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Il vescovo Antonio alla veglia della vita: «Svegli e attenti ad ogni seme dato in dono da Dio»

«Misericordiosi come il Padre è il tema di questo Giubileo. Stasera lo traduciamo così: svegli e attenti a ogni seme di vita che Dio ci ha dato in dono perchè fiorisca». È l’invito finale di mons. Napolioni alla veglia per la vita celebrata nella serata di sabato 6 febbraio nella palestra comunale di Cavatigozzi. Nella folta assemblea, composta anche da tanti volontari delle diverse associazioni e realtà ecclesiali che si occupano della tutela e dello sviluppo della vita, c’era pure il vescovo emerito Lafranconi che più volte è stato citato e ringraziato per il suo impegno a favore della dignità dell’uomo, soprattutto del più debole e fragile.

La veglia, ottimamente preparata dall’ufficio famiglia diretto da don Giuseppe Nevi, ha ripercorso le quattro parti del messaggio dei vescovi dal titolo “La misericordia fa fiorire la vita”: la vita è cambiamento, la vita è crescita, la vita è dialogo, la vita è misericordia. Attraverso i contributi di riflessione e preghiera di grandi testimoni del nostro tempo come San Giovanni Paolo II, il genetista francese Jérôme Jean Louis Marie Lejeune o Benedetto XVI  è stata ribadita la necessità di abbondonare stili di vita sterili, come quelli ingessati dei farisei, e di allargare il cuore trasformando la vita in dono. Particolarmente forte la condanna dell’aborto, della carenza di autentiche politiche familiari, del calo demografico frutto di un’esistenza troppo opulenta, ma anche di tante forme di oppressione.

A metà della veglia diverse aggregazioni che si impegnano a tutelare, custodire e promuovere la vita si sono presentate al nuovo vescovo: dal Centro Aiuto alla Vita nato nel lontano 1982, all’associazione “Difendere la vita con Maria” che si occupa di seppellimento dei feti abortiti, ai Consultori UCIPEM di Cremona, Viadana e Caravaggio, all’associazione “Il Cireneo” che gestisce “Casa d’oro” che accoglie durante il giorno bambini diversamente abili, fino all’associazione il Girasole di familie affidatarie, ai Centri Aiuto alla Vita di Cremona, Cassano d’Adda e Casalmaggiore, alla Cooperativa Nazareth attenta soprattutto ai giovanissimi stranieri sino a tre realtà impegnate nell’accoglienza di ragazze in difficoltà come Casa Famiglia S. Omobono, Focolare Grassi e Casa Ozanam della San Vincenzo. Un vero e proprio mosaico di bene che di fronte a mons. Napolioni si è formato pian piano e che ha mostrato la vivacità di una Chiesa che si sente in prima linea nella difesa e promozione di ogni persona.

Nella sua riflessione mons. Napolioni ha ricordato che la Chiesa, riprendendo immagini tanto care a papa Francesco, è «madre di ogni uomo e donna della terra, maestra non saccente in umanità, infermiera del mondo». Un ruolo fondamentale soprattutto in questo tempo malato di individualismo e di paura di chi è diverso: «Abbiamo bisogno – ha affermato – di uomini e donne che sappiano vegliare e scorgere ciò che ci unisce prima di ciò che ci divide, che amino il bene comune prima di quello privato, che siano convinti costruttori di dialogo con tutti. Perchè pacificati nel profondo». E poi ancora: «Come cristiani non vogliamo restare soli a vegliare in chiese sempre più vuote, quando possiamo uscire, anche nel buoio di certi notti, incontro a chi – senza saperlo – cerca Dio, attende la Parola, e non può vivere senza il dono della salvezza».

Infine un invito, grande e lieto, a riconoscere che la vita è impreziosita dalla misericordia di Dio. «Lo sanno le lacrime di quelle donne che hanno finalmente consegnato alla misericordia di Dio e alla maternità della Chiesa i loro aborti non confessati per decenni, a costo di perdere serenità e dignità, ritrovate finalmente in Cristo» e «lo sanno anche certi “scarti” della società che meritano ogni cura da parte di chi sa, nella luce della fede, quanto essi sono preziosi e potenti agli occhi di Dio. E lo sa chi veglia gli inutili, i “terminali”, i morenti: autentici battistrada dell’eternità, che ci insegnano la misura vera del tempo e delle cose». E infine: «Lo sapremo ciascuno di noi, se faremo dell’amore alla vita, alla vita di tutti, a tutta la vita, il nostro progetto, metodo e stile, nella quotidianità di gesti magari nascosti ma efficaci».

Al termine della veglia è stato consegnato il Premio “Mariolina Garini” al Centro Aiuto alla Vita di Casalmaggiore per l’impegno costante profuso nella difesa dell’uomo. Il riconoscimento è stato consegnato dal dottor Paolo Emiliani, presidente del Movimento per la Vita, e da Alfeo Garini, marito di Mariolina, alla presidente del Cav Casalasco.

La serata è stata particolarmente suggestiva soprattutto grazie alle ombre cinesi sulle diverse fasi della vita proposte dai ragazzi di Vicomoscano-Casalbellotto-Quattrocase-Fossa Caprara e al monologo dell’attore viadanese Simone Coroni che ha attualizzato nell’oggi quell’elogia alla follia di Erasmo da Rotterdam.

Un plauso a chi ha animato nel canto la serata: il coro giovanile Joy Voices di Casalmaggiore che ha letteralmente coinvolto l’assemblea e anche i due vescovi.

Le offerte raccolte al termine andranno al Progetto Gemma che prevede l’adozioni di giovani donne che, senza un aiuto economico, interroperebbero la gravidanza.

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San Valentino, un giorno per dire che l’amore è per sempre

In questi giorni vetrine, giornali e media invitano all’acquisto di gioielli, dolci e fiori contornandoli con cuoricini e frasi ad effetto: è san Valentino, la festa degli innamorati. Nata nel quinto secolo per riproporre in chiave cristiana la festa pagana della fertilità e ricordare il vescovo Valentino, martirizzato per aver celebrato le nozze tra una cristiana ed un pagano, è una festa ormai molto diffusa, spunto per giornali e media per parlare di tematiche di coppia, ma soprattutto per sostenere il commercio.

Questo fatto ci porta spesso ad ignorarla, a considerarla semplicemente un fatto di costume a supporto di una economia in crisi; eppure il Papa, che spesso parte da fatti della quotidianità per stimolare a riflessioni pastorali, la cita in Amoris Laetitia con queste parole “Per fare un semplice esempio, ricordo il giorno di San Valentino, che in alcuni Paesi è sfruttato meglio dai commercianti che non dalla creatività dei pastori.” (AL208) Il Papa stesso nel 2014 aveva incontrato i fidanzati in quella data per rispondere a loro domande sul fidanzamento e sul matrimonio.

Allora lasciamoci anche noi provocare a cogliere in questa festa una occasione per riflettere sul mondo degli affetti, ma soprattutto per aiutarci reciprocamente a vivere l’amore.

In fondo San Valentino può essere una bella occasione per uomini e donne di ogni età per dirsi che ci può essere l’amore per sempre e per testimoniarlo agli altri.

Per i più giovani può essere l’occasione per sentirsi guardati dagli adulti con la simpatia e l’interesse di chi non vuol far loro delle prediche, ma aiutarli a capire che perché l’amore cresca deve coinvolgere tutte le dimensioni della persona. Questa è infatti una delle maggiori attenzioni per ogni coppia e, allo stesso tempo, una grossa sfida educativa: aiutare a cogliere che l’amore non è solo qualcosa di emotivo, o solo di fisico, o solo di valoriale o solo di razionale, ma che è l’ insieme di questi aspetti che costruisce la relazione tra due persone.

Per chi si avvicina al matrimonio San Valentino può essere occasione per ricordare che tale relazione si gioca nella quotidianità, ma che ha bisogno anche di passione e di creatività oltre che di un sostegno da parte di altre coppie e della comunità cristiana.

Per chi ha già alle spalle anni di vita matrimoniale può essere l’occasione per sorridersi e rinnovare con l’alfabeto arricchito dalle esperienze la tenerezza che accompagna verso il futuro. Questo diventa anche testimonianza per i giovani che hanno bisogno di vedere coppie che condividono con serenità e semplicità la loro vita, senza nascondere la fatica che a volte sperimentano, ma anche mostrando la capacità di far festa nel cogliere la ricchezza del quotidiano in una normalità bella di vita.

Per tutti può essere una occasione per tornare a pregare insieme e affidare all’Amore le nostre vite perché in Lui crescano e portino frutto.

Come è stato fatto nel quinto secolo anche noi dunque possiamo cogliere da un rito “laico” che celebra l’amore occasioni per riflettere e annunciare “quei contenuti che, trasmessi in modo attraente e cordiale, aiutino i giovani a impegnarsi in un percorso di tutta la vita con animo grande e liberalità” (AL207).

Maria Grazia Antonioli e Roberto Dainesi
Responsabili di pastorale familiare




Il «popolo della vita» in preghiera col vescovo Antonio

«Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti». Questo grido accorato dei vescovi italiani per la Giornata per la Vita 2017 è risuonato più di una volta nel grande salone del Seminario, la sera di sabato 4 febbraio, durante la veglia per la vita presieduta dal vescovo Napolioni. Oltre trecento persone hanno ribadito che «avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro» e si sono ripromessi di difendere, promuovere e amare la vita, sull’esempio di Santa Teresa di Calcutta.

Il tradizionale appuntamento di preghiera e di riflessione per le zone cremonesi, promosso dall’ufficio diocesano di pastorale familiare, quest’anno è stato allietato dai canti dei bambini della scuola elementare di Castelverde diretti dal maestro Fabio Amadini. Tra un brano e l’altro sono stati proposti all’attenzione brani del messaggio dei vescovi per la giornata dal titolo: «Donne e uomini per la vita, nel solco di santa Teresa di Calcutta» e da pensieri dalla piccola suora albanese, in modo particolare il suo storico discorso tenuto a Oslo, l’11 dicembre 1979, al conferimento del Nobel per la Pace. In quell’occasione ella affermò con coraggio: «il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa».

Cesare Ghezzi, attivo nella comunità di Cristo Re, nonno di sette nipoti da 18 anni, ha raccontato con semplicità il rapporto con i suoi nonni e il suo impegno di nonno. «I miei nonni erano di poche parole, ma di tanto esempio: laboriosità, spirito di sacrificio, religiosità popolare, ma di sostanza; contenti anche del poco, che però non impediva loro di aiutare qualsiasi poverello bussasse alla porta». Dal loro vivere quotidiano Ghezzi ha imparato il valore della carità, della preghiera, della vita intessuta con la fede. Dopo quasi settant’anni egli si ritrova dall’altra parte, nonno di una schiera di nipoti: «Con mia moglie ci siamo detti subito disponibili ad aiutare i genitori, ma senza invasioni di campo». Facile il compito educativo quando i bambini sono piccoli, più arduo nel momento adolescenziale: «Alla base di un rapporto positivo – ha spiegato – io penso ci stia la confidenza, frutto di un clima sereno e di una stima reciproca che va costruita e alimentata continuamente». Guai a chiudere il dialogo con la pretesa di avere sempre ragione, guia ad essere sempre negativi e nostalgici di un tempo passato: «È sempre bene mettere in luce tanti valori ed esperienza positive che anche oggi sono presenti nella nostra società. Occorre, cioè, guardare al futuro con speranza e fiducia sapendo che c’è sempre Qualcuno che non ci lascia mai soli».

Ascolta l’intervento di Cesare Ghezzi

Particolarmente toccante la testimonianza di Primetto e Annunciata, genitori di Francesco nato il 30 aprile 1984 e affetto dalla sindrome di Down e da precarie condizioni di salute. Dopo i primi momenti di disperazione i due genitori, grazie ad una fede forte e all’incontro con una famiglia che aveva passato lo stesso loro calvario, si sono tirati su le maniche e attraverso un metodo americano di riabilitazione neurologica – ben cinque volte sono stati negli Stati Uniti – sono riusciti a crescere Francesco che giorno dopo giorno, non senza fatica, è migliorato sia fisicamente sia intellettivamente tanto che nel 2006 ha conseguito la laurea in Economia Aziendale alla Cattolica di Cremona. «Francesco – hanno concluso – ci è stato donato da Dio per dare una svolta significativa alla nostra esistenza che rischiava di scivolare nella tranquilla monotonia della normalità». E infine: «La forza della fede e l’amore per la vita di Francesco ci hanno convinti che la sua venuta al mondo non è stata una disgrazia, ma una benedizione che ci ha dato modo di incontrare persone amiche, di rafforzare la nostra vita coniugale e di infondere in tante famiglie un seme di speranza».

Ascolta l’intervento dei genitori di Francesco

Il microfono è quindi passato al dottor Paolo Reggiani, presidente da quattro anni del Centro Aiuto alla Vita di Cremona. A lui il compito di presentare il progetto Gemma, l’adozione a distanza di una mamma in gravidanza, che comporta il versamento di 160 euro al mese per 18 mesi. Una iniziativa solidale che in questi anni ha permesso in tutta Italia di salvare decine di vite. Reggiani ha poi invitati a non abbassare la guardia di fronte ai tanti attentanti contro la vita, anche in campo legislativo: «I cristiani su questo fronte devono essere tutti uniti».

Ascolta l’intervento del dottor Paolo Reggiani

La veglia si è conclusa con la preghiera e la riflessione del Vescovo Antonio che ha esortato tutti ad essere davvero «Popolo della Vita» che non si contrappone ad un «Popolo della morte», ma che lotta ogni giorno perché chi è caduto nell’abisso della morte possa essere ripescato dalla mano misericordiosa di Dio.

«Innanzitutto – ha detto il presule – ringrazio chi ogni giorno veglia sulla vita, difende la vita, lavora per la vita, lotta per la vita, ma non solo per la sua, ma per quella di tutti, dei deboli e poveri».

«Tutti i peccati – ha proseguito – sono contro la vita, alcuni sono più abominevoli, perché colpiscono gli inermi, ma la vita stessa è medicina e guarigione dei peccati, è più forte di ogni male, perché risorge! Quanta misericordia ci serve ancora, da assaporare e diffondere. Cristo è venuto a dare la vita, la sua, perché ci fosse vita in abbondanza per noi: si percepisce da come viviamo la nostra fede?».

E infine: «Abbiamo bisogno di vere generazioni di adulti, che si assumano serenamente le proprie responsabilità, senza cullarsi in una finta eterna giovinezza, che improvvisamente ti fa ritrovare in casa di riposo solo con i tuoi rammarichi. Cercansi padri e madri, ma chiediamoci perché anche la nostra cultura, i nostri modelli di vita, la nostra stessa vicenda di Chiesa non riesce a far innamorare di questa meravigliosa vocazione?».

Ascolta la riflessione di mons. Napolioni

Durante la serata sono state raccolte offerte a favore del Centro Aiuto alla Vita di Cremona, in modo particolare a favore del Progetto Gemma che nel 2016 ha permesso ha ben 7 donne di portare a termine la loro gravidanza.

Dopo la veglia, presso la cascina Moreni di Cremona si è tenuta l’adorazione eucaristica notturna promossa dall’Associazione Famiglia Buona Novella. L’adorazione ha avuto inizio alle 23 ed è proseguita, con 8 turni di un’ora, sino al mattino seguente. Solo l’inizio di un’esperienza che proseguirà con cadenza mensile: da lunedì 6 marzo, infatti, tutti i primi lunedì di ogni mese, dalle ore 21 alle 22, presso la cappella di Cascina Moreni, si terrà un’adorazione eucaristica pro-vita.

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Veglia della vita a Fornovo San Giovanni

Veglia della vita a Viadana

 




Veglia per la vita/2. A Fornovo San Giovanni un bulbo come segno dell’impegno a coltivare e proteggere la vita

«Donne e uomini per la vita, nel solco di santa Teresa di Calcutta». È questo il tema che il Consiglio episcopale permanente della CEI ha scelto per la 39a Giornata nazionale per la vita che si celebra domenica 5 febbraio. Un appuntamento che, come sempre, in diocesi di Cremona è vissuto con momenti di riflessione, preghiera e approfondimento.  Nella serata di venerdì 3 febbraio, per le zone pastorali della Bergamasca e del Milanese, presso la chiesa parrocchiale di Fornovo San Giovanni si è tenuta la veglia della Vita, in concomitanza con quella a Viadana.

La celebrazione, presieduta da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale e il clero, e animata con il canto dal coro giovanile della parrocchia di Arzago d’Adda diretto dalla maestra Barbara De Fusco, ha avuto come tema la particolare attenzione di santa Teresa di Calcutta verso le persone più fragili.

Una serata per ringraziare Dio per tutti i suoi doni, approfondita con alcune testimonianze. Anzitutto con il racconto in video di una delle Suore Missionarie della Carità, la congregazione fondata dalla piccola santa albanese, che ha testimoniato l’impegno della Madre e del suo Istituto religioso a favore della vita.

Ha preso poi la parola Giusy Brignoli, responsabile del Settore agricoltura sociale della Coop. Nazareth di Cremona, che ha raccontato come è possibile uscire dalle dipendenze o da situazioni di marginalità a partire dal progetto “I buoni di Ca’ del Ferro”, attivato presso il carcere di Cremona attraverso un laboratorio di trasformazione agroalimentare.

La testimonianza ha avuto inizio con una frase significativa: «Il dono, la passione per la vita, la ricerca di una vita buona mi sono state sempre indicate come sentieri da percorrere». «Si può fare qualità con gli scarti», ha continuato Giusy spiegando che esistono quattro verbi importanti nella vita di tutti: desiderare, mettere al mondo, far crescere e lasciar andar.

Subito dopo la proclamazione del Vangelo da parte del parroco di Fornovo, don Angelo Storari, ha preso la parola don Maccagni, che ha subito tramesso i saluti e la vicinanza del vescovo Antonio.

Don Gianpaolo ha iniziato la sua riflessione con la parola «nonostante», affermando che tutti i presenti si sono riuniti nonostante tutto per rendere grazie a Dio per i suoi doni e per pregare insieme per il dono della vita. «Se abbiamo la certezza che la nostra vita si trasformi in segni e gesti concreti, noi saremo impegnati a costruire un mondo che i nostri occhi vedranno. Che la carità e l’amore ci sostengano sempre nel cammino della nostra esistenza», ha terminato don Maccagni.

Uno dei volontari del Centro di aiuto alla vita di Cassano d’Adda ha relazionato sulle attività svolte: «Nel 2016 abbiamo accolto 251 mamme di cui 89 nuove, sono nati 93 bambini: 47 da mamme venute in gravidanza, 46 da mamme venute dopo la nascita del bambino. Rispetto al 2015 abbiamo registrato un calo del numero delle mamme straniere che si sono rivolte a noi. Invariato invece il numero di mamme italiane. Tra i problemi segnalati, il più frequente è il reddito insufficiente, dovuto a disoccupazione o lavoro saltuario o precario».

«Alle mamme – ha proseguito il volontario – non abbiamo fornito solo aiuti materiali, ma ci siamo presi cura di loro incentivandole per esempio all’allattamento al seno con una campagna dedicata nella quale abbiamo fatto informazione utilizzando opuscoli tradotti in diverse lingue e donando formaggio grana. L’ultimo incontro prima del parto nel quale consegniamo il corredino è tenuto dalla nostra ostetrica, che può dare qualche consiglio in particolare alle mamme al loro primo figlio».

Dopo la benedizione, un giovane, una coppia di sposi e un’anziana hanno distribuito dei bulbi come segno di impegno a coltivare la vita e proteggerla allegando il messaggio dei Vescovi.

Il denaro raccolto è stato devoluto al Centro Aiuto alla Vita di Cassano d’Adda.

La serata si è conclusa con i ringraziamenti, da parte di don Luigi Mantia, al parroco di Fornovo per l’ospitalità, ai giovani fornovesi che hanno aiutato alla realizzazione della serata, a don Gianpaolo Maccagni e al coro giovanile di Arzago che ha animato la veglia.

Nicolas Tonoli

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Il vescovo Antonio a Mozzanica con le famiglie

Nel contesto della Settimana dedicata alla famiglia, che ricorre in questi giorni a Mozzanica, la sera di giovedì 26 gennaio c’è stata l’Eucaristia presieduta dal vescovo Antonio Napolioni insieme al parroco don Giuseppe Bernardi Pirini e al vicario don Gabriele Mainardi.

La settimana è stata inaugurata, domenica 22 gennaio, con la presenza di Maria Grazia Antonioli e Roberto Dainesi, la coppia di sposi scelta dal Vescovo come responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale famigliare. Il tema centrale attorno al quale gli sposi hanno portato la loro testimonianza è stato la contestualizzazione dell’esortazione post sinodale “Amoris Laetitia”.

Nel grande momento celebrativo di giovedì, il Vescovo ha sottolineato l’importanza di vivere la comunità come una grande famiglia che si riunisce intorno all’altare per portare davanti al Signore le gioie e le fatiche. “Una cosa che mi manca molto di quando ero parroco – ha spiegato il Presule – è la Messa della domenica con la comunità, perché è proprio nella Messa domenicale che ci si sente famiglia”.

Il Vescovo si è soffermato poi sulla liturgia del giorno, memoria dei santi Tito e Timoteo. Richiamando l’esortazione di Paolo a Timoteo per la schiettezza della sua fede, ha sottolineato come ciascuna famiglia può essere grembo di vocazioni se ogni suo componente vive il proprio essere padre, madre, figlio, figlia come una chiamata.

Al termine della Messa il Vescovo ha condiviso un momento di fraternità con le famiglie che hanno accolto con grande gioia la sua presenza in mezzo a loro.

A caratterizzare la Settimana altri due importanti momenti: il primo di carattere culturale con lo spettacolo “In nome della madre” sabato 28 gennaio sera in oratorio e il secondo, di carattere celebrativo, con l’Eucaristia celebrata in parrocchia domenica 29 gennaio, alle 11, durante la quale le coppie di sposi rinnoveranno le loro promesse matrimoniali.

 

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La veglia per la vita con il vescovo Antonio nella palestra di Cavatigozzi

«La misericordia farà fiorire la vita: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell’Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere». È questo uno dei passaggi fondamentali del messaggio dei Vescovi per la 38ª Giornata  per la vita che si celebrerà domenica 7 febbraio in tutte le parrocchie d’Italia. Queste stesse parole riecheggeranno sabato 6 febbraio, nella palestra comunale di Cavatigozzi, alle ore 21, durante la veglia per la vita presieduta dal nuovo vescovo, mons. Antonio Napolioni, e curata dall’ufficio diocesana di pastorale familiare in collaborazione con il Centro Aiuto alla Vita e il Movimento per la Vita di Cremona.

La serata, animata dal Joy Voices Youth Choir di Casalmaggiore diretto da Abeli Zani, sarà aperto da un gruppo di giovanissimi dell’unità pastorale di Vicomoscano-Casalbellotto-Quattrocase-Fossa Caprara che attraverso il gioco delle ombre cinesi illustreranno le varie tappe della vita. Poi saranno ripercorsi i quattro passaggi fondamentali del messaggio dei Vescovi  – la vita è cambiamento, la vita è  crescita, la vita è dialogo, la vita è misericordia – attraverso diverse modalità: l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera corale, la presentazione delle diverse iniziative a favore della vita presenti in diocesi, ma anche la lettura di testi poetici da parte di alcuni artisti locali. Centrale sarà naturalmente la riflessione di mons. Napolioni. Non mancherà anche un momento di interazione con l’assemblea che diventerà “protagonista” e direttamente coinvolta. Da non dimenticare un momento riservato all’invocazione della Vergine che è Madre e soffre per tutte le vite soppresse nel grembo materno e un altro dedicato al discorso che S. Giovanni Paolo II pronunciò a Washington il 7 ottobre 1979, in cui, invitava ad alzarsi in piedi, a reagire per ogni offesa contra la vita.

Durante la serata sarà anche consegnato il premio “Mariolina Garini” istituito dal Movimento per la Vita insieme alla famiglia Garini. Quest’anno sarà assegnato al Centro Aiuto della Vita di Casalmaggiore.

Scarica il messaggio dei vescovi per la Giornata per la Vita

Locandina della veglia diocesana