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«Ogni viaggio è un’esperienza umana che può essere occasione di evangelizzazione e di incontro con il Signore»

Ogni viaggio si configura come un’esperienza umana. Ed è proprio per questo motivo che la Chiesa Italiana, nel corso degli anni, ha deciso che in ogni diocesi ci fosse un ufficio dedicato alla pastorale del turismo. Per la Chiesa di Cremona si tratta di un momento particolare, perché si sta vivendo un avvicendamento proprio su questo fronte. Il presidente dell’agenzia turistica diocesana ProfiloTours dal 2012, don Roberto Rota, dal 2008 è anche direttore dell’Ufficio pellegrinaggi: incarico, quest’ultimo, rispetto al quale nei prossimi mesi passerà il testimone a don Matteo Bottesini.

Alle porte, il pellegrinaggio in Turchia, sulle orme di San Paolo. «Dobbiamo tenere presente che i cristiani non viaggiano solo da pellegrini. Quella è un’esperienza particolare: il pellegrino compie un itinerario che è specchio della vita. Ma non tutti i viaggi sono pellegrinaggi. E il turismo resta una dimensione rilevante». Così proprio don Rota durante l’ultima puntata della stagione del talk diocesano Chiesa di casa.

Alle sue parole hanno fanno eco quelle di Silvana Lucchini, che si è detta «molto contenta di aver partecipato a numerosi viaggi. Per certi versi posso dire – ha affermato – che mi hanno cambiato la vita, perché mi hanno dato l’occasione di incontrare, conoscere e confrontarmi con culture diverse, che prima non conoscevo».

In diocesi, dunque, l’attività legata alla pastorale del tempo libero e del turismo assume una connotazione particolare. Per don Rota «intercetta la vita delle persone durante i momenti più liberi e distesi, ma profondamente umani, come i viaggi appunto, per renderli occasioni di evangelizzazione e di incontro con il Signore». In questo senso, molta rilevanza assume l’esperienza di comunità che si sperimenta. «Io per prima non mi aspettavo di esserne così colpita – ha raccontato Silvana Lucchini – ma stare insieme ad altre persone mi ha davvero fatto bene. Il ritrovarsi per celebrare la Messa, la condivisione dei momenti più semplici e autentici sono qualcosa che porterò sempre con me, al di là del viaggio in sé».

Incontro, scoperta e comunione. Sembrano essere queste le parole chiave messe in luce da don Roberto Rota e Silvana Lucchini. «D’altra parte il viaggio è sempre un “andare verso” – ha ribadito il sacerdote cremonese – e il fatto che gli uomini e le donne di ogni epoca abbiano avuto il desiderio di viaggiare ci fa capire quanto questa esperienza sia radicata e profonda in ciascuno di noi». Un’esperienza umana che apre le porte a ciò che va oltre. Ecco il vero scopo di un ufficio pellegrinaggi: suscitare e provocare una seria riflessione a partire da un’esperienza vissuta.




A Cristo Re un murale ricorda Gianluca Vialli

Una mattina carica di emozioni e ricordi quella che si è vissuta sabato 24 giugno all’oratorio di Cristo Re, a Cremona, nel ricordo di una personalità tanto carismatica quanto amata da tutta la città, prematuramente scomparsa lo scorso 6 gennaio. Si tratta di Gianluca Vialli, premiatissimo calciatore di origini cremonesi che negli anni ‘80 e ‘90 ha fatto sognare i tifosi della Cremonese, per poi spostarsi nella storica Sampdoria, passando per la Juventus e concludendo la carriera nel Chelsea. Volto storico dell’attacco della nazionale italiana, Vialli ha tirato i primi calci al pallone proprio nel campo di calcio dell’oratorio del Cristo Re, luogo in cui il suo ricordo è ancora forte.

A rendergli onore per la grande carriera da calciatore e per la vita come cremonese, è stato realizzato nel campo da calcio dell’oratorio di Cristo Re un murale che facilmente si può notare anche passando per strada, quasi a voler ricordare anche anche nei luoghi più semplici possono nascere grandi storie. Un capolavoro del giovane artista Stefano Delvó che renderà ben visibile la figura di Gianluca Vialli per ricordare ai giovani dove il sacrificio, l’impegno e la passione possono portare.

Molti han preso la parola per omaggiare il ricordo del calciatore, della leggenda, ma soprattutto dell’amico di una vita. Primo fra tutti il professor Maurizio Mondoni, che ha poi lasciato spazio al compagno di squadra di Gianluca Marco Nicoletti, che ha ripercorso alcune delle vicende che li hanno avvicinati sul campo e fuori. Senza trattenere le lacrime, Gianni Ballarini ha raccontato di quella volte che giocando con Vialli in oratorio fece un autogol e altri ricordi che ancora lo accompagnano ogni giorno.

«Essere di Cristo Re è un tratto della propria vita che rimane sempre nel cuore» hanno ricordato, con la voce strozzata in gola, Alessandro Doccia Dossena e Fabrizio Canesi, storici e grandi amici di Gianluca, che insieme a Luca Dal Monte hanno fortemente voluto questa realizzazione.

«I campioni si ricordano per le loro imprese sportive – ha sottolineato il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti nel suo intervento – ma i campioni veri sono quelli che si ricordano per le loro imprese sportive e per la loro umanità. Gianluca Vialli non era, ma è tuttora un campione di umanità. Ne sono testimonianza tutti quelli che ne parlano e che gli vogliono bene».

Insieme al primo cittadino, a rappresentare l’Amministrazione comunale anche gli assessori Andrea Virgilio, Barbara Manfredini e Luca Zanacchi.

Insieme a tanti amici presente anche i famigliari di Gianluca Vialli: la mamma Maria Teresa, i fratelli Maffo e Mila, i nipoti Edo, Virginia, Giovanni. Proprio il nipote Edoardo è intervenuto e ha ricordato con grande tenerezza lo zio. 

Dopo, con grande emozione, il murale (fino ad allora coperto con un drappo giallo-rosso, i colori della società sportiva dell’oratorio, il Corona) è stato scoperto, mostrando a tutti un giovanissimo Gianluca Vialli con la maglia grigiorossa e sullo sfondo la veduta panoramica dell’oratorio di Cristo Re.

Non è mancata naturalmente la benedizione, nel ricordo del compianto campione, da parte del vicario parrocchiale, don Pierluigi Fontana.




Al Santuario di Caravaggio ordinati presbiteri due frati minori cappuccini

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Fra Luca Savoldelli, 33enne bergamasco di Rovetta, e fra Fabio Burla, 40enne veronese, sono adesso sacerdoti dell’ordine dei frati minori cappuccini. A consacrarli, nella mattinata di sabato 24 giugno al Santuario di Caravaggio, è stato il vescovo Antonio Napolioni che ha presieduto la celebrazione nella basilica di Santa Maria del Fonte.

Un’ottantina i cappuccini presenti, sufficienti a riempire, in aggiunta alle delegazioni di conterranei, parenti ed amici dei due novelli preti, la basilica in un’atmosfera di solennità e di gioia nella ricorrenza di san Giovanni Battista.

E propria sulla figura, le gesta e gli insegnamenti di quello che ha definito come «Il più grande profeti» il vescovo ha incentrato la sua omelia. «Forse – ha esordito Napolioni rivolgendosi a fra Luca e fra Fabio – oggi qui nascono due profeti. Anzi, togliamo il forse, perché certamente Fabio e Luca ricevono la missione di annunciare Cristo da presbiteri oltre che da figli e fratelli di Francesco. Un avvenimento puntuale che sprigiona però i suoi effetti per l’eternità, perché si è sacerdoti per sempre».

Invitando fra Luca e fra Fabio ad avere una bella amicizia con i preti diocesani, con le parrocchie e con i vescovi che incontreranno, Napolioni ha augurato loro di mantenere quel pizzico di libertà che significa «una vocazione profetica, evangelica e missionaria più che clericale e puramente liturgica e sacerdotale». «È il sacerdozio del Cristo Crocifisso – ha aggiunto – che come paramento porta solo uno straccio».

In conclusione, traendo spunto dalle parole del prefazio della preghiera eucaristica, le raccomandazioni ai due neo sacerdoti: «Il prefazio – ha sottolineato il vescovo – contiene dei verbi che al passato remoto descrivono la missione del Battista ma che, declinati al futuro, contengono anche la missione che oggi inizia per voi: esultate sempre, anche nelle circostanze avverse; non stancatevi di essere uomini che portano l’annuncio ovunque e che lo sanno preparare; abbiate la capacità di indicare Gesù, che non è nel passato né nei nostri cassetti; agite dentro un popolo che è chiamato ad essere corpo di Cristo; testimoniate la parola di Cristo con autenticità umana anche fra le difficoltà che troverete».

L’ordinazione presbiteriale è stata per i due cappuccini il coronamento di un lungo percorso. La loro provenienza è dal mondo del lavoro. Fabio Burla ha lavorato in un’azienda alimentare e nell’agricoltura mentre Luca Savoldelli dall’età di 16 anni ha sempre svolto sempre la professione di metalmeccanico in un’azienda di Cerete alternandola con gli studi presso le scuole serali come dirigente di comunità. Poi la vocazione. Per entrambi, il postulato a Lendinara (Rovigo) e, dopo il primo periodo di discernimento vocazionale conclusosi con la professione perpetua, l’inizio degli studi teologici (terminati circa un mese fa) e l’ordinazione diaconale nel convento di Venezia, datata 5 novembre 2022.




A Castelleone 1200 bambini e ragazzi per la festa dei Grest della Zona 2

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Amicizie e legami che nascono e si consolidano sono le caratteristiche di ogni Grest. Una possibilità che riesce andare anche oltre i confini delle parrocchia grazie ai momenti zonali. Come quello che nella giornata di venerdì 22 giugno è stato ospitato all’oratorio di Castelleone dove, dalle prime ore del mattino, sono confluiti anche i gruppi dei paesi limitrofi. Sono arrivati da Soresina, Soncino, San Bassano, Cornaleto, Formigara, Gombito e Casalmorano, tutti pronti per affrontare una giornata strutturata in maniera precisa, fatta di gioco e divertimento, preghiera e condivisione, tra balli e vere e proprie sfide tra oratori.

Circa 1.200 tra bambini e ragazzi che si sono radunati sotto il palco allestito per l’occasione. Le animatrici hanno fatto partire la musica, e sulle note dell’inno di TuXTutti ognuno si è messo a ballare spalla a spalla con i propri amici. Nel frattempo, per tutto l’oratorio sono stati allestiti diversi campi da gioco, dal bowling al volano, dal calcio al tiro alla fune, fino ad arrivare ad un più classico tris o alla tradizionale corsa con i sacchi.

Si può vincere in un solo modo: accumulare dei token, gli ormai famosi “Kapla”, bastoncini di legno che forniscono punti al proprio oratorio. Sommati quelli ricavati da ogni bambino, a fine giornata l’oratorio con più kapla è stato nominato vincitore dell’incontro zonale. Un trofeo che è stato alzato proprio dai padroni di casa.

Una giornata all’insegna del divertimento e della competizione sana, quella che fa crescere e non litigare. Gli incontri zonali del Grest hanno sempre coinvolti molti giovanissimi che trovano nel confronto un’occasione per crescere, ricordando che il mondo non si ferma alla routine di tutti i giorni, ma è fatto di tante realtà diverse che possono accrescere il bagaglio culturale di ogni persona.




A Cristo Re una mattinata di sport per i Grest della Zona 3

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Atletica, baseball, hockey, pallamano e tiro alla fune. Questi gli sport che hanno caratterizzato la mattinata del 22 giugno all’oratorio di Cristo Re, a Cremona, per la giornata zonale dedicata ai Grest della zona pastorale 3. Un torneo tra oratori della città, che si sono sfidati alternandosi sui vari campi, organizzato dal Comitato sportivo italiano della sezione di Cremona.

Diversi oratori di città hanno partecipato all’evento, con i bambini e i ragazzi delle medie di ogni parrocchia divisi in più squadre. Oltre ai “padroni di casa” di Cristo Re, hanno gareggiato gli oratori di Cavatigozzi, San Michele e San Sebastiano e delle unità pastorali Sant’Omobono e Madre di Speranza.

La mattinata ha preso il via alle 9.30 con il ritrovo nella palestra dell’oratorio dove, guidati dal seminarista Valerio Lazzari, i preadolescenti hanno vissuto il momento di preghiera iniziale. Da lì il via alle sfide, che sono terminate attorno a mezzogiorno. Il tutto supervisionato dalle educatrici del Csi e dagli animatori accompagnatori insieme ad alcuni dei vicari della città.

A trionfare in questo torneo tra oratori sono state le squadre di Cavatigozzi, di “Cristo Re 2”, “San Michele 1” e “San Bernardo 5”, che hanno fatto l’en plein, vincendo tutte le sfide che hanno affrontato.

Oltre a questa giornata, Il Csi di Cremona, in collaborazione con la Federazione oratori cremonesi, è disponibile a realizzare alcune proposte sportive negli oratori, sia durante i Grest che in altre occasioni nel periodo estivo: laboratori e tornei sportivi, come quello proposto a Cristo Re, ma anche incontri di formazione per gli animatori, che potranno essere affiancati dagli operatori del Csi nella progettazione di giochi e attività sportive. Per maggiori informazioni è possibile contattare il Csi di Cremona al numero 0372 23928 o all’indirizzo mail csi@csicremona.it.

 

I Grest di Cremona “a caccia di opere buone”




A Santa Lucia presentati i restauri degli affreschi della volta

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Nella serata di mercoledì 21 giugno la chiesa di Santa Lucia, a Cremona, ha aperto le proprie porte alla cittadinanza per mostrare in tutto il suo splendore gli affreschi dopo i lavori di restauro recentemente ultimati. Una occasione culturale in cui si sono intrecciate arte e devozione per la santa così cara ai bambini, in una cornice musicale.

«Oggi è il giorno di san Luigi Gonzaga, ma voglio pensare che questa serata sia un regalo di santa Lucia», ha esordito don Antonio Bandirali, parroco dell’unità pastorale Sant’Omobono (si cui fa parte la chiesa sussidiaria di Santa Lucia) ringraziando tutti coloro che hanno contribuito all’opera di restauro, in particolar modo il compianto don Stefano Moruzzi, parroco di San Pietro al Po fino al 2018, anno del suo decesso, la cui affezione a questa chiesa ha reso possibile l’inizio dei lavori. Il restauro, grazie alla generosità di molti tra cui la Fondazione comunitaria della Provincia di Cremona, è stato realizzato dalla ditta “Rizzi”, di Luigi Rizzi e Federica Cattadori.

Ha poi preso la parola don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali e l’edilizia di culto, che ha espresso il suo dispiacere nell’aver dovuto chiudere provvisoriamente questa chiesa, «luogo di culto e preghiera nei cuori di molti; non solo per i cremonesi, ma anche per la comunità cattolica romena, che celebrava qui le proprie Messe», visto che versava ormai in condizioni pericolanti.

«Si è trattato di un lavoro difficoltoso, sia per le condizioni in cui versava il soffitto sia per il periodo di pandemia che ha frenato le operazioni – ha spiegato l’architetto Ezio Bellini –. Questa non è una pinacoteca, non è un museo, ma un luogo che ospita una comunità. Una comunità che se vuole valorizzare e tramandare questo luogo, deve continuare a mantenerlo». Ha quindi concluso: «Auguro a don Antonio che possa trovare i fondi per completare il restauro dell’intero ciclo di restauri, per riuscire a portare questa chiesa a uno stato di ordinarietà».

Un’opera di restauro che non è dunque pienamente conclusa. Lavori sono stati operati, infatti, come sottolineato da don Gaiardi, sugli affreschi più recenti, che necessitavano l’intervento con molta più urgenza rispetto a quelli più antichi. Le cause del degrado strutturale del soffitto sono state – come sottolineato dalla restauratrice, Federica Cattadori – le infiltrazioni d’acqua, l’effetto degli incensi e l’inadeguato metodo di riscaldamento adoperato in passato.

Tra gli interventi, anche quello della storica dell’arte Silvia Cibolini, che ha presentato un’excursus storico riguardante la chiesa, che sorge su una struttura più piccola risalente al tardo undicesimo secolo e ha assunto il suo aspetto attuale nel 1583, per mano dell’ordine religioso dei Somaschi che hanno edificato e gestito l’edificio fino alla fine del 1700. Nel diciannovesimo secolo è poi diventata la chiesa sussidiaria della parrocchia di San Giorgio in San Pietro al Po.

Durante la serata, animata dagli intermezzi musicali del violinista Lorenzo Meraviglia, con il suo violino “Omobono Stradivari 1730”, accompagnato al pianoforte da Mauro Ivano Benaglia, hanno preso la parola anche il consigliere comunale Stella Bellini, che ha portato i saluti dell’Amministrazione, e il presidente di CrArt Tommaso Giorgi, che ha approfondito la storia della santa a cui la chiesa è dedicata e il percorso di diffusione del suo culto.

La serata era collocata una settimana di particolare significato per l’unità pastorale “Sant’Omobono”, formata dalle parrocchie cittadine della Cattedrale, Sant’Imerio e San Pietro al Po. Un ciclo di eventi iniziato lo scorso 17 giugno con la festa di S. Imerio, patrono secondario della Diocesi di Cremona, e che terminerà il prossimo 29 giugno, con la festa patronale dei Ss. Pietro e Paolo, che sarà festeggiata con la Messa presieduta alle 21 nella chiesa di San Pietro al Po dal sacerdote novello don Claudio Mario Bressani, che negli anni della formazione in Seminario ha prestato servizio pastorale nell’unità pastorale Sant’Omobono. Nel mezzo di questa cornice anche altre iniziative per la comunità e tra queste, appunto, la presentazione dei restauri di Santa Lucia.

 

Settimana dell’Unità pastorale S. Omobono, dalla memoria di sant’Imerio e alla solennità dei santi Pietro e Paolo ricca serie di iniziative




A Caravaggio la festa unitaria dell’Azione Cattolica con il dono al Santuario del pastorale del vescovo Assi

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Un pellegrinaggio, un’occasione di festa e un momento di riflessione sul servizio che l’Azione Cattolica svolge in diocesi. Si è svolto nel pomeriggio di sabato 17 giugno al Santuario di Caravaggio l’incontro unitario dell’Ac diocesana. In duecento circa fra bambini, ragazzi e adulti si sono ritrovati a S. Maria del Fonte per un appuntamento che si è concluso in basilica, con l’affidamento alla Vergine e il dono al Santuario regionale della Lombardia del pastorale che fu del vescovo Enrico Assi e che proprio l’Azione Cattolica cremonese gli regalò nel 1986.

«È un momento di festa per noi quello di oggi – ha detto il presidente diocesano Emanuele Bellani – ma è anche un momento in cui gli adulti, oltre a poter vivere una visita guidata del Santuario con don Ottorino Baronio, hanno riflettuto sul ruolo dell’Azione Cattolica non soltanto nella comunità parrocchiale ma anche nella società in generale».

Anche i bambini e i ragazzi sono stati coinvolti in un momento di approfondimento sul Santuario e la sua storia, con suor Paola Rizzi, seguito da attività e giochi proposti dai loro animatori.

Contestualmente è stato l’occasione per il lancio delle attività estive, come il camposcuola per bambini e ragazzi di elementari e medie di Lavarone dal 12 al 19 agosto, che ad oggi conta un’ottantina di iscritti; il camposcuola per adolescenti di Castione della Presolana dal 20 al 27 agosto, che sinora ha raccolto 70 iscrizioni; il week-end dall’1 al 3 settembre per adulti e famiglie di Cesenatico; il campo giovani di fine settembre in una località ancora in fase di definizione. Iniziative aperte anche a non tesserati nelle quali non solo si sta insieme e ci si diverte, ma si prega e si riflette.

«Nel nuovo anno associativo – prosegue ancora il presidente Bellani – saremo inoltre chiamati all’impegno del rinnovo delle cariche, partendo dalle parrocchie a salire: zone pastorali, diocesi fino ai vertici nazionali. Sarà un anno importante, di ricambio».

Presenti all’incontro l’assistente diocesano don Giampaolo Maccagni, don William Dalè, nuovo assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi, e don Daniele Rossi, assistente ACR ora passato ai Giovani.

«Quest’anno – ha dichiarato don Daniele Rossi – i numeri dell’Azione Cattolica diocesana segnano un più 20 iscritti (sono 1.380 in totale). Sicuramente anche l’Azione Cattolica sta risentendo della generica fatica di vivere l’associazionismo, ma nei paesi in cui è presente sta andando abbastanza bene. Proprio per venire incontro a un determinato settore pensiamo di introdurre, in primo luogo in città, il Msac, il Movimento Studenti di Azione Cattolica, una realtà già presente in diocesi vicine alla nostra».

Alle 18 i partecipanti all’incontro si sono ritrovati in basilica per la preghiera di affidamento a Maria guidata dal vicario episcopale per il clero e assistente diocesano Ac, don Gianpaolo Maccagni, alla presenza anche del rettore del Santuario, monsignor Amedeo Ferrari.

«Siamo preoccupati e smarriti come ogni persona che riflette su ciò che gli succede intorno – ha detto don Maccagni nella breve riflessione seguita alla preghiera – ma non siamo disperati. E, come si fa con una mamma, ci rivolgiamo adesso a Maria, la quale ci indica due strade: la prima è Gesù, la seconda è quella di voler bene a chi Gesù ha messo alla guida delle comunità cristiane». «Ecco allora il senso del dono di oggi – ha proseguito il sacerdote –: il pastorale che l’Azione Cattolica regalò nel 1986 all’allora vescovo di Cremona Enrico Assi, che era custodito nella nostra sede diocesana, viene oggi donato al santuario di Caravaggio. Un dono per dire che noi ci siamo, che condividiamo la fatica del vescovo e che vogliamo bene alla Chiesa di Cremona che ha tanto futuro davanti a sé”.

Il pastorale, opera dello scultore Maurizio Zurla, riporta tra l’altro nell’estremità ricurva proprio l’apparizione della Beata Vergine di Caravaggio.




A Brignano l’ultimo saluto a don Gianfranco Castelli, «annunciatore fermo della Parola, con il cuore toccato dallo Spirito»

Qui la fotogallery completa della celebrazione

 

Nella chiesa parrocchiale di Brignano Gera d’Adda, la comunità diocesana ha dato il suo ultimo saluto, nella mattinata di sabato 15 luglio, a don Gianfranco Castelli, ex parroco di Misano e prima ancora di Fiesco, morto giovedì mattina all’hospice di Calcinate all’età di 76 anni.

Ha celebrato le esequie, iniziate alle 10, il vescovo Antonio Napolioni. Tra i concelebranti il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e monsignor Valter Dario Maggi, brignanese, ex vescovo missionario di Ibarra, in Ecuador. Presenti una cinquantina di preti diocesani (molti dei quali hanno percorso parecchi chilometri pur di esserci, come ha evidenziato il vescovo stesso), le autorità comunali di Brignano, una folta rappresentanza di misanesi con il sindaco Daisy Pirovano ed il parroco don Stefano Zoppi, alcune suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, ma anche persone da Fiesco con il parroco don Marino Dalè.

 

Ascolta l’omelia del Vescovo Napolioni

 

Gremita la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, a testimonianza dell’affetto e della stima di cui godeva don Gianfranco, cosa che il vescovo, ad inizio celebrazione, non ha mancato di sottolineare, come non ha mancato di rimarcare, nell’omelia, il concetto con il quale ha iniziato, quello del ritorno alla casa del padre. «Quando si dà l’annuncio di una morte – ha detto – si cercano le parole più adatte: si dice che è morto, è deceduto, è scomparso… Com’è bello dire invece: “è arrivato a casa”, “è tornato alla casa del Padre”. Missione compiuta. Questa immagine del ritorno a casa per don Gianfranco è particolarmente adatta perché, sceso da Brignano insieme a tanti altri giovani di questa comunità, ha vissuto gli anni della vocazione nel Seminario di Cremona per poi iniziare il suo progressivo viaggio di riavvicinamento: Sant’Imerio, Soncino, Fiesco, un lungo servizio a Misano Gera d’Adda e poi, quando il vescovo gli ha chiesto se volesse rimanere a Cremona come canonico della Cattedrale, certo che avrebbe prestato un ottimo servizio, l’attrattiva della sua Brignano ha prevalso. Sicuramente don Gianfranco avrebbe voluto godere lunghi anni di condivisione con voi, con i famigliari, in questa comunità che ha amato e dalla quale si è riconosciuto generato. Una comunità che adesso lo rigenera, lo partorisce di nuovo nella fede grazie alla parola di Dio che arriva provvidenziale a darci luce. Ringrazio tutti a nome di don Gianfranco».

Nella sua riflessione il vescovo si è chiesto quale sia l’eredità che lascia chi vive amando coloro che incontra, pur coi propri limiti, come ha fatto don Gianfranco, «annunciatore forte della Parola che ci salva». «Un uomo fine, fermo e fraterno – ha proseguito Napolioni –, un prete che non ha mai smesso di lasciarsi toccare nel cuore dalla spiritualità, attingendo alle fonti più sane, più classiche, da San Francesco a papa Giovanni. Anche nell’ultimo periodo, quello della degenza in ospedale, ha mostrato attaccamento alla vita (“Ci spero”, diceva), ma anche obbedienza al Mistero ultimo: “Sono pronto”, diceva anche. Bando ai pessimismi – ha concluso – non facciamo bilanci, guardiamo avanti con fede e con serenità che il Signore ridesterà anche alla memoria di don Gianfranco la voglia di seguirlo e di annunciarlo fino in fondo».

Al termine della Messa, l’ultimo viaggio di don Castelli, accompagnato dai fratelli sacerdoti e dai fedeli, verso il cimitero comunale, dove la salma è stata tumulata.


BIOGRAFIA

Nato a Brignano Gera d’Adda (BG) nel 1946, don Gianfranco Castelli è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971. Ha iniziato il proprio ministero a Cremona come vicario nella parrocchia dei Santi Clemente e Imerio; nel 1979 il trasferimento a Soncino come vicario nelle parrocchie di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo. Nel 1986 è stato nominato parroco di Fiesco dove è rimasto fino al 1998, anno della nomina a parroco di Misano Gera d’Adda, dove il sacerdote ha esercitato il suo ministero fino al ritiro, nel 2021. È quindi rientrato nella sua parrocchia d’origine come collaboratore parrocchiale, affiancando, negli ultimi anni di servizio, il parroco don Giuseppe Ferri. Negli ultimi mesi il ricovero presso l’ospedale di Treviglio, a causa di una grave malattia. Da lì il trasferimento all’hospice di Calcinate, dove ha trascorso le ultime settimane.




Con Caritas Cremonese un’estate di volontariato per i giovani

Nella Diocesi di Cremona si pensa già all’estate. Sono partiti infatti i preparativi per le iniziative che, nei prossimi mesi, vedranno impegnati giovani e ragazzi della diocesi in una vera e propria stagione di servizio. Tra le proposte per il periodo estivo, infatti, non mancano neppure esperienze di volontariato pensate da Caritas Cremonese per i giovani, che diventeranno così aiuti preziosi nelle attività quotidiane nelle strutture diocesane e non solo. L’invito è rivolto a singoli e gruppi.

«Come Caritas crediamo nella contaminazione reciproca che può provenire da un incontro – spiega Andrea Cariani, operatore di Caritas Cremonese –. I giovani sono sicuramente energia vitale per quello che è il futuro dei nostri servizi, perché la carità non è una questione solo rivolta agli altri, ma che ci riguarda anche in prima persona così come in maniera collettiva, come comunità». E prosegue: «Per i giovani questa può essere un’esperienza per conoscere realtà che altrimenti purtroppo sarebbero soltanto dei titoli scritti sui giornali».

Un impegno solidale che si concretizzerà in alcune esperienze di volontariato presso le opere-segno di Caritas Cremonese. Ad accogliere l’impegno dei giovani cremonesi saranno la “Fattoria della Carità” di Cortetano e l'”Isla de Burro” di Zanengo, che apriranno le loro porte per esperienze di carità a contatto con la natura, mentre la cura delle fragilità e delle relazioni saranno alla base delle proposte a “Casa di Nostra Signora” e “Comunità Lidia” a Cremona, così come presso la “Comunità San Francesco” di Marzalengo.

Oltre alle strutture coordinate dalla Caritas diocesana, alle quali i giovani potranno prestare servizio come singoli, si aggiungono le esperienze per i gruppi attraverso occasioni di volontariato nella capitale, in collaborazione con la Caritas di Roma, in particolare per le attività solidali nelle mense, nei centri diurni e nei centri d’accoglienza.

«Il Papa da anni sta esortando i giovani ad alzarsi, ad andare incontro, e a lasciare la loro impronta nel mondo – conclude Cariani –. È un richiamo che sentiamo nostro, come Caritas, e che vediamo anche nei tanti inviti e nelle tante richieste di informazioni e nei tanti desideri di volontariato che ci stanno pervenendo. I giovani hanno uno sguardo critico sul mondo, hanno voglia di cambiarlo e si stanno mettendo insieme per farlo».

Accoglienza, sostegno, ascolto e condivisione sono dunque i temi al centro del progetto attraverso il quale Caritas Cremonese si apre ai bisogni del territorio (e non solo).

Tutti i dettagli delle esperienze di volontariato con le schede di approfondimento delle opere-segno diocesane sul sito di Caritas Cremonese.




“TuXTutti”, al via un Grest fatto di altruismo e di carità

 

“TuXTutti”. È questo è il titolo del Grest di quest’anno proposto in Lombardia e che in diocesi ha già preso in molti oratori. «Il tema è la cura, il servizio, l’amore del prossimo. E quanto mai significativa è l’icona biblica che è stata scelta: la parabola del Buon Samaritano – spiega il presidente della Federazione oratori cremonesi, don Francesco Fontana –. È proprio in questo brano di Vangelo che sono da ricercare le diverse dinamiche che compongono ogni gesto di amore e che sono, possiamo dire così, le espressioni tipiche della lingua di Dio, del modo con cui Dio si rivela all’uomo. Il Buon Samaritano, prima di essere un esempio da seguire per noi, per i bambini o gli animatori, è l’annuncio di come Dio ci ama. Lui che si rivela attento al nostro bisogno, tutto proteso, quasi sbilanciato, verso di noi, concretamente attivo e presente e poi sempre disposto a prendersi cura amorevolmente di ciascuno. Dio che in Gesù si è fatto TuXTutti».

Ragazzi e ragazze che, dalle elementari sino alle superiori, con ruoli diversi, sono ora i protagonisti della vita estiva in oratorio e che, proprio seguendo l’esempio del Buon Samaritano, sono chiamati a vivere e ad animare i Grest.

«L’esperienza estiva del Grest come sempre è un’occasione per poter mettere in pratica i grandi valori che derivano dalla nostra fede – prosegue don Francesco Fontana –. Un problema serio per ogni educatore alla fede è sempre quello di riuscire a mostrare ai suoi ragazzi e bambini che il cuore del Cristianesimo non è una serie di idee o bei discorsi, ma è un’esperienza concreta. In questo senso la vita dell’oratorio in generale e il Grest in modo particolare sono opportunità per cogliere questa “concretizzazione”, questa incarnazione del Vangelo». Per dirla in altri termini, è una vera e propria opportunità di fare pratica, guidata da chi ha la responsabilità pastorale ed educativa.

Come ricorda il presidente di Focr, gli ingredienti tipici dell’esperienza estiva in oratorio sono sempre gli stessi: un tempo lungo, senza frette e ansie, per stare insieme e fare esperienza, la vita comunitaria, il gruppo, la squadra, gli amici e le relazioni, dentro le quali si possa sperimentare la relazione con Dio, una guida sapiente e matura. «Perché il Grest, come l’oratorio, – preciasa – è solo uno strumento e occorre sempre che ci siano alcuni adulti che lo scelgono e se ne servono per uno scopo preciso: l’annuncio della vita buona del Vangelo».

Ma quando si parla di Grest, non ci si può limita all’esperienza fatta di mattine e pomeriggi in oratorio. Intorno c’è tutta una cornice di eventi organizzati ad hoc, per bambini e animatori, che vanno ad approfondire i valori messi in campo tutti i giorni: feste zonali, tornei sportivi per animatori e molto altro.

«Mi piacerebbe dare risalto alle attività proposte dalla Caritas in consonanza con il tema del Grest per le diverse fasce di età, orientate a mettere in relazione in parrocchia i bambini e ragazzi con i volontari che tutto l’anno, a nome della comunità intera, si danno da fare per offrire un aiuto ai bisognosi», spiega don Francesco Fontana. E conclude: «Si tratta di diverse attività che mettono insieme la dimensione concreta del fare qualcosa per qualcuno che ne ha bisogno con lo stile giocoso e allegro delle giornate di Grest».

Sono complessivamente 89 i Grest in diocesi, di questi 16 nella città di Cremona. Ma molte di più sono le comunità parrocchiali coinvolte visto che in molti casi si tratta di esperienze estive uniche per unità pastorali o collaborazioni tra parrocchie. In diocesi sono coinvolti 13mila bambini con 4.500 animatori, 400 coordinatori.