1

Parole Raccolte – Prova a prenderla, l’aria…




Prima tu! Già tempo di tuffarsi nell’estate oratoriana

Prima tu! La maglia che gli animatori del prossimo Grest indosseranno, porterà proprio questa scritta. «È un invito a buttarsi, a mettersi in gioco – ha spiegato Emanuele Bergami, educatore, volontario della Federazione Oratori Cremonesi e membri della commissione regionale CreGrest, durante la nuova puntata di “Chiesa di Casa” – rivolto a tutti i ragazzi e giovani che sentono il desiderio di vivere un’esperienza di gioia, condivisione e cura». E sarà proprio la cura il tema centrale del Grest 2023, intitolato “Tuxtutti – E chi è mio prossimo?”.

Per Paolo Mazzini, grafico di TeleRadio Cremona Cittanova e anch’egli della commissione regionale CreGrest, quella di avere un versetto biblico come sottotitolo «è una scelta forte, a cui teniamo molto. È il segno evidente che, alla base della nostra proposta, c’è la Parola, l’incontro con il Signore».

Una caratteristica, questa, che rende l’esperienza del Grest diversa da tutte le altre. «In estate i nostri cortili si aprono per accogliere qualcosa di magico – ha proseguito Bergami – ovvero la presenza di centinaia di bambini e ragazzi che hanno il desiderio bello di stare insieme, di condividere le proprie giornate in un luogo speciale: l’oratorio».

E se l’estate è il periodo in cui ogni comunità parrocchiale vede concretizzarsi la proposta estiva, la progettazione del CreGrest, invece, avviene molto tempo prima. «il nostro lavoro in commissione – ha commentato Mazzini – precede di parecchi mesi l’attività di educatori e animatori. La logica che ci guida è quella di progettare strumenti, come il manuale o i materiali vari, che siano in grado di mettere le singole parrocchie nelle condizioni migliori per portare avanti il Grest». Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Bergami: «La presenza di dodici diocesi differenti e di giovani provenienti da tutto il territorio regionale rende l’esperienza di progettazione molto diversificata, ma, allo stesso tempo, estremamente arricchente».

Con la fase di strutturazione della proposta ormai alle spalle e con la presentazione del Grest ai responsabili appena conclusa, ora si procede verso la data del 7 maggio, giorno in cui “Tuxtutti” verrà ufficialmente svelato agli animatori.

«Le canzoni, le grafiche e le attività proposte – ha concluso Mazzini – saranno presto sotto gli occhi di tutti. Come commissione, quello che ci auguriamo è che possano davvero diventare occasione di crescita, e di stimolo alla cura, per tutte le persone che li utilizzeranno».

 

TuxTutti, il Grest 2023 sull’esempio del Buon Samaritano




Il saluto del vescovo Trevisi: «Moja duša poveličuje Gospoda. L’anima mia magnifica il Signore»

«Moja duša poveličuje Gospoda». L’anima mia magnifica il Signore. Con queste parole, in sloveno, monsignor Enrico Trevisi ha aperto il suo ringraziamento al termine della propria ordinazione episcopale nella Cattedrale di Cremona. Un messaggio chiaro, un programma di vita. Il pensiero già rivolto alla comunità che lo accoglierà, lo sguardo fisso sul Signore. «Admirantes Iesum — questo il motto scelto dal vescovo Trevisi — come a dire: Signore Gesù ti teniamo di mira, non stacchiamo gli occhi da Te, ti guardiamo incantati, camminiamo insieme fissando Te. Il nostro sguardo su di Te vuole essere come quello di Maria. Popolo che guarda a Te: qui a Cremona o a Trieste».

Quelle di monsignor Trevisi sono state parole cariche di lode al Signore e di gratitudine. Non è mancato un ringraziamento particolare a Dio «per la Chiesa, tuo popolo al servizio di tutti i popoli; per il vescovo Antonio, l’arcivescovo Giampaolo, il vescovo Dante e tutti i fratelli vescovi che mi sono vicini; per tutti gli amici preti e diaconi delle diocesi di Cremona e Trieste, con cui sarà bello camminare insieme per le vie del Vangelo; per la parrocchia di Cristo Re e tutte le altre comunità che avrò la gioia di incontrare; per tutte le religiose e i religiosi, e per tutti gli uomini e le donne che con il loro lavoro, con la loro passione per il bene comune, per la giustizia e la pace mi hanno testimoniato come la dottrina sociale della Chiesa è luce e faro per le scelte, anche complesse».

Ora ad attendere Trevisi ci sarà il cammino verso Trieste, una diocesi che fin da subito ha fatto cogliere al suo nuovo pastore la propria vicinanza e alla quale il vescovo Enrico ha rivolto una richiesta: «Vi chiedo di essere coraggiosi nel collaborare gli uni con gli altri e fantasiosi nell’incarnare il Vangelo, di accompagnarmi a cogliere la presenza del Signore dentro le ferite della storia passata e presente». Ancora una volta, dunque, con lo sguardo fisso sul Signore: Admirantes Iesum.

 

IL TESTO INTEGRALE DEL SALUTO

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38).
L’anima mia magnifica il Signore (Lc 1,46).
Moja duša poveličuje Gospoda.
Mi unisco a Maria e magnifico quel che Dio ha compiuto e chiedo a tutti voi di magnificare il Signore.

A Lui ogni onore e gloria. Solo a Lui. A Dio Padre gli applausi. A Lui il canto e la lode. A Lui innalziamo i nostri cuori. A Lui come ce lo rivela il Figlio, l’Amato, l’Ucciso, il Vivente. E come lo Spirito ci dona oggi di celebrarlo insieme, nella varietà delle nostre vite. Delle nostre testimonianze. Admirantes Iesum: Signore Gesù ti teniamo di mira, non stacchiamo gli occhi da Te, ti guardiamo incantati, camminiamo insieme fissando Te. Il nostro sguardo su di Te vuole essere come quello di Maria. Popolo che guarda a Te: qui a Cremona o a Trieste, sempre e comunque con gli occhi fissi su di Te.

Benedetto sei tu Signore, per la tua Chiesa sparsa ovunque e qui rappresentata da tante persone provenienti da ogni continente e che con la loro fede semplice e umile, declinata nella vita familiare, lavorativa, comunitaria mi hanno tanto edificato. Benedetto sei tu, Signore, per Papa Francesco che ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e sul quale invoco la tua Benedizione e la tua speciale protezione.

Benedetto sei tu Signore, per la tua Chiesa qui riunita, tuo popolo al servizio di tutti i popoli. Popolo bisognoso della tua cura e della tua tenerezza, della tua misericordia e del vigore del tuo Spirito. Benedetto perché hai chiamato i Vescovi a pascere e servire il tuo popolo. E ti ringraziamo perché ci hai dato il vescovo Antonio (per lui un grazie del tutto speciale), l’arcivescovo Giampaolo (che con tanta paternità mi ha accolto), il vescovo Dante. Ringrazio il metropolita di Gorizia l’arcivescovo Carlo Roberto Maria e poi tutti gli altri Vescovi qui riuniti in una fraternità che mi consola e mi rafforza e ai tanti Vescovi impossibilitati ad essere presenti ma che con affetto si sono fatti vicino. Mi commuove pensare a tutta la strada che hanno fatto il Vescovo Mosè e il Vescovo Carmelo provenienti dal Togo e dal Brasile.

E Benedetto il Signore per tutti gli amici preti e diaconi qui convenuti e quelli sparsi per il loro ministero, quelli con i quali ho camminato e quelli con i quali camminerò. Un grazie particolare a don Pierluigi e ai miei compagni di Messa. Benedici Signore l’amicizia e la fraternità tra i preti, e sono grato per averla sperimentata. Un saluto pieno di gratitudine a tutti i presbiteri e diaconi di Trieste: sarà bello camminare insieme nelle vie del Vangelo. Una tua benedizione speciale Signore – e tu sai Signore quanto mi è stato a cuore il Seminario e come continua ad esserlo – per i seminaristi di Cremona e di Trieste. Admirantes Iesum.

Benedetto sei tu Signore, per la tua Chiesa, famiglia di famiglie. Dove c’è Maria, c’è casa, c’è rapporto materno e filiale, c’è famiglia. Scenda la tua benedizione su tutte le famiglie: in questi anni molte mi sono state di guida nella ricerca dell’amore concreto, vero, incarnato. E tu Signore custodisci anche quelle ferite: che possano sempre trovare preti e comunità accoglienti e premurosi perché possano rimettersi in cammino dando risposta a Te, che ancora parli a ciascuno. Benedici la mia famiglia (mamma, fratelli, cognate, nipoti e pronipoti…) e tutte le famiglie che tanto mi hanno insegnato il quotidiano e feriale dell’amore. Anche alle famiglie ripeto l’essenziale: Admirantes Iesum.

Benedetto sei tu Signore per le tante religiose e i tanti religiosi con i quali ho camminato e con i quali camminerò a Trieste. Quanti esempi luminosi di dedizione umile e appassionata.

Benedetto sei tu Signore, per tutti gli uomini e le donne che con il loro lavoro, con la loro passione per il bene comune, per la giustizia e la pace mi hanno testimoniato come la dottrina sociale della Chiesa è luce e faro per le scelte, anche complesse. Ringrazio tutte le autorità qui presenti e quelle che incontrerò anche a Trieste e auguro quanto diceva don Primo Mazzolari: non di essere in pace, ma di essere di pace: donne e uomini inquieti per costruire un mondo diverso, mai rassegnati alla mediocrità e alle ingiustizie. Anche ai politici e amministratori, agli imprenditori e alle donne e uomini del mondo del lavoro dico: impariamo da Gesù a come guardare i poveri, i disoccupati, gli sfruttati, gli anziani, i malti, i disabili, i profughi… Admirantes Iesum.

Benedetto sei tu Signore, per la parrocchia di Cristo Re e per tutte le parrocchie e comunità che camminano, non senza fatica, prendendosi cura gli uni degli altri e in particolare dei piccoli, dei poveri, delle famiglie. Dentro le nostre vite imperfette quanta passione ho imparato, quanto volontariato concreto, quanta dedizione gratuita nei catechisti, nei capi scout, nelle persone semplici che predisponevano il decoro della chiesa e dell’oratorio, per spazi educativi accoglienti, per liturgie partecipate e gioiose. Admirantes Iesum: con la benedizione di Dio proseguite.

Benedetto sei tu Signore, per questo mondo variegato, per il quale Tu hai dato il tuo Figlio e ci insegni a guardarlo con i suoi occhi. Admirantes Iesum. Ci sono conflitti e lacerazioni che chiedono dialogo e riconciliazione; un ambiente che esige il coraggio della cura e della salvaguardia intelligente; miserie e povertà che ci interpellano senza sosta e nelle quali Tu ti fai incontrare e ci parli e ci solleciti e ci inquieti.

E tu Signore chiami me vescovo per guidare la tua chiesa dentro questi marasmi. E allora al popolo di Dio, di Trieste e di Cremona, chiedo di essere coraggiosi nel collaborare gli uni con gli altri e fantasiosi nell’incarnare il Vangelo; chiedo di accompagnarmi a cogliere la presenza di Dio dentro le ferite della storia passata e presente.

Benedetto sei tu Signore, per il tuo popolo.

Blagoslovljen bodi, o Gospod, za to tvoje ljudstvo.

Incantati e meravigliati per quanto Dio compie – grandi cose ha fatto in noi, Dio Onnipotente – con la docilità e la fermezza di Maria – riprendiamo le nostre strade e le nostre responsabilità, pieni di gioia. Admirantes Iesum 

Scusate ancora qualche ringraziamento. A tutti coloro che hanno reso bella questa celebrazione: grazie ai seminaristi e chierichetti, a don Flavio, don Daniele e don Francesco; grazie a don Graziano, al maestro Caporali e a tutti i cantori, ai sacristi e ai volontari. E all’équipe dell’Ufficio comunicazioni che ha reso possibile a tanti malati e a tante persone che abitano lontane di partecipare con fede a questa celebrazione. Non voglio dimenticare nessuno: grazia davvero a tutti. A ciascuno di voi.

E infine un grazie a don Marco (amico fraterno) e al Seminario che in via Milano 5 ora ci attende tutti per un saluto e un rinfresco.




Il vescovo Napolioni a mons. Trevisi: «La disponibilità di Maria ad accogliere la Parola è diventata modello da seguire per il ministero del vescovo eletto di Trieste»

Commozione e gratitudine. Queste le emozioni che sono comparse sul volto di monsignor Enrico Trevisi nel momento dell’ingresso nella Cattedrale di Cremona per la sua ordinazione episcopale. Commozione e gratitudine per il gran numero di persone che hanno accompagnato la celebrazione di questo sacramento, nel pomeriggio di sabato 25 marzo.

Fedeli provenienti da Cremona, dalle parrocchie di Cristo Re e Pieve San Giacomo, e da Trieste, diocesi in cui il nuovo vescovo eserciterà il suo ministero, hanno accolto monsignor Trevisi con calore e con un lungo applauso, tanto da spingere il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, ad aprire la celebrazione ringraziando perché «fa venire i brividi entrare in questa grande esperienza di comunione».

Una comunione rappresentata dalla presenza dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, amministratore apostolico della diocesi di Trieste, del vescovo emerito di Cremona, Dante Lafranconi, come conconsacranti, e da molti presbiteri e diaconi di entrambe le diocesi. Una ventina i vescovi concelebranti (l’elenco completo dei vescovi presenti).

A fare da guida alla celebrazione la liturgia del giorno, solennità dell’Annunciazione. La disponibilità di Maria ad accogliere la Parola è diventata modello da seguire per il ministero del vescovo eletto di Trieste.

Ad esso il vescovo di Cremona ha dedicato la propria omelia, che si è articolata intorno a tre elementi fondamentali: un angelo, una vergine, un figlio. Per ciascuno di essi ha voluto rivolgere un particolare e significativo invito al nuovo confratello. «Un angelo porta la Parola a Maria, così come è accaduto a te. Hai ricevuto un annuncio, sei stato chiamato. E tu stesso sarai angelo, annunciatore, per la Chiesa di Trieste. Per questo avrai il Vangelo sul capo, nelle tue mani, nel cuore e sulle tue labbra». Chiaro il riferimento al rito di ordinazione, durante il quale viene posto sopra il capo del vescovo eletto il libro dei Vangeli.

25/03/2023 – Ordinazione episcopale mons. Enrico Trevisi (Cattedrale di Cremona)

L’ordinando, poi, riceve l’unzione e l’anello episcopale, segno della fedeltà alla Chiesa. E proprio nella comunità cristiana Napolioni ha individuato l’immagine di Maria. «In lei, giovane serva del Signore, riconosciamo la Chiesa di Cremona, che ti vuol bene e ti dona, come una madre». Segno evidente della maternità della Chiesa cremonese nei confronti di monsignor Trevisi è stata la presenza di Maria Grazia e Roberto Dainesi alla consegna dei doni nella processione offertoriale. Con la guida di Trevisi, infatti, i due coniugi cremonesi hanno diretto l’ufficio di pastorale familiare della diocesi. «In Maria — ha proseguito Napolioni — vediamo anche la Chiesa di Trieste che ti attende, ti guarda, ti riceve come una sposa tutta da conoscere e onorare. Bacia allora tu quell’anello, per custodire nella comunione la sposa di Cristo».

La disponibilità di Maria a essere madre e sposa, però, come il ministero del vescovo, non è fine a se stessa, ma porta un frutto. «Gesù è l’unico vero protagonista di tutto — ha ricordato il vescovo Napolioni — che ha orientato la sua vita al servizio del Padre. Il bastone del pastore sorregga la missione, tua, del tuo presbiterio e di un popolo di discepoli missionari sulla medesima via della croce».

Annuncio, fedeltà e guida. Sono questi i punti focali del ministero episcopale che Trevisi sarà chiamato a esercitare, sostenuto dallo Spirito Santo ricevuto tramite l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione. Non nella solitudine, ma nella pienezza della condivisione, simboleggiata dall’abbraccio di pace scambiato con gli oltre venti vescovi, provenienti da Lombardia e Triveneto, che hanno concelebrato insieme a Napolioni. Tra gli altri, particolarmente significativa la presenza dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, metropolita di Gorizia, e di monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e abate di Pomposa, e dom Carmelo Scampa, vescovo emerito di São Luìs de Montes Belos, entrambi originari di Cremona.

Quella che ha accompagnato Trevisi, dunque, è stata un’assemblea entusiasta e festante, guidata nel canto da una compagine formata da circa un’ottantina di cantori tra il coro della Cattedrale, la schola cantorum di Castelverde, il coro «Il Discanto» e il coro San Pio V di Soncino, sotto la direzione di don Graziano Ghisolfi e l’accompagnamento del maestro Fausto Caporali all’organo, insieme a un quartetto di ottoni.

Molte sono state anche le autorità presenti, tra cui i sindaci di Cremona e Trieste, Gianluca Galimberti e Roberto Dipiazza. A loro e ai moltissimi fedeli, si sono inoltre uniti tutti coloro che hanno seguito la celebrazione in diretta: l’ordinazione episcopale di Trevisi è stata trasmessa, grazie alla collaborazione tra le diocesi, sui canali televisivi e social di Cremona e Trieste.

Il saluto del vescovo Trevisi: «Moja duša poveličuje Gospoda. L’anima mia magnifica il Signore»

E proprio alla sua nuova diocesi, che lo accoglierà domenica 23 aprile, il vescovo Trevisi ha rivolto un saluto al termine della celebrazione — azzardando qualche parola in sloveno — ringraziando per la fiducia accordatagli da Papa Francesco e invocando nuovamente l’aiuto del Signore e di Maria.

A sancire l’ordinazione di monsignor Enrico Trevisi come vescovo sono stati i consueti riti: l’assunzione degli impegni, il canto delle litanie, l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione.

Ciò che ha reso speciale per le Chiese di Cremona e Trieste questo momento è stato però l’affetto, la vicinanza e la condivisione mostrate da tutti i presenti, presbiteri e diaconi, vescovi e laici.

Sabato 25 marzo, nella Cattedrale di Cremona, si è vista una vera famiglia di famiglie. Questo non può che aver suscitato in ciascuno due emozioni particolari, condivise con il vescovo Trevisi: commozione e gratitudine.

 

Guarda il video integrale della celebrazione

 

Scarica il libretto della celebrazione

 

 

«Effondi ora sopra questo eletto il tuo Spirito che regge e guida», il rito di ordinazione di un vescovo

“Admirantes Iesum”, lo stemma del vescovo Trevisi

 

Tutti gli articoli sull’elezione di mons. Trevisi a vescovo di Trieste




La liturgia, un legame con l’indicibile da vivere più che spiegare

Un legame con l’indicibile. Così potrebbe essere definita la liturgia stando alle parole di don Daniele Piazzi, responsabile dell’ufficio liturgico della diocesi di Cremona. Intervenuto nella nuova puntata di “Chiesa di casa” insieme a Michele Bolzoni, cantore della Cattedrale, il sacerdote cremonese ha infatti sottolineato come «i riti che celebriamo hanno il compito di dire l’indicibile attraverso un linguaggio proprio. E non sono tipici solo della nostra tradizione religiosa, ma hanno radici molto antiche».

Nel caso della fede cristiana, poi, trovano espressione particolare nella celebrazione eucaristica che, secondo Michele Bolzoni, «è una testimonianza di fede grandiosa. Vedere un’assemblea riunita, i fedeli che, insieme, cantano e lodano il Signore, racconta di un legame particolare all’interno della comunità e con Dio».

E proprio su questa doppia dimensione di incontro che la liturgia porta con sé si è soffermato don Piazzi. «Il rito non parla di sé, non è autocentrato. Più una liturgia è ben celebrata, più saprà mettere in comunicazione le persone che la vivono con l’Altro».

Ciò che è necessario, dunque, «è una vera e propria educazione alla celebrazione – ha spiegato Bolzoni – così da rendere sempre più universale il linguaggio della liturgia. Non servono particolari semplificazioni o edulcorazioni, bensì la capacità di trasmettere ciò che si sta vivendo».

E con una particolare attenzione al vissuto ha concluso la propria riflessione anche don Daniele Piazzi, che ha ricordato come «a un bambino piccolo non si consegna una grammatica, ma lo si fa parlare. Allo stesso modo non si può pensare di insegnare la liturgia, o il linguaggio del rito, senza viverlo. È solo sperimentandolo in prima persona che si può pensare di comprenderlo».

Non è mancato poi, in chiusura di puntata, un riferimento agli eventi che hanno visto, e vedranno, la Cattedrale protagonista: la dedicazione dell’altare, diverse ordinazioni episcopali negli ultimi anni e la Settimana Santa.

«Posto che la Settimana Santa è fuori categoria – ha scherzato don Piazzi – bisogna ammettere che celebrazioni così particolari sono difficilmente sperimentabili in parrocchia. In questi casi è la Diocesi intera che si muove. Eppure, nonostante una macchina organizzativa imponente, ho sempre visto grande partecipazione, segno che c’è, tra i fedeli, il desiderio di vivere con passione ed entusiasmo questi momenti».




Unitalsi, nel weekend nelle piazze proponendo un gesto di bontà

Si svolgerà sabato 25 e domenica 26 marzo la 21ª edizione della Giornata nazionale di Unitalsi, durante la quale saranno allestiti banchetti di vendita alimentare in numerose piazze italiane. Una iniziativa che naturalmente coinvolgerà anche il territorio diocesano, grazie all’impegno delle dame e dei barellieri della Sottosezione di Cremona guidata da Tiziano Guarneri. Le offerte raccolte nell’occasione saranno in parte devolute per la colletta nazionale promossa dalla Conferenza episcopale italiana e da Caritas Italiana a favore delle popolazioni terremotate della Turchia e della Siria.

A Cremona nel pomeriggio di sabato 25 marzo l’Unitalsi sarò presente a S. Imerio e a S. Pietro al Po, dove il banchetto sarà presente anche domenica mattina come anche a S. Michele e davanti alla Cattedrale (anche il pomeriggio).

Per l’intero weekend i volontari unitalsiani saranno presenti anche a Soresina, dove non mancherà la presenza neppure al Monastero della Visitazione in occasione della Messa domenicale delle 8.

Ulteriori presidi dell’Unitalsi domenica a Crotta d’Adda, Isola Dovarese, Scandolara Ripa d’Oglio e Torre de’ Picenardi.

“Sostienici con un gesto di bontà” è il messaggio che quest’anno accompagnerà la campagna di solidarietà che, con un’offerta minima, permetterà di avere un nuovo cofanetto contenente quattro confezioni di pasta di semola di grano duro da 400 g di tipologie diverse: orecchiette, capunti, strozzapreti e trofie. Un alimento primario, che racchiude il valore simbolico del chicco di grano che sa farsi nutrimento. Un cofanetto che può diventare dono e offrire nutrimento a chi è in difficoltà; un gesto di umanità – per riprendere le parole di Papa Francesco – per essere lievito nuovo e costruire una Chiesa sempre in fermento.

«La manifestazione, giunta alla 21ª edizione, – spiegano dall’Associazione – offrirà l’opportunità di conoscere le attività di volontariato dell’Unitalsi in Italia e all’Estero, i progetti di solidarietà come il Progetto dei Piccoli, dedicato all’accoglienza delle famiglie dei bambini degenti nei principali centri ospedalieri pediatrici oncologici e il calendario delle prossime partenze dei pellegrinaggi a Lourdes, Terra Santa, Fatima, Santiago de Compostela e Loreto».

Un programma a cui la Sottosezione cremonese dell’Unitalsi aggiunge la proposta, dal 12 al 15 maggio, per il pellegrinaggio a Collevalenza, Cascia e La Verna. Le iscrizioni si concluderanno a fine e comunque sino a esaurimento posti. Per informazioni e adesioni è possibile rivolgersi alla sede Unitalsi di Cremona, in via S.Antonio del Fuoco 9/a, presso il Centro pastorale diocesano, contattando il numero 0372-458946 o scrivendo all’indirizzo mail cremona@unitalsilombarda.it, oppure contattando telefonicamente i seguenti nominativi: Tiziano 348-8124577, Donatella 339-8757442, Marinella 347-1044207.




«Nei percorsi in preparazione al matrimonio tanti strumenti per vivere la nostra relazione»

“Come sigillo sul tuo cuore”. È questo il titolo scelto per l’incontro, che si terrà nel pomeriggio di domenica 19 marzo presso il seminario vescovile di Cremona rivolto alle coppie di fidanzati in cammino verso il matrimonio. L’appuntamento di preghiera e condivisione vedrà la presenza del vescovo, mons. Antonio Napolioni, pronto a mettersi in dialogo con tutti i presenti.

E se il dialogo è fatto di parole, la complicità dei fidanzati si coglie dagli sguardi. Come quelli di Mattia Bazzoni e Giulia Caviglia, che, ospiti della nuova puntata di “Chiesa di casa”, il talk di approfondimento pastorale settimanale, hanno raccontato il loro modo di stare insieme semplicemente fissando gli occhi l’uno sull’altra.

«Anche se siamo già sposati da alcuni mesi – ha scherzato Mattia Bazzoni – ci ricordiamo bene del percorso di preparazione al matrimonio. Per noi è stato molto prezioso: ci ha aiutati a nutrire l’attesa di una vita insieme». Il focus del cammino, infatti, non è stato solo spirituale. «Ci sono stati dati molti strumenti per vivere la nostra relazione, in particolare per imparare a confrontarci», ha ricordato Giulia Caviglia.

E proprio perché quello in vista del matrimonio è un cammino, la consapevolezza di chi lo affronta è quella di vivere un percorso rivolto verso il futuro. «La paura di sbagliare c’è sempre, soprattutto per una scelta grande come il matrimonio – secondo la giovane – ma si ha anche la consapevolezza di avere sempre accanto una spalla, un compagno pronto a sostenerci ed aiutarci».

A spaventare poi, molte volte, è il senso di definitività che il sacramento porta con sé. «Il “per sempre” però – ha spiegato Bazzoni – è l’unica forma di impegno che conta davvero, perché è il riflesso dell’amore di Dio. E questo ci conforta: ci sentiamo accompagnati dal Signore, che veglia su di noi. In fondo, stiamo solo percorrendo la strada che Qualcun altro ha già preparato per noi».

Una strada lunga una vita che, per Giulia Caviglia, addirittura «supera le aspettative che avevamo prima di sposarci. Riusciamo sempre a percepire un fondo di gioia in ogni nostra giornata, dato dal sentire che abbiamo raggiunto ciò che desideravamo perché stiamo affrontando il domani insieme. Per questo alle coppie di fidanzati direi di lanciarsi verso il futuro senza paura, perché ciò che li aspetta è bellissimo».

Alle sue parole hanno fatto eco quelle del marito. «Per noi il matrimonio è stato il punto di partenza per una nuova vita. A chi si sta preparando auguro di saper sfruttare ogni occasione, come l’incontro di domenica 19 marzo con il vescovo, per fermarsi a riflettere su ciò che si sta vivendo».




Il Vescovo alle Forze armate e dell’ordine: «Dalla Pasqua la forza e la possibilità di osare essere militari per la pace»

«Le Forze armate e le forze di polizia sono una forza: una forza di giustizia, di pace e di coesione sociale». Con queste parole il vescovo Antonio Napolioni ha introdotto la celebrazione in preparazione alla Pasqua che ha visto convergere militari e corpi di polizia in Cattedrale nella mattinata di martedì 14 marzo. «Una forza – ha però messo in guardia il vescovo – può anche venir meno. Può stancarsi, può indebolirsi, può esasperarsi, può impazzire e diventare violenza. Siamo qui perché sia una vera forza di bene».

In tanti hanno preso parte al cosiddetto “Precetto pasquale”, che ha voluto essere preghiera e impegno per la pace. Uomini e donne in divisa, soldati e agenti insieme a sottufficiali e ufficiali. In prima file le autorità civili e militari del territorio, con il prefetto Corrado Conforto Galli e i comandanti dei vari corpi e tra loro anche il comandante della caserma Col di Lana, il colonnello Vincenzo Criscuolo. Presenti anche i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma con le bandiere e i gonfaloni. Accanto al vescovo i cappellani dei vari corpi.

Aprendo l’omelia il vescovo ha rivolto l’attenzione alla fatica del discernere che cosa è bene e bene, per chi ha responsabilità ma soprattutto per gli uomini in divisa, davanti alla guerra o all’esigenza di difendere il più debole senza cedere all’istinto della vendetta. Una logica non sempre comprensibile con i criteri umani, «paradossale ma possibile» che si svela nella Pasqua e nell’esempio di Gesù. «Ci prepariamo alla Pasqua – ha detto il vescovo – per ricevere dalla Pasqua di Gesù non tanto una lezione, ma la forza e la possibilità di osare essere militari per la pace. Come vuole la nostra Costituzione, come vuole la cultura del nostro Paese e io credo come è nel cuore di tutti i padri e le madri di famiglia del mondo».

Guarda la photogallery completa della celebrazione

Ricordando quindi la Passione di Cristo, fatta anche di invocazione e perdono, l’attenzione del vescovo è andata all’affresco della controfacciata del Duomo. «In corce Gesù muore per amore e si manifesta come il vero vincente – ha sottolineato il Napolioni –. E chi è che se ne accorge? Un ufficiale: il centurione». Invitando tutti a voltarsi per osservare il grande affresco del Pordenone ha proseguito: «Quel centurione che ha in mano la spada: non più rivolta verso un nemico, ma piantata per terra. E la mano che indica il Cristo crocifisso, come a dire: “questa croce non vince, quest’altro Crocifisso vince. Ha capovolto le cose. Questa è la Pasqua. La Pasqua che han portato dentro di sé anche gli uomini di armi che han saputo costudire la propria fede e le proprie virtù anche a caro prezzo, mettendosi in mezzo alla mischia senza perdere di vista l’umanità, servendo il prossimo come la maggior parte di voi fa nella vita quotidiana, non solo con lo scrupolo per la legge, ma con lo scrupolo per le persone».

Ecco allora gli auguri per la Pasqua del vescovo alle forze armate e di polizia: «Non smettiamo di osare vivere una professionalità impegnativa e delicata come la vostra al massimo di umanità possibile, al massimo di fedeltà a ciò che nel profondo del cuore anche il Signore Gesù ci fa capire, gustare e scegliere come vero senso della vita».

Ascolta l’audio integrale dell’omelia

 

Una celebrazione che ha rappresentato un momento di riflessione e di ringraziamento, anche nel ricordo di chi nel servizio ha sacrificato la propria vita per gli altri, come ha richiamato la Preghiera per la Patria al termine della Messa.

Guarda qui il video




Il messaggio della Cei per il decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco

Ricorre il 13 marzo 2023 il decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco al Soglio Pontificio. Un anniversario celebrato da tutta la Chiesa universale, cui si unisce anche la Presidenza della Conferenza episcopale italiana. Di seguito il testo del messaggio.

Beatissimo Padre,

sono passati dieci anni da quel “buona sera” con cui si presentò alla Chiesa e al mondo intero; da allora le Sue parole e i Suoi gesti hanno continuato a toccare il cuore, a sorprendere, a parlare a tutti e a ciascuno.

Quel saluto è stato l’inizio di un dialogo: in questo tempo, ci ha aiutato a capire quanto il Vangelo sia attraente, persuasivo, capace di rispondere ai tanti interrogativi della storia e ad ascoltare le domande che affiorano nelle pieghe dell’esistenza umana.

Ci ha insegnato a uscire, a stare in mezzo alla strada e soprattutto ad andare nelle periferie, per capire chi siamo. Possiamo conoscere davvero noi stessi solo guardando dall’esterno, da quelle prime periferie che sono i poveri: Lei ci ha spinto a incontrarli, a vederli, a toccarli, a fare di loro i nostri fratelli più piccoli. Perché, come ci ha ricordato più volte, la nostra non è una fede da laboratorio, ma un cammino, nella Storia, da compiere insieme.

Vogliamo esprimerLe la nostra gratitudine per aver accolto l’eredità di Benedetto XVI e per averci accompagnato, a partire dall’Anno della Fede, incoraggiandoci a vivere da cristiani nelle tante contraddizioni, sfide e pandemie di questo mondo. Con l’impegno a “tracciare insieme sentieri di pace”, perché “solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali” (Messaggio per la Giornata mondiale della pace, 1° gennaio 2023).

Insieme alle Chiese che sono in Italia Le porgiamo i più cari auguri per questo anniversario, assicurandoLe la nostra vicinanza operosa e la nostra preghiera.




Con Caritas Cremonese un’estate di volontariato per i giovani

Nella Diocesi di Cremona si pensa già all’estate. Sono partiti infatti i preparativi per le iniziative che, nei prossimi mesi, vedranno impegnati giovani e ragazzi della diocesi in una vera e propria stagione di servizio. Tra le proposte per il periodo estivo, infatti, non mancano neppure esperienze di volontariato pensate da Caritas Cremonese per i giovani, che diventeranno così aiuti preziosi nelle attività quotidiane nelle strutture diocesane e non solo. L’invito è rivolto a singoli e gruppi.

«Come Caritas crediamo nella contaminazione reciproca che può provenire da un incontro – spiega Andrea Cariani, operatore di Caritas Cremonese –. I giovani sono sicuramente energia vitale per quello che è il futuro dei nostri servizi, perché la carità non è una questione solo rivolta agli altri, ma che ci riguarda anche in prima persona così come in maniera collettiva, come comunità». E prosegue: «Per i giovani questa può essere un’esperienza per conoscere realtà che altrimenti purtroppo sarebbero soltanto dei titoli scritti sui giornali».

Un impegno solidale che si concretizzerà in alcune esperienze di volontariato presso le opere-segno di Caritas Cremonese. Ad accogliere l’impegno dei giovani cremonesi saranno la “Fattoria della Carità” di Cortetano e l'”Isla de Burro” di Zanengo, che apriranno le loro porte per esperienze di carità a contatto con la natura, mentre la cura delle fragilità e delle relazioni saranno alla base delle proposte a “Casa di Nostra Signora” e “Comunità Lidia” a Cremona, così come presso la “Comunità San Francesco” di Marzalengo.

Oltre alle strutture coordinate dalla Caritas diocesana, alle quali i giovani potranno prestare servizio come singoli, si aggiungono le esperienze per i gruppi attraverso occasioni di volontariato nella capitale, in collaborazione con la Caritas di Roma, in particolare per le attività solidali nelle mense, nei centri diurni e nei centri d’accoglienza.

«Il Papa da anni sta esortando i giovani ad alzarsi, ad andare incontro, e a lasciare la loro impronta nel mondo – conclude Cariani –. È un richiamo che sentiamo nostro, come Caritas, e che vediamo anche nei tanti inviti e nelle tante richieste di informazioni e nei tanti desideri di volontariato che ci stanno pervenendo. I giovani hanno uno sguardo critico sul mondo, hanno voglia di cambiarlo e si stanno mettendo insieme per farlo».

Accoglienza, sostegno, ascolto e condivisione sono dunque i temi al centro del progetto attraverso il quale Caritas Cremonese si apre ai bisogni del territorio (e non solo).

Tutti i dettagli delle esperienze di volontariato con le schede di approfondimento delle opere-segno diocesane sul sito di Caritas Cremonese.