleone, e ha potuto registrare un buon numero di visitatori davanti alle quaranta immagini che dimostrano la possibilità della sostenibilità ambientale in Africa.

Collegato alla mostra è stato l’incontro che si è tenuto venerdì 15 dicembre presso la sala del Teatro Leone, dal titolo evocativo “Terra Madre casa comune?”, un’occasione per confrontarsi sulle tematiche della sostenibilità ambientale.

La moderatrice, Jenny Capuano, esperta in cooperazione decentrata e responsabile Area Formazione della Fondazione Trentina delle Cooperative, dopo aver introdotto il concetto di sostenibilità, che non riguarda solo l’aspetto ambientale, ma coinvolge anche l’economia, la politica, le relazioni sociali, ha coinvolto i relatori in una riflessione sulla cura della casa comune partendo dalle suggestioni suscitate dalle immagini presenti in mostra.

Per John Mpaliza, ingegnere informatico italo-congolese che da anni si dedica alla promozione  dei dritti umani e della pace attraverso l’organizzazione di marce,  l’immagine più rappresentativa della sostenibilità era quella del baobab utilizzato come serbatoio d’acqua, un’essenza vegetale può svolgere la stessa funzione di una struttura in cemento. John Mpaliza ha anche ricordato come già nel 1236 nel regno del Mali fosse stata promulgata una dichiarazione dei diritti dove si trova l’idea di sostenibilità.

Anche Lina Belhassen, Gioele Olivieri e Hannah Pitout, studenti di medicina all’Humanitas University di Rozzano, sono rimasti colpiti dalle immagini, ma hanno voluto portare soprattutto la loro testimonianza di membri dell’Humanitas University African Society. Lina, Gioele e Hannah, infatti, sono studenti italiani, ma di origine africana, che hanno costituito l’African Society per sostenere gli studenti che sono lontani dalle loro case, per costruire relazioni tra le diverse culture e per mantenere vivo il legame con le proprie radici.

Questo ha permesso alla moderatrice di chiedere ai relatori di parlare della gioventù africana: secondo John Mpaliza i giovani africani hanno bisogno di strumenti, di scuole, l’Africa è un continente ricco, ma non è stato messo in condizione di rendersene conto. E’ una terra giovane  con 800 milioni di persone con meno di 22 anni, dove la percentuale di emigrazione è bassa, persone che vogliono il cambiamento, ma devono avere gli strumenti.

Per gli studenti dell’Humanitas University African Society i giovani africani hanno dato vita a buone iniziative, ma sono troppo individualiste, è necessario imparare a lavorare insieme.

Per John Mpaliza bisogna cambiare la narrazione sull’Africa dove al momento, istruzione, legge, finanza, cultura, lingua, religione sono straniere. Per ottenere un vero cambiamento bisogna smuovere l’opinione pubblica e gli organismi politici con marce, incontri, conferenze ed elezione di validi rappresentanti.




Fondazione La Pace, festa di Natale con il Vescovo

Nella casa di riposo di via Massarotti, a Cremona, domenica 17 dicembre si è svolta la Festa di Natale con un ricco programma di appuntamenti che hanno permesso ai familiari dei residenti di stare accanto ai loro cari in un’intera giornata all’insegna dello spirito natalizio. L’evento si è aperto in mattinata con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni che non ha voluto far mancare la sua presenza, davanti a una numerosa assemblea nella quale spiccava la folta partecipazione di familiari e parenti.

Nell’omelia il vescovo ha ricordato che, anche nella stagione avanzata della vita, Dio offre a ciascuno un germoglio per una piccola primavera capace di dare un senso a ogni singola giornata.

La liturgia è stata concelebrata dal cerimoniere vescovile don Matteo Bottesini, dal cappellano de La Pace don Lugi Mantia, don Luigi Vago e dai sacerdoti residenti: mons. Mario Barbieri, don Mario Olivi, don Pierluigi Pizzamiglio e mons. Giuseppe Soldi. Ad aiutare l’animazione musicale suor Mariagrazia Girola, insieme alle altre Adoratrci in servizio presso la casa di riposo cremonese.

Dopo la messa mons. Napolioni si è soffermato con ospiti e familiari in un clima di grande cordialità.

È seguito il pranzo natalizio con la gradita novità della presenza dei familiari. In ogni piano dove abitualmente pranzano i residenti è stato servito un menù delle feste. Una novità assoluta, molto apprezzata e che ha ricreato il calore della festa condivisa. Un calore che si è riverberato in tutta La Pace a sigillo di una quotidianità riscoperta nel giorno della festa.

La giornata di festa è proseguita come da simpatica tradizione con l’esibizione del gruppo musicale “I Sonantes”, che nei periodi di festa si presenta a La Pace come appuntamento fisso. E dai loro strumenti – chitarre, fisarmonica, violino, percussioni – è uscita la voce della gioia, della voglia di cantare, della voglia di festeggiare.

Per tutta la giornata sono rimaste attive le bancarelle con la vendita di torrone artigianale il cui ricavato sarà destinato all’acquisto di pompe infusionali per le cure palliative. Un’occasione per contribuire al successo di una raccolta fondi che sta molto a cuore alla Fondazione La Pace.

Quella di domenica 17 dicembre è stata una giornata di straordinario successo, alla cui riuscita ha concorso, oltre alle volonterose risorse interne, anche un vasto numero di volontari che hanno voluto far sentire la loro vicinanza in un periodo dell’anno tanto particolare.

 

“Un Natale di Pace”, la campagna di raccolta fondi della Fondazione La Pace




“Brilla una Luce”, elevazione musicale natalizia in Cattedrale con l’Unione corale Don Domenico Vecchi

“Brilla una Luce”. Questo è il titolo scelto dall’Unione corale Don Domenico Vecchi del Santuario di Caravaggio per l’elevazione musicale natalizia proposta nella serata di sabato 16 dicembre nella Cattedrale di Cremona, alla presenza del vescovo Antonio Napolioni e di un discreto pubblico.

L’elevazione, organizzata in collaborazione con la Parrocchia della Cattedrale e la Fondazione Arvedi-Buschini, si è sviluppata sul racconto evangelico della nascita di Gesù “tradotto” in canto dal direttore della corale, il maestro Roberto Grazioli, con l’interpretazione dei solisti Elena Gallo (soprano) e Enea Butturini (tenore).

I brani preparati dall’Unione corale sono stati altresì intervallati da intermezzi d’organo eseguiti dal maestro Fausto Caporali, organista titolare della Cattedrale di Cremona.

Il vescovo e il pubblico hanno mostrato il proprio apprezzamento per la preparazione e l’esecuzione dei diversi brani in repertorio.

Prendendo spunto dal titolo dell’elevazione, l’Unione corale ha augurato Buon Natale auspicando che veramente una Luce, quella del Signore Gesù, possa brillare nei cuori per irradiarsi a tutti.




Giunta da Betlemme la “Luce della Pace”

Dalla chiesa di San Girolamo di via Sicardo, a Cremona, sabato 16 dicembre, al calar della sera, una processione di luci è partita per arrivare fin sotto la Bertazzola del Torrazzo, in un momento di preghiera e condivisione. Un segno di pace non nuovo per la città e il territorio che quest’anno assume un significato ancora più particolare: quella luce, simbolo di pace, che da anni gli scout diffondono nel mondo attingendo dalla fiamma che in modo perenne arde nella grotta della Basilica della Natività, a Betlemme, quest’anno più che mai vuole illuminare nel segno della pace. A partire dal Medio Oriente, da dove a fatica è partita, riscaldando il cuore di tutti perché il mondo intero possa ritrovare la pace: in tutti quei luoghi di conflitto sparsi nel mondo, ma anche nella quotidianità di ciascuno.

L’iniziativa è stata organizzata come consueto dagli Scout adulti del Masci, che con costanza e dedizione si impegnano ogni anno a far giungere la “Luce della pace di Betlemme” sul territorio per accendere un contagioso diffondersi di luce che coinvolge parrocchie e gruppi, luoghi istituzionali, senza mai tralasciare i luoghi di sofferenza, come ospedali, case di riposo e di cura e raggiungendo anche chi è in carcere.

«Il bisogno di pace si sente ancora più forte in questi mesi – spiega Elisabetta Manni Rodini, responsabile della comunità Masci Cremona 1 –. Lo scout austriaco è riuscito anche quest’anno ad attingere alla fiamma a Betlemme». E prosegue: «La pace è un cammino complesso, complicato, non è una cosa che si risolve velocemente. Serve dialogo, serve che tutte le parti comunichino per un bene comune. La pace comincia da noi, comincia dalle piccole cose, dallo sforzo personale. Il nostro modello di riflessione deve fondarsi sulla riflessione e sul dialogo, che parte dalla propria casa, fino ad arrivare alla propria parrocchia e alla nostra comunità”.

“Fare Pace rende felici” è il motto che accompagna quest’anno la distribuzione della Luce della Pace di Betlemme. Un augurio che quest’anno è ancora più forte dopo un viaggio che ha condotto la luce anche in Italia attraversando due continenti, 10 Paesi, coprendo più di 3.700 chilometri. Un viaggio in Italia e nel resto d’Europa: il treno partito da Trieste ha raggiunto Milano e Bologna. Fra le tappe anche Brescia, dove gli scout del Masci Cremona1 e Cremona2 hanno attinto la fiamma per portarla all’ombra Torrazzo. Analogamente, da Treviglio, hanno fatto i gruppi Masci della Bergamasca, portando la fiamma anche alle comunità della Zona pastorale 1 della Diocesi.

«Costruire esempi di Pace in questo momento storico, in questo mondo che sembra aver perso questo valore, diventa un dovere, ma anche una gioia che porta serenità – spiegano dal Masci di Cremona –. È compito di tutti noi lavorare e difenderlo giorno dopo giorno».

Dopo un momento di raccoglimento e preghiera che si è tenuto nella chiesa di San Girolamo, la comunità scout si è spostata davanti alla Cattedrale, dove sotto la Bertazzola ha condiviso il prezioso dono che porta con sé il messaggio di pace e fratellanza del Vangelo a quanti volessero.

E a sancire inequivocabilmente il bisogno di pace, proprio in piazza del Comune, la Luce della pace di Betlemme ha incontrato la fiaccolata che, partita da Palazzo Cittanova è passando per le vie della città, è giunto fino al Duomo chiedendo pubblicamente l’immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

Il viaggio della Luce della pace di Betlemme nei prossimi giorni continuerà nelle comunità, nelle case e ovunque ci sia qualcuno pronto ad accoglierla, nei luoghi dove più c’è bisogno del calore e dell’amore del Signore, portando il più autentico segno del Natale.




«Facciamoli diventare grandi, insieme», a Castelleone con l’ACR i cuori di cioccolato della Campagna di Natale Telethon

“Facciamoli diventare grandi, insieme”. Non è solo uno slogan, ma un impegno. Per testimoniare e rinnovare ancora una volta le ragioni di una bella e feconda alleanza, quella tra Azione Cattolica e Fondazione Telethon; per promuovere e sostenere un bene comune come la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare; per dare speranza e futuro a tante persone di ogni età, in particolare ai tantissimi bambini e bambine e alle loro famiglie, aiutandoli a diventare grandi insieme.

Per il presidente nazionale AC Giuseppe Notarstefano: «Stare insieme è la strada migliore per costruire percorsi di fraternità e di amicizia sociale, di solidarietà per chi ha più bisogno. Stare insieme è importante per l’Azione Cattolica e per Telethon, ma credo sia importante per tutti. Stando insieme, infatti, si dà più forza all’abitare in profondità questo nostro tempo, con le sue criticità, le sue fatiche e i suoi drammi. Stare insieme aiuta a condividere la speranza, di cui tutti abbiamo bisogno, e a costruire un domani migliore e in salute per chi è in attesa di una cura».

Uno stare insieme che si fa impegno, dunque. Un impegno che anche per questo dicembre 2023 vede coinvolti in prima fila centinaia di giovani e adulti di Azione cattolica di tutta Italia, al fianco dei volontari Telethon per la Campagna di Natale e la distribuzione degli ormai famosi e golosi “Cuori di cioccolato”. Campagna iniziata domenica 10 dicembre e che proseguirà nelle piazze e nelle parrocchie e di tutta Italia sabato 16 e domenica 17 dicembre 2023.

Come sottolinea il presidente nazionale dell’Ac: «Le parrocchie sono il tessuto buono di questo nostro Paese. Rappresentano certo una dimensione del vivere la Chiesa, ma sono anche un luogo in cui si fa comunità, comunità civile; un luogo in cui si incontrano le persone e le loro vite, le loro fatiche quotidiane. Dunque anche il luogo più adatto dove farsi “costruttori di speranza». In questo senso, prosegue, «l’Azione cattolica, che è presente in oltre 5.000 parrocchie di Italia, volentieri si è fatta e continua a farsi tutti i giorni strumento di prossimità nei confronti di quanti hanno bisogno di non sentirsi abbandonati, delle famiglie più fragili; ma è anche, e con il rinnovato impegno di tanti nostri soci di Ac, uno strumento di sensibilizzazione nella comunità per il coinvolgimento di tutti a favore della ricerca contro le malattie genetiche rare».

In diocesi di Cremona l’Azione Cattolica di Castelleone ha aderito per il secondo anno consecutivo a questa iniziativa che ha visto educatori, adolescenti e ragazzi dell’ACR offrire il proprio tempo il pomeriggio e la sera del 12 dicembre, in piazza a Castelleone, durante il tradizionale mercatino di Santa Lucia. Anche per quest’anno si è scelto di scendere in piazza non per raccogliere fondi per le proprie attività associative, me per sostenere Telethon e la ricerca contro le malattie genetiche rare.

Durante il pomeriggio e la serata molte persone sono passate al gazebo per acquistare i cuori di cioccolato della campagna. Tutto il ricavato della vendita verrà devoluto a Fondazione Telethon.

«Riteniamo un fatto semplice, ma molto significativo – sottolineano dal Gruppo dell’Azione Cattolica di Castelleone – il fatto che i turni dalle 15 alle 22 li abbiano coperti i ragazzi dell’ACR, gli adolescenti del gruppo giovanissimi e i loro educatori, senza bisogno del supporto degli adulti. A loro va il ringraziamento per l’impegno profuso!».

È ancora possibile, per chi volesse, acquistare i pochi cuori di cioccolato rimasti contattando i referenti dell’AC di Castelleone. Per ulteriori informazioni sulla campagna o sui punti vendita presenti sul territorio diocesano si può consultare il sito di Fondazione Telethon: www.telethon.it.




Il Vescovo agli avvocati: «Date voce a chi non ne ha»

«Dio, nelle Scritture, non è sempre il vendicatore, è il Santo di Israele. È il portatore del cambiamento». Così il vescovo Antonio Napolioni nell’omelia durante la Messa celebrata per gli avvocati del Foro cremonese nel pomeriggio di giovedì 14 dicembre nella chiesa di Sant’Imerio, a Cremona. Parole suonate come un invito ai presenti perché possano essi stessi essere portatori del cambiamento. L’avvocato come il profeta, «che fa da portavoce a Dio e dà voce a chi non ne ha», ha sottolineato mons. Napolioni. «Proprio come il vostro servizio – ha proseguito – anche a fianco di chi non può permetterselo».

Ma qual è, dunque, il compito dell’avvocato? «Fare verità non solo perché dal cielo venga la giustizia, ma il giusto. Perché la presenza di Dio culmina nel Figlio suo, crocifisso, incarnato nell’umano e nelle nostre vicende». «E allora – ha concluso il Vescovo – anche noi possiamo partecipare nel suo essere giusto».

Occasione per esprimere gli auguri natalizi, l’Eucaristia è stata concelebrata da don Massimo Calvi, vicario generale della Diocesi di Cremona, canonista con specializzazione in Giurisprudenza, assistente spirituale a livello diocesano dell’associazione Giuristi cattolici italiani, insieme a mons. Carlo Rodolfi, canonico del Capitolo della Cattedrale e collaboratore dell’unità pastorale “Sant’Omobono”, di cui la parrocchia di Sant’Imerio fa parte.

Al termine della celebrazione ha preso la parola il presidente dell’Ordine degli avvocati di Cremona, Alessio Romanelli, che ha voluto ribadire che «il primo dovere è il rispetto della verità», ringraziato tutti i presenti e il vescovo e ricordando i colleghi deceduti nell’ultimo anno.

Ultimo atto è stato il momento informale di auguri di fronte al “Riposo nella fuga in Egitto”, opera di Luigi Miradori, detto “Il Genovesino”, custodita a Sant’Imerio. Un dipinto che raffigura, nascosta in secondo piano, anche la scena della strage degli innocenti che, purtroppo, rispecchia il buio del periodo attuale in alcune parti del mondo.




Lo riconobbero nello spezzare il pane: i catechisti della Zona 1 in preghiera all’inizio dell’Avvento

Lunedì 4 dicembre presso il Santuario di Caravaggio si è rinnovato il consueto appuntamento con i catechisti della Zona pastorale 1 per un intenso momento di riflessione e preghiera all’inizio dell’Avvento.

Nonostante il tempo non proprio clemente e i primi fiocchi di neve della stagione, sono stati numerosi i catechisti e gli operatori pastorali che hanno partecipato alla celebrazione preparata dalla Commissione Catechesi zonale. La veglia, presieduta dal vicario zonale mons. Giansante Fusar Imperatore e animata dal coro che settimanalmente anima l’adorazione eucaristica in basilica, ha avuto come filo conduttore una delle frasi conclusive del brano evangelico dei discepoli di Emmaus che accompagna l’anno pastorale: “Lo riconobbero nello spezzare il pane”. Ed è stata proprio la metafora del pane ad accompagnare, con parole e gesti, nello svolgimento della celebrazione, suddivisa in quattro momenti, ciascuno accompagnato da una lettura biblica e da uno spazio per la riflessione personale.

“Pane. Un alimento semplice. Pochi ingredienti: farina, acqua, lievito e un pizzico di sale. Gesti meccanici, ripetitivi, come la vita quotidiana per renderli un impasto uniforme. E poi il tempo. Tempo affinché questo poco, questo quotidiano sia attraversato dal fuoco della Grazia per divenire quel boccone croccante e gustoso, il cui profumo inebria e il cui sapore appaga. Un po’ quello che è avvenuto nella pienezza dei tempi quando il Figlio ha scelto la piccolezza della nostra umanità, l’umiltà delle periferie, affinché lo Spirito del Padre lo plasmasse ancor prima di quel segno ricevuto al Giordano e manifestato in pienezza nella tomba vuota.”

Quanto questo movimento, quello dell’Incarnazione, ricalchi anche la nostra esistenza, le nostre vite, lo si è provato a rappresentare attraverso la preghiera, gesti e simboli.

Anzitutto ponendo ai piedi del presbiterio la lanterna consegnata a ogni vicario zonale in Cattedrale, a Cremona, nella veglia di apertura dell’anno pastorale presieduta dal card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Segno della comunione della Chiesa diocesana.

Poi il segno visibile del primo momento è stata la farina (lo scarto) che è stata versata in una ciotola, passandola al setaccio per evidenziarne lo scarto, mentre risuonavano le parole del racconto della genealogia di Gesù dal Vangelo di Matteo (Mt. 1,1-17).

“Nella mietitura e nella lavorazione del grano si produce molto scarto rispetto alla quantità di farina che si ottiene. Eppure questo non spaventa l’agricoltore che sapientemente riconosce ciò che vale e lavora per ottenerlo. Nella nostra vita anche noi siamo chiamati a riconoscere come Dio sappia portare avanti la Storia della Salvezza… nonostante gli scarti!”.

Nel secondo momento segno visibile è stata l’acqua (il desiderio) che è stato versato nella ciotola con la farina, mentre veniva proposto il racconto di Luca sulla figura del Battista (Lc 3,7-14) .

In mezzo al poco della vita c’è qualcuno che, nonostante tutto, desidera. Guarda cioè il cielo, incrocia lo sguardo del Battista e cerca altrove ciò che non riesce a trovare e a darsi da sé.

Ma per fare in buon pane è necessario metterci il lievito (l’attesa), che è stato versato nella ciotola nel terzo momento ascoltando il racconto di Simeone dal Vangelo di Luca (Lc 2,25-35): “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua perché perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.

Particolarmente significativo è stato l’ultimo gesto quando, dopo aver aggiunto il sale (l’annuncio), tutti gli ingredianti – la farina, l’acqua, il lievito e il sale – sono stati mescolati, impastati, preparati per diventare pane, mentre risuonavano le parole del prologo del Vangelo di Giovanni (Gv.  1.1,18): “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

“E dopo l’attesa, ecco che vediamo concretizzato ciò a cui abbiamo aspirato e il sapore  prende la forma dell’annuncio. Un pane senza sale è un pane insipido, il mistero dell’incarnazione va letto come un tutt’uno con il mistero della redenzione”.

Le offerte raccolte nella veglia di preghiera sono state destinate alla Custodia Francescana di Terra Santa per sostenere le comunità cristiane e le opere segno che queste mettono a servizio di tutti nella terra del Santo, in un momento così difficile della storia contemporanea.

Altri due gesti significati hanno caratterizzato la serata: un rappresentante per ogni  comunità parrocchiale ha ricevuto una ostia magna da portare in parrocchia con l’invito ad utilizzarla durante la celebrazione dell’Eucarestia nella notte di Natale. Le stesse sono state fatte pervenire anche alle comunità delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda e del Santuario di S. Maria del Fonte, due luoghi simbolo della zona pastorale 1. Queste ostie sono state prodotte da alcuni detenuti nel carcere di Opera all’interno del progetto “Il senso del pane”.

All’uscita dalla basilica ad ogni partecipante sono stati consegnati due piccoli pani: uno per sé e uno da donare, con l’invito di mangiarlo, nutrirsene, perché la vita spirituale, anche attraverso un piccolo segno, rimandi alla vita tutta intera, incarnata anche nei bisogni (quello del nutrimento) del quotidiano.

Anche l’impasto preparato nel momento della preghiera con farina, acqua, sale e lievito, non è andato sprecato: dopo il necessario tempo di attesa per la lievitazione è diventato pane buono, profumato, fresco, fragrante, pane che nutre, sfama, consola, pane da spezzare, dividere, condividere.

Mariangela Tomasi




Papa Francesco all’Unitalsi: «Non stancatevi di andare controcorrente in un mondo che emargina e scarta»

«Non stancatevi di andare controcorrente in un mondo che, in nome del benessere e dell’efficienza a tutti i costi, emargina e scarta”. Lo ha detto il Papa, ricevendo in udienza, in Aula Paolo VI, nella mattinata di giovedì 14 dicembre, i volontari degli ammalati dell’Unitalsi. L’occasione è il 120° di fondazione dell’Unitalsi, celebrato nelle scorse settimane con la peregrinatio della statua della Madonna di Lourdes nelle varie parti d’Italia, facendo tappa il 18 e il 19 novembre anche al Santuario di Caravaggio.

Presente in Vaticano, insieme alla folta rappresentanza lombarda con circa 400 volontari, anche una quarantina tra dame e barellieri della Sottosezione di Cremona con il presidente Tiziano Guarneri, insieme ad alcuni malati e amici dell’associazione.

«Anche oggi i pellegrinaggi che organizzate – ha detto Papa Francesco ai numerosi presenti in Aula Paolo VI – sono un balsamo per le ferite di tante persone con disabilità, malate, anziane o bisognose di aiuto, che accompagnate a Lourdes e negli altri principali santuari italiani ed esteri». E ha aggiunto: «Sono viaggi per la vita, viaggi di guarigione – in diverse dimensioni –, che promuovono la dignità di ogni esistenza umana, soprattutto segnata dalla malattia, dalla fragilità e dalla sofferenza. Nei pellegrini – come siamo tutti noi in questo mondo – si riflette il volto di Cristo, che ha preso su di sé le nostre infermità per impregnarle con la forza della Risurrezione».

«L’esperienza del pellegrinaggio – ha sottolineato il Pontefice – ha in sé i valori dell’accoglienza, dell’ospitalità, della solidarietà, e nelle vostre iniziative mette sulla stessa strada persone sane e malate, anziani e giovani, consacrati e laici». «Così diventa segno vivo di una Chiesa che cammina insieme, che supporta chi non ce la fa e che non vuole lasciare indietro nessuno. È immagine della Chiesa ospedale da campo che, come il buon Samaritano, si accosta con compassione e fascia le ferite versandovi olio e vino. Tutto in silenzio e con discrezione, perché davanti alla sofferenza le parole devono lasciare spazio alla vicinanza e ai gesti di tenerezza».

«Mi raccomando: sia sempre questo il vostro stile!», l’appello del Papa. «La vostra associazione, diffusa e radicata in modo capillare nel territorio italiano, assicura un punto di riferimento per le famiglie e le comunità, svolgendo una funzione di presidio per la vita nella fragilità. Allo stesso tempo, svolge un’opera di evangelizzazione e di apostolato».

«In questo anniversario – ha ricordato ancora Francesco – avete voluto che l’effige della Madonna di Lourdes visitasse l’Italia, con una peregrinatio attraverso le vostre Sezioni locali, coinvolgendo migliaia di persone, nelle chiese, negli ospedali, nelle case di riposo e di accoglienza, nelle carceri. E oggi è arrivata anche qui. Vi ringrazio tanto!».

 

La Vergine di Lourdes pellegrina a Caravaggio: nel suo volto la gioia del Paradiso

Il vescovo Napolioni per i 120 anni dell’Unitalsi: «Un motore di carità, di condivisione, che fa bene a tutti»




Contributo di 10mila euro per un progetto di valorizzazione inclusiva per l’Oratorio della Beata Vergine Assunta di Calvenzano

 

Soltanto pochi giorni fa il Vescovo di Cremona, mons. Napolioni, ha fatto visita all’Oratorio della Beata Vergine Assunta di Calvenzano (LEGGI QUI), in occasione dei 400 anni dalla conclusione del ciclo di affreschi dipinti da Tommaso Pombioli nella bellissima chiesetta nota anche come Madonna dei Campi, custodita oggi dal locale gruppo alpini. E proprio all’indomani delle celebrazioni, come un regalo di compleanno, per l’Oratorio arriva la notizia di un importante finanziamento che viene riconosciuto al piccolo scrigno nelle campagne bergamasche, grazie ad un progetto di valorizzazione premiato dal Fondo ambiente italiano e da Intesa Sanpaolo.

Il progetto rientra tra i 23 progetti finanziati nell’ambito dell’11° censimento de “I Luoghi del Cuore” per interventi di restauro e attività di valorizzazione e riceverà un contributo di 10mila euro. «È stato richiesto – si legge nella nota ufficiale pubblicata dal Fai – dalla Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo Apostoli di Calvenzano e renderà il luogo accessibile ad un ampio pubblico con la creazione di percorsi di visita inclusivi, integrati con quello tradizionale, adatti a persone con diversabilità cognitive e/o intellettive anche complesse. Nello specifico verranno realizzati un herbarium e un olfattorium ispirati alle piante presenti nel Boscospino e rievocativi dei cicli pittorici; un Modellino 3D del bene su supporto mobile; pannelli mobili con gli affreschi in rilievo, le traduzioni in braille e in Comunicazione Aumentativa Alternativa; tablet con video LIS per non udenti, audioguida con musiche ispirate agli affreschi e racconti brevi per i più piccoli.

Soddisfazione anche in diocesi, espressa dalle parole dell’incaricato per i Beni culturali, don Gianluca Gaiardi: «Questo riconoscimento – commenta – è frutto della bella collaborazione tra realtà locali: parrocchia, amministrazione comunale, volontariati (alpini e Fai) e tante persone che hanno a cuore un luogo così significativo e carico di fede, spiritualità e cultura. Da parte della diocesi c’è la massima disponibilità per promuovere e accompagnare questi percorsi virtuosi che devono fare scuola per tante altre piccole realtà. Non è vero che sono sempre i soliti ad ottenere, è la forza della collaborazione e la determinazione nel crederci che portano ad ottenere buoni risultati. Mi auguro che anche tante altre piccole realtà, diffuse sul territorio diocesano, in situazioni simili, ma geograficamente distanti, possano essere spronate a realizzare progetti simili».

Idee nuove e creative, dunque, per far conoscere, valorizzare e promuovere, oltre che a tutelare e conservare: «Anche con fondazione Cariplo – aggiunge in merito don Gaiardi –  a livello regionale e diocesano, stiamo proprio pensando e progettando percorsi sulle vie del sacro che aiutino a mantenere accesa la luce su luoghi che potrebbero sembrare marginali, ma che hanno molto da raccontare sul piano della spiritualità e dell’arte. Pensiamo a piccole chiese campestri, magari in prossimità di piste ciclopedonali o comunque inserite in percorsi turistici, che potrebbero essere riaperte al pubblico con piccoli accorgimenti».

 

Calvenzano in festa con il Vescovo per i 400 anni del ciclo di affreschi di Tommaso Pombioli nell’Oratorio dell’Assunta

 




Visitare luoghi belli in compagnia: prosegue il progetto “Anziani custodi di speranza” di Caritas Cremonese

Che sia a Cremona, a Casalmaggiore o a Vailate, cambiano le persone, ma non cambia il senso: visitare luoghi belli in compagnia, per sentirsi meno soli. Proseguono le iniziative del progetto “Anziani custodi di speranza” di Caritas Cremonese, supportato all’interno della co-progettazione tra Caritas Italiana e Intesa San Paolo con l’obiettivo di creare una rete solidale per la terza età sui territori diocesani. Accanto alle azioni di consegna domenicale dei pasti a domicilio nel periodo di Avvento e al raccordo con le assistenti familiari, sono entrate nel vivo le iniziative di animazione e aggregazione. 

In zona pastorale 3, ad esempio, è stato coinvolto il “Gruppo incontro” che fa riferimento alle parrocchie di San Bernardo e Borgo Loreto. Da alcuni anni il gruppo, composto da oltre una decina di anziani, guidati da don Vilmo Realini, si ritrova ogni mercoledì pomeriggio in oratorio per stare insieme, condividendo buone chiacchiere e qualche preghiera. All’interno del progetto “Anziani custodi di speranza”, il “Gruppo incontro” ha visitato il Museo Archeologico e il Museo del Violino di Cremona.

«Al Museo Archeologico – racconta una delle anziane coinvolte – una appassionata e preparatissima guida con le sue spiegazioni ci ha portato nella Cremona Romana e ha risposto alle nostre domande. Al Museo del Violino abbiamo apprezzato le meravigliose opere esposte dei nostri liutai così ben illustrate dalla guida: il tutto ci ha emozionato e affascinato».

Al termine delle due visite, gli anziani sono stati ospitati nella sede di Caritas Cremonese, in Casa dell’Accoglienza, per una merenda preceduta da una descrizione della Casa, una riflessione su vecchie e nuove povertà e una preghiera insieme.

«Grazie di cuore alla Caritas e ai nostri sacerdoti che per i prossimi mesi hanno già organizzato altre iniziative che ci offrono anche l’occasione di conoscere persone di altre parrocchie della città e di continuare il cammino iniziato e vissuto con grande entusiasmo da parte di tutti», il commento di un’altra signora del “Gruppo incontro”.

Grande entusiasmo anche a Casalmaggiore dove, in collaborazione con la Cooperativa Nazareth, il centro diurno della Casa di riposo Busi, il Centro sociale Primavera e alcune professoresse e studentesse del Polo Romani, alla presenza di don Claudio Rubagotti, si sono radunate oltre 45 persone anziane per un pomeriggio di cultura e di socializzazione. Hanno visitato in piccoli gruppi il Duomo di Santo Stefano, il Palazzo Abbaziale e la Biblioteca. Al termine, merenda in musica al Centro Primavera con il gruppo Los Caballeros.

Per Vailate la gita a Cremona con visita al Museo Diocesano, l’eroica salita al Torrazzo e la merenda insieme presso la Caritas diocesana è stata una delle iniziative di un percorso di gruppo che ha realizzato anche laboratori di decorazioni natalizie, tombolate, visite a mostre e iniziative locali, come l’esposizione di presepi e pomeriggi musicali. Tra le proposte anche il pranzo condiviso con ospite un esperto di vini e il “Caffè di compleanno”, un’occasione mensile per ritrovarsi e festeggiare le persone che compiono gli anni in quel mese. «Siamo tornati a Vailate soddisfatti – il commento di una partecipante dopo la trasferta a Cremona – con nel cuore tanta dolce serenità e un grazie al nostro Signore Gesù».

«I nonni e gli anziani sono il pane che alimenta le nostre vite, sono saggezza nascosta di un popolo, custodi di speranza»

ricorda Papa Francesco.

E proprio per questi “custodi di speranza” vengono realizzate queste iniziative: momenti di gioiosa serenità che alimentano l’interesse per la cultura e per il bello che apre mente e cuore e aiutano a coltivare relazioni buone per sentirsi ancora vivi e protagonisti di questo nostro mondo che ha ancora tanto bisogno della loro saggezza, della loro delicatezza, del loro prezioso contributo alla comunità.