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#WMOF22, all’Angelus l’invito missionario delle famiglie

L’Incontro mondiale delle famiglie 2022 si è concluso con un mandato missionario alle famiglie. L’invito è quello di a portare a tutti l’annuncio liberante del Vangelo. Il testo dell’Invio Missionario delle Famiglie, stampato su un cartoncino, è stato distribuito anche domenica 26 giugno in piazza in occasione della recita dell’Angelus. Circa 60 mila le copie stampate. Di seguito le parole del mandato pronunciate da papa Francesco.

Care famiglie,
vi invito a proseguire il cammino
ascoltando il Padre che vi chiama:
fatevi missionarie per le vie del mondo!
Non camminate da sole!
Voi, giovani famiglie, fatevi guidare da chi conosce la via,
voi che siete più avanti, fatevi compagne di viaggio per le altre.
Voi che siete smarrite a causa delle difficoltà,
non fatevi vincere dalla tristezza,
fidatevi dell’Amore che Dio ha posto in voi,
supplicate ogni giorno lo Spirito di ravvivarlo.
Annunciate con gioia la bellezza dell’essere famiglia!
Annunciate ai bambini e ai giovani la grazia del matrimonio
cristiano. Donate speranza a coloro che non ne hanno.
Agite come se tutto dipendesse da voi,
sapendo che tutto va affidato a Dio.
Siate voi a “cucire” il tessuto della società e di una Chiesa
sinodale, che crea relazioni, moltiplicando l’amore e la vita.
Siate segno del Cristo vivente,
non abbiate paura di quel che il Signore vi chiede,
né di essere generosi con Lui.
Apritevi a Cristo, ascoltatelo nel silenzio della preghiera.
Accompagnate chi è più fragile
fatevi carico di chi è solo, rifugiato, abbandonato.
Siate il seme di un mondo più fraterno!
Siate famiglie dal cuore grande!
Siate il volto accogliente della Chiesa!
E, per favore, pregate, sempre pregate!
Maria, nostra Madre, vi soccorra quando non ci sarà più vino,
sia compagna nel tempo del silenzio e della prova,
vi aiuti a camminare insieme al suo Figlio Risorto.




#WMOF22, il videomessaggio del Vescovo: «La famiglia è il grande dono che può rinnovare la Chiesa e la società»

«Stiamo davvero scoprendo, insieme a Papa Francesco e a tante famiglie e tante Chiese nel mondo, che la famiglia è il grande dono che può rinnovare la Chiesa e la società. Non la famiglia perfetta, ma ogni famiglia, con le proprie storie». Con queste parole il vescovo Antonio Napolioni, in collegamento da Roma, dove da mercoledì sta partecipando alle intense giornate dell’incontro mondiale delle famiglie, in particolare attraverso i lavori del convegno teologico-pastorale, ha voluto rivolgere un saluto e un incoraggiamento alle tante famiglie che nel pomeriggio di sabato 25 giugno, nelle cinque zone pastorali della diocesi, hanno partecipato ai momenti di festa, condivisione e approfondimento proposti in diocesi in occasione di questo evento mondiale, caratterizzato nella sua decima edizione da formula che, proprio per volontà del Papa, per la prima volta è stata multicentrica e diffusa, coinvolgendo davvero tutte le Chiese locali.

«Sono proprio felice di essere con voi, nelle zone della nostra Chiesa locale di Cremona, per vivere, seppur con questa distanza, ridotta con l’aiuto dei mezzi di comunicazioni, questo momento così importante», ha detto Napolioni. Che ha poi sottolineato il punto nodale di questo evento: «Qui stiamo ascoltando le testimonianze di molte famiglie: storie fragili ma guarite, di desideri che hanno trovato l’accompagnamento necessario, di Chiese che hanno scoperto la bellezza di avere sacerdoti e sposi che camminano insieme e che si stimano nella loro diversa vocazione per costruire una comunione che corrisponda al disegno di Dio e al bene delle persone, dei ragazzi, degli anziani e dei più deboli di ogni tempo». «E allora – ha subito aggiunto – auguro a ciascuno di voi di vivere questo momento intensamente, a cuore aperto, con semplicità. Sapendo che nessuno ci costringe a fare dei passi che non sgorghino dalla libertà interiore e dal desiderio di costruire insieme un mondo a misura di famiglia. A misura dell’amore umano, che è il cuore nel quale si riversa tutto l’amore di Dio. Cuori fragili, ma non per questo incapaci di essere a loro volta strumenti dell’amore di Dio per il mondo». E ha concluso: «La preghiera che con il Papa condividiamo in questi giorni sia la garanzia più forte che anche nelle nostre Chiese tutto ciò diventa possibile».

Parole che sono arrivate dritte al cuore dei fedeli di tutta la diocesi di Cremona, radunati ieri pomeriggio in contemporanea nelle cinque zone pastorali: ad Arzago d’Adda, Castelleone, Cremona, Vescovato e Rivarolo Mantovano. Pur sotto il coordinamento dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare, ogni zona si è organizzata in modo autonomo, focalizzando l’attenzione su specifiche tematiche rispetto a quell’«amore famigliare: meraviglioso e fragile» che lo slogan dell’incontro mondiale mette sotto la lente. Lo si è fatto raccontando quella dimensione di vita intessuta nella normale quotidianità. Lo si è fatto con un preciso stile: quello di momenti di aggregazione, intessuti di preghiera e riflessione, che hanno lasciato spazio al racconto di concrete esperienza familiari, in uno scambio favorito da uno stile informale che la cena condivisa ha aiutato ulteriormente a rafforzare. E lo si è fatto valorizzando le famiglie che già sul territorio collaborano nella pastorale, insieme ad altre che potranno diventare il motore di rilancio e che prende forza proprio da queste giornate e dal mandato che oggi Francesco conferirà alle famiglie di tutto il mondo durante l’Angelus, che le comunità parrocchiali della diocesi di Cremona sono state invitate a seguire in diretta.

 

Di seguito il resoconto dei cinque incontri zonali 

#WMOF22, Zona 1: nozze di Cana per ogni età

#WMOF22, Zona 2: a Castelleone gli ingredienti della vita insieme

#WMOF22, Zona 3: teatro, musica e testimonianze a Borgo Loreto

#WMOF22, Zona 4: famiglie come un’opera d’arte

#WMOF22, Zona 5: con Ezio Aceti lo sguardo rivolto al bene trasformato dall’amore




#WMOF22, Papa Francesco alle famiglie: «La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi!»

 

C’era anche il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni in Piazza San Pietro, nel pomeriggio di sabato 25 maggio, per la Messa in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie. La celebrazione eucaristica, uno dei momenti conclusivi del X Incontro Mondiale delle Famiglie che si è aperto mercoledì, è stata presieduta dal cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Il Papa era presente, accanto all’altare e ha pronunciato l’omelia invitando a vivere in famiglia la vera libertà, che si esprime nello spirito di servizio, ai genitori dice di dare fiducia ai figli e di mostrare loro la fedeltà alla propria vocazione di sposi. Alle famiglie presenti – oltre 25 mila le persone nella piazza – il Papa ha affida il mandato di annunciare dovunque il Vangelo.

Al termine della celebrazione eucaristica, il saluto del cardinale Farrell a Papa Francesco a nome di tutte le famiglie presenti in questa piazza e collegate da tutto il mondo. Un Incontro mondiale, in questa decima edizione, che conclude l’Anno Famiglia Amoris Laetitia, a cinque anni dalla pubblicazione dell’esortazione post-sinodale. Al termine l’annuncia che il prossimo raduno delle famiglie con Papa Francesco sarà il “Giubileo delle Famiglie”, che si celebrerà a Roma nell’ambito del Giubileo del 2025, mentre l’XI Incontro Mondiale delle Famiglie si svolgerà nel 2028.

 

Le parole del Papa nell’omelia

“Care famiglie, anche voi siete invitate a non avere altre priorità, a ‘non volgervi indietro’, cioè a non rimpiangere la vita di prima, la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni: la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio, rimpiangendo il passato. Quando Gesù chiama, anche al matrimonio e alla famiglia, chiede di guardare avanti e sempre ci precede nel cammino, sempre ci precede nell’amore e nel servizio. Chi lo segue non rimane deluso!”. Lo ha detto il Papa nella parte finale dell’omelia della messa per il X Incontro mondiale delle famiglie. “L’amore che vivete tra voi sia sempre aperto, estroverso, capace di ‘toccare’ i più deboli e i feriti che incontrate lungo la strada: fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare – ha concluso Francesco -, si purifica e si rafforza quando viene donato. La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi! La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret, ed è fatta principalmente di famiglie”.

“I genitori temono che i figli non siano in grado di orientarsi nella complessità e nella confusione delle nostre società, dove tutto sembra caotico e precario, e che alla fine smarriscano la loro strada. Questa paura rende alcuni genitori ansiosi, altri iperprotettivi, e a volte finisce persino per bloccare il desiderio di mettere al mondo nuove vite”. È l’ammonimento del Papa nell’omelia della messa per il X Incontro mondiale delle famiglie celebrata in Piazza San Pietro. “Quanto è importante per i genitori contemplare il modo di agire di Dio! Dio ama i giovani, ma non per questo li preserva da ogni rischio, da ogni sfida e da ogni sofferenza. Non è ansioso e iperprotettivo – ha osservato il Pontefice -; al contrario, ha fiducia in loro e chiama ciascuno alla misura alta della vita e della missione”. Per il Santo Padre, la Parola di Dio mostra la strada: “Non preservare i figli da ogni minimo disagio e sofferenza, ma cercare di trasmettere loro la passione per la vita, di accendere in essi il desiderio di trovare la loro vocazione e di abbracciare la missione grande che Dio ha pensato per loro”. E “per un educatore, il modo migliore di aiutare un altro a seguire la sua vocazione è di abbracciare con amore fedele la propria”. “Non c’è cosa più incoraggiante per i figli che vedere i propri genitori vivere il matrimonio e la famiglia come una missione, con fedeltà e pazienza, nonostante le difficoltà, i momenti tristi e le prove”, ha aggiunto Francesco.

“La libertà è uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo. Tutti desiderano essere liberi, non avere condizionamenti, non essere limitati, e perciò aspirano ad affrancarsi da ogni tipo di “prigione”: culturale, sociale, economica. Eppure, quante persone mancano della libertà più grande: quella interiore!”. Così Papa Francesco nell’omelia della messa in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie celebrata in Piazza San Pietro. “Tutti noi nasciamo con tanti condizionamenti, interiori ed esteriori, e soprattutto con la tendenza all’egoismo, cioè a mettere al centro noi stessi e a fare i nostri interessi. Ma da questa schiavitù Cristo ci ha liberati”, ha proseguito: “Tutti voi coniugi, formando la vostra famiglia, con la grazia di Cristo avete fatto questa scelta coraggiosa: non usare la vostra libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto. Invece di vivere come ‘isole’, vi siete messi ‘a servizio gli uni degli altri’. Così si vive la libertà in famiglia! Non ci sono ‘pianeti’ o ‘satelliti’ che viaggiano ognuno sulla propria orbita. La famiglia è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino. È il primo luogo dove si impara ad amare”. E proprio “mentre affermiamo la bellezza della famiglia”, ha ribadito il Santo Padre, “sentiamo più che mai che dobbiamo difenderla. Non lasciamo che venga inquinata dai veleni dell’egoismo, dell’individualismo, dalla cultura dell’indifferenza e dello scarto, e perda così il suo ‘dna’ che è l’accoglienza e lo spirito di servizio”.

 

Il video integrale della Messa




#WMOF22, Zona 1: nozze di Cana per ogni età

È stato il centro parrocchiale San Lorenzo di Arzago d’Adda ad ospitare, nel pomeriggio di sabato 25 giugno, la Giornata mondiale per le famiglie nella zona pastorale 1. Una trentina le coppie, alcune con bambini al seguito, che hanno partecipato.

L’incontro è stato coordinato da Elena Lingiardi, di Fontanella, presidente della cooperativa sociale “Agape” che gestisce il consultorio famigliare di Caravaggio e Treviglio. Filo conduttore di questa giornata, le nozze di Cana. E proprio su questo tema, dopo il momento dedicato all’accoglienza, i genitori sono stati sollecitati dalla relatrice in un laboratorio di manualità e di riflessione costruito su due momenti: prima la lettura del Vangelo di Giovanni, poi un confronto sui sentimenti scaturiti dalla Scrittura e da un’attività laboratoriale incentrata sulla decorazione, a piacimento, di uno degli oggetti posizionati su una tavola: tazzine, bicchieri, una caffettiera, delle posate, dei tovaglioli.

Aver decorato un oggetto, per le coppie presenti ieri, è stato come aver messo quel qualcosa in più, con creatività e fantasia, che permette, nella vita di tutti i giorni, di superare i momenti difficili e le crisi che non mancano in un percorso di vita. «Se è buona la quotidianità – ha detto la Lingiardi – anche la festa funziona». E ancora: «Gesù ci dà il suo amore, ma la fatica della quotidianità è nostra. Ed ecco che in questa quotidianità l’incontro con Lui sarà sempre più bello».

A chiudere la giornata arzaghese nella zona I la cena comunitaria, momento di convivialità e condivisione, che sta alla base dell’idea di questo evento, e un momento di festa, animata con canti e balli dai ragazzi e dalle ragazze della parrocchia di San Lorenzo in Arzago.




#WMOF22, Zona 2: a Castelleone gli ingredienti della vita insieme

Una giornata ricca e significativa anche all’oratorio di Castelleone, iniziata nel tardo pomeriggio di sabato 25 giugno e costruita su una serie di stand dedicati alle famiglie della Zona pastorale 2. Ogni tappa, quattro in tutto, è stata occasione di riflessione su un aspetto della vita famigliare.

Uno stand è stato dedicato alla preghiera e alla riflessione personale, con il Santissimo Sacramento esposto per l’adorazione. Poi due stand a stampo artistico: il primo caratterizzato dalla recita di una poesia sul tema delle relazioni famigliari; il secondo incentrato sulla creazione di cartelloni, attraverso i quali le famiglie hanno potuto riflettere e condividere i propri pensieri sulle parole «meraviglioso» e «fragile», parole chiave del tema di questa Giornata. Infine, un caratteristico stand metaforico, in cui la vita della famiglia è stata paragonata a una pietanza. Un parallelismo che ha portato i presenti a creare un’ideale ricetta, in cui tutti gli elementi della vita quotidiana rappresentano un ingrediente di questo piatto. Le famiglie presenti, divise in base a quattro colori, hanno partecipato in momenti diversi alle attività e alle riflessioni proposte nei quattro stand.

L’idea di questo percorso dedicato alla Zona 2 per la Giornata mondiale per le famiglie è nata dall’équipe zonale, impegnata negli stand, per sottolineare l’importanza di questo evento, nato con l’idea di celebrare una «quotidianità in festa». A seguire la cena e un momento di svago tutti insieme, mentre alle 21.30, come atto conclusivo, l’ascolto delle  parole del Papa.

La festa proseguirà anche nella mattina di domenica 26 giugno con la Messa delle 9.45 in oratorio, a cui sono invitate in modo particolare le famiglie, mentre alle 12, in diretta televisiva da Piazza San Pietro, tutti si uniranno alla preghiera dell’Angelus, nel quale il Papa conferirà il mandato alle famiglie. Sarà in oratorio il cardinale Francesco Coccopalmerio che al termine dell’Angelus impartirà la benedizione sulle famiglie presenti.




#WMOF22, Zona 3: teatro, musica e testimonianze a Borgo Loreto

L’oratorio di Borgo Loreto, a Cremona, è stato scelto come teatro della Giornata mondiale per le famiglie per le famiglie della zona 3, vissuta in contemporanea in tutte le zone pastorali della diocesi nel pomeriggio di sabato 25 giugno.

Prima l’accoglienza, durante la quale è stato dato alle famiglie un braccialetto per la divisione in quattro gruppi. Oltre al braccialetto, è stato consegnato un pezzo di un puzzle, che è servito poi, durante l’evento, a comporre il logo dell’Incontro mondiale.

Prima dell’inizio delle attività in chiesa è stato trasmesso il videomessaggio con il saluto che il vescovo Napolioni, da Roma, ha voluto rivolgere a tutte le famiglie riunite nelle diverse zone della diocesi.

Bambini e adulti si sono quindi messi in gioco, insieme, nelle varie attività distribuite tra quattro stand. Uno a stampo teatrale, allestito da Alberto Ferrari, Federico Benna e Silvia Botti, in cui alcuni ragazzi e adulti hanno reinterpretato i brani della Genesi rendendo più fruibile ai bambini il senso della famiglia sin dagli albori. Poi uno stand musicale, in cui i coniugi Betti e Giuseppe Ruggeri hanno guidato le famiglie a trasformare il testo di una popolare canzone: nuove parole a tema famigliare per una canzone imparata da tutti i gruppi e utilizzata come inno della giornata. Uno stand della testimonianza, in cui Maria Chiara Tolomini e i coniugi Eleonora e Davide Longhi hanno condiviso con i gruppi le loro esperienze di cura e di convivenza: cura di una madre anziana e convivenza nel contesto di Casa Beth, un condominio, sito in via Diritta 22, a Cremona, costituito da sette appartamenti autonomi, una taverna, una officina, un piccolo bagno, una lavanderia, due cortili e un giardino, in cui coabitano, per scelta, sette nuclei famigliari. Scelta avvenuta sì per necessità, ma compiuta per vivere una situazione di condivisione, sostegno e aiuto reciproco, valori che sono alla base del rapporto di amicizia che intercorre tra queste sette famiglie. Infine uno stand “creativo”, in cui i coniugi Lena e la famiglia Panena hanno guidato i presenti in un laboratorio manuale, ispirato al tema del brano del Vangelo delle nozze di Cana.

Le famiglie si sono poi riunite in chiesa per il momento di preghiera e per ascoltare insieme l’omelia di Papa Francesco nella Messa celebrata in Piazza San PIetro nel pomeriggio proprio nel contesto del X Incontro mondiale delle famiglie.

L’incontro zonale si è concluso con la cena comunitaria per tutti i partecipanti all’incontro.




#WMOF22, Zona 4: famiglie come un’opera d’arte

Stand protagonisti anche all’oratorio di Vescovato, dove le famiglie della zona pastorale 4 si sono ritrovate nel pomeriggio di sabato 25 giugno per vivere il X Incontro mondiale delle famiglie, celebrato in contemporanea con Roma in tutte le zone pastorali della diocesi.

Dopo la preghiera iniziale, il via al percorso: prima una tappa introduttiva, con la testimonianza, per tutti i presenti, di Caterina e Alessandro Arenghi, una coppia di coniugi che ha raccontato la propria esperienza di fede come coppia accompagnatrice nel percorso di iniziazione cristiana.

Successivamente la divisione delle famiglie in gruppi e la partecipazione ad altri quattro stand. Uno dedicato all’ascolto di una canzone e alla riflessione sul testo, guidati dal maestro Pierpaolo Vigolini, scritto sul tema della famiglia come luogo di meraviglia e fragilità.

Poi un’attività costruita attorno alla visione di un filmato che alternava immagini di opere d’arte a frasi tratte da Amoris Laetitia.

Un altro stand era dedicato all’arte creativa, in cui i partecipanti si sono impegnati a costruire, partendo da cartelloni colorati, delle foglie sulle quali hanno espresso il loro concetto di famiglia e che sono state poi attaccate, al termine della giornata, su un albero in oratorio. Arte protagonista anche di una mini-mostra che offre attraverso un percorso interattivo suscitato dalla domanda «Se la famiglia fosse un’opera d’arte?».

Infine un ultimo stand, un’altra testimonianza, questa volta registrata, in cui Fausto Capellini ha raccontato l’esperienza del Baskin, il progetto di sport inclusivo nato dalla collaborazione tra più famiglie.

Per l’evento nella Zona 4 sono anche stati distribuiti due gadget: una calamita con raffigurato il logo della Giornata e un mattoncino Lego, simbolo della famiglia come base solida di ogni comunità.




#WMOF22, Zona 5: con Ezio Aceti lo sguardo rivolto al bene trasformato dall’amore

È stato lo psicologo Ezio Aceti a caratterizzare, attraverso la sua relazione sull’amore famigliare «meraviglioso e fragile», l’evento per le famiglie della zona pastorale 5 in occasione del X incontro mondiale delle famiglie. L’appuntamento è stato nel pomeriggio di sabato 25 giugno presso la parrocchia di Rivarolo Mantovano, in comunione con Roma e le altre quattro zone pastorali.

Dopo l’accoglienza e la preghiera iniziale a cura del vicario zonale don Davide Barili, il quale ha ringraziato don Ernesto Marciò per l’accoglienza dei partecipanti in parrocchia, è stato proiettato il videomessaggio del vescovo Antonio Napolioni, il quale ha dato il via alla riflessione di Aceti per l’approfondimento al tema della Giornata.

Il relatore ha infatti aiutato i presenti a ripensare sugli aspetti fragili della vita famigliare, numerosi e delicati nella quotidianità, oggi e da sempre, ma invitandoli a focalizzare la propria attenzione su quelli positivi, linfa vitale delle relazioni. Partendo dai fondamenti della persona, la quale è «immagine di Dio a partire dalla relazione d’amore della Trinità», lo psicologo ha ricordato gli aspetti principali della famiglia: ovvero «non solo gli aspetti fisiologici-biologici della diversità – maschio e femmina – da vivere e approfondire meglio, ma la relazione di amore nella dimensione profonda della ricerca del prossimo». Il presupposto educativo, dunque, per realizzare il percorso dei futuri genitori di domani è «ritrovare la gioia di donare», proprio come nella relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: «noi siamo famiglia perché siamo costituiti naturalmente dell’amore di Dio».

Dopo aver ripercorso i tratti della società passata, «fatta di regole e coerenze educative rispetto ai numerosi stimoli e all’importanza esagerata delle emozioni» del mondo contemporaneo, Aceti ha evidenziato come la famiglia di oggi ha subìto l’onda di una rivoluzione «che ci ha travolto: eppure Dio continua a creare anche in questa nostra epoca». La nuova umanità, infatti, «ha le sue problematiche, ma anche le sue bellezze». Eppure, questi cambiamenti sono stati così rapidi che hanno mostrato tutte le insicurezze delle persone e del nucleo famigliare. Ecco allora, «in questi tempi così difficili», secondo Aceti, «la fragilità delle nostre famiglie dev’essere una scelta d’amore: ovvero far vivere Dio, la nostra forza, nella nostra quotidianità e nel tempo presente».

Per il relatore, si tratta «di trasformare il male e la fatica del vivere in opportunità di mostrare la luce dell’amore». Prendere consapevolezza, insomma, che «non esistono famiglie perfette», ma ritrovare nel rapporto di coppia quei «cromosomi dell’umano» che sono «il naturale amore di Dio» e la sua prospettiva: quella che «ci chiama a vedere la luce del futuro», perché «l’essere umano è capace di avere uno sguardo più ampio». Un’assunzione di impegno e responsabilità nel mostrare la verità del cristiano: «cogliere le occasioni dello stare insieme e delle relazioni come sentimenti positivi su tutti i problemi che si presentano costantemente».

A seguire un momento di condivisione in cui le coppie si sono confrontate, in gruppo, sulla relazione dello psicologo.

Finite le conclusioni del relatore e dei lavori collettivi, è seguita una cena conviviale.

Durante il pomeriggio un’attenzione particolare è stata riservata anche ai bambini, affidati all’animazione del mago Beru.




Chiesa di Casa, l’abbraccio alle famiglie nell’ultima puntata della stagione

ƒ. Ci credono con forza i coniugi Maria Grazia e Roberto Dainesi, incaricati diocesani per la Pastorale familiare. Una famiglia che ha bisogno di altre famiglie. In altre parole del respiro di una comunità, che a sua volta ha la responsabilità di «intravedere nelle famiglie i segni della presenza del Signore». Ne è convinto don Enrico Trevisi, coordinatore dell’area pastorale «Famiglia di famiglie», che insieme ai coniugi Dainesi è stato ospite questa settimana di Chiesa di casa, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona, che nell’ultima puntata della stagione non poteva che cogliere spunto dall’incontro mondiale delle famiglie.

Un evento con il quale la Chiesa intende in qualche modo aiutare ad accogliere il «progetto di Dio», e quindi la propria «vocazione», come ha sottolineato il sacerdote. Riguardo le modalità di questo aiuto, poi, la comunità cristiana deve rimanere disponibile a quanto la realtà oggi suggerisce: esigenze, generazioni e tempi del tutto nuovi.

Proprio a questo riguardo, secondo Maria Grazia «si fa ancora un po’ fatica a pensare a proposte che tengano conto davvero dei vissuti familiari». Ma c’è un’altra necessità: una comunità che vuole includere le famiglie, secondo Maria Grazia, deve lasciarsi stupire: «l’invito che ci facciamo è di guardare a ogni famiglia con ammirazione e stima». Certo, lo stupore non basta: l’attenzione della Chiesa e, nello specifico, della Diocesi di Cremona, vuole farsi abbraccio tangibile. Un rapporto, dunque, prima ancora che una formula o uno schema da rispettare.

Don Trevisi, traendo spunto da Amoris laetitia, sottolinea inoltre che «la pastorale familiare non può essere fatta soltanto di conferenze e incontri». Il compito di una comunità cristiana consiste piuttosto nel «relazionarsi alle famiglie per quello che sono». Cioè, come spiega Dainesi, nella partecipazione alla «normalità di relazioni». Basta così anche una semplice cena, un incontro del tutto informale, per entrare in rapporto con le famiglie, coglierne le esigenze e condividerne la vita.

È per questo che stilando un bilancio dell’anno pastorale trascorso, secondo l’incaricato diocesano anche questo «è frutto delle relazioni». Come dire, guardando alle prospettive dell’ufficio famiglia, che il punto su cui mettersi al lavoro non sono tanto le iniziative, le attività o gli incontri. Ecco allora che «se ognuno è attento alla singolarità delle famiglie, tutte le occasioni si possono cogliere». Ne è convinto don Trevisi che pensa a un «annuncio, la proposta di un cammino di fede» che non richiede esagerati sforzi organizzativi, ma una compagnia nel quotidiano, nell’ascolto del Vangelo. Sarà poi la realtà a mostrare se questi tentativi di aiuto vadano realmente nella direzione di un sostegno effettivo alla vocazione delle persone.

Se è vero che una famiglia ha bisogno di una comunità, è anche vero che la comunità trae beneficio dalla presenza di famiglie al suo interno. Queste, infatti, sono la testimonianza che «anche nella fragilità – sostiene don Enrico Trevisi – rimane una buona notizia, il Vangelo» e che esiste una Chiesa dove «ci si sente a casa».

Perché la famiglia – conclude Maria Grazia Antonioli Dainesi – «è qualcosa di molto più complesso e ricco di un calendario di iniziative» e, dunque, a noi cristiani è affidata la sfida di coglierne il bisogno essenziale, guardando al Vangelo e seguendo la Chiesa.




“La vita familiare non è una missione impossibile”: Papa Francesco ha aperto in Vaticano il X Incontro mondiale delle famiglie. Anche il vescovo Napolioni presente a Roma

«La vita familiare non è una missione impossibile». A garantirlo a tutte le famiglie del mondo è stato il Papa, che ha concluso con il suo discorso il primo atto del decimo incontro mondiale delle famiglie, apertosi a Roma nel pomeriggio di mercoledì 22 giugno, in Aula Paolo VI, con il Festival “The beauty of family”. «Dobbiamo convertirci e camminare come Chiesa, perché le nostre diocesi e parrocchie diventino sempre più comunità che sostengono tutti a braccia aperte», ha chiesto Francesco dopo aver ascoltato cinque famiglie che hanno portato la loro testimonianza: «Ce n’è tanto bisogno!».

«Non ci si sposa per essere cattolici “con l’etichetta”,

per obbedire a una regola, o perché lo dice la Chiesa; ci si sposa perché si vuole fondare il matrimonio sull’amore di Cristo, che è saldo come una roccia», le parole dedicate al sacramento del matrimonio. Ringraziano Roberto e Maria Anselma, genitori di Chiara Corbella, di cui è in corso la causa di beatificazione, Francesco ha detto loro: «Non siete persone abbattute, disperate e arrabbiate con la vita. Anzi! Si percepiscono in voi una grande serenità e una grande fede. Vedere come lei ha vissuto la prova della malattia vi ha aiutato ad alzare lo sguardo e a non rimanere prigionieri del dolore, ma ad aprirvi a qualcosa di più grande: i disegni misteriosi di Dio, l’eternità, il Cielo. Vi ringrazio per questa testimonianza di fede!».

«Nessuno desidera un amore a breve scadenza o a tempo determinato.

E per questo si soffre molto quando le mancanze, le negligenze e i peccati umani fanno naufragare un matrimonio», ha proseguito Francesco rivolgendosi a Paul et Germain, che hanno condiviso i loro momenti di crisi, chiamandone per nome tutte le cause: «la mancanza di sincerità, l’infedeltà, l’uso sbagliato dei soldi, gli idoli del potere e della carriera, il rancore crescente e l’indurimento del cuore». «Ma anche in mezzo alla tempesta, Dio vede quello che c’è nel cuore», ha fatto notare Francesco alla coppia congolese: «È molto bello che abbiate celebrato la vostra “festa del perdono”, con i vostri figli, rinnovando le promesse matrimoniali nella celebrazione eucaristica», l’omaggio del Papa: «Mi ha fatto pensare alla festa che il padre organizza per il figlio prodigo nella parabola di Gesù. Solo che questa volta quelli che si erano smarriti erano i genitori, non il figlio! Ma anche questo è bello e può essere una grande testimonianza per i figli. I figli, infatti, uscendo dall’infanzia, si rendono conto che i genitori non sono dei ‘super eroi’, non sono onnipotenti, e soprattutto non sono perfetti. E i vostri figli hanno visto in voi qualcosa di molto più importante: hanno visto l’umiltà per chiedersi perdono e la forza che avete ricevuto dal Signore per risollevarvi dalla caduta. Di questo loro hanno veramente bisogno! Anch’essi, infatti, nella vita sbaglieranno e scopriranno di non essere perfetti, ma si ricorderanno che il Signore ci rialza, che tutti siamo peccatori perdonati, che dobbiamo chiedere perdono agli altri e dobbiamo anche perdonare noi stessi».

«Le famiglie sono luoghi di accoglienza, e guai se venissero a mancare!»,

il monito di Francesco, che ha ringraziato Pietro ed Erika per aver accolto Iryna e Sofia in fuga dall’Ucraina «sconvolta dalla guerra». «Una società diventerebbe fredda e invivibile senza famiglie accoglienti», ha proseguito Francesco: «Avete dato voce a tante persone la cui vita è stata sconvolta dalla guerra in Ucraina», l’omaggio a queste ultime: «Vediamo in voi i volti e le storie di tanti uomini e donne che hanno dovuto fuggire dalla loro terra. Vi ringraziamo perché non avete perso fiducia nella Provvidenza, e avete visto come Dio opera in vostro favore anche attraverso persone concrete che vi ha fatto incontrare: famiglie ospitali, medici che vi hanno aiutato e tanti altri uomini dal cuore buono. La guerra vi ha messe di fronte al cinismo e alla brutalità umana, ma avete incontrato anche persone di grande umanità. Il peggio e il meglio dell’uomo!». «L’accoglienza è proprio un carisma delle famiglie, e soprattutto di quelle numerose!», la tesi del Papa.

«È bello e consolante vedere che quello che avete costruito insieme, tu e Luca, rimane vivo»,

le parole rivolte dal Papa a Zakia, la vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo. «Abbiamo basato la nostra famiglia sull’amore autentico, con rispetto, solidarietà e dialogo tra le nostre culture», le parole di Zakia. «E niente di tutto questo è andato perso, nemmeno dopo la tragica morte di Luca», il commento di Francesco, secondo il quale «non solo l’esempio e l’eredità spirituale di Luca rimangono vivi e parlano alle coscienze di molti, ma anche l’organizzazione che Zakia ha fondato, in un certo senso, porta avanti la sua missione. Anzi, possiamo dire che la missione diplomatica di Luca è diventata ora una ‘missione di pace’ di tutta la famiglia». Per il Papa, «in Zakia e Luca troviamo la bellezza dell’amore umano, la passione per la vita, l’altruismo e anche la fedeltà al proprio credo e alla propria tradizione religiosa, fonte d’ispirazione e di forza interiore. Vivendo assieme a chi è diverso da me, in famiglia s’impara ad essere fratelli e sorelle. S’impara a superare divisioni, pregiudizi, chiusure e a costruire insieme qualcosa di grande e di bello, partendo da ciò che ci accomuna. Esempi vissuti di fratellanza, come quello di Luca e Zakia, ci danno speranza e ci fanno guardare con più fiducia al nostro mondo lacerato da divisioni e inimicizie».

«Ogni vostra famiglia ha una missione da compiere nel mondo, una testimonianza da dare»,

la consegna finale: «Dobbiamo vivere con gli occhi puntati verso il Cielo», l’esortazione di Francesco sulla scorta dei beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, patroni dell’incontro mondiale delle famiglie.

M.Michela Nicolais (AgenSir)

 

 

L’Incontro internazionale, dal tema “L’amore familiare: vocazione e via di santità”, ha dunque preso il via nel pomeriggio di mercoledì 22 giugno in Aula Paolo VI, in Vaticano, e si concluderà domenica 26 giugno con l’Angelus di Papa Francesco. A condurre il Festival delle famiglie nella Sala Nervi è stata proprio una famiglia, tra le più celebri della televisione italiana: Amadeus e Giovanna Civitillo. Con loro sul palco Il Volo, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana e diversi ospiti, comprese alcune famiglie ucraine in collegamento da una parrocchia di Kiev. Prima dell’arrivo del Papa e delle testimonianze delle cinque famiglie, sul palco sono intervenuti anche Francesco Beltrame Quattrocchi, nipote dei coniugi beati patroni dell’Incontro che ha avuto inizio oggi. Il Santo Padre è entrato sulle note dell’Alleluja di Coen, cantata da Il Volo, accompagnato dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Circa 4.500 persone le persone presenti in Aula Paolo VI, e tra loro il vescovo Antonio Napolioni, che a Roma sino al 26 giugno partecipando ai diversi appuntamenti in programma rappresenta l’intera Diocesi di Cremona dove l’incontro mondiale delle famiglie si vivrà in particolare con le iniziative promosse sabato 25 giugno nelle cinque zone pastorali, per un evento che proprio secondo il volere di Papa Francesco ha assunto una forma “multicentrica e diffusa” coinvolgendo le Chiese particolari di tutto il mondo.

 

#WMOF22, Nel pomeriggio gli eventi nelle cinque Zone pastorali