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Dopo il pranzo di Sant’Omobono alla Casa dell’Accoglienza, la visita del Vescovo ai locali rinnovati del Rifugio notturno

Si è rinnovata, nel segno di sant’Omobono, padre dei poveri, la bella tradizione del pranzo del Vescovo alla Casa dell’accoglienza di Cremona con gli ospiti delle opere segno della Caritas cremonese e gli utenti delle Cucine benefiche gestite dalla San Vincenzo diocesana. Al termine del pranzo monsignor Antonio Napolioni ha fatto visita ai locali del rifugio notturno, rimessi da poco a nuovo.

Insieme al sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, all’assessore alle Politiche sociali e della fragilità Rosita Viola e al vicepresidente della Provincia di Cremona Rosolino Azzali, il Vescovo è stato accompagnato nei locali rinnovati dal direttore della Caritas don Pierluigi Codazzi e dall’operatore Alessio Antonini del Centro d’ascolto.

Il Rifugio notturno, situato in viale Trento Trieste 37, è pensato per accogliere ospiti durante la notte garantendo dei locali al chiuso dove poter dormire durante le rigide serate d’’inverno. A disposizione diciotto posti letto e i bagni con sanitari, lavandini e docce.

Il servizio è gestito dalla Caritas diocesana in convenzione con il Comune nell’ambito del piano regionale di contrasto alla povertà e sarà operativo per tutto il periodo invernale.

Il Rifugio notturno presso la Casa dell’Accoglienza è riservato agli uomini, mentre alle donne è riservato uno spazio di pronta emergenza presso Casa di Nostra Signora, la struttura “in rosa” della Caritas diocesana in via Ettore Sacchi.

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Sant’Omobono, ecco il programma delle celebrazioni per il Patrono della città e della diocesi

Sarà, come sempre, ricco il programma celebrativo della solennità di Sant’Omobono, patrono della città e della diocesi di Cremona. Momento centrale sarà la Messa che il vescovo Antonio Napolioni presiederà nella mattinata di mercoledì 13 novembre in Cattedrale.

Le celebrazioni della vigilia La solennità patronale si aprirà ufficialmente martedì 12 novembre, alle 17.30, in Cattedrale, con il canto dei Primi Vespri del Santo, cui prenderanno parte i canonici del Capitolo della Cattedrale. A guidare la preghiera sarà mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo. Seguirà, alle 18, l’Eucaristia, già della solennità patronale.

La giornata del 13 novembre Mercoledì 13 novembre la Cattedrale di Cremona sarà aperta dalle ore 8 alle 12.30 e dalle 15 alle 19, con possibilità di accedere alla cripta dove sono conservate le spoglie del Santo Patrono. A garantire il regolare afflusso dei pellegrini sarà l’Associazione Nazionale Carabinieri di Cremona. In mattinata le Messe saranno celebrate alle ore 8 e alle 10.30, quest’ultima presieduta del vescovo Napolioni. Nel pomeriggio, alle 17, il vescovo presiederà i Secondi Vespri. Alle 18 l’ultima Messa della giornata, presieduta dal parroco della Cattedrale, mons. Alberto Franzini.

L’omaggio al Patrono Mercoledì 13 novembre alle 10.15 nella cripta della Cattedrale, dove è custodita l’urna con il corpo del Santo Patrono, il vescovo Napolioni riceverà, secondo una antica tradizione, l’omaggio dei ceri da parte dell’Amministrazione Comunale. Subito dopo avrà inizio la solenne Messa pontificale che, alla presentazione dei doni (offertorio), vedrà una rappresentanza dell’Associazione artigiani della provincia di Cremona, insieme ad alcuni rappresentanti di altre città della Lombardia, consegnare simbolicamente al Vescovo alcune stoffe insieme a un’offerta da destinare alla Caritas diocesana, in onore del proprio santo patrono. L’intera celebrazione sarà trasmessa – a partire dalle 10 – in diretta televisiva su Cremona1 (canale 80), sull’emittente radiofonica RCN (Fm 100.3), in streaming sul portale diocesano www.diocesidicremona.it e sui canali social della Diocesi.




A Traiettorie di Sguardi l’esperienza di chi scende nelle strade per riscattare le ragazze vittime della schiavitù

“Togliti i sandali e cammina con me”: ecco l’invito che instancabilmente Elena Maradini, insegnante, counselor e volontaria dell’associazione “Pozzo di Sicar” e dell’unità strada Caritas Parma, ripete alle ragazze della strada nella città di Parma. Un invito col quale ha aperto l’incontro di Traiettorie di Sguardi ieri sera, 17 novembre, per raccontare, senza veli e senza censure, storie di ragazze prostitute sul territorio emiliano. Al suo fianco anche Ilaria Creti, giovane avvocato e volontaria della stessa associazione.

L’incontro, che si apre all’esterno, buio e freddo, come le serate che molte donne sono costrette a vivere, inizia proprio con un breve cammino e la lettura di alcune frasi pronunciate dalle ragazze incontrate da Elena ed Ilaria nel corso degli anni.

«Piango perché il mio corpo non mi appartiene più, mi sento umiliata, i clienti mi picchiano, i padroni mi picchiano, i poliziotti si divertono a farmi correre come un leone dietro a una gazzella; piango perché ho paura che qualcuno mi possa uccidere. L’unico amico che mi è rimasto è Dio».

Così, in modo crudo e tagliente, le due relatrici raccontano di una realtà che lascia senza parole, dove la dignità di molte donne viene calpestata e comprata per pochi euro.

Presentano allora quattro oggetti, simboli della loro esperienza di volontarie. Per primo un thermos, riempito di tè caldo o freddo, a seconda delle stagioni, ogni venerdì sera, simbolo dell’accoglienza: il dono del cibo diventa quindi dono di cura e di tempo, capace di instaurare una relazione di fiducia che culmina col racconto più vero delle vite delle giovani donne che incontrano. Mostrano poi delle catene, emblema della schiavitù delle ragazze, soprattutto quelle nigeriane: giovani donne, spesso minorenni, costrette a vendere il proprio corpo per pagare dei debiti esorbitanti, nella speranza, prima o poi, di una vita migliore. Per terra si intravede un terzo simbolo, una banconota da 20 euro, che ricorda di quegli uomini, clienti di ogni età ed estrazione sociale, che si affiancano al marciapiede, mossi dai motivi più disparati, per una prestazione, cercando di mascherare queste brutture sotto le spoglie di un lavoro e di una retribuzione. Infine Elena e Ilaria mostrano un ultimo simbolo: la Bibbia. Le volontarie, infatti, portano in strada la parola di Dio e traducono il Vangelo domenicale in rumeno, inglese e portoghese, perché le ragazze preghino per le loro famiglie, per i volontari, per sé stesse, nel tentativo di «dimenticare i dolori e le sofferenze della settimana», come ha esordito una volta una delle ragazze.

Le due relatrici ci costringono quindi a fare i conti con un sistema giudiziario inefficace ed impreparato, con un sistema scolastico ed educativo che ancora deve vincere un radicato sessismo, ma soprattutto con la nostra omertà. Non a caso, a conclusione dell’incontro, Elena e Ilaria regalano una frase di Elie Wielsel: «Dobbiamo sempre prendere posizione: la neutralità aiuta l’oppressione, mai la vittima; il silenzio incoraggia il torturatore, non il torturato».

Elena ed Ilaria sono due volontarie coraggiose, determinate, appassionate, che ricordano a tutti che nessuno debba essere dimenticato e che non si possano voltare le spalle a situazioni di gravissima infrazione dei diritti dell’uomo: perché queste ragazze, prima che prostitute (costrette dalle circostanze) sono persone.

«Ho tolto i sandali per entrare nelle vostre scarpe con tacco a spillo. […]. Tornerò sulla strada per camminare con voi»: con questa promessa entusiasta e piena di speranza, un vero e proprio invito a non stancarci di camminare con e per coloro che hanno bisogno, chiudono il secondo intervento del ciclo di Traiettorie di Sguardi, che tornerà domenica 15 dicembre.

 




A Folgaria il primo dei weekend per famiglie (Foto e Audio)

Da venerdì 8 a domenica 10 novembre si è svolto a a Folgaria il primo dei tre weekend proposti alle famiglie per l’anno pastorale 2019/2020 dall’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare. Un primo appuntamento rivolto in particolare ai giovani sposi e alle coppie animatrici degli itinerari di preparazione al matrimonio.

I partecipanti, provenienti da tutta la diocesi, sono arrivati prevalentemente il venerdì sera e ciò ha favorito la creazione di un clima di grande condivisione sin dal primo momento. Vi erano una ventina di bambini, seguiti durante il soggiorno da un gruppo di educatori affiatato che ha consentito ai genitori di dedicarsi ai lavori e ai bambini di vivere intensi momenti di gioia.

Il vescovo Napolioni – che ha partecipato con simpatia e cordialità all’intera proposta – ha aperto i lavori sul tema “Dove due o tre sono riuniti: il vangelo della famiglia”: il vangelo della famiglia nasce dalla Pasqua, in un costante parallelismo fra la ricerca di Gesù da parte di Maria di Magdala nel giardino della risurrezione e la ricerca dell’amato nel Cantico dei Cantici (3,1-4) da parte della sposa , per sottolineare che l’esperienza d’amore di coppia è intrinsecamente vicina all’esperienza del discepolato e che la ricerca deve poi farsi incontro con Gesù fino ad arrivare alla missione.

Dopo pranzo, vi è stato un po’ di tempo per godere dello splendido panorama, fra i prati e le montagne appena imbiancati dalla nevicata del giorno prima. Successivamente sono partiti i due percorsi differenziati.

Le giovani coppie hanno partecipato a due incontri con la psicoterapeuta Giuliana Alquati: il sabato pomeriggio su “L’amore eterno è possibile o è solo un ideale?”. Molto coinvolgente l’approccio, che li ha aiutati a riflettere sui punti di forza che tengono viva una relazione, scoprendo il ruolo delle emozioni. Successivamente hanno analizzato il significato del patto matrimoniale e del tradimento, che può essere non semplicemente fisico ma più ampio e complesso e sull’importanza dell’empatia nella coppia. 

Nell’incontro di domenica mattina, sul tema “Come crescere nella relazione di coppia”, hanno avuto modo di riflettere sull’importanza dell’ascolto dell’altro, confrontandosi se l’immagine della coppia che ognuno si è fatto corrisponde a quella dell’altro. Si è trattato insomma di un cammino di scavo delle dinamiche di coppia che ha fatto molto bene a chi ha partecipato.

Le équipe che seguono gli itinerari in preparazione al matrimonio, invece, il sabato hanno seguito un incontro sulla “sessualità nella vita di coppia: come parlarne“ proposto dai coniugi Demaria, responsabili della pastorale famigliare della diocesi di Brescia. Occasione per affrontare temi rilevanti nei cammini di preparazione al matrimonio, caratterizzati quasi esclusivamente dalla presenza di coppie conviventi da parecchi anni, per i quali il tema della sessualità è argomento ovvio e persino scontato. L’affrontare queste tematiche con i fidanzati richiede un approccio competente, che tenga conto della realtà vissuta da queste coppie ormai adulte e meritano risposte ponderate.

Non meno rilevante, per gli stessi motivi, è il tema, complesso, della procreazione medicalmente assistita affrontato con grande chiarezza da don Enrico Trevisi (responsabile dell’area pastorale “Famiglia di famiglie”) e Maria Grazia Antonioli (incaricata diocesana dell’Ufficio famiglia oltre che direttrice del consultorio Ucipem di Cremona) che ci hanno aiutato  a capire la necessità di rapportarsi in modo competente con le coppie di fidanzati.

Una esperienza molto arricchente, una esperienza di Chiesa in cammino, uno spazio per respirare e ragionare insieme in un clima di fraternità.

Betti e Giuseppe Ruggeri

 

I successivi weekend

“Guariti dal perdono” è lo slogan del secondo incontro di Folgaria, in agenda dal 17 al 19 gennaio 2020. Il weekend è rivolto in particolare alle coppie che accompagnano i genitori nei percorsi di Iniziazione cristiana, dove si è chiamati ad annunciare la ricchezza del matrimonio sacramentale e, al tempo stesso, accogliere e accompagnare coppie ferite. Ma la proposta è estesa anche a tutte le altre famiglie per confrontarsi su come crescere nella capacità di essere perdonati e perdonare.

Ultimo fine settimana residenziale dal 27 a 29 marzo 2020: “Io sono in mezzo a loro”. Un incontro di spiritualità per famiglie, strutturato con momenti di silenzio e riflessione di coppia.

Brochure informativa                 Locandina




E’ arrivato “Silenzio”, l’edizione di novembre di Riflessi Magazine

E’ online il numero 5 di Riflessi Magazine. Il mensile online propone per questa edizione il tema “Silenzio”, da differenti punti di vista: dalla meditazione all’informazione, dalla musica alle solitudini digitali. Tra le storie raccontate da Riflessi la quotidianità in una famiglia di sordi, i rumori della campagna registrati con un microfono da un designer del suono, le parole che tre mamme e un papà non erano ancora riusciti a dire ai loro figli mai nati…

Tra le voci raccolte in questa edizione c’è quella di suor Giusy, monaca benedettina cremonese che sarà Madre Superiora di un nuovo monastero cistercense in Portogallo, quella di Francesco Lorenzi, cantante rock che durante l’ora di adorazione eucaristica ha trovato l’ispirazione per la musica nuova dei The Sun, e quella di Marco Tarquinio che ha parlato con Riflessi dei silenzi dell’informazione a margine dell’incontro al Centro Pastorale.

C’è il silenzio della meditazione profonda, quello di chi assiste alla sofferenza e di chi non trova risposte alle domande più profonde e urgenti sul dolore, sulla vita e su Dio; ma c’è anche il silenzio delle solitudini digitali raccontato da un esperto di social media, e quello tecnicamente perfetto in una sala del Museo del Violino dove si dà un nome al suono degli Stradivari. C’è il silenzio poesia che ne indaga le traiettorie nell’intimità delle nostre vite.

Tanti i “riflessi” che scaturiscono dall’esperienza del silenzio. Il magazine online prova a raccoglierne alcuni, con il suo stile fatto di “parole, immagini e persone”.

Per ricevere sulla tua mail personale i contenuti selezionati di Riflessi Magazine, c’è il nuovo servizio newsletter, a cui è possibile iscriversi con un semplice clic

 




Buono sì, ma non basta. C’è fame di pane giusto

La Giornata del Ringraziamento sembra aver perso di valore nell’epoca delle tecnologie applicate all’agricoltura. Sempre meno i frutti della terra appaiono dono della Provvidenza e vengono più facilmente associati all’indiscussa abilità dell’uomo. L’agricoltore medio oggi è tentato di abbassare lo sguardo sulle possibilità offerte dall’iPad o dal trattore di ultima generazione piuttosto che alzarlo sulla benevola presenza del Creatore.

Il tema della Giornata di oggi è un invito ad associare il lavoro dei campi con il cuore della fede cristiana. «Dalla terra e dal lavoro: pane per la vita» mette in stretta relazione il pane con il lavoro. Felici espressioni quotidiane come «guadagnarsi il pane» o «portare a casa il pane» continuano a ricordarci che il lavoro della terra produce vita, la rende possibile e la custodisce. L’uomo vive del «pane quotidiano». La vita si sostiene grazie al pane «buono», nutriente, genuino.

La biodiversità dei grani porta sulle nostre tavole anche una molteplicità di modi di panificare e di qualità di pani. È meglio il pane pugliese o la focaccia? Conquista più il palato la pizza o la piadina? E che dire del pane Carasau sardo, di quello di Altamura, della michetta lombarda, del pane valdostano o toscano, della baguette parigina, del pane arabo o delle friselle pugliesi… fino alle ricette di prodotti da forno del panettiere sotto casa? Dietro al pane ci sono storie di vita, cultura, creatività, laboriosità e capacità di adattare la produzione all’intera filiera del cibo. Già questo fa pensare, nel tempo delle farine importate, all’epoca del grano non sempre genuino a causa di muffe e nella stagione delle lievitazioni industriali che riducono il livello qualitativo del pane. Ben venga la riscoperta di colture antiche, di semi che salvaguardano la biodiversità e rendono il corpo umano più resistente alle varie allergie.

Abbiamo fame di pane buono! Tutto ciò non basta. Il pane dev’essere anche giusto. Il vangelo mette in guardia dal cercare il pane solo per riempirsi la pancia: «Non di solo pane vive l’uomo». Ciò significa che il pane non è mai solo pane! Visto sotto uno sguardo meramente materiale, il pane subisce due riduzioni. Da una parte non basta mai, è sempre insufficiente e dà vita alla logica dell’accumulo e dello spreco (ironia della sorte: quasi tutto il pane scade, diviene raffermo!).

Le guerre del pane hanno attraversato la storia. Dall’altra parte, però, il pane viene oscurato dal companatico, entrato in scena nelle trasmissioni televisive che continuano a spettacolarizzare il cibo. Gli chef sono i nuovi maestri che si occupano del corpo: la loro ricetta finisce per relativizzare il pane. Quasi non serve più a tavola! La rinuncia di Gesù a trasformare le pietre in pane nel brano evangelico delle tentazioni (Mt 4,1–11) è il rifiuto della visione materialistica. Il pane si accompagna a una Parola che ne offre senso e pienezza. Lo ricorda la profezia di Isaia (58,6–10): «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: (…) nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo. (…) Se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce». Il bisogno di pane distrae la vita se non è associato alla domanda di carità e di giustizia. Sarà un caso che nei vangeli l’episodio della moltiplicazione (in realtà è «condivisione»!) dei pani e dei pesci sia raccontato sei volte dagli evangelisti e sia più narrato persino dell’ultima cena? Sarà un caso che il gesto che riassume l’eucaristia e che permette di riconoscere Gesù da parte dei discepoli di Emmaus sia lo spezzare il pane?

Lo scrivono i vescovi italiani nel loro messaggio per il Ringraziamento: il pane «è fatto per essere spezzato e condiviso, nell’accoglienza reciproca». L’uomo ha bisogno di pane buono. Ma senza pane giusto non c’è vero nutrimento per la vita. Siamo esseri spirituali proprio perché capaci di rispondere ai bisogni materiali della persona. Sappiamo condividere. Quando spezziamo il pane diventiamo più umani. Per questo, davvero spirituali.

Don Bruno Bignami

direttore Ufficio nazionale CEI per i Problemi sociali e il lavoro




La Messa di don Angelo, per 25 anni “la prima voce” della Radio diocesana

Nella multiforme e sorprendente vita di don Angelo Scaglioni un posto non secondario l’ha avuto la sua quotidiana esperienza radiofonica alla radio diocesana RCN – Radio Cittanova. E’ stato sempre un prete di una vulcanica attività, ma con la preoccupazione di evitare di finire sul giornale, per qualsiasi motivo. Faceva ma non apprezzava di pubblicizzare quel che faceva. Eppure aveva accettato di parlare a un microfono, ogni mattina, alle sette, e ha continuato a farlo  per ben 25 anni.

E a quei tempi, era il 1990, il segnale della radio copriva tutto il cremonese e ben otto province, il basso milanese, poi Bergamo, Brescia, Mantova, Lodi, Piacenza, Parma e Reggio Emilia.

Don Angelo si diceva, scherzando, la prima voce della radio.

In effetti ogni mattina alle sette, era lui ad iniziare le dirette dei programmi, con la Messa celebrata nella Cappella delle suore presso il Villaggio della gioia, poi diventato il primo Oratorio della nuova parrocchia di S. Antonio Maria Zaccaria.

Come capita spesso nella vita, le cose importanti succedono quasi per caso, o meglio per circostanze provvidenziali.

Don Angelo amava mettere la Messa subito all’inizio della giornata: la celebrazione parrocchiale delle 18 lo vedeva troppo spesso indaffarato nella vita complessa dell’oratorio.

Apprezzando da sempre la sua ineguagliabile oratoria, io gli avevo proposto di coprirgli la messa del pomeriggio e lui avrebbe fatto quella della mattina, che da tempo mandavamo in diretta dalla cappella proprio a lato degli studi radiofonici

Era incredibile come a quell’ora di prima mattina, la sua voce era già vigorosa e accalorata.

D’altra parte ci teneva spesso a dire che era in piedi dalle cinque.

Si preparava sempre prima della messa, ma i suoi pensieri quotidiani si arricchivano di vita e di umanità. Predicava come parlava, con immediatezza, con acume, con un fraseggio che ti conquistava. E ti lasciava dentro sempre qualcosa.

E a poco a poco, sempre più persone iniziarono ad aprire la giornata, ascoltando la sua voce e seguendo la sua Messa.

Lo facevano da casa, già in piedi o ancora  a letto, o in auto, chi già si stava spostando per il lavoro.

E tanti incominciarono anche a telefonare, a scrivere, a venire per conoscere e incontrare questo prete singolare. Lui stesso ne era sorpreso e ne gioiva.

E lo chiamarono un po’ ovunque anche a predicare, sopratutto nelle parrocchie del milanese e del bergamasco. A tutti diceva sempre di sì.

Con il tempo, don Angelo diventò per tanti un personaggio di riferimento della loro vita, anche grazie alla radio.

Ricordo, una decina d’anni fa, dopo un incontro serale a Reggio Emilia, mi si presentarono delle persone per dirmi che da anni ormai loro aprivano la giornata con la Messa in radio di don Angelo.

E quando questo non fu più possibile per la cessione di quella frequenza radiofonica sulla loro zona, raccolsero pubblicamente le firme per chiederne in qualche modo la ripresa…

Don Angelo aveva da sempre una voce forte e potente, con la quale teneva testa anche a centinaia di ragazzi: ma con un microfono in mano si sorprese anche lui di raggiungere posti e persone impensate. Per essere, ancor più, il prete di tutti.




È tornato alla casa del Padre don Angelo Scaglioni

Il presbiterio cremonese affida al Signore della vita don Angelo Scaglioni, dopo un lungo percorso di grave infermità. Il sacerdote è deceduto all’età di 77 anni appena compiuti, dopo diversi giorni di ricovero nell’Hospice della Casa di Cura “San Camillo”, sulla via Mantova a Cremona.

Don Angelo Scaglioni è nato a Rivarolo Mantovano, classe 1942, ed è stato ordinato presbitero nel giugno del 1967. Fino al 1981 ha vissuto il suo ministero tra i giovani della parrocchia di Cristo Re, a Cremona, come vicario parrocchiale. Ha ottenuto la Laurea in Teologia Biblica. Nominato parroco di Paderno Ponchielli dal 1981 al 1989, ha successivamente servito il Vangelo e la sua gente nella parrocchia cittadina di S. Antonio Maria Zaccaria, fino al 2017, quando la malattia l’ha costretto a rinunciare alla parrocchia per risiedere nella struttura “La Pace” di Cremona.

La camera ardente è stata collocata presso il Seminario vescovile di Cremona dove, mercoledì 6 novembre alle ore 21, si terrà la Veglia di preghiera.

Le esequie saranno presiedute dal vescovo Napolioni nella Parrocchia S. Antonio Maria Zaccaria, nella chiesa interna al Seminario vescovile alle ore 15 di giovedì 7 novembre.

Dopo la celebrazione la salma di don Angelo verrà traslata presso la chiesa parrocchiale di Rivarolo Mantovano.

Il giorno seguente, venerdì 8 novembre, alle ore 9.30 la tumulazione nel Cimitero di Rivarolo Mantovano.

 




Martedì sera al Centro pastorale diocesano incontro pubblico con il direttore di Avvenire

Nell’ambito della Giornata diocesana del quotidiano “Avvenire”, l’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali promuove nella serata di martedì 5 novembre un incontro pubblico con il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio. L’appuntamento è dalle 20.45 presso il salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona (via S. Antonio del Fuoco 9A).

La serata – che sarà moderata dall’incaricato per le Comunicazioni sociali don Enrico Maggi e vedrà la presenza del vescovo Antonio Napolioni – potrà essere seguita anche in diretta streaming sul portale internet www.diocesidicremona.it e attraverso gli strumenti social della Diocesi: la pagina Facebook e il canale YouTube.

L’incontro è rivolto in particolare a quanti vorranno approfondire il servizio all’informazione svolto dal quotidiano “Avvenire” nel panorama della stampa italiana.

“Leggere Avvenire” è non solo il titolo della serata di ascolto e confronto, ma soprattutto un’occasione per tornare a motivare convintamente la proposta editoriale del giornale promosso dalla Conferenza episcopale italiana. In questi ultimi anni le trasformazioni della comunicazione digitale e la crisi nel settore della carta stampata hanno profondamente mutato l’orizzonte informativo. La voce di “Avvenire” continua a distinguersi e a provocare dibattito, scegliendo di offrire la narrazione del nostro tempo con un suo stile, marcato e autorevole.

L’incontro con il direttore Tarquinio è un interessante appuntamento in particolare per coloro che nelle parrocchie si dedicano a servire la comunicazione o a quanti, semplicemente, desiderano meglio comprendere il tempo in cui viviamo.

Oggi la Giornata diocesana di Avvenire




Oggi la Giornata diocesana di Avvenire

Domenica 3 novembre la Chiesa cremonese celebra la Giornata diocesana di Avvenire, annuale occasione per porre all’attenzione delle comunità cristiane questo importante strumento di comunicazione, voce della comunità ecclesiale italiana. Come consueto, nel contesto di questa Giornata, in molte parrocchie si svolge una distribuzione straordinaria del quotidiano. Circa 2.500 le copie di Avvenire che oggi saranno diffuse in quasi un centinaio di parrocchie.

 

Le rivendite parrocchiali

Questo momento di sensibilizzazione, in una ventina di parrocchie continua, però, durante tutto il corso dell’anno grazie alla presenza di rivendite parrocchiali domenicali ormai consolidate. Oltre alle città di Cremona (in parrocchie e case di di cura), da segnalare realtà periferiche quali Castelleone, Soresina e Pieve d’Olmi, ma anche – pur se con numeri più ridotti – Vescovato, Rivolta d’Adda, Sospiro, Vailate e Pandino. Significativa anche la diffusione attraverso abbonamento, anche per la sola edizione domenicale (che contiene le due pagine dedicate alla vita ecclesiale diocesana). In questo caso particolarmente apprezzata la possibilità di ritirare il giornale presso una qualsiasi edicola del territorio, ovviando così ai ritardi di consegna riscontrabili con il recapito postale. Senza dimenticare, infine, la possibilità di abbonamento web.

 

L’incontro di martedì con Tarquinio

Quest’anno, proprio nell’ambito della Giornata del quotidiano, l’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali promuove una serata particolare aperta a tutti quanti vorranno approfondire la funzione informativa di Avvenire nel panorama della stampa italiana e conoscerne da vicino il cuore della redazione: martedì 5 novembre alle 20.45 presso il Centro pastorale a Cremona si terrà infatti una serata di ascolto e dialogo con Marco Tarquinio, direttore del quotidiano di ispirazione cristiana, ospite dell’Ufficio.

“Leggere Avvenire” sarà non solo il titolo della serata di ascolto e confronto, ma soprattutto un’occasione per tornare a motivare convintamente la proposta editoriale del giornale promosso dalla Conferenza episcopale italiana. In questi ultimi anni le trasformazioni della comunicazione digitale e la crisi nel settore della carta stampata hanno profondamente mutato l’orizzonte informativo. La voce di Avvenire continua a distinguersi e a provocare dibattito, scegliendo di offrire la narrazione del nostro tempo con un suo stile, marcato e autorevole. L’incontro con il direttore Tarquinio può essere un interessante appuntamento da diffondere e proporre ai laici che nelle comunità cristiane si dedicano a servire la comunicazione o a quanti, semplicemente, desiderano meglio comprendere il tempo in cui viviamo.

Locandina dell’incontro

 

Il quotidiano in classe

Da diversi anni il progetto nazionale «Il quotidiano in classe» permette agli alunni di ottenere gratuitamente in aula diversi quotidiani, da leggersi con il sostegno del docente di Lettere. Un approccio nato nel 2000, che continua a interpellare insegnanti e studenti sul valore della lettura di un giornale locale o a tiratura nazionale durante le ore di lezione.

Un’occasione per interrogarsi sull’attualità italiana e internazionale con l’aiuto del docente. Anche l’Istituto di istruzione superiore «Romani» di Casalmaggiore, circa quindici anni fa, ha aderito a questo progetto, coinvolgendo dalle quattro alle sei classi per anno.

«Abbiamo deciso di aderire all’iniziativa – dichiara la professoressa Cristina Zanoni, referente del progetto – per stimolare i ragazzi alla lettura, per abituarli alla riflessione su argomenti di carattere generale, per approfondire temi di interesse sociale, per effettuare esercizi di scrittura, riscrittura e sintesi».

Riflessione, approfondimento, sviluppo della capacità critica di «L’ lettura del contemporaneo. Questi alcuni degli obiettivi perseguiti. A cui va aggiunto il tentativo di riesumare e caldeggiare la zona più empatica che ogni giovane possiede, anche se spesso sedata in pratiche di disattenzione e noncuranza. Questo lo scopo per cui anche durante l’ora di religione al Romani si propone agli studenti di utilizzare la lettura di un quotidiano considerato adatto per approfondire temi di attualità, trasmettendo al contempo la capacità di comprendere i fatti che fanno la storia, nel senso letterale del termine. Questo giornale è Avvenire.

«Trovo che l’utilizzo di Avvenire a fini didattici – racconta Sara Pisani, docente di religione – abbia apportato un valore aggiunto alle mie lezioni. Avvenire mi aiuta nell’affrontare i fatti che succedono nel mondo con uno sguardo diverso, più completo, che va dalla consapevolezza degli orrori della guerra alla promozione della speranza che parte dal dialogo».

Una delle classi coinvolte quest’anno dalla professoressa Pisani è stata la classe quinta A del liceo di Scienze applicate, che ha approfondito il tema dell’etica ambientale legata ai cambiamenti climatici leggendo Avvenire online (altra modalità molto utile per la sua praticità). «L’utilizzo di questo giornale – sostiene lo studente Michele Incerti – ha permesso un maggiore approfondimento di temi lontani e allo stesso tempo molto vicini a noi, quali gli incendi in Amazzonia e le ragioni che hanno portato storicamente a questa situazione. Penso che questo sia utile e coerente con l’attività scolastica, anche in vista del nuovo esame di Stato, nel quale saranno poste domande di cittadinanza e Costituzione».

L’uso del quotidiano in classe permette anche di apprendere la struttura di un testo giornalistico, che raramente compare nei libri scolastici, avvicinando i giovani lettori a strategie di studio del tutto particolari, quali la “flipped classroom” e il “cooperative learning”. E Avvenire, in particolare, permette ai ragazzi di comprendere come una diversa lettura della storia e del presente, orientata dalla fede cristiana, possa rivelarsi ricca e profonda oltre ogni aspettativa.

 

L’archivio delle pagine diocesane su Avvenire