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Benedetta dal Papa “Casa di Nostra Signora”

Il Sinodo dei giovani, don Mazzolari e la prossima apertura di Casa di Nostra Signora. Questi gli argomenti al centro del breve colloquio tra il vescovo Napolioni e Papa Francesco al termine dell’udienza di mercoledì 12 ottobre in piazza S. Pietro. Un incontro addolcito anche dal dono di un po’ di Torrone e nel quale il Santo Padre ha benedetto un quadro che sarà posto nella nuova struttura di via Ettore Sacchi, a Cremona.

Per il gruppo diocesano, in pellegrinaggio a Roma nell’ambito del Giubileo della Misericordia, la mattinata di mercoledì 12 ottobre è stata caratterizzata dalla partecipazione all’udienza generale del Papa in piazza S. Pietro.

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Gli oltre 200 cremonesi, guidati dal vescovo Napolioni, sono giunti nei pressi del Vaticano intorno alle 8 del mattino e non senza qualche fatica sono riusciti a prendere posto in una piazza davvero gremita.

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Circa 32mila, infatti, i fedeli presenti. Numeri così importanti da rendere impossibile al gruppo cremonese di rimanere compatto. La maggior parte, comunque, ha preso posto nei pressi dell’obelisco, dove non per tutti è stato garantito un posto a sedere.

Mons. Napolioni ha preso posto, insieme agli altri vescovi, accanto all’altare papale, non lontano dal quale si è collocata anche la delegazione diocesana, formata dal segretario episcopale don Flavio Meani e Sonia Amici, dell’Agenzia ProfiloTours. Sono stati loro, al termine dell’udienza, ad avere la fortuna di incontrare, insieme al vescovo Antonio, il Papa.

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L’incontro con Papa Francesco

Pochi minuti, ma carichi di grande intensità, nei quali mons. Napolioni ha avuto modo di scambiare alcune parole con il Santo Padre. L’occasione per presentargli, in estrema sintesi, i punti nodali del cammino diocesano. È in questo contesto che Papa Francesco ha espresso gioia per la coincidenza tra il Sinodo dedicato ai giovani da lui voluto e il Sinodo diocesano dei giovani.

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Mons. Napolioni ha poi ringraziato il Papa per l’introduzione scritta per il libro “La parola ai poveri”, il volume edito dalle Dehoniane di Bologna e curato da padre Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia. Si tratta di una raccolta di testi di don Primo Mazzolari pubblicati negli anni ’50 sul quindicinale Adesso in una rubrica apposita e ora riproposti. Proprio all’interno del libro – che sarà presentato ufficialmente il 19 ottobre a Bozzolo – è pubblicata una pagina autografa di Papa Francesco, che non solo consiglia la lettura delle meditazioni di don Primo, ma ne vede la profezia evangelica; uno scritto che incoraggia con forza a dare voce ai poveri, a fare della Chiesa la voce di chi non ha voce, ad aprire il cuore verso le necessità degli ultimi.

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Altro passaggio significativo del colloquio tra il Papa e il Vescovo è stata la presentazione del progetto di accoglienza e sostegno alle donne in stato di fragilità e disagio nella Casa di Nostra Signora del S. Cuore di Gesù, in via Ettore Sacchi 15, a Cremona, che sarà ufficialmente presentato alla vigilia di sant’Omobono.

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In particolare è stata portata al Papa per la benedizione la copia del quadro che sarà installato nella nuova struttura: si tratta di una fotomontaggio realizzato dal fotografo cremonese Mino Boiocchi (stampa FantiGrafica) che affianca la Cattedrale di Cremona al bassorilievo di Ferraroni posto all’ingresso della casa. Una delle due copie resterà dunque a Roma, in dono al Papa, l’altra sarà posta nella rinnovata struttura cremonese. Nell’occasione don Flavio Meani e Sonia Amici hanno presentato al Papa l’operato del “Tavolo Rosa” che sta portando avanti il progetto di Casa di Nostra Signora.

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L’udienza di Papa Francesco

In una giornata di sole e dal clima temperato, Papa Francesco ha fatto il suo ingresso in piazza intorno alle 9.15, in anticipo rispetto alla consueta tabella di marcia, in modo da poter dedicare tempo sufficiente agli oltre 32mila fedeli presenti, che ha incontrando girando con la papamobie nei diversi settori della piazza.

Al centro dell’udienza generale una catechesi sulle opere di misericordia corporali e spirituali, con una consapevolezza: “Non basta fare esperienza della misericordia di Dio nella propria vita, bisogna che chiunque la riceve ne diventi anche segno e strumento per gli altri”. “La misericordia – ha quindi sottolineato il Pontefice – non è riservata solo a dei momenti particolari, ma abbraccia tutta la nostra esistenza quotidiana”.

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Per “esser testimoni di misericordia” – ha spiegato – non serve “compiere grandi sforzi o gesti sovraumani”: il Signore “ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati”. Di qui l’attualità del brano di Matteo che suona un po’ come il “testamento” di Gesù, il quale afferma che ogni volta che diamo da “mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a lui”.

Di qui la necessità di riscoprire le opere di misericordia corporali e spirituali, che “riguardano altre esigenze ugualmente importanti, soprattutto oggi, perché toccano l’intimo delle persone e spesso fanno soffrire di più”. “In un mondo purtroppo colpito dal virus dell’indifferenza – ha affermato il Pontefice – le opere di misericordia sono il miglior antidoto”.

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Il suggerimento del Papa è di “iniziare da quelle più semplici, che il Signore ci indica come le più urgenti”. Le opere di misericordia, per Francesco, “educano all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri fratelli più piccoli, nei quali è presente Gesù”.

Poi un vero e proprio compito: compiere “almeno” un’opera di misericordia al giorno, per realizzare “una vera rivoluzione culturale”. “Quanti Santi – ha spiegato il Papa, citando Madre Teresa – sono ancora oggi ricordati non per le grandi opere che hanno realizzato, ma per la carità che hanno saputo trasmettere”.

Salutando i fedeli di lingua italiana, dopo un accorato appello per l’immediato cessate il fuoco in Siria e l’invito a “unire gli sforzi in modo lungimirante nella tutela della nostra casa comune, promuovendo una cultura di prevenzione, con l’aiuto anche delle nuove conoscenze, riducendo i rischi per le popolazioni più vulnerabili”, il pensiero è andato proprio al gruppo della Diocesi di Cremona, cui ha chiesto di “essere annunziatori del Vangelo con una coerente testimonianza di vita”.

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Nel triplice saluto finale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli Francesco ha citato la memoria di San Giovanni XXIII, celebrata ieri: “Invocate la sua celeste intercessione – l’invito ai giovani – per imitare la dolcezza del suo amore paterno; pregatelo nei momenti della croce e della sofferenza, cari ammalati, per affrontare le difficoltà con la sua mansuetudine; imparate da lui, cari sposi novelli, l’arte dell’educare i figli con la tenerezza e l’esempio”.

Il testo integrale dell’omelia

 

Reportage del pellegrinaggio giubilare: