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Nelle Veglia di Pasqua otto catecumeni riceveranno i Sacramenti

Otto catecumeni adulti saranno accolti in occasione della Pasqua nella famiglia della Chiesa cremonese. Come ogni anno, infatti, la Veglia presieduta dal vescovo in Cattedrale sarà occasione per il conferimento dei sacramenti di Battesimo, Cresima e Prima Comunione a uomini e donne che entreranno  così a far parte della comunità cristiana. Due donne e sei uomini con origini e storie differenti, da approfondire per valorizzare e mettere in luce un percorso di conversione culminato questa Pasqua.

Armanda Hoti è nata in Albania e da sette anni vive a Casalbellotto, frazione di Casalmaggiore. Appartenente a una famiglia musulmana non praticante, ha iniziato il suo approccio alla fede cristiana grazie alla conoscenza di persone di fede che, in Italia, le hanno offerto sostegno nei momenti del bisogno, accendendo in lei la voglia di approfondire il proprio cammino spirituale. Nella lettera che Armanda ha scritto al vescovo Napolioni in vista dei sacramenti ha scritto: «Grazie a queste amicizie i miei tre figli sono stati introdotti alla dottrina cattolica e hanno ricevuto i sacramenti. Anche io avrei il desiderio di essere battezzata, per far parte della comunità cristiana».

Un’altra storia peculiare è quella di Saturday Ehais Uwafiokun, classe 1987, e Iredia Agho, nata nel 1996, coniugi nigeriani giunti in Italia otto anni fa, ora residenti a Brignano Gera d’Adda, nella Bergamasca. Il loro desiderio di appartenenza alla Chiesa è nato dopo gli incontri al centro d’ascolto Caritas, luogo per loro inizialmente di un aiuto materiale e presto anche di un significativo supporto spirituale. Entrambi di appartenenza pentecostale, hanno rivissuto ieri il Battesimo con rito cattolico, in vista del sacramento del Matrimonio, atteso da tempo.

Uno sguardo al futuro che si evince anche dalla storia di Pasquale Sibona, di origini casertane e residente ad Antegnate, nella Bergamasca. Cresciuto nel contesto della Chiesa evangelica, ha vissuto in giovane età un progressivo allontanamento dalla vita spirituale. «Ho poi conosciuto la mia compagna, che è cattolica – ha raccontato –. Con lei mi sono riavvicinato alla Chiesa e con lei vivo il desiderio di un futuro matrimonio». In questo cammino di discernimento è risultata importante anche la figura del proprio parroco, don Angelo Maffioletti, che lo ha affiancato in questo percorso.

Hanno ricevuto i sacramenti anche altri quattro giovani d’origine nigeriana, tutti della comunità africana anglofona che a Cremona fa riferimento alla parrocchia di San Bernardo. A far loro da padrino è stato, infatti, don Patsilver Okah, sacerdote nigeriano che in diocesi ricopre l’incarico di cappellano della comunità africana anglofona. Si tratta del 34enne David Obinna Nwankwo, Iyere Miracle Aimoshor di 30 anni, Stanley Airiohuodion di 32 anni ancora da compiere e del 29enne Osariemen Omorogieva. La loro è una storia di speranza nata dopo momenti critici e sofferenze. Insieme sono arrivati a Bari dopo aver attraversato il Mediterraneo su una piccola barca nel dicembre 2021. Erano partiti dalla Libia, dopo un paio di anni di permanenza vivendo sulla propria pelle la tragedia di chi deve migrare dal proprio Paese. Sono arrivati a Cremona nel 2022, acconti presso la Casa dell’accoglienza. «Li ho seguiti come un fratello, guida e padre spirituale in questi due anni – racconta don Okah –. Ora vogliono dare tutto a Dio, riconoscenti della sua bontà verso di loro. E sono grati anche allo Stato italiano che ha dato loro l’opportunità di sognare un futuro migliore». E prosegue: «Alla domanda “perché diventate cristiani?” mi hanno risposto che mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio. Il Battesimo ci unisce in modo straordinario a Gesù, tanto da condividere la sua morte e risurrezione».




Gli auguri del Vescovo per la Pasqua: «Passioni da far morire e risorgere»

Di seguito pubblichiamo il messaggio che il vescovo Antonio Napolioni rivolge in occasione delle Pasqua attraverso i mezzi di comunicazione.

 

La Settimana Santa, la Pasqua, ripropone come al rallentatore le ore della passione, l’evento della morte e il mistero della risurrezione di Gesù. I cristiani attingono a questa fonte inesauribile senso e forza per una vita illuminata dalla fede, proiettata nella speranza, spesa nella carità. E gli altri, la gente, l’umanità, cosa possono fare della Pasqua?

Tutti gli uomini e le donne hanno passioni, desideri, sentimenti che spingono in direzioni diverse. A meno che non siano già piombati nella depressione che annichilisce, nell’indifferenza che congela, nella solitudine che estrania anche da se stessi.

La primavera è tempo di risveglio delle passioni, non solo giovanili, ma non sempre in direzione della vita, talvolta sono pressioni negative, pulsioni di morte.

Se il Figlio di Dio, Gesù, attraversa la passione, per affrontare la morte, e farne evento di salvezza con la risurrezione, questo stesso itinerario si offre a tutti, per non restare prigionieri di passioni indecifrabili o peggio dell’impassibilità.

La chiamata rivolta a ciascuno è quella di ascoltare fino in fondo le proprie passioni, farne un discernimento umile e sapiente, magari con l’aiuto di qualche fratello o sorella più avanti nel cammino dell’autenticità interiore. E riconoscere così le passioni da far morire e quelle da far risorgere.

Urge far morire, o almeno convertire, le passioni distruttive, seduttive, possessive e ossessive, che ammalano noi e intossicano di violenza (fisica o morale) le nostre relazioni.

Urge sopire le passioni di guerra e far risorgere la passione per la pace, che è armonia e dialogo, non fuga dalla realtà in illusori e traditori paradisi artificiali.

Può risorgere la passione per il bene, quello di tutti, senza il quale nemmeno il mio è vero bene. Risorga la passione per la bellezza umile, riconoscibile nei piccoli e negli emarginati in cui Cristo muore e risorge ogni giorno, a sfidare le nostre cecità.

Deve morire la passione smodata (e indotta) per le cose e risorgere la passione rispettosa per ogni incontro umano, dono gratuito e sorprendente da accogliere con stupore, come la tomba vuota del mattino di Pasqua.

Se Dio stesso, appassionato di compassione per le sue creature sbandate e smarrite, sa morire e risorgere per riaprire la storia a salvezza e compimento, perché non allearci con Lui e con tutti coloro che si fidano di Lui, per fare Pasqua così, purificando tutte le nostre passioni?

È la chance di questo tempo, difficile ma propizio per un sussulto di dignità. È l’auguro e l’impegno che la comunità cristiana vuole condividere con tutti. Buona Pasqua.

+Antonio Napolioni
Vescovo di Cremona




I riti della Settimana Santa al via con la Messa delle Palme domenica alle 10.30 dalla chiesa di S. Maria Maddalena

Con la Domenica delle Palme si aprono ufficialmente i riti della Settimana Santa. Le principali celebrazioni nella Cattedrale di Cremona saranno presiedute dal vescovo Antonio Napolioni. Per chi non avrà la possibilità di recarsi in chiesa, le celebrazioni saranno fruibili anche in diretta televisiva su Cremona1 (canale 19) e in diretta streaming sui canali web e social della Diocesi (www.diocesidicremona.it, pagina Facebook e canale Youtube ufficiali).

Domenica 24 marzo la Messa delle Palme inizierà alle 10.30 nella chiesa di S. Maria Maddalena, in via Realdo Colombo, dove avrà luogo la benedizione dei rami di palma e di olivo. Quindi, in processione, percorrendo via Aporti e via Sicardo, i fedeli raggiungeranno la Cattedrale. L’intera celebrazione potrà essere seguita in diretta tv e streaming a partire dalle 10.30.

Giovedì mattina è in programma la Messa del Crisma (in diretta solo streaming), concelebrata da tutti i presbiteri della diocesi che nell’occasione rinnoveranno le promesse sacerdotali. La processione d’ingresso inizierà da palazzo vescovile alle 9.30. Pertanto i sacerdoti sono invitati a ritrovarsi per tempo presso gli ambienti della Curia, al piano terra, portando il proprio camice personale e la stola bianca. I sacerdoti che ricordano uno speciale anniversario si ritroveranno nella sacrestia delle Messe (di fronte a quel­la dei canonici) dove troveranno la casula a loro disposizione: occorre portare, invece, il camice personale.
Durante la celebrazione saranno benedetti gli oli santi e saranno ricordati gli anniversari di ordinazione: il 70° mons. Mario Barbieri; il 65° don Goffredo Crema; il 60° don Giuseppe Bettoni, don Francesco Castellini e don Mario Marinoni insieme anche al vescovo emerito Dante Lafranconi; il 50° don Gianni Cavagnoli, don Antonio Censori, don Ettore Dominoni, don Francesco Ferrari, don Emilio Garattini, mons. Luigi Nozza, mons. Valerio Tanchio, don Eugenio Trezzi, don Giuliano Valiati, don Gianfranco Vitali; il 25° don Antonio Allevi, don Paolo Arienti e don Gianpaolo Civa.
Non mancherà poi un ricordo dei presbiteri defunti nell’ultimo anno: don Giancarlo Bosio, don Emilio Bini, don Gianfranco Castelli, don Bernardino Orlandelli, don Giuseppe Bressani, don Romeo Cavedo, mons. Angelo Staffieri, don Virginio Morselli, don Pierluigi Pizzamiglio.
Al termine della celebrazione sacerdoti e diaconi sono invitati a ritrovarsi in Seminario per il pranzo comunitario (comunicando la propria presenza entro il 26 marzo al centralino della Curia: tel. 0372-495011).

Alle 18 del Giovedì Santo (28 marzo) il vescovo presiederà in Cattedrale la Messa in Coena Domini (diretta tv e streaming) con il tradizionale gesto della lavanda dei piedi a un gruppo di neocatecumeni. Al termine della Messa il Santissimo Sacramento sarà portato nella Cappella della Riposizione, dove in serata proseguirà la preghiera di singoli e gruppi.

La giornata del Venerdì Santo (29 marzo) si aprirà per il vescovo con la liturgia delle Ore presieduta alle 8.45 in Cattedrale insieme ai canonici del Capitolo. Alle 18 ci sarà quindi l’azione liturgica della Passione e Morte del Signore (diretta tv e streaming), caratterizzata dalla lettura dialogata della Passione e dall’adorazione della Croce.

Nella serata del Venerdì Santo, alle 21, per le vie del centro si svolgerà la tradizionale processione cittadina della Sacra Spina (diretta tv e streaming).

Anche il Sabato Santo (30 marzo) inizierà per il vescovo Napolioni con la liturgia delle Ore alle 8.45 in Cattedrale, in attesa della solenne veglia di Pasqua nella quale saranno conferiti i sacramenti dell’iniziazione cristiana a otto catecumeni adulti. La veglia (diretta tv e streaming) inizierà alle 21.30 nel cortile del palazzo vescovile con la benedizione del fuoco.

Il giorno di Pasqua alle 9 il vescovo Napolioni celebrerà l’Eucaristia nella casa circondariale di Cremona; quindi alle 11 in Cattedrale presiederà la solenne Messa Pontificale del giorno di Pasqua (diretta tv e streaming) al termine della quale impartirà la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria. Nel pomeriggio, infine, il vescovo sarà al Santuario di Caravaggio per la Messa delle 16.




Il Vescovo alla processione della Sacra Spina: «Il mistero dell’amore è infinitamente più grande del mistero del male»

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Cristo piegato su se stesso, nel Getsemani, un angelo che lo consola. E sullo sfondo, quasi invisibili, le sagome di coloro che, con torce e bastoni, vogliono catturarlo. È questa l’immagine che il vescovo Antonio Napolioni ha voluto riprendere durante la sua riflessione in occasione della tradizionale processione del Venerdì Santo. Parlando del “Cristo nell’orto degli Ulivi”, opera di Battistello Caracciolo, custodita nel Museo diocesano, il vescovo ha sottolineato come «la scena dipinta in secondo piano sembra portare alla luce un momento di odio. Ma non bisogna dimenticare che in primo piano c’è il volto del Signore, insieme all’angelo che Dio gli ha messo accanto. Questo ci ricorda che il mistero dell’amore è infinitamente più grande del mistero del male».

L’omelia del vescovo

Mons. Napolioni ha guidato, accompagnato dal vescovo emerito Dante Lafranconi, la tradizionale Via Crucis per le vie della città di Cremona. Insieme ai sacerdoti della città e a tanti fedeli, che non hanno voluto mancare a questo tradizionale appuntamento del Venerdì Santo. Presente anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, con la autorità cittadine che hanno chiudo il corteo con il gonfalone della città.

Un rito caratterizzato dalla preghiera e dalla devozione, accompagnato dal canto e dalle meditazioni del testo “Popolo mio, che cosa ti ho fatto?” della Conferenza Episcopale Italiana.

Quello del Venerdì Santo è dunque un cammino condiviso dall’intera comunità che, secondo Napolioni, «è il momento e il luogo in cui ritroviamo la nostra identità. In questa notte di sofferenza siamo chiamati a entrare nella storia da credenti, da figli e fratelli».

Nel giorno in cui la Chiesa ricorda i momenti più difficili e sofferti della vita umana del Figlio, non è mancato, da parte del vescovo, un messaggio di speranza. «Oggi diciamo: “Abbi pietà di noi”. È il succo della preghiera di stanotte. Queste parole ci ricordano che siamo miseri, ma non per questo esclusi dalla misericordia. Anzi, la Pasqua è la forza che può far lievitare la nostra storia».

Mons. Napolioni, ancora una volta in questa Pasqua, ha infine voluto richiamare l’attenzione sulle situazioni di sofferenza e dolore che molte persone stanno affrontando. Il vescovo ha infatti fatto sue le parole scritte da Papa Francesco che, con l’invocazione, per quattordici volte, del nome di Gesù, ha voluto pregare “per quanti nel mondo soffrono persecuzioni e patiscono il dramma della guerra”.

La celebrazione è terminata con la solenne benedizione dell’assemblea da parte del vescovo, nell’attesa di ritrovarsi, nella notte del Sabato Santo, per la celebrazione della Veglia di Pasqua.

 

Il video completo della celebrazione




Il vescovo nell’azione liturgica del Venerdì Santo: «L’unicità del “Passio” illumini e metta ordine nelle nostre passioni»

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Da antica tradizione – ricorda la guida in Cattedrale– dal Giovedì santo fino alla solenne Veglia di Pasqua la Chiesa non celebra l’Eucaristia.

Nella sera del Venerdì l’assemblea dei cristiani si radunano intorno alla Parola di Dio per ricordare la Passione e morte di Gesù. La lettura della Parola di Dio, l’adorazione della croce, la comunione Eucaristica sono i tre momenti che scandiscono l’azione liturgica del venerdì Santo in Cattedrale.

I fedeli in ginocchio accolgono la processione di ingresso del vescovo Napolioni, accompagnato dal vescovo emerito Lafranconi,  dai canonici del Capitolo e dal diacono Valerio Lazzari. «È il silenzio dell’Uomo che conosce il suo peccato e la sua miseria –  che si prepara a riconoscere le meraviglie delle opere di Dio». La celebrazione si apre con il Vescovo  prostrato con il volto a terra davanti all’altare.

Quindi la prima parte della celebrazione, con la proclamazione di brani dal libro di Isaia e dalla Lettera agli Ebrei prima della lettura Passione secondo Giovanni. «Il Passio» come viene chiamato nella tradizione latina questo decisivo brano evangelico. «Non “il racconto della Passione” – ha invitato riflettere il vescovo aprendo la sua omelia – perché sono tanti i racconti, tante le passioni, le sofferenze nella storia», mentre è unica la passione di Cristo « Passio perché la sua unicità illumini, trasfiguri e metta ordine nelle nostre passioni», ha aggiunto. «E quanto è necessario, questo Vangelo, il più impensabile, scandaloso; il cuore del Vangelo, il cuore stesso di Dio che si spacca per noi nel  sacrificio del Figlio su questa croce che spicca ovunque, perché non la dimentichiamo mai».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

Nella sua riflessione monsignor Napolioni ha guidato lo sguardo dei fedeli verso gli affreschi del grande ciclo pittorico della Cattedrale: «Non sono solo affreschi – ha osservato – sono finestre, perché ciò che è raffigurato avviene anche fuori. E continua ad avvenire: quanti delitti di stato, quante pene capitali, quanto sfogo di violenza, quanto uso blasfemo del nome di Dio per generare odio e morte… Eppure quanta presenza nascosta dello Spirito del Signore negli umili e nei semplici: quanto amore, cura, tenerezza che permettono alle ferite di essere rimarginate e alla vita di rifiorire».

Questo il cuore della Passione di Gesù, ricordato nel silenzio vivo del Venerdì: «Ci sono passioni distruttive, seduttive, ossessive, egoistiche da combattere e far morire in noi». Ma – ha sottolineato il vescovo –  ci sono anche «passioni da far risorgere e diffondere: la passione per il bene, per la vita, per i piccoli, per il futuro. Nel Passio – ha quindi concluso – c’è tanta morte, ma c’è tanta più vita. Questa sera mettiamo le nostre piccole passioni nelle sue mani, perché le rimpasti con il suo sangue e con l’acqua che sgorga dal suo costato, e faccia di noi il suo Corpo »

Quel corpo che, appeso alla croce che fa il suo ingresso dal centro della Cattedrale per essere venerata dal suo popolo in preghiera. Per tre volte il vescovo la solleva chiamando, secondo al liturgia, alla adorazione: «Ecco legno della croce, al quale fu appeso il Cristo salvatore del mondo».

È lui il primo a baciare il crocifisso, seguito dai concelebranti e da tutti i fedeli in silenziosa processione.

L’azione liturgica del Venerdì Santo, durante la quale si sono raccolte offerte per il sostegno alle comunità cattoliche della terra Santa, è poi proseguita con la distribuzione del Pane Eucaristico consacrato durante la Messa del Giovedì Santo e riposto nell’altare dell’Adorazione, prima dell’uscita silenziosa dalla Cattedrale, da cui partirà in serata (alle 21.00) la processione cittadina con la reliquia della Sacra Spina guidata dal vescovo Napolioni e trasmessa in diretta streaming sui canali web e social della Diocesi di Cremona e in tv su Cremona 1.

 

Il video integrale della Azione Liturgica




La Messa nella Cena del Signore: «Gesù si consegna, per riportarci al Padre».

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«Gesù, sapendo che era giunta la sua ora, ha assaporato il tradimento e l’ha trasformato in dono; e a quel punto si cena. La consegna di sé diventa nutriente, riempie il cuore di pace perché permette di sperimentare una nuova comunione che ci fa sentire già nel cuore di Dio». Le parole del vescovo Antonio Napolioni, nell’omelia della Santa Messa della Cena del Signore presieduta in Cattedrale, hanno arricchito «l’apertura gloriosa» del primo grande momento del Triduo Pasquale.


I tre giorni che porteranno alla Pasqua di Resurrezione sono introdotti dalla «sera del tradimento, dell’agonia e del suo consegnarsi totalmente al Padre e agli uomini: non c’è un amore più grande, ed è tutto per noi» ha detto il vescovo.
La celebrazione, concelebrata dal vescovo emerito mons. Dante Lanfranconi e dai canonici del Capitolo, ha visto anche la partecipazione di dodici ragazzi e ragazze del cammino neocatecumenale per il tradizionale segno della lavanda dei piedi. «Non è un gesto poetico», ha sottolineato il vescovo, bensì è un’umile azione con il quale ci si offre al prossimo, ci si consegna ai fratelli «per ritrovarsi nella pienezza della pace».

È proprio sul verbo “consegnare” che monsignor Napolioni ha posto l’accento nella sua omelia dopo la lettura del vangelo di Giovanni. «Gesù non viene solo tradito, non è solo la notte in cui uno dei discepoli commette il suo peccato. E come capitano in tante vicende umane, anche Gesù fa esperienza della inaffidabilità degli amici, talvolta persino dei parenti, e viene tradito». Con un riferimento alla lingua latina, il vescovo accosta al verbo “tradire” il latino tradere, “consegnare”: «Allora qui il significato si allarga enormemente». Gesù allora non è soltanto un personaggio passivo, che subisce gli eventi: «Gesù si consegna: è lui protagonista» di questo percorso di salvezza che lo vede consegnato a diverse mani: da quelle di Giuda a quelle di Ponzio Pilato. «Quanti uomini, piccoli e poveri vengono fatti oggetto di uno scaricabarile di responsabilità di violenze; c’è tutto un sistema nella società e nel mondo di ogni tempo – ha osservato mons. Napolioni – basato sul tradimento e sul consegnare a qualcun altro la propria vita non in libertà ma in schiavitù». Perciò il significato ultimo di questa azione di Gesù è ancora più profondo. «”Prendetene e mangiatene tutti”: consegna se stesso in un rito perenne a noi discepoli»; quel gesto al quale, ammonisce Napolioni, «noi ancora oggi compiamo col rischio di farci l’abitudine, di usarlo».

L’omelia del vescovo

 

Con l’ultima Cena e il tradimento di Giuda, dunque, «Gesù si consegna alla storia e all’umanità, si fa dono «fino alla fine». Non solo. «È davvero il Figlio di Dio onnipotente eppure, sapendo che il suo cammino è ritornare al Padre, si riconsegna al Padre portando con sé tutti noi. È venuto a consegnarsi per riconsegnare l’umanità dispersa alla comunione col Padre».
In definitiva, la comunione di Cristo con i discepoli prima della sua passione, agonia e morte, «non è solo una scenetta di intimità e di amorevolezza, non è solo un testamento di un condannato a morte, ma è la rivelazione del piano di Dio e il compiersi della sua opera» ha detto Napolioni.
E cosa può dire questo brano del Vangelo a questi tempi? «Mentre dico queste parole penso con delicatezza, ma anche con realismo, a ciò che accade nel mondo dove ci sono ostaggi, prigionieri, vittime, progetti di sterminio, guerre che non solo devono impaurirci perché potrebbero avvicinarsi ma devono scandalizzarci perché sono disumane, sono il contrario di questo consegnarsi». L’invito che dal Vangelo il vescovo condivide con i fedeli e la comunità tutta della Chiesa cremonese, allora, è quello di «cambiare mentalità: non quella della conquista, del comprare o conquistare» bensì del consegnarsi, perché «lui ha reso possibile questo dono in maniera fruttuosa come nuova logica di amore e di salvezza».
E allora, prosegue monsignor Napolioni, «immagino l’agonia, la lotta interiore di chi fa fatica a consegnarsi non solo negli scenari mondiali ma nei letti di dolore; in chi fa fatica a consegnarsi a una persona da cui è stato tradito e che invece avrebbe bisogno proprio di quel perdono non ingenuo ma lungimirante. L’unica via per non cadere nella trappola del buttar via tutto alla prima difficoltà è riconsegnarsi poter ricominciare meglio di prima, su una base più profonda, un rapporto coniugale, un rapporto di amicizia…».

In ginocchio il vescovo ha lavato, asciugato e baciato i piedi ai giovani neocatecumenali, «non un gesto poetico, ma un gesto che deve com-muoverci, muoverci dentro , insieme a cambiamento, a presa di posizione».
Quindi la celebrazione, animata dal Coro della Cattedrale di Cremona, è proseguita con altri due momenti significativi: il suono esteso delle campane e delle voci all’annuncio del Gloria iniziale, prima del loro silenzio come contemplazione dei credenti fino alla domenica di Pasqua, e il momento di adorazione conclusivo. Il trasporto dell’Eucarestia nella cappella del Santissimo Sacramento e lo scioglimento raccolto dell’assemblea hanno infine suggerito il mistero di questa notte «colma di amore quanto di dolore; una notte di obbedienza ma di altissima libertà».

 

Il video completo della celebrazione

 




Il Vescovo nella Domenica delle Palme: «Come pellegrini, nella nostra terra chiamata a diventare Santa»

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«Oggi non possiamo recarci in pellegrinaggio in Terra Santa, ma siamo chiamati a vivere qui, come pellegrini, nella nostra terra che è chiamata a diventare Santa. Per questo dico ai bambini e ragazzi presenti di scatenarsi, di partecipare alla gioia del popolo che accoglie Gesù».

È questo il grande invito che mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, ha rivolto ai fedeli durante la commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, celebrato nella Domenica delle Palme.

La Messa che ha aperto la Settimana Santa è iniziata nella chiesa di S. Maria Maddalena, dell’Unità Pastorale S. Omobono, di Cremona. «Quelli che ci aspettano – ha commentano il vescovo – sono giorni bellissimi, che ci condurranno verso la Resurrezione, ovvero la fonte di quella grazia e pace a cui tutti noi dobbiamo guardare per seguire Gesù fino in fondo, dicendo no alla guerra e sì all’amore fraterno».

Come da tradizione, mons. Napolioni ha benedetto i rami d’ulivo e di palma dei presenti, prima di dare il via alla processione verso la Cattedrale. Il cammino verso il Duomo, poi, è stato accompagnato dalla preghiera e dal canto, guidato dalla corale dell’Unità Pastorale, alla quale si è unito il coro diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi.

Insieme a mons. Napolioni, il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, i Canonici del Capitolo, i sacerdoti e i ministranti dell’Unità Pastorale, e i molti fedeli che hanno preso parte alla celebrazione.

Momento centrale della Messa è stata la lettura del vangelo della Passione di Gesù, nella versione di Marco. Proprio su alcuni aspetti del brano si è focalizzata la riflessione del vescovo, aperta da una domanda decisiva per vivere i giorni che ci attendono: «Come stiamo entrando in questa Settimana Santa?». Nella sua riflessione il vescovo ha portato lo sguardo «fatto per la pace» ma attraversato da «tante ragioni di paura e di tristezza».

Non è dunque mancato, da parte di mons. Napolioni, un nuovo riferimento alla realtà attuale. Riprendendo il vangelo di Marco che racconta dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme ha infatti evidenziato il ruolo della folla che grida “Osanna”. «Anche ai nostri giorni accade. Lo si fa per una squadra, per un cantante. Poi c’è chi, invece, celebra un dittatore, e osanna male; c’è chi cerca salvezza dove invece viene data la morte». Ma anche in questo nostro tempo Gesù offre ancora a tutti l’esempio di Colui che entra nella Pasqua «nella maniera necessaria e possibile anche a noi: Lui osanna il Padre nel profondo del cuore con la sua obbedienza d’amore, con la sua libertà crocifissa, ma proprio per questo eterna. Se ognuno di noi si tira indietro nell’indifferenza e nella paura – ha quindi concluso – noi consegniamo ancora di più il mondo al male. Invece con Gesù siamo chiamati a rigenerare il nostro “Eccomi!, entro con te nella Pasqua per fare esperienza della vita più forte della morte».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

Lo sguardo è dunque rivolto al prosieguo della Settimana Santa, con i particolari e caratteristici riti che la contraddistinguono. Giovedì alle 9.30 ci sarà la tradizionale Messa Crismale con il presbiterio diocesano; al pomeriggio, alle 18, la celebrazione “In Coena Domini” presieduta da mons. Napolioni.

Il giorno seguente sarà l’azione liturgica delle 18 a commemorare la morte del Signore; ad essa farà seguito, in serata, la via Crucis cittadina con la reliquia della Sacra Spina.

La Veglia del sabato, invece, avrà inizio alle 21.30 nel cortile del palazzo vescovile, mentre la solenne Messa di Pasqua sarà celebrata dal vescovo domenica mattina alle 11.

 

Il video completo della celebrazione

 

 




Il Vescovo ai sacerdoti diocesani durante la Messa del Crisma: «Ripartiamo dalla Sua preghiera»

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Figli e ministri della preghiera di Cristo: queste le caratteristiche del sacerdote che il vescovo Antonio Napolioni ha voluto mettere in evidenza nella Messa del Crisma presieduta nella mattinata di giovedì 28 marzo in Cattedrale, precisando anche quali debbano essere la caratteristiche della preghiera che, nell’anno ad essa dedicato in vista del Giubileo 2025, non vuole assolutamente essere invito a «fare cose pastorali in più», quanto piuttosto occasione propizia per «entrare nel mistero di Gesù orante».

La celebrazione ha visto radunato in Cattedrale tutto il presbiterio diocesano. Il maltempo ha impedito la tradizionale e suggestiva processione dal Palazzo vescovile, ma non ha tolto nulla a un appuntamento che ogni anno si rinnova.

L’esempio posto davanti agli occhi dei sacerdoti nell’omelia del vescovo non poteva che essere Cristo stesso, «che sceglie il monte e la solitudine per non perdere la bussola» e che «nella preghiera si trasfigura»: «Che bello saperci pensati e voluti, generati e formati così, dal Cristo in preghiera», ha detto monsignor Napolioni.

«Figli della sua preghiera», come sono stati i presbiteri morti morti nell’ultimo anno e che il vescovo ha ricordato uno a uno: don Giancarlo Bosio, don Emilio Bini, don Gianfranco Castelli, don Bernardino Orlandelli, don Giuseppe Bressani, don Romeo Cavedo, mons. Angelo Staffieri, don Virginio Morselli e don Pierluigi Pizzamiglio.

Figli della sua preghiera e suoi ministri, nella consapevolezza che, «a dispetto delle statistiche vocazionali, il sacerdozio di Cristo non tramonta».

Nelle parole del vescovo anche l’immagine di Papa Francesco che sempre chiede di pregare per lui: «Ecco perché oggi la Chiesa prega specialmente per noi, perché – come recita la preghiera di benedizione del crisma – tutti i figli di Dio consacrati dalla medesima unzione “spandano il profumo di una vita santa”». E ha proseguito: «Ogni ministero dipende perciò dal metterci sempre nella lunghezza d’onda dello Spirito, che la preghiera di Gesù al Padre assicura a noi, “afferrati da Cristo” come scriveva anni fa mons. Magrassi». E ancora, citando ancora l’arcivescovo di Bari-Bitonto: «Lui è il vero soggetto vivente, noi attori non protagonisti, introdotti nel suo corpo, nelle sue nozze, nel suo oggi (liturgico, spirituale, esistenziale). Educati dall’Eucaristia a tale sguardo di fede nelle diverse forme della sua presenza, riconosciamo “una presenza che si allarga fino ad afferrare tutto. E allora diventa possibile incontrarlo in tutto; non solo nei riti sacramentali, segni privilegiati della presenza di Cristo, ma anche nei ‘piccoli sacramenti’ della vita quotidiana”»

«Preghiera e azione», «polarità la cui distanza spesso ci fa soffrire – ha detto ancora Napolioni – sono entrambe sviluppo “dell’azione dello Spirito, dei suoi doni, dei sentimenti che risultano dalla nostra adozione divina in Gesù Cristo”, come scrive il padre Marmion in uno dei suoi magistrali testi di spiritualità».

 

L’omelia del vescovo Antonio Napolioni

Il testo dell’omelia (pdf)

 

E proprio «in questa luce» si è voluto celebrare «gli anni “vissuti da Cristo” in noi e nel nostro servizio ecclesiale, rallegrandoci particolarmente per il 70° di mons. Mario Barbieri, 65° di don Goffredo Crema, 60° del carissimo Vescovo Dante e di don Giuseppe Bettoni, don Francesco Castellini, don Mario Marinoni, 50° di don Gianni Cavagnoli, don Antonio Censori, don Ettore Dominoni, don Francesco Ferrari, don Emilio Garattini, mons. Luigi Nozza, mons. Valerio Tanchio, don Eugenio Trezzi, don Giuliano Valiati e don Gianfranco Vitali, ed il 25°di don Antonio Allevi, don Paolo Arienti e don Gianpaolo Civa. Per loro, per tutti noi, domandiamo di saper accogliere se stessi in Cristo».

«Un cristiano, a maggior ragione un prete, – ha messo in guardia il vescovo – cade nella cattiva solitudine quando si spezza la circolarità tra relazioni fraterne ed intimità con il Signore. Quando la preghiera diventa una cosa da fare tra le altre, e non vibra di grato stupore per quanto Dio stesso la desideri, la susciti, la abiti: “Ecco, sto alla porta e busso” (Ap 3,20). Dio vuole pregare con me, per agire tra noi. Dando senso e valore anche alle stagioni della debolezza e dell’apparente inazione ministeriale».

«Cari fratelli – ha quindi detto monsignor Napolioni rivolto ai sacerdoti presenti – vi ringrazio per come cercate di essere dediti e attenti alla realtà, alla gente, alle persone, a Dio stesso. Coi nostri limiti ed errori, almeno quelli che io per primo sperimento e affido, insieme ai vostri, alla misericordia del Padre. L’anno della preghiera è iniziato, anche se la diocesi non ha ancora pubblicato programmi. La preghiera è il programma e il metodo di Dio, è la strada su cui il Signore ci raggiunge, ci ama, ci guida. In questa Pasqua, dolente per tanta pace smarrita e rifiutata, ripartiamo dalla Sua preghiera, in cui siamo nati e di cui siamo impregnati. In questa Chiesa, sinodale nell’ascoltare la Parola eterna per offrirla agli uomini e alle donne di oggi e di domani, mettiamo la nostra preghiera nella Sua. Con la certezza che “quando si prega accade sempre qualcosa. Che cosa accade? Ci vorrebbe l’occhio dello Spirito per saperlo. La preghiera solca la vita. Se si prega, la Chiesa si rinnoverà”».

La liturgia è proseguita con i due momenti caratteristici di questa celebrazione: il rinnovo delle promesse sacerdotali e la benedizione degli oli sacri. Anche quest’anno l’olio usato è stato quello donato dal questore di Cremona e fatto con il frutto degli ulivi del Giardino della Memoria “Quarto Savona Quindici”, sorto a Capaci nel ricordo del sacrificio dei magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e dei poliziotti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo.  Insieme all’olio dei Catecumeni e a quello degli Infermi, il vescovo Napolioni ha quindi consacrato l’olio del Crisma aggiungendovi un profumo: un’essenza di bergamotto donata a tutte le Diocesi italiane dalle Chiesa di Locri-Gerace. Al termine della Messa gli oli santi sono stati consegnati ai vicari zonali perché possano arrivare nelle comunità.

La mattinata si è conclusa in modo fraterno con il pranzo comunitario in Seminario, a cui è state dedicata la raccolta delle offerte del clero che come sempre accompagna la celebrazione del Giovedì Santo.

 

Il video integrale della celebrazione

 

 

 

L’olio di Capaci, nel ricordo delle vittime di mafia, offerto al Vescovo per essere consacrato nella Messa Crismale




Il Papa agli adolescenti a Roma: «Possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana»

 

«Con la forza dello Spirito Santo, che nella Cresima vi conferma come battezzati, figli di Dio e membri della Chiesa, possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana». L’augurio diretto di Papa Francesco ai quattrocento adolescenti delle diocesi di Cremona durante l’udienza generale di mercoledì 3 aprile in piazza San Pietro ha concluso il pellegrinaggio diocesano di tre giorni sulle orme dei primi cristiani e sulla bellezza di testimoniare la propria fede.

«Partecipare alla catechesi con il Papa è stata un’occasione preziosa come sempre», ha commentato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale e guida del grande gruppo arancione che ha colorato le strade antiche e affascinanti della capitale. Per molti di questi ragazzi si è trattato della prima l’opportunità di vedere il Pontefice non soltanto da vicino ma anche di ascoltare la sua parola dal vivo e di farlo insieme a una piazza gremita di persone.

Proprio la sua breve riflessione è stata accolta con attenzione dagli adolescenti che hanno concluso gli anni della Mistagogia accompagnati dai loro sacerdoti e catechisti.

 

© Foto Vatican Media / Sir

 

Il Papa ha continuato il ciclo di catechesi sui vizi e le virtù, e ha incentrato la sua riflessione sul tema della giustizia, «la virtù sociale per eccellenza». Infatti, secondo Francesco, essa «non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana; stabilisce con gli altri rapporti sinceri: realizza il precetto del Vangelo, secondo cui il parlare cristiano dev’essere: sì, sì, no, no; il di più viene dal Maligno».

Prima della conclusione dell’udienza generale, con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica, Francesco ha rinnovato l’auspicio e la preghiera per la fine dei conflitti nel mondo raccontando la storia di giovane soldato morto in guerra in Ucraina a 23 anni e di cui aveva tra le mani il suo piccolo vangelo tascabile, invitando la piazza ad un momento di silenzio. 

 

Photogallery completa del terzo e ultimi giorno

 

Al termine dell’udienza generale, il Papa ha salutato di persona alcuni dei pellegrini presenti e tra loro don Francesco Fontana insieme ad alcuni collaboratori di Federazione Oratori Cremonesi, don Valerio Lazzari e don Giuseppe Valerio (i due diaconi che saranno ordinati sacerdoti l’8 giugno prossimo), il seminarista Leone Maletta e la novizia Bianca Donida, i quali gli hanno consegnato il libretto e la bandana arancione del pellegrinaggio.

«È stato un incontro molto cordiale: ha ascoltato chi eravamo e quando ha scoperto che eravamo di Cremona, ci ha ricordato che siamo bravi a fare il torrone – racconta don Fontana –. Gli abbiamo risposto che la prossima volta non mancheremo di portarglielo».

 

Il testo integrale della catechesi di Papa Francesco

 

I gruppi, infine, si sono ritrovati nel piazzale o all’interno della basilica di San Pietro per l’ultimo gesto: la professione di fede, accompagna dalla consegna ai ragazzi delle croci benedette da Francesco.

Poi l’inizio del viaggio di rientro e i primi bilanci. «Il camminare è il gesto tipico dei cristiani, i quali cercano di mettere le proprie orme su quelle di Gesù. L’itinerario, dal titolo “germogli di fede”, oltre a muoversi fisicamente in diverse tappe lungo Roma, puntava ad arrivare qui per accompagnare i ragazzi a pronunciare la loro fede, proprio in questo luogo della testimonianza dei primi cristiani e dove oggi la voce del papa risuona» riassume don Francesco Fontana.

Per Andrea, uno dei referenti del gruppo di Sospiro, «da questa esperienza spero di portare a casa la quantità necessaria di acqua per far sì che questi germogli possano rimanere in vita e, chissà, magari un giorno sbocciare». Lorenzo, educatore degli adolescenti di Maristella: «Li ho visti molto presi dalle iniziative della Focr e girando Roma abbiamo messo alla prova il nostro il nostro fisico e il nostro spirito. È stato molto interessante pregare insieme, accompagnati dalle parole e dall’esempio dei nostri don».

Grande soddisfazione tra i ragazzi per tutte le attività svolte e per il programma dei tre giorni; tratto comune tra le emozioni degli adolescenti è la visita alle splendide chiese della capitale.

«Mi è piaciuto tutto quello che abbiamo fatto – dice Gianluca di Viadana – perché siamo stati tutti insieme e abbiamo vissuto la parola di Gesù. Torno a casa con più cultura e con più spiritualità da coltivare».

Anche per don Giuseppe Valerio, dopo l’emozione della “benedizione speciale” del Papa in vista della sua ormai prossima ordinazione, è fondamentale la condivisione di quest’esperienza di fede con gli adolescenti: «Abbiamo pregato, riso e camminato insieme e questo fa bene a loro, ma fa bene anche soprattutto a noi che ci prepariamo a vivere questo ministero: perché non è un ruolo solo per te stesso ma è qualcosa che tocca la vita di tante persone e di tanti ragazzi. Qualcosa che mi è stato donato e che a mia volta devo donare agli altri».

Una fonte d’ispirazione per coltivare, curare e far crescere quei germogli verdi di fede delle giovani generazioni nella Chiesa cremonese.

 

 

Il video integrale dell’udienza (Vatican Media)

 

 

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L’olio di Capaci, nel ricordo delle vittime di mafia, offerto al Vescovo per essere consacrato nella Messa Crismale

Anche quest’anno gli oli santi che il vescovo Antonio Napolioni consacrerà la mattina del Giovedì Santo (28 marzo) nella Messa Crismale in Cattedrale saranno composti dal frutto degli ulivi del Giardino della Memoria “Quarto Savona Quindici”, sorto a Capaci nel ricordo del sacrificio dei magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e dei poliziotti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. A donare l’olio del Giardino della Memoria al vescovo Antonio Napolioni è stato il questore di Cremona Michele Davide Sinigaglia che, nella mattinata di lunedì 25 marzo, si è recato a Palazzo vescovile insieme al questore-vicario Adele Belluso e al capo di Gabinetto Claudia Vismara.

Un’offerta diventata ormai tradizione e che era stata inaugurata lo scorso anno, nel trentunesimo anniversario delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio e nel trentesimo anniversario di quelle di Firenze, Roma e Milano, per fare del frutto nato dalla terra bagnata dal sangue dei martiri della giustizia un simbolo di redenzione, segno, per cattolici e non, dell’autenticità e profondità del messaggio evangelico che chiede di amare il prossimo come se stesso.

L’iniziativa promossa anche quest’anno dalla Questura di Cremona si inserisce nell’ambito delle manifestazioni per ricordare le vittime della mafia nel 32° anniversario degli attentati di Capaci e Via D’Amelio ed ha coinvolto anche la Diocesi di Crema con lo stesso segno offerto dal questore Sinigaglia al vescovo Daniele Gianotti.

Insieme all’olio dei Catecumeni e degli Infermi, il vescovo Napolioni consacrerà l’olio del Crisma aggiungendovi un profumo: si tratta di un’essenza di bergamotto che la Chiesa di Locri-Gerace dona ogni anno a tutte le Chiese italiane.

 

L’olio dell’Associazione “Quarto Savona Quindici”

Il Giardino della Memoria “Quarto Savona 15”, inaugurato il 23 maggio 2017, sorge a pochi passi dallo svincolo autostradale di Capaci, proprio nel luogo in cui il 23 maggio 1992 fu scaraventata l’auto con i tre agenti di scorta che persero la vita insieme al giudice Falcone. La sigla radio dell’equipaggio – “Quarto Savona 15” – oggi è il nome dell’associazione, animata da Tina Montinaro, vedova del capo scorta, che cura questo giardino, il cui olio, nel trentesimo anniversario della strage, per iniziativa della Questura di Palermo, fu donato alle Chiese siciliane perché potesse essere consacrato nella Messa crismale del Giovedì Santo. Una iniziativa che dallo scorso anno si è estesa a tutta Italia e anche nella diocesi di Cremona.