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A Brignano l’ultimo saluto a don Gianfranco Castelli, «annunciatore fermo della Parola, con il cuore toccato dallo Spirito»

Qui la fotogallery completa della celebrazione

 

Nella chiesa parrocchiale di Brignano Gera d’Adda, la comunità diocesana ha dato il suo ultimo saluto, nella mattinata di sabato 15 luglio, a don Gianfranco Castelli, ex parroco di Misano e prima ancora di Fiesco, morto giovedì mattina all’hospice di Calcinate all’età di 76 anni.

Ha celebrato le esequie, iniziate alle 10, il vescovo Antonio Napolioni. Tra i concelebranti il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e monsignor Valter Dario Maggi, brignanese, ex vescovo missionario di Ibarra, in Ecuador. Presenti una cinquantina di preti diocesani (molti dei quali hanno percorso parecchi chilometri pur di esserci, come ha evidenziato il vescovo stesso), le autorità comunali di Brignano, una folta rappresentanza di misanesi con il sindaco Daisy Pirovano ed il parroco don Stefano Zoppi, alcune suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, ma anche persone da Fiesco con il parroco don Marino Dalè.

 

Ascolta l’omelia del Vescovo Napolioni

 

Gremita la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, a testimonianza dell’affetto e della stima di cui godeva don Gianfranco, cosa che il vescovo, ad inizio celebrazione, non ha mancato di sottolineare, come non ha mancato di rimarcare, nell’omelia, il concetto con il quale ha iniziato, quello del ritorno alla casa del padre. «Quando si dà l’annuncio di una morte – ha detto – si cercano le parole più adatte: si dice che è morto, è deceduto, è scomparso… Com’è bello dire invece: “è arrivato a casa”, “è tornato alla casa del Padre”. Missione compiuta. Questa immagine del ritorno a casa per don Gianfranco è particolarmente adatta perché, sceso da Brignano insieme a tanti altri giovani di questa comunità, ha vissuto gli anni della vocazione nel Seminario di Cremona per poi iniziare il suo progressivo viaggio di riavvicinamento: Sant’Imerio, Soncino, Fiesco, un lungo servizio a Misano Gera d’Adda e poi, quando il vescovo gli ha chiesto se volesse rimanere a Cremona come canonico della Cattedrale, certo che avrebbe prestato un ottimo servizio, l’attrattiva della sua Brignano ha prevalso. Sicuramente don Gianfranco avrebbe voluto godere lunghi anni di condivisione con voi, con i famigliari, in questa comunità che ha amato e dalla quale si è riconosciuto generato. Una comunità che adesso lo rigenera, lo partorisce di nuovo nella fede grazie alla parola di Dio che arriva provvidenziale a darci luce. Ringrazio tutti a nome di don Gianfranco».

Nella sua riflessione il vescovo si è chiesto quale sia l’eredità che lascia chi vive amando coloro che incontra, pur coi propri limiti, come ha fatto don Gianfranco, «annunciatore forte della Parola che ci salva». «Un uomo fine, fermo e fraterno – ha proseguito Napolioni –, un prete che non ha mai smesso di lasciarsi toccare nel cuore dalla spiritualità, attingendo alle fonti più sane, più classiche, da San Francesco a papa Giovanni. Anche nell’ultimo periodo, quello della degenza in ospedale, ha mostrato attaccamento alla vita (“Ci spero”, diceva), ma anche obbedienza al Mistero ultimo: “Sono pronto”, diceva anche. Bando ai pessimismi – ha concluso – non facciamo bilanci, guardiamo avanti con fede e con serenità che il Signore ridesterà anche alla memoria di don Gianfranco la voglia di seguirlo e di annunciarlo fino in fondo».

Al termine della Messa, l’ultimo viaggio di don Castelli, accompagnato dai fratelli sacerdoti e dai fedeli, verso il cimitero comunale, dove la salma è stata tumulata.


BIOGRAFIA

Nato a Brignano Gera d’Adda (BG) nel 1946, don Gianfranco Castelli è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971. Ha iniziato il proprio ministero a Cremona come vicario nella parrocchia dei Santi Clemente e Imerio; nel 1979 il trasferimento a Soncino come vicario nelle parrocchie di S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo. Nel 1986 è stato nominato parroco di Fiesco dove è rimasto fino al 1998, anno della nomina a parroco di Misano Gera d’Adda, dove il sacerdote ha esercitato il suo ministero fino al ritiro, nel 2021. È quindi rientrato nella sua parrocchia d’origine come collaboratore parrocchiale, affiancando, negli ultimi anni di servizio, il parroco don Giuseppe Ferri. Negli ultimi mesi il ricovero presso l’ospedale di Treviglio, a causa di una grave malattia. Da lì il trasferimento all’hospice di Calcinate, dove ha trascorso le ultime settimane.




Gmg Lisbona: ecco i kit per i 60mila pellegrini italiani. Violini e azulejos sulle t-shirt “cremonesi”

 

Il cappello, la radiolina per le traduzioni, il libretto del pellegrino, la bandiera, il telo, il foulard, la croce, una scheda Iliad telefonica con credito prepagato per il primo mese, la sacca: è quanto contiene il “kit degli italiani”, predisposto dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) per tutti i giovani delle diocesi dello Stivale in partenza per la Gmg di Lisbona. I kit, avverte il Snpg, stanno arrivando in questi giorni a casa degli oltre 60mila italiani partecipanti.

Anche i circa 370 pellegrini pronti a partire dalle parrocchie della diocesi di Cremona metteranno in valigia strumenti e i segni distintivi della grande delegazione italiana, a cui si aggiungerà però anche l’esclusiva t-shirt realizzata dalla Federazione Oratori Cremonesi su progetto grafico di Paolo Mazzini (Trc).

Un azzurro brillante, colore del cielo e del Belpaese, ma anche tipico degli azulejos, le inconfondibili mattonelle decorate che impreziosiscono pareti di case e palazzi storici portoghesi. Sulla maglietta le forme e le geometrie di queste raffinate decorazioni tipiche dell’arte lusitana si fondono con il rosone della Cattedrale e con la sagoma dei violini, per una personalizzazione esclusiva che renderà inconfondibile il gruppo nelle giornate del grande incontro mondiale con Papa Francesco e i giovani provenienti da tutto il mondo.

 

(Foto Snpg – Cei)

 

Entro il 13 luglio è ancora possibile ordinare il kit e avere la spedizione a casa. Dopo tale data non viene assicurata la consegna in tempo utile per la partenza dei gruppi per Lisbona.

Per gli ordini che arriveranno dopo il 13 luglio, il ritiro dei kit avverrà presso Casa Italia, in Rua Artilharia, 1 (vicino alla metro Marques de Pombal). Tuttavia può ordinare il kit anche chi non è iscritto alla Gmg, mandando una mail a info@gmg2023.it con nome, cognome, indirizzo, civico, Cap, città, provincia, numero telefonico e copia del bonifico effettuato. Per chi non parte, non c’è nessun termine di scadenza. Il pagamento tramite bonifico bancario (16 euro + 6,50 euro di spese di spedizione) dovrà essere intestato a: Conferenza episcopale italiana, presso: Banca Etica – Iban: IT 98 J 05018 03200 000010500502 -Causale: Kit Gmg Lisbona, nome e cognome.




Sant’Antonio Maria Zaccaria, a San Luca festa per il 125° della canonizzazione con il cardinal Bagnasco

«A distanza di cinque secoli la figura e il carisma di sant’Antonio Maria Zaccaria è di estrema attualità». Si è espresso così nell’omelia il cardinal Angelo Bagnasco, vescovo emerito di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana dal 2007 al 2020, che nel pomeriggio di mercoledì 5 luglio ha presieduto la celebrazione eucaristica in San Luca, a Cremona, a conclusione delle iniziative per il 125°anno dalla canonizzazione del fondatore dei Barnabiti (Chierici regolari di san Paolo). Sant’Antonio Maria Zaccaria, proclamato dal vescovo Cazzani nel 1917 patrono secondario della Diocesi di Cremona, delle associazioni cattoliche e del clero, è un santo che sa ancora interpellare anche se «può apparire paradossale in un tempo, il nostro – ha detto il cardinale – lanciato nelle vie del progresso scientifico, dello sviluppo, della cultura globale».

E che fosse un santo attuale lo ha dimostrato la partecipazione della gente a San Luca per una celebrazione dove la Diocesi era rappresentata dal vicario generale don Masimo Calvi insieme a don Irvano Maglia parroco dell’unità pastorale Cittanova, alla presenza anche dei rappresentanti dei vari istituti religiosi di Cremona: Camiliani, Cappuccini e naturalmente Barnabiti.

Ad accompagnare la preghiera, condivisa con autorità militari e civili, il Coro polifonico cremonese, guidato dal maestro Federico Mantovani, che ha anche intonato l’inno di Caudana a sant’Antonio Maria Zaccaria.

La presenza di Bagnasco è stata dovuta non solo ai legami con Cremona dovuti ai nonni materni, ma anche a un particolare legame «per stima e per ricordi scolastici» con i Barnabiti e con il rettore di San Luca, padre Emiliano Redaelli, che ha introdotto la celebrazione con un saluto.

 

Il saluto di padre Emiliano Redaelli

 

L’ingresso solenne, accompagnato dalle litanie dedicate al fondatore dei Barnabiti, ha visto i celebranti sostare davanti all’altare dedicato al santo per poi iniziare la celebrazione.

Nell’omelia, Bagnasco ha messo in guardia dalla fiducia cieca nel progresso se questo non è ancorato alla Verità. Il rischio è quello di «un pensiero unico», centrato sull’uomo mentre, sulla scorta di san Paolo, ha ricordato che «il criterio, il centro va spostato su Cristo, sapienza di Dio».  Al pensiero unico, dominante nel mondo moderno, va contrapposto «il pensiero critico», quello che sa riconoscere una Verità unica sostenuta dalla fede «non fondata sulla sapienza umana». L’invito è stato quello di «dire il vero», testimoniare la Verità senza pensare che così facendo si compia un «atto di arroganza o di presunzione». Inevitabile un richiamo alla vocazione educativa dei Barnabiti, ma in fondo di ogni cristiano adulto. «L’educazione – ha detto il cardinale – è un atto di amore, è insegnare a non avere paura della vita che si apre, è chiamare le cose con il loro nome, avere fiducia in se stessi perché Gesù ha fiducia in noi”. Un compito urgente, visti i tempi complessi per cui ciascuno dovrebbe “sacrificarsi perché i giovani siano veramente liberi».

 

L’omelia del card. Angelo Bagnasco

 

Al termine della messa è stata impartita la benedizione solenne che ha suggellato le celebrazioni in onore del presbitero cremonese sant’Antonio Maria Zaccaria, morto proprio in città il 5 luglio del 1539.

Dal 6 luglio a San Luca entrerà in vigore l’orario estivo delle celebrazioni: le Messe feriali alle 8 e alle 18; le festive alle 8, 11 e 21.

 

 

Sant’Antonio Maria Zaccaria

Nasce a Cremona nel 1502, da nobile famiglia, all’epoca del vivace movimento di riforma cattolica che precedette il Concilio di Trento. Rimasto orfano di padre a pochi mesi di vita, ebbe dalla giovanissima madre una prima educazione tenerissima all’amore dei poveri.

Portò a compimento gli studi di medicina all’Università di Padova e, rientrato a Cremona, piuttosto che alla professione medica si dedicò alla cura gratuita dei poveri e alla catechesi. Dal suo direttore spirituale, un domenicano, fu guidato al sacerdozio. Ordinato prete nel 1528, profondamente convinto della centralità dell’Eucaristia e della Parola di Dio per ridare vigore al popolo di Dio, si dedicò a formare gruppi di laici appassionati alla riforma dei costumi morali dei cristiani.

Seguì a Milano, come cappellano, la contessa di Guastalla Ludovica Torelli, con cui condivideva profondamente le aspirazioni al rinnovamento del laicato cristiano. Qui, iscrittosi all’antica confraternita dell’Oratorio dell’Eterna Sapienza, fondato da mons. Giovanni Antonio Bellotti, ne divenne il capo spirituale e, sotto la sua spinta, l’Istituto germinò tre nuove famiglie religiose, ispirate alla figura di san Paolo: i Barnabiti (o Chierici Regolari “di S. Paolo decollato”), le Angeliche (“di san Paolo converso”) e i “Maritati devoti di S. Paolo”. Con i membri di questi ordini religiosi animò una rinascita spirituale nel popolo milanese, nonostante l’iniziale avversione del clero locale che lo denunciò presso la Curia romana. Da queste accuse fu pienamente scagionato (anche per l’appoggio di san Carlo Borromeo) e continuò la sua opera di riforma spirituale, a tutti i livelli della Chiesa ambrosiana.

Particolare cura dedicò alla costituzione delle Angeliche, primo esempio di ordine religioso femminile non vincolato alla clausura, dedito principalmente all’educazione religiosa del popolo. In missione pacificatrice a Guastalla, colpita da interdetto pontificio, esaurì le sue già molto provate risorse vitali e fu trasportato morente a Cremona, ove concluse la sua vicenda terrena, il 5 luglio 1539. Venne sepolto a Milano. Di lui rimangono dodici lettere, sei sermoni e le Costituzioni, a documentare il suo animo di riformatore, ispirato ai fondamentali valori evangelici, appassionato custode della figura di san Paolo e del culto eucaristico. Una sua incisiva massima è: “È proprio dei grandi cuori mettersi al servizio degli altri senza ricompensa”.




Non solo Grest, sfide tra oratori con i tornei degli animatori

Estate è tempo di Grest. Al centro dell’attenzione non ci sono solo le attività dedicate ai bambini e ai ragazzi delle scuole elementari e medie, ma la stagione estiva in oratorio gravita anche attorno alla figura dell’animatore. Per ragazzi e ragazze che dedicano il loro tempo e il loro impegno in oratorio, le zone pastorali hanno organizzato alcuni tornei sportivi, per un momento di svago e sana competizione, che si sono conclusi al termine del mese di giugno.

Due tornei nella zona pastorale 1, tenutisi presso gli oratori di Agnadello e Caravaggio: il torneo di calcio a 7, che ha visto trionfare gli animatori dell’oratorio “Cristo Risorto” di Cassano d’Adda, e il torneo di beach volley, vinto dall’oratorio della parrocchia dell’Annunciazione, sempre di Cassano d’Adda. Le due competizioni, strutturate inizialmente in gironi all’italiana, sono culminate in due fasi a eliminazione diretta: le finali, con le parrocchie del comune milanese assolute protagoniste, e un mini torneo per le squadre eliminate ai gironi, vinto dall’oratorio “San Luigi” di Caravaggio (calcio) e dall’oratorio dell’Annunciazione di Cassano d’Adda (beach volley).

Nella zona 2 è stato l’oratorio di Soresina a vincere il torneo di calcio, primo davanti alle due squadre di Castelleone. Per quanto riguarda invece il torneo di pallavolo, ad aggiudicarsi il trofeo è stato l’oratorio di Paderno Ponchielli.

Otto squadre hanno invece preso parte al torneo di calcio a 5, organizzato nella zona pastorale 4 e culminato nelle finali giocate a Vescovato lo scorso 28 giugno. Prima classificata la squadra Piadena 2, che ha battuto in finale l’oratorio di Torre de’ Picenardi. Al terzo posto l’oratorio di Scandolara Ravara; quarti i ragazzi del Sospiro 2.

È ora tempo per animatori e animatrici di fare ritorno alle attività dei propri oratori, per continuare a trasmettere dedizione e passione per la buona riuscita di queste ultime settimane di Grest.




Università Cattolica in città, presenza vitale per un futuro che… continua

 

Una presenza vitale: sono queste le parole più adeguate a definire il campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Cremona.

Così lo ha definito il Magnifico Rettore, professor Franco Anelli, durante il Graduation Day dello scorso 6 maggio, con il primo “lancio dei tocchi” nella storia della sede cittadina dell’Ateneo, sempre più presenza caratterizzante nella vita della città del Torrazzo.

La sede cremonese della Cattolica presenta ormai tre corsi di laurea magistrali (di cui 2 in lingua inglese), due triennali e un master, suddivisi sulle due facoltà di “Scienze agrarie, alimentari e ambientali” e di “Economia e Giurisprudenza”, a cui si aggiunge la laurea magistrale in fase di istituzione (anch’essa in lingua inglese) in Consumer behaviour: psychology applied to food, health and environment, interfacoltà tra Scienze agrarie, alimentari e ambientali e Psicologia.

 

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«L’anno prossimo la facoltà di Scienze agrarie compie 40 anni di presenza a Cremona: dai 36 iscritti del ’92-93 del diploma universitario in Tecnologie alimentari siamo arrivati agli oltre 1.120 laureati magistrali e triennali della facoltà – ha sottolineato il preside della facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali Marco Trevisan – questo a testimoniare la crescita continua e costante dell’impegno della facoltà nella sede, che prosegue con all’attivazione della nuova laurea magistrale».

«Oggi è un momento di gioia per voi, per le vostre famiglie e per i vostri amici – ha sottolineato il Rettore durante il suo intervento alla cerimonia di conferimento dei diplomi – ma anche il giorno in cui restituiamo ufficialmente alla città un ambiente rivitalizzato dalla nostra presenza».

Una presenza che è preziosa e che, nelle parole del sindaco Galimberti, si è trasformata in invito: «Che la vostra competenza maturata in questi anni sia per tutti, perché abbiamo sfide enormi davanti e abbiamo bisogno della vostra intelligenza».

 

 

La presenza di un polo universitario come quello di Santa Monica, in un luogo ricco della storia scritta nei secoli dalla comunità cremonese, di cui oggi rivela preziose tracce la splendida struttura architettonica rinnovata con un profondo rispetto progettuale, aperto a slanci di grande innovazione, è dunque una risorsa preziosa per l’intero territorio, ma, allo stesso tempo, prevede un certo grado di responsabilità. «Voi ragazzi vi trovate al centro di una transizione epocale – ha commentato la professoressa Anna Maria Fellegara, preside di Economia e Giurisprudenza – e il nostro compito è stato quello di fornirvi competenze sufficientemente solide per intercettare un futuro che è tutto da costruire».

E proprio di futuro ha parlato mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, rivolgendosi a tutti i neolaureati e ai loro familiari. «Mi piace vedere famiglie che aiutano i loro figli a crescere in un contesto serio, impegnato e pieno di prospettiva come l’Università Cattolica. Si tratta di un passo in avanti importante per la nostra comunità civile ed ecclesiale. E a voi, giovani laureati, auguro di seguire i vostri sogni, perché in essi è presente lo Spirito di Dio».

Una ricca storia alle spalle, come quella dell’ex convento di Santa Monica, e lo sguardo rivolto al futuro e al mondo, che coglie l’opportunità offerta dai corsi internazionali della Cattolica per portare in città uno sguardo nuovo. Questa la condizione di chi conclude un percorso di studi e si apre al domani. Le incertezze fanno parte del viaggio, così come il desiderio di spendersi per costruire qualcosa di grande.

«Alla fine di un percorso, amici – ha concluso il Rettore Anelli – ci si trova davanti a nuove scelte da compiere e occorre assumersi delle responsabilità. Non ho ricette da proporvi, piuttosto un’indicazione. Per esprimerla, ricorro alle celebri parole dell’oracolo di Delfi: “Conosci te stesso”. Credo infatti che la scelta migliore sia quella che è dettata dalla propria indole, da ciò che voi sentite essere la vostra vocazione».

La garanzia che giunge da chi è in cammino per comprenderla è una soltanto. Per ogni persona o ambiente che incontrerà, sarà una presenza vitale.




A San Sigismondo la Messa per gli agenti della Polizia penitenziaria, «a servizio di una causa nobile e difficile»

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Nel giorno della memoria liturgica di san Basilide, si è celebrata a Cremona, la mattina di venerdì 30 marzo, presso il monastero di San Sigismondo, la Messa per il corpo di Polizia penitenziaria, di cui il santo martire Basilide è il patrono. A presiedere l’Eucaristia nella chiesa del monastero domenicano, il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Accanto a lui, nella concelebrazione, il cappellano della Casa circondariale di Cremona, don Roberto Musa, il presidente di Caritas Cremonese, don Pierluigi Codazzi, il segretario episcopale don Flavio Meani, e don Patsilver Okah e don Nicolas Diène, che svolgono il loro ministero in carcere accanto ai detenuti di lingua inglese e francese. Nell’assemblea, le autorità civili e militari del territorio, tra cui il comandante della Polizia penitenziaria, Pier Luigi Parentera, la direttrice della Casa circondariale, Rossella Padula, e il prefetto di Cremona, Corrado Conforto Galli.

«Pace nei cuori di chi è detenuto perché possa vivere un tempo di riscatto, di liberazione, di promozione, per tornare alla società positivamente – ha detto il vescovo Napolioni all’inizio della celebrazione –. E una preghiera in particolare per tutti gli agenti della Polizia penitenziaria, che servono questa causa così nobile e difficile».

In un momento di incontro vissuto come una delle «piccole soste nella fatica di un pellegrinaggio popolare», mons. Napolioni ha espresso il suo sentito ringraziamento e un sentimento di vicinanza verso chi, nel proprio lavoro, si affida alla disciplina, nell’accompagnamento di persone magari problematiche, fragili, vulnerabili. Un lavoro che, come sottolineato dal vescovo nell’omelia, «richiede gioco di squadra, richiede forza». «Ma ognuno degli agenti è solo con se stesso, alle prese con persone che in realtà, anche quando si fanno minacciose, sono sole con loro stesse».

La Parola di Gesù, che chiede di rinnegare se stessi per seguirlo, «traccia un percorso tanto per ciascuno dei detenuti, quanto per ciascuno di noi – ha sottolineato il vescovo –: il percorso della verità e della libertà, il percorso della rieducazione e dell’integrazione, dei sentimenti, dei pezzi di vita». E ha proseguito: «E c’è il rischio davvero di rovinare se stessi, ma anche la possibilità di diventare se stessi», perché «ci sono momenti in cui si è tentati di agire d’istinto o scappare d’istinto, di eccedere in un senso o nell’altro; perché non esiste la carta millimetrata per misurare i nostri passi, a meno che non troviamo, in noi stessi, un posto nel nostro cuore in cui zampilli una sorgente di forza, di pace, di capacità di discernere, e quindi di agire non in maniera inconsulta, ma sapiente». Da qui l’augurio a tutto il corpo di Polizia, chiedendo a tutti gli agenti di saper trovare «la saggezza, la pace interiore e la forza, data da coraggio e pazienza che si dosano insieme in una maniera irripetibile perché legata alla stoffa umana e professionale di ciascuno». Ha quindi concluso: «Grazie e avanti con questo spirito e questa energia, che dobbiamo testimoniare umilmente, perché è la dedizione silenziosa e costante che assicura un futuro anche a chi sembra non averlo».

 

Ascolta l’omelia del vescovo

 

Prima del termine della Messa, è stata recitata dall’assemblea la Preghiera del poliziotto penitenziario, seguita dai saluti del comandante Pier Luigi Parentera e della direttrice del carcere Rossella Padula. Il comandante Parentera ha illustrato i dati della Casa circondariale di Cremona relativi all’ultimo anno, esprimendo poi la propria vicinanza ai poliziotti che ogni giorno si impegnano, anche oltre i loro doveri, per far fronte alla carenza di personale: «Possiamo pensare al nostro ambiente lavorativo come una vera trincea – ha sottolineato –, tra rieducazione e reinserimento e necessità di umanità, con uno sguardo verso la condizione di chi deve scontare una pena e pagare il proprio debito con la società. Le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria palesano non solo una competenza normativa, ma anche la capacità di gestire il rapporto che si instaura col detenuto, soprattutto in quei momenti critici in cui le giuste parole e la vera sensibilità umana possono davvero salvare la vita di un uomo».

Dalla direttrice, invece, un ringraziamento agli agenti e a tutto il personale della struttura, al quale si è aggiunto l’augurio per «tempi di lavoro e di vita migliore di quelli che si stanno vivendo nell’ultimo, lungo, periodo».

 

Ascolta i saluti finali




“La leggenda di un pianista”, serata di musica e arte con Riflessi e i Lucky Fella nel cortile del palazzo Vescovile

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L’oceano, il transatlantico Virginian, le infinite tratte Europa-Stati Uniti, Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, il pianoforte, la musica. Questi gli ingredienti della Leggenda di un pianista. Una “leggenda” raccontata dai Lucky Fella, ispirata a Novecento di Alessandro Baricco, con musiche di Ennio Morricone, tratte dal quasi omonimo film di Giuseppe Tornatore (La leggenda di un pianista sull’oceano).

L’attore Gianluca Cavagna, il trombettista Lorenzo Geroldi, la pianista e arrangiatrice Laura Amodeo, il chitarrista Mattia Signaroldi hanno portato lo spettacolo prodotto da Elisa Dal Corso, nella serata di mercoledì 28 giugno, nella suggestiva cornice del cortile del Palazzo Vescovile di Cremona, che ha aperto le porte per la serata organizzata da Riflessi Magazine.

L’evento culturale ha infatti concluso la giornata di incontro del team del magazine diocesano con tutti i collaboratori che anche in questo quarto anno di pubblicazione hanno contribuito alla realizzazione del mensile digitale, un’occasione per fare il punto al termine di un’altra stagione e per guardare al futuro, di idee e progetti che riguardano la rivista della Diocesi di Cremona, che a settembre tornerà in una veste profondamente rinnovata. In contemporanea all’incontro, il Museo Diocesano ha accolto i famigliari dei collaboratori e dello staff di Riflessi, accompagnati in una visita guidata speciale tra i capolavori del Museo con il conservatore Stefano Macconi. Poi il ritrovo, per la cena che ha anticipato l’appuntamento serale.

Dopo la visita al Museo, quindi un altro tipo di linguaggio artistico, non meno intenso e suggestivo: il teatro in musica. Una colonna sonora premiata con il Golden Globe, riarrangiata dai Lucky Fella per un viaggio coinvolgente tra un poetico jazz e l’intensità di una grande storia raccontata tra parti recitate e inserti cantati. La storia di Novecento, ispirata all’omonimo testo di Alòessandro Baricco, ripercorre la storia d’amicizia tra Novecento e il trombettista Max, una relazione forte e incredibilmente legata da quella nave, la Virginian, dalla quale il protagonista non è mai voluto scendere.

L’attore narra, l’attore recita, l’attore vive, l’attore naviga. Perché la scena è come il mare, come l’oceano. E i musicisti sono la sua nave. Un mare di emozioni, di suggestioni, che trasporta gli spettatori con le sue onde, che siano dolci o scenario di tempesta. Ma gli spettatori (esauriti i posti a sedere, in tanti hanno seguito in piedi lo show) cosa provano? Forse per loro è proprio come vedere il mare aperto. E – citando una parte di monologo tratto dall’opera – penseranno: «È come un urlo gigantesco che grida e grida, e quello che grida è: “Banda di cornuti, la vita è una cosa immensa, lo volete capire o no? Immensa”».




Grest, negli oratori serate di spettacolo e animazione sul tema del servizio con “Il Mondo del MagicoBeru”

“Se non sarà seren vedrai che servirà”. Tra le numerose proposte estive per gli oratori c’è anche questa: uno spettacolo, presentato dalla compagnia “Il Mondo del MagicoBeru”, che coinvolge non solo gli attori, ma anche il pubblico, con divertenti momenti di animazione. Una vera e propria caccia al tesoro fatta di indizi, indovinelli, giochi, trabocchetti e colpi di scena, in una gara per scoprire, scoprirsi e tornare a dare un senso alle cose. Uno spettacolo stravagante o – come definito dagli autori – “meteoropatico”, costruito sul tema del “servire”.

«Il nostro spettacolo è costruito attorno alle tematiche degli oratori delle Diocesi lombarde – spiega l’autore e autore, Stefano Priori (in arte Beru) –. Il tema del Grest di quest’anno è il servizio, il “prendersi cura”, quindi il nostro tema è questo: “servire”. Sotto due accezioni: da una parte “serve” una cosa che occorre, dall’altra “serve” chi si mette al servizio. Cerchiamo, attraverso un linguaggio leggero, di spiegare e raccontare ai ragazzi quali sono le declinazioni di questa parola davvero importante».

Una performance, dunque, leggera e coinvolgente, adatta a tutte le età. Una rappresentazione di circa un’ora che ogni parrocchia potrà richiedere e allestire nei propri spazi.

Lo spettacolo, ideato e animato da Stefano Priori, musicato dal vivo da Marco Bonini, con il coordinamento di Sonia Ballestriero e con il supporto tecnico di Daniele Tonani, è già andato in scena in diversi oratori, ma tante altre sono le date già in programma sul territorio diocesano: a giugno tappe a Cavatigozzi, Vescovato, San Marino, Sant’Ambrogio, Pizzighettone, Castelverde e Caravaggio, proseguendo il mese successivo a Cascina San Marco di Titolo, Soncino e San Matteo delle Chiaviche.

Informazioni e prenotazioni di ulteriori eventi contattando il 338-8469748.




L’adeguamento liturgico della Cattedrale di Cremona protagonista a conclusione del convegno nazionale sui Beni culturali ecclesiastici

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Proprio Cremona, e quanto fatto in Cattedrale, è stato al centro della seconda e ultima giornata di studi promossa, proprio all’ombra del Torrazzo, dall’Ufficio nazionale della Cei per i Beni culturali in merito all’adeguamento liturgico. La mattina di martedì 27 giugno si è svolta sempre nell’auditorium “Giovanni Arvedi” del Museo del Violino di Cremona.

La prima relazione della giornata è stata quella di don Alberto Giardina, direttore dell’Ufficio liturgico nazionale, che ha voluto approfondire il valore della cattedrale come icona visibile della Chiesa locale. Cattedrale che, come anticipato dal moderatore della mattinata, don Gianluca Gaiardi, direttore dell’Ufficio per i Beni culturali e l’edilizia di culto della Diocesi di Cremona, «è centro focale delle Diocesi, ma anche delle realtà urbanistiche».

«La Cei sprona e incoraggia questo processo di adeguamento liturgico delle cattedrali, che non sono edifici da musealizzare, ma luoghi vivi», ha spiegato don Giardina. «La chiesa edificio è immagine dell’abitante, ma anche del suo convenire rituale. E la cattedrale ne è la massima espressione». «La cattedrale è una casa. E l’uomo, l’essere umano, necessita di una casa, di un ambiente domestico, familiare». Per questo la storia ha concepito la chiesa come una casa, pensando all’uomo come abitante. Ha quindi concluso: «La chiesa cattedrale è casa della Chiesa locale. È luogo mistagogico vivo, in cui i fedeli hanno l’opportunità concreta di accogliere la Parola di Dio, di attingere ai segni della grazia, di entrare nel Ministero, di vivere nel quotidiano e di rivolgere lo sguardo verso il compimento escatologico».

A completamento di questa idea, ha preso la parola don Umberto Bordoni, della scuola “Beato Angelico” di Milano, che ha specificato come le cattedrali siano patrimonio di arte, storia, devozione e simboli, un luogo che funziona come riserva di memoria, ma che, allo stesso tempo, è anche luogo delle attività del presente delle persone che lo vivono. «Le cattedrali devono subire opere di restauro e di adeguamento coerenti con la propria identità artistica e storica – ha specificato Bordoni –, senza cadere nell’estraneità».

I processi di adeguamento liturgico delle cattedrali in Italia hanno preso il via nel 2018, proprio con l’esperienza di Cremona, diventata progetto pilota. «Vogliamo proporre nuovi bandi – ha sottolineato da don Luca Franceschini, incaricato nazionale CEI per i Beni culturali ecclesiastici –, perché vogliamo proseguire su questa strada». E proprio un nuovo bando, illustrato dall’architetto Giuseppe Giccone, partirà il prossimo 18 dicembre e si svilupperà in tre fasi: pubblicazione della manifestazione d’interesse, individuazione delle Diocesi e affiancamento delle Diocesi. Gli esiti sono previsti per marzo 2024.

Nella seconda parte della mattinata sono arrivati gli approfondimenti riguardanti due opere di adeguamento liturgico: una attualmente in atto, nella Cattedrale di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, illustrata dall’architetto Andrea Vaccari, da suor Silvia Tarantelli e dall’artista Luca Cavalca, e quella, già completata, della Cattedrale di Cremona, spiegata dall’architetto coordinatore Massimiliano Valdinoci e dall’artista Gianmaria Potenza, testa all’adeguamento di altare, ambone e cattedra.

Cremona e Sessa Aurunca, due esempi concreti di collaborazione, competenza, unità di intenti e interdisciplinarità: «L’architetto progettista non può lavorare da solo, ma deve sapere coordinare e sintetizzare il lavoro di un’équipe – ha raccontato Valdinoci –. Per fortuna il gruppo di lavoro che coordino lavora bene insieme da oltre quindici anni».

«Ho realizzato questo adeguamento liturgico puntando sulla luce, su quel fascio di luce che ho notato durante una celebrazione in Cattedrale – ha spiegato Potenza –. Io sono soddisfatto. Ho fatto tanti lavori, ma questo per la Cattedrale di Cremona è stato fantastico, anche grazie all’incontro con un uomo fantastico come il vescovo Napolioni».

Il secondo giorno di convegno si è quindi concluso con l’ascolto di un’esibizione violinistica e con la visita dei presenti agli spazi del Museo del Violino.

 

“L’adeguamento liturgico come progetto”: al via a Cremona la Giornata nazionale 2023 dei Beni culturali ecclesiastici




Canta e cammina… le famiglie della Zona 4 in pellegrinaggio tra i luoghi del territorio

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“Canta e cammina…!”. Questo l’invito che la Commissione per la Pastorale familiare della Zona IV, guidata da don Alessandro Bertoni, in occasione della “Giornata della famiglia” ha rivolto a tutti coloro che avrebbero desiderato vivere un momento di spiritualità, amicizia, testimonianza. E così è stato. Nell’assolato pomeriggio di sabato 24 giugno una cinquantina di persone si è ritrovata a Vighizzolo, nella parrocchia di Cappella de’ Picenardi, e si è incamminata per un breve pellegrinaggio.

Iniziato con la preghiera e con il canto, che ha accompagnato tutti i momenti, il gruppo ha percorso le suggestive strade della rigogliosa campagna cremonese, sostenuti anche da una provvidenziale brezza.

Intensa, in questo primo tratto di cammino, la recita del Rosario, nel quale sono state affidate a Maria le intenzioni che maggiormente stanno a cuore, e in particolare quanto le famiglie oggi si trovano a vivere e ad affidare.

E corale è stata la preghiera che è stata elevata una volta arrivati al Santuario “Maria Madre della Parola Divina” di Derovere, dove Chiara e Greta Nardi – madre e figlia – hanno donato ai presenti le motivazioni, le emozioni, i valori della loro esperienza di pellegrine a Santiago de Compostela.

A loro ha fatto eco il diacono Gianmario Anselmi, che ha offerto una dettagliata riflessione sulla storia, sulla spiritualità e sulla vita del Santuario, meta amata da tanti nel periodo di apertura, tra il 25 marzo e l’ultima domenica di ottobre di ogni anno.

Dopo la benedizione, il gruppo si è incamminato verso la Cascina Mottaiola, dove i gentilissimi proprietari avevano preparato la sorpresa di un gradito rinfresco per tutti.

Una volta rientrati a Vighizzolo, i pellegrini hanno potuto gustare anche le testimonianze – ricche di forte convinzione e di credibile esperienza – dei coniugi Fabio e Anna Cristofolini e Giordano e Luciana Storti, prima di condividere la cena, in gioiosa cordialità.

«Una esperienza davvero positiva – ha sottolineato il delegato zonale don Alessandro Bertoni – caratterizzata da un clima di amicizia, di generoso e libero scambio di storie e prospettive, di desiderio di ritrovarsi ancora, perché la presenza di ognuno è stata colta e valorizzata come autentica ricchezza per tutti». «Certamente – ha concluso don Bertoni – la preghiera che è stata elevata è stata raccolta ed elevata da Maria, sui cui passi, anche in questa occasione abbiamo voluto metterci, insieme».