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Un viaggio nella storia di Cremona con la mostra dedicata a Felice Giuseppe Vertua, sabato l’inaugurazione al Museo diocesano

Sarà inaugurata ufficialmente al Museo diocesano di Cremona alle ore 11 di sabato 16 settembre, e resterà aperta fino al 19 novembre, la prima esposizione monografica, dal titolo Felice Giuseppe Vertua. Vedutista Cremonese, dedicata alle opere dell’artista cremonese Felice Giuseppe Vertua. Vissuto nella prima metà dell’800, Vertua è noto per le sue vedute sulla città cremonese.

«L’idea della mostra nasce dallo studio dei quadri di una collazione privata – spiega Raffaella Poltronieri, curatrice della mostra –. Sono stati gli stessi collezionisti a proporre di esporre le opere in una mostra monografica, la prima dedicata all’autore».

Le venti opere esposte permetteranno di conoscere l’evoluzione artistica di Vertua e di osservare la città e la sua evoluzione storica nel suo panorama completo, sia vedute cittadine con chiese importanti come quella di Sant’Omobono, sia con monumenti oggi non più esistenti.

Tra i quadri ci saranno opere inedite, come la più grande tela di Vertua mai esposta: «Sarà una sorpresa per i visitatori – dice Poltronieri – perché il quadro è stato appena restaurato da Enrico Perni e Luciana Manara».

Importante sono state le ricerche negli archivi delle parrocchie cittadine, soprattutto quella di Sant’Agata, e negli archivi Diocesano e di Stato, che hanno portato alla realizzazione della mostra. Da queste sono emerse notizie sulla vita di Vertua e della sua famiglia e sul panorama culturale cittadino.

Oltre alla proposta espositiva, sono stati organizzati dei percorsi cittadini sulla vita e sulle vedute di Vertua, in collaborazione con Target turismo.

Con questa mostra il Museo Diocesano offre un’esperienza a tutto tondo che permette ai visitatori di godere della vista di opere importanti e di conoscere la vita dell’autore e della città intera sia attraverso la lettura dei saggi contenuti nella monografia sia tra le vie cittadine.




I giorni cremonesi dei giovani di Salvador de Bahia: una esperienza di significato anche per le famiglie che li hanno ospitati

Che saudade! è l’espressione che accompagna e accomuna i ricordi dei ragazzi brasiliani della parrocchia di Salvador de Bahia e delle famiglie cremonesi che li hanno ospitati a Cremona quest’estate: una settimana a fine luglio per conoscere la realtà diocesana, Cremona e un po’ di Italia, prima di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù a Lisbona con i coetanei di tutto il mondo. È stata una settimana ricca e densa di occasioni, incontri e scoperte sia per i giovani brasiliani che per le famiglie che li hanno accolti.

«Siamo stati molto contenti di questa esperienza: non è la prima volta che accogliamo qualcuno in casa nostra e ogni volta è proprio unica», sono le parole della famiglia Bacchi. «Abbiamo colto nei loro racconti quanto impegno e quanta attesa c’è stata per arrivare qui, e quanta dignità nel prepararsi e presentarsi come due giovani ragazze e basta, e non come provenienti da una favela. Questo aspetto ci ha molto colpito in senso positivo. Per la nostra famiglia è stata una settimana impegnativa, ma ne avevamo bisogno: aprirsi a loro ci ha aiutati ad essere meno concentrati sui nostri problemi, a vincere i piccoli timori che ci sono quando si conoscono persone nuove che entrano nelle nostre vite, a capire che possiamo trovare Gesù anche in queste esperienze. Porteremo le due giovani brasiliane nel cuore. Le ricorderemo nelle nostre preghiere, perché possano proseguire nel loro cammino di fede e possano mettere a frutto i talenti che Dio ha donato a ciascuna e perché si realizzi il progetto di Vita che Dio ha pensato per loro».

I circa venti ragazzi brasiliani, sempre accompagnati dal parroco don Davide Ferretti, il cremonese “fidei donum” a Salvador de Bahia, e da don Umberto Zanaboni, incaricato della Pastorale missionaria della Diocesi di Cremona, hanno potuto visitare Roma e Milano e partecipare all’incontro dei cremonesi in partenza per Lisbona organizzato dalla Federazione oratori cremonesi. Durante la giornata milanese, accompagnati dal vescovo Antonio Napolioni, hanno incontrato l’arcivescovo Mario Delpini e nel ritorno si sono fermati a visitare il Santuario di Caravaggio.

Il tempo in famiglia non è stato molto, ma questo non ha impedito che si creasse da subito un legame bello e coinvolgente, capace di superare piccoli timori e titubanze.

«Come faremo a capirci? Era la grande domanda che riempiva i nostri pensieri … Avevamo il timore della lingua, soprattutto per i primi momenti, ma questo non si è rilevato un problema: un po’ a gesti, a forza di ripetere, di tentare, arrivavamo a capirci. Pensavamo a cosa fare per poter offrire loro un periodo sereno senza il pensiero della loro difficile realtà, invece sono stati loro a riempire la nostra casa di entusiasmo e di gioia. Siamo rimasti meravigliati e coinvolti con un senso di forte ammirazione». Questa la testimonianza della famiglia Cavagnini, che prosegue: «È inutile dire che, con gli ultimi abbracci e gli ultimi saluti, gli occhi lucidi e il nodo alla gola ci sono stati anche da parte dei più “duri” della famiglia. Immenso è il dono che ci ha fatto Dio di incontrarli sulla nostra strada, un segno grande di speranza, di quanto la Chiesa missionaria possa fare, di quanto la volontà dei giovani di costruire un mondo migliore e il loro affidarsi a Dio, siano determinanti, al di là del contesto in cui vivono. Si sono intrecciate relazioni e sentimenti con naturalezza e reciprocità, è stata una sensazione molto strana e difficile da spiegare, ma fin dal nostro primo incontro è stato come se ci conoscessimo da tempo, come rivedere qualcuno della nostra famiglia che era rimasto lontano. È stata un’esperienza che ha scritto cose belle nella nostra famiglia. Noi abbiamo donato accoglienza e abbiamo ricevuto tanto di più: qualcosa di molto più grande e prezioso!».

È stata quindi un’esperienza non solo di semplice accoglienza, ma di una Chiesa dal respiro più ampio di ciò che si è abituati a vivere, che supera i confini e fa vivere la mondialità.

«Entrambi i ragazzi che abbiamo ospitato – sottolinea la famiglia Gerevini – sono riusciti a costruire un legame con ogni persona della nostra famiglia, valorizzando i nostri e i loro punti di forza. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata per noi unica, ricca di momenti indimenticabili e di fortissime emozioni. In una sola settimana siamo riusciti a legare moltissimo con i ragazzi che in poco tempo sono diventati parte della famiglia. Durante questa settimana abbiamo trovato il nostro modo di comunicare e di capirci, anche con un solo sguardo. È stato emozionante vedere l’evoluzione del nostro legame, nato dal nulla, quasi per caso, diventato una vera e propria amicizia. Come dimenticare le partite di calcio, le chiamate all’una di notte ai parenti in Brasile, le parole in portoghese e i balli senza tregua…. sicuramente insieme alle lacrime, ci siamo lasciati con il sorriso, felicissimi dell’esperienza che abbiamo condiviso, dei momenti che ricorderemo per sempre e dell’amicizia che porteremo nel cuore anche se in due parti opposte del mondo».




A Cesenatico in corso la scuola per animatori d’oratorio

«La scrittura ci dice che l’abisso chiama l’abisso (Sal 41,8) e ci invita a immergerci nel profondo del nostro cuore per scoprire l’immensità dell’amore di Dio». Così il vescovo Antonio Napolioni si è rivolto ai giovani in partenza per la scuola animatori “Giochiamoci i talenti”, durante la Messa presieduta lunedì 4 settembre a Cremona, nella chiesa di San Francesco d’Assisi, prima della partenza per Cesenatico: «Vi auguro di partire con Gesù e immergervi con lui, guardare il mondo come lo guarda lui e sentirvi parte del creato come figli di Dio amati e benedetti per sempre». Con questo augurio i circa cento adolescenti sono partiti di buon mattino diretti al Soggiorno Cremonese Sant’Omobono di Cesenatico per vivere tre giorni di intensa formazione.

Lunedì pomeriggio, alle 15, dopo l’arrivo in struttura, è stato dato l’avvio del primo modulo di formazione articolato su tre diversi momenti. Andrea Cariani si è occupato delle diverse attenzioni che gli animatori devono riservare alle varie fasce di età dei bambini e dei ragazzi che hanno davanti e dell’importanza di costruire attività ad hoc per ogni target. Il gruppo guidato da Mattia Cabrini, invece, si è concentrato sulle caratteristiche tipiche dell’animazione in oratorio. Tre sono state le parole chiave: il gruppo, come strumento fondamentale che va costruito e curato; il coinvolgimento, perché l’animazione in oratorio mira a far vivere delle esperienze; i diversi tipi di linguaggi (musica, teatro, tecnologie…), utili per trasmettere dei contenuti e dei messaggi. Il terzo e ultimo gruppo è stato invece guidato da don Francesco Fontana, responsabile della Federazione oratori cremonesi, che ha portato gli adolescenti a ragionare sulla motivazione che spinge a fare servizio in oratorio e perché questa è diversa dall’intrattenimento tipico dei villaggi vacanze. I giovani hanno hanno potuto comprendere che, nonostante le loro realtà siano molto diverse, sono tutte accumunate dallo stesso stile educativo. L’animatore di oratorio, infatti, è colui che mette anima e corpo e che in quello che fa emula Gesù. La motivazione di chi sceglie questo tipo di servizio parte da una chiamata: dalla vocazione all’animazione che allena alla risposta alla vera vocazione, che è quella di dare la vita per i fratelli.

Prima della cena non poteva mancare un momento ricreativo in spiaggia, tempo prezioso per creare quel senso di comunità e amicizia che nasce solo durante questo tipo di esperienze. Terminata la cena i ragazzi sono stati impegnati in giochi in squadre.

Nelle giornate di martedì e mercoledì la scuola animatori prevede altre occasioni formative durante le quali i ragazzi, divisi nei vari gruppi, approfondiranno quello che hanno appreso durante il primo pomeriggio. I momenti più teorici saranno alternati ad attività di tipo laboratoriale.

Per seguire le attività della Scuola animatori 2023 si possono seguire le pagine social della Diocesi di Cremona (@diocesidicremona) e della Focr (@federazione_oratori_cremonesi).




Da lunedì a Cesenatico la scuola animatori, tra formazione e amicizia

Anche questo settembre parte la scuola animatori Giochiamoci i talenti organizzata dalla Federazione Oratori Cremonesi e rivolta agli adolescenti che durante l’estate hanno animato gli oratori durante il grest. Lunedì 4 settembre, dopo la Messa celebrata presso la chiesa di San Francesco, nel quartiere Zaist, un centinaio di ragazzi partirà alla volta della casa Sant’Omobono di Cesenatico.

Durante i tre giorni di formazione intensa, i ragazzi saranno chiamati a partecipare a diversi incontri formativi di tipo teorico e altri più dinamici e laboratoriali.

«Lo scopo della Scuola animatori è quello di offrire agli adolescenti che si sono spesi durante il grest l’opportunità di qualificare il loro servizio – dice don Francesco Fontana, responsabile della FoCr – per permettere loro di continuare durante l’anno che si apre».

Dopo diverse edizioni svolte nella città di Cremona, la scelta della residenzialità nella località marittima di Cesenatico è un altro punto di forza: «questi tre giorni intensivi permettono a ragazzi e ragazze di diverse parti della diocesi di incontrarsi e conoscersi. Di fare esperienza di una chiesa diocesana sempre più allargata» aggiunge don Fontana.

Nel programma non mancano anche momenti di svago e convivialità in spiaggia. Senza nulla togliere alla formazione, anche queste ore più aggregative e di tempo libero sono molto preziose per creare gruppo e relazioni che si mantengono nel tempo. Molti infatti sono stati i ragazzi che si sono conosciuti durante le scorse edizioni e che in occasione del pellegrinaggio diocesano a Roma o della GMG si sono ritrovati come vecchi amici.

«È bellissimo vedere gli adolescenti così carichi e pieni di energia» dice Martina, collaboratrice FoCr che ha partecipato alla scorsa edizione e si prepara per questa, «Settembre è un mese di ripartenza e la Scuola animatori dà a questi ragazzi la giusta carica».

E i primi frutti non si sono fatti attendere: viene proprio dalla Scuola animatori 2022 il gruppo di ragazzi che ha partecipato attivamente alla messa in scena della presentazione del Grest 2023 TuxTutti.




Scuola animatori, un centinaio di adolescenti dalle diverse parti della diocesi per la proposta Focr

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Sono stati un centinaio i ragazzi tra i 15 e i 20 anni che da lunedì 4 a mercoledì 6 settembre hanno partecipato alla scuola animatori «Giochiamoci i talenti» promossa dalla Federazione oratori cremonesi a Cesenatico, presso il Soggiorno cremonese Sant’Omobono. Una tre giorni aperta lunedì mattina prima della partenza da Cremona con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e proseguita approfondendo i vari temi che ruotano attorno all’animazione in oratorio.

Nel pomeriggio di lunedì e nella mattinata di mercoledì due i moduli formativi più teorici: a tema l’attenzione alle diverse fasce d’età, i linguaggi utili per veicolare i messaggi e le peculiarità dell’animazione tipica dell’oratorio.

Martedì, invece, le attività sono state organizzate con un impianto più dinamico e i partecipanti hanno potuto scegliere un laboratorio tra quelli dedicati alla danza, all’organizzazione dei giochi e al teatro.

Non sono mancati i bagni al mare e i giochi serali, organizzati dallo staff della Federazione oratori, guidato da don Francesco Fontana.

«Nelle esperienze che ho avuto l’opportunità di vivere in questo primo anno con la Federazione oratori – ha raccontato Diego, 24 anni, al primo anno di esperienza come collaboratore della pastorale giovanile diocesana – sono rimasto colpito dalla ricchezza dei ragazzi che ho incontrato: ricchezza di talenti, capacità, esperienze di servizio. Di fronte a loro mi sono sentito molto piccolo, quasi non all’altezza. Questo però mi ha fatto riconoscere l’amore che il Signore ha anche per me: nonostante le mie limitate esperienze e fragilità, mi ha dato e mi dà l’opportunità di dire tanti piccoli sì, mettendomi al servizio così come sono, perché incamminato dietro a Lui. E così è tanto quello che ho ricevuto e di cui sono grato».

L’entusiasmo di queste giornate si è percepito anche dalle parole di alcuni degli adolescenti che hanno partecipato alla scuola animatori di Cesenatico.

«Giochiamoci i talenti 2023 – ha sottolineato Alma, 16 anni, di Viadana – è stata la mia seconda scuola animatori, dopo essermi iscritta l’anno scorso per seguire la mia sorella maggiore. Con questi giorni di formazione mi riporto a casa nuovi giochi, un nuovo modo di relazionarmi in pubblico, intrattenendo senza annoiare».

Marco di Inzago, 17 anni, alla sua prima esperienza, si è detto «arricchito da molte informazioni non scontate sull’animazione e sulla gestione di bambini e ragazzi di varia età, ma, soprattutto, da tante nuove conoscenze».

Sono state le relazioni costruite a rendere ulteriormente speciale questa esperienza, come ha sottolineato Fabio, 20 anni, della parrocchia di Sant’Ambrogio a Cremona: «È stata la prima volta per me alla scuola animatori. Ho pensato potesse essere un’opportunità diversa dal solito non solo per acquisire nuove competenze, ma anche per viverle insieme ad altri e conoscere persone nuove. Mi porto a casa molti bei ricordi!». E rispetto al tema della vita comunitaria ha affermato: «È è stato bello ritrovarsi a condividere momenti quotidiani con persone della mia parrocchia ed è stato facile instaurare nuove amicizie con ragazzi di altre comunità».

La scuola animatori non ha segnato la fine della stagione estiva, quanto piuttosto l’inizio del nuovo anno oratoriano, durante il quale questi giovani potranno sperimentare tutto quello che hanno imparato con l’entusiasmo tipico della loro età.

 

A Cesenatico in corso la scuola per animatori d’oratorio




Tempo del Creato, zona 1 in preghiera sulle rive dell’Adda alla base scout di Cassano

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Il cielo con i colori tipici del tramonto, il rumore del fiume Adda che scorre, la bellezza della natura, qualche leprotto che salta nell’erba e gli uccelli che cantano: questo è stato lo scenario in cui si è svolto l’incontro di preghiera svolto nella base scout “La Colonia” di Cassano d’Adda venerdì 1 settembre, all’ora del tramonto, in occasione del Tempo del creato 2023. Diversi rappresentanti dei gruppi scout della zona pastorale 1 e persone provenienti da varie parrocchie si sono trovati per una serata scandita dalla condivisione di canti, Salmi, letture e riflessioni. Don Vittore Bariselli, parroco di Cassano, ha salutato i presenti ricordando che «gli occhi ci aiutano a contemplare il Creato e che mettere al centro della nostra vita Dio ci aiuterà a guardare con occhi nuovi gli altri e il mondo che ci circonda».

Dopo la lettura di alcuni brani biblici, il vicario zonale mons. Giansante Fusar Imperatore, parroco di Caravaggio, ha guidato la riflessione su un brano del Vangelo di Giovanni (Gv 7, 37-39): 

Nell’ultimo giorno, il gran giorno della festa, Gesù, stando in piedi, esclamò: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Disse questo dello Spirito che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui, poiché lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato.

«Nell’autunno il popolo ebraico per sette giorni celebrava la festa delle capanne per ricordare gli anni passati nel deserto – ha spiegato mons. Fusar Imperatore –. Il popolo dormiva in alcune capanne e nel tempio veniva svolta una cerimonia di benedizione dell’acqua. Questa durante l’ultimo giorno veniva versata fuori dalle mura per simboleggiare che la Parola di Dio è per tutti».

L’acqua della quale Gesù parla, però, è il dono dello Spirito che noi dobbiamo custodire. Ha continuato infatti così mons. Fusar Imperatore: «È fondamentale custodire la sete, che non è mancanza, ma desiderio di un’acqua che è dono di Dio. La difesa del creato non è fatta solo di azioni, ma anche dalla consapevolezza di farne parte. Il Signore ci ama come parte di esso e questo fa scaturire in noi il desiderio di custodire gli altri e il mondo stesso».

E ha quindi concluso: «Non è l’idolatria che porta a un ecologismo estremo che vuole lo sterminio degli esseri umani, ma la cura della casa in cui tutti abitano: Dio ha fatto il mondo perché sia condiviso e la logica è quella di custodire la sete dell’amore che ci rende tutti fratelli e custodi della casa che Lui ci ha donato».

Durante la preghiera, per vivere concretamente l’esperienza della condivisione, si è consumata insieme la cena in cerchio e si è conclusa la celebrazione con una preghiera di intercessione, il Padre Nostro, lo scambio della pace e la benedizione.

L’iniziativa di Cassano d’Adda si inserisce nel fitto calendario di eventi  organizzati per questo mese dedicato alla cura del creato dal titolo Che scorrano la giustizia e la pace e che ha come simbolo proprio il fluire del fiume possente, luogo dove – come ha detto papa Francesco nel messaggio dedicato a questo tempo – lo Spirito Santo può aleggiare per guidarci a «rinnovare la faccia della terra».

Per la zona uno il prossimo appuntamento sarà venerdì 15 settembre alle ore 20.45 presso l’auditorium S. Bernardino di Caravaggio per la proiezione del film “La lettera”, ispirato alla Laudato sì alla quale seguirà un dibattito.

“Che scorrano la giustizia e la pace”: tutti gli eventi in diocesi per il Tempo del Creato




A Caravaggio l’ultimo saluto a don Giuseppe Bressani, uomo e sacerdote di bontà e gratitudine

 

Nella mattina di lunedì 21 agosto, la chiesa parrocchiale di Caravaggio era gremita di persone, giunte da molte parrocchie del territorio e dalla cittadina svizzera di Aarau per accogliere il feretro di don Giuseppe Bressani e celebrare le sue esequie.

Don Giuseppe, sacerdote cremonese dal 1976, è stato vicario presso le parrocchie di Fontanella, Mozzanica e di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo presso Soncino. Dal 1993 è stato missionario al servizio degli emigrati italiani nella Svizzera tedesca, ad Aarau e dal 2022, rientrato in Italia, svolgeva il compito di collaboratore parrocchiale proprio nella parrocchia di S. Fermo e Rustico in Caravaggio. È deceduto all’hospice di Calcinate la mattina di venerdì 18 agosto.

Ha presieduto la celebrazione il vescovo Antonio e hanno concelebrato il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e una trentina di sacerdoti accorsi da tutta la diocesi; tra loro anche don Francesco Migliorati, impegnato come missionario per la pastorale per i migranti italiani in svizzera a Coira.

Il vescovo Napolioni ha iniziato la Messa ringraziando i presenti, soprattutto chi nella notte ha viaggiato diverse ore: «Don Giuseppe non ci ha rovinato le ferie, ma ha voluto stringere a sé tutti noi e stringerci nel corpo di Cristo» sottolineando anche che il sorriso, la gioia e la gratitudine erano la cifra stilistica di don Bressani.

Ed è l’affidamento totale al disegno di Dio che il vescovo ha voluto riprendere nell’omelia, durante la quale ha messo a confronto il giovane ricco descritto nel vangelo di Matteo (MT19, 16-22) con il sacerdote caravaggino.

«I credenti pongono le grandi domande della vita a Gesù, che amplia i nostri orizzonti e il dialogo tra il giovane descritto nel Vangelo e Gesù, può illuminare anche la morte del nostro caro don Giuseppe». Il vescovo Antonio ha sottolineato come Cristo fa passare da una logica di dover fare per guadagnarsi il Paradiso alla logica dell’entrare nella vita. «E don Giuseppe è entrato molte volte nella vita, con delicatezza. Imparando a bussare e ad aspettare.». La delicatezza e la bontà sono state due caratteristiche importanti del missionario, che è entrato in contatto con la bontà di Dio e ha potuto riversarla nel mondo.

«Oggi – ha concluso la sua omelia il vescovo Napolioni – don Giuseppe compie l’ingresso definitivo nella vita nella sua pienezza. Il Vangelo si conclude con il giovane che si allontana triste. Ma noi dobbiamo augurarci di non morire infelici. Certo, c’è il dolore di lasciare i propri cari, ma questo è ricompensato dalla gioia della comunione con i santi e dall’incontro autentico col Padre. Bisogna distinguere la ricchezza che allontana il giovane, dalla ricchezza autentica: si è ricchi di affetto, di legami, di servizio. Don Giuseppe ha investito tanto in tutto questo e il bilancio che ne trae è un bilancio di gioia, di pace e di bontà che si ricongiunge alla sua Sorgente».

Al termine delle esequie la salma è stata accompagnata al cimitero di Caravaggio per la sepoltura.


Profilo biografico di don Giuseppe Bressani

Nato a Caravaggio il 14 novembre 1952, don Giuseppe Bressani è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1976. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Fontanella e, sempre come vicario parrocchiale, era stato successivamente a Mozzanica (1983-1990) e Soncino nella parrocchia S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo (1990-1993).

Nel 1993 ha lasciato l’Italia per raggiungere la Svizzera, dove per quasi trent’anni è stato missionario al servizio degli emigrati italiani nella Svizzera tedesca, ad Aarau, cittadina di 15mila abitanti, capitale del Cantone Argovia. Negli anni di ministero in Svizzera don Bressani ha intessuto una buona collaborazione con le parrocchie locali, così come con gli altri missionari presenti nel cantone d’Argovia. L’impegno pastorale negli anni è stato a non ridurre la pastorale ai soli sacramenti, uno forzo supportato dai vari gruppi: quello dei giovani, dei piccolissimi, la corale, quello missionario, ministranti, lettori, ministri straordinari della Eucarestia e un gruppo della terza età. Insomma una comunità vivace capace di realizzare tante attività. Nel giugno 2019 il vescovo Antonio Napolioni aveva fatto visita ai due sacerdoti diocesani missionari in Svizzera: don Bressani e don Francesco Migliorati [leggi qui].

Rientrato in Italia alla fine del 2022, don Giuseppe Bressani era collaboratore parrocchiale nella parrocchia Ss. Fermo e Rustico di Caravaggio.




Giornata a Roma per i giovani di Bahia, tra le meraviglie della città eterna e incontri speciali

 

È mercoledì 26 luglio, sono le 20.30 e da un’ora e mezza i ragazzi e le ragazze di Salvador de Bahia – accompagnati dal parroco don Davide Ferretti, dal responsabile dell’ufficio missionario don Umberto Zanaboni e da alcune volontarie – sono sul treno che li sta riportando a Cremona dopo due giorni belli e intensi nella capitale.

Il gruppo è partito per Roma durante la mattina di ieri, martedì 25, e ha visitato i maggiori monumenti della città eterna. «Vedere la fontana di Trevi è stata un’emozione forte, perché non mi aspettavo qualcosa di così imponente. È stata una sensazione unica e meravigliosa» ha detto Larissa con tutto l’entusiasmo che caratterizza lei e i suoi compagni di viaggio.

La gioia brasiliana ha invaso anche la metropolitana: sulla tratta che ha portato il gruppo alla casa per ferie don Orione, i ragazzi hanno intonato dei canti e ballato al ritmo di un tamburello, coinvolgendo alcuni altri turisti.

La giornata nella capitale è stata intensa, ricca di appuntamenti e di visite sorprendenti. I ragazzi cremonesi hanno potuto godere di una visita guidata della Basilica di san Pietro in lingua portoghese (passando da un’entrata laterale e davanti alla residenza pontificia di santa Marta). Vedere piazza san Pietro e la basilica ha suscitato in tutti un’emozione indescrivibile.

Dopo la visita in Vaticano, il vice direttore generale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede Giacomo Ghisani, cremonese d’origine, ha accompagnato il gruppo presso la sede di Radio Vaticana e ha presentato ai ragazzi Silvonei Protz, responsabile della redazione brasiliana, e Raimundo Lima, redattore della sezione brasiliana, che hanno parlato della storia della radio pontificia e dell’importanza di utilizzare i mezzi di comunicazione per raggiungere tutto il mondo. Il gruppo ha ascoltato con estremo interesse e ha posto numerose domande, come Stéfane che, ad esempio, ha chiesto come si può iniziare a lavorare nel mondo del giornalismo.

Dopo un pranzo a base di pizza e patatine, il gruppo ha continuato la visita raggiungendo piazza Navona e ammirando i dipinti del Caravaggio sulla vita di san Matteo conservati nella chiesa di San Luigi dei francesi.

A Leticia la cosa che è piaciuta di più è la basilica di San Pietro, sia dentro che fuori e tutti gli altri siti turistici: pensare alla storia che raccontano e al passato che testimoniano la stupisce e la riempie di meraviglia.

Domani il gruppo, di rientro a Cremona, incontrerà il vescovo Napolioni e il sindaco Galilberti.

La sera, invece, parteciperà ad una festa nella parrocchia del Maristella dedicata ai ragazzi cremonesi, con il mandato del Vescovo: un’altra tappa importante dello straordinario viaggio che porterà i giovani alla Gmg di Lisbona.

Sono arrivati a Cremona i giovani di Salvador de Bahia. L’accoglienza nelle famiglie prima della Gmg

 




Da Milano a Caravaggio: giornata intensa di scoperta e di preghiera per i giovani brasiliani

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Venerdì 28 luglio, a due giorni dalla conclusione della settimana trascorsa in Italia prima della partenza per la GMG Lisbona,  i ragazzi e le ragazze di Salvador de Bahia hanno vissuto un’altra giornata ricca di emozione con il viaggio a Milano, accompagnati dal vescovo Antonio per incontrare l’arcivescovo Mario Delpini.

Arrivati al palazzo arcivescovile, il gruppo è stato accolto con un piccolo rinfresco seguito dall’incontro con Mons. Delpini.

«Il pellegrinaggio a Lisbona, che farò anche io, ci aiuterà a cercare le ragioni per cantare il Magnificat, avere cioè la fede di Maria per riconoscere l’opera di Dio nel mondo. Vi auguro di portare questo canto nella vostra parrocchia per poter attirare nuovi giovani e poter cambiare la Storia». Queste sono state alcune delle parole che l’arcivescovo del capoluogo lombardo ha rivolto ai ragazzi, attenti e interessati. Numerose infatti sono state le domande poste dai brasiliani, curiosi di conoscere le mansioni e le difficoltà che si incontrano ad amministrare una diocesi così grande e di sapere come l’arcivescovo abbia vissuto le passate GMG e cosa si aspetta dalla prossima.

Dopo questo importante incontro, il gruppo ha potuto visitare il Duomo con la guida di don Virginio Pontiggia dell’Archivio Diocesano, e padre Marco Bennato, missionario del Pime in Brasile, che ha tradotto per loro.

Don Virgilio ha affascinato i ragazzi con la spiegazione di alcune curiosità del duomo, come il Rito della Nivola in occasione della ricorrenza dell’Esaltazione della Santa Croce e l’antica funzione della meridiana posta all’ingresso della cattedrale.

Dopo il pranzo, consumato insieme a don Maurizio Zago, direttore del centro missionario milanese e a don Marco Bennato presso la parrocchia personale dei Migranti “S. Stefano Maggiore”, i giovani sono partiti alla volta del santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio.

 

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Lì, accolti dalle suore Adoratrici, il vescovo Antonio, don Davide Ferretti e don Umberto Zanaboni hanno celebrato la messa in portoghese nella cappella San Giovanni Paolo II del centro di spiritualità.

Durante la sua omelia, il vescovo Antonio ha parlato di come sia importante osservare l’opera di Dio e custodirla: «Dobbiamo stupirci, perché Dio compare il mille modi: nella bellezza del creato, nella Storia della Chiesa, attraverso le persone che siamo e che incontriamo. Oggi abbiamo incontrato tante persone che facevano le cose più svariate. Per non cedere alla tentazione di giudicare, possiamo scrivere i Dieci Comandamenti in un altro modo: non basta dire non uccidere o non rubare, perché c’è chi uccide e chi ruba. Ma dobbiamo sentire nel nostro cuore le parole positive di Dio come famiglia, occhi, corpo, bellezza. Tutto questo non ci è dato perché noi lo possediamo, ma perché attraverso di esso noi possiamo ricordare e portare nel cuore ciò che il Signore ci dice».

Suor Paola Rizzi ha poi accompagnato il gruppo attraverso la storia del Santuario, raccontando l’apparizione, mostrando loro il Sacro Fonte, il Sacro Speco e la cupola: «Maria scende sulla terra e viene a prendere anche il più piccolo di noi, anche il peccatore più grande, per portarlo in Paradiso con lei. Lei è l’immagine della Carità e non ci può essere fede senza la carità».

Le giovani e i giovani brasiliani hanno vissuto un momento di profonda spiritualità con una preghiera alla Madonna e intonando spontaneamente un canto mariano tradizionale brasiliano.

Dopo un gelato e un momento conviviale, il gruppo è tornato dalle famiglie ospitanti.

La giornata di sabato sarà dedicata alla visita al museo del violino offerta dal sindaco di Cremona Umberto Galimberti e allo svago, in attesa di domenica, giorno della partenza per la GMG di Lisbona.

 

Cremona accoglie i giovani di Bahia tra arte, preghiera e la visita in Comune

Giornata a Roma per i giovani di Bahia, tra le meraviglie della città eterna e incontri speciali

Sono arrivati a Cremona i giovani di Salvador de Bahia. L’accoglienza nelle famiglie prima della Gmg




Annunciazione del Signore, a Caravaggio la Veglia presieduta dal vescovo Lafranconi

La sera di giovedì 24 marzo presso il Santuario di Caravaggio il vescovo emerito Dante Lafranconi ha presieduto la veglia dell’Annunciazione.

Ad accogliere i fedeli c’erano i volontari del Santuario che hanno dato ad ognuno una candela. Le luci, simbolo di attesa e dello Spirito Santo, sono rimaste accese per tutta la funzione, creando un’atmosfera suggestiva e, se possibile, ancora più raccolta.

La celebrazione liturgica è stata preceduta dall’Akàthistis Inno alla Madre di Dio, un canto della tradizione liturgica orientale composto tra il V e il VI secolo da un autore bizantino. Il termine greco significa “non seduto” e difatti tutta l’assemblea ha preso parte all’esecuzione in piedi, per godere della bellezza della musica e parteciparvi.

Dopo l’Angelus Domini, la Messa concelebrata da tutti i sacerdoti del Santuario.

Durante l’omelia il vescovo Lafranconi ha sottolineato come quel sì di Maria che oggi la Chiesa ricorda è stato più volte da lei rinnovato nel corso della sua vita: quando Gesù, dodicenne, è stato smarrito e poi ritrovato al tempio, durante gli anni di silenziosa formazione del figlio, fino alla prova più estrema ai piedi della croce. L’esempio della Madre di Dio ci invita a fare altrettanto: «Chiediamo alla Vergine Maria la grazia di riconfermare la nostra fede durante la vita. Perché se in certi momenti arrivano le fatiche, non ci spaventino, ma siano occasione per un atto di totale fiducia all’amore di Dio, che è più grande di ogni cosa». Queste sono le parole del vescovo emerito, che ha ricordato che anche il Concilio Vaticano II ha parlato di Maria che «Aderì con tutto il cuore alla Parola di Dio restandogli fedele sempre» e quanto sia confortante questo modo di vivere la fede, messa in dubbio dalle prove della vita, ma sempre ribadita e confermata nella certezza dell’amore di Dio.