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Giornata del Seminario: Chiamati, mandati!

La Comunità dei Seminaristi al completo, di seguito il messaggio scritto per l’occasione dal vescovo Antonio Napolioni

In un anno pastorale dedicato particolarmente all’ascolto dei giovani è bello celebrare l’annuale giornata del Seminario in questa luce. Riascoltiamo le parole di Papa Francesco quando, scrivendo a tutti i giovani il 13 gennaio 2017, in vista del Sinodo dei Vescovi, si chiedeva: “Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa voleva dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova”. In questa giornata particolare vorrei fare attenta la comunità diocesana su due spunti.

Rispondere insieme

è importante che il Seminario abbia l’attenzione del presbiterio, soprattutto nei suoi momenti significativi, nelle tappe che rendono via via i seminaristi non “giovanotti laureati”, ma pastori secondo il cuore di Dio. Questo cammino sarà possibile solamente attraverso l’ascolto della Parola, la condivisione delle risorse umane e spirituali, l’esperienza pastorale come buona pratica per crescere nell’umanità e nelle relazioni. Chi entra in Seminario “non scappa e non fugge”. Al contrario, diventa consapevole di abitare la storia e il mondo, in un presbiterio col suo Vescovo, il cui cuore batte in sintonia col sentire della Chiesa universale.

Se un giovane, oggi, vuole compiere una scelta non la compie da solo. Ha bisogno di fratelli e sorelle che lo aiutino, prima, a fare il passo e, dopo l’ordinazione, ha ancora più bisogno di un presbiterio che condivida e sostenga quella scelta, la aiuti fraternamente a crescere, infondendo coraggio, con una buona dose di amicizia.

Essere autentici

Invito i seminaristi a essere liberi, accoglienti, gioiosi, autentici. Capaci di rapporti umani veri. Invito la comunità diocesana a pregare per questo. La nostra Chiesa ha bisogno di giovani, oggi, capaci di compiere il loro cammino in spirito di fraternità perché siano, domani, preti che profumano di autentica bellezza, quella di Gesù di Nazareth. Voi non vi siete scelti, non avete scelto i vostri educatori e i vostri compagni di viaggio. Eppure siete chiamati ad abitare il Seminario, la vostra casa, da fratelli, pur nella diversità delle idee, dei caratteri e delle storie. Abituatevi a pregare, pensare, agire e verificarvi insieme. In modo sinodale. E, poi, non perdete questa buona abitudine.

L’augurio che la nostra Chiesa vi fa – insieme all’invito a tutti i giovani perché dicano “sì” al Signore della vita – è che non sopprimiate mai il desiderio di camminare, di formarvi e imparare. Non vi chiedo di essere perfetti, ma giovani che non si siedono, camminano in umiltà, sono consapevoli che è necessario e bello farsi accompagnare.

In quest’ottica di speranza e facendo la nostra parte con serietà, sappiamo che Dio non farà mancare pastori secondo il suo cuore. Sapendo, al contempo, che non dovranno mancare giovani generosi che dicano “Eccomi” con la loro freschezza e semplicità. Per questo preghiamo, accompagniamo il Seminario, viviamo con stupore la grande gioia del Vangelo.

+ Antonio Napolioni, vescovo

Locandina della Giornata




Messa del Vescovo Antonio a Lodi per l’apertura dell’anno accademico degli studi teologici

Lunedì 19 settembre, con una solenne celebrazione eucaristica, ha avuto inizio il nuovo anno accedemico degli Studi teologici Riuniti dei Seminari di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano. A presiedere l’Eucarestia, concelebrata dai Vescovi delle quattro diocesi che compongono lo studio teologico, dagli educatori dei rispettivi Seminari e da moltissimi docenti, è stato mons. Napolioni.

All’inizio della celebrazione, il vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti, ha rivolto alcune parole di benvenuto al confratello cremonese che per la prima volta ha presieduto l’Eucarestia in questa occasione. Nella sua omelia il vescovo Antonio, riprendendo la pagina del Vangelo di Luca proclamata poco prima, ha sottolineato in particolare il valore dell’ascolto. Un ascolto che, ha affermato mons. Napolioni, costituisce «la porta d’ingresso per una relazione vera tra le persone», ma che deve rivolgersi anche alla Parola di Dio, soprattutto per coloro che si preparano al sacerdozio. Essere «uditori della Parola», ha affermato il Vescovo, è infatti la caratteristica di ogni credente.

Proseguendo nella sua omelia, il presule ha messo in guardia dai rischi derivanti da un ascolto superficiale, distratto. L’ascolto può essere infatti viziato dalle paure, dalle conflittualità, dall’invidia, dalla mancanza di pace con gli altri e con se stessi. Per evitare questi rischi occorre anzitutto, ha affermato il presule «un silenzio, un rispetto dell’altro, occorre che vi sia un ascolto che permetta alla Parola di rimanere se stessa». È necessario, ha proseguito, che vi sia un cuore che «si apra ad un Tu che ci viene avanti»; ascoltando l’altro infatti è possibile che anche colui che ascolta cresca e venga plasmato all’interno della relazione. Il Signore ha scelto proprio questo per ciascun credente che, dopo aver ascoltato ed essersi lasciato addomesticare dalla Parola, può aprirsi alla missione, accompagnato da «una luce che brilla» e che non può essere sostituita da invenzioni dell’uomo. Concludendo la sua riflessione il vescovo ha indicato Maria come modello di creatura che ha fatto dell’ascolto il centro della propria esistenza. Infine l’augurio a ciascuno dei presenti perchè «brilli di ciò che ha ascoltato ed ha accolto nel profondo del cuore».

All’Eucaristia ha fatto seguito un pranzo a cui hanno preso parte i Vescovi, il corpo docente e tutti i seminaristi che compongono lo studentato teologico. Le lezioni degli Studi Teologici Riuniti, ferquentate dai nostri seminaristi diocesani,  hanno avuto inizio il giorno successivo, martedì 20 settembre, presso il Seminario di Lodi.




Il Seminario saluta e ringrazia don Enrico

Si è svolto nella serata di mercoledì 14 settembre il saluto, da parte della comunità del Seminario, a don Enrico.

Alle 18.30 ha avuto inizio la celebrazione eucaristica, presieduta dal novello parroco di Cristo Re, che è stata l’occasione per ringraziare il Signore per il ministero di don Enrico. All’inizio della Messa è stato proprio il rettore uscente a ricordarlo, sottolineando la centralità di Dio, il quale dà senso ad ogni servizio a cui siamo chiamati.

Subito dopo è stato don Marco D’Agostino a rivolgere il proprio saluto a don Trevisi e, raccogliendo il testimone del suo predecessore, lo ha ringraziato per la passione e l’entusiasmo che ha sempre manifestato in seminario, sia con i seminaristi, sia con volontari, dipendenti e studenti del Liceo Vida.

Alla Messa erano presenti anche numerosi sacerdoti del clero cremonese, che hanno voluto partecipare alla celebrazione per salutare don Enrico ed accompagnarlo verso il suo nuovo incarico.

Proprio in questo senso è stata organizzata la serata che ha fatto seguito alla celebrazione eucaristica del pomeriggio. Dopo la cena, infatti, alla quale erano presenti circa centocinquanta tra amici, dipendenti, volontari e familiari dell’ex rettore, i seminaristi hanno organizzato un momento di festa per “celebrare” il don Enrico rettore e per augurargli il meglio in vista del suo nuovo incarico.

Uno sguardo al passato, quindi, e uno al futuro. Così è stato salutato don Enrico e così è stato accolto don Marco.

Ad entrambi, l’augurio per un ministero gioioso e fecondo.




Il Seminario a casa del vescovo Antonio

Sono state le Marche la meta della tradizionale vacanza estiva della comunità del Seminario ad inizio del mese di agosto. I futuri sacerdoti, accompagnati dal vescovo Antonio e dagli educatori don Trevisi, don Margini e don D’Agostino, sono partiti da Cremona giovedì 4 alla volta di Pievebovigliana, piccola località nel cuore dell’entroterra marchigiano, luogo d’origine della famiglia di mons. Napolioni. La prima giornata è stata caratterizzata proprio dalla visita all’antico borgo e, in particolare, alla pieve, che conserva un’antica cripta romanica risalente al dodicesimo secolo.

Nelle giornate successive i seminaristi e  formatori hanno potuto apprezzare le bellezze artistiche e paesaggistiche delle colline marchigiane. La città di Camerino con la cattedrale, il palazzo ducale, la chiesa di San Venanzio, la città di San Severino, le Grotte di Frasassi sono state solo alcune delle tante località visitate nel corso della settimana di vacanza. Proprio a San Severino mons. Napolioni ha presieduto domenica 7 agosto una celebrazione eucaristica insieme alla comunità parrocchiale che ha servito fino al gennaio scorso. Non sono mancate inoltre delle uscite sui monti Sibillini: dopo qualche ora di cammino sono state raggiunte le cime del monte Bove e del monte Porche, dove si è potuto gustare dall’alto la bellezza del paesaggio.

Le giornate sono anche state caratterizzate da alcuni momenti di preghiera e di spiritualità. Da sottolineare l’incontro e la preghiera serale con la comunità monastica delle Sorelle povere di Santa Chiara a San Severino Marche o la mattinata di ritiro presso il santuario di Macereto: tutte occasioni preziose per tornare a riflettere sulla chiamata alla sequela del Signore Gesù sulla via del sacerdozio.

La vacanza è terminata con la Messa solenne insieme alla comunità delle clarisse di San Severino nel giorno della festa di Santa Chiara, fondatrice dell’ordine. In questa occasione mons. Napolioni ha richiamato nella sua omelia la “chiarezza” di Santa Chiara, additandola come modello di autentica vita cristiana.

Questi giorni di risposo, ma anche di conoscenza delle bellezze artistiche e paesaggistiche di questo lembo di Italia hanno permesso ai seminaristi di rinsaldare ancora di più il legame con il vescovo Antonio, andando alla scoperta delle sue origini, dei luoghi e delle comunità che lo hanno visto ragazzo prima e giovane prete poi.

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Adorazione cittadina degli adolescenti della città col vescovo Antonio

«Spero che i vostri don non vi abbiano invitato all’appuntamento di stasera dicendovi: andiamo a fare l’Adorazione Vocazionale Cittadina. Per di più in Seminario. Sa di trappola, sareste scappati tutti».  E invece no. Non sono scappati gli adolescenti della Città. Oltre sessanta ragazzi e ragazze degli oratori cittadini che  prima di intraprendere l’esperienza estiva del Grest, al termine del cammino di catechesi durato tutto l’anno, hanno sostato in preghiera davanti all’Eucaristia.

Parole che escono dagli schemi quelle pronunciate del vescovo Antonio. Un dialogo appassionato, ricco di pro-vocazioni.  In primo luogo ha invitato i ragazzi a prendere consapevolezza che anche loro “sono” la città. Una città che non ha nulla da invidiare alle altre, nella quale è possibile costruire relazioni autentiche e coinvolgenti.  Il Vescovo ha poi suggerito ai giovani di riflettere sul termine “vocazionale”. Anche nella città di Cremona c’è una “voce” in circolo, quella del Signore che chiama. Che non ha lo superficialità  delle chiacchiere ma lo spessore dell’Amore vero. La vera adorazione è quella del Signore nei nostri confronti. Egli si muove liberamente nella nostra città e incontrandoci ci dice: «Ti adoro!». Non è mancata nella serata la testimonianza vocazionale di un seminarista, nonché il tempo per un confronto personale con uno dei diversi sacerdoti presenti.

Quello di giovedì 5 maggio è stato il secondo appuntamento di preghiera per gli adolescenti in compagnia di mons. Napolioni. Il primo aveva aperto il cammino quaresimale con la via crucis dalla casa circondariale di via Cà del ferro. Desideri di condivisione che dicono la bellezza della comunione ecclesiale.  Alla scoperta della propria vocazione nelle pieghe della storia  e della nostra società.

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Il vescovo Antonio: «La veglia per le vocazioni è solo cominciata. Ognuno vegli sulla propria chiamata e quella degli altri»

In preparazione alla 53esima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebrerà il 17 aprile nella IV domenica di Pasqua, la sera di venerdì 15 aprile a Soresina il vescovo Napolioni ha presieduto la veglia diocesana per le vocazioni. Una serata di riflessione, preghiera, adorazione e riconciliazione quella che si è svolta presso la chiesa monastica della Visitazione, insieme alla comunità claustrale che nei prossimi giorni festeggerà i 200 anni di presenza in città.

La veglia, organizzata dal Centro diocesano vocazioni, diretto da don Marco D’Agostino, insieme agli studenti di Teologia del Seminario diocesano, è stata animata con il canto dai cori parrocchiali “Psallentes” e “Flauti nel vento” diretti dal maestro Alessandro Manara.

Gremita in ogni sua parte la chiesa della Visitazione tanto che lo stesso Vescovo ha chiamato a prendere posto in presbiterio i numerosi giovani presenti, per lasciare liberi alcuni spazi nella navata centrale e negli altari laterali per coloro che non erano neppure riusciti a entrare in chiesa.

Accanto a mons. Napolioni il diacono don Francesco Gandioli, che a giugno sarà ordinato sacerdote, e i seminaristi Alberto Bigatti e Arrigo Duranti.

La preghiera, iniziata con le richieste di perdono, è proseguita con l’esposizione del Santissimo Sacramento. Quindi, dopo il Vangelo, ha preso la parola il Vescovo, che ha aiutato tutti i presenti a ritrovare il giusto clima di contemplazione.

«Lasciate che questo cibo ci nutra a lungo», ha auspicato il Vescovo, che subito ha precisato: «Guardate Lui mentre io parlo e chiedetegli che parli Lui». Quindi riprendendo l’incipit del brano evangelico – «Le mie pecore ascoltano la mia voce» – ha guardato alle tante voci che circondano la vita e l’interiorità di ciascuno, interrogandosi se siano voci di una Babele o di Pentecoste. Poi si è soffermato sul bisogno di «sentirsi riconosciuto», grazie a «quel nome che solo Lui sa pronunciare così» e nel quale ognuno si sente libero. «Ciascuno di noi – ha detto ancora – dica: sono chiamato da Te!». Un bisogno profondo che solo Dio sa saziare, dando la consolazione della sicurezza di non essere perduti in eterno. «Ci interessa la vocazione di ciascuno – ha quindi concluso – e ci interessa la vocazione di tutti. Ci interessa essere Chiesa: convocazione, comunione di chiamati, non di spettatori»

Mentre l’adorazione è proseguita, il Vescovo e gli altri sacerdoti presenti si sono resi disponibili per un momento di confronto personale o per celebrare il sacramento della Riconcilazione. Un’opportunità che tanti dei presenti – giovani e meno giovani – hanno voluto sfruttare.

Al termine della veglia, dopo il saluto del parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, che ha ricordato i 200 anni del Monastero della Visitazione, il Vescovo ha rivolto a tutti i presenti un ultimo richiamo, con un preciso invito: «La veglia per le vocazioni – ha detto – è solo cominciata. Da adesso in avanti ognuno vegli sulla propria vocazione e quella degli altri: il marito quella della moglie e la moglie quella del marito, i preti quella dei preti vicini. E chi non ce l’ha ancora vegli per trovarla: occhi e orecchie aperti! Perché il Signore passa e dona il centuplo di quello che voi desiderate».

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La Giornata per le vocazioni 2016:




“Scegliere per capire”: dal 3 al 5 gennaio in Seminario una due-giorni dedicata al tema della scelta

“Scegliere per capire”: questo il titolo dell’iniziativa proposta dal Centro diocesano vocazioni per i ragazzi che stanno affrontando l’ultimo anno delle scuole superiori e che, a breve, si troveranno davanti alla necessità di fare una scelta grande e importante. Si tratta di una due-giorni, in agenda dal 3 al 5 gennaio, incentrata proprio sul tema della scelta.

I ragazzi sono attesi per le ore 19 di domenica 3 gennaio in Seminario. La recita comunitaria del Vespro darà inizio a questa esperienza spirituale. Nella giornata di lunedì 4 proseguiranno le attività con un momento di ritiro che si concluderà con la celebrazione comunitaria della Messa. Infine, nella mattinata del 5 gennaio ci sarà spazio per un momento di condivisione dei sentimenti e delle riflessioni maturate in ciascuno.




Giornata del Seminario 2016: «Beato chi risponde»

Domenica 13 dicembre, terza di Avvento, si celebra la Giornata diocesana del Seminario che quest’anno ha come tema “Beato chi risponde”. Per l’occasione il vescovo Dante ha scritto un messaggio nel quale si rivolge direttamente ai giovani: «Chi ti chiama – scrive – non è uno sprovveduto che non ti conosce, né un imboni­tore che poi ti pianta in asso. È Dio, ed è Padre». E ancora: «la tua risposta conferma una scelta già fatta: quella di se­guire Gesù, che non è per te un estraneo: già lo conosci perché da tempo sei suo discepolo». Attualmente si preparano al presbiterato 12 giovani: 9 cremonesi, uno della diocesi di Fidenza e due del Togo. Due ragazzi frequentano la classe propedeutica (Michele Gardani di Sant’Ambrogio in Cremona e Guglielmo Tarcisio Paloschi di Caravaggio), tre la prima teologia (Andrea Bassani di Sant’Abbondio in Cremona, Alberto Bigatti di Casirate d’Adda, Francesco Tassi di Sant’Agata in Cremona), uno la seconda teologia (William Dalè di Soncino), due la terza (Arrigo Duranti di Soncino e Francesco Mazza di Busseto in diocesi di Fidenza), due la quarta (i religiosi togolesi Richard Aglah e Justin Messanvi), uno la quinta (Nicola Premoli di Covo) e uno la sesta, il diacono, prossimo al presbiterato, don Francesco Gandioli di Gallignano. A guidare la formazione ci sono il rettore don Enrico Trevisi, il vice don Marco D’Agostino e il direttore spirituale don Primo Margini. A don  Trevisi abbiamo rivolto alcune domande.

Don Trevisi il tema di questa giornata del Seminario 2015 è “beato chi risponde”, chiaro il legame all’anno oratoriano e alla prossima gmg di Cracovia. Qual è il messaggio fondamentale che volete trasmettere?
«Il Vangelo apre a un’esistenza beata, felice. Chi risponde si immette nella prospettiva di una vita piena, nella felicità di chi vive in Dio e nel suo amore. I frutti dello Spirito santo sono mitezza, gioia, pace, bontà, amore… e anche dominio di sé, pazienza, benevolenza. Una vita di relazioni belle. Rispondere a Dio, accogliere e vivere i doni dello Spirito certamente immette in una prospettiva controcorrente, vorrei dire originale, fuori moda. Beato è chi tra tutti i rumori sa distinguere la voce di Dio, sa restare in ascolto della sua Parola, e infine sa rispondere con disponibilità al Signore che ci ama. Beato è chi sa rispondere con amore a quel Dio che lo ama, fino a diventare Misericordiosi come il Padre

Come si può, concretamente, aiutare il Seminario?
«Non ho nulla di nuovo da dire. Pregare il Padrone della Messe che mandi molti operai è il primo compito di ogni comunità cristiana, di ogni famiglia, di ogni genitore. Moltiplichiamo la preghiera e coinvolgiamo giovani, adulti e anziani in questa azione. La preghiera muove poi all’educazione: c’è l’urgenza di educare a mettersi in ascolto di Dio, ad avere una vita interiore nella quale discernere i desideri belli ed esercitarsi ad avere coraggio, forza, docilità per una vita in cui il primo obiettivo è imparare l’amore vero. Ogni azione educativa in famiglia e in oratorio in cui si impara a ricercare il vero, il bello, l’amore diventa un aiuto a sintonizzarsi sulle frequenze di Dio. Non di una religiosità qualsiasi ma nell’incontro con Dio che si rivela in Gesù Cristo, il Volto della Misericordia di Dio. Certamente c’è poi anche l’aiuto pratico, la carità. Grazie di cuore per la generosità che ci consente di proseguire nelle nostre attività di Seminario: usufruiamo di tanti valenti volontari, di tante persone che ci ricordano con offerte e qualcuno anche con lasciti testamentari. Grazie per le tante preghiere che ci spronano a proseguire».

Quali strumenti avete messo in campo per la Giornata?
«Anzitutto ci mettiamo in gioco noi, seminaristi e sacerdoti. Poi c’è il nostro periodico “Chiesa in cammino” che può essere ricevuto a casa. Ne abbiamo predisposto anche un’edizione apposita per la Giornate del seminario. Ci sono proposte di preghiera, sussidi per l’animazione liturgica».

La giornata si può celebrare anche in un’altra domenica dell’anno, che servizi d’animazione offrite alle parrocchie?
La Giornata del Seminario è sempre fissata per la III domenica di Avvento, ma può essere spostata in altro periodo appropriato secondo le esigenze delle singole comunità. Abbiamo cercato di far avere in ogni parrocchia materiale apposito e anche dal portale della diocesi sarà possibile scaricare gli agili strumenti di animazione liturgica».

Quest’anno sono entrati due seminaristi, in prima teologia ce ne sono tre, possiamo dire che c’è una timida ripresa?
«Siamo nella mani di Dio. Certamente il desiderio di una vita piena come sacerdoti/pastori riempie il cuore di alcuni giovani. Talvolta risultano essere impauriti o frenati da un contesto che sembra dissuadere dai desideri belli. Penso che la comunità cristiana, i genitori, i sacerdoti debbono accompagnare e incoraggiare i giovani nella libertà di rispondere a Dio. Guai a chi li imprigiona nelle paure e negli idoli».

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C’è un invito che volete fare alle famiglie della diocesi?
«Ogni genitore davanti a Dio si è impegnato ad aiutare i propri figli ad ascoltare il Vangelo, a cogliere la vita come risposta d’amore alla Misericordia di Dio. In ogni famiglia, con l’esempio reciproco, ci si dovrebbe aiutare a cogliere l’esistenza come vocazione, cioè come ricerca della propria originale e libera risposta all’amore di Dio. La fede non come un insieme di doveri o come una gabbia o come un’ideologia ma come personale risposta a un Dio che parla a ciascuno. Un bel compito, certamente…»

Il Seminario è stata una delle prime realtà diocesane ad incontrare il nuovo vescovo Antonio. Che impressione vi ha fatto? Che cosa vi ha colpito di più di quanto vi ha detto?
«Tutti siamo stati immediatamente coinvolti nella sua cordialità e nel suo dialogo franco e diretto. Riporto solo questo primo approccio. Arrivato insieme al Vescovo Dante quando la comunità era riunita per la celebrazione dei Vespri, si è messo in fondo alla nostra piccola assemblea, mentre il Vescovo Dante si era inserito nel primo banco. Terminati i Vespri, nel suo primo saluto ai seminaristi ha ripreso l’immagine di papa Francesco: il Vescovo che come pastore deve stare davanti al gregge, in fondo al gregge ma anche in mezzo al gregge. E con simpatia faceva notare il Vescovo Dante davanti, il Vescovo eletto in fondo e in mezzo (cioè i seminaristi) tanti futuri Vescovi, meglio pezzetti di Vescovo, collaboratori del Vescovo e sua presenza in mezzo alle comunità cristiane. Un’immagine che subito ha creato comunione e simpatia».

Leggi il messaggio del vescovo Dante

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Scarica l’animazione liturgica della Messa

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L’incontro del vescovo eletto Antonio con la comunità del Seminario

La prima giornata cremonese di mons. Napolioni si è conclusa in Seminario con un intenso quanto informale incontro con la comunità guidata dal rettore don Enrico Trevisi. Il vescovo eletto di Cremona era accompagnato da mons. Lafranconi, dal vicario generale mons. Mario Marchesi, dall’economo diocesano mons. Carlo Abbiati e dal segretario-cerimoniere don Flavio Meani. Don Antonio, come ama farsi chiamare, ha partecipato anzitutto al canto del vespro e, al termine, insieme al suo predecessore ha impartito la benedizione.

Nel suo breve saluto ricordando di essere stato per 5 anni vicerettore e poi per 12 anni rettore del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano “Pio XI” di Ancona, ha detto di voler instaurare con i seminaristi un rapporto aperto e franco pur nel rispetto del ruolo e delle competenze dei superiori. È seguito la cena alla quale hanno partecipato anche i sacerdoti residenti in Seminario: don Antonio Facchinetti, don Maurizio Lucini e don Paolo Fusar Imperatore. Presenti, naturalmente, il vicerettore don Marco D’Agostino e il direttore spirituale don Primo Margini.

L’incontro vero e proprio si è svolto dopo, nella casa “Le Quattro del pomeriggio”, attorno ad una fetta di torta al cioccolato e alcune bicchieri di amaro portato da don Napolioni dalla sua terra marchigiana. Il nuovo pastore ha poi voluto conoscere personalmente tutti i seminaristi, in modo particolare don Francesco Gandioli che riceverà l’ordinazione sacerdotale il prossimo giugno. Ha chiesto poi delucidazioni sulla vita quotidiana, sullo studio teologico condiviso con le diocesi di Lodi, Vigevano e Crema, sugli impegni pastorali, sui momenti di vita comunitaria. Non è mancata la promessa di portare l’intera comunità in visita nelle sue terre ricche di arte, storia e fede.

“Che cosa accomuna me e voi? – ha chiesto ai giovani che si preparano al sacerdozio -. La docibilitas, ovvero la disponibilità ad imparare sempre, a mettersi sempre in discussione: io la chiama la giovinezza spirituale. Tra gli auguri più belli che ho ricevuto dopo la mia nomina episcopale c’è quello di una cara amica che mi ha detto: «So che saprai guidare perchè ti sei sempre fatto guidare»”.

Mons. Napolioni ha poi chiesto una particolare preghiera perchè settimana prossima vivrà gli esercizi spirituali che lo prepareranno all’ordinazione e all’ingresso in diocesi: “A Camerino – ha concluso – tutti sono stati concordi nella mia scelta di celebrare l’ordinazione a Cremona. D’altra parte non ci si può unire in matrimonio senza la sposa”.

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L’ammissione agli ordini sacri di Arrigo Duranti

La giornata di festa dedicata al patrono Sant’Omobono si è conclusa alle 17 in Cattedrale con il canto dei Secondi Vespri Pontificali e l’ammissione agli ordini del diaconato e del presbiterato di Arrigo Duranti, classe 1990, originario della parrocchia Santa Maria Assunta e San Giacomo apostolo in Soncino.

Mentre decine di cremonesi continuavano a scendere in Cripta per una preghiera davanti all’urna del Santo Patrono, molti altri hanno seguito la preghiera vespertina animata dal coro delle «Voci virili di Cremona» diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali che sempre stupisce con le sue improvvisazioni.

Al suono della campana è dunque partita la processione introitale composta da seminaristi, sacerdoti, canonici del Capitolo e dal vescovo Lafranconi. Mentre tutti sono saliti in presbiterio, Duranti, accompagnato dal suo parroco don Mario Marinoni, si è posto tra l’assemblea, in prima fila, con alle spalle la propria famiglia e diversi parrocchiani di Soncino che nonostante la giornata lavorativa non gli hanno voluto far mancare la vicinanza, l’amicizia e la preghiera. Presenti anche il sindaco della città murata Gabriele Gallina in fascia tricolore e l’assessore ai servizi sociali Roberto Gandioli, padre di don Francesco che il prossimo 11 giugno sarà ordinato presbitero.

Dopo il canto dei tre salmi e la proclamazione della lettura breve mons. Lafranconi, rivestito di un prezioso pivale dorato, ha pronunciato l’omelia dalla cattedra.

Il presule ha evidenziato che la carità di Sant’Omobono non consisteva solo nelle opere di misericordia corporale, ma anche in quelle spirituali come consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti o ammonire i peccatori. Per il presule, soprattutto in questo tempo, oltre agli aiuti materiali sono altrettanto preziosi atteggiamenti di cordialità, di gentilezza, di ascolto delle persone che tendono la mano per un aiuto: “Se è vero – ha spiegato – che un uomo ha bisogno di vestirsi, cibarsi o scaldarsi è anche vero che ha bisogno di sentirsi accolto, apprezzato, amato. Il nuovo umanesimo che si ispira a Gesù è fatto di tutti questi gesti semplici, ma importanti”. Per il Presule la società cambia non attraverso l’imposizione di tante leggi o norme, ma con la consapevolezza “del sentirsi tutti fratelli e di sapere che se oggi io ha la grazia di aiutare un’altro, domani sarà l’altro che potrà aiutare me”.

In secondo luogo Omobono ricorda a tutti che la vita è vocazione, è chiamata ad un progetto che Dio ha posto nel cuore di ciascuno: “Fin dal nostro concepimento – ha puntualizzato – Dio è il nostro interlocutore privilegiato. Egli, come buon educatore, ha cura di noi, si preoccupa del nostro futuro e attraverso tanti avvenimenti e tante voci ci svela quello che ha pensato per la nostra felicità”. Mons. Lafranconi ha insistito sul fatto che la vocazione è per tutti, non solo per i preti o le suore: “Al Sinodo dei vescovi sulla famiglia più di un intervento spiegava che la crisi di tanti matrimoni è dovuta proprio al fatto che non si intende più la propria vita come una vocazione. Si costruisce il proprio futuro senza Dio, solo con le proprie forze e così arrivano i fallimenti”.

Terminata l’omelia è iniziato il rito di ammissione. Dopo una monizione introduttiva di mons. Lafranconi che ha spiegato il senso del gesto liturgico, Duranti è stato chiamato dal diacono e, per la prima volta, ha risposto il suo “Eccomi” dinanzi a Dio e alla Chiesa. Salito in presbiterio si è posto dinanzi al Vescovo che ha riconosciuto la sua idoneità a diventare prete. Poi mons. Lafranconi, con al fianco il rettore del Seminario don Enrico Trevisi e il direttore spirituale don Primo Margini, ha chiesto al govane soncinese se fosse stato disponibile a continuare la sua preparazione al sacerdozio: ricevuta risposta affermativa, ha recitato una preghiera e benedetto il giovane e il suo proposito di consacrarsi a Dio nel servizio dei fratelli.

Il Vespro è quindi continuato con il canto del Magnificat, le intercessioni e la benedizione episcopale. Prima del ritorno in sagrestia non è mancata la classe foto di rito del neo ammesso con il vescovo, il parroco e i superiori del Seminario.

Biografia del neo ammesso

Arrigo Duranti, classe 1990, originario della parrocchia Santa Maria Assunta e San Giacomo Apostolo in Soncino. Duranti ha vissuto l’esperienza del Seminario Minore dal 2004 al 2010 frequentando un anno il liceo Vida e successivamente l’istituto tecnico Einaudi ad indirizzo sociale. Rientrato nel 2012 nella classe propedeutica ha svolto il suo servizio pastorale presso la B.V. del Roggione (Pizzighettone). In prima e seconda teologia ha servito la comunità di Spinadesco. L’anno scorso ha animato anche le attività del Centro Diocesano Vocazioni. Quest’anno è a servizio presso la parrocchia Casalbuttano. Duranti fa parte dell’Unitalsi e come barelliere ha prestato il suo aiuto agli ammalati in diversi pellegrinaggi a Lourdes.

Ascolta l’omelia del Vescovo

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