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“L’amore per la Parola di Dio”, una raccolta delle riflessioni di Papa Paolo VI

Costante è stato il richiamo di Paolo VI, durante il suo pontificato, al culto e all’amore per la Parola di Dio. In un’udienza concessa all’Associazione Biblica Italiana nel 1970, per la quale si affida al consiglio di un grande esperto, il padre Carlo Maria Martini, allora Rettore Magnifico del Pontificio Istituto Biblico, ribadì tutta l’ansia della Chiesa nel favorire «ogni sforzo che tenda a raggiungere un’intelligenza sempre più profonda della Sacra Scrittura, per poter istruire i suoi figli con le divine parole».

In occasione della Domenica della Parola di Dio istituita da Papa Francesco, Mons. Leonardo Sapienza ripropone in questo volume, intitolato “L’amore per la Parola di Dio” di Paolo VI, alcune delle riflessioni più significative del Papa “Maestro della Parola”. Con la speranza che possano essere di aiuto a immergerci nel mare della Sacra Scrittura, come la chiama Sant’Ambrogio, per conoscerla sempre meglio e tradurla nella vita di ogni giorno.

“L’amore per la Parola di Dio”, a cura di Mons. Leonardo Sapienza, uscirà nel 2020 presso tutte le librerie San Paolo al prezzo di €12,50.

Leggi l’intera presentazione dell’opera




Domenica a Scandolara Ravara pranzo di beneficenza per il decimo anniversario dell’associazione Newtabor

Il giorno 13 febbraio ricorre il decimo anniversario della fondazione dell’associazione internazionale Newtabor OdV. Per questa occasione è stato organizzato un pranzo di beneficenza, domenica 16 febbraio 2020, presso la mensa delle scuole di Scandolara Ravara in Piazza Italia, di fianco alla chiesa S. Maria Assunta. L’evento è stato organizzato insieme ai volontari e ai collaboratori dell’Oratorio di Scandolara Ravara e Castelponzone e con il patrocinio del Comune di Scandolara Ravara.L’evento è stato organizzato per raccogliere fondi per i progetti missionari e umanitari del Newtabor, ma parte del ricavato sarà destinato alla missione diocesana di Salvador de Bahia, in Brasile, dove operano i “fidei donum” cremonesi don Emilio Bellani e don Davide Ferretti.

Don Ferretti è stato parroco di queste parrocchie fino allo scorso anno e per questo è stato pensato di coinvolgere tutta l’unità pastorale di Scandolara Ravara, Castelponzone, Motta Baluffi con Solarolo Monasterolo, San Martino del Lago, Ca’ de Soresini, Cingia de Botti e Vidiceto.

Durante il pranzo conviviale ci sarà anche l’opportunità di presentare l’Associazione Newtabor con tutti i progetti che sono in via di realizzazione in varie parti del mondo.

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“Eredi di futuro”, secondo appuntamento il 9 febbraio a Soresina

Continua in Zona II il percorso formativo per giovani, intitolato “Eredi di futuro”, il cui secondo appuntamento sarà domenica 9 febbraio, alle ore 18, presso l’oratorio Sirino di Soresina.

L’ospite della serata sarà Marta Danelli, volontaria dell’associazione Albero di Cirene, associazione nata nel 2002 a Bologna per la promozione e la valorizzazione della persona, in qualunque condizione essa si trovi.

Strutturato sulla declinazione di quattro verbi, “Eredi di futuro” propone questa volta una testimonianza focalizzata sul verbo “abitare”, calato nel contesto del progetto “Non sei sola”. Marta racconterà quindi cosa significa per lei abitare a Casa Magdala, a stretto contatto con giovani donne uscite da situazioni di violenza e sfruttamento.

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Cura delle fragilità ed ascolto della Parola nel cuore della visita del Vescovo a Bozzolo e San Martino dall’Argine

Il Vescovo Antonio Napolioni arriva puntuale a San Martino dall’Argine venerdì 7 febbraio. Nessun cerimoniale, affabile e semplice nei modi, rivolge le prime parole agli anziani perché “radici della comunità” e vicini alla meta, al “rifugio” sicuro in fondo alla “via perfetta di Dio” che ci aspetta.

Quando si rivolge a tutti nel solenne canto del Vespro, ci chiama al discernimento comunitario, per “assaporare meglio chi siamo agli occhi di Dio,  per scoprire in lui Gesù” ed essere, nel cuore, “popolo in festa”, “cenacolo di discepoli missionari” nella unità pastorale, operosi in spazi aperti al dialogo ma sommessi, perché risalti la presenza di Dio.

Ai membri dei Consigli pastorali ricorda che “La Parola ci chiama, ci interpella, ci illumina” e nell’incontro stravolge ogni formalità, sollecitando sapientemente la riflessione sull’ essere sale e luce, segno di speranza in una società oscurata che fatica a trovare Gesù. Ci sollecita perché  è  urgente “rievangelizzarci”,  sfidando diversità e complessità in comunione e nell’ascolto di Gesù.

Ai bambini incuriositi dalla papalina violacea racconta della crisi adolescenziale quindi della gioia di aver ritrovato se stesso e il Signore nell’esperienza scout e ai capi consiglia di mantenere vivo questo spirito, in un cammino di fede da tramandare, al passo coi tempi e con una visione di insieme.

Loro, commossi, lo salutano nella celebrazione eucaristica di oggi donandogli la cenere dell’ultimo bivacco, simbolo della fragilità umana ma augurio di buona strada da percorrere con ardore e passione.

Infine l’indirizzo pastorale lasciato alle Parrocchie riunite, nella solennità di un gesto che non lascia spazio a diverse interpretazioni: il Vangelo passato di mano in mano, da lui ai preti, fino ai bambini, perché arrivi di casa in casa e ognuno si faccia Chiesa missionaria e discepola, sale della terra e luce del mondo.

Omelia della Messa conclusiva

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Nel programma della visita pastorale una speciale attenzione è stata riservata alla realtà socio–sanitaria ed assistenziale.

«La valle dell’Oglio, culla di educatori, da Ferrante Aporti a don Primo Mazzolari – afferma il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio – è incubatoio di cooperazione, volontariato, cura ed accoglienza, rilanciate dalla Rerum Novarum, nella carità e solidarietà del territorio, con una storia ricca di realizzazioni concrete». Si tratta delle Case di Riposo, Domus a Bozzolo e Baguzzi–Dassù a San Martino, e l’Ospedale, vero valore identitario per la comunità. «È sorto nel Quattrocento nel futuro quartiere Trinità ad opera dei “Disciplini” – continua il Sindaco – contro le volontà di Vespasiano Gonzaga non fu mai trasferito al Tribunale ma in Borgo Lungo (ora via Bonoldi). Identità non solo e non tanto per testimoniare quel quarto di nobiltà di Provincia napoleonica, sede di Tribunale – Ospedale secondo solo al Poma di Mantova – quanto per garantire al Presidio Multifunzionale di Riabilitazione continuità e specialità di cura dopo il taglio della qualifica “per acuti”, la fuga a Mantova ed ora pare a Pieve di Coriano, distante 75 chilometri, della Riabilitazione Cardiorespiratoria».

Il destino della struttura ospedaliera è in divenire. «Assegnati i lavori del POT (Presidio Ospedaliero Territoriale) dotato di medici di base e specialisti, di Consultorio, mantenendo l’organico, si attende il recupero dell’intera struttura – sottolinea Torchio – dal chiostro ai pluviali, da troppo in lista d’attesa, alla funzionalità piena di Radiologia, all’incremento dei posti per sub–acuti, al potenziamento riabilitativo, ematico e dei prelievi anche grazie al supporto concreto di Ail ed una prospettiva al Centro Medico San Restituto, con la nuova gara di prossima assegnazione».

E aggiunge una nota per il legislatore: «Incombenze quali relazioni sismiche, guardie mediche interne, reti di fibra ottica, aggiunte al taglio dei disabili gravi, lievitano gli oneri di migliaia di euro annui sulle rette di degenza nelle Case di Riposo. Si rischia di indebolire quella rete di solidarietà a cui ha concorso storicamente la presenza religiosa sia nell’assistenza che nell’educazione». Aspetto non irrilevante nel leggere la storia dell’impegno cristianamente orientato a servizio della collettività.

 

Dal punto di vista pastorale è il Parroco moderatore dell’Unità don Luigi Pisani a cogliere il cuore della Visita del vescovo Napolioni a Bozzolo e San Martino dall’Argine, come occasione di conoscenza, verifica e nuova proposta:

«La visita pastorale del Vescovo a una comunità parrocchiale serve per mettere un po’ tutti «sull’attenti» e rispolverare alcuni atteggiamenti tipici del credente: lasciarsi radunare, saper ascoltare, imparare a discutere, decidersi per un impegno nella realizzazione delle scelte concordate e condivise. Così penso sia stato per le nostre comunità di Bozzolo e S. Martino dall’Argine – da poco tempo messe insieme per formare un’Unità pastorale – che hanno accolto con gioia il Vescovo Antonio.

Sotto la presidenza e l’accompagnamento del Pastore abbiamo riflettuto essenzialmente su due ambiti: la verifica del cammino di Unità pastorale e la proposta di «nuova evangelizzazione» per gli adulti. Sul primo tema le difficoltà, evidentemente, sono emerse da subito. Ma potremmo anche timidamente dire siano state affrontate con serenità e speranza. I primi passi condivisi hanno interessato la liturgia, con il ritrovo periodico dei gruppi liturgici per l’animazione dei momenti forti dell’anno liturgico e delle ricorrenze, per la cura del canto liturgico, per vivere insieme il Triduo pasquale. Nel settore catechistico unitaria è divenuta la formazione dei catechisti del percorso catecumenale vissuto in ambedue le Parrocchie, l’animazione della Messa dei ragazzi nella celebrazione della Eucaristia domenicale, gli incontri con i genitori del cammino catecumenale (alcuni svolti insieme, altri nelle singole parrocchie).

La vita degli oratori si è organizzata insieme, con due grandi iniziative estive: Grest e campiscuola. Preparazione e formazione degli educatori vengono attuate insieme e secondo l’indicazione diocesana. Unitaria è anche la conduzione legale ed economica dei due bar degli Oratori.
Condivise sono anche la visita agli ammalati, la benedizione delle famiglie ogni anno con l’aiuto di sacerdoti e suore, il giornalino parrocchiale che esce con diversa intestazione ma riporta alcuni articoli in comune.

Questo è il cammino già intrapreso e sperimentato. Non privo di difficoltà, ma anche di soddisfazioni e di speranze. Problema aperto: la parrocchia di S. Martino richiederebbe la presenza stabile di un sacerdote per un riferimento più frequente per la gente. Cosa che attualmente si realizza solo in due giorni alla settimana.
Riguardo l’evangelizzazione i sacerdoti sono impegnati nella catechesi per i ragazzi della scuola elementare e media, in un appuntamento metodico di catechesi con adolescenti e giovani (novità recente e significativa). Una scelta non priva di difficoltà ma da sostenere con assiduità e determinazione.

Diversa è la situazione del mondo adulto: a Bozzolo in parrocchia è già attuato un cammino di catechesi per adulti, limitata ad alcuni periodi forti dell’anno. A San Martino – tuttavia – tale proposta non ha avuto successo. L’occasione della Visita pastorale è stata quindi preziosa per un’ulteriore proposta di nuova evangelizzazione, nella forma dei «Centri di ascolto» ospitati in alcune famiglie, convocando i residenti più prossimi. Un tentativo da sperimentare suddividendo adeguatamente il territorio in una decina di punti di ritrovo, sotto la guida e l’accompagnamento di un sacerdote, di una suora o di un laico che precedentemente abbiano concordato temi e modalità.

Un’esperienza ovviamente da sottoporre a verifica e aggiornamento per renderla sempre più idonea all’obiettivo di raggiungere una più ampia accoglienza di adulti rispetto a quanto la catechesi tradizionalmente condotta in parrocchia abbia ottenuto. Un progetto sul quale invocare la benedizione del Signore.

 

La riflessione è dunque centrata sulla dimensione Unitaria, come sottolinea Emilia Gazzoni, educatrice e catechista:

«Pur nella diversificazione di significati attribuiti all’unità pastorale, il concetto in sé si struttura in una mappa di parole–chiave imprescindibili che richiedono una nuova idea di sistema ecclesiale. Comunione e missione «profondamente coniugate tra loro… al punto che la comunione rappresenta la sorgente e insieme il frutto della missione» (Giovanni Paolo II – Esortazione apostolica Christifideles laici, 32) delineano il percorso da seguire per una Chiesa già chiamata a riflettere sui cambiamenti epocali della società.

Se articolate nella «vita domestica» delle parrocchie in unità, comunione e missione diventano efficaci nella misura in cui nel territorio si procede con logica integrativa in progetti interparrocchiali di ministerialità diffusa dove laici e presbiteri possano esprimere al meglio la propria vocazione. Ma non «da necessità virtù» nasce l’unità pastorale, perchè è un dato di fatto il calo dei preti che faticano a garantire impegni e messe. C’è necessità invece di una «nuova cristianità», di un «alfabeto essenziale» per «irradiare la fede» e perché «tutti abbiano l’abbondanza della vita in Cristo, la gioia del Vangelo, la possibilità di relazioni fraterne» (mons. Antonio Napolioni, Linee pastorali 2019–2020).

Con decreto vescovile del novembre 2018 si è costituita l’unità pastorale tra Bozzolo e San Martino dall’Argine, comunità mantovane della Diocesi di Cremona, a poca distanza l’una dall’altra, in un territorio già caratterizzato da interazioni e scambio di risorse. Siamo in cammino, a piccoli passi stiamo affrontando un passaggio culturale impervio, più o meno consapevoli che la questione riorganizzativa non è la meta. Per procedere nella giusta direzione e non lasciare intentata questa occasione di forte crescita cristiana, dobbiamo dotarci di un rinnovato fervore spirituale, di una visione prospettica di fede, di una più incisiva missione evangelica».




Dal 7 al 9 febbraio, il Vescovo incontra le parrocchie di Bozzolo e San Martino dall’Argine

Da venerdì 7 a domenica 9 febbraio, la Visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni farà tappa in territorio mantovano per l’incontro con le comunità di Bozzolo e San Martino dall’Argine.Si inizia venerdì con la Messa alla casa di riposo di S. Martino e la successiva visita nelle abitazioni di alcuni ammalati. Dopo il pranzo con i sacerdoti dell’unità pastorale, il pomeriggio a Bozzolo sarà dedicato ai giovani del catechismo, ai catechisti e ai genitori accompagnatori. In serata, infine, l’ incontro con i Consigli pastorali presso la casa “Piccola Betania”.

Nella mattinata di sabato, invece, il Vescovo farà visita alla casa di riposo di Bozzolo e incontrerà i ragazzi del catechismo di S. Martino. Nel pomeriggio sarà all’ospedale di Bozzolo per un incontro con lo staff medico e con gli ammalati. In serata, nella casa parrocchiale di Bozzolo, con il locale gruppo Scout.

Domenica 9 febbraio alle 10.30 nella chiesa di Bozzolo il vescovo presiederà la Messa conclusiva, seguita dal pranzo comunitario offerto in oratorio dove i parrocchiani potranno porgere il proprio saluto a monsignor Napolioni a conclusione della visita pastorale.




San Francesco Spinelli, il 6 febbraio festa a Rivolta d’Adda con il Vescovo

Il 2 febbraio, nella Giornata mondiale della vita consacrata, ha preso ufficialmente il via il programma celebrativo che accompagnerà le Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda alla festa del proprio fondatore, il sacerdote san Francesco Spinelli, canonizzato da papa Francesco il 14 ottobre 2018.

Da lunedì 3 a mercoledì 5 febbraio il Triduo di preghiera che si aprirà ogni mattina con la Messa delle 7 nella chiesa della Casa madre di Rivolta d’Adda. Inoltre lunedì alle 17.45 rosario meditato e vespro; martedì mattina celebrazione penitenziale. Mercoledì sera, alla vigilia della festa per il fondatore, adorazione eucaristica.

La giornata del 6 febbraio si aprirà con la Messa delle 7 presso la Casa madre, seguita alle 8.30 dall’Eucaristia nella chiesa parrocchiale di Rivolta d’Adda.

Alle 17.30, nella chiesa della Casa madre delle Adoratrici, la celebrazione solenne presieduta dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, che in precedenza visiterà le suore anziane nella vicina Casa Santa Maria, presiedendo la preghiera del Vespro.

Tutti gli appuntamenti sono aperti a tutti.

6 FEBBRAIO
San Francesco Spinelli, sacerdote (memoria)
Messale    Lezionario    Liturgia Ore
Melodie per la Liturgia delle Ore

 

Biografia del beato Spinelli

Nato a Milano il 14 aprile 1853 da genitori bergamaschi a servizio dei Marchesi Stanga, Francesco cresce bravo e vivace e, come S. Giovanni Bosco, è pieno di gioia quando attira gli altri bambini organizzando spettacolini di marionette.  Quando è libero, la mamma lo conduce a visitare poveri e ammalati e lui è felice di amare e aiutare il prossimo, come insegnato da Gesù.

Nasce la vocazione, e Francesco studia a Bergamo, e viene ordinato sacerdote nel 1875.  In quello stesso anno si reca a Roma per il Giubileo, e in S. Maria Maggiore ha una visione: uno stuolo di vergini che adorano Gesù Sacramentato. Don Francesco capisce il progetto della sua vita, ma aspetta il momento giusto per realizzarlo.

Tornato da Roma, svolge attività educative e una scuola serale presso l’ oratorio di don Palazzolo, un’apostolato fra i poveri nella parrocchia dello zio don Pietro, l’insegnamento in Seminario e la guida di alcune comunità religiose femminili, fino a quando nel 1882 recatosi a S.Gervasio d’Adda (CR) incontra una giovane ragazza, Caterina Comensoli, che desidera diventare religiosa in una congregazione che abbia come scopo l’Adorazione Eucaristica.

Don Francesco può così realizzare quel sogno visto in S. Maria Maggiore. Il 15 dicembre 1882 le prime aspiranti suore entrano in una casa che sarà il primo convento, in via S. Antonino a Bergamo. Quel giorno l’Istituto delle Suore Adoratrici ha inizio.  Intanto si aprono nuove case e le religiose accolgono handicappati, poveri e ammalati.

Tutto va bene fino a quando, per una serie di spiacevoli equivoci, don Francesco è costretto ad abbandonare la diocesi di Bergamo, e il 4 aprile 1889 si trasferisce in diocesi di Cremona, a Rivolta d’Adda, dove le sue figlie hanno aperto una casa. Il sacerdote non può più governare l’Istituto, e così la fondazione si divide: madre Comensoli fonda la congregazione delle Suore Sacramentine, don Francesco quella delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Ottenuta la giusta approvazione, le Adoratrici prendono vita. Esse hanno il compito di adorare giorno e notte Gesù nell’Eucarestia e di servire i fratelli poveri e sofferenti, nei quali “Ravvisare il Volto di Cristo”.  Gesù è la fonte e il modello della vita sacerdotale di don Francesco, dal quale prendeva forza e vigore per servire gli altri.

A Rivolta si piega a cercare Cristo fra gli infelici, gli emarginati, i respinti, e dove c’è un bisogno di qualsiasi tipo: scuole, oratori, assistenza agli infermi, agli anziani soli.

I suoi prediletti sono i portatori di handicap, per i quali nutre un affetto di padre. Per loro, oltre all’assistenza, si prodiga per farli organizzare in semplici lavori per sollecitare la loro capacità e promuovere una maggiore autonomia personale. Crede in loro e non li tratta come dei “minorati”.

Accoglie i giovani del grosso borgo cremonese, nella casa madre, ed è felice di trovarsi con loro e farli divertire.  Circondato da vastissima fama di santità, raggiunge l’amato Dio, il 6 febbraio 1913.

Viene dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992, nel Santuario Mariano di Caravaggio, e proclamato santo in piazza San Pietro da Papa Francesco il 14 ottobre 2018.

 

Le parole e le immagini della Canonizzazione 




Il Vescovo a Rivolta d’Adda nella festa di San Francesco Spinelli (FOTO E AUDIO)

Prima la visita alla casa Santa Maria, che ospita le suore anziane ed ammalate, poi la messa solenne in Casa madre. Questi i due momenti che nel pomeriggio di giovedì 6 febbraio hanno caratterizzato la presenza del vescovo Antonio Napolioni presso le suore Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda nel giorno della festa del loro fondatore, San Francesco Spinelli.

Accompagnato dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e dal cerimoniere don Flavio Meano, in Casa Santa Maria il vescovo ha prima celebrato il vespro e poi incontrato le religiose per un saluto. «La stagione che vivete ora in questa casa – ha detto monsignor Napolioni alla suore presenti nella chiesetta della struttura di via Piave nella breve riflessione tenuta durante il vespro – non vi deve far sentire arrivate. Il Signore dà l’appuntamento a tutti noi nei nostri cuori, non si stanca mai di visitarci e di parlarci. Allora grazie e avanti. Grazie perché ogni giorno rinnovate il vostro sì, non meno difficile di quello in certi momenti entusiasmanti e di altri fragilissimi. Avanti dietro di Lui, con i fratelli, le sorelle e con tutta la Chiesa».

Omelia del Vescovo nei vespri a Santa Maria

Alle 17.30 il Vescovo ha presieduto la messa nella chiesa della casa madre delle Adoratrici, concelebrata da monsignor Dante Lafranconi, dal parroco di Rivolta monsignor Dennis Feudatari e da altri sacerdoti dicoesani e allietata dalla preghiera cantata dalle corali di Cella Dati, Derovere e Pugnolo. A rappresentare l’Amministrazione comunale c’erano gli assessori Andrea Vergani e Fiorella Boschetti con accanto il presidente della Pro Loco Giuseppe Strepparola, il presidente della Bcc di Caravaggio e Cremasco Giorgio Merigo ed il sindaco di Offanengo Gianni Rossoni.

A madre Isabella Vecchio, superiora generale delle Adoratrici, il compito di salutare il vescovo Antonio. «Dal cielo, San Francesco Spinelli – ha detto – oggi guarda e benedice anche lei, Eccellenza. Grazie al vescovo Dante che continua a portarci nel cuore, ai preti, alle suore e a tutti coloro che oggi sono qui in questa chiesa».

Saluto della superiora generale, madre Isabella Vecchio

«Il Signore è con noi e ci propone, mediante la figura di San Francesco Spinelli, la possibilità di una vita più bella di quella che finora abbiamo assaporato» ha esordito il vescovo Napolioni nella sua omelia, soffermandosi poi sulle letture e sul vangelo. «Chi mangia questo pane – ha proseguito – vivrà in eterno. Su questa frase del vangelo San Francesco Spinelli non ha detto “speriamo” ma ha insistito, costruendoci sopra una vita. Affido alle suore questa esortazione, questo “vivrà in eterno”, da interpretare non solo in chiave individuale ma anche in chiave comunitaria. Tutte le storie vissute sulla terra – ha concluso – nella misura in cui sono state docili alla provvidenza del Padre, sono eterne».

La celebrazione si è conclusa con la preghiera e la benedizione solenne impartita dal vescovo davanti all’urna di padre Spinelli.

Omelia del Vescovo nella Messa in Casa madre

 

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Biografia di san Francesco Spinelli

Nato a Milano il 14 aprile 1853 da genitori bergamaschi a servizio dei Marchesi Stanga, Francesco cresce bravo e vivace e, come S. Giovanni Bosco, è pieno di gioia quando attira gli altri bambini organizzando spettacolini di marionette.  Quando è libero, la mamma lo conduce a visitare poveri e ammalati e lui è felice di amare e aiutare il prossimo, come insegnato da Gesù.

Nasce la vocazione, e Francesco studia a Bergamo, e viene ordinato sacerdote nel 1875.  In quello stesso anno si reca a Roma per il Giubileo, e in S. Maria Maggiore ha una visione: uno stuolo di vergini che adorano Gesù Sacramentato. Don Francesco capisce il progetto della sua vita, ma aspetta il momento giusto per realizzarlo.

Tornato da Roma, svolge attività educative e una scuola serale presso l’ oratorio di don Palazzolo, un’apostolato fra i poveri nella parrocchia dello zio don Pietro, l’insegnamento in Seminario e la guida di alcune comunità religiose femminili, fino a quando nel 1882 recatosi a S.Gervasio d’Adda (CR) incontra una giovane ragazza, Caterina Comensoli, che desidera diventare religiosa in una congregazione che abbia come scopo l’Adorazione Eucaristica.

Don Francesco può così realizzare quel sogno visto in S. Maria Maggiore. Il 15 dicembre 1882 le prime aspiranti suore entrano in una casa che sarà il primo convento, in via S. Antonino a Bergamo. Quel giorno l’Istituto delle Suore Adoratrici ha inizio.  Intanto si aprono nuove case e le religiose accolgono handicappati, poveri e ammalati.

Tutto va bene fino a quando, per una serie di spiacevoli equivoci, don Francesco è costretto ad abbandonare la diocesi di Bergamo, e il 4 aprile 1889 si trasferisce in diocesi di Cremona, a Rivolta d’Adda, dove le sue figlie hanno aperto una casa. Il sacerdote non può più governare l’Istituto, e così la fondazione si divide: madre Comensoli fonda la congregazione delle Suore Sacramentine, don Francesco quella delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Ottenuta la giusta approvazione, le Adoratrici prendono vita. Esse hanno il compito di adorare giorno e notte Gesù nell’Eucarestia e di servire i fratelli poveri e sofferenti, nei quali “Ravvisare il Volto di Cristo”.  Gesù è la fonte e il modello della vita sacerdotale di don Francesco, dal quale prendeva forza e vigore per servire gli altri.

A Rivolta si piega a cercare Cristo fra gli infelici, gli emarginati, i respinti, e dove c’è un bisogno di qualsiasi tipo: scuole, oratori, assistenza agli infermi, agli anziani soli.

I suoi prediletti sono i portatori di handicap, per i quali nutre un affetto di padre. Per loro, oltre all’assistenza, si prodiga per farli organizzare in semplici lavori per sollecitare la loro capacità e promuovere una maggiore autonomia personale. Crede in loro e non li tratta come dei “minorati”.

Accoglie i giovani del grosso borgo cremonese, nella casa madre, ed è felice di trovarsi con loro e farli divertire.  Circondato da vastissima fama di santità, raggiunge l’amato Dio, il 6 febbraio 1913.

Viene dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992, nel Santuario Mariano di Caravaggio, e proclamato santo in piazza San Pietro da Papa Francesco il 14 ottobre 2018.

 

Le parole e le immagini della Canonizzazione 




Unitalsi, il resoconto dell’assemblea annuale della Sottosezione di Cremona

La recente assemblea annuale della Sottosezione di Cremona dell’Unitalsi, svoltasi domenica 19 gennaio presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, è stata una verifica dello stato dell’associazione e occasione utile per conoscere le iniziative e i pellegrinaggi proposti nel 2020.

Il presidente, Marco Tiziano Guarneri, nella sua relazione, ha sottolineato come «in un mondo caratterizzato dalla frenesia e dalla logica del dare per avere, noi unitalsiani, che abbiamo rinnovato il nostro “sì” alla scelta di stare accanto ai malati, ai sofferenti e ai bisognosi, vogliamo confermare la nostra volontà di essere persone che amano il servizio e lo fanno pienamente e gratuitamente. Vogliamo esprimere il carisma della carità, vogliamo essere servitori e metterci in sintonia ed in ascolto con il malato e l’indifeso, nel tentativo di contribuire a costruire una comunità ed una fraternità più degna ed accogliente e fuori dalle logiche dell’individualismo».

Il prossimo appuntamento in evidenza è la Giornata del malato, che sarà celebrata l’11 febbraio a Dosolo. A seguire la Giornata nazionale Unitalsi del 21 e 22 marzo, con la tradizionale proposta delle piantine di ulivo, e poi il ritiro spirituale del 5 aprile. Senza tralasciare gli incontri mensili, momenti di preghiera e di formazione, a cui sono invitati i soci e tutti coloro che sono vicini all’Unitalsi.

Proposti, inoltre i pellegrinaggi per i giovani: a Loreto dal 5 all’8 giugno, a Lourdes dal 2 al 7 agosto e a Caravaggio il 27 settembre.

Importanza particolare riveste la proposta di formazione 2020 “Prepariamoci ad accompagnare” della Sezione lombarda presso la sede di Milano, che mira ad aiutare tutto il personale nel non facile cammino di accompagnamento di ammalati e pellegrini. È articolata in quattro incontri e affronterà tematiche di fede e relazionali, ma anche pratiche ed operative.

All’assemblea era presente anche la vicepresidente regionale, Graziella Moschino, che ha avuto modo di illustrare il progetto “Casa Frizzi”: una casa, sita a Milano, intitolata al celebre presentatore e finalizzata a ospitare i genitori di piccoli pazienti che sono ricoverati nelle strutture ospedaliere di Milano ed hinterland.

L’assemblea, caratterizzata dal’approvazione del bilancio economico definitivo 2019 e del bilancio preventivo del 2020, era iniziata con la Messa presieduta dall’assistente don Maurizio Lucini (ricordati i volontari defunti) e si è conclusa con un momento insieme per la cena.




Messa con il vescovo Napolioni per i 120 anni della Latteria Soresina

Amministratori, parroci e comuni cittadini hanno partecipato questa mattina alle celebrazioni per il 120esimo compleanno della “Latteria Soresina”, culminate con la Messa presieduta dal  vescovo Napolioni presso lo stabilimento. Prima della celebrazione eucaristica, è stato proiettato un video per ripercorrere le tappe e i successi della cooperativa nata nel 1900 come un gruppo di 19 allevatori e 2 ingegneri e che si è sviluppata sino ad oggi, affermandosi come una realtà fruttuosa e conosciuta a livello internazionale, raccontando la storia di un’azienda capace di innovare e rinnovarsi da decine di anni, sempre al pari passo con i cambiamenti storici, i progressi tecnologici e le trasformazioni culturali. «Una storia bellissima, di orgoglio e indipendenza, di attaccamento al territorio ma anche di rispetto per la natura e per le sue insostituibili risorse», ha commentato il prefetto di Cremona dott. Vito Danilo Gagliardi. «Protagonista è il latte, sinonimo di vita, testimonianza più concreta ed immediata della forza della vita, in grado di opporsi continuamente contro ogni avversità e nutrire la speranza, vincendo anche le Guerre e la povertà».

Questa storia è fatta sicuramente di strategie di vendita e produzione, ma è anche e soprattutto il prodotto di sogni, pensieri e incontri di migliaia di persone: infatti, come ha sottolineato il presidente dott. Tiziano Fusar Poli, «non ci sarebbe l’oceano senza le gocce: ognuno ha il suo pezzo di responsabilità, di merito o demerito; ognuno di noi è importante, anche coloro che, agli occhi miopi del mondo, non sembrano esserlo».

Anche il sindaco di Soresina, Diego Vairani, in rappresentanza dell’amministrazione comunale insieme all’assessore Fabio Rolfi, si è unito al coro degli auguri sottolineando la centralità dei «collaboratori di ieri, di oggi e di domani» che hanno reso e renderanno grande la cooperativa; motivo per cui, come ha aggiunto il direttore generale Michele Falzetta, questo momento di festa regala sorrisi ed emozioni.

Il vescovo Napolioni, nell’omelia pronunciata durante la Messa, ha specificato che «se oggi siamo qui a festeggiare i 120 anni di crescita laboriosa, faticosa, coraggiosa è perché dei credenti hanno osato andare al di là di uno sguardo miope, al di là dell’interesse privato inteso in termini esclusivi; hanno osato credere che ci fosse un moltiplicatore di benessere che non è l’egoismo, ma che è la solidarietà, la cooperazione». Tuttavia, ha concluso, «oggi ci vantiamo – giustamente – dei risultati, ma verremo giudicati sui frutti, non suoi risultati; i frutti vengono da un albero che ha radici profonde ed in cui scorre la vita, e dove si ha cura del debole». Il vescovo ha invitato dunque a non perdere di vista la nostra identità di figli e fratelli, chiamati a generare un bene grande, tessendo reti di collaborazione e solidarietà, come Latteria Soresina si impegna a fare da ormai 120 anni.




Giornata della Vita consacrata: «Attenti al “raffreddore” del carisma, accendiamo il mondo di un amore infuocato»

Nel pomeriggio di domenica 2 febbraio a Cremona il vescovo Napolioni ha presieduto l’Eucaristia per i religiosi della diocesi in occasione della 24esima Giornata mondiale della vita consacrata, che ogni anno si celebra nella festa della Presentazione di Gesù al tempio, presso la casa madre dell’Istituto delle suore della Beata Vergine, alla presenza del delegato episcopale per la vita consacrata don Giulio Brambilla, del delegato diocesano Cism padre Virginio Bebber e di madre Giuliana Arsuffi, incaricata diocesana Usmi.

È stata proprio madre Giuliana a introdurre la celebrazione, ricordando l’occasione di festa per «la bellezza di tanto amore ricevuto e donato» e ringraziando quanti – dal vescovo Napolioni, ai tanti fratelli e sorelle che quotidianamente incontrano sulla loro strada i consacrati e le consacrate – «per la condivisione della gioia» della vocazione.

Saluto di madre Giuliana Arsuffi, delegata USMI

Riprendendo poi la liturgia della Parola, e in particolare la prima lettura tratta dal libro del profeta Malachia, il vescovo Napolioni ha proposto una sua riflessione sull’annuncio del Messia e sul suo ingresso al tempio, raccogliendo parole che «si possono applicare a tutti noi» e in particolare – ha aggiunto – ai consacrati e alle consacrate.

A loro ha rivolto il suo pensiero monsignor Napolioni durante l’omelia articolata su tre punti fondamentali così riassunti in conclusione: incarnazione, spirito ed eternità.

«Non è un tempio di pietra che può contenere la grandezza di Dio», ha sottolineato. Per questo «Dio ha scelto di abitare il tempio della vita umana». Da qui «il primo compito di un credente (e a maggior ragione di un consacrato o di una consacrata) è quello di far entrare il Signore nella nostra vita, ed entrare al modo del Signore nella vita che ci circonda» con un’attenzione particolare alle tante forme di povertà che abito i nostri luoghi. Non dunque da «spettatori», perché «il Signore – ha aggiunto ancora – ci chiede di partecipare alla sua opera» con quella fecondità «concessa anche a chi rinuncia alla famiglia secondo la carne per fare di ogni carne la sua famiglia»

«In quale tempio dobbiamo entrare noi oggi – ha chiesto dunque il vescovo – se il mondo sembra voler fare a meno di noi?». L’invito è quello alla fiducia nella «fantasia più grande di Dio» e all’ascolto del «vagito» che si nasconde dietro la secolarizzazione e la bestemmia, dei figli che «tutti cercano un Padre che non sbatte mai la porta del cielo».

Il Vescovo ha così sollecitato religiose e religiosi a cercare «l’amore infuocato di Dio che purifica e trasforma» un mondo raffreddato: «Attenti al raffreddore del carisma, della comunità, della testimonianza. Abbiamo bisogno di farci riaccendere continuamente, dall’iniziativa di Dio e dalla responsabilità personale».

L’ultimo passaggio dell’omelia è stato perciò uno sguardo alla «offerta gradita a Dio»: non un gesto rituale ma «una vita che si consuma illuminando». Anche – ha aggiunto – quando un carisma va ad esaurimento e ci attacchiamo alle nostre opere senza riconsegnarle al Signore». Una teologia della ri-consegna che dona pienezza, da riscoprire «nella nostra quotidianità e nella quotidianità delle persone che incontriamo».

 

Omelia del vescovo Napolioni

Alla celebrazione hanno preso parte i religiosi e le religiose, delle diverse congregazioni, che operano in diocesi. Folta la rappresentanza delle suore della Beata Vergine, che ha ospitato quest’anno la celebrazione, con la superiora generale madre Piera Monzani.

Durante la celebrazione sono state rinnovate le promesse religiose ed è stata anche l’occasione per ricordare i più significativi anniversari di professione. Hanno infatti festeggiato il 75° suor Carmela Bariani, suor Melania Della Valle e suor Amelia Vezzoli; il 70° suor Iside Barzaghi, suor Franceschina Raimondi e suor Desideria Sarti. Consistente il gruppo del 60°: padre Francesco Avi, suor Serena Bolzoni, suor Agostina Ferrari, suor Maria Luigia Maffeis, suor Armanda Raineri, suor Isidora Rotini, suor Marina Ruggeri, suor Luisa Sala e suor Emilia Varini. Numerose anche le religiose che festeggiano il 50°: madre Giuliana Arsuffi, madre Nancy Micallef, madre Enrica Pagnoncelli, madre Adriana Rossi e suor Nunzia Verrigni. Due le suora che hanno celebrato il 25° di professione: suor Paola Rizzi e suor Ivana Signorelli.

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