1

«La Cattedrale sia casa nostra, casa di tutti, casa della comunità cristiana»

 

Nella mattina di giovedì 2 giugno, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto in Duomo la Messa in occasione della Dedicazione della Cattedrale, avvenuta il 2 giugno 1592 alla presenza del vescovo Cesare Speciano, che intitolò a Santa Maria Assunta e Sant’Omobono la chiesa madre, ampliamento di quella fondata nel 1107.

All’inizio della celebrazione eucaristica mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo della Cattedrale, ha voluto ringraziare il vescovo per la partecipazione e ricordare la speciale occasione ai fedeli presenti.

«La triplice dedicazione del vescovo Speciano della Cattedrale, a Dio, a Maria Santissima Assunta in cielo e a Sant’Omobono, mi guida a meditare su tre immagini consegnate dalle letture: il tempio, la casa e la tenda» ha riflettuto il vescovo aprendo la sua omelia.

Mons. Napolioni ha quindi iniziato riflettendo sulla prima immagine: «Dio davvero abita la Cattedrale con la Sua presenza sacramentale, con il mistero della sua trascendenza. Un tempio che non lo imprigiona, ma lo racconta anche con la sua bellezza: si viene in Cattedrale per incontrare ed ascoltare Dio e lo benedico perché pur essendo un luogo attraente dal punto di vista artistico e culturale non fa prevalere il turismo sulla preghiera».

 

Il pensiero è stato quindi per il Capitolo della Cattedrale, in buona parte presente a concelebrare insieme al vescovo: «Vi ringrazio perché assicurate la preghiera e il servizio dell’ascolto nelle confessioni, dono di grazia che Dio trasmette attraverso la nostra povertà».

Il vescovo ha quindi proseguito nella sua meditazione rivolta ai fedeli: «La Cattedrale è anche casa, perché se dedicata a Maria il pensiero non può andare che alla famigliarità domestica e feriale, in cui la ragazza di Nazareth accoglie il verbo e lo fa crescere nella sua casa insieme a Giuseppe, introducendolo all’alfabeto dell’umano e gli trasmette i sentimenti e gli atteggiamenti più belli. Che bello quindi che la Cattedrale sia casa nostra, casa di tutti, casa della comunità cristiana e luogo di incontro dove ci si riconosce fratelli, ci si riconosce popolo e da cui si riparte per affrontare la vita e tornare nelle nostre case meno soli, consolati e incoraggiati».

Mons. Napolioni ha quindi proseguito la sua riflessione con l’ultima immagine: «Lego la dedicazione a Sant’Omobono in maniera simbolica all’altra espressione che abbiamo sentito nelle letture, il popolo nel deserto aveva la “tenda della testimonianza”: questa fragilità di Dio in mezzo agli uomini viene spiegata dalla Lettera agli ebrei dove ci viene spiegato che la vera tenda di Gesù è la sua carne, anzi la carne e la vita di ciascuno di noi. Non possiamo adorare Dio su un monte piuttosto che su un altro, misurando la sua presenza perché Dio è nel cuore di ogni uomo».

Nel concludere la sua meditazione, il Vescovo ha anche voluto far riferimento alla giornata di festa civile della Repubblica: «La santità di Omobono ci ricorda come sia possibile essere santi lavorando e impegnandosi nella società, operando per la pace e la riconciliazione. Quanto è bello dirlo oggi, Festa della Repubblica, che ci fa dire cosa la Chiesa dona a tutti: una casa che è luogo di preghiera e di incontro, una casa che educa all’umano».

 

 

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, il vescovo di Cremona ha voluto far notare ai presenti il restauro delle cantorie sul presbiterio appena conclusosi e ha dato notizia dell’inizio dei lavori per il rinnovamento del presbiterio della Cattedrale: infatti, nei prossimi giorni inizieranno alcuni lavori di prova per poi poter partire in autunno con i lavori veri e propri.

Il vescovo Napolioni, finita la Messa, si è quindi spostato in piazza del Comune per partecipare alle celebrazioni della Festa della Repubblica che si sono tenute per la prima volta dopo l’avvento della pandemia con la partecipazione delle autorità civili e militari: particolarmente spettacolare l’esposizione dell’enorme tricolore, srotolato dai vigili del fuoco al termine della celebrazione civile.




Arte, pasticceria e musica ad arricchire la “Giornata aperta” della fondazione La Pace

Emozioni e curiosità hanno caratterizzato la “Giornata aperta” organizzata per il 28 maggio dalla fondazione La Pace Onlus, un’occasione per far conoscere e riaprire la propria struttura. La giornata soleggiata ha favorito la riuscita dell’evento, che ha rappresentato, per gli ospiti, il ritorno alla “normalità” dopo il difficile periodo di pandemia. Presenti all’evento anche gli operatori della struttura e il presidente della Fondazione, don Roberto Rota.

Curiosità dei partecipanti stuzzicata già dal programma della mattinata, con l’esposizione della “Donazione Giroldini”, serie di opere d’arte introdotte dalla presentazione di mons. Pietro Bonometti, canonico del Capitolo della Cattedrale e collaboratore della “Sezione arte per la liturgia”.

Hanno arricchito la giornata anche il corso di pasticceria e il trattenimento musicale del pomeriggio, accolti con entusiasmo dagli ospiti. Ha chiuso il programma la Messa comunitaria.




Il Vescovo con i giornalisti in ascolto di una «parola che guarisce»

Sfoglia la fotogallery completa

«La comunicazione inizia dall’ascolto della Parola che è vita». Ed è da qui, dalla vita, da una narrazione di qualità del quotidiano che è partita la riflessione del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, sul messaggio del Papa per 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Una mattinata di dialogo, quella di sabato 28 maggio, a palazzo vescovile, tra monsignor Napolioni, don Mattia Magoni, responsabile delle comunicazioni sociali della diocesi di Bergamo, e i giornalisti che operano sul territorio cremonese. Un incontro (dopo due anni di stop dovuto alla pandemia) che, sulla scorta delle parole di Papa Francesco, si è fatto ascolto reciproco, scambio di opinioni, ma soprattutto «opportunità di confronto e aggiornamento e formazione professionale», come ha dichiarato, introducendo l’evento, Riccardo Mancabelli, responsabile delle comunicazioni in diocesi. Perché parlare, per ogni adulto e formatore e, a maggior ragione, per un giornalista, vuol dire prendere coscienza del potere delle parole, «potere di trasformare chi si fa raggiungere, potere di appianare i conflitti, dare speranza, ma anche di ferire», come ha spiegato Magoni, che ha guidato la riflessione.

Ed ecco allora che prima di parlare bisogna ricordare quale grande valore ha la parola e da dove le venga quel potere. «L’ascolto – ha continuato Magoni – è il farmaco che guarisce le nostre parole» e che davvero consente loro di essere, a loro volta, strumento di guarigione per chi le raccoglierà. «Ascoltare con l’orecchio del cuore», come ha scritto il Papa, è allora la strada maestra. Si può davvero sfruttare il potere salvifico delle parole, solo se si è in grado di ascoltare. In fondo ascoltare e parlare sono due verbi strettamente legati. Don Magoni ha ricordato come i greci avessero un unico termine (kofos) per indicare chi era sordo e chi era muto, perché in fondo le parole vere, generatrici e creative, nascono da un precedente ascolto. A questo punto della riflessione il responsabile delle comunicazioni di Bergamo ha chiarito in che cosa consista il vero ascolto: un esercizio di alterità, un gesto di gratitudine e una vera e propria immersione in ciò che si ascolta, si vive e si racconta. Prima di tutto, un gesto di alterità non facile in un tempo segnato dai social, dove «l’altro non esiste, ma si cerca un’affermazione del sé». Un esercizio di gratitudine perché ciascuno è «una trama» di parole e cultura che altri ci hanno donato e che abbiamo il compito di donare. E infine un atto di immersione in quello di cui, dopo aver ascoltato, parleremo.

Ascolta la relazione di don Mattia Magoni

Un’azione complessa dunque quella dell’ascolto con l’orecchio del cuore. Un ascolto che la Chiesa invita a fare a partire dalla Parola, da se stessi, dagli ultimi e dalla comunità, come suggerisce la scansione del messaggio del Papa per le comunicazioni sociali. E la Chiesa deve essere la prima ad aprire «l’orecchio del cuore». Per questo quella cremonese «riparte dall’abc del comunicare – ha commentato Napolioni – anzi dalla A: ascoltare, accogliere, annunciare e accettare anche un’esperienza di vulnerabilità per poter guarire se stessa e guarire con le parole».

Ascolta l’intervento del vescovo Antonio Napolioni

Un messaggio su cui riflettere e su cui si sono susseguiti alcuni interventi, concludendo poi con una visita al nuovo museo diocesano, capace di comunicare bellezza con le immagini, lasciando i visitatori in silenzio con le parole.

Sfoglia la fotogallery completa

 

Giornata mondiale della Comunicazioni sociali: un manifesto e materiali per l’approfondimento

“Chiesa di casa”: per una comunicazione “in uscita” ​​​​​​​oltre il metro dei “like”




Santuario della Madonna della Neve, a Bordolano l’ultimo pellegrinaggio in bicicletta del “Giorno del Signore”

Tanti presenti, giovani e adulti, per le strade di Bordolano, in occasione dell’ultimo appuntamento della rubrica dei pellegrinaggi in bicicletta verso i piccoli santuari mariani della diocesi di Cremona. La prossima puntata del “Giorno del Signore”, che andrà in onda sabato 28 maggio alle 20.25 e domenica 29 maggio alle 12.30 su Cremona 1, conterrà un servizio pronto a raccontare l’ultima tappa di questo percorso. Sarà anche questa volta Margherita Santini, co-conduttrice del “Giorno del Signore”, a raccontare la visita al santuario della Madonna della Neve, situato nelle campagne della Zona II, accompagnata e dalla comunità.

«Questa biciclettata rappresenta una maniera un po’ diversa rispetto a quella che era, nella nostra comunità, la tradizione del pellegrinaggio verso il santuario, il primo giorno di maggio – racconta don Roberto Moroni, parroco dell’unità pastorale “Madonna della Neve”, formata dalle parrocchie di Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi e recentemente ufficializzata dal decreto vescovile –. E ovviamente il termine “comunità” non si riferisce solo a quella di Bordolano, ma a tutta quella dell’unità pastorale».

Il culto per la Madonna della Neve risale al 1127, all’epoca dipinta sui muri di Castelmurato, edificio però molto antico e decadente. Il dipinto è stato successivamente trasferito presso il santuario, la cui conformazione attuale risale agli anni ’70, abbellita dal mosaico della Madonna del Misani installato sulla facciata.

«La Madonna di Castelmurato diventa “Madonna della Neve” nel ‘600, grazie a un beneficio di un canonico della Cattedrale, che attribuisce all’opera questo titolo in onore della Madonna della Neve venerata a Roma», spiega Carla Martinenghi.

Numerose sono le celebrazioni che il santuario della Madonna della Neve ospita, motivo di grande orgoglio per i parrocchiani: «Celebriamo il Rosario al santuario tutti i lunedì sera – conclude Camilla Preti – e, subito dopo, la Messa, alle 20.30. Il santuario è sempre aperto anche dalla mattina fino al tardo pomeriggio, ed è sempre bello vedere persone che vengono qua anche solo per riposare e stare insieme, anche nel silenzio».

La festa della Madonna della Neve ricorre il 5 agosto. Le comunità di Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi celebrano questa ricorrenza la domenica successiva, con la Messa al mattino e la processione nel pomeriggio.

Si conclude dunque il mese mariano, con gli appuntamenti ad esso dedicato. La visita al santuario di Bordolano chiude, quindi, il partecipato ciclo di pellegrinaggi in bicicletta, inaugurato a Derovere e proseguito con le tappe ad Ariadello e Barzaniga.

Sfoglia la Photogallery completa




Tra le pieghe del tempo con Riflessi «Carta»

«È materia complessa la carta. Impastata di nomi, cifre, appunti, scarabocchi e scoperte. Distesa, appallottolata, gettata, strappata, scatola chiusa. E un giorno riaperta, per ritrovarvi l’intimità di un appunto segreto affidato alla Smemo negli anni del liceo, una foto di famiglia, la mappa dei vitigni vicini a casa, un mazzo di carte da gioco, uno spartito da suonare».

Sono solo alcune delle storie che danno forma alla nuova edizione di Riflessi magazine dedicata proprio alla carta. Un’edizione che – avverte la nota introduttiva al numero trentuno delle rivista digitale diocesana – «non si imbarca in un’operazione nostalgia, a caccia delle tracce di qualche antenato analogico; né intende lasciarsi andare a un gesto distante come quello del millenial che fotografa con l’ultimo iphone una pagina dell’album di famiglia per tenersi i nonni nel cloud o farne social-media-content».

Un viaggio nel tempo, ma senza un’unica direzione: «Quante pieghe in un foglio di carta? Quali parole impresse? Quanto tempo a scrutare il foglio bianco aspettando l’idea che lo meriti e quanto, ancora, da appoggiare sopra quello della nostra vita per dilatarlo fino agli infiniti spazi della storia, del ricordo, dell’immaginazione?»

Ad inaugurare “Carta” un viaggio fotografico alla scoperta di alcuni dei tesori più preziosi dell’Archivio storico Diocesano: il responsabile, don paolo Fusar Imperatore, apre le porte del patrimonio conservato nelle sale del palazzo vescovile, accompagna lungo i secoli, tra una corale miniata su pergamena di fine Quattrocento ai brogliacci cinquecenteschi delle ordinazioni di San Carlo Borromeo alla raccolta della corrispondenza privata di monsignor Bonomelli, vescovo a Cremona dal 1871 al 1914.

Dal «foglio come guardiano» della storia – come scrive Diletta Pasetti nella sua rubrica multimediale Parole Raccolta – «testimone di scelte, compromessi e decisioni», Riflessi accompagna il lettore lungo pieghe diverse, pagina dopo pagina tra scuola, cinema, musica, vigneti, tipografie, giornali e origami giapponesi.

 

 

«Per avventurarci in questa edizione abbiamo staccato un biglietto per l’esplorazione spaziale a bordo di un treno a vapore fatto di foglietti colorati. Sotto di noi una città di casette tutte fatte a pieghe. Nella carta abbiamo provato a mettere le mani. Con la cura che richiedono certi documenti e certe storie: antichi come i tesori dell’Archivio della diocesi di Cremona, delicati come le esistenze invisibili di chi vive sans papier, senza documenti, da anni in attesa di diritti». È, questa, la storia di Rocìo, mamma immigrata giunta in Italia per costruire un futuro migliore per sé e per i figli, ma rimasta bloccata dall’attesa dei documenti, cinque anni senza codice fiscale né tessera sanitaria. Oggi continua ad aspettare: «Non posso avere un conto in banca – racconta – né attivare un numero di cellulare. Non posso affittare una casa, firmare un contratto di lavoro o seguire una formazione professionale. Sono iscritta all’Inps, ho pagato contributi e tasse: per loro esisto solo in quel momento, poi torno ad essere invisibile». Non però per i medici volontari della Associazione Articolo 32 che garantiscono il diritto alla salute proprio a chi non ha i “titoli” per entrare nel sistema sanitario nazionale.

«I Riflessi di carta sono condivisi con persone che a questa materia, antica ma mai fuori moda, hanno affidato carriere solide, ricordi emozionanti, tracce di incontri, progetti per qualcosa di nuovo. Come una parola che mancava. Come la giusta piega nei labirinti della vita.




Caravaggio fa memoria dell’apparizione: «Le parole di Maria e il coraggio di Giannetta ci riuniscono oggi al Fonte»

Sfoglia la fotogallery completa del pomeriggio

 

«Come Giannetta, troviamo il coraggio di annunciare a tutti il nuovo orizzonte di vita che il Vangelo porta con sé». Così il vescovo emerito di Cremona, Dante Lafranconi, nei Vespri celebrati nel giorno della memoria dell’apparizione della Madonna a Caravaggio.

Come da tradizione, nel pomeriggio del 26 maggio è stato vissuto un importante momento di preghiera presso il Santuario di Santa Maria del Fonte. La data ricorda quella della prima apparizione, avvenuta nel lontano 1432 alla giovane Giannetta, e subito seguita da una notevole vivacità devozionale. Da qui l’edificazione di una chiesa e un ospedale, già nel 1451, seguita dalla costruzione dell’attuale Santuario, avvenuta nel 1575.

Proprio nel Santuario di Caravaggio si sono aperte le celebrazioni della memoria dell’apparizione nella mattinata di martedì 26 maggio, con la solenne celebrazione presieduta da mons. Lafranconi.

Sfoglia la fotogallery completa del pomeriggio

Nel pomeriggio, invece, è stato pregato il Santo Rosario in Basilica, seguito dal Vespro, aperto dalla lettura del racconto dell’apparizione. Molto suggestivo il momento di silenzio che è stato vissuto al termine del racconto, in attesa dello scoccare delle ore 17, orario in cui la Madonna apparve a Giannetta.

Dopo il rito di aspersione che ha introdotto i Salmi e la Lettura Breve, mons. Lafranconi ha commentato il passo dell’Apocalisse proposto dalla liturgia ricordando come «per i cristiani la vita non si conclude con la morte. C’è un oltre, una vita eterna a cui tutti noi siamo chiamati». Ed è proprio questo desiderio, questo anelito, «a sostenere la nostra fede, che si modella sull’immagine di Cristo, a doverci spingere verso scelte non necessariamente conformiste, ma volte al bene e alla Verità». Un invito forte, dunque, da parte del vescovo, in linea con l’esempio fornito da Giannetta che, seguendo l’indicazione di Maria, «ha avuto il coraggio di raccontare, di testimoniare ciò che aveva visto e udito a tutti coloro che ha incontrato. Ed è proprio grazie alle sue parole che, ancora oggi, possiamo riunirci qui a vivere la nostra fede, a dissetarci al Fonte per poter portare nel mondo la luce del Vangelo».

Le celebrazioni della Memoria dell’Apparizione è stata preceduta dalla consueta novena, che dopo due anni di difficoltà, è tornata ad essere celebrata in modo solenne e con una notevole partecipazione da parte dei fedeli.

Sfoglia la fotogallery completa del pomeriggio

Dopo oltre quarant’anni, è stata inoltre ripresa un’antica tradizione. Le suore del Santuario hanno prodotto i cosiddetti “michini”, dei piccoli panini impastati con l’acqua del Fonte che sono stati  distribuiti ai pellegrini che, in questo modo, hanno potuto portare con loro l’acqua benedetta. Un segno bello, questo, di vicinanza e apertura, una vera testimonianza di Chiesa in uscita verso tutti.

Il Santuario di Caravaggio, d’altra parte, «è uno dei luoghi più frequentati dai pellegrini ‒ come ricordato da mons. Amedeo Ferrari, rettore del Santuario, al termine del Vespro ‒ i quali, con gratitudine e devozione, continuano ad affidarsi alla Madre del Signore». Ed è proprio a lei, a Santa Maria del Fonte, patrona, insieme a s. Omobono, della Diocesi, che tutta la chiesa cremonese è chiamata ad affidarsi con fiducia e speranza.

 

Guarda il video della Memoria dell’Apparizione

 

 

A Caravaggio la Messa nell’anniversario della apparizione: «Una Madre di misericordia ci invita alla conversione»




A Caravaggio la Messa nell’anniversario della apparizione: «Una Madre di misericordia ci invita alla conversione»

Guarda la photogallery completa della mattinata

È una giornata di festa oggi, giovedì 26 maggio, a Caravaggio per le celebrazioni in occasione del 590° anniversario dell’Apparizione della Vergine al Santuario di Santa Maria del Fonte. In mattinata una solenne processione, guidata da monsignor Dante Lafranconi, è partita dal centro di spiritualità verso la basilica. Qui si è fermata al Sacro Fonte dove, dopo aver recitato l’atto penitenziale, il vescovo emerito di Cremona ha deposto un mazzo di fiori. In maniera del tutto eccezionale, per la prima volta, è stato aperto e visibile anche il piccolo pezzetto di terreno dal quale sgorgò l’acqua benedetta. «La Vergine Maria implori misericordia per noi al Suo Figlio Gesù», ha detto monsignor Lafranconi di fronte all’immagine della Madonna.

Uscendo dal fonte, i sacerdoti e il vescovo si sono segnati con l’acqua in ricordo del Battesimo e subito dopo è iniziata la santa messa all’aperto, animata dal coro “Don Domenico Vecchi”. Una Messa importante, perché benedetta dal Papa e durante la quale i fedeli presenti hanno potuto ottenere l’indulgenza plenaria.

L’omelia del vescovo emerito ha proposto una riflessione sulle figure di Elisabetta e Maria e sul ruolo centrale della grazia divina nel sacramento della penitenza. «Il brano di Vangelo ascoltato – ha detto – ci presenta la figura di Elisabetta e Maria. Elisabetta è la madre di Giovanni Battista, il precursore, colui che ha preparato gli animi delle persone a riconoscere e accogliere Gesù. Una preparazione che richiamava al dovere di cambiare il cuore, alla penitenza, alla conversione per accogliere quella novità fuori dagli schemi. Maria, l’altra donna, è la madre del Figlio di Dio. Una madre che ha accolto in sé, ed è diventata nel disegno di Dio, colei che ha reso tangibile fino a che punto l’amore di Dio per gli uomini può arrivare: fino all’Incarnazione. Allora, in un certo senso, queste due donne attraverso i loro figli, sono un richiamo alla conversione e alla misericordia di Dio, che è straordinaria e impensabile per le categorie umane».

Guarda la photogallery completa della mattinata

La riflessione ha poi proseguito con un riferimento diretto all’apparizione di Caravaggio: «Se ci pensiamo bene, è lo stesso messaggio che Maria ha affidato a Giannetta. Lei dice che da tanto tempo intercede presso il Figlio perché usi misericordia verso gli uomini, ma allo stesso tempo chiede a noi di cambiare vita. Allora tra la pagina del Vangelo letta e l’apparizione a Giannetta, c’è una continuità perché il messaggio è identico. Un richiamo alla conversione che è possibile solo con la misericordia di Dio e con l’intercessione di Maria. Credo sia indispensabile per noi che viviamo questa celebrazione, raccogliere il messaggio che questo Santuario diffonde: la misericordia di Dio è inseparabile dal percorso della conversione degli uomini. Guai a separare questi due aspetti. Se si dimentica la misericordia non si ha il coraggio di chiedere perdono e convertirsi, perché soli non ci riusciamo. Ma se guardiamo solo alla misericordia rischiamo di pensare a un Dio buonista che lascia correre e permette tutto. No. Questi aspetti sono uniti. Misericordia e disponibilità alla conversione: ecco cosa dobbiamo raccogliere dal messaggio lasciato dalla Madonna a Giannetta».

Guarda la photogallery completa della mattinata

Monsignor Lafranconi ha messo poi in guardia dal «rischio di esasperare il nostro impegno e sentirci falliti perché non riusciamo a realizzarci oppure corriamo il rischio di fare della misericordia di Dio il lasciapassare per l’inferno, come diceva S. Agostino. Non andiamo via dal Santuario senza approfittare della misericordia di Dio che sostiene il nostro cammino quotidiano di conversione. I santuari mariani sono luoghi dove emerge ed è richiesto il sacramento della confessione ed è bello perché così si celebrano insieme misericordia (nel sacramento c’è l’azione di Dio), grazia e perdono. Così anche le nostre relazioni si conformeranno al disegno di Dio».

Tutto, ha detto, richiede però un atto di fede. «Come facevano Elisabetta e Zaccaria a credere che avrebbero avuto un figlio anziani? E Maria? Non c’erano intuizioni che potevano giustificare quello che sarebbe loro accaduto: bisognava solo credere che ciò che all’uomo sembra impossibile, Dio lo può compiere. E questo accade ogni volta che ci confessiamo: Dio prende in mano la vita che gli consegniamo perché possa trasformarsi secondo quella verità evangelica che la rende feconda. Per vivere con purezza i nostri sentimenti. Chiediamo questa grazia nel sacramento della penitenza perché ci accompagni ogni giorno. Non ci aspettiamo miracoli, apparizioni: si tratta ancora una volta di credere, di fidarsi di quello che Gesù ci ha detto e di incamminarci con umiltà anche quando la strada sembra impervia. Ma non desistiamo dal percorrerla, perché siamo sostenuti dalla misericordia di Dio, nella certezza che quello che Lui ha promesso lo compie. Che la Madonna risusciti in noi questa certezza».

Durante la Mmessa monsignor Lafranconi ha chiesto anche una preghiera speciale per monsignor Napolioni e per tutti i vescovi italiani riuniti in assemblea a Roma, e per la Chiesa italiana.

Guarda la photogallery completa della mattinata

Al termine della celebrazione, dopo il saluto del rettore del santuario monsignor Amedeo Ferrari, il vescovo Lafranconi ha impartito la benedizione con l’indulgenza plenaria dopo aver rivolto la Supplica alla Vergine, alla quale ha consegnato timori e speranze di tutte le famiglie e tutte le persone riunite in preghiera.

La giornata proseguirà con la recita del rosario e, alle 16.40, la memoria dell’apparizione.

 

Il video integrale della celebrazione

 

Caravaggio fa memoria dell’apparizione: «Le parole di Maria e il coraggio di Giannetta ci riuniscono oggi al Fonte»




Pellegrinaggio Unitalsi a Loreto: «Siete venuti nella Casa di Maria, ora tornate a casa con Maria»

Guarda la photogallery completa

«Siete venuti nella Casa di Maria, ora tornate a casa con Maria». Con questo augurio del vescovo Fabio Dal Cin, delegato pontificio per il Santuario della Santa Casa di Loreto e per la Basilica di Sant’Antonio in Padova, si è concluso il pellegrinaggio in terra Lauretana della sottosezione cremonese dell’Unitalsi lo scorso 16 maggio .

Partiti venerdì 13 maggio da Cremona con un pullman attrezzato per disabili, il gruppo cremonese si è affiancato agli operatori unitalsiani della Lombardia, in tutto un centinaio di presenze, arrivando per il pranzo presso la Casa Accoglienza Pellegrini e alloggiando al Palazzo Illirico, strutture ricettive proprie del Santuario.

Le giornate sono state scandite da un programma ben disegnato che ha riempito il tempo a disposizione con celebrazioni, visite e momenti di formazione adatti a tutta la tipologia degli iscritti e anche con del tempo libero a disposizione.

Nella ricorrenza della Madonna di Fatima il primo appuntamento è stata la Celebrazione penitenziale nel pomeriggio, presieduta da don Giuliano Spagna, assistente ecclesiastico della Sottosezione Unitalsi di Mantova; a seguire la Messa di inizio pellegrinaggio celebrata da padre Sergio Andriotto, dei frati Minori Cappuccini, che invita ad «avere fiducia in Gesù Cristo così come lui lo ha avuto in noi e ad avere un grande amore verso Gesù e l’Eucarestia invocando lo Spirito Santo, primo predicatore».

Sabato 14 Maggio al centro della giornata la Messa celebrata da don Giuliano Spagna. Dopo la Celebrazione Eucaristica tutto il pellegrinaggio è rimasto in Basilica per partecipare al Regina Coeli e Santo Rosario con padre Sergio Andriotto. Nel pomeriggio visita alla Collegiata di Sant’Esuperanzio a Cingoli e patrono della bellissima cittadina chiamata il Balcone delle Marche. La maestosità della struttura romanica fa da contorno alle reliquie del corpo del Santo.

Ultimo appuntamento del giorno il Rosario e la Processione mariana in piazza della Madonna, antistante il Santuario, presieduta dal cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo emerito di Ancona. Domenica 15 maggio la Messa nella Basilica Superiore celebrata da don Luca Ferro, segretario del vescovo Dal Cin e concelebrata dall’assistente mantovano don Giuliano e dai vari sacerdoti residenti.

Dopo la consueta foto di gruppo e il pranzo, due le proposte: la visita guidata alla Basilica e un momento di catechesi tenuta da padre Janvier, il tema “La Santa Casa e Loreto”. Il frate ha parlato della storia della casa trasportata dalla Palestina (pareti smontate e trasportate in Italia). Mattoni che portano graffiti propri della Palestina. «A dicembre 1294 a Loreto non c’era niente….storia della devozione di Loreto e della S. Casa, dove si va a pregare e chiedere, ma con l’atteggiamento di Maria, con l’atteggiamento del Sì, non del pretendere». E proprio davanti alla Santa Casa si è conclusa la giornata con il Santo Rosario e l’Adorazione eucaristica, meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di Colei che al Signore fu più vicina. E questo è il desiderio della Madre: che conosciamo, amiamo e seguiamo più da vicino Gesù.

Lunedì 16 maggio, ultimo giorno del pellegrinaggio, al mattino, dopo il passaggio dei partecipanti nella Santa Casa per una preghiera, la Celebrazione Eucaristica con don Giuliano Spagna, che nell’omelia parla della presenza dello Spirito Santo dentro di noi, entrato nel Battesimo, confermato nella Cresima ed è risonanza tutte le volte che ci accostiamo ai Sacramenti. A fine Messa il ricordo di due anniversari, il 50° di ordinazione sacerdotale di don Giuliano e il 40° di matrimonio di Rita e Maurizio, della sottosezione mantovana, con la consegna ai festeggiati di un ricordo per la ricorrenza, consegnato da mons. Fabio Dal Cin.

Dopo pranzo il rientro nelle proprie diocesi e un arrivederci al pellegrinaggio dal 4 al 10 Agosto a Lourdes, prossimo impegno organizzato anche dalla sottosezione cremonese, che sarà in pullman (anche per disabili) e in aereo (5-9 Agosto) e a cui parteciperanno anche giovani di diverse parrocchie della Diocesi. Iscrizioni entro il 20 giungo e fino ad esaurimento posti.

Altro appuntamento ormai annuale sarà al Santuario di Caravaggio, domenica 18 Settembre, in occasione del pellegrinaggio diocesano, al quale l’Unitalsi di Cremona sarà presente sin dal mattino. Appuntamento nel pomeriggio con il Rosario e la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.

Per maggiori informazioni, per le iscrizioni e per un maggior approfondimento sulla realtà dell’Unitalsi di Cremona, contattare il numero 0372 458946 (sabato mattina) o gli indirizzi mail cremona@unitalsilombarda.itunitalsigiovanicr@hotmail.com.




Santa Rita, in via Trecchi tante preghiere e rose

Guarda la photogallery completa

«Come fece Rita nel suo tempo, abbiamo bisogno oggi di umanizzare il nostro tempo, tra pandemia e guerra, tra crisi climatiche e scontri politici, tra accoglienza dei poveri e cultura dello scarto».  Ha rivolto questo invito, don Claudio Anselmi (rettore della chiesa delle Sante Margherita e Pelagia) ai tantissimi cremonesi che in questi giorni stanno affluendo presso la piccola chiesa di via Trecchi, a Cremona, per rivolgere preghiere e suppliche alla “santa degli impossibili”. Una donna umile, che nelle traversie della vita si è aggrappata alla fede e che la Chiesa ricorda il 22 di maggio. Un fitto programma di celebrazioni e Messe solenni (hanno celebrato oltre al rettore, don Antonio Bandirali parroco dell’unità pastorale “Sant’Omobono”, mons. Carlo Rodolfi canonico del Capitolo della Cattedrale e don Irvano Maglia parroco dell’unità pastorale “Cittanova”) si sono alternate al rito della benedizione delle rose che don Anselmi, nella giornata di domenica, ha ripetuto ogni 15 minuti con una continua affluenza di persone, rimaste in coda anche al di fuori della chiesa.

«Dopo l’edizione dell’anno scorso, post Covid, – spiega il rettore – questa del 2022, con meno restrizioni, ha visto un flusso di credenti maggiore. Si tratta di fede autentica, di pietà sincera, non di gesti ripetuti solo per tradizione. Si tratta di persone che davvero si ispirano alla libertà del Vangelo e si impegnano verso la santità», di cui Rita è un esempio importante. «Rita, la donna e la santa, ci richiama al nostro urgente bisogno di ritrovare umanità. Soffermiamoci su questo punto, una piccola grande donna, perché la donna è il simbolo dell’umanità ed è simbolo di umanità», continua don Anselmi. L’attualità del messaggio è più che evidente, visti i tempi che corrono, nei quali gesti brutali contro le donne o la loro mercificazione è cronaca quotidiana.

E che santa Rita possa davvero ancora essere una testimone credibile per i nostri tempi lo conferma quella fila di persone che con le rose in mano hanno occupato i marciapiedi e la carreggiata chiusa al traffico di via Trecchi. Il rettore ha predisposto un registro, fuori dalla chiesa, dove ciascuno può lasciare un messaggio, una preghiera, che saranno riformulati sull’altare i giorni successivi. Parole tribolate di chi anela alla pace interiore, parole forti di una fede che vede in Rita una roccia a cui aggrapparsi, richieste di aiuto davanti alle prove della vita. «Non c’è dubbio – spiega don Anselmi – che questa partecipazione sia un segno profetico in una città come Cremona che a tratti pare disorientata».

Lo confermano le volontarie del mercatino allestito nel cortiletto accanto alla chiesa. È lì che si vendono le rose ed oggetti vari tra cui libri di preghiera, di fede, magliette e oggettistica, il cui ricavato servirà a sostenere le spese che la chiesa e la sua comunità affrontano quotidianamente. «I credenti sono tantissimi – commenta Nuccia, che per la prima volta quest’anno affianca le volontarie – i credenti vengono qui numerosi anche per le rose».

Il rito della benedizione ha radici antiche, ricorda un particolare episodio della vita della santa. Si dice infatti che, sul letto di morte, santa Rita abbia chiesto una rosa del giardino dei suoi genitori. Era inverno. Tuttavia una bella rosa fu trovata sull’arbusto indicato dalla santa. Da allora Rita di Cascia è stata sempre associata alle rose.

E non solo di rose, ma di preghiere ed opere di carità si occupa l’Associazione Amici di Santa Rita onlus alla quale sono iscritti più di 400 cremonesi e non solo. «Ieri è passato di qui un signore di Bologna – spiega Lucia Arisi, segretaria dell’associazione che compie in questi giorni un anno – che voleva pregare proprio nella chiesa di Santa Rita. Intorno a questa santa c’è una grande devozione». E mentre lo racconta smista nel cortile ceri e rose che la gente compra per la benedizione nella chiesa attigua. «Lavoriamo da gennaio – spiega – per preparare queste giornate – in cui l’afflusso qui è incredibile, ma intorno a Santa Rita c’è una comunità che si raduna anche durante la settimana e per le messe prefestive e domenicali». Come a dire che se la festa è un’occasione particolare S. Rita resta una donna e una santa da scoprire ogni giorno.

La benedizione di rose e oggetti avverrà, sempre nel cortile interno, anche lunedì 23 maggio dalle 16 alle 19; alle 17.30 in chiesa la recita del Rosario e alle 18 la Messa, celebrata in suffragio degli iscritti e benefattori della Pia Unione.




Il “Giorno del Signore” in bicicletta in visita al Santuario della Madonna della Nave a Barzaniga

Continua, dopo le tappe a Derovere e Ariadello, la rubrica dei pellegrinaggi in bicicletta verso i piccoli santuari mariani del territorio diocesano. La prossima puntata del “Giorno del Signore” racconterà infatti in un servizio dedicato la terza tappa di questo nuovo percorso, in cui Margherita Santini, della redazione di TeleRadio Cremona e co-conduttrice proprio del “Giorno del Signore”, porta i telespettatori alla scoperta dell’affascinante Santuario della Madonna della Nave, a Barzaniga, accompagnata per l’occasione da don Antonio Bislenghi, parroco dell’unità pastorale di Annicco-Barzaniga-Grontorto, e da numerosi bambini e ragazzi in bicicletta.

Il santuario, costruito nei primi anni del ‘700 e completato nel luglio del 1717, «è una piccola chiesetta alla quale i fedeli sono molto affezionati», come spiega proprio don Antonio Bislenghi.

«Questo piccolo santuario, dedicato alla Madonna della Nave, nasce da una leggenda – racconta Giuseppe Stoppini, autore che ha raccolto in un libro numerosi dati e informazioni riguardanti il santuario –. Pare che fosse approdata una nave dentro la quale era riposto un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino addormentato. Trovandosi circa a metà strada tra Barzaniga e Grontorto, entrambi i paesi rivendicavano la proprietà di questa immagine: i due paesi, infatti, la riportavano ogni sera presso la loro chiesa, salvo poi ritrovarla la mattina seguente sul luogo in cui la barca si era arenata. Questo indusse i parrocchiani a ritenere questo evento miracoloso».

Infine una curiosità storica, raccontata da Stoppini: «Quando l’esercito francese e quello tedesco iniziarono a guerreggiare proprio davanti a questa pianura, i due generali entrarono e, vedendo l’immagine sacra, si commossero a tal punto da rinunciare al conflitto».

Il “Giorno del Signore” è online ogni settimana a partire dalle 20.30 del sabato sui canali social ufficiali della diocesi di Cremona (Facebook, Youtube e Instagram) e in tv sull’emittente locale Cremona1 (canale 19 del digitale terrestre) il sabato alle 20.25 e in replica la domenica alle 12.30.