1

Il 6 febbraio la memoria di san Francesco Spinelli

Nei giorni precedenti alla Pasqua è giunto il decreto della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, datato 28 febbraio 2019 (Prot. 32/19), con il quale si approva l’estensione della memoria del Santo come obbligatori per tutta la Diocesi. Inoltre viene approvata l’integrazione dei testi liturgici per la Messa (oltre la Colletta propria lo sono anche le Orazioni sulle offerte e Dopo la Comunione e le antifone d’ingresso e di comunione) e per la Liturgia delle Ore (antifone ai cantici evangelici di Lodi e Vespro). I testi sono tratti dal Proprio dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti

 

Il materiale liturgico è disponibile nell’apposita sezione del portale diocesano: dal menu sezione Diocesi / Santi della Chiesa cremonese, Proprio diocesano:

6 FEBBRAIO
San Francesco Spinelli, sacerdote (memoria)
Messale    Lezionario    Liturgia Ore
Melodie per la Liturgia delle Ore




Per la festa del 1° maggio Messa del Vescovo alla Sorem di Caravaggio

Nella annuale celebrazione diocesana in occasione della Festa dei lavoratori – mercoledì 1° maggio, festa di san Giuseppe lavoratore – il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, alle 10 presiederà la Messa presso la ditta Sorem di Caravaggio (Bg), in via Panizzardo 44.

L’evento, cui sono state invitate le autorità del territorio, è rivolto in modo particolare a tutti i lavoratori, i dirigenti e gli imprenditori insieme alle proprie famiglie.

L’annuale incontro del 1° maggio è proposto dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, diretto da Sante Mussetola, in collaborazione con la Parrocchia di Caravaggio e la Zona pastorale 1.

«Nel panorama attuale – afferma il vicario zonale don Marco Leggio – è sempre più significativo fermarsi per mettere al centro il mondo del lavoro, o meglio, i lavoratori con i loro diritti, garantendo loro condizioni rispettose e dignitose. Anche nel nostro contesto sociale il bisogno di una attenzione particolare è doveroso. Proprio in questo senso quest’anno il Vescovo sarà a Caravaggio per valorizzare questo momento celebrando l’Eucarestia».

Locandina dell’evento

 

Sorem Trasmissioni Meccaniche

Dall’intraprendenza di due amici operai, nel 1953, nasce una piccola impresa artigiana. L’impegno profuso in questa attività fa sì che nel tempo diventi una delle principali realtà industriali di Caravaggio.

Gradualmente ha ampliato i propri spazi produttivi, fino alla realtà attuale che utilizza 14.000 mq di area coperta, ampi spazi esterni e si avvale della collaborazione di 80 dipendenti che, per la maggior parte, sono in azienda da molto tempo e hanno contribuito e contribuiscono al raggiungimento di obiettivi prestigiosi, oltre ad altre circa 30 persone come indotto.

L’azienda ha sempre operato nel campo della meccanica e, con gradualità, è arrivata a potere effettuare tutte le lavorazioni meccaniche, anche le più complesse e di maggiore precisione, con un costante e continuo aggiornamento degli impianti, per la maggior parte eseguita da operatori specializzati, per potere stare al passo dell’evoluzione tecnico produttiva.

Ha iniziato la propria attività producendo particolari per svariati settori: motocicli, macchine agricole e qualsiasi componente che richiedesse il mercato. Dalla fine degli anni Settanta si è specializzata nella produzione di organi di trasmissioni e doppi giunti cardanici impiegati su trattori, macchine movimento terra, carrelli elevatori, carrelli aereoportuali, camion, mezzi per vigili del fuoco e protezione civile, macchine per municipalità e qualsiasi mezzo che opera fuori strada.

La clientela iniziale, locale, ha contribuito ad affinare una notevole esperienza sia tecnica che produttiva, nella produzione di tali prodotti, che forniamo come prodotto finito e pronto per l’assemblaggio in gruppi complessi quali gli assali di macchine, e che ha fatto conoscere la Sorem, dagli anni Novanta, a livello europeo.

Ora, riconosciuta tra i migliori costruttori di doppi giunti a livello globale, si propone come partner collaborativo di realtà industriali, sia di piccole dimensioni che di multinazionali del settore giungendo a una capacità produttiva che potrebbe arrivare fino a 200.000 pezzi all’anno e con la possibilità di soddisfare richieste di quantità importanti da parte di qualsiasi utilizzatore.




Bisogno di Pasqua! Il messaggio d’augurio del Vescovo

Pubblichiamo il messaggio del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, per la Pasqua 2019.

 

Si è fatta attendere, per ragioni di calendario! Ma spero che l’abbiamo davvero attesa nel cuore, come un primario bisogno dello spirito. Abbiamo bisogno di fare Pasqua, celebrata nei riti austeri e splendidi, ed accolta come dono di Dio – instancabile nell’amarci – per la vita di tutti i suoi figli.

In un tempo che ci affanna per i veloci cambiamenti che impone, e che a volte non sappiamo decifrare e vivere liberamente, la Pasqua annuncia il cambiamento radicale, quello che viene solo da Dio: il passaggio dalla morte dalla vita. Per il Figlio Gesù e per tutti i credenti.

Innumerevoli storie di persone e famiglie ne possono raccontare i riflessi: era buio ed è tornata la luce, scommettendo sul Vangelo e sulla fraternità. Sono le mille buone notizie che non fanno notizia, ma che ridestano speranza nel cuore di un popolo. Possiamo non avere paura, possiamo non ricorrere alla violenza, possiamo aver fiducia nel futuro, se Dio è morto per noi, ed è risorto con noi. Generando infiniti frutti di carità e di santità.

Con questa certezza umile e gioiosa nel cuore, auguro a tutta la mia gente, che vive operosa in una terra così benedetta da Dio, di riscoprire queste profonde ragioni di gratitudine e di serenità. Per continuare a costruire insieme la civiltà dell’amore, senza stancarci. Auguro ai responsabili delle Istituzioni di continuare tutti a servire il bene comune con lungimiranza e senso di responsabilità. Auguro a chi è nel dolore di percepire il passaggio del Signore nella propria vita, anche grazie alla vicinanza dei cristiani.

Per tutti prego, e con tutti proseguo il cammino che la Pasqua ci spalanca.

+ Antonio Napolioni
vescovo di Cremona

Il testo in pdf




PretinBici: il prossimo 8 maggio una giornata di fraternità per sacerdoti di Crema e Cremona

Spingendo sui pedali si può fare tanta strada, ma anche solo trovare amici e condividere una giornata di relax spirituale. E’ l’idea di “PretinBici”, iniziativa promossa tra sacerdoti appassionati della due-ruote delle diocesi di Cremona e Crema in calendario per il prossimo 8 maggio 2019, dalle ore 10.

La partenza e l’arrivo saranno a Salvirola (provincia di Cremona ma diocesi di Crema) ed i percorsi potranno essere più o meno impegnativi (25 o 45 Kilometri, tra asfalto e sterrato). Ovviamente la bikeconvention sarà non competitiva, e consentirà al termine della prestazione sportiva una salutare doccia e l’adeguato ristoro offerto da Cicli Francesconi di Salvirola.

L’abbigliamento è libero, il mezzo pure (MTB o city byke) ma il casco è obbligatorio. Occorre iscriversi entro domenica 28 aprile presso don Giuliano Vezzosi, parroco di San Bernardo in Cremona – cell. 338 8381094.

Locandina

 




Giovani insieme, aperte le candidature per giovani e parrocchie

Al via la quinta annualità del progetto “Giovani insieme”, nato dalla collaborazione tra le Diocesi lombarde e Regione Lombardia. Con la fine di aprile, infatti, sono state aperte le candidature di parrocchie e giovani (dai 19 ai 29 anni) per il nuovo progetto: limitato il numero dei posti assegnati alla Diocesi di Cremona.

«Si tratta di un progetto – precisano dalla Federazione Oratori Cremonesi – cofinanziato da Regione Lombardia, come azione di contrasto alla disoccupazione giovanile e che aiuta gli oratori nel reperimento di figure di supporto. Non “la” soluzione, ma una bella esperienza di collaborazione e dedizione; flessibile e regolare».

Alle Parrocchie sono richiesti alcuni adempimenti: il contratto di lavoro subordinato part-time, la regolarità contributiva e la puntualità nelle operazioni di rendicontazione. La Federazione Oratori Cremonesi mette a disposizione il coordinamento di segreteria indicando, a chi ne avesse bisogno, uno specifico supporto fiscale.

«Il reperimento delle figure giovanili – afferma don Paolo Arienti – è delicato ed importante: da tempo si parla della fatica di accompagnare alcuni “pezzi” della pastorale giovanile ed oratoriana. “Giovani insieme” è un’occasione da non perdere! Aiutiamoci nella ricerca e nella individuazione dei profili corretti per un compito sicuramente di supporto, ma non banale. Anche la possibilità che alcuni giovani si inseriscano anche lavorativamente a servizio degli oratori ha un profilo importante».

Da precisare che il Decreto Dignità prevede che il termine del contratto non possa essere superiore a 12 mesi, pertanto i giovani assunti dalle parrocchie nell’anno 2018/2019 non potranno essere assunte dalle medesime parrocchie nell’anno 2019/2020.

Scarica il progetto approvato per il 2019/2020

Scarica la locandina del Progetto Giova Insieme 2019/2020




Nella solenne Veglia di Pasqua 14 catecumeni riceveranno i sacramenti dell’Iniziazione cristiana

Sono sempre molto commossi ed entusiasti i Catecumeni quando si avvicina la Veglia Pasquale che li vede protagonisti nella conclusione del loro cammino di Iniziazione Cristiana: la loro famiglia, la comunità parrocchiale di riferimento, la cerchia degli amici si stringe loro vicino in questo momento alto della loro esistenza. Davvero, il Battesimo risulta una seconda rinascita umana e spirituale; la Confermazione rappresenta una seconda vocazione di vita orientata al Vangelo, l’Eucarestia – “fons et culmen” della vita cristiana, secondo il Concilio Vaticano II – costituisce un punto di arrivo e di ri-partenza per la vita ordinaria cristianamente ispirata.

Sono quattordici, quest’anno, i catecumeni che la Chiesa di Cremona aggrega nel suo seno come popolo di Dio: la loro provenienza e la loro esperienza di vita è diversificata, ma unanime e forte il desiderio di appartenere al Signore che da poco hanno scoperto o ri-scoperto come “Maestro, chiave, centro e fine di tutta la storia umana” (GS 10).

Diversi catecumeni – spesso residenti in Italia da lungo tempo – provengono dai paesi africani della Liberia (come Elisabetta Richna Johnson, della parrocchia di Cassano d’Adda), della Costa d’Avorio (come Diane Akpa, Augustine Beugre, Ariane Klah, Djeje Ange Arnold Ble, Berenice Anastasie Augou, della parrocchia periferica di Bosco Ex Parmigiano o delle parrocchie cittadine di San Pietro e Sant’Agata) e della Nigeria (come Benedict Omije, della parrocchia del Boschetto, e Joe Oghogho e sua moglie Mercy, della parrocchia cittadina di San Pietro, che riceverà soltanto la cresima e la comunione, essendo già stata battezzata nel proprio paese d’origine). Alma Gjoshi proviene invece dall’Albania ma vive a Calvenzano da diversi anni. Sono numerosi anche gli italiani/e: Vania Costi di Pomponesco, Veronica Negrini di Annicco-Barzaniga, Paolo Mattei e Leopoldo Lena della parrocchia cittadina della Beata Vergine, Riccardo Mascarini della parrocchia di San Bernardo in Città).

Molti catecumeni hanno intrapreso il cammino di preparazione ai sacramenti diversi anni fa e poi hanno dovuto interromperlo, spesso per ragioni di trasferimento e lavoro: sono contenti di averlo ripreso e terminato perché considerano davvero la fede e la vita di grazia nei sacramenti importanti per la loro esistenza. Le loro stesse famiglie – forse nel passato tiepide verso la Chiesa – oggi li accolgono e accompagnano volentieri nel loro diventare credenti adulti.

Alle storie autobiografiche commoventi dei catecumeni – raccolte negli ultimi incontri formativi a livello diocesano – vanno aggiunte le testimonianze appassionate degli accompagnatori/trici: tutti sono convinti che la propria fede personale – insieme alla propria umanità – viene arricchita proprio da questo servizio di proposta cristiana a tanti volti di persone che sempre si rivelano sorprendentemente un vero e grande dono del Signore.

don Antonio Facchinetti
incaricato diocesano per il Catecumenato




Passione e morte di Cristo: «Adoriamo la croce perché perdoni il nostro male»

Il Venerdì santo è il giorno della croce. La comunità diocesana ha seguito la Passione di Cristo ripercorsa nell’azione liturgica presieduta dal vescovo in Cattedrale alle ore 18. «Gesù è morto. e’ morto davvero. L’hanno ammazzato davvero», sottolinea monsignor Napolioni aprendo la sua omelia, pronunciata dopo la lettura del Vangelo della Passione secondo Giovanni, proclamato dai seminaristi Andrea Bassani e Francesco Tassi e dal diacono Arrigo Duranti.

Nel pomeriggio di venerdì 19 aprile in Cattedrale il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’azione liturgica della passione e morte del Signore. 

La mensa eucaristica senza tovaglia, l’altare maggiore disadorno di croce e candelieri, il Vescovo senza bastone pastorale: questi i segni di un rito austero iniziato con la processione d’ingresso, che ha raggiunto il presbiterio in silenzio, con i sacerdoti che prostrati dinanzi all’altare.

«Non possiamo frettolosamente correre verso la gioia di Pasqua – ha detto il vescovo – senza abitare questo giorno di dolore e smarrimento». Una giornata che che invita alla contemplazione umile della croce. Dopo che il Giovedì Santo, portandoci nel cenacolo, «ci ha fatto gustare quel tratto di identità che ci dice che siamo con Gesù, di Gesù. Come amici» – ha continuato – «oggi questo giorno, questo fatto scrive un secondo tratto della nostra identità: noi siamo anche quelli senza Gesù, siamo anche quelli contro Gesù. E non dobbiamo vere fretta di riservare questo titolo agli altri: a chi non crede, a chi ha combattuto nella storia la Chiesa, a chi è criminale patentato… Possiamo essere senza Dio, senza speranza, senza amore anche nella Chiesa, anche da cristiani».

Il richiamo è a non lasciare che le illusioni di un «attivismo vuoto» anche nelle «cose di Chiesa» ci faccia dimenticare «questo Vangelo, che è il Vangelo più fecondo di salvezza per il mondo»: «Ogni volta che volgiamo un Cristo trionfale e non crocifisso diventiamo senza Gesù, con il rischio di professare un “controvangelo”, un vangelo nostro, accomodato, ideologico, di parte… che non comunica vita, ma viceversa semina zizzania». Una tentazione che porta a sentirsi «quelli per bene», «i protagonisti di tutto».

«Questa sera riconosciamo che c’è il male, il buio, il peccato» – continua il vescovo nella sua riflessione – ma «se noi siamo anche quelli senza Gesù, quelli contro Gesù, Lui non sarà mai senza di noi o contro di noi. Ecco perché c’è speranza» nel «silenzio benedetto» di questo giorno. «Ecco perché – conclude – adoriamo la croce: perché Cristo dalla croce ci abbracci e ci perdoni di tutto il nostro male».

Ascolta l’audio dell’omelia

Dopo l’omelia accolta in profondo silenzio dall’assemblea, l’azione liturgica è proseguita con la preghiera universale, nella quale si è pregato non solo per la Chiesa, ma anche per i cristiani di altre confessioni, per i non credenti in Dio e per la pace nel mondo.
Poi l’ingresso della croce. Che per tre volte il Vescovo ha innalzato per l’adorazione, proseguita poi con il popolare gesto del bacio al Crocifisso.

Ha concluso la celebrazione la comunione eucaristica con il pane consacrato nel Giovedì santo. Il Venerdì Santo, infatti, non si celebrano Messe.

Le offerte raccolte durante le celebrazioni della giornata del Venerdì Santo (alle 21 la processione con la Sacra Spina) sono state destinate ai bisogni della Chiesa in Terra Santa.

Photogallery

 

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/647367142369069/




Il vescovo alla lavanda dei piedi: «Facciamo il pieno di questa abbondanza d’Amore»

«Non è nel passato che volgiamo immergerci con questa celebrazione: è qui, è ora che il Signore si dona a noi ancora una volta per la salvezza del mondo». Con queste parole la liturgia introduce la celebrazione della Messa “in Coena Domini”, presieduta in Cattedrale nel pomeriggio del Giovedì Santo, 18 aprile, dal vescovo Antonio Napolioni.

Aprendo sua omelia il vescovo ha richiamato una osservazione proposta durante la processione della domenica delle Palme: «Questa Pasqua ci deve aiutare a ritrovare e rinnovare la nostra identità». Così il Giovedì Santo, con la celebrazione dell’ultima cena, è una delle «pagine» che durante queste giornate che portano alla Pasqua, che dicono qualcosa di questa identità da richiamare «in un tempo di confusione e smarrimento».

Nella sua riflessione monsignor Napolioni richiama le parole del Vangelo del Giovedì Santo: «Quella sera Gesù apri il cuore ai suoi discepoli, rivela che il suo amore deriva dalla comunione con il Padre». «Io con il Padre – cita ancora – voi con me: è il grande abbraccio di Dio agli uomini».

Il racconto dell’ultima cena sottolinea poi altri aspetti essenziali per l’identità cristiana: la missione (Gesù manda i discepoli perché il privilegio di quei dodici diventasse dono per tutti») e la promessa della pace. «Questa sera – osserva il vescovo – ci riconsegna l’unità, la solidarietà», attraverso «la lavanda dei piedi che non è solo un simbolo, ma un programma di vita per chi riconosce nell’altro un fratello».

«Facciamo il pieno di questa abbondanza d’amore». E’ la raccomandazione all’apertura del Triduo Pasquale: «E’ la sera del grazie, della santa fierezza per i doni spirituali di cui il Signore ci ha inondati».

«Ripetiamolo – ha concluso – con stupore e gratitudine: siamo quelli che a forza di stare con Gesù, di ascoltare il suo vangelo si riconoscono “di Gesù”. Siamo suoi»

Dopo l’omelia la lavanda dei piedi, «uno dei grandi gesti di Gesù», ripetuto quest’anno durante la celebrazione del Giovedì Santo per i figli di alcune coppie di neocatecumenali: «Sono felice di lavare i piedi a questi ragazzi – ha detto il vescovo -. la loro giovinezza è una promessa che non va fermata, ma chiede attenzione e rispetto, formazione e fiducia. benvenuti in questo tesoro dell’amore di Dio»

Dopo le comunioni un altro gesto caratteristico di questa celebrazione: la processione verso la Cappella del Santissimo per la reposizione dell’Eucaristia. Dopo un momento di adorazione l’assemblea si è quindi sciolta nel silenzio, mentre l’adorazione è proseguita offrendo possibilità di preghiera durante tutta la sera.

Photogallery

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/803994223305263/




«Impariamo a dire Padre nostro abbracciati al Cristo in croce e uniti tra noi»

«Tanti volti, tante storie e tante sofferenze si sono unite a quella di Gesù» nella processione del Venerdì Santo per le vie del centro di Cremona, portando per le strade quella che la tradizione indica come un frammento della corona di spine.

«La Sacra Spina di Gesù – ha detto il Vescovo aprendo l’omelia una volta rientrato in Cattedrale – ha fatto ancora una volta da calamita: calamita di persone, di preghiera e, soprattutto, di dolore». Subito il pensiero di mons. Napolioni è andato ad alcune tristi vicende di attualità: il giovane morto nel pomeriggio in un incidente sul lavoro a Cremona, la ragazza scomparsa a Casalmaggiore e un bambino di Brignano Gera d’Adda in attesa di un trapianto di cuore.

Dolore fisico, morale, di peccato e di violenza. «Questo è il giorno più buio!», ha proseguito il Vescovo che, con lo sguardo rivolto al Crocifisso, ha invitato a pregare insieme a Cristo sulla croce il Padre nostro. «Da stasera chiedo, a me stesso e a voi, di imparare a dire Padre nostro con lui. Che cosa significa per Gesù sulla croce dire padre? Perché dice nostro? Perché lì lui c’è con noi, per noi, per tutti».

Il Vescovo ha quindi voluto ripercorrere la preghiera del Padre nostro. Soffermandosi sui vari passaggi ha sottolineato la necessità di fare la «volontà di amore del Padre» che si fa pane, pane spezzato.

E ancora: «Che debiti hanno gli innocenti? Più stiamo bene e più siamo debitori. Più stiamo bene e più dobbiamo condividere». «Non ci indurre in tentazione», «liberaci dal male» e «facci vivere di speranza».

Quindi il Vescovo ha invitato tutti i presenti a pregare il Padre nostro, «abbracciati a lui e uniti tra noi», nella consapevolezza che «non è una preghiera privata, ma è la preghiera del popolo, del corpo di Cristo, di tutti i piccoli della terra».

Dopo la raccolta delle offerte destinate, in questo Venerdì Santo, alla Terra Santa, la benedizione impartita dal Vescovo con la reliquia ha chiuso la celebrazione in una Cattedrale gremita.

In tanti, infatti, anche quest’anno non hanno voluto mancare all’annuale appuntamento cittadino nel cuore del Triduo. Dietro la croce tante persone, di ogni età. Quindi le religiose, i ministranti, i sacerdoti della città, i parroci e i canonici del Capitolo in piviale. Così come il vicario episcopale don Gianpaolo Maccagni, il vicario generale don Massimo Calvi e il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi, subito prima del baldacchino sotto il quale c’era il vescovo Napolioni con in mano la preziosa reliquia.

A chiudere la processione il gonfalone del Comune, portato da alcuni agenti della Polizia Locale, e le autorità locali: il sindaco Gianluca Galimberti insieme all’assessore Barbara Manfredini, il consigliere Luca Burgazzi e il vicecomandante della Municipale Mariarosa Bricchi.

La processione, scortata dalle forze dell’ordine, ha percorso piazza del Comune, largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, piazza Roma, corso Cavour, via Verdi, piazza Stradivari e via Baldesio per giungere, quindi, di nuovo in piazza del Comune per raggiungere la Cattedrale dove si è conclusa la preghiera.

Photogallery

 

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/2414114872145323/




«Nella Veglia Pasquale Cristo ci rigenera per una vita piena»

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo. Non è qui, è risorto». Le parole rivolte dall’angelo alle donne che arrivano al sepolcro di primo mattino, nel racconto dell’evangelista Luca, sono il culmine della liturgia della Parola che nella veglia della notte di Pasqua conduce il popolo di Dio a ripercorrere la storia della salvezza. «Questa veglia – ricorda per questo il vescovo Napolioni – è la madre di tutte le veglie, la madre di tutte le Eucaristie, la madre della vita cristiana»

La celebrazione presieduta dal Vescovo ha preso il via alle 21.30 nel cortile del Palazzo vescovile dove è iniziata la suggestiva liturgia della luce: la benedizione del fuoco nuovo, la preparazione del cero pasquale, simbolo di Cristo Risorto, alla presenza dei sacerdoti concelebranti, dei 14  catecumeni che durante la veglia hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana e dei membri del cammino neocatecumenale che hanno rinnovato le promesse battesimali.

Quindi, in processione verso la Cattedrale, per tre volte il diacono Arrigo Duranti ha innalzato il grande cero acclamando a Cristo luce del mondo e diffondendo la fiamma alle candele dei fedeli. Il canto dell’Exultet, l’antico inno che poeticamente esalta la luce nuova di Cristo risorto, ha introdotto l’ascolto della Parola di Dio.

Nei cinque brani biblici scelti nella celebrazione è stata idealmente ripercorsa la storia della salvezza fino al solenne canto del Gloria: il suono delle campane è quindi tornato a farsi sentire in tutta la città, mentre nella grande navata della Cattedrale si sono accese per la prima volta le luci del rinnovato impianto di illuminazione.

«In questa Veglia – ha detto il Vescovo nella sua omelia, rivolgendosi più volte ai catecumeni – tutti noi veniamo generati e rigenerati. Veniamo in chiesa per ricevere la vita in pienezza». Una vita che rispetta la nostra identità di cristiani «scritta nella carne e nel sangue di Gesù e dunque nella nostra persona, fatta di corpo, mente, spirito. E di mistero».

Monsignor Napolioni completa così la riflessione sull’identità cristiana che ha accompagnato tutto il Triduo Pasquale: l’identità di amici di Cristo e suoi commensali il giovedì santo e quella del venerdì santo, «il giorno del buio e del tradimento». «Non smettiamo di ricordarci – ha commentato il Vescovo – che siamo quelli che negano e che rinnegano, tradiscono, sbagliano…», quelli – dice in un altro passaggio – «che crocifiggono Cristo con il peccato», perché solo così «quello che accade stasera ci sorprende. Ci sorprende mentre eravamo peccatori, mentre eravamo come morti, disperati».

E’ lo stupore che travolge Pietro dopo la vista delle sole bende nel sepolcro vuoto: «Stanotte siamo quelli per Gesù: che significa grazie a Gesù e in vista di Gesù».

«Gesù è il motore, la causa della nostra esistenza», esclama con energia monsignor Napolioni; «sappiamo perché e per chi viviamo e soffriamo, perché e per chi vale la pena essere cristiani. Lasciamo – conclude – che il dono di Dio ci rigeneri».

Ascolta l’omelia del vescovo

La celebrazione è proseguita con la liturgia battesimale dei 14  catecumeni che durante la Veglia hanno ricevuto il Battesimo, chiamati uno a uno da don Antonio Facchinetti, incaricato diocesano del Catecumenato degli adulti . Dopo il canto delle litanie dei Santi, la benedizione dell’acqua e la professione di fede, i catecumeni si sono avvicinati al fonte battesimale con i propri padrini o madrine per essere battezzati.

Mons. Napolioni ha quindi amministrato loro il sacramento della Cresima. Dopo la liturgia eucaristica i nuovi cristiani l’hanno ricevuto per la prima volta l’Eucaristia.

La solenne Veglia Pasquale si è conclusa con un particolare saluto alla Madre del Risorto, mentre il Coro della Cattedrale (che sotto la direzione del maestro don Graziano Ghisolfi ha accompagnato l’intera liturgia) ha intonato il “Regina coeli”, il canto mariano che accompagna l’ingresso nel Tempo di Pasqua.

La photogallery della celebrazione

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/448590265951064/