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Napolioni a Betlemme: «Il vero amore è quello adottivo»

Giornata particolarmente intensa quella di giovedì 9 marzo per i 220 cremonesi che da lunedì scorso stanno partecipando al pellegrinaggio diocesano in Terra Santa presieduto dal vescovo Napolioni e promosso dall’agenzia viaggia diocesana Profilotours. Di buon mattino i cinque pullman hanno lasciato la città di Nazareth e dopo aver attraverso la ridente pianura di Esdrelon hanno costeggiato il fiume Giordano che fa da confine naturale con il Regno di Giordania. Prima di giungere a Gerico c’è stato una sosta a Qars Al-Yahud, luogo in cui la tradizione cristiana colloca la predicazione di Giovanni il Battista e dove Gesù Cristo ricevette il battesimo. Qui, grazie a delle rampe di legno costruite dall’autorità israeliana i cremonesi hanno potuto avvicinarsi all’acqua e segnarsi a ricordo del proprio battesimo.

Un posto davvero incantevole costellato da una natura lussureggiante e da graziosi monasteri, soprattutto di tradizione greco-ortodossa, che donano un tocco davvero suggestivo all’ambiente. Tutti e cinque i gruppi, dopo un rapida spiegazione storico-biblica, si sono raccolti brevemente in preghiera rinnovando le promesse battesimali.

Tra i tanti di pellegrini presenti al Giordano, alcuni, soprattutto provenienti dall’est Europa, hanno  rinnovato la memoria del proprio battesimo immergendosi totalmente nel fiume che in questa zona è poco più che un canale.

Photogallery della sosta al Giordano

Meta di metà giornata è stata poi Gerico, oasi della valle del Giordano, una delle più antiche città del mondo, se non addirittura la più antica. I primi insediamenti ritrovati negli scavi archeologici risalgono a circa novemila anni prima di Cristo! C’è, però, un altro primato che le appartiene: quello di essere la città più bassa della terra, poiché si trova a circa 260 metri sotto il livello del mare. Fin dall’antichità Gerico veniva chiamata la città delle palme: i pellegrini, giungendo da una zona prettamente desertica, hanno capito subito il perché: il paesaggio, infatti, è di colpo cambiato grazie a questi alberi imponenti che hanno dato un senso di refrigerio, data anche la mattinata molto calda.

A Gerico i pellegrini si sono soffermati brevemente dinanzi ad un maestoso sicomoro che ha permesso di ricordare l’episodio di Zaccheo, il capo dei pubblicani della città chiamato da Gesù a cambiare vita. Suggestivo anche il monte delle tentazioni dove Gesù si ritirò per quaranta giorni insidiato dal demonio. Arroccato su uno sperone di roccia di trova un monastero greco-ortodosso del XIX secolo, anche se esperienze monastiche erano già presenti nel IV secolo.

Dopo il pranzo e un congruo tempo per lo shopping (buonissimi in questa zona i datteri e la frutta) il viaggio è proseguito per Betlemme. Dallo Stato di Israele i cremonesi sono dunque entrati nei territori dell’Autorità Palestinese attraversando uno dei famosi check-point presidiato da militari israeliani armati. Prima di entrare in città c’è stato tempo per una veloce visita al Campo dei Pastori che si trova a Beit Sahur, un piccolo villaggio distante poco più di 3 chilometri da Betlemme.

Questo luogo, custodito dai frati francescani e assai ben tenuto, è identificato come la zona in cui i pastori portavano le greggi al pascolo e quindi dove l’angelo apparve loro annunciando la nascita del Figlio di Dio. Fin dall’inizio dell’esperienza cristiana questo sito è sempre stato frequentato da credenti che hanno trasformato le grotte in luoghi di culto. Un santuario della metà del secolo scorso, la cui forma richiama una tenda, domina l’intero giardino.

Photogallery della visita al Campo dei Pastori

Ma il momento più emozionante della giornata è stata certamente la visita alla Basilica della Natività che in questi mesi è sottoposta a massici restauri che hanno permesso di ritrovare meravigliosi mosaici di epoca bizantina che i pellegrini hanno potuto gustare attraverso le impalcature. Una nota di orgoglio: la ditta che sta lavorando in questo luogo santo è italiana, si tratta della Piacenti Spa di Prato.

Prima di scendere nella grotta dove nacque il Figlio di Dio i cremonesi hanno celebrato la Messa nella vicina chiesa di Santa Caterina passando per il pittoresco chiostro mediovale di San Girolamo, la cui statua si erge nel mezzo del giardino vicino ad una natività opera dei maestri artigiani di Tesero (Trentino).

In questa chiesa parrocchiale, retta dai francescani, costruita nella seconda metà del XIX secolo, è stata celebrata l’Eucaristia ricordando in modo particolare il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio.

Non per nulla tra canti tipici del Natale il Vescovo, durante la processione introitale, ha portato solennemente la statua di Gesù Bambino che poi è stata posta ai piedi della mensa.

«Il segno che ci viene offerto qui a Betlemme, come in ogni Natale, è il Bambino, il Figlio – ha esordito nell’omelia mons. Napolioni -. “Un bambino è nato per noi”, “Ci è stato dato un figlio” dice Isaia. Lo possiamo dire tutti, lo dobbiamo dire tutti. Lo può dire anche un prete che figli non ne ha, lo può dire la sterile, lo può dire l’anziano, lo può dire il bambino».

E così ha proseguito: «È un mistero grande: è stato dato a ciascuno di noi e a tutti noi, ad ogni uomo della terra, quel figlio lì, il Figlio di Dio venuto nel mondo…. Il Padre l’ha lasciato, Lui ha lasciato il Padre (anche se il Padre è sempre con Lui) e ci ha preso con sé. Questi due verbi – lasciare e prendere – a noi non piacciono. Invece dicono il lavoro che noi dobbiamo compiere».

«Lasciare che qualcosa avvenga in noi, che anche noi veniamo presi – ha puntualizzato il vescovo Antonio -. Prima dobbiamo dire “sì” a questo Figlio. Lo prendiamo in casa con noi? Non basta fare il presepio o venire in Terra Santa: occorre scegliere, soffrire, gioire per il Vangelo, ogni giorno. E guardare con gli occhi di Gesù la vita nostra e degli altri. Guardarci negli occhi riconoscendoci tutti presi, coinvolti dallo stesso fatto».

Per mons. Napolioni Gesù è un figlio che scotta: «Dare un bacetto a quel Bambinello è più facile che fare la Comunione. Fare la Comunione è più facile che baciare il lebbroso. Ma non c’è differenza tra questi gesti. C’è la chiamata ad accorgerci che siamo tutti figli adottati dal Padre. Eravamo dispersi, eravamo nelle tenebre: abbiamo visto la Luce. Non più da lontano: ci è entrata dentro. È dentro gli occhi, la vita e il cuore di chi ci circonda. È nascosta, magari, dietro ai muri che continuiamo a costruire; dietro alle sofferenze e le paure. Ma c’è! Perché Cristo è vivo!».

Ma Gesù non è vivo solo in cielo o nei monumenti, ma nella sua Chiesa: «Una Chiesa senza confini, che qui si raduna e da qui riparte per andare incontro al mondo per dirgli quando questo Dio, folle d’amore, lo ama, lo perdona, lo custodisce, lo porta a compimento».

«E allora il vero amore è l’amore adottivo – ha continuato il celebrante -. Dice un proverbio africano: “Per mettere al mondo un figlio basta una madre, ma per farlo crescere ci vuole un villaggio”. Le nostre comunità devono ridiventare madri di tutti i loro figli, sentendo che tutti i bambini sono loro figli. Questo senso di corresponsabilità io lo chiedo ai seminaristi e ai miei preti».

E senza peli sulla lingua ha continuato: «Ho detto ai seminaristi che li ordinerò sacerdoti solo se sapranno prendersi cura dei figli degli altri. Altro che preti pedofili! Abbiamo bisogno di preti, di educatori, di nonni, di baristi, di genitori, di allenatori, di passanti che si accorgano che ci è stato dato un figlio».

E ancora: «La grande malattia del nostro Paese, del nostro tempo è questa sterilità crescente, questa paure del futuro. Ma avete visto che nel mondo i bambini ci sono: saranno questi i nostri figli, se non ci sbrighiamo a farli a immagine e somiglianza dell’italianità. Saranno i figli di Dio che non mancheranno mai a sfidare il cuore dei credenti, perché testimonino che davvero quel Bambino fa la differenza».

Concludendo la sua omelia mons. Napolioni ha indicato l’esempio di Eusebio di Cremona che visse a Betlemme, discepolo di San Girolamo: «Un santo che si perde quasi nella notte dei tempi ma che ha un punto di riferimento: Girolamo e le Scritture. Saranno le Scritture, la Bibbia, a educarci il cuore, a renderci di nuovo fecondi, capaci di vincere le paure e le resistenze, a plasmare il nostro modo di pensare, di sentire e di fare. Che questo pellegrinaggio in Terra Santa ci faccia tornare a casa non solo un po’ più istruiti e acculturati, ma innamorati del Vangelo e delle Scritture Sante, che possano accompagnarci non solo come consolazione personale nei momenti difficili, ma come criterio di giudizio e di discernimento delle nostre responsabilità: chiamata quotidiana a dire “sì” a Colui che è nato e che ci vuole con sé, come sacramento di salvezza per il mondo».

Ascolta l’omelia di mons. Napolioni

Al termine dell’Eucaristia, durante la quale si è pregato per tutti i bambini del mondo e per i cristiani di Terra Santa, ogni pellegrini ha potuto baciare la statua di Gesù bambino.

Prima di lasciare la basilica i pellegrini hanno visitato le grotte di Santa Caterina dove è conservata la memoria di San Girolamo e del suo discepolo Eusebio da Cremona. Poi nonostante la lunga fila sono scesi anche nella grotta della Natività, sotto la grande e antica basilica a cinque navate voluta da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino: nonostante tante vicissitudini, del primitivo edificio sacro si conservano ancora alcune vestigia, come il prezioso pavimento a mosaico.

Nell’angusta grotta, lunga e stretta, i pellegrini si sono inginocchiati per baciare la stella di argento posta su una lastra di marmo: proprio qui Cristo emise il suo primo vagito e iniziò la sua avventura di uomo. Il luogo santo è sormontato da una iconostasi greco-ortodossa. Accanto c’è l’altare dei magi che ricorda la venuta dei re d’Orienti per adorare Gesù. L’altare è di proprietà cattolica e di fronte c’è il luogo della mangiatoria.

Dopo questo emozionante atto di devozione, i cremonesi sono partiti alla volta dell’albergo Jacir Palace Hotel posto a pochi metri dal muro fatto costruire dagli israeliani a partire dalla primavera del 2002 per separare nettamente lo stato d’Israele e dai luoghi sotto l’amministrazione dell’autorità Palestinese.

Nel luogo in cui nacque il Principe della Pace, gli uomini continuano a costruire barriere tra di loro. La strada è ancora lunga.

Photogallery della Messa e visita alla Basilica della Natività

Venerdì 10 il pellegrinaggio farà tappa a Gerusalemme. Alle ore 9 è prevista la celebrazione della S. Messa nella Basilica dell’Agonia; a seguire salita al Monte degli Ulivi e visita dell’edicola dell’Ascensione, della Chiesa del Pater Noster, della Chiesa del Dominus Flevit, terminando con la Tomba delle Vergine. Nel pomeriggio alle ore 15 incontro con Mons. Pizzaballa, amministratore apostolico di Gerusalemme;  a seguire  percorso della Via Dolorosa nella città vecchia partendo dal Convento della Flagellazione ed arrivando alla Basilica del Santo Sepolcro. Visita e tempo a disposizione.

 

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PROGRAMMA DEI PROSSIMI GIORNI

Sabato 11 marzo:     BETLEMME/Escursione nel Deserto di Giuda e a Gerusalemme
Mezza pensione in hotel. In mattinata escursione nel Deserto di Giuda: visita di Qumran, dove in alcune grotte vennero rinvenuti i più antichi manoscritti della Bibbia. Rientrando a Gerusalemme sosta al Wadi Qelt. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio celebrazione della Santa Messa alle ore 15 nella Chiesa di San Pietro in Gallicantu; a seguire visita del Sion Cristiano con il Cenacolo, la Chiesa della Dormitio Mariae e la Valle del Cedron.

Domenica 12 marzo:     BETLEMME/Escursione a Gerusalemme
Mezza pensione in hotel. Partenza per Gerusalemme e  visita della Spianata del Tempio e al Muro occidentale della preghiera. Visita del nuovo museo francescano e della chiesa di S. Anna dove alle ore 12 sarà celebrata la S. Messa. Nel pomeriggio visita dello Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto e continuazione per Ein Karem con la visita ai santuari che ricordano la Nascita di S. Giovanni e la Visitazione di Maria ad Elisabetta.

Lunedì 13 marzo:    BETLEMME/GERUSALEMME/TEL AVIV/ITALIA
Dopo la prima colazione eventuale tempo a disposizione sino al  trasferimento in aeroporto a Tel Aviv per il rientro in Italia.