1

Ultime copie del libro «Cattedrale di Cremona» di mons. Bonazzi

Ultime copie disponibili per il libro «Cattedrale di Cremona. I restauri degli ultimi vent’anni (1992-2011)» edito da Skira a cura di Mons. Achille Bonazzi, acquistabile al prezzo di € 40 presso gli uffici della Curia.

Il volume, voluto dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del IX centenario della fondazione della Cattedrale di Cremona, presieduto da Carla Di Francesco, è incentrato sugli interventi di restauro realizzati dal 1992 al 2011 nella Cattedrale di Cremona. Lo scopo è molteplice: non solo presentare le novità emerse durante i lavori, come il recupero delle cappelle del Santissimo Sacramento e della Madonna del Popolo, dell’altare di San Michele e di quello della Madonna delle Grazie, ma anche fornire la documentazione delle sculture interne del grande rosone del Porrata (1274) e dei loggiati esterni, con indicazione dei marmi, dell’epoca di realizzazione e dello stato di degrado; così che gli storici, in assenza di documenti d’archivio, possano definire meglio le fasi costruttive di questo complesso monumento. Infine, si vuole rendere memoria storica delle modalità di intervento quale premessa necessaria per l’ordinaria manutenzione e per eventuali futuri restauri. Il libro – curato da Achille Bonazzi, già delegato vescovile per la diocesi di Cremona e regionale per la Lombardia per i beni culturali di proprietà ecclesiastica, docente alla facoltà di Scienze dell’Università di Parma – è ritmato sui diversi periodi storici e si avvale anche di scritti di storici dell’arte quali Lia Bellingeri, Giorgio Bonsanti, Marco Tanzi e Giusy Zanichelli.




Un giovane medico di Pizzighettone in Sierra Leone con Cuamm

Partirà lunedì 18 marzo, per Freetown, capitale della Sierra Leone, dove presterà servizio per 6 mesi. Michele Orsi, specializzando al quarto anno di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università degli Studi di Milano, originario di Pizzighettone, ha 29 anni e tanta curiosità e voglia di mettersi in gioco in un contesto così difficile.

«Parto consapevole che per il primo periodo dovrò aprire molto gli occhi e le orecchie e chiudere la bocca – afferma Michele Orsi -, perché siamo ospiti a casa di altri e non abbiamo il diritto di imporre il nostro metodo. Sono curioso di capire come funziona un grande ospedale in Sierra Leone e di sperimentarmi con le ecografie, che sono la mia passione. In valigia metto tanta umiltà e pazienza. Credo che saranno di più le cose che mi “porterò a casa” da questa esperienza che quelle che porterò io, lì».

Il Princess Christian Maternity Hospital (PCMH) è la più grande maternità del paese, serve circa 1 milione di persone, conta 129 posti letto, oltre 9.000 ricoveri l’anno e nel 2017 ha effettuato 6.891 parti.

Michele trascorrerà un periodo di 6 mesi, che gli sarà poi riconosciuto nel percorso universitario, grazie a un progetto di Medici con l’Africa Cuamm chiamato JPO (Junior Project Officer) che, in più di 15 anni, ha permesso a 150 specializzandi, provenienti da oltre 20 università italiane, di effettuare un periodo di tirocinio in Africa.

È possibile sostenere il lavoro di Medici con l’Africa Cuamm con una donazione su c/c postale 17101353 e online su www.mediciconlafrica.org; con 40 euro è possibile garantire il parto assistito a una futura mamma.

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio, anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 8 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 2.200 operatori sia europei che africani; appoggia 24 ospedali, 64 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione), 3 scuole infermieri e 1 università (in Mozambico).

L’IMPEGNO IN SIERRA LEONE

Lo staff di Medici con l’Africa Cuamm era presente sul territorio nazionale a Pujehun già dal 2012, prima dell’epidemia di Ebola che dal 2014 ha causato migliaia di morti. Il Cuamm non ha mai abbandonato il paese, dando il proprio contributo per fronteggiare l’epidemia anche nei momenti più difficili. Oggi il paese deve ripartire, nonostante il sistema sanitario in forte crisi. Per questo da febbraio 2015 l’intervento si è esteso alla riabilitazione dell’ospedale di Lunsar, in collaborazione con la Direzione dell’ospedale dell’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio. Da marzo 2016 invece il Cuamm ha accettato la richiesta del ministero della sanità di intervenire anche a Freetown, la capitale, per rilanciare il Princess Christian Maternity Hospital, la principale maternità della Sierra Leone. La lotta alla mortalità materno-infantile è la nuova sfida da vincere, nel paese con il tasso più alto al mondo di mortalità di mamme e bambini. In questa direzione si inseriscono anche i nuovi interventi nelle aree di Bonthe, Bo e Makeni, sia a livello ospedaliero, che territoriale. Dal mese di febbraio 2018 il Cuamm ha avviato un grande progetto che mira ad attivare un servizio per le emergenze, ostetriche e chirurgiche, una sorta di 118, su tutto il territorio nazionale.




A fine agosto la quarta scuola per animatori di Oratorio

Mancano solo pochi giorni alla quarta edizione della scuola diocesana per animatori di Oratorio. Si sa che la parola scuola fa paura, soprattutto in vacanza… ma al di là delle parole, sono attesi gli animatori cremonesi che saranno ospiti all’oratorio Sirino di Soresina per condividere tre giorni di formazione e animazione, tra divertimento e momenti di riflessione… il tutto per guardare al prossimo anno oratoriano che non mancherà di vedere protagonista chi in Oratorio sta non come parcheggiato (sul “divano” direbbe papa Francesco), ma da giovanissimo che spende volentieri le sue energie per una casa sempre più bella e percorsi sempre più ricchi.

Le iscrizioni sono aperte e in questi giorni su facebook rimbalzeranno un sacco di inviti. Approfittiamo dell’iniziativa e iscriviamoci! Il modulo “Avanzati” partirà giovedì 25, mentre tutti gli altri ragazzi sono attesi per venerdì 26 sino a sabato 27 alle ore 16.

don Paolo Arienti

La locandina Scuola Animatori 2016

PROMO Scuola Animatori_01

In particolare le sessioni di lavoro comprenderanno:

  • un focus sull’Oratorio
  • lo stile educativo e l’anima dell’animazione oratoriana
  • l’animazione di serate e gruppi
  • la competenza dei linguaggi e degli strumenti
  • il primo soccorso in Oratorio
  • l’animazione in contesti particolari: la piscina

Centrale sarà anche il confronto sul capitolo vocazionale dell’animazione in Oratorio, con il contributo di don Davide Schiavon, nuovo responsabile del servizio vocazionale della diocesi.

Scarica il modulo iscrizioni scuola animatori 2016

Le iscrizioni vanno inviate via fax (0372 25336) o via mail (segreteria@focr.it). Per ulteriori informazioni si rimanda al sito dell FOCr.




I numeri di Cracovia: oltre 600 i giovani della diocesi iscritti alla GMG

Sono 604 i giovani che stanno ultimando i preparativi per la partenza verso la GMG di Cracovia. Culmine di questo viaggio sarà la Veglia con il Santo Padre che incontrerà i ragazzi da tutto il mondo sabato 30 luglio nel Campus Misericordiae: secondo gli organizzatori saranno oltre un milione e mezzo.

Momento tutto nuovo in questa Giornata mondiale della gioventù un pellegrinaggio pensato in occasione di questo particolare anno santo: la visita al Santuario della Divina Misericordia sulla collina di Łagiewniki con la Messa degli italiani nella spianata davanti alla chiesa, prevista per mercoledì 27 luglio.

I giovani cremonesi avranno la possibilità di vivere l’esperienza unica della GMG in due modalità diverse: un primo gruppo partirà martedì 19 luglio per un’interessante gemellaggio con la diocesi di Katowice. Con loro anche il vescovo Antonio che vivrà anch’egli queste particolari giornate di incontri e di scambio culturale. Un secondo gruppo partirà invece domenica notte, per essere a Cracovia lunedì 25 luglio.

Tutti i partecipanti, durante la settimana dal 25 al 31 luglio, saranno ospiti delle famiglie polacche che si sono rese disponibili ad accoglierli; in particolare risiederanno presso i parrocchiani di Wola Batorska, comunità a circa 30 km da Cracovia.

 

Partecipanti al gemellaggio con Katowice

In 125 parteciperanno al gemellaggio con la diocesi di Katowice, dal 19 al 24 luglio. Circa 90 sono i giovani che provengono da fuori città:

  • 10 da Acquanegra-Fengo,
  • 4 da Torre de’ Picenardi,
  • 10 da Vescovato,
  • 4 da Solarolo,
  • 8 da Motta e Scandolara Ravara,
  • 1 da Trigolo,
  • 6 da San Matteo delle Chiaviche,
  • 28 da Brignano Gera d’Adda,
  • 9 da Soresina,
  • 4 dalla parrocchia di San Zeno di Cassano,
  • 1 da Dosimo,
  • 2 da Pizzighettone

Per quanto riguarda i giovani della città, invece, parteciperanno 2 giovani di San Giuseppe al Cambonino e in 20 da Sant’Agata e Sant’Ilario. Partiranno martedì 19 anche 5 collaboratori della FOCr, insieme a don Paolo Arienti, responsabile dell’intera esperienza.

 

Gruppi che aderiscono solo alla settimana della GMG

Altri 479 raggiungeranno la Polonia la settimana successiva, arrivando a Cracovia il 25 luglio. Sono:

  • 1 da Scandolara,
  • 7 dalla parrocchia dell’Annunciazione di Cassano
  • 1 da Motta Baluffi,
  • 10 da Castelverde
  • 5 da Sospiro
  • 8 da Fontanella,
  • 15 da Casalmaggiore
  • 9 da Viadana
  • 7 da Cicognara
  • 26 da Caravaggio
  • 1 da Dosimo,
  • 14 da Covo
  • 25 giovani dalla Zona 3
  • 19 da Castelleone
  • 8  da Pizzighettone,
  • 7  da Rivolta d’Adda,
  • 56 della Zona 2
  • 12 da Bozzolo e Rivarolo del Re

Dalla città 3 giovani parrocchiani di San Giuseppe al Cambonino, 12 da San Michele Vetere, 9 da Sant’Ambrogio, 20 da San Francesco e 2 dalla Beata Vergine di Caravaggio.

Parteciperanno solamente alla Veglia e alla Messa di domenica 31 luglio altri 29 giovani e 140 neocatecumenali.

In tutti i sacerdoti saranno una ventina, la maggior parte vicari d’oratorio.

Il programma delle due proposte della FOCr con le informazioni necessarie per il viaggio

#lamiagmg: il concorso della pastorale giovanile e del nostro portale

Vai allo Speciale GMG

Visita il Sito italiano della GMG




L’impegno della Caritas contro il gioco d’azzardo

Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico sta interessando sempre di più le fasce maggiormente vulnerabili della popolazione: in particolare, preoccupano i giovanissimi e gli anziani. Sono proprio gli adolescenti a far uso soprattutto del gioco on-line. L’Italia è diventato in pochi anni il Paese europeo in cui il gioco d’azzardo è più diffuso: è al primo posto in Europa, al terzo nel mondo tra i paesi che giocano di più e detiene anche il primato della spesa pro capite, ammontante a circa 1.300 euro (nel conto sono compresi anche i neonati). Il gioco, insomma, è diventata nell’economia italiana la terza tra le aziende più ricche, con profitti che arrivano a coprire addirittura il 3-4% del PIL nazionale.

Se parliamo, poi, della Lombardia, essa è definita addirittura la capitale del gioco d’azzardo: i numeri sono davvero preoccupanti: un volume da 10 milioni di euro all’anno e una spesa pro-capite per giocatore che sfiora i 2000 euro.

Per far fronte a questo problema sempre più dilagante, la Delegazione di Regione Lombardia della Caritas si è interrogata pochi giorni fa su nuove progettualità da mettere in campo a questo proposito. «La collaborazione delle Caritas lombarde su questo tema è nata per riuscire a monitorare il problema e condividerne numeri e caratteristiche», afferma don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas Cremonese e referente del coordinamento lombardo. «Trattandosi di una problematica particolarmente importante e sempre più in crescita, trovare soluzioni comuni e progettualità condivise è il miglior modo per affrontare l’emergenza».

Non mancano a Cremona le campagne di sensibilizzazione per rendere i cittadini consapevoli della portata del fenomeno. L’associazione La Zolla, ad esempio, questa primavera ha anche realizzato “Illusioni”, un progetto di prevenzione che ha incontrato e coinvolto le fasce più a rischio della popolazione.

«Già nel 2015 avevamo costruito una mostra – molto visitata dalle varie scuole – nella quale si dimostrava che il gioco d’azzardo è sempre ingannevole», racconta don Giuseppe Salomoni, presidente de La Zolla. «Alcuni esperiti di matematica spiegavano i meccanismi delle slot e degli altri giochi d’azzardo. Quest’anno il progetto di cui la Zolla era capofila, è stato finanziato dall’Asl e ha riguardato la prevenzione sul territorio soprattutto su giovani e anziani».

Nel progetto sono stati coinvolti anche enti e associazioni che già hanno a cuore il problema delle dipendenze e che sono a contatto con le fasce più a rischio della popolazione, come Caritas, Approdo, Bessimo, Iride, Fuxia, Krikos e Libera. In particolare la parte del progetto dedicata alle scuole ha interessato 30 classi (prime, terze e quarte) delle suole ITIS di Cremona, CrForma di Cremona e di Crema e Enaip di Cremona. L’obbiettivo, oltre a far riflettere i ragazzi sul benessere e sulla salute, è stato quello di promuovere una consapevolezza del problema. Gli adolescenti che hanno partecipato sono stati aiutati da Simone Feder, esperto della patologia, nella focalizzazione delle caratteristiche del gioco d’azzardo, riflettendo anche sugli stili di vita che potrebbero essere considerati a rischio.

«Siamo stati anche presenti con i nostri stand informativi in alcuni paesi della provincia, in particolare in quelli rivieraschi, nei quali abbiamo cercato di catturare l’interesse della gente su questo problema», continua don Salomoni. «Sono stati coinvolti anche i bambini: per esempio, al Bosco Ex-Parmigiano abbiamo realizzato per loro alcune attività in cui si sottolineava la profonda differenza tra il gioco ludico e quello d’azzardo».

Durante l’anno sono stati organizzati anche incontri frontali indirizzati a anziani e carcerati, soggetti considerati più a rischio. Anche attraverso i quattro sportelli attivati sul territorio, gli operatori hanno potuto dare informazioni sul tema e fare alcune prime valutazioni in persone che hanno manifestato i segni della patologia, per indirizzarli al Sert, affinché riescano ad avviare percorsi mirati.

 

Qualche informazione sul gioco d’azzardo

L’alea (il rischio, la probabilità di vittoria) e il fine di lucro sono i due elementi costitutivi del gioco d’azzardo come definito nel Codice Penale (Art. 721). Il gioco d’azzardo patologico consiste in frequenti, ripetuti episodi di gioco d’azzardo che dominano la vita dell’individuo a scapito della vita sociale, professionale, materiale, dei valori e degli impegni personali e familiari.
I giocatori patologici descrivono bisogno intenso di giocare, difficile da controllare, unito all’ossessione per immagini e pensieri dell’atto del gioco e delle situazioni che lo circondano.

Il giocatore patologico è privo di controllo, incapace di resistere all’impulso di giocare: il gioco diventa la cosa più importante delle sua esistenza.
É una persona soggetta ad un disturbo psicopatologico che compromette la salute fisica e provoca molteplici possibili conseguenze personali, sociali ed economiche come ad esempio la perdita del lavoro, la disgregazione della famiglia, l’impoverimento e la messa in atto di comportamenti illeciti come il ricorso all’usura, che diventa uno strumento agevole per procurarsi il denaro necessario a giocare e/o scommettere.
Qui il pericolo dell’infiltrazione mafiosa, in quanto le mafie si inseriscono in questo “giro” prestando soldi a tassi elevati.

Fortemente coinvolta, sia dal punto di vista emotivo che economico, è la sfera familiare e delle relazioni personali.
La famiglia convive con la depressione, l’impotenza, l’incertezza, il progressivo impoverimento e può attraversare periodi di dissesto finanziario anche molto grave, di conseguenza rischi di disgregazione familiare sono enormi.




L’esperienza di alcuni “Giovani insieme” che hanno lavorato negli oratori

Continua l’esperienza di Giovani insieme. Anche per il prossimo anno pastorale, infatti, viene riproposto l’inserimento lavorativo di 20 giovani (in età compresa tra i 20 e i 30 anni, che non abbiano altro lavoro in corso) sul territorio diocesano a servizio degli Oratori.

Per comprendere i risultati scaturiti da questa iniziativa, alcuni giovani che hanno svolto questo servizio nell’anno pastorale 2015-16 raccontato questa particolare esperienza.

Sono Martha Ferrari, ho 26 anni e sto terminando il corso di laurea specialistica in Culture moderne comparate. Questo è stato il secondo anno per me come “Giovane insieme” nell’oratorio di Brignano, dove da sempre ho fatto l’animatrice, il servizio al bar, organizzato eventi con gli altri giovani. La proposta di aderire a questo progetto è venuta proprio dal mio don: provenivo dall’esperienza del doposcuola delle medie e delle elementari, che l’anno precedente seguivo già come figura professionale. È stata quindi l’occasione per continuare quel servizio e sperimentare anche nuove mansioni. In particolare ho coordinato gli adolescenti nella realizzazione di alcuni progetti di animazione in vari momenti dell’anno (Natale, Carnevale…) e con altri giovani ho organizzato alcuni spazi di animazione indirizzati ai ragazzi. Ho imparato sempre più a stare a contatto con la realtà quotidiana dell’oratorio: questo ha fatto maturare in me non solo tanta pazienza ma anche un particolare sguardo di attenzione verso ragazzi ed adolescenti, magari con situazioni particolari o difficili. Dal momento che il mio sogno è quello di diventare insegnante, l’esperienza di “Giovani insieme” mi ha aiutato anche a prepararmi meglio ad affrontare la relazione con gli adolescenti e a capire meglio i loro comportamenti e il loro mondo. Consiglio questo lavoro anche a quanti non scelgono di continuare in una professione in educativo, proprio perché trovo che si un’esperienza che arricchisce molto dal punto di vista personale ed umano.

Mi chiamo Lorenzo Pini, ho 21 anni e studio Economia nella sede di Cremona dell’Università Cattolica. Ho lavorato quest’anno per l’oratorio di San Francesco d’Assisi in Cremona, nel quale sono cresciuto e dove, fin dall’adolescenza sono stato animatore. Svolgo anche il ruolo di catechista dell’iniziazione cristiana. Durante quest’anno ho avuto la possibilità di mettermi in gioco in modo nuovo nella mia parrocchia, ricoprendo una veste più ufficiale e professionale. Sono stato coordinatore e collaboratore del doposcuola delle elementari, ho coordinato le attività per i ragazzi delle medie per l’interparrocchialità (San Francesco, Immacolata Concezione (Maristella) e San Bernardo) e svolto alcune mansioni di segreteria. Ho speso poi molte ore nelle attività estive: ero coordinatore del Grest delle elementari e ha fatto l’animatore ai campi estivi proposti dalle tre parrocchie. Mi sono stati affidati ruoli che avevo visto fare da altri in passato e che ho cercato di gestire e di portare avanti con impegno. Consiglio questa esperienza a quanti vogliono vivere a fondo l’esperienza dell’oratorio, diventando una figura di riferimento sia per i ragazzi, sia per le famiglie. 

Sono Ambra Rossi, ho 22 anni e frequento l’Istituto di Scienze Religiose a Crema. Durante il lavoro in parrocchia a Soresina quest’anno ho avuto la possibilità di stare a contatto con i bambini e mi sono appassionata nell’intrecciare relazioni con loro. Insieme all’altra giovane che ha aderito al progetto, ho seguito tutti i giorni i bambini in difficoltà sia del doposcuola, sia nella scuola diocesana Cittanova, dove si era rivelato necessario l’aiuto di figure educative. Durante l’estate poi mi sono occupata del Grest, sia svolgendo mansioni più burocratiche, sia nell’effettiva manifestazione. Ho imparato a collaborare con i ragazzi e gli adolescenti, ma soprattutto ho scoperto di essere portata a confrontarmi con i più piccoli. Con i bambini che ho seguito, infatti, abbiamo intrapreso un percorso che li ha portati a crescere in diversi ambiti, soprattutto in quello relazionale. Questo mi ha dato molta soddisfazione.  

 

Giovani insieme 2016-17

Rispetto agli scorsi anni il monte ore finanziato è stato diminuito notevolmente, ma non esclude che una Parrocchia possa implementare l’investimento in modo autonomo. Tutto dipende dalle esigenze reali del contesto di attivazione. Anzi: la progressiva riduzione delle ore finanziate racconta anche delle reali necessità progettuali e spinge a riflessioni di investimento più precise.
Occorre ribadire con forza che il progetto non si propone di generare un direttore laico né un catechista, ma si limita ad una collaborazione di primo livello, dietro stesura di un contratto e prevedendo una formalità chiara.

Informazioni tecniche

  • Monte ore da settembre 2016 ad agosto 2017: 300 ore, con un minino di 15 ore mensili, per una presenza al lavoro di non meno di 40 settimane.
  • Compenso orario: 10 euro (costo unitario del voucher).
  • Metodo di pagamento: vouchers.
  • Contribuzione di Regione Lombardia: 65,57% del monte ore. Regione Lombardia chiederà tre rendicontazioni e fornirà due rimborsi.
  • Ogni giovane riceverà un compenso lordo minimo (e finanziato nella percentuale indicata) di 3.000,00 euro. Al netto € 2.250,00.
  • Nel monte ore sono previste 6 ore di formazione diocesana.

L’iniziativa per la terza annualità viene in aiuto alla vita concreta degli Oratori: suppone una disponibilità delle Parrocchie ad investire una risorsa specifica sul campo della relazione educativa, della vita degli Oratori feriali e su specifici progetti (dopo-scuola, cortile…); e chiede di individuare giovani universitari o disoccupati che possano servire con intelligenza e buon cuore i nostri Oratori. Questo sia a livello di parrocchia che a livello interparrocchiale o zonale. il progetto non prevede un servizio catechistico né una responsabilità di direzione dell’oratorio, ma si preoccupa di fornire risorse per un aiuto concreto ai giovani e agli Oratori.

«È importante che all’interno delle parrocchie si individuino giovani da valorizzare e da formare anche dal punto di vista professionale», commenta don Paolo Arienti. «Necessaria in questo senso diventa la ricerca sul territorio di queste risorse, soprattutto da parte di sacerdoti e di laici già impegnati in parrocchia».

L’esperienza dei due anni precedenti, in larga parte positiva, spinge a ripresentare il progetto e a cogliere l’opportunità che le Parrocchie, dinnanzi alla riduzione progressiva del contributo regionale, maturino la prassi di un investimento progettuale, economico e culturale sui giovani.




La famiglia così come la vuole Dio: la riflessione del vescovo Antonio sull’Amoris laetitia

Nel contesto dell’Happening che in questi giorni si sta animando Cremona, lunedì 11 luglio il Vescovo è stato invitato a riflettere sull’esortazione apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco. Tante le famiglie e le coppie che si sono fermate ad ascoltare le parole di mons. Napolioni sul palco di Piazza Stradivari. Insieme a lui due coppie di giovani sposi che hanno lanciato alcune provocazioni proprio a partire dal testo dell’esortazione.

Un primo spunto di riflessione ha riguardato proprio il grande tema al centro di questo anno santo: la misericordia di Dio, che si manifesta anche all’interno della famiglia, nella persona con la quale si decide di condividere l’intera esistenza. Anche l’intera esortazione del Papa sembra tutta dominata dal tema dell’amore di Dio che si riflette nella vita di ogni uomo e nelle relazioni che possiamo intrecciare. «C’è una volontà buona all’opera nelle cose. Demonizziamo spesso la realtà eppure possiamo scoprire quanto è bella, quanto è frutto di un pensiero, di una volontà d’amore», ha affermato con entusiasmo Mons. Napolioni.

DSC_0374

Ha ripreso così il titolo dell’Amoris laetitia, che nella sua semplicità e nella sua concretezza, esprime il fascino della gioia. Come già affermava San Francesco, la perfetta letizia non si raggiunge quando otteniamo il massimo successo, ma nel momento in cui vengono meno le forze: ci si imbatte qui nel paradosso della debolezza umana, che diventa seme dal quale può sbocciare qualcosa di buono. «Non c’è niente di più perfetto del nostro imperfetto modo di amare», ha ricordato il vescovo Antonio. «La perfezione sta nei nostri sforzi quotidiani finalizzati a far maturare l’amore, a far crescere la solidarietà, facendo incarnare l’amore ogni giorno».

DSC_0388

Al Vescovo è stato poi chiesto di soffermarsi sui fallimenti e sulle situazioni di rottura, per capire in che modo poter ripartire quando si vivono situazioni di difficoltà. «Spesso ci mette paura il “per sempre”; ma cosa saremmo se non avessimo il “per sempre”? Saremmo in balia degli umori del momento. La scelta invece dell’amore duraturo risponde al bisogno del “tutto” racchiuso in un frammento», ha meditato mons.Napolioni. «L’amore, infatti, è un sentimento che deve crescere, è una decisione nella quale si raccoglie tutto l’uomo: mente, corpo, tempo, spazio, eventi».
Il Vescovo ha così ripreso il paragrafo dell’esortazione (116) nel quale si dispiega la riflessione sull’amore che spera, che ha la consapevolezza che l’altro può cambiare e che Dio, all’opera nella realtà, possa trarre dal male commesso il bene.

Si è parlato anche della responsabilità di mettere al mondo dei figli, interrogandosi sulla possibilità di conciliare l’apertura alla vita con le situazioni che caratterizzano la società del nostro tempo. Il Vescovo, sottolineando che le famiglie numerose costituiscono una gioia per la Chiesa, ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II in merito alla scelta di avere figli, che deve rispondere all’inviolabile libertà di realizzare il proprio progetto di vita, tenendo presente i propri desideri e le condizioni sociali in cui ognuno vive. «In questo cammino, sono gli stessi laici, le famiglie, le giovani coppie che devono aiutare la chiesa e la teologia affinché ci siano risposte che tendano sempre di più al vero bene delle persone».

DSC_0390

 

Mons. Napolioni ha accennato anche alla sua esperienza di educatore, nel momento in cui si è parlato della responsabilità di crescere i figli: «La debolezza di oggi è la paura strisciante, che non aiuta ad educare. La vitamina che occorre innanzitutto è trasmettere il senso di fiducia, del dono, dell’idea degli altri non come nemici ma come persone che devono interessarci». Alla base dell’educazione deve tornare il contatto dei figli con i propri genitori, ma anche con l’intera comunità. «Per generare un figlio è necessaria una madre, per educarlo ci vuole un villaggio», ha ricordato, citando un proverbio africano, tanto caro anche a Papa Francesco. «Ci vuole una piazza, un oratorio, tempi e luoghi di relazione». La sfida è proprio indirizzata alla coppia di genitori, che deve sempre più condividere un progetto di vita, attraverso l’unione, il confronto e il dialogo. Ha sottolineato anche quanto risulti importante anche la presenza di diverse generazioni nell’educazione dei nuovi figli: «I nonni possono tornare ad avere un ruolo perché hanno acquisito robustezza interiore, rafforzata attraverso le righe storte della vita che hanno affrontato».

Il Vescovo concluso invitando a rileggere la storia della propria famiglia con questo testo di Papa Francesco in mano: «Credo che ogni generazione che viene al mondo abbia tanti compiti, ma ognuno dovrebbe riuscire a rendere un po’ migliore non solo il mondo, ma la propria famiglia. Tocca a noi scrivere meglio qualcosa di bello sulle righe già tracciate del DNA, dell’educazione, ma anche della libertà e della fantasia che ci è stata data».

vescovo happening




Campo di servizio per giovani con le Adoratrici di Rivolta

Come ormai da quattro anni, anche quest’estate arriva dalle Suore Adoratrici la proposta del Campo di servizio rivolta ai giovani. Orizzonti verticali è il tema che caratterizzerà l’esperienza che si terrà presso la Casa Madre delle suore di Rivolta d’Adda.

Il volantino del campo Orizzonti verticali

Dal 28 agosto al 3 settembre sono attesi giovani dai 18 ai 35 anni per una settimana di vita comunitaria caratterizzata non solo dal servizio, ma anche da momenti di riflessione e formazione.

«Si tratta di un’esperienza forte – racconta suor Stefania – durate la quale si chiede ai ragazzi di impegnarsi nell’animazione agli ospiti che risiedono nella Casa Famiglia P.F. Spinelli di Rivolta. Durante le giornate ci sarà anche l’occasione di sostare per alcuni momenti di riflessione e di preghiera che si affiancheranno al servizio. Nel periodo del Campo i giovani risiederanno proprio negli spazi gestiti dalle Suore Adoratrici dove è prevista una vera e propria esperienza di vita comunitaria».

Il tema proposto, sulla scia di quello del Grest di quest’anno, torna a riflettere sul viaggio, sulla strada, sul cammino, soprattutto quello spirituale.

«Solitamente questa esperienza viene vissuta da singole persone che decidono di immergersi in questo particolare servizio», continua suor Stefania. «Provengono un po’ da tutta la diocesi, alcuni negli scorsi anni sono arrivati anche dalla Sicilia, dove le Suore Adoratrici sono presenti. Molti sono giovani che hanno vissuto insieme a noi alcuni momenti più meditativi o addirittura di adorazione e che decidono poi di impegnarsi anche sul fronte più operativo del servizio».

Per iscriversi al campo è necessario inviare una mail all’indirizzo suorstefania@suoreadoratrici.it entro il 31 luglio. I posti disponibili sono 15.

 

La Casa Famiglia P. Francesco Spinelli

Casa Famiglia Padre F. Spinelli, emanazione dell’Istituto Suore Adoratrici, accoglie disabili gravi e gravissimi, con menomazioni fisiche, psicofisiche e sensoriali, privilegiando nell’accoglienza le persone a più alto rischio di “abbandono”, di “emarginazione sociale ed emergenze familiari”.

L’opera è finalizzata ad offrire una risposta globale e integrata ai bisogni dei disabili: le funzioni si esplicano nella cura, riabilitazione, promozione e sviluppo delle potenzialità e assistenza della persona.
Attualmente Casa Famiglia Padre F. Spinelli è struttura accreditata dalla Regione Lombardia, possedendo i requisiti e gli standard sia strutturali sia gestionali, e si configura come:

  • Residenza sanitaria assistenziale per anziani;
  • residenza sanitaria per disabili;
  • comunità socio sanitaria;
  • centro diurno per persone con disabilità.

Le Suore Adoratrici del SS. Sacramento vivono il loro Carisma  promuovendo un servizio, al centro del quale viene posta la persona con la sua dignità, le sue esigenze, i suoi bisogni. L’ospite è il soggetto primo di riferimento per cui pensare e organizzare.

L’attività complessiva dell’Istituto Casa Famiglia Padre F. Spinelli risponde ai criteri educativi-assistenziali e riabilitativi, andando oltre una logica assistenziale, per assumere un’impostazione centrata sulla capacità di “prendersi cura” (care) delle persone e di strutturare relazioni in un’ottica di sguardo globale alla persona e non solo, dunque, di “cura” (cure). L’ispirazione di Casa Famiglia Padre F. Spinelli, anche nella denominazione, trae origine dall’orizzonte familiare, secondo l’intenzionalità educativa, assistenziale e riabilitativa: le unità abitative residenziali sono in correlazione alla dimensione familiare.




I consigli di lettura per l’estate dalla Libreria Paoline

Sia che si vada in vacanza, sia che si rimanga a casa, probabilmente l’estate è uno dei periodi in cui ci si concede qualche svago in più: tra questi, molti scelgono di ritagliarsi un po’ di tempo da dedicare alla lettura di un buon libro che oltre a intrattenere possa far riflettere.

Siamo andanti allora a curiosare tra gli scaffali della libreria Paoline di Cremona: questa la classifica dei libri che vanno per la maggiore nell’ultimo periodo, utile come spunto per gli acquisti o per qualche idea regalo.

1. A. Comastri, “Ho conosciuto una santa” , ed. San Paolo
In questo volume il cardinale Angelo Comastri, intimo amico di Madre Teresa, raccoglie aneddoti e testimonianze di chi ha conosciuto personalmente la santa. Dei reietti l’infaticabile suora di Skopje ha conosciuto il volto e ne ha saputo cogliere gli aneliti e i fremiti. Per decenni ha raccattato dai marciapiedi di Calcutta chi aspettava febbricitante, esangue, sfinito, la morte. Per decenni ha passato la mano su fronti piagate, guance scavate, corpi oscenamente ulcerati che avrebbero potuto maledire Dio; ma che non l’hanno fatto, perché avevano vicino questa suora minuta e gigantesca, piccola e grandiosa, vicaria ed emissaria di Dio.

2. R.M. Rilke. “Storie del buon Dio”, presentazione di Ferruccio Parazzoli, Ed.Paoline
Di ritorno dal suo primo viaggio in Russia, Rilke vive un’importante fase di slancio creativo da cui nascono le “Storie del buon Dio” (Geschichten vom lieben Gott) scritte nel giro di pochissimo tempo, nelle notti tra il 10 e il 21 novembre 1899, come riferisce lo stesso Rilke. Influenzate dalle esperienze del viaggio russo le “Storie del buon Dio” narrano dell’infinito amore di Dio che per le proprie creature si strappa dal braccio la mano destra e la manda a incarnarsi sulla terra prendendo le stesse sembianze dell’uomo.

3. Pascal. “Dio degli uomini. Brani scelti dai Pensieri e da altri scritti”, ed. Paoline
Il libro si dipana in sei tappe (I. Miseria e grandezza dell’uomo; II. Oltre la ragione; III. E allora, dove andare?; IV. In cammino verso Dio; V. Cristo, Dio degli uomini; VI. La vita di fede) in cui Pascal giunge ad affermare: «Noi conosciamo Dio solo attraverso Gesù Cristo. Senza questo mediatore è impossibile ogni comunicazione con Dio». Quel Dio che non è il Dio dei filosofi e dei dotti, bensì il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo.

4. Augusto Negri, “Corano. Identità e storia”, Ed. Paoline
Da quasi vent’anni l’opinione pubblica parla del Corano in discorsi, articoli, talk show. Essa percepisce confusamente che il Corano è il motore di cambiamenti o di stagnazioni di un grande segmento della società globale. Il testo sacro dell’islam ora è difeso ed esaltato, ora è vituperato e messo sotto accusa, ma con quanta cognizione di causa? Cos’è il Corano? Di che cosa parla? Come si è formato? Qual è la sua interpretazione? Come ha ispirato e ancora oggi ispira la dottrina, la morale, la legge, la devozione, le società e le culture islamiche?

 5. Maria Tatsos, “La ragazza del Mar Nero. La tragedia dei greci del Ponto”, ed. Paoline
Il 19 maggio di ogni anno, in Grecia e nelle comunità greche sparse in tutto il mondo, si celebra la Giornata della memoria del genocidio dei greci del Ponto, un evento drammatico ma poco noto della Storia del Novecento. All’inizio del secolo scorso, circa settecentomila greci vivevano sulle sponde del Mar Nero. Di fede cristiano-ortodossa, avevano salvaguardato la loro identità etnica, culturale e religiosa, pur facendo parte dell’Impero ottomano, in una situazione di convivenza pacifica. La giornalista Maria Tatsos ci racconta la storia di una di loro: Eratò Espielidis, nata sulle sponde del Mar Nero a Kotyora (l’odierna Ordu), e della sua famiglia. La vicenda personale e quella di un popolo sono raccontate al tempo stesso con l’obiettività della studiosa e la passione di chi è direttamente coinvolto.

6. Aurelio Picca, “Capelli di stoppia. Mia sorella Maria Goretti”, ed. San Paolo
Marietta ci conquista subito. I tratti semplici e vividi con cui Picca ci disegna davanti agli occhi quella famiglia, quella situazione, e anche il fiore nero della tragedia, ci portano in realtà più dentro noi stessi e il nostro presente. Non è il racconto di una Italia esotica, passata, favolistica. È lì, appena si scrosta qualche pailettes, qualche trucco un po’ pesante, qualche manifesto o titolo di giornale. È lì con tutta la sua grazia e la sua brutalità. Con tutto il dramma che nei corpi delle ragazzine si manifesta come strano show dell’epoca nostra.

7. Giorgio Cavalleri, “Dietrich Bonheffer. Teologo e martire del nazismo”, ed. Paoline
Il libro ripercorre in quattro tappe la vita e la personalità eroica di Dietrich Bonhoeffer ponendo in evidenza l’assoluta incompatibilità tra il paganesimo del regime hitleriano e il Vangelo, tra il potere di dominio e il dedicarsi totalmente agli altri, tra vuota teologia e responsabilità etica. La prima tappa del libro racconta la vita di Bonhoeffer dalla nascita al martirio, la seconda è più storica e ripercorre l’opposizione militare al nazismo alla quale partecipò Bonhoeffer. La terza tappa si inoltra nella profonda relazione di amore che il giovane Bonhoeffer ha coltivato attraverso il dialogo epistolare con la sua fidanzata. L’ultima tappa riporta il cammino di fede di Bonhoeffer: una fede responsabile e incarnata nella storia del suo tempo.

8. Ermes Ronchi, “Le nude domande del vangelo”, Ed. San Paolo
Dieci domande per altrettante meditazioni, dieci domande per «far risuonare ancora, magari in modo inusuale la parola di Gesù». È questo lo scopo che Ermes Ronchi si è proposto nel predicare gli esercizi spirituali davanti a papa Francesco e alla Curia romana. Ma prima di cercare le risposte, «parole dell’uomo», è indispensabile «amare le domande, che sono Parola di Dio». Esse sono come un vasetto chiuso: bisogna scoperchiare, sollevare per trovare dentro «una sorpresa d’oro e di luce.

Non mancano le proposte per i giovani lettori: tra le pubblicazioni più vendute vi sono:

1. D. Baccalario, “The golden legend. Il testimone.”, Ed. San Paolo
Da millenni, sette Santi e sette Diavoli si contendono il controllo del mondo. Ora la battaglia più importante di tutte sta per cominciare. Il mondo, fin dalle sue origini, è stato conteso da due fazioni: il Bene e il Male. Sette campioni, da ogni parte, si sono battuti per conquistarlo, ma nessuno ci è mai riuscito. Ora, questi esseri straordinari si stanno preparando a combattere la battaglia più importante di tutte. Accadrà in una metropoli, ai giorni nostri, tra grattacieli e strade buie dei bassifondi. Tutto sarà permesso. Trucchi, trappole e tranelli.

2. Jennifer Moore-Mallinos, “Uso e abuso dei videogiochi”, Ed. Paoline
È la storia di Riccardo che, ossessionato dall’idea di vincere, finisce per diventare vittima dei Vampiri dei videogiochi, che gli succhiano la vita e non gli lasciano più il tempo per giocare con gli amici e per studiare e frequentare la scuola. Diventato una specie di zombi, si ritrova pallido, solo e invecchiato. Sogno o realtà? Un volumetto semplice ed efficace per educare i bambini all’uso corretto dei videogiochi e aiutare genitori ed educatori ad accompagnare i più piccoli nella comprensione delle possibilità e dei pericoli che questi strumenti portano con sé.

3. Jennifer Moore-Mallinos, “E se la sfida supera il limite?”, Ed. Paoline
Finalmente è arrivata l’estate: Tobia e la sua famiglia sono in viaggio verso lo chalet in riva al lago. Tobia passerà le sue vacanze nuotando, pescando e giocando con gli amici che ogni anno fanno le vacanze al lago: Giacomo, Samuele, Anna e Cati. Ogni volta che ne hanno l’occasione, Tobia, Giacomo e Samuele si dilettano con il loro passatempo preferito: «La Grande Sfida». I tre spericolati ragazzini inventano alcune prove da superare, affibbiando di volta in volta a chi perde il titolo di «Re dei Conigli». Il gioco all’inizio era innocente, ma a poco a poco è diventato sempre più pericoloso…

 




Indovina chi viene a cena: le prime testimonianze del progetto di Filiera Corta

Era partito lo scorso gennaio il progetto per promuovere l’integrazione promosso da Filiera Corta Solidale di Cremona in collaborazione con Caritas, Coop. Nazareth e Il Sentiero. L’idea di Indovina chi viene a cena nasceva dall’attenzione all’emergenza migranti che riguarda non solo la cura nell’accoglienza, ma anche percorsi di integrazione ed aggregazione con la cittadinanza.

In questi mesi alcune famiglie si sono rese disponibili ad invitare coppie di immigrati nella propria casa per una cena o per condividere un piccolo momento conviviale. Sono nate così diverse occasioni di incontro che fino ad ora si sono rivelate particolarmente positive.

Obiettivo principale di questa iniziativa è offrire ai migranti dei momenti di normalità e di serenità, un’occasione per sentirsi meno soli, frequentare persone esterne al circuito dell’accoglienza, impratichirsi con l’italiano. Si è chiesto ai partecipanti di garantire un minimo di continuità, affinché la relazione instaurata possa crescere nel tempo.

 

Alcune testimonianze

Sabato scorso abbiamo finalmente invitato Salman e Zadran a cena. Non che avessimo dubbi, ma siamo rimasti molto contenti della gentilezza e cordialità dei nostri ospiti. Hanno qualche difficoltà con l’italiano, ma nei loro panni non sarei certo messo meglio col pashtun… Ci hanno raccontato un po’ della loro quotidianità e accennato agli anni passati da migranti in Grecia e in Norvegia. Alla fine ci hanno invitato a cena a casa loro e dall’entusiasmo di Salman nel celebrare Zadran come bravo cuoco, credo che gusteremo un ottimo riso in stile afgano! Diego

Un paio di settimane fa abbiamo invitato a cena Abdul e Amadou. Abdul ha 35 anni e viene dal Ghana, ci siamo conosciuti circa 2 anni fa alla Casa dell’Accoglienza. Il suo amico Amadou, del Gambia, ha 18 anni ed è arrivato in Italia da pochi mesi. La serata è stata davvero molto piacevole. Il fatto di aver già instaurato un rapporto di amicizia con uno degli ospiti ha sicuramente contribuito a rendere l’atmosfera più spontanea e a creare un terreno comune per la conversazione – elemento non scontato, date le diverse età ed esperienze. Siamo riusciti a parlare in italiano degli argomenti più semplici (vita quotidiana, interessi) ma ogni tanto siamo ricorsi all’inglese. Abbiamo in programma di rivederci un sabato o domenica per cucinare insieme: speriamo che Abdul ci insegni qualche specialità ghanese! Federica

Abbiamo contattato per telefono Loqman e Ramazan, due ragazzi afghani. Siamo andati a prenderli al loro appartamento e abbiamo pranzato assieme a casa nostra, con i nostri quattro figli. Il pranzo è stato molto piacevole, abbiamo conversato molto di tanti argomenti: abitudini alimentari, religiose e anche dei rapporti tra uomini e donne, ragazzi e ragazze, visto che di lì a poco ci sarebbe stato S. Valentino e Loqman era molto interessato a sapere come funzionava, per non fare errori! Siamo riusciti sempre a parlare in Italiano, anche perché entrambi, nonostante la fatica di comunicare, hanno molta voglia di imparare. Loqman e Ramazan hanno cucinato un tipico cibo afghano, il “qabeli pilau”: un piatto unico a base di riso condito con uva sultanina e verdure soffritte in olio di semi e carne di pollo, buono e gustoso. I nostri figli hanno seguito con molta curiosità le fasi della preparazione e hanno anche aiutato! Nonostante la giovane età dei nostri ospiti (23 e 27 anni) è stato facile e piacevole stare in loro compagnia e li abbiamo visti curiosi e desiderosi di scambio culturale. Anche i nostri figli sono stati contenti e partecipi, crediamo sia stata per tutti una bella esperienza di arricchimento reciproco!! Chiara, Davide e Monica

Noi abbiamo intessuto una relazione con una famiglia: Osman è il marito, ghanese, un sorriso fantastico e due occhi splendenti, Mercy è la moglie, nigeriana, molto dolce, Ali il loro bambino di 6 anni. Osman parla bene l’italiano e suona in un gruppo di percussionisti “organizzato” alla casa dell’accoglienza: per lui far parte di questo gruppo è sicuramente una grande risorsa. In questo periodo ci siamo affiatati sempre più, ritrovandoci ogni settimana per mangiare e soprattutto per fare i compiti e leggere insieme. Marina

Con Ismail e Shir siamo coetanei. Si é creato un rapporto molto piacevole. Abbiamo conosciuto i loro amici e loro hanno conosciuto i nostri. Ci siamo visti 7-8 volte, a volte a casa nostra, a volte a casa loro o in giro. Quando ci vediamo, Shir e Ismail preferiscono “staccare” dalla loro situazione difficile e vivere con noi momenti di serenità. I nostri incontri sono sempre molto piacevoli e ridiamo e scherziamo molto. Mi fa molto piacere poter contribuire alla diffusione del progetto, anche perché la nostra esperienza è davvero molto bella! Raccontare del nostro rapporto via mail mi mette addirittura in imbarazzo, essendo ormai diventato un rapporto d’amicizia e come tale intimo e personale. Grazie per questo progetto! Marina

 

Pranzo

 

Come funziona il progetto

La cena è naturalmente solo un pretesto per stare insieme e conoscersi: ogni partecipante può decidere autonomamente se incontrare il proprio ospite in casa propria o in un luogo pubblico, se condividere un pasto o semplicemente un caffè, fare una passeggiata; conversare. Le persone aderenti possono decidere se unirsi ad un altro nucleo famigliare e che frequenza dare agli incontri (il nostro suggerimento è di 2 incontri al mese).

Quanti desiderano partecipare possono inviare una mail a info@filieracortasolidale.it.