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A S. Ilario la Messa del Vescovo per la Guardia di Finanza

Come ogni anno la giornata del venerdì 21 settembre per la Guardia di Finanza di Cremona è iniziata nella chiesa cittadina di S. Ilario con la Messa in onore del patrono del Corpo, l’evangelista san Matteo. A celebrare l’Eucaristia il vescovo Antonio Napolioni.

Accanto agli uomini delle Fiamme Gialle, che hanno riempito gran parte della chiesa, erano presenti le più alte autorità civili e militari del territorio. Accanto al comandante provinciale della Guardia di Finanza, col. Antonio Costa, c’erano il prefetto Paola Picciafuochi, il questore Gaetano Bonaccorso e il presidente del Tribunale Ines Marini. E ancora i comandanti provinciali Cesare Lenti (Carabinieri), Filippo Fiorello (Vigili del fuoco) e Federica Deledda (Polstrada), mentre a rappresentare la Col di Lana c’era il col. Giovanni Petrocelli.

Presenti anche i rappresentanti della Forestale e della Casa circondariale, con la direttrice Maria Gabriella Lusi e il vicecomandante Teresa Procopio. In fascia tricolore il presidente del Consiglio comunale, Simona Pasquali, affiancata dal consigliere provinciale, Paolo Abruzzi, con la polizia locale.

Non mancava neppure Mauro Santonastaso, già comandante delle Fiamme Gialli cremonesi, accompagnato da alcuni ospiti della LAE, cooperativa sociale di cui è presidente.

La liturgia è stata celebrata nella chiesa di S. Ilario, sul cui territorio parrocchiale si trova la caserma “Dino Campagnoli” della Guardia di Finanza. Accanto al Vescovo il cappellano dell’Esercito don Andrea Aldovini, il nuovo parroco di S. Agata e S. Ilario don Irvano Maglia e il cerimoniere episcopale don Flavio Meani.

Nell’omelia il Vescovo ha anzitutto sottolineato come l’appuntamento annuale della festa del Patrono debba essere vissuto come «uno specchio nel quale ritrovare voi stessi, le ragioni e lo stile del vostro servizio, della vostra professionalità e della vostra vita». L’occasione dunque per «ridestare i grandi perché della vita», magari a partire anche dalla domanda che insorge nei momenti di fatica e difficoltà: ma chi me lo fa fare?

Il pensiero è andato al corso per i nuovi vescovi cui anche mons. Napolioni ha preso parte la scorsa settimana in Vaticano e le parole del Papa che ha invitato a non dimenticare mai il brivido provato nel momento in cui si è accolta la Chiamata. Un “brivido” che il Vescovo ha invitato anche gli uomini in divisa a riscoprire e valorizzare, nella consapevolezza dell’importante ruolo svolto all’interno della comunità civile per il bene di tutti.

«Dentro ogni mestiere e ogni attività umana – ha detto il Vescovo guardando alla chiamata di san Matteo – c’è un di più di umanità e di bellezza che è possibile. Chi segue Gesù, qualunque sia il suo ruolo, può fare tutto questo con una qualità più bella. Perché il Signore stesso lo fa orientare al vero bene, gli apre il cuore, gli modifica gli atteggiamenti». Atteggiamenti che mons. Napolioni ha subito specificando parafrasando le parole dei Paolo agli Efesini.

E ha proseguito: «Il finanziere credente e che si lascia interrogare da quel “chi me lo fa fare” ritrova le ragioni di una saggezza, di un equilibrio, di una delicatezza, ma anche di una forza che gli sono necessarie e possibili perché Cristo gli allarga il cuore. Non si tratta di fare sconti, ma di andare a cercare il vero bene per tutti». Con un obiettivo chiaro: realizzare l’unità. «Oggi più che mai – ha proseguito guardando anche alla situazione attuale – o ci si perde o ci si salva tutti insieme». Proprio «questo senso di unità – ha concluso il Vescovo – rende possibile l’impegno rinnovato per la giustizia e per il bene di tutti. L’Eucaristia ci dà questo cibo di unità».

Dopo le Comunioni tutti i presenti si sono messi sull’attenti, mentre è stata proclamata la preghiera della Guardia di Finanza.

Poi, prima della benedizione finale, ha preso la parola il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il col. Antonio Costa, che insieme ai saluti e i ringraziamenti ha voluto riprendere alcuni aspetti sottolineati dal Vescovo relativi a un mestiere che è anzitutto «servizio», sottolineando poi come «in questo momento storico in cui si perde di vista quelli che sono i valori umani della società, dobbiamo essere consapevoli che non si può superare e incidere in maniera significativa sull’illegalità senza un’azione corale e condivisa fra tutte le istituzioni, a cui vogliamo garantire la massima e leale collaborazione».

 

Il patrono san Matteo

La Guardia di Finanza, come ogni altra realtà militare ha un santo patrono: san Matteo apostolo ed evangelista, la cui festa liturgica cade il giorno 21 settembre. Il documento papale che attesta il riconosciuto patrocinio, reca la data del 10 aprile 1934 ed è firmato dal cardinale Eugenio Pacelli (futuro Papa Pio XII). Il Pontefice che accolse l’istanza avanzata dal Comandante Generale e sostenuta dall’Ordinario Militare del tempo era Pio XI.

La vicenda umana di Matteo ha una sua notorietà, legata a quanto di lui si legge nell’omonima narrazione evangelica. Matteo, il pubblicano, detto anche Levi (Mc 2,14; Lc S,27) passò dal banco delle imposte alla sequela del Maestro che gli aveva detto: “Vieni e seguimi” (Mt 9,9).Il banchetto che festeggiò la sua vocazione è il segno dell’amore misericordioso di Gesù che chiama i peccatori a penitenza e ne celebra la riconciliazione con il Padre (Lc 5,27-32). Nel suo Vangelo, redatto per la comunità giudeo-cristiana, il Cristo si manifesta come maestro e il fondatore del nuovo Israele, che promulga la giustizia nuova del regno dei cieli incentrata nell’amore.

La sua memoria il 21 settembre è fatta dal martirologio geronimiano (VI sec.). Il “Breve Pontificio” del 10 aprile 1934, nel dichiarare san Matteo patrono della Guardia di Finanza auspica che tutti gli appartenenti al Corpo possano, sul suo esempio, unire l’esercizio fedele del dovere verso lo Stato con la fedele sequela di Cristo.




Pellegrinaggio diocesano a Caravaggio col Vescovo Antonio

All’inizio del nuovo anno pastorale la Chiesa cremonese si farà pellegrina, insieme al  Vescovo Antonio, al santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio. L’appuntamento è per domenica 25 settembre alle 15.30, quando il presule, in basilica, presiederà una preghiera mariana preparata dall’ufficio diocesano per il culto divino. Alle 16 mons. Napolioni presiederà una solenne Eucaristia, all’esterno, nel campo di destra, (già chiamato del Crocifisso) proprio dinanzi alla facciata principale dell’edificio sacro. Al pellegrinaggio sono invitati tutti i sacerdoti, in particolare i canonici del Capitolo e quanti hanno incarichi diocesani, i diaconi, le religiose e i religiosi, gli operatori pastorali, gli educatori e i catechisti, i fedeli delle parrocchie, i membri delle aggregazioni ecclesiali. L’Unitalsi cremonese garantirà il trasporto e l’assistenza dei malati che vorranno vivere questo importante momento di affidamento alla Vergine Maria.

I sacerdoti e i diaconi  sono invitati a segnalare la propria presenza all’agenzia viaggi Profilotours (tel. 0372/460592; fax 0372/33997; e-mail: profilocr@tin.it) entro il 17 settembre. Ciascuno dovrà portarsi il camice: la sagrestia del Santuario non sarà disponibile a supplire ad eventuali dimenticanze. Appena terminata la preghiera mariana delle 15.30 i presbiteri e i diaconi dovranno trovarsi davanti la sagrestia, quanti, invece, intendono assistere alla Messa si porteranno dirattamente nel campo esterno nelle sedie preparate attorno all’altare (in veste e cotta e non in camice).

Anche i superiori e le superiore delle comunità religiose che operano in diocesi sono pregati di segnalare il numero dei partecipanti al pellegrinaggio: per i religiosi sarà riservato un settore particolare che sarà indicato dai volontari al momento del loro arrivo in santuario.

Sempre entro il 17 settembre i parroci devono comunicare all’agenzia Profilotorus il numero dei fedeli: per loro non ci sarà bisogno di nessun pass, essi potranno, infatti, occupare tutte le sedie attorno all’altare, a eccezione di quelle riservate all’Unitalsi e ai religiosi/religiose.

Il pellegrinaggio a Caravaggio vuole essere una occasione ‘popolare’ di preghiera e di convocazione diocesana per aprire un anno pastorale.




Il mandato eucaristico della Chiesa italiana

Oggi c’è una “fame dell’anima” per cui “le parole non bastano più”. L’unico modo di saziarla è “uscire per andare incontro ad ogni uomo”, partendo dal dono dell’Eucaristia come “principio e forza di un modo nuovo di stare nel mondo”. Dal palco di piazzale Kennedy, affacciato sul mare, di fronte ad una platea di 15mila persone – i circa mille convegnisti e i fedeli accorsi a Genova da tutta la Liguria  – il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei e inviato speciale del Papa per il 26° Congresso eucaristico, ha concluso le quattro giornate che hanno fatto della città della Lanterna la “capitale spirituale” d’Italia tracciando un identikit di Chiesa all’insegna della missionarietà e della misericordia. Ma soprattutto dell’appartenenza concreta e vitale ad un “popolo” che sale sulla stessa barca – quella arrivata il giorno prima dal mare, per la suggestiva adorazione eucaristica al Porto Antico – perché riconosce la signoria di un unico re: Gesù Cristo, il pane vivo sceso dal cielo. E ne fa un “timbro” che marchia a fuoco tutta la vita.

Da Genova, Bagnasco stila “un preciso mandato missionario”. Destinatari, in primo luogo, i giovani, le famiglie e i “diseredati della vita”. E al nostro “amato Paese” dice: “Insieme con voi ci sentiamo pellegrini verso casa”.

Anche nella Messa finale, come in quella di apertura in piazza Matteotti e durante l’adorazione eucaristica al Porto Antico, il primo pensiero è alle vittime del terremoto, a cui il presidente della Cei esprime  a nome di tutta la Chiesa italiana “vicinanza fraterna”: è a loro che sono destinate le offerte della Messa. Altro frutto del Congresso eucaristico è l’opera-segno dedicata alle persone senza fissa dimora, per le quali in città verranno realizzati altri due dormitori dove gli ospiti potranno trovare la cena, il riposo per la notte e la prima colazione.

Ad abbassare l’età media sono molti i giovani presenti in zona Fiera. Non solo accanto alle delegazioni delle 150 diocesi rappresentate, ai genovesi e ai liguri, alla processione delle Confraternite – in testa la Madonna della Guardia – con i “Cristi” di legno, argento ed oro, ma anche affacciati alle cancellate esterne: anche per loro viene distribuita la Comunione. C’è chi ha con sé lo zaino o il tappetino per sedersi, “trofei” della serata passata ieri con il cardinale in piazza Matteotti, per l’annuncio della “missione dei giovani ai giovani” promossa dalla diocesi, che partirà in autunno. Eloquente il titolo: “Gioia piena”.

Al termine della celebrazione eucaristica, mentre piazzale Kennedy inizia a svuotarsi, il cardinale Bagnasco affida ad alcuni giornalisti dei media Cei una sintesi del Cen che suona come un viatico.

“È bello ed è necessario stare insieme, camminare insieme: non come isole, ma come mondi capaci di andare incontro agli uomini e di alimentare la speranza, perseguendo obiettivi comuni, non opinioni personali”.

E il pensiero corre subito ad Assisi, dove martedì Papa Francesco parteciperà all’incontro per la pace che segue di 30 anni l’analogo e storico incontro convocato da san Giovanni Paolo II nella città di San Francesco. Il Papa vuole che il 20 settembre sia vissuto come una Giornata mondiale di preghiera per la pace: “Oggi più che mai abbiamo bisogno di pace in questa guerra che è dappertutto nel mondo”. Lo ha chiesto durante l’Angelus che i partecipanti al Cen hanno seguito dai maxischermi a conclusione della Messa nell’area fieristica. La Chiesa italiana è pronta: diocesi, parrocchie, associazioni, singoli fedeli sono stati già allertati, assicura il presidente della Cei. Da Genova ad Assisi: ognuno può fare la sua parte, ha detto Francesco dalla finestra del palazzo apostolico.

Siamo tutti “piccole anfore”, le parole dell’omelia della Messa di apertura del Cen a piazza Matteotti. Ma la capienza di ognuna di esse può risultare decisiva. Tornano alla memoria le parole pronunciate a braccio la sera del 17 settembre, al termine della processione eucaristica che dal mare ha riportato il Santissimo sulla terraferma, con la cassa argentea portata a spalla dai lavoratori che ha varcato insieme ai vescovi e alle delegazioni la Porta Santa della cattedrale di San Lorenzo: “Abbiamo visto e incontrato il Signore nel nostro popolo, nella nostra Chiesa, nel volto della nostra gente. Abbiamo intensamente pregato e sperato perché il Congresso eucaristico non fosse soltanto un programma da svolgere, con date e appuntamenti, ma un evento da vivere, cioè un incontro con Gesù”. Di qui il “grazie” del cardinale a tutti i partecipanti al Cen, per “una presenza che non solo onora la nostra Chiesa ma rende bella la Chiesa in Italia e incoraggia il cammino delle nostre comunità”.

Durante la diretta di “A sua immagine”, dallo stesso palco della Messa in Fiera, Bagnasco rilancia: la mèta del Congresso eucaristico è “andare oltre il mare per incontrare gli altri, ma senza dimenticare il mare di casa, il nostro Paese, per tessere quel tessuto sociale che non deve assolutamente sfaldarsi e di cui abbiamo bisogno”. Navigare su due mari comporta la capacità di “diventare dissidenti” nei confronti della cultura dominante, e di “dire che il re è nudo”.

Dal Sir

Il testo dell’omelia del card. Bagnasco

La messa di apertura del CEN

I cantori gregoriani di Fulvio Rampi alla messa conclusiva del CEN

La presenza cremonese al CEN




Diretta streaming della presentazione delle nuove linee pastorali

Lunedì 19 settembre, alle ore 21, la Cattedrale di Cremona accoglierà i sacerdoti, religiosi e laici delle comunità parrocchiali che, con il vescovo Antonio, inaugurano un nuovo anno pastorale. La serata sarà trasmessa in diretta streaming dal nostro portale e dall’emittente radiofonica diocesana RCN-InBlu.

Le indicazioni che il Vescovo ha affidato alla Diocesi presentano la Chiesa cremonese come un cantiere aperto, pronto a concretizzare quel “sogno” che Papa Francesco ha più volte descritto. Non è principalmente l’invito a buttarsi nella frenesia del fare. Ecco perché questo ritrovarsi metterà al centro l’ascolto della Parola, dopo aver invocato il vero architetto di questa impresa: lo Spirito del Risorto.

Il “discorso della montagna” segna la prima tappa di questo quinquennio guidato dai discorsi di Gesù secondo l’evangelista Matteo. L’auspicio è che in ogni comunità si crei uno spazio fraterno di ascolto della Parola perché tutti, si riscoprano discepoli dell’Unico Maestro.

Dopo la riflessione del Vescovo, il vicario generale don Massimo Calvi e il vicario episcopale per la Pastorale e il Clero don Gianpaolo Maccagni introdurranno i momenti di preghiera sottolineando le attenzioni prioritarie: uno sguardo al territorio nel quale le comunità parrocchiali vivono e testimoniano il Vangelo e ai presbiteri della Chiesa cremonese che, insieme ai laici e ai religiosi, sono impegnati ogni giorno ad esserne gli animatori.

Non mancherà uno sguardo al mondo giovanile con immagini della Gmg a Cracovia e alcune intenzioni di preghiera per il Sinodo dei Giovani, occasione di incontro e di ascolto.

A conclusione, prima della benedizione finale, sarà consegnato il testo delle Linee Pastorali ai vicari zonali e a rappresentanti dei Consigli Pastorali Zonali. Il Vicario per la Pastorale comunicherà poi i principali appuntamenti diocesani.

All’uscita alcuni incaricati distribuiranno a ogni comunità parrocchiale copie delle Linee pastorali e il libretto “Sognate anche voi questa chiesa” con la sintesi del Convegno ecclesiale di Firenze.

Lettera del Vicario generale di invito alla serata per i sacerdoti




Ultimi giorni per le iscrizioni all’incontro dei preti anziani e ammalati con i vescovi lombardi a Caravaggio

Giovedì 22 settembre, presso il Santuario di Santa Maria al Fonte a Caravaggio, è in programma un incontro tra i Vescovi lombardi e il clero ammalato e anziano. L’iniziativa nasce dall’invito rivolto dall’Unitalsi Lombarda a don Tarcisio Bove, responsabile della Pastorale della salute per la Conferenza episcopale lombarda e membro della Commissione regionale Clero anziano e ammalato.

Riunita come da tradizione quel giorno a Caravaggio, la Conferenza Episcopale Lombarda, sotto la presidenza del card. Angelo Scola, ha accettato di incontrare i sacerdoti lombardi infermi o avanti con l’età».

«Sarà possibile accogliere presso il Santuario fino a 200 sacerdoti – precisa don Bove -. L’Unitalsi Lombarda provvederà ad assicurare la necessaria assistenza ai confratelli che confluiranno a questo incontro di fraternità e preghiera».

I sacerdoti che intendono partecipare devono segnalare il proprio nominativo al centralino della Curia diocesana. In caso di necessità per il trasporto è possibile rivolgersi alla Sottosezione cremonese dell’Unitalsi (via S. Antonio del Fuoco, 9 A – 26100 Cremona – tel./fax 0372/458946 – mail cremona@unitalsilombarda.itwww.unitalsicremona.info).

Di seguito il programma della giornata nel dettaglio:

  • ore 12: accoglienza sacerdoti ammalati e anziani
  • ore 13: pranzo presso il Centro di spiritualità del Santuario
  • a seguire: incontro con i Vescovi lombardi
  • ore 16: in auditorium ritrovo dei sacerdoti per la preparazione alla liturgia e consegna nominale della stola ai sacerdoti partecipanti
  • a seguire: in processione, recita del Santo Rosario e ingresso in basilica
  • ore 16.30: Messa presieduta dal card. Angelo Scola e concelebrata dai Vescovi della Lombardia e i sacerdoti presenti
  • al termine: consegna della stola al Cardinale e ai Vescovi celebranti.

Scheda di iscrizione




Messa del Vescovo Antonio a Lodi per l’apertura dell’anno accademico degli studi teologici

Lunedì 19 settembre, con una solenne celebrazione eucaristica, ha avuto inizio il nuovo anno accedemico degli Studi teologici Riuniti dei Seminari di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano. A presiedere l’Eucarestia, concelebrata dai Vescovi delle quattro diocesi che compongono lo studio teologico, dagli educatori dei rispettivi Seminari e da moltissimi docenti, è stato mons. Napolioni.

All’inizio della celebrazione, il vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti, ha rivolto alcune parole di benvenuto al confratello cremonese che per la prima volta ha presieduto l’Eucarestia in questa occasione. Nella sua omelia il vescovo Antonio, riprendendo la pagina del Vangelo di Luca proclamata poco prima, ha sottolineato in particolare il valore dell’ascolto. Un ascolto che, ha affermato mons. Napolioni, costituisce «la porta d’ingresso per una relazione vera tra le persone», ma che deve rivolgersi anche alla Parola di Dio, soprattutto per coloro che si preparano al sacerdozio. Essere «uditori della Parola», ha affermato il Vescovo, è infatti la caratteristica di ogni credente.

Proseguendo nella sua omelia, il presule ha messo in guardia dai rischi derivanti da un ascolto superficiale, distratto. L’ascolto può essere infatti viziato dalle paure, dalle conflittualità, dall’invidia, dalla mancanza di pace con gli altri e con se stessi. Per evitare questi rischi occorre anzitutto, ha affermato il presule «un silenzio, un rispetto dell’altro, occorre che vi sia un ascolto che permetta alla Parola di rimanere se stessa». È necessario, ha proseguito, che vi sia un cuore che «si apra ad un Tu che ci viene avanti»; ascoltando l’altro infatti è possibile che anche colui che ascolta cresca e venga plasmato all’interno della relazione. Il Signore ha scelto proprio questo per ciascun credente che, dopo aver ascoltato ed essersi lasciato addomesticare dalla Parola, può aprirsi alla missione, accompagnato da «una luce che brilla» e che non può essere sostituita da invenzioni dell’uomo. Concludendo la sua riflessione il vescovo ha indicato Maria come modello di creatura che ha fatto dell’ascolto il centro della propria esistenza. Infine l’augurio a ciascuno dei presenti perchè «brilli di ciò che ha ascoltato ed ha accolto nel profondo del cuore».

All’Eucaristia ha fatto seguito un pranzo a cui hanno preso parte i Vescovi, il corpo docente e tutti i seminaristi che compongono lo studentato teologico. Le lezioni degli Studi Teologici Riuniti, ferquentate dai nostri seminaristi diocesani,  hanno avuto inizio il giorno successivo, martedì 20 settembre, presso il Seminario di Lodi.




Domenica si celebra la giornata diocesana della scuola

Si celebra domenica 18 settembre la Giornata diocesana della scuola, un appuntamento che già da alcuni anni intende risvegliare l’attenzione educativa della comunità ecclesiale e civile su questa importante istituzione, riportando al centro dell’attenzione bambini, ragazzi, adolescenti e giovani che non possono prescindere, nella loro crescita, da questa esperienza. L’ufficio diocesano per il Culto divino nei consueti sussidi per l’animazione liturgica domenicali ha previsto un’attenzione particolare per questo tema.

«Negli anni pastorali precedenti – spiegano gli organizzatori – abbiamo compreso quanto sia importante e fondamentale l’attenzione alla scuola da parte della parrocchia. Essa da una parte deve favorire una stretta alleanza tra scuola e famiglia e tra scuola e oratorio. Inoltre ha il compito imprescindibile di aiutare le nuove generazioni a recuperare il significato esistenziale dello studio. È necessaria quindi una stretta vigilanza perché la scuola miri sempre a generare cultura, cioè sappia offrire quelle chiavi interpretative per capire il mondo e tentare di umanizzarlo».

Animazione liturgica in formato .doc

 Animazione liturgica in formato .pdf

La nota dell’ufficio di pastorale scolastica all’inizio dell’anno 2016/2017

 




Domenica a Cristo Re l’ingresso di don Enrico Trevisi

Nell’ambito degli insediamenti dei nuovi parroci, domenica 18 settembre si svolgerà il secondo ingresso nella città di Cremona. Coinvolta la parrocchia di Cristo Re, in zona Po, dove alle 18.30 il vescovo Antonio Napolioni presiederà la Messa di insediamento di don Enrico Trevisi, per dodici anni rettore del Seminario vescovile di via Milano.

 

Il programma dell’ingresso

La processione con i sacerdoti concelebranti prenderà le mosse dall’ex casa parrocchiale, situata a fianco della chiesa parrocchiale, all’ingresso dell’oratorio.

Tra i sacerdoti concelebranti ci saranno i preti residenti così come i diaconi permanenti della parrocchia. A Cristo Re, infatti, risiedono Giuseppe Mazzolini, Flavio Carli e Marco Ruggeri.

Da segnalare il fatto che don Trevisi, sotto i paramenti liturgici, indosserà il camice regalato per l’occasione dalla parrocchia.

Prima di entrare in chiesa, in piazza Giovanni Cazzani il nuovo parroco e il vescovo riceveranno il saluto del sindaco Gianluca Galimberti, che sarà affiancato dal consigliere comunale Luca Burgazzi, residente in parrocchia.

All’inizio della Messa, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale uscente, don Gianpaolo Maccagni, darà lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, aspergerà l’assemblea con l’acqua benedetta e incenserà la mensa eucaristica.

Poi Morena Roncolato, in rappresentanza dell’intera comunità parrocchiale, porgerà il saluto al vescovo e al nuovo parroco.

Al termine dell’omelia, tenuta da mons. Napolioni, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità.

Alla fine della celebrazione, supportata con il canto dal coro parrocchiale, don Trevisi prenderà la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani.

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Lucia Frati e Pierluigi Adami.

Seguirà un festoso momento conviviale in oratorio.

In preparazione all’ingresso di don Trevisi due appuntamenti: venerdì 9 settembre in chiesa si è svolta un’adorazione eucaristica, venerdì 16 (alle 21 in oratorio) incontro per approfondire il ministero del parroco con don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Enrico Trevisi è nato a Asola (Mn) il 5 agosto 1963 ed è stato ordinato il 20 giugno 1987 mentre risiedeva nella parrocchia di Pieve S. Giacomo. Laureato in Teologia morale a Roma, è rientrato in diocesi nel 1990 con l’incarico di vicerettore del Seminario.

Dal 1997 al 2004, pur continuando l’insegnamento in Seminario, è stato direttore del Centro pastorale diocesano e, dal 1997 al 2003, anche dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro. Inoltre tra il 2000 e il 2005 è stato assistente spirituale della Acli.

Nel 2004 è rientrato in Seminario con il ruolo di rettore. Ora mons. Napolioni, con decreto del 10 giugno, l’ha nominato parroco della parrocchia di Cristo Re in Cremona, succedendo a don Giovanni Cavagnoli.

 

Il saluto del nuovo parroco

Anzitutto esprimo la gioia di venire in mezzo a voi e ringrazio il vescovo Antonio per aver assecondato il mio desiderio di lavorare in parrocchia, un desiderio che è nel cuore e nella radice di ogni sacerdote.

Arrivo con la sincera riconoscenza per quello che il Signore ha già seminato e per quello che sta crescendo in mezzo a voi, anche tramite il ministero generoso dei sacerdoti che hanno fondato e coltivato la Parrocchia di Cristo Re. Un grazie particolare a don Gianni, che è stato mio insegnante e poi collega nello Studio Teologico, e a don Diego che da subito mi ha accompagnato nel decifrare gli innumerevoli fermenti di grazia sparsi nel quartiere Po.

Un grazie a don Mario e don Pierluigi, ai diaconi, alle famiglie, a tutti i collaboratori nell’ambito della liturgia, della catechesi, della carità, delle differenti ed esaltanti sfaccettature della missione educativa (e pensiamo anzitutto all’Oratorio). Ho già intravisto tanta ricchezza di proposte e di servizi per comunicare la bellezza del Vangelo e l’ansia di carità verso tutti, specialmente verso i ragazzi e verso i poveri. Arrivo riconoscendo che c’è un cammino parrocchiale già tracciato, una carità già testimoniata, una fede già celebrata, e tante iniziative già pensate e programmate. Arrivo con il desiderio di proseguire con tutti voi in questo cammino.

Arrivo con la certezza che “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium n. 1). E dunque con il proposito di aiutarvi a riconoscere e re-incontrare sempre di nuovo il Signore Gesù.

Con voi imparerò a fare il parroco, e conto davvero sia sulla vostra Misericordia sia sul vostro aiuto, competente e prezioso. Dell’aiuto di Dio, per me e per voi, ne sono certo. Io arrivo come ultimo e sarò chiamato a presiedere la duplice mensa della Parola e dell’Eucaristia: ma rimango ultimo nel conoscere le persone, nell’imparare i bisogni da saziare, le ferite da curare, le famiglie da accogliere, i ragazzi da incoraggiare.

Ho bisogno di essere accompagnato a conoscere, a servire, ad amare.

In questi giorni ho ripreso in mano un vecchio testo di don Primo Mazzolari. Si parla della parrocchia come di uno strumento per “una carità senza limiti, come senza limiti sono i bisogni dei parrocchiani, dei vicini, che sono pochi, dei lontani, che sono molti”. Poi nel suo stile ci sono affermazioni provocatorie: “La parrocchia è una meravigliosa e insostituibile istituzione, ma chiede di essere ‘rifatta’ su misura delle nuove, urgenti necessità”. E cercheremo insieme di capire queste nuove urgenti necessità che riguardano le famiglie, i giovani, gli anziani, i malati, i disoccupati, gli immigrati… “La parrocchia – dice sempre Mazzolari – al servizio dei poveri vuol dire semplicemente amare di più chi ha bisogno di essere amato di più, e non lasciare fuori questi o quelli dal nostro amore”.

Insieme cercheremo di crescere nella capacità di amare di più chi più ne ha bisogno… tenendo fisso lo sguardo sul Signore Gesù, aiutandoci a restare sulle frequenze della sua Parola, aperti all’azione dello Spirito.

Un abbraccio a tutti, a partire da coloro che sono feriti nel cuore, che sono malati, che sperimentano le fatiche della vita, le trame oscure delle tante ingiustizie e peccati che rendono tristi anche questi giorni. Ho già iniziato a ricordarvi nella preghiera…

E ricordatevi anche voi di pregare per me… e per i miei cari seminaristi perché il cammino di ciascuno sia nella fedeltà al Vangelo e nell’amicizia con il Signore, che è il vero tesoro della vita.

don Enrico




A Cristo Re l’ingresso di don Enrico Trevisi

È giunto in auto insieme al Vescovo nella piazza antistante la chiesa di Cristo Re il nuovo parroco, don Enrico Trevisi. Sorridente ed emozionato, nel tardo pomeriggio di domenica 18 settembre è stato accolto da alcuni dei ragazzi e delle famiglie che lo attendevano sul sagrato. Il tempo di indossare i paramenti liturgici sopra il camice regalato proprio per l’occasione dalla Parrocchia, e dalla ex casa parrocchiale riconvertita in centro anziani, è iniziata la processione d’ingresso.

Dietro ai ministranti della parrocchia c’erano gli studenti del Seminario di Cremona. Quindi il nuovo parroco a fianco di mons. Napolioni. Accanto il delegato episcopale per il clero e la pastorale, don Gianpaolo Maccagni, e il nuovo rettore del Seminario, don Marco D’Agostino (a lungo vice di don Trevisi).

La quindicina di sacerdoti concelebranti attendeva, invece, all’ingresso della chiesa, dove il sindaco Gianluca Galimberti (affiancato dal consigliere Luca Burgazzi) ha rivolto al nuovo parroco e al Vescovo il saluto da parte dell’Amministrazione comunale. Parole che hanno riecheggiato quanto già espresso la domenica precedente nell’ingresso di don Maglia a S. Agata e S. Ilario.

Il primo cittadino ha guardato a don Trevisi definendolo “maestro di relazioni e di cultura” negli anni vissuti in città alla direzione del Centro pastorale diocesano prima e del Seminario vescovile poi. Lo sguardo si è focalizzato quindi su Cristo Re e la “attenzione educativa” fortemente radicata in parrocchia. “La nostra città – ha detto Gaimberti – ha un bisogno infinito di relazioni educative grandi. E allora don Enrico, a nome della città, ti chiedo che tu, insieme a questa comunità, possiate aiutare tutta la città a continuare a dare una risposta di senso. Aiutateci ancora e di più aprendovi alla città”. Poi una riflessione sul valore delle istituzioni, a partire dalla definizione di parrocchia data da don Primo Mazzolari e richiamata da don Trevisi nel suo messaggio alla nuova comunità. Infine l’auspicio per un lavoro sinergico in grado di rispondere ai tanti bisogni della città.

In chiesa, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale uscente, don Gianpaolo Maccagni (già vicario a Cristo Re), ha dato lettura del decreto di nomina del nuovo parroco. Lo ha fatto per l’ultima volta, visto che con l’ingresso di don Cavagnoli allo Ziast, sua ex parrocchia, passerà il testimone a don Pierluigi Codazzi.

Tra i sacerdoti concelebranti don Mario Aldighieri, residente in parrocchia così come don Pierluigi Pizzamiglio, impossibilitato a essere presente. C’erano poi diversi compagni di Messa e “colleghi” del seminario. E naturalmente i diaconi permanenti residenti a Cristo Re: Giuseppe Mazzolini, Flavio Carli e Marco Ruggeri. A coordinare la celebrazione, a supporto del cerimoniere vescovile, il vicario don Diego Pallavicini aiutato da Jacopo Mariotti.

Dopo che don Enrico, secondo il cerimoniale proprio dell’ingresso dei parrici, ha asperso l’assemblea e incensato la mensa eucaristica, Morena Roncolato, in rappresentanza dell’intera comunità parrocchiale, ha rivolto il saluto al Vescovo e al nuovo parroco. Un discorso iniziato con il ricordo della visita di mons. Napolioni a Cristo Re lo scorso maggio per il conferimento dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Poi il grazie per aver accompagnato come un padre l’ingresso del quarto parroco di Cristo Re. “Noi siamo pronti a camminare insieme – ha garantito la rappresentante parrocchiale a don Trevisi –, confidando che nella nostra collaborazione non manchino mai due cose: il dialogo e la condivisione”. Con un obiettivo chiaro: “realizzare quell’umanità e quella fraternità voluta da nostro Signore!”.

Dopo il Vangelo proclamato da don Trevisi, ha preso la parola il Vescovo per l’omelia. Ma prima ha voluto che il nuovo parroco sedesse di fronte a lui, nel primo banco. Cosa che don Trevisi ha fatto, posizionandosi di fronte ai suoi famigliari.

Nella sua riflessione mons. Napolioni ha guardato in particolare al ministero di parroco. Lo ha fatto, però, dopo aver voluto sottolineare alcuni elementi che accomunano la propria storia personale con quella di don Trevisi: “Hai la stessa età – ha ricordato il Vescovo – di quando io, sei anni fa, in settembre come adesso, diventavo parroco a S. Severino, dopo essere stato, esattamente come te, dodici anni rettore del Seminario, insegnante e impegnato nell’animazione pastorale e, come te, ero in crisi d’astinenza da parrocchia”. E subito una precisazione: “La parrocchia non è l’ultimo posto che un prete desidera vivere: è il primo!”.

E ancora: “Tu, don Enrico, oggi diventi parroco di Cristo Re. Oggi non significa solo 18 settembre, ma in questo tempo, con la sua complessità, con la sua fame di speranza. Oggi significa con questi volti che incontri qui, che fanno corana, che sono l’assemblea visibile, ma anche con tanti che magari hanno già sbattuto la porta, che sono stanchi, che hanno hanno deciso che queste cose che ancora facciamo sono cose del passato. Oggi in cui essere cristiani non è più automatico solo perché battezzati. E lo sappiamo perché la comunità si prende cura dell’Iniziazione cristiana dei sui ragazzi, della formazione dei suoi giovani”.

“Dimenticavo un particolare che non ci accomuna ancora del tutto – ha quindi proseguito scherzando il Vescovo –: sei poco Scout. Ma questo lo recupererai in fretta. Anche perché ti servirà, proprio in questi primi passi, essere scout, cioè osservatore, ascoltatore, curioso, esploratore, capace di intercettare tutto il bene nascosto che c’è in parrocchia”.

Parroco di una parrocchia – ha sottolineato ancora il Vescovo – che è Chiesa tra le case. E qui una vera e propria raccomandazione con una richiesta ai parrocchiani: “Se non lo vedete in giro venitelo a chiamare. Perché deve stare tra le case, lungo le strade, pronto a bussare dove c’è solitudine, pronto ad ascoltare dove c’è bisogno di confidarsi. Questo è il parroco! Io l’ho sperimentato in questi anni decisivi per la mia vita, mi hanno probabilmente cambiato. Ti auguro di lasciarti plasmare davvero dalla tua gente, della quale scoprirai presto i pallini, i difetti, le fissazioni, ma anche tutta la carne di Cristo che ti è affidata”.

Poi quasi “giocando” sull’orgoglioso senso di appartenenza della comunità di Cristo Re, ha invitato a non riunchiudersi dentro i propri confini, nella consapevolezza che “Cristo è re crocifisso per la salvezza del mondo. E dunque Cristo Re sta in ogni casa, in ogni volto e in ogni frammento di umanità di questo territorio, di questa città e di questo mondo”.

Rifacendosi alla pagina evangelica il Vescovo ha indirizzato don Trevisi su come “amministrare” la vita cristiana. Con la domenica come punto vitale per la comunità: “sarà il momento in cui la comunione con Cristo diventa comunione tra noi: abbiamo una nuova identità e siamo davvero sempre di più di Cristo Re”.

Al termine dell’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. Quindi, alla fine della celebrazione, supportata con il canto dal coro parrocchiale, don Trevisi ha preso la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani.

Parole ricche di commozione quelle dello “apprendista parroco”, come egli stesso si è definito paragonandosi all’operaio chiamato a lavorare nella vigna del Signore all’ultima ora, e per questo bisognoso di tutto e tutti.

Non sono mancati i grazie: ai familiari, agli amici, ai sacerdoti e ai diaconi presenti in parrocchia. Un pensiero particolare anche al liceo Vida e, soprattutto, al “caro seminario” con un’attenzione rivolta soprattutto ai seminaristi e a Jacopo, il giovane delle parrocchia che entrerà in Seminario: “Dio si fida di voi! Non basta la terra a contenere la gioia di chi si sa amato da Dio, anche se poi ci tremano le gambe per la nostra piccolezza e fragilità. E anche voi fidatevi del Signore Gesù, che si fida di voi! Amatelo sopra ogni cosa!”.

“Impariamo a fare della parrocchia una famiglia di famiglia”, ha quindi proseguito, facendo riferimento anche all’incarico di coordinatore del tavolo pastorale che il Vescovo gli ha affidato insieme al ministero di parroco.

Infine altre due citazioni mazzolariane: la prima per aiutare a interpretare e vivere il tempo complesso che si sta vivendo, la seconda ripresa dalle parole rivolte a don Aldo Cozzani, secondo indimenticato parroco di Cristo Re, alla vigilia della sua ordinazione suddiaconale.

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Lucia Frati e Pierluigi Adami. Ha quindi fatto seguito un festoso momento conviviale in oratorio.

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Biografia del nuovo parroco

Don Enrico Trevisi è nato a Asola (Mn) il 5 agosto 1963 ed è stato ordinato il 20 giugno 1987 mentre risiedeva nella parrocchia di Pieve S. Giacomo. Laureato in Teologia morale a Roma, è rientrato in diocesi nel 1990 con l’incarico di vicerettore del Seminario.

Dal 1997 al 2004, pur continuando l’insegnamento in Seminario, è stato direttore del Centro pastorale diocesano e, dal 1997 al 2003, anche dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro. Inoltre tra il 2000 e il 2005 è stato assistente spirituale della Acli.

Nel 2004 è rientrato in Seminario con il ruolo di rettore. Ora mons. Napolioni, con decreto del 10 giugno, l’ha nominato parroco della parrocchia di Cristo Re in Cremona, succedendo a don Giovanni Cavagnoli.

 

Il saluto del nuovo parroco

Anzitutto esprimo la gioia di venire in mezzo a voi e ringrazio il vescovo Antonio per aver assecondato il mio desiderio di lavorare in parrocchia, un desiderio che è nel cuore e nella radice di ogni sacerdote.

Arrivo con la sincera riconoscenza per quello che il Signore ha già seminato e per quello che sta crescendo in mezzo a voi, anche tramite il ministero generoso dei sacerdoti che hanno fondato e coltivato la Parrocchia di Cristo Re. Un grazie particolare a don Gianni, che è stato mio insegnante e poi collega nello Studio Teologico, e a don Diego che da subito mi ha accompagnato nel decifrare gli innumerevoli fermenti di grazia sparsi nel quartiere Po.

Un grazie a don Mario e don Pierluigi, ai diaconi, alle famiglie, a tutti i collaboratori nell’ambito della liturgia, della catechesi, della carità, delle differenti ed esaltanti sfaccettature della missione educativa (e pensiamo anzitutto all’Oratorio). Ho già intravisto tanta ricchezza di proposte e di servizi per comunicare la bellezza del Vangelo e l’ansia di carità verso tutti, specialmente verso i ragazzi e verso i poveri. Arrivo riconoscendo che c’è un cammino parrocchiale già tracciato, una carità già testimoniata, una fede già celebrata, e tante iniziative già pensate e programmate. Arrivo con il desiderio di proseguire con tutti voi in questo cammino.

Arrivo con la certezza che “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium n. 1). E dunque con il proposito di aiutarvi a riconoscere e re-incontrare sempre di nuovo il Signore Gesù.

Con voi imparerò a fare il parroco, e conto davvero sia sulla vostra Misericordia sia sul vostro aiuto, competente e prezioso. Dell’aiuto di Dio, per me e per voi, ne sono certo. Io arrivo come ultimo e sarò chiamato a presiedere la duplice mensa della Parola e dell’Eucaristia: ma rimango ultimo nel conoscere le persone, nell’imparare i bisogni da saziare, le ferite da curare, le famiglie da accogliere, i ragazzi da incoraggiare.

Ho bisogno di essere accompagnato a conoscere, a servire, ad amare.

In questi giorni ho ripreso in mano un vecchio testo di don Primo Mazzolari. Si parla della parrocchia come di uno strumento per “una carità senza limiti, come senza limiti sono i bisogni dei parrocchiani, dei vicini, che sono pochi, dei lontani, che sono molti”. Poi nel suo stile ci sono affermazioni provocatorie: “La parrocchia è una meravigliosa e insostituibile istituzione, ma chiede di essere ‘rifatta’ su misura delle nuove, urgenti necessità”. E cercheremo insieme di capire queste nuove urgenti necessità che riguardano le famiglie, i giovani, gli anziani, i malati, i disoccupati, gli immigrati… “La parrocchia – dice sempre Mazzolari – al servizio dei poveri vuol dire semplicemente amare di più chi ha bisogno di essere amato di più, e non lasciare fuori questi o quelli dal nostro amore”.

Insieme cercheremo di crescere nella capacità di amare di più chi più ne ha bisogno… tenendo fisso lo sguardo sul Signore Gesù, aiutandoci a restare sulle frequenze della sua Parola, aperti all’azione dello Spirito.

Un abbraccio a tutti, a partire da coloro che sono feriti nel cuore, che sono malati, che sperimentano le fatiche della vita, le trame oscure delle tante ingiustizie e peccati che rendono tristi anche questi giorni. Ho già iniziato a ricordarvi nella preghiera…

E ricordatevi anche voi di pregare per me… e per i miei cari seminaristi perché il cammino di ciascuno sia nella fedeltà al Vangelo e nell’amicizia con il Signore, che è il vero tesoro della vita.

don Enrico

 




Domenica in tutte le chiese la colletta per i terremotati

Anche in tutte le chiese della Diocesi di Cremona, così come nel resto d’Italia, domenica 18 settembre si svolgerà la colletta nazionale indetta dalla Presidenza della Conferenza episcopale italiana a sostegno delle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto. La data dal 18 settembre coincide con la conclusione del 26° Congresso Eucaristico Nazionale (in svolgimento a Genova dal 15 settembre): una concomitanza esplicitamente voluta, perché l’esito della raccolta dovrà essere segno tangibile della carità che l’intera Chiesa italiana, chiamata a raccolta nella preghiera e nella riflessione, dovrà saper esprimere.

Tutti i parroci sono invitati a far pervenire sollecitamente le offerte raccolte in questa circostanza presso l’Ufficio Ragioneria della Curia vescovile.

Intanto prosegue l’impegno di Caritas Cremonese che, attraverso la Fondazione San Facio, prosegue la raccolta fondi destinata al sostegno delle popolazioni terremotate. Fondi che serviranno a sostenere interventi a medio e lungo termine che saranno prossimamente individuati in collaborazione con Caritas Marche, cui la Chiesa cremonese ha da subito garantito supporto.

In questo senso si colloca la consegna, già avvenuta, di tende da campo nei luoghi dell’emergenza da parte della Delegazione delle Caritas Lombarde e lo stanziamento di una prima somma di 10mila euro da parte di Caritas Cremonese.

Quanti ancora volessero offrire il proprio contributo possono effettuare offerte attraverso i seguenti canali di Caritas Cremonese:

  • conto corrente postale n. 68 411 503 intestato a Fondazione San Facio onlus;
  • conto corrente bancario intestato a Fondazione San Facio onlus presso Banca di Piacenza (Via Dante 126 – Cremona): IT 57 H 05156 11400 CC0540005161;
  • uffici di Caritas Cremonese (via Stenico 2/b – tel. 0372-35063).

 

Locandina per la Colletta

Sussidiazione liturgica

Photogallery dalle zone terremotate

 

La vicinanza e l’aiuto di Vaticano, CEI e Caritas

Unanime la vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma poco prima dell’alba del 24 agosto, quando tre violente scosse di terremoto hanno devastato le province di Rieti, Ascoli Piceno, Perugia e Fermo causando numerosi morti di sfollati, danni ingenti e il crollo di numerose abitazioni e di alcune chiese, in modo particolare nei centri di Accumoli (Rieti), Arquata e Pescara del Tronto (Ascoli Piceno) ed Amatrice (Rieti).

«Dinanzi alla notizia del terremoto che ha colpito il centro d’Italia – ha detto Papa Francesco durante l’udienza del mercoledì – devastando intere zone e lasciando morti e feriti, non posso non esprimere il mio grande dolore e la mia vicinanza a tutte le persone presenti nei luoghi colpiti dalle scosse, a tutte le persone che hanno perso i loro cari e a quelle che ancora si sentono scosse dalla paura e dal terrore». «Vi chiedo – ha concluso il Pontefice – di unirvi a me nella preghiera, affinché il Signore Gesù, che si è sempre commosso dinanzi al dolore umano, consoli questi cuori addolorati e doni loro la pace per l’intercessione della Beata Vergine Maria».

Parole cui ha fatto seguito l’invio ad Amatrice, proprio per decisione del Pontefice, di una squadra di Vigili del Fuoco del Vaticano per lavorare, in accordo con la Protezione Civile italiana, nella ricerca e nell’assistenza delle vittime. Giovedì hanno inoltre raggiunto le zone terremotate sei uomini della Gendarmeria vaticana, che a loro volta si sono messi a disposizione dei soccorritori.

Pronto anche l’intervento della Presidenza CEI che ha disposto l’immediato stanziamento di 1milione di euro dai fondi dell’otto per mille per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali. «La Chiesa che è in Italia – hanno scritto in un comunicato i Vescovi italiani – si raccoglie in preghiera per tutte le vittime ed esprime fraterna vicinanza alle popolazioni coinvolte in questo drammatico evento. Le diocesi, la rete delle parrocchie, degli istituti religiosi e delle aggregazioni laicali sono invitate ad alleviare le difficili condizioni in cui le persone sono costrette a vivere».

Immediatamente mobilitata anche Caritas Italiana che, stanziando una prima cifra di 100mila euro per provvedere alle necessità più impellenti, si è da subito attivata con i suoi operatori sul posto per coordinare gli sforzi delle Caritas coinvolte e di quelle che – da tutta Italia e anche dall’estero – hanno già offerto disponibilità a intervenire.

In stretto contatto con i delegati regionali delle Marche e del Lazio, in cui ricadono i principali centri colpiti dal sisma, Caritas Italiana sta cercando di farsi prossima con il sostegno materiale, valutando in questa prima fase le esigenze che emergono nelle comunità provate dal sisma. In particolare è in fase di individuazione un polo logistico che possa fare da deposito per il materiale che sarà stoccato a disposizione delle popolazioni colpite dal sisma. In tal senso è in programma, nella giornata di venerdì 26 agosto, la visita in loco del direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu.

Solidarietà per le vittime e i feriti, nonché disponibilità di aiuto sono arrivate a Caritas Italiana da Caritas Internationalis, Caritas Europa e dalle Caritas nazionali di tutto il mondo. Significativa la vicinanza di Caritas coinvolte a loro volta in eventi tragici, come Caritas Nepal, colpita un anno fa da un terribile terremoto. Caritas Germania ha stanziato una prima offerta di 50mila euro.

 

Il sisma nell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche