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Vicomoscano in festa per don Anton Jicmon

 

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Domenica 11 settembre l’unità pastorale formata dalle parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase ha vissuto una mattinata di festa per l’ingresso di don Anton Jicmon come nuovo parroco, succedendo a don Giuseppe Manzoni. Don Jicmon, originario della Romania e recentemente incardinato in diocesi dopo quasi vent’anni di servizio in terra cremonese, è il primo parroco d’origine straniera della Chiesa cremonese.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal vescovo Antonio Napolioni presso la chiesa di San Pietro a Vicomoscano. 

La celebrazione eucaristica è stata anticipata dall’accoglienza, sul sagrato della chiesa parrocchiale, di Filippo Bongiovanni, il sindaco di Casalmaggiore di cui le frazioni fanno parte, il quale ha dato il benvenuto al vescovo di Cremona e al nuovo parroco.

Accanto al vescovo Napolioni, insieme al vicario zonale don Davide Barili, era presente il parroco di Casalmaggiore, don Claudio Rubagotti, e diversi altri sacerdoti che hanno accompagnato don Anton durante questi suoi anni di servizio a Cremona. Nell’assemblea eucaristica, tra i numerosi parrocchiani presenti ad accogliere il nuovo parroco, anche numerosi amici di don Anton in rappresentanza della comunità cattolica romena, alcune suore delle Figlie di San Camillo (della cui casa di cura era cappellano) e le suore Catechiste di Sant’Anna, originarie dell’India, in servizio presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (dove don Jicmon ha sempre riesieduto) .

Al termine dei riti di ingresso della Messa il vicario zonale don Davide Barili ha dato lettura del decreto di nomina. La liturgia è proseguita quindi con l’invocazione dello Spirito Santo, seguita dall’aspersione dei presenti e dall’incensazione dell’altare da parte di don Anton.

Una ragazza ha quindi portato il saluto della comunità al nuovo parroco, sottolineando specialmente l’attesa e l’entusiasmo dei giovani per questo nuovo percorso che inizia con la celebrazione dell’ingresso.

Dopo le letture del giorno, è stata l’omelia del Vescovo a offrire ulteriori spunti di riflessione: «Siete un parroco e una comunità fortunati a ricevere un Vangelo così oggi: Gesù ci dice ciò che pensa nelle parabole del capitolo 15 del Vangelo di Luca, parabole tanto famose quanto poco accolte da noi preti e cristiani praticanti, tanto che non è più una sola la pecorella smarrita, ma sono tante. Il primo invito al parroco è quindi di non chiudersi in casa, ma andare a cercarle. Oppure di fare come la donna, che cerca tutti i tesori nascosti nella casa».

«Questo Vangelo ci accompagna con cinque angeli: quello che fa il sarto, quello che fa il gioielliere, quello che fa il ciabattino, quello che fa il cuoco e il quinto lo scopriamo alla fine – ha ripreso mons. Napolioni – serve un angelo che fa il vestito per il figlio che torna, perché questo è nel cuore del padre. Che ognuno scopra la sua dignità come figlio di Dio e si rivesta».

Ha quindi continuato il Vescovo: «L’anello al dito è il segno che Cristo ha dato tutto per noi e ognuno di noi per lui è come la sposa. Poi serve il ciabattino per i sandali, perché il cristiano che ha scoperto la sua dignità non può stare sul divano ma deve mettersi in cammino, verso i poveri, i malati, ad annunciare la pace. Vedo che qui i cuochi non mancano e il momento del cibo può essere la verifica di una vita comunitaria: per verificare che ci sia pane, speranza e spazio per tutti e ci si dispiace quando qualcuno non c’è perché siamo una sola famiglia».

Il vescovo ha poi concluso: «Il quinto angelo nella parabola è colui che ha la pazienza, il silenzio, la carità per sopportare il fratello maggiore, per andare a cercarlo come fa il padre: quel cristiano per bene che non ha mai dato fastidio e che però rischia di non aver apprezzato la misericordia di Dio. E che rischia di giudicare per la sua gelosia e misura corta delle cose. Non si può essere cristiani così e serve un angelo che se ne prenda cura per fargli scoprire che esiste la famiglia».

La celebrazione eucaristica è quindi continuata con la liturgia eucaristica e dopo le Comunioni ha visto il nuovo parroco prendere la parola per un saluto alla comunità che lo ha accolto: «Contento e pieno di gioia saluto tutti voi e al vostro saluto di benvenuto rispondo con il saluto di bentrovato. Tramite voi saluto anche chi non ha potuto partecipare, i malati e gli anziani che vorranno conoscere il nuovo parroco nei prossimi mesi. Spero di essere il vostro parroco a lungo, almeno per i nove anni previsti: in questo momento non ho programmi particolari, ma è sufficiente una nostra prima conoscenza nel primo anno».

L’attenzione di don Jicmon è quindi andata al cuore della sua nuova missione da parroco: «Vengo nella vostra comunità con il desiderio di mettere Gesù al centro di tutto ciò che faremo. Per ricordarvelo meglio vi racconto la storia vera di un parroco che, dopo alcune celebrazioni mal riuscite, si decise di preparare personalmente con meticolosità la processione del Corpus Domini». Ha quindi proseguito don Jicmon: «Quando dalla chiesa uscì lentamente il baldacchino con il pesante ostensorio dorato incastonato con pietre preziose, un parrocchiano si avvicinò al parroco per fargli notare che mancava l’ostia nell’ostensorio, mancava proprio Gesù. “Non vedi tutto quello di cui mi devo occupare, non posso occuparmi anche dei dettagli” gli rispose seccato il parroco. Questo racconto è uno spunto per chiedervi di non lasciare mai che il vostro parroco debba pensare a tutto, trascurando in questo modo l’unico dettaglio che conta: Gesù».

«Non lasciate solo il vostro parroco, anche se nei primi giorni qui a Vicomoscano ho visto un bel movimento: continuiamo così! Quando organizzeremo iniziative e vi accorgerete che manca Gesù tirate le orecchie al parroco con proposte positive», ha infine concluso don Anton prima dei ringraziamenti finali e ricordando la Messa di lunedì 12 settembre alle ore 18.30 per i defunti di tutte le parrocchie.

Per concludere la mattinata di gioia, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato quindi il momento di un ricco rinfresco in oratorio per festeggiare insieme e scambiare le prime parole di conoscenza con il parroco appena accolto.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Anton Jicmon, classe 1965, è originario di Luizi-Calugara, in Romania, dove è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1991 nella Diocesi di Iasi. Dopo essere stato viceparroco a Vale Mare (1991-1993) e Bacau (1993-1997) e parroco di Vaslui (1997-2002), è giunto in Italia ricoprendo l’incarico di assistente spirituale dei cattolici romeni di Torino.

Dal 2005 ha svolto il proprio ministero a servizio della comunità cattolica romena in diocesi di Cremona, dove nel 2022 è stato incardinato. Dal 2007 era anche cappellano della casa di cura Figlie di San Camillo di Cremona. Dal 2016 al 2017 è stato incaricato diocesano per la Pastorale delle migrazioni.

Ora il vescovo Napolioni gli affidato l’incarico di parroco delle Parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase: don Anton Jicmon prende il testimone da don Giuseppe Manzoni, che si trasferisce a Dumenza per un anno di esperienza monastica.

 




Scuola animatori, l’augurio del Vescovo: «Vivete tre giorni bellissimi e progettate una vita bellissima!»

Una Messa contrassegnata da entusiasmo e vivacità quella celebrata nella mattina di lunedì 5 settembre nella chiesa di San Francesco d’Assisi, nel quartiere Zaist di Cremona, e che ha preceduto la partenza degli oltre ottanta adolescenti dei diversi oratori della diocesi che, dal 5 al 7 settembre, vivranno a Cesenatico la scuola animatori “Giochiamoci i talenti” promossa dalla Federazione Oratori Cremonesi.

Una chiesa, quella di S. Francesco, caratterizzata da due colori: il verde, delle magliette a tema degli animatori, e il giallo, a rappresentare lo staff della Federazione oratori.

La celebrazione che ha preceduto la partenza del gruppo per Cesenatico, è stata presieduta dal vescovo Napolioni e concelebrata da don Francesco Fontana, presidente della Federazione oratori cremonesi, insieme ai sacerdoti che hanno accompagnato i gruppi di adolescenti.

Il Vescovo, nell’omelia, ha riflettuto sulle Scritture proposte dalla liturgia del giorno, con particolare sguardo al Vangelo di Matteo, la parabola dei talenti, perfettamente in linea con il tema della scuola animatori. «Perché questa punizione per chi ha custodito il talento, senza sperperarlo? – ha chiesto monsignor Napolioni – Il talento non era una semplice monetina come tutti pensano, ma equivaleva allo stipendio di una vita, tutto ciò che una persona ha per vivere: non lo puoi sprecare così, non lo puoi tenere nascosto, non puoi non rischiarlo». Da qui il parallelismo tra il Vangelo e i ragazzi in partenza: «Perché allora questa Messa? Perché qui c’è il grande animatore, colui che ha speso i suoi talenti, la sua vita divina, sotterrandola non per paura, ma per unirla alla nostra miseria. Nessuno di noi può più dire “non ce la faccio, non ho abbastanza forze, non ho abbastanza numeri”, perché da oggi ha un numero in più, un moltiplicatore infinito delle nostre energie, l’amicizia con Gesù, la Pasqua di Gesù».

Con riferimento alla prima lettura, tratta dal Libro di Geremia, in cui Dio si dona ai più piccoli, dicendo al profeta: “io ti conosco da sempre, io abito il tuo cuore…oggi ti do autorità”, il vescovo ha proseguito:. «Alla vigilia delle elezioni politiche, io voto per voi! Perché avrete autorità, diventerete uomini e donne capaci di cambiare le cose, se quest’anima che Dio vi dà in Gesù la fate diventare il motore della vostra esistenza».

Omelia che si è conclusa con l’augurio di monsignor Napolioni, che si è rispecchiato nell’animatore di oggi: «Vivete tre giorni bellissimi e progettate una vita bellissima. A me è capitato: proprio a sedici anni, giocando il grande gioco dell’educazione, del Grest, del campo estivo, il Signore mi ha messo dentro una passione per lui, per gli altri e per il mondo, che prima non conoscevo».

E ha concluso: «In genere, quando si fa un’esperienza di tre giorni, alla fine ci sono la Messa, la foto di gruppo e i ringraziamenti. Noi invece abbiamo fatto il contrario, perché per i cristiani la fine è un inizio».

Una novantina gli adolescenti che hanno aderito all’iniziativa della FOCr: vengono dalle parrocchie di Agnadello, Bozzolo, Caravaggio, Castelleone, Cristo Re in Cremona, Piadena, Pozzaglio, Robecco, San Felice e San Savino, Sesto Cremonese, UP Madre di speranza (San Francesco, San Bernardo, Borgo Loreto, Maristella in Cremona) e Viadana.

Matteo Cattaneo

 

Ecco il programma dettagliato della Scuola animatori:

Lunedì 5 settembre 2022

  • Arrivi e sistemazione
  • Ore 14.30 Presentazioni e introduzione
  • Ore 15 Formazione
  • Ore 18 Tempo libero e possibilità di fare il bagno (mare e/o piscina)
    Cena
    Serata
    Preghiera della sera

Martedì 6 settembre

  • Ore 8 Messa
    Colazione
  • Ore 9 Laboratori
  • Ore 11 Tempo libero e possibilità di fare il bagno (mare e/o piscina)
    Pranzo
  • Ore 15 Formazione
  • Ore 18 Tempo libero e possibilità di fare il bagno (mare e/o piscina)
    Cena
    Serata
    Preghiera della sera

Mercoledì 7 settembre

  • Ore 8 Messa
    Colazione
  • Ore 9 Laboratori
  • Ore 11 Tempo libero e possibilità di fare il bagno (mare e/o piscina)
    Pranzo
  • Ore 14.30 Conclusione
  • Ore 16 Partenza per il rientro



Il vescovo a Castelverde per la festa patronale di S. Archelao

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Nel pomeriggio di domenica 28 agosto presso la chiesa parrocchiale di Castelverde, nell’unità pastorale Madre Nostra formata dalle cinque comunità presenti nel comune di Castelverde, è stata celebrata la festa patronale di sant’Archelao con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napoleoni e concelebrata dal parroco don Giuliano Vezzosi, dal vicario don Matteo Bottesini, dal collaboratore don Claudio Rasoli e dagli ex parroci della comunità. Presenti anche alcuni seminaristi che negli anni hanno prestato servizio presso l’unità pastorale.

La celebrazione è stata introdotta dalle parole del parroco: «Abbiamo voluto questo momento non solo come festa della parrocchia di Castelverde ma anche come inizio della festa degli oratori, dell’inizio di un nuovo anno pastorale». E ha proseguito don Vezzosi: «Proprio per questo abbiamo portato la statua della Madonna della Speranza, che poi girerà nelle nostre chiese, per fare in modo che l’inizio di questo anno pastorale sia l’inizio di un nuovo cammino delle nostre comunità riunite insieme ed essere, tutti insieme, come è stato sant’Archelao, testimoni del Vangelo». La celebrazione è iniziata con l’offerta dei ceri da parte della Amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Graziella Locci e dai membri della Giunta, segno di collaborazione e di cammino insieme.

«A che serve un patrono? – ha esordito il vescovo Napolioni nella sua omelia – Quanto avrei voglia di fare un’intervista ai più anziani della comunità per sapere come si sono affezionati nel tempo a una figura di cui conosciamo molto poco». «Diacono e martire – ha detto ancora in riferimento alla figura del patrono – sono due parole ricche, che ci bastano a sceglierlo, ad accoglierlo, a viverlo come patrono. Avere come patrono uno che ha fatto della sua vita un continuo servizio agli altri vuol dire che la sua vita serve». E ancora: «Ma se è martire vuol dire che la sua morte serve ancora di più, perché i martiri non sono morti a caso, per sbaglio, per una malattia, per un incidente, ma per amore di Cristo, per fedeltà, per grazie». Ha poi proseguito il vescovo: «Come far sì che il nostro Dio non sia deludente, e che anche i patroni e i santi non ci lascino a bocca asciutta? Bisogna accettare che Dio e i santi siano provocanti, sconcertanti, perché si accenda più luce nella mente, si scaldi il cuore e la speranza trovi le sue ragioni più profonde». Come ha sottolineato mons. Napolioni, «Sant’Archelao ci mostra un’altra strada, quella di entrare in una relazione talmente viva e forte con Gesù vivente, morto e risorto, con la sua Parola e con i suoi gesti da introdurre nella propria vita. Un principio di vita eterna, di immortalità, di fecondità inesauribile».

L’omelia che si è conclusa con un augurio: «Vi auguro un buon inizio, un nuovo inizio fino a quel giorno in cui sarà l’inizio eterno che ci vedrà in festa al di là dei limiti che abbiamo sperimentato sulla terra, perché sarà il Signore stesso a darcene il senso, lo stile, il ritmo, la pienezza».

La celebrazione si è conclusa con la processione accompagnata dalla banda Anelli di Trigolo.

A seguire la cena condivisa in oratorio, che ha permesso ai parrocchiani di vivere insieme un monto di condivisione e di festa.

La festa patronale di Sant’Archelao ha permesso alla comunità di riunirsi anche il sabato con la proposta di un laboratorio di gessetti per bambini realizzato da esperti Madonnari che durante il pomeriggio hanno realizzato opere d’arte poi esposte in chiesa. Sempre sabato 27 agosto, in serata, un pellegrinaggio di 16 km ha attraversato tutte e cinque le parrocchie dell’unità pastorale.




Salvador de Bahia, terminata l’estate missionaria dei giovani cremonesi

Giunge ormai alla conclusione l’esperienza missionaria dei cinque giovani della diocesi di Cremona che, dopo il mandato ricevuto dal vescovo Napolioni la domenica di Pentecoste, sono partiti, destinazione Brasile, per un’estate di carità nella parrocchia di Cristo Risorto di Salvador de Bahia. Tutti i ragazzi infatti hanno già fatto rientro “a casa”, nelle loro parrocchie, eccezion fatta per Davide Chiari, che tornerà in Italia il prossimo 29 agosto.

A far loro da guida, oltre al parroco don Davide Ferretti, i missionari laici Marco Allegri e Gloria Manfredini, don Maurizio Ghilardi, già incaricato diocesano della Pastorale missionaria, che ha espresso la sua soddisfazione per l’impegno dei cinque giovani: «È stata una buonissima esperienza per i ragazzi, bravi ad agire con cautela, capaci di osservare la difficile realtà prima di agire, onde evitare passi falsi». Una situazione certamente delicata quella della favela di Salvador de Bahia, in cui il peggioramento della situazione economica, e di conseguenza l’aumento della povertà, ha rafforzato l’insicurezza sociale. «Se le condizioni economiche, dopo la pandemia, sono peggiorate per tutti – prosegue Ghilardi – così è ovviamente stato anche per loro».

Esperienza missionaria che è gravitata, per i cinque giovani, attorno a tre aspetti fondamentali: il servizio caritativo in parrocchia, il servizio negli asili e il servizio nella pastorale giovanile. E don Maurizio Ghilardi si è soffermato proprio su quest’ultimo aspetto, raccontando che «i ragazzi sono stati molto bravi a relazionarsi, a instaurare rapporti e a mantenere il contatto con i giovani della parrocchia, quasi loro coetanei. Sono stati bravi a vivere con loro, in maniera abituale, la loro quotidianità».

Un’estate toccante per i ragazzi provenienti dalla diocesi di Cremona, chiamati a impegnarsi in una situazione tutt’altro che facile. «Questa occasione mi ha permesso di conoscere una realtà completamente diversa da quelle che conosciamo di solito – spiega Tommaso Grasselli, uno dei cinque volontari –. È significativo vedere come la nostra diocesi, anche se così distante geograficamente, abbia scelto l’impegno per affiancare una comunità che vive una situazione, quella delle favelas brasiliane, quasi irrimediabile a causa non solo della povertà, ma anche da un problema più culturale, legato alla arretratezza di un sistema sociale ancora segnato dalle ferite di una storia difficile, caratterizzata dallo sfruttamento e dalla schiavitù. È bello però vedere che esistono istituzioni che lavorano per provare a cambiare questa situazione».

Una differenza enorme tra le due realtà notata anche da Alessandra Misani, volontaria protagonista dell’estate missionaria, che racconta: «Sicuramente l’esperienza in Brasile è stata forte, ci ha fatto riflettere tanto sulle diversità che ci sono con l’Italia, sia a livello culturale e linguistico, ma anche per quanto riguarda le abitudini e lo stile di vita. È un’esperienza che aiuta tanto chi ha voglia di mettersi in gioco e di rischiare di cambiare il proprio punto di vista».

«La vita nelle favelas non è facile, e vedere così tante persone che vivono in condizioni precarie è davvero scioccante – aggiunge un’altra volontaria, Anna Capitano –. Mi ha colpito, nonostante ciò, l’ospitalità dei ragazzi che frequentano la parrocchia, ma anche di tutte le persone in generale: davvero una grande e immediata accoglienza».

Infine le parole del parroco di Cristo Risorto, don Davide Ferretti: «I cinque volontari sono stati accolti bene. Per la nostra parrocchia è sempre importante la presenza di giovani che si confrontano con i ragazzi di qui. Uscire dalla favela, anche solo con la mente, è davvero importante per loro».




Il vescovo alla Messa per la Regina del Po: «Il futuro del nostro piccolo pianeta è legato alla convivenza fraterna»

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«Solo la sete di giustizia, di vita e di verità intercetta il dono di Dio» questo il forte appello di mons. Antonio Napolioni durante l’Eucarestia celebrata sulle rive del Po durante la tradizionale celebrazione dell’Assunta.

La festa mariana della Madonna di Brancere, nonostante la siccità che ha impedito la tradizionale processione di barche sul Po con la statua della Madonna, è stata comunque celebrata con una Messa nella località Sales, presieduta dal Vescovo mons. Napolioni.

A concelebrare, accanto al vescovo, anche don Pierluigi Vei, parroco di Brancere, don Alberto Mangili, parroco di Bosco ex Parmigiano, don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale e don Pietro Samarini, vicario zonale e parente da parte di una nonna di don Aldo Grechi, parroco primo ideatore di questa bella tradizione agostana. La celebrazione eucaristica è stata animata dal maestro don Graziano Ghisolfi e dalla soprano Annalisa Losacco.

Dopo i saluti del parroco don Pierluigi, la liturgia è proseguita sotto l’ombra degli alberi che circondano la santella mariana opera di Graziano Bertoldi inaugurata per il Giubileo del 2000.

L’omelia di mons. Napolioni è iniziata con una bonaria provocazione: «Vogliamo proprio il miracolo? Che arrivi quella pioggia non cattiva che riempia gli invasi, irrighi i campi, disseti i popoli? Io questo miracolo non ve lo prometto affatto – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona – vi prometto un altro miracolo: che noi passiamo dal lamento alla speranza, dall’essere spettatori all’essere responsabili, che prendiamo coscienza delle parole vere che ci nutrono e rifiutiamo le parole fasulle che ci manipolano».

«Giovanni vede questo segno nel cielo – ha quindi proseguito il Vescovo nella sua riflessione sulle letture della solennità – una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle: ho controllato e nei versetti successivi c’è un fiume. Il nemico vomita un fiume per cercare di travolgere la donna con il suo bambino, ma il libro dell’Apocalisse finisce con la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, una città attraversata da un fiume le cui acque portano vita e guarigione, dove crescono alberi le cui foglie sono medicina. Per quell’acqua c’è un invito universale e gratuito, bevete dell’acqua della vita: ecco la condizione più vera dell’essere umano».

Da questa riflessione biblica il Vescovo ha proseguito la riflessione sulla situazione che quest’anno sta caratterizzando l’estate lungo il fiume: «Ma allora la siccità ci voleva? Sì, ad un popolo sazio, viziato e reso debole da tutte le comodità il momento della prova prima o poi arriva, perché non può essere cuccagna all’infinito per pochi e fame, sete, miseria e morte per tanti. No, non è possibile!»

 

 

Una meditazione che partendo dagli elementi naturali, arriva a quelli più umani: «Non solo si ribella la natura, ma si ribellano le coscienze e i popoli, dobbiamo quindi assumerci questa responsabilità; non egoisticamente, magari litigandoci i litri d’acqua da una sponda all’altra del fiume, perché di questo passo facciamo il gioco del nemico. Tutto è stato affidato a noi in prestito, ci dobbiamo rimboccare le maniche e ci renderci conto che davvero il futuro del piccolo pianeta è legato alla convivenza fraterna, perché se le guerre finora le abbiamo fatte per il petrolio le faremo per l’acqua, per l’aria: svegliamoci!».

Un forte appello che mons. Napolioni ha continuato a declinare: «Solo questa sete di giustizia, di vita e di verità intercetta il dono di Dio. Non perché Egli chiude i rubinetti del cielo a seconda di come noi ci comportiamo (sarebbe un Dio meschino se giocasse con noi in questo modo) ma perché Lui continua a dare se stesso, suo figlio, la madre di suo figlio, la compagnia dei santi, la preghiera dei semplici, la coscienza di essere uomini e donne che hanno una dignità cui tener fede».

Infine, l’ultimo auspicio e incitamento ai tanti fedeli presenti: «Ripartiamo da questa Messa sull’argine del fiume, un po’ dispiaciuti di non averlo potuto navigare, impegnandoci ad altre navigazioni, gli uni incontro agli altri, la navigazione del dialogo che permettano al nostro Paese e alle nostre comunità di non dilaniarsi, ma di essere sagge e forte davanti alle difficoltà: Maria è con noi e si manifesta se ci comportiamo così e cantiamo anche noi il Magnificat, il canto delle situazioni ribaltate, con i potenti rovesciati dai troni e gli umili nel cuore di Dio anche se nell’immediato non sembra».

Un altro riferimento all’attualità non è mancato durante la preghiera dei fedeli. Infatti, il vescovo Napolioni ha sottolineato come nella stessa giornata sia iniziata una “quaresima” particolare con la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni e l’augurio affinché tutte le forze politiche si impegnino con serietà nei confronti dei cittadini.

Al termine della Messa la statua della Madonna di Brancere è stata portata a spalla in processione dai “pescatori scalzi” fino sulle sponde del fiume dove è stata letta la preghiera alla Regina del Po scritta dallo stesso mons. Napolioni. Dalla stessa sponda il sindaco di Stagno Lombardo, Roberto Mariani, ha quindi gettato la corona di fiori nel fiume a memoria delle vittime delle inondazioni.

La benedizione finale è stata eseguita in modo particolare dal Vescovo, il quale ha voluto procedere utilizzando la stessa statua per impartirla, aiutato dall’abile bravura dei pescatori scalzi che hanno accompagnato l’effige secondo il movimento delle braccia di mons. Napolioni.

Presenti alla celebrazione molte autorità civili cremonesi e dei comuni rivieraschi con i loro gonfaloni e l’attenta presenza della Protezione civile e dei corpi delle Forze dell’ordine che hanno garantito il regolare svolgimento della celebrazione.




Con Maria un nuovo volto di Chiesa. Veglia della Assunta con il Vescovo a Caravaggio

Ancora una volta la suggestiva cornice del Santuario Santa Maria del Fonte di Caravaggio illuminato ha accolto alcune centinaia di fedeli che si sono riuniti la sera del 14 agosto per celebrare la veglia nella solennità dell’Assunzione di Maria Vergine al cielo. La presenza del vescovo Antonio e di una decina di sacerdoti ha contribuito a dare solennità alla preghiera vigilare che, tra AveMaria sgranate, salmi e canti, hai introdotto i presenti al grande mistero di Maria che entra nella gloria celeste.

La veglia si è aperta con il rosario meditato recitato lungo i portici, una lunga processione con centinaia di piccole luci che squarciano il buio, per ricordare che Maria è luce sul cammino di ogni cristiano.

All’entrata in basilica poi la celebrazione dell’Ufficio di letture ha introdotto nella liturgia della Solennità. Animata con i canti dall’Unione Corale don Domenico Vecchi di Caravaggio, direttadal maestro Roberto Grazioli e accompagnati all’organo da Marco Bianchi. Ha presieduto il vescovo Napolioni. Proprio lui ha offerto alcuni spunti di riflessione per illuminare il senso della devozione a Maria a cui la lettura dell’Ufficio, presa da una riflessione di San Paolo VI, richiamava. Tre le parole che il Vescovo ha sottolineato, altrettante le modalità con cui Maria vuole entrare nella nostra vita: il silenzio, fatto di ascolto di meditazione e di umiltà; i fatti che hanno segnato la quotidianità della vita di Maria e oggi, nella vita della Chiesa, ne segnano la presenza materna. E da ultima un’indicazione: “Fate quello che vi dirà”, le parole di Maria alle nozze di Cana, quasi un testamento che Maria ci consegna per non perdere la strada. Ha condiviso un auspicio, un sogno, monsignor Napolioni, che vede nel nuovo volto della Chiesa la capacità di farsi dialogo incessante con Maria per farsi, insieme a lei, attenti e ospitali al dialogo con il mondo. Così, ha concluso il vescovo Antonio “saremo il volto di una Chiesa che non ha paura del mondo ma, insieme a Gesù e a Maria,contribuiremo nel nostro piccolo alla salvezza del mondo colsilenzio, con gesti, con parole che sanno di Vangelo”.




Si è concluso il pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes, esperienza di fede e vita per 80 cremonesi

foto di Donatella Carminati

Un invito a tornare a casa senza nostalgie e rimpianti, ma capaci di affrontare la realtà, con le sue croci e le sue contrarietà, grazie all’incontro con Maria e con il suo Figlio Gesù, che ancora una volta rinnovano il suo amore: “Siamo stati in tanti in questi giorni a Lourdes, ma è come se ciascuno di noi sia stato solo con la Madonna, perché Dio per ognuno di noi ha uno sguardo di predilezione”. Sono queste alcune suggestioni che mons. Antonio Napolioni ha consegnato ai pellegrini lombardi nella mattinata di martedì 9 agosto durante la Messa dell’arrivederci celebrata nella basilica di S. Bernadette che si affaccia sulla grotta di Massabielle. L’Eucaristia è stato uno dei momenti conclusivi del pellegrinaggio regionale dell’Unitalsi iniziato giovedì 4 agosto e partecipato da 250 persone, tra cui 80 cremonesi guidati dal presidente di sottosezione Tiziano Guarneri.

Qui la gallery completa del pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes

Il presule ha preso spunto dalla figura di Santa Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa, la suora carmelitana che da ebrea si convertì al cattolicesimo e che morì ad Auschwitz, vittima della follia nazista: “Nella prima lettura il profeta Osea ci parla di un deserto che diventa giardino quando si incontra il Signore: Edith Stein era così immersa in Dio e talmente affascinata dalla Croce di Cristo da affrontare anche il campo di concentramento quasi fosse un giardino. È questa la provocazione che vogliamo accogliere in questo ultimo giorno qui a Lourdes: se davvero siamo consapevoli dell’amore di Dio noi possiamo trovare il nostro giardino nei luoghi in cui viviamo, anche se spesso dobbiamo affrontare tante insidie e vivere relazioni umane colme di difficoltà”.

 

Terminata l’omelia il direttore del pellegrinaggio, Giovanni Facchini Martini, ha ricordato gli anniversari di ordinazione e di matrimonio. In questo 2022 festeggiano 20 anni di Messa don Claudio Rasoli e don Maurizio Lucini, mentre don Mario Martinengo taglia l’invidiato traguardo dei 50 anni di sacerdozio: per loro una particolare preghiera e una croce con l’emblema dell’Unitalsi da appuntarsi alla giacca. Sono state anche festeggiate alcune coppie che ricordano un particolare giubileo matrimoniale.

Al termine della S. Messa sono stati ufficialmente accolti nell’Unitalsi i volontari al loro primo pellegrinaggio: circa una quarantina le persone che hanno ricevuto il cero e il distintivo della associazione. Tra di loro tanti giovani e tra di essi i ragazzi dell’unità pastorale “S. Omobono” di Cremona guidati dal vicario don Stefano Montagna.

“Sono stati davvero magnifici i nostri ragazzi – spiega con emozione il presidente Guarneri -, sia nel servizio ai malati sempre molto puntuale e generoso sia nella partecipazione alla preghiera comune. Tutti i giorni hanno affrontato una levataccia per vivere la Messa del personale alle 6.15 e durante l’Eucaristia finale ci hanno allietato con i loro canti”.

Qui la gallery completa del pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes

Nel pomeriggio, alle 15, i pellegrini si sono ritrovati nella grande prateria al di là del Gave per la recita del Santo Rosario presieduto dal vescovo Antonio e per i saluti finali con un ringraziamento ai vertici dell’Unitalsi regionale che hanno organizzato un’ottima trasferta in terra francese.

In serata i sette pullman hanno accolto i pellegrini lombardi per il viaggio di ritorno.

Claudio Rasoli




La domenica dei pellegrini a Lourdes, nel cuore di una Chiesa senza confini

Le immagini della Messa internazionale (foto di D. Carminati)

Altra intensa giornata quella di domenica 7 agosto per gli ottanta cremonesi che stanno partecipando al pellegrinaggio regionale dell’Unitalsi al santuario di Lourdes, iniziato giovedì 4 e che terminerà, con l’arrivo nella città del Torrazzo, nella mattinata di mercoledì 10 agosto.

Alle 9.30 il primo appuntamento è stato nella basilica ipogea di San Pio X: con una superficie di circa 12.000 m² essa può contenere circa 25.000 persone. Questa immensa chiesa fu consacrata il 25 marzo 1958, per il centenario delle Apparizioni, dal patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta da mons. Georges Colob, vescovo di La Rochelle, diocesi suffraganea di Poitiers. Accanto a lui altri vescovi francesi e due italiani: mons. Antonio Napolioni, che guida gli oltre 250 pellegrini lombardi e mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo di Concordia-Pordenone, presente con la sua diocesi.

“È sempre suggestiva la Messa internazionale – racconta l’assistente spirituale dell’Unitalsi cremonese don Maurizio Lucini – perché si respira davvero la cattolicità della Chiesa. In San Pio X, infatti, si sono ritrovate a pregare persone di tante lingue e culture diverse, ma accomunate da un’unica fede in Dio. Soprattutto il Credo, cantato in latino da tutti, ci ha fatto davvero sentire un unico Corpo”.

“Colpisce – continua il sacerdote che è anche responsabile diocesano della pastorale della salute – la presenza di tanti pellegrini dell’Asia, in modo particolare dell’India. Fino a pochi anni fa erano quasi assenti, oggi sono moltissimi. È il segno che la Chiesa non ha confini, che lo Spirito soffia in ogni angolo della terra e che il Vangelo è capace di parlare al cuore di tutti!”.

Terminata l’Eucaristia la comitiva lombarda ha posato per la tradizionale foto di gruppo dinanzi alla basilica del Santo Rosario, poi, privatamente, molti si sono recati alla Grotta per la recita dell’Angelus.

Nel pomeriggio c’è stata la possibilità di visitare sia i luoghi dove visse Bernadette – dal mulino dove lavorava il padre, alla povera casa dove viveva la famiglia Sobirours, fino alla chiesa parrocchiale  – sia il Santuario che, nonostante la “giovane età”, contiene molte e preziose opere d’arte.

Le immagini della processione eucaristica 

Qui la gallery completa del pellegrinaggio a Lourdes

 

Alle 17.00, mons. Napolioni ha presieduto la solenne processione eucaristica internazionale, partecipata da migliaia di persone. Il vescovo, rivestito di un semplice piviale bianco, ha iniziato il rito dall’altare della spianata del Santuario al di là del Gave: “Adoriamo il Corpo di Cristo – ha esordito – perché diventiamo anche noi un unico Corpo”. Ha quindi invitato a pregare per il Sinodo voluto fortemente da Papa Francesco e che sta coinvolgendo la Chiesa universale e per la pace nel mondo.

Impreziosita dai canti del grande coro del Santuario si è quindi snodata la processione che ha attraversato il grande piazzale per poi immettersi nella basilica di San Pio X dove c’è stato un breve momento di adorazione e la benedizione eucaristica dedicata soprattutto ai malati.

“La processione – prosegue don Lucini – è davvero immagine di una Chiesa in cammino: davanti l’Eucaristia, cioè Cristo e il suo amore raccolto in pezzo di pane, e dietro tutti i credenti. In prima fila i più fragili – i malati – che sono però anche i più potenti perché con la loro preghiera e la loro offerta sostengono la missione della Chiesa. Ed è bello vedere anche il posto d’onore che hanno sempre i medici nelle celebrazioni: quasi a dire l’alleanza stretta che c’è sempre stata, c’è e ci sarà tra la scienza e la fede cattolica”.

Le immagini della festa al Salus Infirmorum 

 

In serata, al quarto piano del Salus Infirmorum, la struttura dell’Unitalsi che ospita malati e diversamente abili nel loro soggiorno a Lourdes, c’è stato un momento di festa e di condivisione con il vescovo Antonio e i pellegrini cremonesi, in modo particolare i giovani volontari dell’unità pastorale S. Omobono: 16 ragazzi fra i 22 e i 29 anni che hanno deciso di dedicare parte delle loro vacanze nel servizio ai malati. Durante la serata sono stati festeggiati i sacerdoti che quest’anno ricordano un particolare anniversario di ordinazione: don Mario Martinengo, veterano di Lourdes, che nel 2022 celebra 50 anni di Messa e don Claudio Rasoli e don Maurizio Lucini, entrambi viadanesi, che hanno tagliato il traguardo dei 20 anni.

Lunedì 8 agosto, penultimo giorno di permanenza nella cittadina francese, ci sarà il momento più atteso: la Messa e il passaggio di ogni singolo pellegrino alla Grotta e quindi il gesto dell’acqua che quest’anno, a causa ancora dell’emergenza pandemia, sostituisce il bagno nelle piscine. In serata la compagine lombarda parteciperà ufficialmente alla processione aux flambeaux. Martedì 9 i momenti conclusivi: alle ore 9 la Messa finale con l’accoglienza del personale del primo anno. Alle 15, infine, la recita del Rosario e i saluti finali.

Claudio Rasoli




“Siamo qui per una luce nuova”. Iniziato il pellegrinaggio a Lourdes con il Vescovo Antonio e 80 cremonesi

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Un clima incerto, quello tipico di Lourdes – dove si passa dal cielo plumbeo ad un sole rovente nel giro di pochi minuti – ha accompagnato i primi passi del pellegrinaggio dell’Unitalsi lombarda cui partecipano ottanta cremonesi guidati dal presidente della sottosezione Tiziano Guarneri.

In tutto i pellegrini – provenienti soprattutto da Como, Mantova e naturalmente dalla città del Torrazzo – sono oltre 250, tra di essi molti malati e diversamente abili, che grazie alla commovente disponibilità di dame e barellieri possono vivere con serenità e intensità i tanti momenti celebrativi che il santuario mariano offre ogni giorno.

I sacerdoti sono una decina, metà dalla nostra diocesi: don Maurizio Lucini, assistente diocesano Unitalsi, don Claudio Rasoli, presidente della Fondazione Opera Pia Ss. Redentore di Castelverde, don Massimo Macalli, parroco di S. Matteo delle Chiaviche, don Mario Martinengo, collaboratore parrocchiale a Bozzolo e don Stefano Montagna, vicario dell’unità pastorale S. Omobono che comprende le comunità della Cattedrale, S. Imerio e S. Pietro. Il giovane sacerdote sta accompagnando 16 giovani dai 22 ai 29 anni che, indossata la polo blu dell’associazione, si sono messi a servizio degli ammalati con grande passione e disponibilità.

Guida spirituale dell’intero gruppo lombardo è il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, giunto a Lourdes sabato 6 agosto, un giorno dopo l’arrivo dei lombardi in terra francese.

Il pellegrinaggio, infatti, è iniziato nella serata di giovedì 4 aprile con la partenza di sette pullman da diversi punti della nostra regione: due da Cremona. Arrivati la mattina successiva, il primo appuntamento comunitario si è tenuto nella Basilica del Rosario con la Messa di apertura presieduta da don Mario Martinengo. La giornata di sabato 6 si è aperta con la celebrazione penitenziale e le confessioni individuali: molti ammalati, ma anche tanti volontari, hanno voluto consegnare a Dio tutte quelle infedeltà e mancanze che non permettono una piena comunione con il Padre e con i fratelli. Nel primo pomeriggio il gruppo si è diviso: alcuni hanno celebrato la via Crucis sulla collina delle Spelonche (Espélugues) con le stazioni rappresentate da statue di ghisa dorate ad altezza naturale, i malati, invece, l’hanno vissuto nella prateria, la grande distesa di verde che si affaccia al di là del Gave, dove spesso i gruppi di giovani si ritrovano per pregare, ma anche per cantare ed esprimere la gioia e l’entusiasmo della loro età.

Alle 16.30, nella chiesa dedicata a Santa Bernadette, il vescovo Antonio, giunto in aereo nel primo pomeriggio, ha presieduto la S. Messa nella festa della Trasfigurazione del Signore.

Mons. Napolioni, nella breve omelia, ha rimarcato la grazia di essere in questo luogo di intensa preghiera, nel quale avvengono ogni giorno tanti piccoli miracoli che nessuno conosce, ma che sono estremamente reali: le conversioni dei cuori, scelte di vita improntate al Vangelo, l’accettazione delle proprie croci da parte di malati e infermi. E prendendo spunto dal Vangelo della Trasfigurazione ha proseguito: “Noi siamo qui non per rifarci il look o il lifting ma perché si accenda nel nostro volto una luce nuova. Terminata questa esperienza torneremo a casa: non ci prenda la nostalgia o l’invidia, perché potremo sempre essere uniti a Lourdes proprio attraverso la preghiera e godere così i frutti spirituali di questo luogo benedetto dalla Madonna”.

E commentando il volto luminoso di Gesù sul Tabor ha proseguito: “Egli si è trasfigurato proprio mentre pregava il Padre. Il suo modo di pregare ha davvero portato frutto in lui, cambiandolo addirittura di aspetto! Così può essere per noi: la preghiera, se vissuta bene, aiuta a cambiare lo sguardo sulle cose e sulla realtà. Essa ci permette di sperimentare la vicinanza di Dio e quindi sconfigge ogni sentimento di solitudine e di disperazione”. Infine l’invito a condividere i doni e le grazie spirituali di queste giornate di intensa spiritualità: “Diciamoci come davvero il Signore ci sta aiutando ad accettare quello che siamo e la realtà nella quale siamo immersi, anche se spesso è costellata di croci visibili e invisibili”.

Terminata l’Eucaristia il gruppo lombardo ha attraverso il ponte sul Gave e si diretto alla Grotta di Massabielle dove alle 18 il presule ha recitato il Santo Rosario in diretta su TV2000: in questo modo centinaia di cremonesi hanno potuto unirsi spiritualmente al pellegrinaggio.

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Domenica 7 agosto due gli appuntamenti importanti: alle 9.30 la Messa internazionale celebrata nella grande basilica ipogea dedicata a S. Pio X, mentre nel pomeriggio, alle 17, si terrà la solenne processione eucaristica che si snoderà per gli ampi e affollati piazzali del Santuario: proprio questo suggestivo rito sarà presieduto dal vescovo Antonio. Nel primo pomeriggio, per chi desidera, sarà possibile visitare i luoghi in cui visse Santa Bernadette prima della sua entrata nel convento di Nevers.

Lunedì ci sarà il momento più atteso: la Messa e il passaggio di ogni singolo pellegrino alla Grotta e quindi il gesto dell’acqua che quest’anno, a causa ancora dell’emergenza pandemia, sostituisce il bagno nelle piscine. In serata la compagine lombarda parteciperà ufficialmente alla processione aux flambeaux. Martedì 9 i momenti conclusivi: alle ore 9 la Messa finale con l’accoglienza del personale del primo anno e la celebrazione degli anniversari di ordinazione per i sacerdoti e di matrimonio. Alle 15, infine, la recita del Rosario e i saluti finali.

Claudio Rasoli




Salvador de Bahia, primissimi giorni di missione per Alessandra, Anna e Tommaso

Dopo Martha Ferrari, altri tre giovani della Diocesi di Cremona hanno raggiunto la parrocchia di Cristo Risorto, a Salvador de Bahia, in Brasile, dando il via alla loro estate missionaria, iniziata quasi due mesi dopo il mandato ricevuto dal vescovo Napolioni il 5 giugno, domenica di Pentecoste, e che durerà fino alla terza settimana di agosto.

Arrivati in Brasile nella tarda serata del 28 luglio, i tre giovani hanno raggiunto la parrocchia il giorno successivo, dove hanno incontrato i ragazzi del posto: «Ci ha colpito chiaramente la diversità, dal punto di vista della mentalità, ma anche dello stile di vita – commentano – a tratti davvero insostenibile».

«La cosa che ci ha maggiormente colpito è stata il doposcuola – raccontano i tre ragazzi – che si svolge in uno spazio chiamato “kilombo”, in cui ci siamo resi conto che il livello di istruzione, oltre a essere molto basso, porta in sé anche una mentalità caotica, che si riflette anche sull’incapacità dei bambini di mantenere l’attenzione e la concentrazione e di attuare ragionamenti complessi. L’unico modo che si è trovato per ovviare a questo problema è stato quello di sviluppare un metodo di insegnamento basato sulla rigidità e sulla ripetizione mnemonica».

Un’impatto certamente forte per i primi giorni dei tre giovani in “missione”, di certo non privo di qualche difficoltà: «Se dovessimo scegliere tre parole per sintetizzare questi primi giorni – proseguono –, sarebbero “confusione”, “rumore”, “eccesso”. “Confusione” sia dal punto dell’organizzazione delle giornate, ma anche dal punto di vista delle stagioni, del clima, che qui è sempre più o meno uguale, caldo. Per quanto riguarda il “rumore” ci ha colpito sia la musica assordante proveniente dalle case e dalle macchine di passaggio, sia il tono di voce molto alto e la vivacità generale nel parlare. Infine, in contrasto con la povertà dei loro mezzi, si può notare come tendano a enfatizzare ogni momento della loro vita, colgono ogni occasione che hanno per fare festa, che sia il sabato sera o la vittoria di una squadra di calcio».

Infine l’auspicio di Alessandra, Anna e Tommaso per l’esperienza che proseguirà nelle prossime settimane in Brasile: «Speriamo di capire meglio la lingua, nei confronti della quale abbiamo riscontrato qualche difficoltà: questo ci permetterebbe di conoscere ancor meglio i ragazzi e capire qualcosa in più della loro vita».

«Un bellissimo scambio di esperienze tra le culture dei due paesi», si legge sul profilo Instagram della parrocchia brasiliana, testimone dell’entusiasmo con cui i ragazzi hanno atteso e accolto i giovani cremonesi, e con cui hanno apprezzato il lavoro svolto fin qui da Martha Ferrari, in Brasile già da inizio luglio. Nei prossimi giorni in arrivo a Salvador de Bahia anche l’ultimo dei volontari, Davide Chiari, che si andrà ad aggiungere al gruppo italiano già operativo in parrocchia.