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Fondazione Germani premia la fedeltà e la competenza dei dipendenti

Mercoledì 4 ottobre, presso la sala consiglio della Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti, sono state illustrate alla stampa le nuove riforme economiche e lavorative per gli attuali e futuri operatori del centro sanitario assistenziale cremonese.

La Fondazione “Elisabetta Germani” si aggiorna continuamente per fornire servizi professionali e completi ai propri ospiti e alle loro famiglie, e per migliorare ulteriormente la propria realtà di centro sanitario assistenziale ha deciso di investire ulteriori risorse economiche e formative al proprio personale, come già aveva fatto lo scorso anno, in maniera tale da garantire agli operatori un ambiente lavorativo stimolante e appagante sotto ogni punto di vista. Lo slogan attorno al quale ruota il progetto è “Punto su di te!”, a dimostrazione della centralità che ricoprono gli operatori che rendono il Germani un’eccellenza del nostro territorio.

Il presidente della Fondazione Enrico Marsella e il direttore generale Ivan Scaratti hanno presentato le nuove riforme sviluppate anche grazie agli accordi con i sindacati. Primo fra tutti l’aumento degli stipendi per riconoscere il lavoro dei dipendenti e per incentivare nuovi operatori ad unirsi alla grande famiglia del Germani. Già lo scorso anno si era assistito ad un aumento degli stipendi annuo di 1170 euro divisi in tredici mensilità, oggi si è deciso di diversificare gli aumenti in funzione del ruolo svolto nella Fondazione.

Da dicembre, per i dipendenti con contratto stipulato dopo il 2013 si parla di 910 euro annui, eccezione fatta per i lavoratori con qualifiche di coordinatore, infermiere, psicologo, amministratore e dei servizi generali, che vedranno un aumento annuo di 390 euro, così come per i lavoratori che han stipulato il contratto prima del 2013. Per i terapisti invece l’aumento sarà di 1950 euro annui. Si manterrà inoltre un’indennità di produttività e una retribuzione aggiuntiva legata al raggiungimento dei risultati mediante l’utilizzo del welfare aziendale, per cifre di 640 euro per gli operatori e di 1600 euro per gli infermieri.

La Fondazione si impegna a riconoscere il lavoro dei propri dipendenti e di premiare l’impegno e la fedeltà, come già sta facendo da più di due anni, inoltre si focalizza anche sul cercare del nuovo personale. La Fondazione offre percorsi di formazione e di riqualifica per tutti coloro che sono stati assunti come alberghieri al fine di portarli a diventare Ausiliari Socio Assistenziali (ASA). Offre anche percorsi di carriera interna con corsi di riqualifica da ASA a OSS, per un totale di circa quindici ogni anno, definiti in base ai criteri di merito dell’operatore.

Per i nuovi assunti la Fondazione Germani offre un corso “on the job” per accogliere, accompagnare e far sentir parte dell’organizzazione grazie al tutoring di volontari aziendali che han già acquisito larga esperienza. Per accompagnare all’inserimento efficace gli operatori stranieri è stata inserita la figura del mediatore culturale, nata dalla collaborazione con l’Istituto Vismara, e per migliorare il livello delle competenze sono già attivi corsi di formazione in aggiunta a quelli che sono obbligatori. 




L’augurio del Vescovo a don Luca Bosio in tre verbi: «Capire, cercare e vivere»

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Le comunità di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido hanno accolto con grande entusiasmo don Luca Bosio, nuovo parroco dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, che alle 18.30 del pomeriggio di sabato 23 settembre ha preso si è insediato ufficialmente.

Un grande applauso ha accolto l’arrivo del sacerdote che, in processione, affiancato dal vescovo Antonio Napolioni e da alcuni altri sacerdoti, in particolare il collaboratore parrocchiale don Gian Paolo Mauri, ha ricevuto il saluto delle Amministrazioni comunali, rappresentate dai sindaci dei paesi che formano l’unità pastorale «Mons. Antonio Barosi»: il sindaco di Casteldidone Pierromeo Vaccari, il primo cittadino di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari, quello di Solarolo Rainerio (con la frazione San Lorenzo Aroldo) Vittorio Ceresini e il sindaco di Voltido Giorgio Borghetti. A dare voce a tutti è stato il sindaco Asinari che ha evidenziato come le comunità siano pronte ad affidarsi alla nuova guida spirituale cariche di un forte sentimento di gratitudine verso don Umberto Zanaboni e una forte nostalgia del precedente parroco, don Diego Pallavicini, ma soprattutto sicure del grande legame che si formerà all’insegna del lavoro e della collaborazione con don Bosio.

 

Il saluto del sindaco Asinari

Accompagnati dai fedeli, dalle autorità e dai numerosi sacerdoti, il vescovo e il nuovo parroco hanno fatto il loro ingresso nella chiesa di San Giovanni in Croce. Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne presieduta dal Vescovo di Cremona. Dopo la lettura del decreto di nomina si è intonato il canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa è proseguita con l’aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco, seguiti dal saluto di Alessandra Nolli, in rappresentanza dell’intera unità pastorale.

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Nella sua omelia mons. Napolioni, riferendosi al nuovo parroco, ha detto che «il primo verbo dei tre che consegno a don Luca è “capire” Gesù. Perché Gesù a volte pensiamo di averlo capito, ma magari lo abbiamo rivestito dei nostri costumi». Ha poi aggiunto che «il secondo verbo è “cercare” il Signore: per capire il Signore bisogna cercarlo. Perché c’è, è dappertutto e il Regno di Dio è in mezzo a voi». Ha poi concluso con il terzo verbo: «vivere», sottolineando che «il Cristo morto e risorto si nasconde in noi, vive in noi, palpita in noi e spinge dentro il cuore, di ragazzi e adulti. Chiama per quanto ama e cambia lo sguardo sulla vita: dallo sguardo dei programmi e dei risultati alla logica dei frutti».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione si è conclusa con il saluto alla comunità del nuovo parroco, che con un filo di emozione nelle sue parole ha detto che «ringrazio Gesù, che da una vita non mi fa mancare la sua benevolenza e la sua misericordia». E ancora: «Tutti quelli che cercano Dio possono cercarlo e anche trovarlo». Con un affidamento speciale a Maria, a san Giuseppe, a san Giovanni Battista, a san Lorenzo, a san Michele – ha detto ricordando i patroni delle parrocchie – e anche a testimoni quali padre Antonio Barosi (missionario del Pime originario di Solarolo Rainerio ucciso in Cina il 19 novembre 1941), cui è intitolata l’unità pastorale, e padre Valentino Bosio (missionario della Congregazione dei preti della missione originario di San Giovanni in Croce). «Affido alla loro intercessione che questo desiderio rimanga sempre vivo e possa vedere che il Signore lo realizza in mezzo a noi».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Alla fine della Messa, in sagrestia sono state apposte le firme sull’atto di immissione davanti ai testimoni, lasciando quindi spazio ai saluti nell’informalità all’interno dell’oratorio parrocchiale.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1977, originario di Sospiro, don Luca Bosio è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 2002. È stato vicario nella parrocchia “S. Michele Vetere” in Cremona (2002-2011) e in quella di Rivolta d’Adda (2011-2019). Dal 2019 era vicario della parrocchia di Buzzoletto e di quelle di Viadana (“S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Pietro apostolo” e “Ss. Martino e Nicola”).

 

 

Il saluto di don Luca Bosio sul bollettino pastorale

Un saluto ai miei futuri parrocchiani, che ancora non conosco, ma che già porto nel cuore! Questo accade non perché sono “buono”, ma perché Gesù fa così a chi lo segue: gli allarga il cuore e gli fa desiderare di poter amare chi incontra, chiunque sia. Ed è una promessa che Gesù realizza per tutti, per il parroco e per la sua comunità.

Per quale scopo Gesù ha iniziato la Chiesa? Per quale scopo ha voluto riuniti in comunità i credenti in Lui? Perché si aiutino l’un l’altro, secondo le diverse vocazioni e i carismi, a conoscere sempre meglio Dio e la Sua misericordia; affinché, conoscendo Dio e la Sua misericordia, ne provino stupore e l’accolgano; affinché, accogliendola, la possano condividere “fino agli estremi confini della terra”.

Monsignor Antonio Barosi e padre Valentino Bosio, nostri conterranei, lo hanno fatto, offrendo l’intera esistenza, raggiungendo confini lontanissimi; ciascuno di noi lo può fare: vivendo il cammino di fede nella comunità, riceve e accoglie l’amore di Dio e lo porta ai confini degli estremi bisogni di chi abita accanto a lui. “Guardate l’umiltà di Dio e aprite il cuore al Signore” (canto di Lourdes, 29 luglio 2023).

Noi possiamo fare tante e diverse iniziative di bene, ma è Gesù la radicale risposta di bene che il cuore di un uomo attende. Ce lo mostra l’avvenimento della visita di Maria alla cugina Elisabetta, narrato nel vangelo di Luca: Maria porta ad Elisabetta Gesù, nel suo grembo, ed è la presenza di Gesù che fa sussultare di gioia e di speranza chi lo incontra, “perché il protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo” (Don Giussani, 30 maggio 1998).

Percorriamo insieme il cammino che Dio ci darà da compiere, mettiamo in gioco il meglio di noi, facciamoci perdonare il peggio, e Dio farà la Sua opera per noi e con noi. Buona strada, fratelli!

Don Luca

 

 

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Unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, sabato alle 18.30 la Messa di insediamento di don Luca Bosio

Sabato 23 settembre, alle 18.30, nella chiesa di San Giovanni in Croce, farà il suo ingresso don Luca Bosio, nuovo parroco dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, formata dalle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. La Messa di insediamento, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà concelebrata da alcuni altri sacerdoti, in particolare il collaboratore parrocchiale don Gian Paolo Mauri e don Umberto Zanaboni, che nei mesi scorsi ha guidato la comunità come amministratore parrocchiale.

Prima della Messa don Luca Bosio e il vescovo Napolioni riceveranno il saluto da parte delle Amministrazioni locali: il sindaco di Casteldidone Pierromeo Vaccari, il primo cittadino di San Giovanni in Croce Pierguido Asinari, quello di Solarolo Rainerio (con la frazione San Lorenzo Aroldo) Vittorio Ceresini e il sindaco di Voltido Giorgio Borghetti. In rappresentanza delle realtà del territorio saranno presenti anche il comandante della stazione dei Carabinieri di Vescovato, il maresciallo Claudio Belardinelli, e di quella di Solarolo Rainerio, il maresciallo Bruno Vivaldo.

A caratterizzare la Messa di insediamento di don Bosio i gesti tipici della celebrazione di ingresso del nuovo parroco che, all’inizio della liturgia, dopo la lettura del decreto di nomina, aspergerà l’assemblea e incenserà la mensa eucaristica, ricevendo poi il benvenuto della comunità parrocchiale. Al termine dell’omelia, tenuta dal Vescovo, il nuovo parroco reciterà da solo il Credo e al termine della celebrazione prenderà la parola per i ringraziamenti e i saluti, che proseguiranno nell’informalità anche dopo la Messa in oratorio.

In preparazione all’ingresso di don Luca Bosio le comunità sono state coinvolte in una serie di tre incontri di catechesi biblica, ultimo dei quali dal titolo “L’annuncio. L’eunuco della regina di Candace” nella serata di lunedì 18 presso l’oratorio di San Giovanni in Corce alle 21, con una particolare attenzione alla preparazione spirituale per l’arrivo del nuovo parroco. Inoltre, giovedì 21, presso la chiesa di San Giovanni in Croce, sempre alle 21, si celebrerà la liturgia penitenziale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1977, originario di Sospiro, don Luca Bosio è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 2002. È stato vicario nella parrocchia “S. Michele Vetere” in Cremona (2002-2011) e in quella di Rivolta d’Adda (2011-2019). Dal 2019 era vicario della parrocchia di Buzzoletto e di quelle di Viadana (“S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Pietro apostolo” e “Ss. Martino e Nicola”).

 

Il saluto di don Luca Bosio sul bollettino pastorale

Un saluto ai miei futuri parrocchiani, che ancora non conosco, ma che già porto nel cuore! Questo accade non perché sono “buono”, ma perché Gesù fa così a chi lo segue: gli allarga il cuore e gli fa desiderare di poter amare chi incontra, chiunque sia. Ed è una promessa che Gesù realizza per tutti, per il parroco e per la sua comunità.

Per quale scopo Gesù ha iniziato la Chiesa? Per quale scopo ha voluto riuniti in comunità i credenti in Lui? Perché si aiutino l’un l’altro, secondo le diverse vocazioni e i carismi, a conoscere sempre meglio Dio e la Sua misericordia; affinché, conoscendo Dio e la Sua misericordia, ne provino stupore e l’accolgano; affinché, accogliendola, la possano condividere “fino agli estremi confini della terra”.

Monsignor Antonio Barosi e padre Valentino Bosio, nostri conterranei, lo hanno fatto, offrendo l’intera esistenza, raggiungendo confini lontanissimi; ciascuno di noi lo può fare: vivendo il cammino di fede nella comunità, riceve e accoglie l’amore di Dio e lo porta ai confini degli estremi bisogni di chi abita accanto a lui. “Guardate l’umiltà di Dio e aprite il cuore al Signore” (canto di Lourdes, 29 luglio 2023).

Noi possiamo fare tante e diverse iniziative di bene, ma è Gesù la radicale risposta di bene che il cuore di un uomo attende. Ce lo mostra l’avvenimento della visita di Maria alla cugina Elisabetta, narrato nel vangelo di Luca: Maria porta ad Elisabetta Gesù, nel suo grembo, ed è la presenza di Gesù che fa sussultare di gioia e di speranza chi lo incontra, “perché il protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo” (Don Giussani, 30 maggio 1998).

Percorriamo insieme il cammino che Dio ci darà da compiere, mettiamo in gioco il meglio di noi, facciamoci perdonare il peggio, e Dio farà la Sua opera per noi e con noi. Buona strada, fratelli!

Don Luca

 

 

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Casalmorano in festa per il ritorno di don Mario Bardelli

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Le comunità di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria hanno accolto, nel primo pomeriggio di sabato 16 settembre, don Mario Bardelli, nuovo parroco dell’unità pastorale. Per lui si tratta di un ritorno, visto che dal 2004 al 2014 era stato uno dei parroci in solido dell’unità pastorale, allora insieme anche a Barzaniga. Quello di don Bardelli è stato il primo dei 15 insediamenti dei nuovi parroci in programma in diocesi sino a metà ottobre.

Accolto in piazza dai fedeli e dagli applausi, don Bardelli è stata salutato dalle parole dei sindaci di Casalmorano (con la frazione di Mirabello Ciria) Pietro Giuseppe Emilio Vezzini, di Azzanello Chiara Fusari, e di Castelvisconti Alberto Sisti, che hanno voluto sottolineare come nei comuni ci sia molto lavoro da fare, soprattutto a livello spirituale, e che la guida del nuovo sacerdote è un dono gradito e necessario, reso ancora più bello dai trascorsi che negli anni precedenti avevano lasciato un segno concreto e positivo.

 

Il saluto dei sindaci Vezzini, Fusari e Sisti

 

Diretti in processione verso la chiesa, il vescovo Napolioni e il nuovo parroco sono stati accompagnati dai fedeli, dalle autorità e da numerosi sacerdoti, fra i quali i collaboratori parrocchiali don Giuliano Valiati e don Giuseppe Bernardi Pirini.

Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne presieduta dal Vescovo di Cremona e animata dal canto e dagli strumenti musicali della Corale di Casalmorano diretta da don Giuseppe Pezzani. Dopo la lettura del decreto di nomina si è intonato il canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa è proseguita con l’aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco, seguiti dal saluto di un rappresentante delle comunità.

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Nella sua omelia il vescovo Napolioni ha ricordato che «ciascuno di voi sperimenta quanto è bello avere Dio come regista, avere Dio come sceneggiatore, avere lo Spirito come suggeritore, avere Cristo Gesù come attore protagonista. Noi partecipiamo a questo bel film nella storia della salvezza». Ha poi aggiunto che «oggi più che mai non vogliamo ritirarci, lavorare di meno». «La Chiesa è chiamata a essere popolo di Dio in cui tutti ci assumiamo delle responsabilità, tutti ci sporchiamo le mani». E proprio «il parroco ha il compito di favorire questa espressione dei doni, delle capacità, delle sensibilità, ascoltare, dialogare e camminare insieme, e richiamare tutti all’essenziale». «lo non so se vi consegno un parroco che farà miracoli in oratorio piuttosto che nelle celebrazioni – ha detto ancora Napolioni –, ma sono sicuro che vi consegno un parroco che crede in ciò che abbiamo ascoltato adesso. E chiedo a lui di spendersi in questo». Ha quindi concluso con una domanda: «L’obiettivo qual è? Nessuno di noi vive per se stesso o muore per se stesso, se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. La vita è un dono e il Signore la custodisce, e permetterà alla vita di fiorire per l’eternità».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione eucaristica è terminata con il saluto del nuovo parroco, che nel cercare un esempio che ricordasse il suo ritorno si è paragonato a una minestra riscaldata: «Io mi sento come una minestra riscaldata. Quando torno a casa e non ho nulla di pronto, e non mi va di cucinare, mangio la minestra riscaldata, e in essa trovo una grande gioia, perché nella sua semplicità mi riesce a sfamare. Ad alcuni la minestra riscaldata può stufare, ad altri può non piacere, ma è quando si prova veramente fame che un piatto semplice come la minestra riscaldata diventa una pietanza prelibata e deliziosa. E cosi è per le anime, proprio quando hanno più bisogno io sarò lì pronto ad aiutarle».

 

Saluto del nuovo parroco

 

Alla fine della Messa, in sagrestia sono state apposte le firme sull’atto di immissione davanti ai testimoni, lasciando quindi spazio ai saluti nell’informalità all’interno dell’oratorio parrocchiale.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1970, originario della parrocchia “S. Giorgio in S. Pietro al Po” in Cremona, don Bardelli è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1995. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1995-1998) e “S. Agata” in Cremona (1998-2004). Successivamente è stato parroco in solido delle parrocchie di Azzanello, Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, insieme anche a Barzaniga (2004-2014). Dal 2014 era parroco di Bonemerse. Nel suo nuovo incarico, prende il testimone da don Adriano Veluti (trasferito a Cremona, come collaboratore parrocchiale a S. Abbondio).

 

 

Il saluto di don Mario Bardelli sul bollettino pastorale

«Non temere, piccolo gregge!»

Quando, dopo nove anni a Bonemerse, si prospettava la possibilità di un trasferimento ad altro incarico pastorale, avevo provato a pensare o ad immaginare quale potesse essere, tra le tante parrocchie che si rendevano libere, il luogo della mia destinazione. E devo sinceramente ammettere che la nostra Unità pastorale non era nella mia lista, per il semplice fatto che, pensavo, in queste parrocchie ci sono già stato. Avevo trentaquattro anni e neanche un capello grigio quando nel 2004 fui nominato parroco di Barzaniga e Mirabello nella neonata unità pastorale con Casalmorano, dove c’era il carissimo Don Fermo, parroco moderatore, (mio indimenticato padre, maestro e amico) e Azzanello e Castelvisconti affidate alla cura di Don Angelo. Con loro e con tanti generosi collaboratori abbiamo intensificato e portato avanti ciò che già da tempo si stava facendo per concretizzare e realizzare la forma di collaborazione delle nostre parrocchie. Nel 2009 don Angelo veniva trasferito a Fiesco e qui restammo solo io e don Fermo fino alla sua improvvisa morte nel 2011. Poi un altro tratto di strada con il caro amico don Antonio fino al mio trasferimento a Bonemerse nel 2014… Tutto questo, e anche di più, voi già lo sapete meglio di me, perché i preti passano ma le comunità rimangono e continuano il cammino. Dunque per dieci anni certamente sono già stato in mezzo a voi, ma son convinto che tante cose oggi sono cambiate: gli anni passano per tutti, i ragazzi crescono, tanti amici ci hanno lasciato, di nuovi se ne sono aggiunti, tante realtà si sono evolute o involute seguendo il ritmo e le mode del tempo, del mondo e della Chiesa; la comunità di Barzaniga non è più con le nostre parrocchie, e così via. Allora penso che se anche in queste parrocchie di fatto ci sono già stato, ora vi sono mandato come parroco in una forma nuova e in una realtà che si rinnova nella fede e nella vita, senza rinnegare il passato, ma accogliendo e vivendo il presente, nella certezza che “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”. Sono contento e vengo in mezzo a voi con gioia. Vi ritroverò vecchi amici e ne incontrerò di nuovi. Con voi troverò don Giuseppe e don Giuliano che in questi anni vi hanno già accompagnato insieme a don Adriano. A loro il mio fraterno saluto e la richiesta di accompagnarmi con la loro paziente collaborazione e, soprattutto, con la loro amicizia. Un caro saluto anche a don Rinaldo. Ogni sacerdote nella comunità cristiana porta con sé i doni che Dio gli ha dato, l’esperienza della sua vita e della sua fede, i suoi pregi e i difetti, la sua sensibilità e il proprio carattere, il vigore proporzionato alla salute del corpo e all’età… la propria umanità. Per questo vengo in mezzo a voi chiedendo la grazia di convincermi sempre più che anche nella vita del sacerdote l’importante non è raccogliere, ma seminare; non è vincere, ma non stancarsi di combattere; non è arrivare, ma continuare a camminare. E il mio cammino desidero farlo insieme a voi, per il tempo che ci sarà dato di portarlo avanti insieme. Mi rendo anche conto che, forse, il cambio così frequente di parroci nella nostra unità pastorale (sono il terzo che cambia negli ultimi dodici anni!) può esser stato e può essere un po’ destabilizzante per tutti. Ma allo stesso tempo potrebbe essere un richiamo per tutti ad esser presenti nella comunità con il proprio contributo e la propria collaborazione, valorizzando quanto ci unisce e abbandonando ciò che ci divide. L’unione fa la forza. L’unità pastorale è la forza delle nostre piccole comunità. L’unione tra di noi e con Cristo sia la nostra forza e la sfida che accogliamo e viviamo ogni giorno. Camminiamo insieme maturando sempre più la consapevolezza che nella vita non ci sono solo strade facili o difficili, ma soprattutto destinazioni che valgono la fatica del cammino. Per questo, certamente con un po’ di audacia, ma con tutto il cuore, riascolto e vi rivolgo le stesse parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge! Perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12, 32). A tutti voi giunga il mio più affettuoso abbraccio, in particolare ai ragazzi e ai giovani, alle persone anziane, malate e sole, ai collaboratori parrocchiali, alle associazioni presenti e operanti nei diversi ambiti, agli ospiti, al personale e ai dirigenti della Casa di riposo di Casalmorano e, naturalmente alle Amministrazioni comunali di Azzanello, Casalmorano e Castelvisconti. Preghiamo insieme il Cristo Buon Pastore che mi chiama ad essere in mezzo a voi segno della sua presenza perché non manchi mai al gregge la sollecitudine del pastore e al pastore la docilità del suo gregge. Ci assistano la Vergine Santa, l’apostolo sant’Andrea, sant’Ambrogio e sant’Antonio di Padova, nostri patroni. Il Signore benedica e guidi il nostro cammino e il tempo che ci dona di vivere insieme. E anche per noi si rinnovi la Sua promessa di consolante speranza: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Un caro saluto e a presto. Il vostro parroco.

Don Mario

 

 

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Sabato pomeriggio a Casalmorano l’insediamento di don Mario Bardelli

Sabato 16 settembre, alle 16, a Casalmorano, farà il proprio ingresso don Mario Bardelli, nominato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria. Per lui si tratta di un ritorno, visto che dal 2004 al 2014 era stato uno dei parroci in solido di queste quattro parrocchie, allora insieme anche a Barzaniga. Quello di don Bardelli è il primo dei 15 insediamenti dei nuovi parroci in programma sino all’inizio di ottobre sul territorio diocesano.

La celebrazione d’ingresso del nuovo parroco, che sarà presieduta dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, sarà preceduta dal saluto dell’Amministrazione comunale: il sindaco di Casalmorano (con la frazione di Mirabello Ciria) Pietro Giuseppe Emilio Vezzini, il primo cittadino di Azzanello Chiara Fusari e quello di Castelvisconti Alberto Sisti. In rappresentanza delle realtà del territorio anche il comandante della stazione dei Carabinieri di Soresina, maresciallo Andrea Guarino, e il presidente della Fondazione Villa Sacro Cuore Coniugi Preyer di Casalmorano, Virgilio Galli.

Accanto al nuovi parroco ci saranno i due collaboratori parrocchiali don Giuseppe Bernardi Pirini e don Giuliano Valiati.

A caratterizzare la Messa di insediamento di don Bardelli i gesti tipici della celebrazione di ingresso del nuovo parroco che, all’inizio della liturgia, dopo la lettura del decreto di nomina, aspergerà l’assemblea e incenserà la mensa eucaristica, ricevendo poi il benvenuto della comunità parrocchiale. Al termine dell’omelia, tenuta dal Vescovo, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione della fede nella comunità. Al termine della celebrazione il nuovo parroco prenderà la parola per i ringraziamenti e i saluti, che proseguiranno nell’informalità anche dopo la Messa in oratorio.

In preparazione all’ingresso di don Bardelli l’unità pastorale vivrà un momento di preghiera giovedì 14 settembre, alle 21, nella coincidenza della tradizionale celebrazione a Casalmorano per la festa liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce: sarà don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale a guidare la riflessione dei fedeli. Inoltre, venerdì 15 settembre, alle 21 nella chiesa di Azzanello, don Giambattista Piacentini, vicario zonale della zona pastorale 2, celebrerà la Messa con un momento di riflessione focalizzato proprio sull’ingresso del nuovo parroco.

Nei giorni successivi all’ingresso, don Bardelli incontrerà tutte le comunità parrocchiali dell’unità pastorale, in particolar modo nella celebrazione dell’Eucaristica domenicale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1970, originario della parrocchia “S. Giorgio in S. Pietro al Po” in Cremona, don Bardelli è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1995. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1995-1998) e “S. Agata” in Cremona (1998-2004). Successivamente è stato parroco in solido delle parrocchie di Azzanello, Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, insieme anche a Barzaniga (2004-2014). Dal 2014 era parroco di Bonemerse. Nel suo nuovo incarico, prende il testimone da don Adriano Veluti (trasferito a Cremona, come collaboratore parrocchiale a S. Abbondio).

 

Il saluto di don Mario Bardelli sul bollettino pastorale

«Non temere, piccolo gregge!»

Quando, dopo nove anni a Bonemerse, si prospettava la possibilità di un trasferimento ad altro incarico pastorale, avevo provato a pensare o ad immaginare quale potesse essere, tra le tante parrocchie che si rendevano libere, il luogo della mia destinazione. E devo sinceramente ammettere che la nostra Unità pastorale non era nella mia lista, per il semplice fatto che, pensavo, in queste parrocchie ci sono già stato. Avevo trentaquattro anni e neanche un capello grigio quando nel 2004 fui nominato parroco di Barzaniga e Mirabello nella neonata unità pastorale con Casalmorano, dove c’era il carissimo Don Fermo, parroco moderatore, (mio indimenticato padre, maestro e amico) e Azzanello e Castelvisconti affidate alla cura di Don Angelo. Con loro e con tanti generosi collaboratori abbiamo intensificato e portato avanti ciò che già da tempo si stava facendo per concretizzare e realizzare la forma di collaborazione delle nostre parrocchie. Nel 2009 don Angelo veniva trasferito a Fiesco e qui restammo solo io e don Fermo fino alla sua improvvisa morte nel 2011. Poi un altro tratto di strada con il caro amico don Antonio fino al mio trasferimento a Bonemerse nel 2014… Tutto questo, e anche di più, voi già lo sapete meglio di me, perché i preti passano ma le comunità rimangono e continuano il cammino. Dunque per dieci anni certamente sono già stato in mezzo a voi, ma son convinto che tante cose oggi sono cambiate: gli anni passano per tutti, i ragazzi crescono, tanti amici ci hanno lasciato, di nuovi se ne sono aggiunti, tante realtà si sono evolute o involute seguendo il ritmo e le mode del tempo, del mondo e della Chiesa; la comunità di Barzaniga non è più con le nostre parrocchie, e così via. Allora penso che se anche in queste parrocchie di fatto ci sono già stato, ora vi sono mandato come parroco in una forma nuova e in una realtà che si rinnova nella fede e nella vita, senza rinnegare il passato, ma accogliendo e vivendo il presente, nella certezza che “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”. Sono contento e vengo in mezzo a voi con gioia. Vi ritroverò vecchi amici e ne incontrerò di nuovi. Con voi troverò don Giuseppe e don Giuliano che in questi anni vi hanno già accompagnato insieme a don Adriano. A loro il mio fraterno saluto e la richiesta di accompagnarmi con la loro paziente collaborazione e, soprattutto, con la loro amicizia. Un caro saluto anche a don Rinaldo. Ogni sacerdote nella comunità cristiana porta con sé i doni che Dio gli ha dato, l’esperienza della sua vita e della sua fede, i suoi pregi e i difetti, la sua sensibilità e il proprio carattere, il vigore proporzionato alla salute del corpo e all’età… la propria umanità. Per questo vengo in mezzo a voi chiedendo la grazia di convincermi sempre più che anche nella vita del sacerdote l’importante non è raccogliere, ma seminare; non è vincere, ma non stancarsi di combattere; non è arrivare, ma continuare a camminare. E il mio cammino desidero farlo insieme a voi, per il tempo che ci sarà dato di portarlo avanti insieme. Mi rendo anche conto che, forse, il cambio così frequente di parroci nella nostra unità pastorale (sono il terzo che cambia negli ultimi dodici anni!) può esser stato e può essere un po’ destabilizzante per tutti. Ma allo stesso tempo potrebbe essere un richiamo per tutti ad esser presenti nella comunità con il proprio contributo e la propria collaborazione, valorizzando quanto ci unisce e abbandonando ciò che ci divide. L’unione fa la forza. L’unità pastorale è la forza delle nostre piccole comunità. L’unione tra di noi e con Cristo sia la nostra forza e la sfida che accogliamo e viviamo ogni giorno. Camminiamo insieme maturando sempre più la consapevolezza che nella vita non ci sono solo strade facili o difficili, ma soprattutto destinazioni che valgono la fatica del cammino. Per questo, certamente con un po’ di audacia, ma con tutto il cuore, riascolto e vi rivolgo le stesse parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge! Perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12, 32). A tutti voi giunga il mio più affettuoso abbraccio, in particolare ai ragazzi e ai giovani, alle persone anziane, malate e sole, ai collaboratori parrocchiali, alle associazioni presenti e operanti nei diversi ambiti, agli ospiti, al personale e ai dirigenti della Casa di riposo di Casalmorano e, naturalmente alle Amministrazioni comunali di Azzanello, Casalmorano e Castelvisconti. Preghiamo insieme il Cristo Buon Pastore che mi chiama ad essere in mezzo a voi segno della sua presenza perché non manchi mai al gregge la sollecitudine del pastore e al pastore la docilità del suo gregge. Ci assistano la Vergine Santa, l’apostolo sant’Andrea, sant’Ambrogio e sant’Antonio di Padova, nostri patroni. Il Signore benedica e guidi il nostro cammino e il tempo che ci dona di vivere insieme. E anche per noi si rinnovi la Sua promessa di consolante speranza: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Un caro saluto e a presto. Il vostro parroco.

Don Mario

 

Nuovi parroci, dal 16 settembre al 15 ottobre gli ingressi




Tempo del Creato, bambini e famiglie per un giorno con gli animali a La Isla de Burro

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Nel primo pomeriggio di sabato 16 settembre si sono aperte le porte, o per essere più precisi i cancelli, de La Isla de Burro, realtà che nasce a Zanengo come una delle “opere segno” di Caritas Cremona. L’open day era collocato nell’ambito delle iniziative promosse sul territorio in occasione del Tempo del Creato, ed in particolare degli eventi della Zona pastorale 2 in sinergia con la Pastorale sociale e del lavoro.  Quotidianamente impegnata in percorsi di pet-therapy, il pomeriggio a La Isla de Burro ha permesso anche a chi non conosceva la struttura e le attività di poter passare un pomeriggio a contatto con gli animali che ogni giorno si affiancano a chi ne ha bisogno.

Subito dal primo pomeriggio sono iniziate ad arrivare numerose famiglie e qualche gruppo di amici. Appena entrati nei recinti degli asini hanno iniziato ad avvicinarsi, cercando un tenero contatto fisico che si è presto trasformato in carezze, strofinate e grattate di orecchie. Gli animali hanno dimostrato un forte legame con le persone, al punto da cercare costantemente la loro attenzione, un fatto che sorprende particolarmente se si pensa che molti di loro sono stati salvati da situazioni di maltrattamenti, abusi e sfruttamenti intensivi.

All’ingresso de La Isla de Burro, su una bancarella, una selezione di oggetti tematici legati all’allevamento, tra i quali una serie di magliette colorate e personalizzate a tema “burro” (asino in spagnolo) e numerosi gadget. Disponibili all’acquisto anche alcuni libri, primo fra tutti quello scritto dal diacono Marco Ruggeri, operatore di Caritas Cremonese referente per il progetto di Zanengo. Il testo, dal titolo “Ama ogni creatura”, mette in primo piano l’importanza e la necessità di uno stile di vita che rispetti gli animali.

Opera segno di Carits cremona, La Isla de Burro è una struttura riconosciuta da Regione Lombardia nel settore degli interventi assistiti con gli animali, pratica che viene anche definita attraverso il termine inglese pet-therapy. Il progetto nasce a Zanengo e si specializza nell’assistenza attraverso la presenza di asini, da qua il nome spagnolo di La Isla de Burro, tradotto letteralmente come Isola degli Asini.

La struttura Caritas mette al centro dei propri interventi gli individui che presentano situazioni di fatica e di disagio, collaborando con i settori che si occupano di psichiatria, neuropsichiatria infantile e disabilità.

«Il messaggio che stiamo cercando di trasmettere vuol mostrare che una corretta relazione con gli animali aiuta chiunque a stare bene – racconta il diacono Marco Ruggeri, responsabile de La ’Isla de Burro –. Il nostro è un approccio zoo-antropologico: prende le distanze dalla visione zootecnica, dove un animale è un prodotto dal quale ricavare profitti, ma esclude anche l’idea animalista, che pone sull’animale proiezioni umane che non funzionerebbero». L’operatore Caritas precisa anche che «l’animale ci aiuta a star bene nella misura in cui lui può essere se stesso. L’asino ha alcune esigenze che un altro animale non avrebbe, e queste vanno conosciute e rispettate. Nel lavoro che facciamo ci sono fonti di benessere per un asino che a un cane, ad esempio, provocherebbero stress. Grazie a un gruppo di operatori specializzati siamo in grado di rispettare e conoscere i nostri animali, facendoli vivere al meglio delle loro possibilità».

Gli asini sono stati scelti come protagonisti del percorso di terapia principalmente per la loro capacità di formare legami molto forti e duraturi: sono creature estremamente perspicaci che non hanno nulla a che vedere con le descrizioni popolari che solitamente si attribuiscono loro, al contrario sono naturalmente propensi a sfruttare la propria intelligenza per sopravvivere e condurre una vita pacifica e tranquilla. L’asino è un animale cognitivo che ha grandi capacità di apprendimento, dotato di una profonda curiosità e può vantare un’elevata dimensione mentale. Questi animali sono stati scelti anche per far capire a chi impara a conoscerli che non bisogna mai giudicare qualcuno senza averci avuto a che fare, e che spesso i pregiudizi portano ad allontanarsi drasticamente da quella che è la realtà. 

Sono numerose le collaborazioni con le realtà del territorio che rendono La Isla de Burro un’esperienza unica nel suo genere. Ultima fra le tante quella insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che recentemente ha portato i propri operatori informatici, provenienti dalle sedi di tutta la Lombardia, a vivere una giornata all’insegna della vicinanza con la natura, gli animali e la serenità (per saperne di più).

La Isla de Burro è una realtà riconosciuta a certificata che lavora principalmente a livello socio-sanitario, ma che da tempo offre a tutti quelli che vorrebbero conoscerla la possibilità di andare a sperimentare che cosa significa vivere a contatto con gli animali.

Ogni domenica è possibile andare a Zanengo per visitare la struttura, interagire con gli animali e ritagliarsi un momento di pace e serenità all’interno dei prati dell’opera segno di Caritas Cremona.




Tempo del creato, a Soresina una serata di confronto e riflessione dedicata agli animatori

Una occasione per riflettere sui temi legati al tema dell’ecologia e della salvaguardia del creato tutta riservata agli animatori della zona pastorale 2. L’appuntamento è stato nel pomeriggio di giovedì 7 settembre all’oratorio Sirino di Soresina, nel contesto delle iniziative promosse sul territorio durante il “Tempo del Creato”. “Facciamo pensieri da grandi” lo slogan dell’esperienza rivolta agli adolescenti: un invito non solo a cimentarsi nel dibattito costruttivo e formativo, ma una vera e propria provocazione che mette in luce la necessità di portare ad un livello superiore le diverse argomentazioni.

La prima tappa del percorso di riflessione, diviso in due momenti, si è svolta nel salone dell’oratorio. «Bisogna fare ragionamenti da grandi – ha sottolineato don Fabrizio Ghisoni davanti agli animatori del Grest –, bisogna osservare il mondo e capire quali sono le problematiche che si presentano nella vita di tutte le persone». Aggiungendo poi che “la riflessione deve ruotare intorno all’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco ed è necessario ricordare le azioni di san Francesco d’Assisi, le cui parole anche oggi risultano innovative e preziose».

Un filmato sui rischi dell’industrializzazione smodata ha introdotto il dibattito che, moderato dal parroco di Paderno Ponchielli, ha toccato alcuni dei temi affrontati nell’enciclica del Papa, soffermandosi sull’ingiustizia degli sprechi, sui pericoli dell’inquinamento e sulla tragicità della povertà e della mancanza di cibo. Alla fine del dibattito una domanda è stata posta ai ragazzi e lasciata alla riflessione personale: «Quale impronta ecologica lasciamo?».

L’incontro è stata per gli adolescenti una preziosa occasione per confrontarsi su quei temi di attualità che si leggono tutti i giorni sui giornali, ma che difficilmente trovano spazio nel confronto e nelle riflessioni che si fanno quotidianamente.

La proposta è proseguita alle 21, aprendosi anche a giovani e adulti di Soresina e del circondario, con la proiezione del docufilm “La Lettera”, lungometraggio che narra in quattro voci altrettanti aspetti dell’ecologia integrale. Il tutto impreziosito dalle riflessioni di Papa Francesco, che ha partecipato a una parte delle riprese. L’evento, con il patrocinio del Comune di Soresina (presente il sindaco Diego Vairani), è stato organizzato dalla parrocchia e insieme al gruppo Laudato si’ della Zona pastorale 2 che mensilmente si incontra per riflettere su queste tematiche (informazioni al riguardo in Parrocchia) come occasione per riflettere e domandarsi ciò che le singole persone possono fare affinché l’emergenza climatica e dell’ambiente non sia più tale. «Nessun uomo è un’isola», il richiamo di Papa Francesco, idealmente rivolto a ciascuno dei presenti.

«Siamo comunità, dobbiamo considerare il noi e non solo l’io», ha sottolineato Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro nel dibattito finale, precisando anche che «È una sfida educativa che la Diocesi non si è lasciata sfuggire». Bignardi ha citato anche don Primo Mazzolari che, già novant’anni anni fa scriveva: “Il materialismo è soprattutto questo: produrre per consumare, con una conseguente schiavitù che non ha eguali nella storia… e con l’illusione di arrivare a star bene!”.




A palazzo vescovile il mistero degli affreschi ritrovati

Un’interessante e curiosa scoperta è venuta alla luce durante le opere di restauro del palazzo vescovile di Cremona, lavori che da anni proseguono in linea con il progetto culturale e architettonico che vede coinvolti il Museo diocesano, la Cattedrale e il Battistero.

Durante i lavori che interessano la parte nobile del palazzo vescovile, destinata in futuro ad ospitare una parte del patrimonio artistico del Museo diocesano, nella parte sommitale all’interno del caposcala, i restauratori sono stati piacevolmente colpiti dallo scoprire la presenza di decorazioni nascoste al di sotto di uno strato di intonaco. I motivi storici che hanno portato alla copertura di queste decorazioni rimangono un dettaglio ancora avvolto da un alone di mistero. A spiegare l’importanza del ritrovamento è don Gianluca Gaiardi, direttore del Museo diocesano e dell’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici: «È stata una scoperta inaspettata e molto gradita. La decorazione celata sotto l’intonaco non viene menzionata in nessun documento a nostra disposizione. Rimane sconosciuto anche l’anno di produzione. La domanda principale alla quale non vi è risposta rimane il perché della copertura di quest’opera». Il compito di indagare sul ritrovamento e sulle sue origini è un progetto che lega fra di loro in una stretta sinergia la committenza, la Diocesi, la Soprintendenza e i tecnici addetti al restauro.

In una prima fase dei lavori è già chiaro che l’opera appena scoperta non è completa, mancano infatti alcune parti che a causa del tempo e delle condizioni della muratura sono andate per sempre perdute. «Forse è proprio questo il motivo che ha condotto i nostri antenati a nascondere le decorazioni. – spiega don Gaiardi – Mancano alcune parti sotto le finestre, e lo stesso vale per alcune porzioni sulle pareti. Non si può escludere che dopo il rifacimento del soffitto si sia optato per una copertura totale che nascondesse questi difetti. È stata molto significativa la presenza di una cappa fumaria che passa nel muro dietro alle decorazioni: nelle sue prossimità l’opera manca completamente, sicuramente a causa del calore e del fumo».

 

 

La decorazione si articola in una finta architettura, fatta di elementi architettonici come colonne e capitelli, finte porte ed archi, fino a rappresentare tendaggi che danno dinamicità al complesso con il proprio panneggio. Don Gaiardi spiega nel dettaglio che «si tratta di una quadratura di inizio Ottocento». Un altro interrogativo che merita di ricevere una risposta è quello legato ad una misteriosa firma presente all’interno di una delle pareti della parte sommitale del caposcala. «Non si tratta della firma dell’artista che ha realizzato l’opera», assicura il direttore del Museo diocesano. «Probabilmente è stata fatta in matita da un capomastro che ha condotto l’esecuzione della parte strutturale, ma non della decorazione».

Lungo le pareti sono inoltre rappresentati dei mezzibusti di alti prelati, si presuppone, della Chiesa cremonese, sotto i quali sono presenti parti decorate di lapidi in marmo che riportano scritte ancora poco decifrabili che saranno sicuramente argomento di studio e analisi da parte degli esperti, così da dare un nome e una data alle personalità che sono rappresentate sulle pareti.

Sul piano artistico la presenza dei mezzibusti conferisce a tutta la composizione un forte senso di teatralità, mentre la decorazione mostra il desiderio di una libertà maggiore e di un respiro più ampio limitato dalle possibilità dell’architettura. Le finestre dipinte e le volte conferiscono un senso di maggior spazio rispetto a quello fisico, ricreando un’atmosfera di nobiltà e sacralità in tutto l’ambiente, che sarà rivelata al pubblico al termine dei lavori di recupero e restauro, che daranno certamente risposta ai misteri che avvolgono questo importante ritrovamento.




Festa della Madonna del Po, accolta in Cattedrale la statua di Brancere

Una tradizione cara a Cremona e ai suoi territori rivieraschi, che cade nella solennità dell’Assunta. Ma la “festa della Madonna del Po” in qualche modo è già iniziata nel pomeriggio di venerdì 11 agosto quando, accompagnata dai volontari della protezione civile di Stagno Lombardo, paese dal quale ha iniziato il suo pellegrinaggio, la statua della Madonna di Brancere è stata accolta nella Cattedrale di Cremona dal rettore mons. Attilio Cibolini.

Trasportata a spalla lungo tutta la navata centrale, è stata posta a fianco dell’altare. Intorno ad essa si sono subito raccolti i fedeli che non hanno perso l’occasione neppure per una fotografia dopo la preghiera personale, che ha lasciato spazio poi alla recita corale del Rosario. Al termine si è potuto accendere una candela, pregando di fronte alla statua della Madonna di Brancere, Regina e Patrona del Po. Lo si potrà fare fino a Ferragosto secondo gli orari di apertura della Cattedrale (dalle 7.30 alle12.30 e dalle 15 alle 19).

Martedì 15 agosto, nella solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, cui la Cattedrale di Cremona è intitolata, la Messa delle 11 segnerà il saluto della città alla statua della Madonna di Brancere. Al termine infatti della Messa (in diretta come tutte le domeniche e le solennità in tv su Cremona1 e sui canali web e social della Diocesi di Cremona) presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, e concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale, l’effigie della Madonna sarà portata in piazza. Da qui, con il supporto della Protezione civile, la statua sarà trasferita alla Canottieri Flora.

Nel pomeriggio è prevista la processione fluviale con i vogatori e le imbarcazioni. L’imbarco della statua della Madonna di Brancere avverrà alle 15 sul lungo Po di Cremona, presso la società canottieri Flora. Se le condizioni del fiume lo permetteranno, l’immagine sacra sarà caricata sulla motonave che condurrà a Lido Ariston anche le autorità. Durante la navigazione avverrà la consueta benedizione delle società canottieri presenti sul percorso.

L’arrivo a Brancere è previsto per le 16.30 presso la località Isola Provaglio. Prima dell’attracco avverrà il lancio di una corona di fiori in memoria dei defunti delle alluvioni del Po, proprio nel luogo in cui, secondo la tradizione, sorgeva l’antica chiesa, il cimitero e l’abitato di Brancere, distrutti dall’inondazione del 1756.

Una volta attraccata, la statua sarà portata in processione verso il luogo della celebrazione eucaristica, oltre l’argine, trasmessa in diretta su Cremona1 (canale 19).

L’evento è organizzato dalle parrocchie di Stagno Lombardo e Brancere con il patrocinio e la collaborazione di Provincia di Cremona e Comuni di Cremona e Stagno Lombardo, insieme a Protezione Civile e Società canottieri.

 

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Università Cattolica: a Cremona i primi laureati della facoltà magistrale in “Innovazione e imprenditorialità digitale”

Sono passati due anni da quando l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona ha presentato il corso di laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale, e giovedì 20 luglio si è tenuta la cerimonia di proclamazione dei primi laureati nell’aula magna del campus di Cremona.

Con la presentazione del corso di Innovazione e Imprenditorialità digitale del 2021 la proposta formativa dell’Università Cattolica di Cremona si è arricchita, potendosi vantare di offrire un percorso di studi unico nel suo genere. È infatti un’idea nata e sviluppata dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza a Cremona quella del corso magistrale, che si focalizza sull’innovazione e sulle imprese, con una fitta rete di relazioni con il tessuto imprenditoriale del territorio e non solo. Una rete che rappresenta una caratteristica strutturale del corso, scelto per la sua unicità da studenti provenienti da diverse regioni d’Italia.

Seduto nelle prime file c’è anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che risponde al saluto dei docenti e, sorridendo, si alza per far passare Chiara Addis. Una dei due studenti cremonesi, insieme a Matteo Borghesi Alquati, tra questi primi undici laureati. Gli altri provengono da Aosta e da Foggia, passando per Venezia, Brescia, Lecco, Lucca, Macerata, Terni, a dimostrazione di quanto l’offerta formativa dell’ateneo apra gli orizzonti della città che proprio negli ultimi anni sta scoprendo la sua rinnovata vocazione universitaria.

 

Nel Campus Santa Monica, alla presenza del sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e dei professori dell’ateneo, la preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara ha presentato la cerimonia. «Siamo convinti – ha esordito – che con il collegio dei docenti, le strutture e i servizi di questa Sede siamo riusciti a progettare e a organizzare un percorso formativo che rende disponibili per il nostro Paese e per la nostra comunità donne e uomini di cui abbiamo bisogno, formate sui temi dell’innovazione e dell’imprenditorialità. E siamo certi – ha quindi proseguito la Preside – di aver contribuito alla formazione di donne e uomini che sapranno prendere in mano le redini di questo Paese, per condurlo in un futuro incerto ma appassionante, nel quale hanno pienamente diritto di entrare come protagonisti».

Ha preso poi la parola il coordinatore del corso di laurea, il professor Fabio Antoldi, che prima di consegnare i diplomi di laurea ha sottolineato come «i voti che vi sono stati dati non vanno ad indicare che tipo di persone siete; noi professori – ha aggiunto – sappiamo bene che siete molto di più di un singolo numero. Le vostre tesi sono un mix di tecnologie, alle volte complesse, e di umanità, di relazione e creatività, e pensiamo che l’innovazione tecnologica debba andare proprio in questa direzione».

«Questi undici studenti sono il primissimo gruppo di ben 58 studenti che stanno concludendo la prima edizione della nostra laurea magistrale», sottolinea Antoldi. «Molti dei quali hanno trovato lavoro ancora prima di concludere gli studi».

Tanti i temi interessanti trattati nelle tesi, quattro delle quali sono state premiate con la lode: i sistemi di valutazione delle startup, la collaborazione tra grandi imprese e startup in una logica di open innovation, gli effetti di rete delle piattaforme digitali, l’integrazione organizzativa di imprese innovative nei casi di M&A, la creatività nei team, l’impatto del metaverso nei settori dell’arte e della moda, la crypto art e la digital fashion, la sostenibilità nel settore della cosmesi, la “compassionate leadership”, la digitalizzazione del piccolo commercio in aree urbane, la trasformazione digitale delle PMI.

Il professor Antoldi ha poi inizio a chiamare gli studenti uno per uno, rivelando il risultato del percorso di studi. In ordine si sono alzati Chiara Addis, Matteo Borghesi Alquati, Angela Bertolato, Federico Cornici, Antonio Dalé, Elia Gentili, Katusha Gerardini, Giulia Grieco e Alice Michetti. Tutti salutati da un caloroso applauso, augurio e sostegno per il percorso che prosegue, forte delle competenze e delle relazioni maturate tra le aule dell’università.