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Futuro e libertà, il filosofo Silvano Petrosino a confronto con i giovani

Nella serata di martedì 26 maggio si è svolto il secondo incontro web del progetto “Futuro presente”, la proposta della pastorale giovanile della diocesi di Cremona volta a suscitare riflessioni e confronto prendendo spunto dalla situazione di crisi che si sta attraversando. Il percorso è proseguito con il coinvolgimento di Silvano Petrosino, filosofo e docente di Teorie della comunicazione e Antropologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il docente, intervistato dalla giovane Melania Fava, ha articolato la propria riflessione intorno ad alcuni punti focali: futuro e libertà.

«L’uomo ha sempre cercato di interpretare il presente per prevedere il futuro. Oggi la scienza ci aiuta, ma ci illude di possedere il domani. In realtà, la situazione attuale smentisce in modo evidente questa pretesa. Ecco qual è il nostro problema: non abbiamo un totale controllo».

L’incertezza del futuro, però, non deve far pensare, secondo il filosofo, che progettare sia inutile: «Il progetto, di per sé è qualcosa di buono, ma non deve diventare un assoluto. L’avvenire, che è l’ambito dell’accadere, del nuovo, supera i nostri piani. Questo deve stimolare la nostra libertà e, allo stesso tempo, aiutarci a rispettare il limite: se anche ciò che progettiamo non dovesse realizzarsi, siamo invitati a liberarci del progetto, perché la nostra vita lo supera».

Non è mancato, nella riflessione di Petrosino, un riferimento alle modalità con cui abitare il presente: «Nel tempo dell’urgenza, quello a cui eravamo abituati, la presa di coscienza che quasi nulla è urgente ci può aiutare a crescere. La storia stessa va in questa direzione: ciò che nell’ora è visto come un limite, in un discorso più ampio può portare frutto. Anche una eventuale diminuzione della libertà, anche la morte. Questo evento è di per sé sempre violento e inspiegabile, ma spinge ad una maggior responsabilità nei confronti di chi incontreremo in futuro, soprattutto in virtù della memoria del bene ricevuto».

Al termine dell’interevnto di Petrosino è stata data l’opportunità, ai giovani connessi, di rivolgere al filosofo le proprie domande. Successivamente è stato aperto un dibattito, a livello zonale, che ha dato modo ai presenti di confrontarsi.

L’appuntamento è stato poi fissato per venerdì 5 giugno con il terzo incontro del percorso: l’ospite sarà Fabio Antoldi, professore di Strategia Aziendale e di Imprenditorialità, e direttore del CERSI, il Centro di Ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Antoldi proporrà una propria lettura a stampo economico e con prospettive sul mondo del lavoro, di nuovo focalizzata sul momento attuale e sul futuro che ci attende. La diretta dell’incontro sarà disponibile a partire dalle ore 21 sempre sul canale YouTube della Federazione Oratori Cremonesi.

 

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Case di riposo, la vicinanza e la solidarietà del Vescovo

Attenzione, vicinanza, sostegno e incoraggiamento. In questo modo la Diocesi di Cremona intende esprimere la propria solidarietà alle case di riposo del territorio: quelle di ispirazione cattolica, ma non solo. Una vicinanza che guarda anzitutto ai ricoverati e alle loro famiglie (ancora impossibilitati ad accedere alle strutture) e con il pensiero a quanti sono stati strappati all’affetto dei propri cari dal virus. Esprimendo nello stesso tempo il grazie per l’impegno e la professionalità garantiti dagli operatori socio-sanitari e amministrativi, che hanno dovuto fronteggiare un nemico sconosciuto spendendo tutto se stessi in un di più fatto anche di non pochi rischi per la salute personale e dei propri familiari.

Per questo nella mattinata di sabato 16 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha voluto far visita a Cremona Solidale [leggi la notizia]. E per questo nel pomeriggio di lunedì 18 maggio ha desiderato incontrare di persona i responsabili delle case di riposo nelle cui fondazioni la Diocesi è rappresentata in modo preminente nei consigli di amministrazione.

C’erano le fondazioni Preyer di Casalmorano, la Brunenghi di Castelleone, l’Opera Pia SS. Redentore di Castelverde, la fondazione Elisabetta Germani di Cingia de’ Botti, la Vismara–De Petri di San Bassano e La Pace di Cremona con i propri i direttori sanitari e i presidenti. Mancava Bruno Melzi, presidente della Brunenghi, morto il 5 marzo scorso per polmonite da coronavirus. Malattia con la quale anche tanti operatori e dirigenti nei mesi scorsi hanno dovuto fare i conti, proprio come gli ospiti delle loro strutture.

Non senza commozione e qualche lacrima sono stati ricordati quei terribili giorni, con i saloni delle strutture improvvisamente diventati deserti. Nella mente i volti e i nomi di tanti “nonni” che da un giorno all’altro se ne sono andati, in modo improvviso, inizialmente senza un perché.

Le indagini della magistratura stanno toccando anche il territorio cremonese, ma più che rabbia e desiderio di difendersi, a dominare è quasi un sentimento di sconforto e un senso di abbandono. Ieri come oggi. Lasciati soli a fronteggiare un nemico sconosciuto, nella difficoltà a reperire i necessari dispositivi, senza linee guida da seguire, costretti a supplire in loco a un sistema sanitario in piena emergenza. E ora messi sotto accusa, quasi additati come untori.

Ha dato almeno un po’ di sollievo il «grazie» espresso pubblicamente dal Vescovo per l’impegno «umano, sociale e sanitario». Monsignor Napolioni ha auspicato il rilancio di una pastorale che certamente richiede ulteriore sviluppo e la collaborazione di tutti ed ha espresso anche la vicinanza di tutti i Vescovi lombardi, auspicando che i riflettori mediatici possano essere puntati anche sul tanto bene che da sempre viene e continua a venire da questi luoghi.

Accanto al Vescovo c’era il vicario generale della Diocesi, don Massimo Calvi, che nelle scorse settimane è stato in stretto contatto con tutte queste realtà.

Quello vissuto al Centro pastorale diocesano è stato un momento di ascolto e di racconti, quasi di elaborazione di ciò che nessuno si sarebbe mai immaginato di dover affrontare. Ma anche un primo tentativo per guardare oltre, nella consapevolezza che – almeno nell’immediato, perché «noi siano ancora nella fase 1», è stato sottolineato dai responsabili delle case di riposo – le Rsa non potranno continuare a essere ciò che erano prima. In particolare: come continuare a garantire quell’inclusione sociale che faceva di queste strutture un punto di forza?

All’orizzonte ci sono anche le questioni finanziarie, con il calo degli ospiti e uno staff d’eccellenza, più volte durante l’incontro elogiato e che si vorrebbe tenere legato diverse Fondazioni nella consapevolezza che si tratta di un tesoro prezioso. Nonostante le ristrettezze economiche si vorrebbero ringraziare molti dipendenti che si sono spesi senza riserve anche con un riconoscimento tangibile.

La prospettiva di rigiocarsi all’interno di una nuova modalità di domiciliarità, secondo le nuove linee emanate dalla Regione proprio a motivo delle misure di distanziamento sociale, e insieme continuare a garantire l’eccellenza nella residenzialità potrebbe essere una delle strade con cui guardare al futuro. Nella certezza – evidenziata da tutti i presenti – che l’intuizione storica della Rsa non possa essere completamente superata.

Chiudendo l’incontro il Vescovo ha anticipato ai presenti che proprio alle case di riposo del territorio la vicinanza della Chiesa cremonese si esprimerà anche attraverso un segno concreto di aiuto, utilizzando i circa 80mila euro frutto della colletta promossa tra il clero diocesano.




Il vescovo ai futuri sposi: «La vostra è una scelta di coraggio e fiducia» (VIDEO e DOWNLOAD)

Da diversi anni, ormai, l’incontro tra il Vescovo e coloro che si stanno preparando a celebrare il sacramento nuziale era diventato un appuntamento tradizionale. Saltato a motivo dell’emergenza sanitaria è stato sostituito nella serata di venerdì 15 maggio da un incontro virtuale che ha affiancato il video-messaggio del Vescovo con alcuni ulteriori contributi per l’accompagnamento dei futuri sposi messi a disposizione dell’Ufficio famiglia attraverso cinque video-testimonianze su temi centrali dei percorsi in preparazione al matrimonio.

«Voi, coppie di fidanzati in cammino verso il Matrimonio, siete un’iniezione di speranza per tutta la Chiesa». Con queste parole monsignor Antonio Napolioni ha aperto il proprio video-messaggio.

Il pensiero che il Vescovo ha voluto rivolgere ai fidanzati ha avuto come cuore pulsante il tema della speranza. «Sapere che, ancora oggi, ci sono persone che hanno il desiderio di scommettere sul Matrimonio, sulla condivisione della propria vita, è un segnale forte, che testimonia coraggio e fiducia». La scelta di vivere il sacramento è diventata meno scontata, ma «continua ad avere significato e attrattiva, perché ci aiuta a vivere la nostra fede con maggior profondità e cura».

«Sogno parrocchie – ha auspicato il Vescovo – che siano famiglie di famiglie, in cui le coppie giovani possano costruirsi e, allo stesso tempo, contribuire alla crescita di chi sta loro accanto. Questo significa vivere e abitare la comunità cristiana»

Non è mancato un incoraggiamento per le coppie: «È importante costruire, insieme, la casa sulla roccia: così resisterà a qualsiasi terremoto. Se riusciremo a scoprire che l’amore fedele di Dio è matrice dell’amore cristiano, le scelte definitive ci faranno meno paura e le fondamenta su cui le faremo poggiare saranno veramente solide».

Il vescovo Napolioni ha concluso citando un breve passaggio di “Amoris Laetitia” e ricordando che il Matrimonio «è certamente una scommessa audace, ma anche il segno di un amore incondizionato. Il dono che Dio ci offre con il Matrimonio è proprio la custodia di questa relazione e la disponibilità ad accompagnare gli sposi in un percorso di crescita condiviso».

Andrea Bassani

 

I materiali dell’Ufficio famiglia

Come ulteriore contributo nell’accompagnamento dei futuri sposi, l’Ufficio famiglia – guidato da Maria Grazia e Roberto Dainesi in sinergia con don Enrico Trevisi – in questa occasione mette a disposizione delle coppie e dei parroci accompagnatori alcune video-testimonianze su temi centrali dei percorsi. Il tema della coppia e della relazione con gli altri è affrontata da Marta e Gilberto Gerevini, mentre Rossana e Alberto Mantovani aiutano a riflettere sul perdono; nell’intervento di Silvia e Stefano Boiocchi si aiuta a guardare al rapporto di coppia nella sessualità. Di “amore per sempre” parlano Betty e Giuseppe Ruggeri, mentre la presenza di Dio nella vita di coppia è la tematica sviluppata da Sara e Stefano Gusberti.

Contributo 1 – Coppia e relazione con gli altri (Marta e Gilberto)

 

Contributo 2 – Il perdono (Rossana e Alberto)

 

Contributo 3 – Sessualità e figli (Silvia e Stefano)

 

Contributo 4 – Amore per sempre (Betty e Giuseppe)

 

Contributo 5 – La presenza di Dio nella vita di coppia (Sara e Stefano)




Caravaggio, i fedeli tornano a Messa e il Santuario si prepara per la festa dell’Apparizione del 26 maggio

Da oggi, lunedì 18 maggio, anche la basilica di Santa Maria del Fonte di Caravaggio torna ad accogliere i fedeli per la celebrazione dell’Eucaristia. Il santuario si è preparato a dovere, anche e soprattutto in vista delle celebrazioni del 588° anniversario dell’Apparizione della Vergine a Giannetta.

«Le messe vengono celebrate secondo i soliti orari – spiega monsignor Amedeo Ferrari, rettore di Santa Maria del Fonte – e così anche il Santo Rosario mentre le confessioni sono state spostate nelle stanze del centro di Spiritualità. Ci sarà sempre qualcuno che disciplinerà gli ingressi facendo in modo che venga mantenuto il distanziamento fra le persone (è vietato spostare le sedie) e che vengano osservate tutte le disposizioni del governo in materia di prevenzione dei contagi da coronavirus prese in accordo con la CEI. In basilica la capienza è di 200 posti e c’è tutto quanto è stato indicato dal decreto del presidente del consiglio dei ministri. I fedeli hanno l’obbligo di accedere con mascherine e guanti».

Durante la novena dell’Apparizione, da oggi fino a sabato (23 maggio), le messe vengono celebrate alle 6.30 (con pensiero e supplica), alle 8,30, alle 10 e alle 16 mentre alle 17 è previsto il Santo Rosario con supplica. Domenica 24 le messe saranno sei: alle 7 (con pensiero e supplica), alle 8,30, alle 10, alle 11, alle 16 e alle 17,30. Quella delle 11 sarà celebrata dal vescovo Antonio Napolioni.

Alle 15, recita del Rosario. Lunedì 25, vigilia dell’Apparizione, messe alle 6,30 (con pensiero e supplica), alle 8,30, alle 10 e alle 16. Alle 17 recita del Rosario mentre alle 21 si terrà la veglia dell’Apparizione.

Il 26 maggio è dato per scontato che giungeranno al santuario più di 200 persone: «Ecco perché – precisa il rettore – in occasione della ricorrenza è già previsto che, sia con il sole che con la pioggia, le funzioni religiose saranno tenute nel piazzale esterno, che, ovviamente, permetterà la partecipazione di un maggior numero di fedeli potendo ospitare fino a 1.000 persone. La statua della Madonna sarà portata sotto il porticato della basilica di modo che non si debba entrare al suo interno per vederla».

Le messe sono in programma alle 6,30 alle 8,30 e alle 10 e nel pomeriggio verrà recitato il Rosario in maniera continuativa fino alle 17, ora in cui si farà memoria dell’Apparizione.

Monsignor Ferrari nei giorni scorsi si è relazionato con il sindaco di Caravaggio Claudio Bolandrini e con le forze dell’ordine. È stato approntato un piano organizzativo che prevede accessi presidiati da personale comunale e da quello del santuario, uscite ed entrate separate con percorsi a senso unico in modo che i flussi di gente non si incrocino. Ci si potrà sedere solo sulle sedie precedentemente disposte con le necessarie distanze di sicurezza e le persone non potranno liberamente circolare sul piazzale.





Frère John di Taizé risponde ai giovani: «Nella prova ritroviamo l’essenziale» – VIDEO

Futuro e speranza sono termini che, da sempre, chiamano in causa il mondo giovanile. Parlarne oggi, nel momento che stiamo vivendo, appare particolarmente difficile. La proposta della pastorale giovanile della diocesi di Cremona, supportata dalla presenza e dalla condivisione con un gruppo di giovani, va proprio in questa direzione: suscitare riflessioni e confronto, con lo sguardo rivolto al futuro, a partire dalla situazione di crisi che stiamo attraversando.


Si tratta di un ciclo di tre incontri che tentano di declinare, nel concreto, le fatiche e le speranze che si aprono sul domani.

L’ospite del primo incontro, che si è tenuto un diretta YouTube sulla pagina della Federazione Oratori Cremonesi nella serata di mercoledì 20 maggio, è stato Fr. John della comunità di Taizè.

Intervistato da un giovane, Filippo Formica, il monaco di origini americane ha tentato di dare una lettura spirituale della situazione contemporanea: «In questo periodo possiamo chiederci quale sia l’invito bello e profondo che il Signore rivolge alla nostra vita: abbiamo più tempo per pregare, per riflettere e tornare all’essenziale».

Con queste parole Fr. John ha aperto la propria riflessione, che è proseguita attorno ad una parola chiave: «La fiducia ci può guidare anche nelle situazioni più complicate: nella Bibbia la troviamo espressa come fede e siamo invitati anche noi a viverla come tale. Fidarsi, affidarsi per permettere a Dio di guidarci anche quando la strada si fa oscura».

La crisi è stata dunque letta come occasione per ritornare alla radice, per «riscoprire ciò che di più profondo ci lega a Dio. Anche l’attivismo, pericolo in cui spesso rischiamo di cadere, è da mettere in discussione chiedendosi se ciò che impegna le nostre giornate sia davvero essenziale oppure no».

L’intervento di Fr. John ha quindi tentato di veicolare un messaggio chiaro: l’imprevisto, anche quello che mette in ginocchio, può essere vissuto, sebbene nella sofferenza, come luogo di incontro con il Signore. «È il tema biblico della prova, che emerge bene dal libro dell’Esodo: prima della terra promessa ci sono quaranta anni di deserto, che sono davvero probanti. La vera domanda che ci dobbiamo porre è: “Come vogliamo abitare questa condizione?”. Ciascuno di noi può scegliere quale via percorrere, se quella della solidarietà o quella della chiusura».

Al termine della riflessione proposta da Fr. John è stato dato spazio ad alcune domande proposte dai giovani presenti alla diretta.

Successivamente è stato aperto un dibattito, a livello zonale, che ha dato modo ai presenti di confrontarsi a partire dalle parole del monaco di Taizè.

L’appuntamento è stato poi fissato per martedì 26 maggio con il secondo incontro del percorso: l’ospite sarà Silvano Petrosino, docente di Teorie della Comunicazione e Antropologia all’università Cattolica del Sacro Cuore.

Petrosino proporrà un riflessione a stampo filosofico e sociale, di nuovo incentrata sulla tematica del dubbio e della speranza. La diretta dell’incontro sarà disponibile a partire dalle ore 21 sempre sul canale YouTube della Federazione Oratori Cremonesi.




«Presente futuro», tre serate per incontrare le domande dei giovani, da Taizé all’economia

I giovani dei gruppi sinodali che lavorano a servizio delle zone pastorali, non si sono certo addormentati. E accanto alle cose di tutti i giorni, hanno trovato il tempo per rimettere mano a quanto per le note vicende sanitarie era rimasto come interrotto: il ritrovarsi per ascoltare e condividere, nella forma ormai diffusa in tutta la diocesi di momenti di solito mensili per i giovani.

Ne è nato il desiderio di rimettere a tema questo tempo ed un’altra dimensione che automaticamente si connette al mondo giovanile: il futuro, già asse portante del Sinodo diocesano. Nelle prossime settimane sarà possibile incontrare tre ospiti che in dialogo con i giovani cercheranno di approfondire il senso di questi mesi dal versante spirituale, antropologico e sociale.

La domanda di quanto la pandemia abbia riscritto, bloccato e magari mandato in frantumi è alta e prepotente. Non solo se si pensa ai posti di lavoro e all’economia, ma anche se si guarda alla scuola, alle relazioni, alla mobilità e alle esperienze cui i giovani sono naturalmente chiamati, qui come in tutto il mondo.

“Futuro presente” è il titolo complessivo delle tre puntate. Con una bella intuizione: non limitarsi solo ad intervistare ed ascoltare un relatore, ma aprire un luogo di incontro digitale (una “stanza” in chat, come si dice oggi) in cui i giovani possano continuare a dialogare e scambiarsi sottolineature, con un moderatore e una concreta occasione di confronto.

Questa la struttura di ogni incontro: alle 21 partirà sul canale YouTube della Federazione Oratori cremonesi il video intervista. Sarà disponibile un numero cui mandare domande via WhatsApp, come già accaduto nella diretta con il prof. Triani. A seguire, verso le 21.45, l’apertura delle chat secondo le indicazioni che verranno fornite al più presto.

Primo incontro: mercoledì prossimo, 20 maggio, con fr. John della comunità di Taizé. La settimana successiva, martedì 26 con le stesse modalità, sarà la volta di Silvano Petrosino.


Biografia di fr. John di Taizé

Nato a Philadelphia (Stato della Pennsylvania – USA), è membro della comunità di Taizé dal 1974. Negli anni Ottanta ha fatto parte di una piccola comunità monastica in una zona povera della città di New York. Attualmente è perlopiù impegnato a Taizé, nell’aiutare i giovani e i meno giovani nella comprensione del messaggio biblico ed è il referente per i gruppi di lingua italiana. È stato diverse volte in diocesi di Cremona, prima e dopo il pellegrinaggio diocesano giovani nel 2017 con il Vescovo Antonio. Autore di diversi libri, principalmente di argomento biblico, tradotti in una dozzina di lingue. Il più recente è L’ira di un Dio d’amore, edito qualche mese fa per Morcelliana e dedicato ad un tema scottante: l’atteggiamento della fede davanti al male e alle rappresentazioni emotive dell’agire di Dio, la sua ira, il suo vendicarsi. Un tema biblico ed esistenziale di prima grandezza.




Il Vescovo nella Messa del Crisma della “fase 2”: «Grazie a Dio finalmente si respira» (VIDEO e FOTO)

Ha avuto quest’anno il sapore della Pentecoste la Messa Crismale che il Clero diocesano ha vissuto insieme al Vescovo in Cattedrale nella mattinata di giovedì 28 maggio, “recuperando” così l’appuntamento del Giovedì Santo per rinnovare le proprie promesse sacerdotali. Una celebrazione che, dopo parecchio tempo, ha visto i preti cremonesi riunirsi insieme, pur con il distanziamento interpersonale necessario e le mascherine a nascondere in parte il viso.

Aprendo la celebrazione monsignor Napolioni ha voluto anzitutto rivolgere un pensiero al vescovo emerito per gli 80 anni da poco compiuti e che la pandemia non ha permesso di festeggiare. Quindi il grazie personale per il sostegno avuto durante la malattia, insieme al ricordo per i sacerdoti malati, costretti in ospedale o in isolamento in casa.

Una Messa “a porte chiuse”, a motivo le limitazioni nell’accesso dalle chiese per ragioni di sicurezza sanitaria, ma vissuta comunque in comunione con gli istituti religiosi e i fedeli laici, che hanno potuto seguire la liturgia in diretta sui canali web della Diocesi. «Siamo qui per loro e con loro», ha detto il Vescovo.

Inedito lo scenario della Cattedrale, con solo i due vescovi, i vicari episcopali, i canonici e i diaconi in presbiterio. Nei primi banchi i sacerdoti che ricordavano un particolare anniversario di ordinazione, insieme ai responsabili delle aree della Curia e i vicari zonali. Tutti gli altri hanno trovato posto dietro e nei transetti laterali.

«Grazie a Dio finalmente si respira», sono state le parole con cui il Vescovo ha iniziato l’omelia. Una frase che ha scandito tutta la sua riflessione, nella quale ha anzitutto rivolto lo sguardo a quel mondo malato, «rimasto senza fiato, come soffocato dalla paura», contrapposto al soffio potente e salvifico dello Spirito.

«Anche il corpo sociale come quello ecclesiale – ha detto ancora monsignor Napolioni – hanno avuto il fiatone e si sono dovuti fermare per accettare e proteggere la fragilità delle proprie membra». E ancora: «La vita cruda ha gridato le sue domande, ha balbettato i linguaggi dell’invocazione e della preghiera, chiedendoci di prendere questa vita cruda in carico più seriamente, perché la nostra evangelizzazione abbia un futuro». Continuando poi: «Nei picchi del dolore abbiamo potuto avvertire di essere, personalmente e tutti insieme, come a corpo a corpo con Gesù, rivelato nell’universale condivisione delle pene e degli sforzi, delle lacrime e delle speranze. Siamo davvero il corpo di Cristo! Anche chi non lo sa».

L’immagine della «bocca cattiva» provocata dal virus è stata usata dal Vescovo per esprimere la necessità di riconoscere le proprie amarezze: «Quante famiglie hanno un dolore strozzato da rielaborare. La collettività, chiamata a dare prova di unità e coraggio per farcela, dopo i giorni della grande solidarietà ora indulge alle polemiche, alle furbizie, alla caccia ai colpevoli. La stanchezza facilita la rabbia e questa porta allo scontro. Ed è bene che lo ricordiamo anche noi, pastori di comunità, mentre abbiamo alle spalle la fase più tragica e davanti una ancor più lunga e complicata. Abbiamo da chiederci scusa, da ritrovarci uniti, prima che diversi».

Ma in questo drammatico momento di prova il Vescovo ha voluto rintracciare anche qualche nota positiva. «Il silenzio ci ha fatto bene! Un ascolto prolungato della Parola ci ha rimesso in sesto come discepoli e se ne sente il profumo». «Dopo anni di intenso ministero pubblico abbiamo riscoperto la fecondità evangelica della vita nascosta di Gesù a Nazareth, necessaria radice di equilibrio, nutrimento e verità della nostra missione», ha quindi affermato citando l’esperienza di Charles de Foucauld, che presto sarà proclamato santo.

Non è mancato un pensiero per i sacerdoti che dalla Messa del Crisma del 2019 ad oggi hanno esalato l’ultimo respiro e a cui «Il Signore della Vita, con il suo bacio, ha colmato la mancanza dei nostri abbracci»: don Sante Braggiè, don Roberto Ziglioli, mons. Giovanni Amigoni, don Angelo Scaglioni, mons. Angelo Talamazzini, don Pierino Macchi, mons. Mario Cavalleri, mons. Vincenzo Rini, mons. Giuseppe Aresi, don Albino Aglio, don Achille Baronio, don Vito Magri, don Arnaldo Peternazzi, don Francesco Nisoli e mons. Alberto Franzini. Nei prossimi giorni per quanti non è stato possibile celebrare le esequie il Vescovo presiederà le Messe di suffragio [clicca qui per saperne di più].

Come consuetudine poi il Vescovo ha anche citato i nomi dei sacerdoti che quest’anno festeggiano un significativo anno di ordinazione, come il 70° di don Cesare Perucchi o il 50° di don Tonino Bini, mons. Achille Bonazzi, mons. Pietro Bonometti, mons. Attilio Cibolini, mons. Franco Follo, don Carlo Merisi, don Valter Pedroni, don Salerno Rinaldo e mons. Libero Salini. E ancora il 25° di don Mario Bardelli, don Davide Barili, don Marco D’Agostino, don Ernesto Marciò, don Luciano Massari, don Francesco Pigola.

«Grazie a Dio finalmente si respira – ha concluso il Vescovo –. E ci consegniamo tutti al Vangelo di Gesù che, in questa Cattedrale come in quella sinagoga, proclama la sua vocazione e missione. Lo spirito del Signore è su di me: per questo mi ha consacrato! Sapete bene ciò che segue come programma messianico e quindi ecclesiale. Ma anche come esito immediato della vicenda. Vecchie e nuove povertà sfidano la nostra Chiesa, che si rinnoverà solo con l’alleanza con gli ultimi della terra, i prediletti del Signore. Quelli di Nazareth, i suoi, non accettarono questa logica del Messia falegname, perché non assicurava loro i privilegi desiderati; e lui, il Signore in cui crediamo e speriamo, che amiamo e seguiamo, passando in mezzo a loro si mise in cammino. O, meglio, se ne andò. Se vogliamo respirare e dare i fratelli il respiro di Dio seguiamolo così, comunque, anche nella cattiva sorte, senza altra condizione che quella della nostra unità con lui e tra noi. Come questa concelebrazione finalmente rammenta, rivela e realizza».

La solenne liturgia è proseguita con il rinnovo delle promesse sacerdotali, la preghiera per il vescovo e per tutti i presbiteri e la benedizione degli oli: l’olio degli infermi, quello dei catecumeni e il Sacro Crisma.

Dopo le Comunioni ha preso la parola il vicario generale, don Massimo Calvi, per un breve indirizzo di saluto nel quale ha invito a ritrovare in questa occasione la freschezza della propria ordinazione ricevuta in questa Cattedrale.

Prima della benedizione finale monsignor Napolioni ha invitato tutti a un fare applauso. Anzitutto come segno di affetto per i confratelli deceduti, insieme all’incoraggiamento per chi è chiamato a vivere il proprio ministero in questa situazione così complessa, anche sul versante pastorale.

 

Photogallery della celebrazione

 

 




Casaletto, Salina, Bellaguarda e Pomponesco, programma unitario per il ritorno a Messa

«Finalmente la Santa Messa»: nel comunicare ai fedeli la ripresa delle celebrazioni liturgiche pubbliche con tutte le novità connesse, don Davide Barili (parroco dell’unità pastorale Casaletto-Salina-Bellaguarda-Pomponesco) ha significativamente ripreso il titolo con cui il quotidiano “Avvenire” ha dato notizia del protocollo sottoscritto il 7 maggio scorso tra Conferenza episcopale italiana e Governo.


Nell’ultimo numero de “Il sagrato”, il foglio di collegamento parrocchiale, don Barili riassume le prescrizioni sanitarie e le precauzioni che dovranno essere rispettate nell’accesso alle chiese. «Per ogni chiesa dell’unità pastorale – nota il sacerdote – è stata definita una capienza massima: Pomponesco e Salina 50, Casaletto 24 e Bellaguarda 60. Per dare la possibilità ai fedeli di distribuirsi nei vari orari, verrà inizialmente aumentato il numero delle Sante Messe festive». Verrà inoltre considerata la possibilità di tenere alcune celebrazioni in spazi aperti ma delimitati. «Il ritorno all’Eucaristia – sottolinea don Barili – è bene che avvenga in modo graduale e prudente. Piena comprensione per coloro che, a disagio per paura del contagio, decidessero di rimandare la ripresa della vita liturgica assembleare».
Gli orari delle messe nell’Ascensione del Signore: sabato 23 maggio alle 18.30 a Pomponesco, domenica 24 alle 8 a Pomponesco e Salina, alle 9.30 a Casaletto e Bellaguarda, alle 11 a Pomponesco e Salina e alle 18.30 a Pomponesco e Casaletto. Nove celebrazioni, al posto delle abituali cinque.
È stato stilato anche il calendario delle messe feriali: questa settimana appuntamento in chiesa (mercoledì 20 maggio alle 7 a Salina, giovedì 21 alle 7 a Pomponesco, venerdì 22 la preghiera del rosario in ognuna delle quattro chiese) e la settimana prossima appuntamento nei cimiteri (lunedì 25 alle 20.30 a Bellaguarda, martedì 26 a Casaletto, mercoledì 27 a Salina, giovedì 28 a Pomponesco e venerdì sera 29 maggio recita del rosario in ognuno dei quattro cimiteri).




“Negli oratori ci serviranno ancora intelligenza e tenacia”

I prossimi giorni saranno preziosi per iniziare a ridisegnare il futuro immediato dei nostri Oratori. Le nostre comunità sono impegnate a prendere le misure sul versante delle celebrazioni eucaristiche, prima feriali e poi festive: il cuore della loro esistenza, il confronto anche in presenza con la Parola e il pane spezzato. Anche la questione educativa, non solo quella che ordinariamente si spende nei gruppi di catechesi o nei cortili degli Oratori, ma più globalmente quella che interessa la crescita di bambini e ragazzi torna a manifestare la sua urgenza: mentre la scuola spende le ultime cartucce di più di due mesi on line, socializzazione ed esperienze “fuori-casa” tornano ad imporsi come esigenza essenziale dell’età evolutiva. Riprendiamo il filo del pensiero bussando alla Federazione Oratori e intervistando il presidente don Paolo Arienti.

Cosa sta accadendo dentro e fuori i nostri Oratori?

“È giusto che nel panorama complesso delle rivendicazioni economiche che riguardano famiglie, imprese e posti di lavoro, uno sguardo venga dedicato anche a loro, ai ragazzi delle nostre comunità. Proprio come si è correttamente insistito sul bene primario della salute e si continua a fare. Anche il bisogno di relazioni, gioco e socializzazione fa parte di quel benessere psico-fisico che non è una opzione tra le tante. E noi consapevolmente rincariamo la dose: è un bisogno anche la comunità, compresa quella cristiana, fatta di volti e incontri, condivisioni e confronti evolutivi.  Perché la forma naturale del Vangelo, la sua casa, è il corpo della gente, la sua voce, il suo muoversi nella storia”.

La riapertura dei bar sembra quasi automaticamente chiamare in causa i nostri Oratori. Come stanno le cose?

“In realtà le cose non stanno proprio così. Gli Oratori della diocesi nella loro quasi totalità sono dotati di un bar interno che però non si configura come attività commerciale prevalente. Semmai prevalente e determinante è un’altra funzione dell’Oratorio, quella educativa. Le ragioni che ci avevano spinto a chiedere la chiusura dei nostri ambienti, restano valide. Tuttavia il tempo di una riapertura graduale sembra si stia avvicinando. Graduale, perché ci immaginiamo alcuni step che sono al vaglio dei Vescovi lombardi. Nei prossimi giorni ne potremo sicuramente riparlare con la prudenza del caso, ma mettendo anche le comunità nelle condizioni di organizzarsi. Saranno necessarie alcune operazioni e attenzioni, accanto alla pazienza che abbiamo imparato ad ospitare in noi in queste settimane. Non è facile vedere gli Oratori chiusi, come pure le scuole e le altre occasioni educative, in primis lo sport che gravita attorno alle parrocchie. Ma è la necessità a farla da padrona”.

Possiamo ricordare i passi sin qui compiuti e immaginare quelli che potremo compiere?

“Dopo la sospensione delle attività abbiamo segnato ogni novità con il confronto, l’ascolto e comunicazioni visibili. E continueremo a farlo anche nei prossimi giorni. È preziosissimo il raccordo innanzitutto tra di noi, come Chiesa! Abbiamo già insistito sulla ripresa del dialogo dentro il gruppo educatori: certe dinamiche, anche se faticose, necessitano di ossigeno, specie tra gli adulti. Tra poco sarà necessario confrontarsi con i volontari per organizzare le forme di riapertura possibili, senza credere che tutto sia passato o che il bar dell’oratorio si riprenda semplicemente quella fetta di mercato che ha dovuto cedere bruscamente. I bilanci sono in rosso per tutti, ma occorre molta prudenza. Ad essere in rosso sono innanzitutto tante famiglie!”

Sono appena giunte le linee guida del Ministero per la Famiglia rispetto ai centri estivi. E sono citati anche gli Oratori…

“Attendiamo la recezione regionale, ma ad una prima lettura il testo è certamente stringente: sia sui controlli (si parla di un triage di accoglienza), sia sulle modalità di svolgimento delle attività.  C’era da aspettarselo dal momento che le scuole resteranno chiuse e non avremo la sperata transizione all’estate attraverso qualche forma di normalizzazione dei contesti educativi. Un dato positivo però c’è: le linee coniate dal Ministero di concerto con Regioni e comuni vanno nella direzione di un progetto da condividere innanzitutto con le famiglie e il territorio. Ed è quanto stiamo perfezionando con la proposta delle diocesi lombarde”.

Possiamo entrare nello specifico?

“Da anni ODL (la commissione regionale che raccoglie gli uffici diocesani per la pastorale giovanile della Lombardia) esce con un tema pedagogico frutto di un importante lavoro redazionale che addirittura parte mentre i grest sono ancora in corso. Sono coinvolte decine di persone e competenze davvero qualificate, frutto del contributo di tutte le Chiese lombarde. Quest’anno ovviamente tutto è saltato. E proprio alla vigilia delle presentazioni diocesane e dell’avvio dei percorsi dedicati solitamente agli animatori. Ma l’istanza educativa, superato il durissimo lockdown che ci ha bloccati in casa per due mesi, torna ad interrogarci. Questi giorni sono stati giorni di grande lavoro, in parallelo a quello che vediamo profuso nelle parrocchie sul versante delle relazioni da non smarrire, degli incontri da continuare, delle idee da far emergere. Nessuno si è arreso, a nessun livello; e non per progettare prodotti commerciali, ma piuttosto per aiutare e porre tutti nelle condizioni di camminare insieme e sostenere chi è più in difficoltà.

Nei prossimi giorni comparirà una serie di proposte coagulate attorno ad un progetto di ripensamento e ad una estate ragazzi con un titolo e un tema, semplice e lineare: una scatola con all’interno materiali da utilizzare, idee di animazione, spunti formativi. Sicuramente – laddove sarà possibile – si renderanno necessari tanti piccoli gruppi, coerenti per fasce d’età e ancorati ad una certa continuità educativa, andranno verificati scrupolosamente i protocolli sanitari (il triage di cui parlano le linee guida, i distanziamenti, i dispositivi, i criteri di entrata ed uscita dai luoghi delle attività, la presenza di adulti…). Insomma tante cose che assorbiranno energie e pensiero.

Tuttavia tutte cose che faranno emergere la domanda che da tanti anni ci poniamo, sempre nel periodo delle classiche presentazioni: perché? La risposta, lo sappiamo, non può stare nel “perchè lo abbiamo sempre fatto” né nel “perché lo fa la parrocchia confinante”, neppure nel “è una bella avventura”. C’è di più.. E questo di più è proprio quel cortile dei sogni che stavamo rimettendo a tema nei percorsi diocesani. Prendersi cura, accompagnare, stare accanto, generare prossimità… Non sono solo belle parole o termini desueti: indicano l’orizzonte della stessa evangelizzazione dei più giovani ai quali non è mai bastato un libro di catechismo né una celebrazione di due ore perché ci fosse una vera iniziazione alla vita ed alla vita di fede. L’Oratorio ha da sempre lottato, scontrandosi anche con qualche esagerazione di troppo, perché fosse mantenuta la globalità dell’educare. Dalla fisicità del gioco al silenzio della preghiera; dall’incontro tra fratelli al rischio di avere davanti fratelli maggiori, pure loro bisognosi di cura pastorale, nella grande scommessa della catena educativa. Tutto questo non è mai stato un teorema perfetto, sempre verificato o scontato. Al contrario è sempre stato vivo, vivo di quella vita che viene anche dalle fragilità e dalle contrarietà dell’età evolutiva, ma anche dai limiti di una comunità che spesso ha delegato e applaudito solo ai numeri o agli avanzi di cassa di grest mastodontici”.

Quale può essere lo specifico di questo tempo per i nostri Oratori, aperti o chiusi?

“Oggi possiamo, e con grande fatica, ripensare alla relazione e all’evangelizzazione, a quel perché che da sempre ci accompagna. Certo con poca serenità, ma anche con la giusta convinzione. Quello che sarà possibile, sarà la cornice in cui giocare la nostra intelligenza educativa; che, si badi bene, non è frutto di questo o quel libro, ma di come plasticamente e umilmente ci assumiamo il coraggio dell’educare. Non il prete da solo, ma lui con altri; non per alcuni, ma si spera per il maggior numero; non per i più bravi, ma crediamo per ogni figlio di Dio che incrociamo, magari soprattutto se segnato dalla povertà (non solo economica)”.




Il Vescovo a Caravaggio nella Memoria dell’Apparizione: «Maria, come una madre, ci dice: ci sono, non avere paura, sono qui» (VIDEO e FOTO)

«Sono qui, non abbiate paura». Questo il messaggio della Madre che si rinnova ancora oggi, invitando tutti a guardare al figlio Gesù per ritrovare speranza. Così il vescovo Antonio Napolioni nella memoria dell’Apparizione di Maria a Caravaggio.

Un invito rivolto in un 26 maggio insolito al Santuario di S. Maria del Fonte. I volontari della protezione civile agli ingressi a misurare la temperatura corporea. Tutti con indosso la mascherina. La basilica chiusa, così come il Sacro Fonte. Chiusi anche i rubinetti del Santuario. Eppure è stata comunque una giornata di devozione e supplica, all’insegna della festa per la patrona della Diocesi.

Gradualmente in un pomeriggio di sole gli spazi esterni del Santuario hanno iniziato a riempirsi con i fedeli che hanno preso posto negli spazi circostanti l’altare del Crocifisso, dinnanzi all’ingresso della basilica dove è stato posto il gruppo statuario dell’Apparizione. Portato all’esterno proprio per permettere l’afflusso dei fedeli in sicurezza. Tutto predisposto in modo da far rispettare le distanze, secondo le norme per la prevenzione del contagio da Coronavirus.

I ceri accesi in omaggio a Maria e la recita del Rosario hanno accompagnato tutto il pomeriggio. Sino alle 16.30, con l’ultima decina alla presenza anche i vescovi Napolioni e Lafranconi.

Tutto vissuto nel ricordo di quanto qui accadde 588 anni fa. Un evento straordinario che è stato ricordato nel racconto dell’Apparizione che la tradizione ha tramandato e che ha accompagnato sino alle 17 quando, dopo l’attesa orante nel silenzio, il suono festoso delle camapane e dell’organo hanno ricordato il prodigioso evento accaduto a Giannetta.

Un ricordo che ha assunto il sapore della gratitudine a Dio, della consolazione e della conversione, con l’acqua viva dello Spirito per il corpo della sua Chiesa. Per questo a caratterizzare questo momento è stata come sempre l’aspersione dei fedeli. Il vescovo Antonio Napolioni attorno all’altare, il prorettore don Cesare Nisoli e il collaboratore del Santuario don Tonino Bini negli altri spazi del Santuario che, nonostante la situazione contingente e il giorno infrasettimanale, all’ora dell’Apparizione ha visto convenire molti fedeli, dal circondario così come da altre parti della diocesi e dalle varie parti della regione.

Un momento atteso che, però, non tutti hanno potuto vivere in quanto prima dell’aspersione il numero delle presenze all’interno del Santuario ha raggiunto il limite consentito e i canelli sono stati chiusi, contingentando gli ingressi man mano che qualcuno lasciava il luogo.

Alla Memoria dell’Apparizione ha fatto seguito il canto del Vespro nel quale il Vescovo per la sua omelia ha voluto riflettere proprio sul silenzio con cui è stata vissuta l’attesa, silenzio che è «grembo della manifestazione dell’amore di Dio nella storia umana».

Motivo di speranza perché «l’Apparizione rende possibile la speranza». Perché, come ogni mamma, dà fiducia ai figli, senza soffocarli con la propria presenza, pronta a lasciarli affrontare l’avventura della libertà.

Uno sguardo di madre che è sempre garantito a distanza, discreto, fedele, sempre necessario e prezioso. In questo senso è sono da leggere le Apparizioni, «in quei momenti difficili in cui i figli cadono, si fanno male, si perdono e invocano» una mamma che arriva semplicemente per dire: «Ci sono, non avere paura, sono qui». «Credo che il messaggio essenziale – ha detto il Vescovo – sia questo “sono qui, non abbiate paura” con il solo fatto di esserci, anche dal Cielo». E da lì «ci dà pace, ci indica la strada, ci rimette in carreggiata, ci restituisce la speranza, perché ci insegna a guardare al Figlio Gesù».

Da ultimo il Vescovo ha invitato tutti i presenti a gridare: «Vieni Signore Gesù». «Vieni presto – ha affermato – non solo a liberarci dai mali di questo momento, non solo a ridarci giorni sereni, ma a essere tu la nostra vita, quella che nel profondo del cuore desideriamo, quella che Maria ha regalato al mondo». «Percé noi abbiamo bisogno – ha concluso – di orientare la nostra vita al suo ritorno, alla sua presenza, alla sua fedeltà, alla sua grazia».

 

Photogallery del pomeriggio al Santuario

 

 

Sulla soglia del Santuario la Madre va incontro ai suoi figli (FOTO e VIDEO)