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Edizioni San Paolo, tre volumi per accompagnare al matrimonio

Le Edizioni San Paolo (Gruppo Editoriale San Paolo) propongono tre volumi pensati per accompagnare i neo-sposi e i fidanzati verso il matrimonio.

Non c’è due senza Te”, scritto da tre coppie di amici, è un libro che propone un percorso completo (con letture, catechesi e laboratori) per creare un gruppo parrocchiale rivolto ai neo- sposi. [leggi la scheda]

Vi sono poi i due testi di Salvatore Muratore. “Come gioisce lo sposo per la sposa. Itinerario di fede per i fidanzati”: una catechesi per i giovani che si preparano al matrimonio cristiano). [leggi la scheda]. E “Come gioisce lo sposo per la sposa. Sussidio per gli accompagnatori”: uno strumento utile per le comunità cristiane e gli operatori pastorali per proporre esperienze significative sia sia negli itinerari per fidanzati sia nei gruppi di coppie che vogliono intraprendere un percorso di riscoperta della fede sulle vie dell’amore. [leggi la scheda]




Cesti alimentari, bollette e tablet: a Cicognara cresce la solidarietà in parrocchia

Due fedeli dell’unità pastorale Beata Vergine delle Grazie (che riunisce le comunità di Cicognara, Cogozzo e Roncadello) hanno consegnato al parroco don Andrea Spreafico l’intero ammontare dei loro stipendi di marzo. «E altre buste sono arrivate nelle cassette delle offerte».

Ma non solo: nelle poche messe celebrate sinora, le offerte depositate nei cestini, se pure hanno fatto registrare un calo delle monetine, hanno fatto segnare un aumento delle banconote. Nonostante il momento difficile a causa dell’emergenza sanitaria e sociale, i parrocchiani si stanno insomma dimostrando più generosi che mai.
«In questo modo – nota don Spreafico nel ringraziare chi si fa carico dei bisogni altrui – le parrocchie potranno continuare ad affrontare spese, utenze, mutui e assicurazioni, e a tenere vivo il fondo Caritas».
Molti hanno voluto dimostrare la loro solidarietà donando generi di prima necessità: «Nei cesti per la raccolta Caritas – afferma il sacerdote – sono stati lasciati olio, cibo in scatola, biscotti per i bambini. Grazie a ciò, riusciremo ad aiutare altre cinque famiglie».
La ditta Barilla e la Caritas diocesana hanno tra l’altro messo a disposizione sette tablet, da consegnare a bambini privi di dispositivi tecnologici a casa e pertanto in difficoltà a seguire la didattica a distanza. Altre aziende hanno messo a disposizione mascherine, igienizzanti, prodotti per la pulizia della casa e cancelleria. La Caritas zonale ha invece erogato una cospicua offerta all’ospedale Oglio-Po, per sostenerlo nei giorni drammatici dell’emergenza, e pagato inoltre bollette e utenze a famiglie in difficoltà per quasi 2000 euro.
«È’ bello vedere – commenta il parroco – che accanto a un cristianesimo ampolloso e teorico, ce n’è uno molto pratico, che è poi quello che scalda davvero i cuori, compreso quello del Signore».




La cover di Fix YouIl eseguita a distanza dal coro parrocchiale di Sospiro (VIDEO)

“Le luci ti guideranno verso casa”. Con questo messaggio di speranza e di consolazione inizia il ritornello di “Fix You”, celebre brano dei Coldplay, pop band fondata a Londra alla fine degli anni Novanta dal cantante Chris Martin. La canzone uscita nel 2005 è stata interpretata, ispirandosi all’arrangiamento per coro femminile del OCC Senior Choir, dal coro parrocchiale di Sospiro, il cui repertorio spazia dalla musica liturgica alla musica pop.

La maestra Letizia Tira, insegnante di musica e pianoforte alla scuola Sacra Famiglia di Cremona, ha diretto le 20 voci rosa che si sono esibite, insieme alla solista e pianista Ilaria Abruzzi con l’accompagnamento della chitarra di Lino Galimberti, in un’emozionante e delicato viaggio musicale.

«Non possiamo ancora cantare insieme dal vivo – racconta la direttrice del coro – ma in questi mesi il gruppo è rimasto unito e vogliamo essere sempre presenti per la nostra comunità, manifestando la nostra vicinanza anche in questa fase di graduale ripartenza. Abbiamo scelto “Fix You” perché questo tipo di arrangiamento ben si adatta alla nostra formazione vocale, ma soprattutto per il significato delle parole, ricche di sentimenti vissuti, di condivisione del dolore e di quelle luci che ci riportano a casa. Questa canzone è dedicata a chi si sente impotente di fronte agli eventi non modificabili della vita, in cui né amare né fare del proprio meglio basta; la casa è vista come il “posto sicuro”, un luogo familiare dove ognuno di noi può trovare qualcuno in grado di consolarlo. Mai come in questo periodo di lontananza noi del coro ci siamo sentite così vicine, a riprova di come la musica sia un veicolo di unione e condivisione di sentimenti che aiutano le persone a sentirsi parte di un’unica entità».

 




VatiVision: dall’8 giugno il nuovo servizio streaming on demand di contenuti di carattere culturale, artistico e religioso

A partire dall’8 giugno disponibile VatiVision, il nuovo servizio streaming on demand di contenuti di carattere culturale, artistico e religioso ispirati al messaggio cristiano. VatiVision nasce dall’unione di due realtà: Officina della Comunicazione, società di produzione cinematografica che negli ultimi anni ha realizzato in collaborazione con diversi Enti vaticani produzioni destinate alla diffusione su importanti network nazionali, e Vetrya, gruppo italiano quotato alla Borsa di Milano e leader nello sviluppo di servizi, piattaforme e soluzioni digitali che ha reso possibile la realizzazione della piattaforma tecnologica. Main Sponsor del progetto è UBI Banca, che ha supportato l’iniziativa dalla sua ideazione e continuerà ad affiancarla per i prossimi anni, anche in qualità di partner tecnico.

Il servizio sarà disponibile in tutto il mondo in modalità multi-screen, attraverso browser, collegandosi a www.vativision.com oppure come app su smartphone, tablet, smart tv e set-top box, dove è già presente in tutti gli store digitali.

Al lancio VatiVision conta già numerosi documentari religiosi, quali “Lourdes” e i “Grandi Papi”, film e documentari dedicati alle grandi biografie quali Padre Pio o nell’ambito artistico documentari d’arte che offrono percorsi tematici di sicuro impatto. Tutti contenuti che sarà possibile acquistare o noleggiare comodamente dal divano di casa e in mobilità, attraverso le app disponibili sui principali store (Apple, Google, Samsung, Android TV e TIMVISION). VatiVision sarà disponibile dal primo giorno su TIMVISION e sarà presto fruibile anche su altri operatori di telecomunicazioni internazionali, broadcaster e media company, anche in virtù di accordi strategici che la società sta stringendo con i principali player del settore.

“Rinnovare la comunicazione, utilizzando gli strumenti e i linguaggi moderni, ottimizzando nel contempo l’efficienza distributiva di contenuti video grazie al digitale: questo è l’obiettivo di VatiVision, una piattaforma OTT unica nel suo genere”. Lo ha detto Luca Tomassini, presidente e amministratore delegato del Gruppo Vetrya e presidente di VatiVision, presentando il nuovo servizio streaming on demand di contenuti di carattere culturale, artistico e religioso ispirati al messaggio cristiano: “Con questo servizio volgiamo lo sguardo verso una platea potenziale composta da oltre un miliardo di fedeli cattolici nel mondo, con l’intento di offrire loro contenuti di indiscussa qualità e contribuire ad una profonda innovazione nelle modalità di veicolazione del messaggio cristiano”.

“Siamo felici di poter finalmente mettere a disposizione degli utenti un servizio di valore, frutto della sensibilità, della conoscenza e dell’esperienza che Officina della Comunicazione e Vetrya hanno maturato negli anni nei loro rispettivi settori – hanno aggiunto gli amministratori delegati della società, Nicola Salvi ed Elisabetta Sola – crediamo fortemente nel progetto VatiVision e nella sua mission, che è quella di offrire un servizio in grado di contribuire tramite le nuove tecnologie di cui disponiamo a diffondere ulteriormente il messaggio cristiano con contenuti di grande valore e spessore narrativo. Ringraziamo tutti i fornitori di contenuti che hanno accolto con entusiasmo la nostra proposta fornendo a VatiVision film e documentari di alto valore e ringraziamo fin da ora il pubblico che accederà alla piattaforma per fruire delle nostre proposte”.

“In una stagione dell’evoluzione umana che vede un intreccio stretto con lo sviluppo della comunicazione digitale e in cui la diffusione dei contenuti liquidi soppianta la solidità dei messaggi, si è alla ricerca di una nuova solidità non di forma ma di sostanza. Oggi più che mai deve avvenire, nella trasmissione di contenuti valoriali ciò che Papa Francesco indica parlando di epoca digitale e delle grandi potenzialità che le nuove tecnologie ci offrono”. Così mons. Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze.

Per Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, “oggi più che mai sentiamo il bisogno di trovare luoghi dove trovare e condividere il bene, il bello. Luoghi dove ritrovarsi. Luoghi che sentiamo affini. Per questo credo che progetti come quello di VatiVision siano importanti. Perché offrono una piattaforma di condivisione a chi cerca ancora un senso, una prospettiva. E in questo modo ridà valore alle cose, le fa rivivere; in questo caso riscatta i prodotti multimediali dal paradigma dell’usa e getta. Per questo penso che un progetto di piattaforma di distribuzione multimediale caratterizzato dalla verticalità di offerta possa senz’altro rispondere ad un’esigenza molto diffusa: quella di poter accedere a contenuti di qualità e di spessore valoriale altrimenti introvabili, dispersi, dimenticati”.

Infine Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, si è soffermato sul nome stesso del progetto che svela l’obiettivo profondo che sta alla sua origine: “‘Vision’ rimanda alla natura profonda dell’iniziativa. Non è una semplice osservazione ma una convergenza di sguardi che liberano l’orizzonte. La visione di audiovisivi, infatti, suscita interessi, emozioni, liberando l’essenza dell’essere. Nell’uso della tecnologia emerge una visione, appunto, di senso e di prospettiva capace di dare nuova linfa a progetti locali e nazionali. Anche così si rafforza quel senso di comunità di cui, in questo tempo di emergenza sanitaria, abbiamo sentito grande bisogno”.




«Il nostro grido inascoltato»: il virus raccontato dalle case di riposo

Sulla pagina di Avvenire dedicata alla nostra diocesi, domenica 7 giugno è stato pubblicato un approfondimento dedicato alla situazione delle Case di riposo, con gli interventi di alcuni dei dirigenti delle strutture del territorio che riflettono sull’emergenza sanitaria e sulla situazione particolare delle rsa. Pubblichiamo qui l’articolo scritto da Marina Generali, direttore generale della Fondazione “Germani” di Cingia de’ Botti.

Hanno gli occhi scanzonati di Palmiro, quelli persi di Ester, la battuta sagace di Mario, la gestualità teatrale di Cristina: con loro abbiamo percorso un tratto della nostra vita e condiviso le giornate al lavoro. Li ha portati via la pandemia del secolo. Per l’attività che svolgiamo conosciamo la morte, evento naturale dell’esistenza, ma ci si accosta ad essa con lentezza, lasciando ai parenti e a coloro che assistono il tempo per accomiatarsi, scegliendo il vestito per l’ultimo viaggio. Non eravamo preparati alla violenza ed alla rapidità del virus: le nostre strutture, nate per curare, ma anche per garantire un qualità di vita che passa attraverso la socializzazione, il contatto fisico, il rapporto con il mondo esterno, non erano pronte a isolare, dividere, chiudere le porte. Eppure lo abbiamo fatto: molto prima che ci venisse richiesto, cercando modi per mantenere i contati con i parenti ed il mondo esterno. Abbiamo presto capito che era stata fatta una scelta: privilegiare l’ospedale rispetto al territorio. Ce ne siamo accorti quando le forniture di Dispositivi di Protezione Individuali ordinati venivano dirottate altrove, quando non è stato possibile effettuare tamponi ad ospiti e dipendenti per individuare e arginare i focolai, quando le nostre grida e le nostre richieste sono rimaste a lungo inascoltate. Era evidente che se il virus fosse entrato nelle strutture dove le persone sono più fragili, per età e per morbilità, il bilancio sarebbe stato pesantissimo. Abbiamo vissuto l’angoscia e la responsabilità di quei giorni in solitudine, senza indicazioni, nel silenzio assordante di chi avrebbe dovuto dare quelle informazioni, interrogandoci continuamente su quale fosse la strategia migliore. I nostri collaboratori sono stati coraggiosi e responsabili: accanto all’immagine dell’infermiera accasciata sulla tastiera che ha spopolato in rete, dovrebbe esserci quella dell’infermiera che, dietro il dispositivo di protezione, sorride e trasmette fiducia all’anziano con gli occhi, non potendolo fare altrimenti. Abbiamo messo a disposizione una psicologa per aiutare a sopportare la violenza di quello che stavamo vivendo. Andrà tutto bene: ma i dati dicevano altro. C’era la responsabilità per la cura dei residenti e per la tutela della salute degli operatori che rientrando in famiglia potevano essere vettori di infezione. Cosa rimane di questa esperienza? E’ passato troppo poco tempo per rispondere. Per ora rimangono gli occhi e i sorrisi di chi non c’è, il senso di impotenza, la rabbia per non avere potuto fare diversamente e per essere individuati come capro espiatorio, il dubbio che si sarebbero potute salvare persone se si fossero fatte scelte diverse. Rimangono le lettere dei tanti famigliari che ringraziano per non avere fatto mancare, anche in questo tempo difficile, la cura ma anche l’attenzione e l’affetto; i piccoli, grandissimi, grazie che gli ospiti hanno affidato agli operatori, la voglia di ritornare alla normalità, i gesti di aiuto delle associazioni. Rimane anche la consapevolezza di uno strumento prezioso, le nostre strutture, dove tanta attenzione è riposta nella cura, ma altrettanta nella relazione e nei rapporti con il territorio, conquistati a fatica ed ai quali non vogliamo rinunciare. Rimane il dovere di ricordare i morti, di fare tesoro di questa esperienza perché il prossimo virus non ci trovi impreparati, a tutti i livelli. Rimane l’obbligo di non sottovalutare i rischi che ancora esistono, ma anche di ricominciare con fiducia.

Marina Generali
(direttore generale Fondazione Germani)




Il ricordo di don Peternazzi rinnovando il suo invito ad aprirsi al mondo che delude aiutando a convertirsi alla solidarietà

In memoria di don Arnaldo Peternazzi, parroco emerito delle comunità di San Martino del Lago e Ca’ de’ Soresini (1987-2017), deceduto durante l’emergenza Covid-19, sabato 6 giugno è stata celebrata la Messa, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni insieme a diversi sacerdoti della diocesi.

Attorno all’altare, allestito sul sagrato della chiesa di San Martino del Lago in modo da permettere in piazza una maggiore affluenza di fedeli nel rispetto delle norme anti-Covid, hanno concelebrato don Ettore Conti, moderatore dell’unità pastorale, con i collaboratori don Marco Genzini e don Paolo Tonghini, don Antonio Censori, don Angelo Piccinelli, don Gian Paolo Mauri, don Gabriele Vago, don Luigi Mantia e don Cappellazzi.

Erano inoltre presenti il sindaco di San Martino, Dino Maglia, e di Scandolara Ravara, Roberto Oliva, oltre a Riccardo Piccioni, presidente della Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti (dove don Peternazzi è deceduto il 26 marzo scorso).

Il piazzale antistante era gremito di fedeli, che lo hanno conosciuto e apprezzato durante gli anni di ministero. E non mancavano naturalmente i rappresentanti dell’associazione “Amici del Brasile onlus”, nata su ispirazione proprio di don Peternazzi dopo l’esperienza in Brasile come missionario “fidei donum” dal 1975 al 1987. Brasile che, se pur a distanza, ha partecipato in diretta alla celebrazione.

All’inizio della celebrazione le parole di saluto e ringraziamento del sindaco Maglia, che ha narrato il dolore e lo smarrimento della comunità sopraggiunti alla notizia della perdita di «un uomo e un sacerdote presente nelle nostre vite così a lungo». Nelle parile di monsignor Napolioni quindi il richiamo al senso di vuoto provato alla notizia della morte di un uomo di fede, che deve però lasciare il posto alla certezza del compimento di una vita spesa per glorificare il nome di Dio.

Il saluto all’inizio della Messa

 

Missione e montagna, le due passioni di don Arnaldo, insieme allo studio e alla Scrittura – rilette dal Vescovo alla luce della Parola – devono essere in grado di narrare la continuità tra «la sua storia e il mistero di Dio che ora contempla in pienezza».

La riflessione del Vescovo Napolioni è stata incentrata sulle parole lasciate da don Peternazzi negli anni di permanenza presso la casa di riposo. Due gli scritti presi in considerazione da cui trarre ancora una volta una lezione di vita. «Dobbiamo aprirci al mondo che delude e aiutarlo a convertirsi alla solidarietà», scriveva citando il discorso della montagna dell’evangelista Matteo. E ancora, in un pensiero del suo libro fotografico dedicato alla sua ultima ascensione, lui che della montagna faceva il luogo per educare i giovani e incontrare Dio, scriveva che, con la morte terrena «finalmente il Signore ci darà ali di aquila».

L’omelia del vescovo Napolioni

 

 

Il ricordo dell’Associazione Amici del Brasile letto da Luca Bertini

 

Don Arnaldo Peternazzi

Don Arnaldo Peternazzi è nato a Scandolara Ravara il 2 gennaio 1934 ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1960. È stato vicario a Castelverde (dal 1960 al 1963) e a Mozzanica (dal 1963 al 1975).

Nel 1975 la partenza come “fidei donum” per il Brasile dove è rimasto fino al 1987. Un legame mantenuto sempre forte, tanto da portarlo a essere ispirazione per la nasciata, nel 1994, dell’Associazione Amici del Brasile onlus, che finanzia progetti di solidarietà non solo nel paese latinoamericano, ma anche nella Repubblica Democratica del Congo.

Al rientro ha assunto l’incarico di parroco di Ca’ de’ Soresini e San Martino del Lago, dove nel 2017 ha continuato a risiedere ancora un anno, prima del trasferimento presso la Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti, dove è deceduto il 26 marzo scorso.

 

Nelle parrocchie con il Vescovo le Messe in suffragio dei sacerdoti morti durante l’emergenza Covid




Csi, martedì 9 giugno incontro in videoconferenza per tutte le società

Per le società del Csi, anche a Cremona, dopo mesi di sospensione dell’attività, arriva il momento in cui interrogarsi sul presente e il futuro, in particolare sugli scenari di una possibile ripresa delle attività.


Per questo il Comitato Csi di Cremona propone ai Presidenti delle società affiliate, di trovarsi in videoconferenza martedì 9 giugno, alle ore 20.45, per uno scambio di visioni, suggerimenti e prospettive, e per vivere un momento di ascolto e di condivisione, come pure aprire uno spazio di ripensamento sui prossimi mesi, nella certezza di costruire un’alleanza che può ulteriormente rafforzarsi.




Alla Tenda di Cristo un contributo dalla Fondazione Comunitaria per il sostegno delle fragilità

L’Associazione La Tenda di Cristo ha ottenuto un contributo per la propria attività di accoglienza e sostegno di persone fragili sul territorio grazie al Bando “Fondo Emergenza Covid-19”, della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, promosso per supportare gli enti del terzo settore nel rispondere alle straordinarie esigenze della popolazione venutesi a creare a causa della pandemia.

Il Comitato di Erogazione della Fondazione ha deciso di inserire il progetto presentato, tra quelli meritevoli di finanziamento, assegnando un contributo di € 3.680,00.
Questa somma coprirà parte delle spese che si son dovute sostenere per sopperire al fabbisogno economico, determinato dai gravi effetti dell’emergenza sanitaria:
– drastica riduzione del personale volontario attivo causato dal divieto di movimento ed ingresso nelle comunità, con conseguente impossibilità di approvvigionamento delle derrate alimentari e delle donazioni in natura
– elevato aumento delle spese per i beni di prima necessità, dei dispositivi di protezione individuale, dei prodotti per l’igienizzazione dei locali
– blocco delle accoglienze.

L’Associazione rappresentata da padre Francesco Zambotti, manifesta «la più viva gratitudine per la liberalità ricevuta, quale fondamentale sostegno ai processi di assistenza e cura delle sessanta persone accolte presso la Comunità Casa Paola, in un momento di difficoltà ed estrema complessità».




Scuola, nuovo appello al Governo sulle condizioni per la riapertura a settembre

Si è concluso nella serata del 4 giugno l’incontro in streaming del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, e della ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture, Paola De Micheli,  con i rappresentanti delle Regioni, degli Enti locali, dei sindacati, dei genitori, degli studenti, delle associazioni paritarie: una riunione tutta dedicata al mondo della scuola che – ha affermato Azzolina-  sta mobilitando risorse pari a quattro miliardi di euro e ha come obiettivo la ripresa delle attività settembre in presenza.

All’incontro a portare la voce di Agorà della Parità, ovvero le principali federazioni e associazioni della scuola pubblica paritaria italiana (a partire da FISM, FIDAE e CDO), è stato Luigi Morgano, segretario generale della FISM, la federazione che raggruppa oltre novemila asili nidi e materne in Italia latore delle esigenze di tutte le realtà che insieme alle scuole statali hanno  sin qui positivamente collaborato col Comitato di esperti istituito dal Ministero dell’ Istruzione.

Nel suo intervento, legandosi all’ordine del giorno della riunione – la volontà di riaprire a settembre tutte le scuole in presenza – Morgano ha ribadito la necessità di avere rapide risposte alle domande circa  tre questioni: “quando si riaprirà a settembre; come si intende riaprire; per quanto tempo si ipotizzano soluzioni provvisorie / transitorie per ritornare gradualmente alla quotidianità interrotta dal Covid-19”.

“Il tema è imperniato sostanzialmente sul come”  ha detto Morgano, proseguendo: “l’ottica da cui partiamo è che scuola e famiglia, all’interno delle indicazioni sanitarie che verranno impartite, stringano un patto per la salute in cui ciascun attore, ovviamente tutte le istituzioni comprese, si assuma la propria parte di responsabilità, nella diversità’ dei problemi propri dei vari ordini e gradi di scuola”. Questo nella consapevolezza che “se si troveranno in difficoltà le scuole paritarie, lo saranno non di meno le scuole statali, con ricadute negative sui versanti sia della inclusione e coesione sociale, sia della ulteriore ripresa regolare delle attività lavorative”.

Insomma: riaprire le scuole a settembre nelle migliori condizioni – ha continuato il Segretario nazionale della Fism- “esige di non lasciare margini a non voluti equivoci interpretativi, nonché una collaborazione solidale tra tutte le scuole e le istituzioni”, aggiungendo “che la riapertura deve essere praticabile e sostenibile sia sul piano organizzativo, che su quello gestionale ed economico, per la copertura degli incomprimibili costi aggiuntivi che saranno determinati dalle necessarie, imprescindibili misure di sicurezza sanitaria: personale, presidi sanitari e igienizzazione, interventi strutturali”.

“Probabilmente c’è la necessità che si provveda ad alcune sospensioni di normative in essere, se si intende realizzare l’obiettivo. E’ evidente, per le scuole pubbliche paritarie, che sono senza finalità di lucro, che non si possono caricare ulteriori oneri economici sulle famiglie e che le misure necessarie di sostegno vanno assunte ben prima di settembre da Governo, Ministeri e Parlamento. Diversamente non poche scuole saranno costrette, loro malgrado, a non riaprire, a partire dalle scuole dell’infanzia. Lo dico con viva e reale preoccupazione, ora per allora”, ha concluso Morgano. Non però senza aver chiesto che le realtà rappresentante nel collegamento di ieri sera con Palazzo Chigi  vengano chiamate a far parte (attraverso una rappresentanza) del Gruppo di Lavoro incaricato della stesura delle Linee Guida. E, riferendosi in particolare al versante dell’infanzia,  bisognoso di specifiche attenzioni, Morgano ha auspicato una “immediata sperimentazione, attraverso una campionatura di scuole, rappresentativa del più ampio contesto italiano, ovviamente, autorizzata, definita e titolata, con adeguata copertura per i costi. Una sperimentazione che, nell’ambito dello 0-6 anni veda presenti anche i servizi educativi”.




Il Vescovo in visita alle Rsa di Casalmorano e San Bassano

Continua la serie di visite del vescovo Antonio Napolioni nelle case di riposo del territorio diocesano. Nel pomeriggio di lunedì 1° giugno è toccato alla Fondazione Istituto Vismara De Petri onlus di San Bassano (in foto) e alla Fondazione Villa Sacro Cuore-Coniugi Preyer di Casalmorano.Pressoché identica in entrambe le strutture la modalità della visita: accoglienza, preghiera nella chiesetta e saluto agli ospiti dal cortile.

A San Bassano il Vescovo, accompagnato dal suo segretario don Flavio Meani, è arrivato alle 15, accolto dal presidente don Mario Dellacorna, dal Consiglio d’amministrazione, dal direttore Maria Grazia Ventura e da parte del personale. Agli operatori il Vescovo ha ricordato anche la sua condizione di malato da coronavirus: “Quando fui mandato a Cremona come vescovo – ha detto – pensavo di condividere con questa terra un’alluvione. Mai avrei pensato di condividere una pandemia”. Dopo il ringraziamento agli operatori sanitari per quanto fatto e per quanto stanno facendo tuttora, il saluto agli ospiti, dal cortile.

Alle 16.30 Napolioni si è spostato alla Fondazione Villa Sacro Cuore di Casalmorano dove ha trovato ad accoglierlo un gruppo di persone formato fra gli altri dal parroco don Adriano Veluti con i collaboratori don Giuseppe Bernardi Pirini e don Giuliano Valiati, dal presidente del CdA Virgilio Galli e dalla direttrice Pinuccia Galli. Nel momento di preghiera in cappella, trasmesso nelle stanze degli ospiti, il Vescovo ha commentato il brano di vangelo che narra dell’incontro fra Gesù ed Anna e Simeone, esempio di anziani che trovano nell’incontro con il Signore una fonte di gioia. Poi, dal cortile, il saluto gli ospiti, portati nella sala ricreativa, ai quali ha augurato salute e salvezza.