1

Don Silvio Spoldi è tornato al Signore

Dal 2011 residente presso la Fondazione Brunenghi a Castelleone, è deceduto per le complicanze di salute legate all’età avanzata il sacerdote don Silvio Spoldi.

Ha concluso la sua vicenda terrena ed è tornato al Padre all’età di 92 anni, di cui 67 dall’ordinazione sacerdotale. Nativo della Parrocchia d San Bassano, classe 1926, ha svolto il suo ministero come Vicario parrocchiale inizialmente a Grumello Cremonese e poi, dal 1954 al 1967, presso la Parrocchia cittadina dei SS. Giacomo e Agostino.

Ha guidato come parroco le comunità cristiane di Torricella del Pizzo (dal 1967 al 1975), di Commessaggio (dal 1975 al 1989), per poi proseguire il suo servizio al Vangelo a Castelleone come Custode del Santuario della Beata Vergine della Misericordia, fino al 2011.

Dal 1994 al 2012 è stato anche coordinatore diocesano dei gruppi di preghiera “San Pio da Pietrelcina.

La camera ardente è allestita presso la Fondazione Brunenghi a Castelleone. La salma sarà traslata nella chiesa parrocchiale di Castelleone martedì 12 febbraio alle ore 10; le esequie, presiedute dal Vescovo Antonio Napolioni, saranno celebrate nello stesso giorno, alle ore 15. Quindi il feretro sarà tumulato presso la Cappella dei Sacerdoti nel cimitero di Castelleone.

Una veglia di preghiera in suffragio di don Spoldi si terrà presso il Santuario della Misericordia lunedì 11 febbraio, memoria della Vergine di Lourdes, con inizio alle ore 21.

 




Consiglio Pastorale diocesano: la Chiesa di Cremona conferma il suo impegno di carità verso i migranti

Nella prevista sessione del Consiglio Pastorale diocesano, tenutasi sotto la presidenza del Vescovo Napolioni sabato 9 febbraio in Seminario, il delegato per la pastorale don Gianpaolo Maccagni ha invitato il direttore di Caritas cremonese a fornire elementi aggiornati di conoscenza sulle azioni di accoglienza di immigrati e rifugiati promosse nelle strutture diocesane.

Don Antonio Pezzetti, dopo aver descritto l’evoluzione della normativa italiana sino all’attuale provvedimento legislativo conosciuto come “Decreto sicurezza”, ha tracciato con precisione le dimensioni degli interventi e il loro carico economico. oggi sostenuto in larga parte dalla Chiesa diocesana.

Praticamente interrotti gli arrivi di migranti che nei mesi trascorsi la Prefettura di Cremona aveva dislocato nelle strutture della Caritas e in altre realtà cooperative del territorio, oggi i cittadini italiani occupano il 40% della posti disponibili. A carico della Chiesa diocesana.

La quota economica riconosciuta dallo Stato alle strutture come la Casa dell’Accoglienza è scesa da 35 a 21 € al giorno per ogni migrante. Tale contributo dovrebbe coprire ogni spesa relativa all’accoglienza di emergenza, e poi al cibo e all’alloggio, al vestiario e alle cure mediche (75.000 € solo di medicinali nel 2018), per spostamenti e progetti di formazione al lavoro e per dare settimanalmente qualche risorsa per minute spese personali. Cancellate tutte le risorse per la scuola di italiano e per ogni supporto psicologico, strumenti indispensabili per qualche passo nella direzione dell’integrazione.

Per molti degli ospiti, terminato il percorso per ottenere i documenti e il permesso di soggiorno (solo il 30% circa lo ottiene) il destino sarebbe la strada. Nemmeno il rimpatrio – troppo oneroso per lo Stato – viene attuato. La Chiesa cremonese ha deciso di dare ugualmente continuità all’accoglienza, facendosi carico del situazione drammatica in cui sono coinvolte donne con bambini, minori, giovani senza alcuna rete sociale o famigliare di supporto. Oggi circa 150 persone.

Il Vescovo ha posto all’attenzione del Consiglio Pastorale l’attuale scelta operata in diocesi nella luce del Vangelo, chiedendo un discernimento. Soprattutto per stimolare corresponsabilità a tutti i livelli nelle comunità parrocchiali.

Dal Consiglio è emersa unanime la richiesta di essere maggiormente informati e di informare l’opinione pubblica circa i risvolti reali della situazione, prendendo atto di quanto anche in molte comunità cristiane il tema della presenza dei migranti sia argomento fortemente divisivo proprio a causa di ignoranza e pregiudizio.

Da parte sua il Vescovo, ringraziando tutti i collaboratori della Caritas per la pluriennale opera di intelligente intervento, ha esortato a superare la tentazione della delega cui spesso anche le parrocchie soccombono, attivando percorsi di formazione e informazione dei fedeli laici, proprio a partire dalla concretezza di numeri e situazioni, senza dimenticare che dietro statistiche e percentuali ci sono sempre persone umane, storie di vita e speranze di famiglie.

E ha invitato a considerare come ulteriore versante di impegno pastorale anche l’attenzione alle numerose comunità nazionali, molte delle quali cristiane, che stanno emergendo nei contesti delle parrocchie in Diocesi.

 

 




Il positivo esito della “Settimana residenziale” del clero a Lenno

Dopo la bella esperienza di Sestri Levante nel 2018, la casa di spiritualità delle Suore Adoratrici a Lenno, sulle sponde del Lago di Como, ha accolto la scorsa settimana un gruppo di sacerdoti cremonesi per alcuni giorni di fraternità e aggiornamento.

Durante i cinque giorni residenziali diversi interventi hanno focalizzato lo stesso tema della prima edizione: “Il presbitero: uomo credente, nella corresponsabilità ecclesiale”. A coordinare i lavori, partecipati anche dal Vescovo Napolioni, il Vicario per il clero e la pastorale diocesana don Giampaolo Maccagni.

Nelle intense giornate di confronto e condivisione le medesime domande su identità e missione del sacerdote, in una realtà pastorale fluida ed esigente come quella odierna, sono state declinate sul versante della fede – anzitutto personale – cercando di descrivere come oggi sia percepita e vissuta nei contesti della pastorale e infine approfondendo la riflessione sullo stile sinodale che la Chiesa è invitata a sperimentare, nella corresponsabilità con i fedeli laici. Approcci per certi versi inediti che il nostro tempo chiede ai pastori delle comunità cristiane.

A don Giuliano Zatti, Vicario generale della diocesi di Padova, è stato affidato l’approfondimento sulla narrazione della fede personale, sui nodi e sulle risorse che la fanno crescere nell’esperienza adulta; don Andrea Peruffo, formatore della diocesi di Vicenza, ha invece proposto un creativo contributo sulle dimensioni più umane e psicologiche del credere; alla dimensione più comunitaria della fede è invece stata dedicata la giornata coordinata dal milanese don Antonio Torresin. Ogni intervento ha innescato un proficuo e franco confronto in piccoli gruppi.

Ma l’ingrediente che ha reso davvero fecondi i giorni e le riflessioni è stata la genuina e semplice condivisione del tempo, dell’amicizia e della preghiera, in un clima sereno e disteso. Lo stile di ascolto del vissuto di ciascuno ha permesso a tutti di sentirsi accolti, superando pregiudizi e distanze tra sacerdoti di diverse generazioni provenienti dalle diverse zone pastorali della diocesi.

Non sono mancate anche una giornata dedicata ad una festosa uscita in gruppo, presso il Sacro Monte di Ossuccio e il Santuario della Madonna del Soccorso e l’occasione di ascolto più profondo della Parola con la lectio proposta da don Marco d’Agostino, Rettore del Seminario diocesano.

La disponibile franchezza del confronto con il Vescovo, sui passi e le scelte che la Diocesi sta compiendo, hanno arricchito la settimana residenziale.

Una bella esperienza di fraterna accoglienza che ha consolidato amicizia e stima reciproche, recuperando un respiro profondo e uno sguardo più ampio, oltre la frenesia che la vita pastorale impone alla qualità delle relazioni umane, anche tra quanti sono al servizio del vangelo. Una scelta da mettere in calendario nel prossimo anno, soprattutto per quanti ancora non abbiano avuto la possibilità di partecipare.

Photogallery

 

Documenti per approfondire:




Nella luce dell’Epifania l’anniversario delle claustrali domenicane

A conclusione della solennità che ricorda la visita dei Magi alla natività del Cristo la preghiera del Vespro ha raccolto un gruppo di fedeli accanto alle monache domenicane, da 11 anni presenti nella città di Cremona. Occasione per affidare a Dio, insieme alla riconoscenza per la loro scelta di totale dedizione al bene spirituale della Chiesa e delle persone, le speranze e le attese dell’anno appena iniziato.

Il Vescovo Napolioni, affiancato dal Vicario per la pastorale don Maccagni e dal Delegato per i religiosi e la vita consacrata don Brambilla, ha guidato la preghiera dei Secondi Vespri dell’Epifania ed un breve momento di adorazione eucaristica, durante la quale ha simbolicamente consegnato “non oro, incenso e mirra…” ma tre segni su cui ha intessuto una sua riflessione: uno specchio, delle spighe di grano, un po’ di vino, recati dinanzi all’altare da tre laici presenti alla preghiera.

Il canto delle monache e la fervente preghiera di intercessione per i bisogni della Chiesa universale, della nostra Chiesa cremonese e dell’umanità hanno concluso la celebrazione – sobria e solenne – non senza l’invocazione al fondatore dell’Ordine dei Predicatori San Domenico.

Photogallery




È tornato al Signore padre Adriano Bolzoni

Nella serata di lunedì 7 gennaio è deceduto, presso l’Hospice di Cremona dove era ricoverato, don Adriano Bolzoni. Già religioso Camilliano, era stato incardinato come sacerdote della Diocesi di Cremona nel 2014. Nato a Soresina nel 1943, era stato ordinato a Verona nel 1992 nei Chierici Regolari Camilliani. Ha svolto il suo ministero anche presso la casa di riposo “Vismara” di San Bassano.

Le esequie saranno celebrate a Soresina giovedì 10 gennaio, alle ore 10, nella chiesa parrocchiale, e saranno presiedute dal vicario generale della Diocesi don Massimo Calvi.

Don Adriano riposerà nel cimitero di Soresina. La comunità cristiana lo affida all’abbraccio di misericordia del Signore.

 




Con il canto del “Te Deum” la fede riconosce gli immensi doni di Dio nell’anno trascorso

Tanta gente, famiglie, bambini ed anziani, provenienti dalle parrocchie della città per celebrare la gratitudine per un anno trascorso. Un anno non sempre facile, non per tutti sempre felice. Ma un anno di vita e di Grazia, comunque sia andata. Un anno in cui cercare di intravvedere la traccia provvidente dell’amore di Dio per ciascuno.

La celebrazione, semplice e partecipata, è iniziata alle 18 nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino a Cremona, con la presidenza del Vescovo e la presenza di diversi sacerdoti concelebranti. Essendo dopo i Primi Vespri della solennità di Maria Madre di Dio, la liturgia è stata quella del 1 gennaio, anticipando l’Ottava del Natale.

Monsignor Napolioni ha voluto leggere il ritrovarsi dell’ultimo giorno dell’anno non solo in ossequio alla tradizione, ma come occasione per un, seppur breve, bilancio personale. Operazione solo apparentemente ovvia, dato che molto dell’esistenza quotidiana di ciascuno corre sovente il rischio di appiattirsi su un presente sfuggente e senza profondità.

 

Il bello ed il buono che ciascuno ha vissuto merita invece – ha sostenuto il Vescovo – l’esercizio del discernimento, proprio per non essere semplicemente consumato dal tempo che passa.

Pensieri e suggestioni che nelle ultime ore del 2018 non possono dimenticare di ringraziare per il misterioso realizzarsi del progetto custodito nel cuore di Dio, una sconfinata fiducia capace di sorreggere i credenti anche nelle svolte più impegnative della vita.

Photogallery




“Dinanzi a noi un presepio grande come il mondo”

Notte di luce, come in tante comunità cristiane sparse nel mondo, e annuncio di salvezza e di gioia proclamato nella bellezza della liturgia: è il Natale di Gesù celebrato in Cattedrale, con la presidenza del Vescovo Napolioni, nella Messa della notte e nel Pontificale del mattino di martedì 25 dicembre. Numerosa e partecipe l’assemblea, intensa e curata la preghiera, allietata dal Coro della Cattedrale di Cremona e dalla presenza di concelebranti del Capitolo dei Canonici e dei seminaristi diocesani.

La celebrazione della notte, che ha potuto essere diffusa nella diretta tv, a cura dal Centro televisivo diocesano TRC e sulle pagine social della diocesi di Cremona, ha avuto inizio come da tradizione allo scoccare della mezzanotte. Presente alla solenne concelebrazione anche il vescovo emerito Lafranconi.

Nella riflessione proposta dopo la proclamazione del Vangelo monsignor Napolioni ha suggerito di lasciarsi conquistare dal fascino del presepio, piccola immagine di un grande progetto di “popolo”, intriso di fragile umanità, nella mente di Dio fin dal giorno della creazione. Proprio la ricorrenza del termine “popolo” nei brani della Liturgia della Parola è stata colta dal Vescovo come richiamo ad un progetto di società e di politica che sappiano includere, disarmando ogni tentazione di settarismo o pregiudizio.

“Il Natale – ha affermato il Vescovo – richiede il coraggio di inginocchiarsi dinanzi a questo progetto di vita e di società”. Celebrarlo significa testimoniare la propria fede traendone le conseguenze coerenti. Non sarà Natale, se non sarà per tutti, offerto a tutta l’umanità come dono gratuito di salvezza. e di gioia.

Nella messa del giorno – anch’essa trasmessa in diretta dai mezzi della comunicazione – la riflessione di monsignor Napolioni, prendendo le mosse dalla profezia di Isaia nella prima Lettura, ha invece posto in luce il dinamismo del cammino quale cuore dell’esperienza natalizia. “I piedi” del messaggero che reca buone notizie sono davvero “belli” – come si esprime il testo biblico – e altrettanto sono i passi di chi accetta di diffondere oggi l’annuncio cristiano, ponendosi a fianco di tanti uomini e donne in ricerca.

A questo proposito il Vescovo ha fatto cenno anche all’ultima Lettera Pastorale “Gesù per le strade” nata dal percorso di due anni di ascolto del mondo giovanile della Diocesi. E ha rimarcato quanto sia unanime, da parte delle nuove generazioni, il desiderio di avere accanto cristiani adulti e credibili. E di una Chiesa attenta e coerente.

Al termine della celebrazione in Cattedrale è stata impartita dal Vescovo la benedizione Apostolica, augurando ai presenti – e a tutti i fedeli – una “splendida ferialità”, un Natale “sostanzioso” che sappia fare attecchire ogni germoglio di gioia cristiana nella vita quotidiana.




Ecumenismo in musica: tante voci, una sola fede

Occasione di fraternità e spazio per l’accoglienza reciproca, il tutto condito in musica. E’ lo spirito dell’incontro tra giovani delle diverse confessioni cristiane che nel pomeriggio di domenica 25 novembre ha visto radunarsi in Seminario sette gruppi corali: tutti impegnati a cantare la propria speranza e la fede nel Cristo, unico Signore.

Don Federico Celini, incaricato diocesano per la pastorale ecumenica e del dialogo interreligioso, ha introdotto l’inconsueto concerto pensato in collaborazione con il Pastore della Chiesa Metodista di Cremona – Piacenza Nicola Tedoldi. Presenti per la Chiesa Cattolica il Vescovo di Cremona Napolioni, il prof. Mario Gnocchi – storico esponente dell’impegno ecumenico italiano – e una nutrita rappresentanza di giovani e adulti del Movimento dei Focolari.

Durante le diverse esecuzioni musicali sono stati proiettati immagini e testi sulle tappe significative percorse dal movimento ecumenico. Un cammino non sempre agevole, che nella storia delle Chiese ha sempre richiesto – come ha sottolineato il pastore Tedoldi – la capacità di essere in perenne ricerca, protesi verso un futuro di unità conosciuto solo da Dio.

La serata, a detta di don Celini, si è proposta di inaugurare una più attiva collaborazione che coltivi reciproca conoscenza e stima, confidando sulla forza del grande patrimonio di fede e dottrina condivise tra le diverse confessioni cristiane. Un’interessante pista di lavoro comune potrà essere l’enciclica di papa Francesco “Laudato sì”, sulla quale si intende aprire un costruttivo confronto.




Trent’anni di accoglienza vissuta nella “Casa” voluta dal vescovo Assi a Cremona

È stata una serata di ricordi e riconoscenza quella di venerdì 9 novembre al Centro pastorale diocesano, con tutti i protagonisti della “Casa dell’accoglienza”, un’avventura che ha segnato la vita della città e della Diocesi di Cremona. A 30 anni dall’inaugurazione, la Casa è stata richiamo, profezia e operosa testimonianza di come la fede cristiana sappia incidere nella storia: questo fu il sogno di mons. Enrico Assi, che con determinazione la volle come cuore pulsante della carità, sulle orme del “padre dei poveri” Omobono.

La famiglia della “Casa dell’accoglienza, da 21 anni guidata da don Antonio Pezzetti, è stata accolta dal festoso ritmo delle percussioni di un gruppo di ospiti africani. Un inizio frizzante che ha subito sciolto in informale amicizia l’atmosfera “solenne” della ricorrenza, coinvolgendo volontari laici e autorità politiche, sacerdoti e benefattori. Un simpatico portachiavi recante il sigillo del trentennale – realizzato in cuoio nei laboratori di una delle opere-segno promosse dalla carità della Diocesi –  è stato donato ai presenti.

La serata si è aperta con il saluto e la gratitudine del Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, che ha ricordato come la ricchezza di una città si misuri nella sua capacità di “andare verso” i bisogni e le persone, riconoscendo alla “Casa dell’accoglienza” un ruolo decisivo nella storia e nell’evoluzione della città capoluogo.

Alessio Antonioli, moderatore dei diversi interventi in programma, ha quindi introdotto la testimonianza di mons. Giosuè Regonesi, cui all’epoca il vescovo Assi affidò la progettazione del recupero architettonico e funzionale dello stabile , già “Collegio Sfondrati”. La prima casa di accoglienza in Italia diede corpo all’intuizione ambiziosa del Vescovo milanese, accolta e sostenuta dalla generosa umanità delle comunità cristiane, pur tra prove e difficoltà.

All’Arcivescovo di Ferrara – Comacchio mons. Gian Carlo Perego, che da sacerdote nella Casa operò come responsabile, è stata affidata la più importante relazione. Una vasta e documentata panoramica dell’evoluzione legislativa cui la struttura voluta dalla Diocesi, nei decenni, cercò di dare concreta risposta, soprattutto affrontandone i limiti evidenti e le ombre. Con la precisione e la competenza che mons. Perego ha consolidato nel suo precedente servizio alla Caritas Nazionale e presso la Fondazione Migrantes della CEI, l’intervento ha sottolineato come l’accompagnamento delle dolorose situazioni di fragilità sociale, negli anni acuitesi nei fenomeni migratori, ha consentito a migliaia di persone di uscire dalla clandestinità. Nelle ambiguità di sanatorie e di “pacchetti sicurezza” emanati dai diversi governi italiani succedutisi nei anni, “l’attività della Casa dell’accoglienza ha saputo incarnare i principi di uguaglianza e di fraternità” – ha sostenuto il relatore – sconfessando, numeri alla mano, i proclami elettoralistici e le strumentalizzazioni faziose.

Impressionanti i dati, nella loro verità: a Cremona oggi gli immigrati sono il 15,1% della popolazione, ma metà sono cittadini europei, come lo sono i cremonesi. Rispetto all’anno precedente, ad oggi, sono cresciuti solo di 300 unità in tutta la città. In Italia nel 2000 i musulmani erano il 44% degli immigrati, oggi sono il 28%, mentre la propaganda parla di invasione…

Don Antonio Pezzetti, attuale direttore della “Casa dell’accoglienza”, ha poi raccontato il proficuo e silenzioso lavoro che insieme a tante realtà associative del territorio ha consentito a uomini e donne di altre culture e religioni di integrarsi e operare in vista di acquisire stabilità e lavoro. Un video volti e storie concrete di accoglienza e accompagnamento ha dato voce alla prossimità.

Al Vescovo Napolioni il compito di concludere l’intensa serata: “Vorrei che non ci fosse una casa dell’accoglienza, ma che tutta la nostra Chiesa fosse accoglienza – ha esordito – aiutatemi a custodire questa grande tradizione della Chiesa cremonese”.

Un grazie sincero al termine è stato rivolto agli ex-Direttori della struttura diocesana, ai tanti volontari e realtà caritative che fino ad oggi vi hanno speso energie e risorse, alle Istituzioni civili che ne hanno riconosciuto la lungimirante visione.




E’ improvvisamente tornato al Signore don Vincenzo Cavalleri

Sincero cordoglio e sorpresa nella parrocchia di Sabbioneta per l’improvvisa morte del sacerdote Adolfo Vincenzo Cavalleri, di 68 anni, dal 2015 collaboratore nelle comunità cristiane di Sabbioneta, Ponteterra, Villa Pasquali e Breda Cisoni. Nato a Castelnuovo del Zappa. in provincia di Cremona, aveva iniziato il suo ministero dopo ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1974, come vicario della parrocchia cittadina di S. Abbondio, fino al 1991.

Nominato parroco di Gadesco e Pieve Delmona dal 1991 al 2003, aveva ricoperto lo stesso incarico dal 2003 al 2005 nella comunità di Calvatone, per divenire dal 2005 parroco in solido e moderatore delle parrocchie di Calvatone, Tornata e Romprezzagno, fino al 2015.

La camera ardente è stata allestita presso la Cappella del Confratelli, accanto alla Chiesa parrocchiale dell’Assunta in Sabbioneta. Lunedì 22 ottobre, alle 20,30 qui si terrà la veglia di preghiera della comunità cristiana. Le esequie saranno presiedute dal Vescovo, mons. Napolioni, martedì 23 ottobre , alle ore 10, nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta in Sabbioneta. Quindi il feretro sarà trasportato nel cimitero di Pieve Delmona, ove sarà tumulato.