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La santità di don Spinelli al centro del ritiro del clero con mons. Giacomo Morandi

Si è tenuto nella mattinata di giovedì 4 ottobre in Seminario il primo ritiro diocesano dei sacerdoti del nuovo anno pastorale. La nuova modalità scelta per l’incontro plenario del clero ha visto il proprio inizio in chiesa dove, dopo la preghiera dell’Ora media, don Romeo Cavedo ha offerto una meditazione sul discorso in parabole.

Ha fatto seguito, nel salone Bonomelli, la riflessione sul tema “La chiamata alla santità” (1° cap. della lettera del Papa Gaudete et exsultate), proposta da S. E. mons. Giacomo Morandi, segretario della Congregazione per la Dottrina della fede. Al centro la figura di don Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, che il prossimo 14 ottobre sarà proclamato santo. Proprio la vicenda sofferta di questo santo è stata lo spunto per riflettere sulla capacità di reggere alla prova ed esercitare la virtù del perdono, prima di tutto nei confronti dei confratelli. Mitezza, serenità, fiducia nelle Provvidenza e positività nell’affrontare le fatiche quotidiane alcuni degli atteggiamenti richiamati da mons. Morandi.

All’incontro era presente anche una delegazione delle Suore Adoratrici con la superiora generale, madre Isabella Vecchio, che ha voluto richiamare il rapporto di collaborazione tra religiose e sacerdoti, auspicando una nuova fraternità costruita sulla condivisione dell’ascolto della Parola. Le religiose di Rivolta d’Adda hanno fatto omaggio a tutti i sacerdoti presenti della stola predisposta in occasione della canonizzazione e di una nuova pubblicazione sulla figura del Santo.

Lo sguardo è andato anche all’incontro internazionale che a novembre vedrà don Primo Mazzolari protagonista all’Unesco: a tutti i sacerdoti è stato consegnato l’invito all’evento con relativo pass.

la mattinata si è conclusa con il pranzo in fraternità in Seminario.

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Un docufilm e uno spettacolo teatrale per conoscere la vita di padre Spinelli

Si avvicina un momento di grande importanza per la Chiesa cremonese. Il prossimo 14 ottobre, infatti, il beato Francesco Spinelli, fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda, sarà proclamato santo in Piazza San Pietro con la solenne celebrazione presieduta da Papa Francesco. In occasione della canonizzazione sono proposte a Cremona due iniziative culturali:

“UN SILENZIO CHE PARLA”

ANTEPRIMA CINEMATOGRAFICA
Martedì 2 ottobre (ore 21)
Cinema Filo
Piazza Filodrammatici, Cremona

L’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda e l’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Diocesi di Cremona, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona, presentano in anteprima assoluta “Un silenzio che parla”, cortometraggio sulla figura del beato Francesco Spinelli e sull’eredità del suo carisma che oggi continua con le opere dell’Istituto da lui fondato. Il docu-film è diretto dalla regista Maria Amata Calò.
La serata sarà ad ingresso libero.

“SCOLPISCI TE STESSO”

SPETTACOLO TEATRALE
Venerdì 26 ottobre (ore 20.45)
Auditorium “Giovanni Arvedi”
Museo del Violino – Piazza Marconi, Cremona

Durante la settimana in cui le reliquie di san Francesco Spinelli saranno venerate nella Cattedrale di Cremona (dove giungeranno domenica 21 ottobre), l’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda, in collaborazione con la Diocesi di Cremona e la Federazione Oratori Cremonesi, presenta “Scolpisci te stesso”, spettacolo teatrale realizzato dalla “Compagnia dei Piccoli” e liberamente ispirato alla vita del santo. La serata sarà ad ingresso libero, ma è consigliata la prenotazione per i gruppi presso gli uffici della Federazione Oratori Cremonesi (037225336; info@focr.it).
All’ingresso e all’uscita dall’Auditorium “Giovanni Arvedi” sarà allestita una mostra iconografica sulla biografia di don Spinelli e la storia dell’Istituto.
Al termine dello spettacolo, apertura straordinaria della Cattedrale per la preghiera e la venerazione del santo. Lo spettacolo sarà presentato in replica il 9 febbraio 2019 alle ore 21 presso l’oratorio di Mozzanica per la zona bergamasca.

IL VIAGGIO A ROMA – ULTIMI POSTI

Cogliamo l’occasione per segnalare che ci sono ancora posti disponibili per partecipare alla canonizzazione di don Francesco Spinelli, il prossimo 14 ottobre in Piazza San Pietro.
In preparazione alla canonizzazione, il vescovo Antonio Napolioni presiederà nel pomeriggio di sabato 13 ottobre la Messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove il giovane sacerdote trovò ispirazione per il carisma dell’istituto religioso.
Sempre a Santa Maria Maggiore lunedì 15 ottobre, all’indomani della canonizzazione, il vescovo Napolioni presiederà la Messa di ringraziamento.
Tre le proposte di viaggio predisposte dalle Suore Adoratrici: due giorni con viaggio in pullman, due giorni con viaggio in treno, oppure solo per la giornata di domenica con viaggio notturno in pullman. Per ulteriori informazioni: www.suoreadoratrici.com; cononizzazione@suoreadoratrici.it; tel. 3313919054




È di mons. Frisina il nuovo inno dedicato a don Francesco Spinelli

“Pane spezzato”. È questo il titolo dell’inno dedicato a don Francesco Spinelli che, in vista della Canonizzazione del 14 ottobre prossimo in piazza S. Pietro, è stato composto dal maestro mons. Marco Frisina. Un testo – composto da cinque strofe e un “ritornello-coda” – che ha una struttura semplice, scorrevole, essenziale.

Di primo acchito potrebbe sembrare “scontato”, ma ha in sé un pregio: l’incalzare del “ritornello-coda”, come litania, lo rende dinamico e cantabile da tutti. Emerge, poi, un equilibrio fra linea melodica e testo. Eseguito in polifonia dà una sorta di spessore contemplativo e di bellezza senza ricercatezza.

Nella registrazione “artigianale” in anteprima, l’inno è cantato dal coro della Diocesi di Cosenza. Sarà lo stesso coro ad animare i canti a Roma durante la veglia di sabato 13 ottobre a la Messa di ringraziamento di lunedì 15 nella basilica di S. Maria Maggiore. Lo stesso coro, inoltre, farà parte del grande coro che animerà la Messa di canonizzazione del 14 ottobre. L’inno non sarà eseguito durante la Messa di canonizzazione, ma durante l’attesa della celebrazione.

   Il testo dell’inno          Lo spartito musicale

 

La prima strofa comunica l’identità spirituale di don Francesco e la causa del suo farsi dono e pane è cantata dal ritornello litanico: “per amore”.

La seconda strofa, letta in parallelo alla quarta, dipinge il carisma contemplativo e attivo, infuso nella sua storia di sacerdote a servizio del Grande e Bel Pastore della Chiesa e che è sempre nuovo e vivo attraverso la presenza delle sue figlie.

La terza strofa, incastonata al centro dell’inno come un diamante, ci invita a porre lo sguardo sui “gioielli” che hanno adornato la vita del beato Francesco: i poveri, definiti ieri e oggi gli “scarti” della società e che egli predilesse e accolse con amore speciale, con il cibo della speranza.

Come ogni inno, anche “Pane spezzato” si conclude con la glorificazione della SS. Trinità, cuore pulsante dal quale lo Spirito riversa i doni che forgiano una vita santa e amabile da tutti.

 

Ecco il testo:

Nel tuo cuore arse il fuoco dell’amore
che offristi come dono ai tuoi fratelli,
al mistero dell’Eucarestia
conformasti la tua vita.

Rit: Per amore, pane spezzato,
fatto dono nella carità.

Buon pastore alla guida del tuo gregge
che conduci verso i pascoli di grazia,
doni loro il cibo della vita,
pegno di futura gloria. Rit. 

Padre buono per i poveri e gli afflitti,
hai saziato il loro cuore di speranza
e per loro ti sei fatto pane,
segno vivo dell’amore. Rit.

Le tue figlie inviasti per il mondo,
portatrici di un messaggio di salvezza,
adorando il Corpo del Signore
ed il sangue che dà vita.  Rit. 

A te gloria Padre di misericordia,
ed al Figlio Salvatore d’ogni uomo,
ed al Santo Spirito sia lode,
Santa Trinità gloriosa. Rit.  

 

Lo speciale dedicato alla canonizzazione di don Spinelli




Il “ritorno” di don Spinelli nella Casa Madre delle Adoratrici

Il corpo di don Francesco Spinelli, il fondatore delle suore Adoratrici del SS. Sacramento, che il prossimo 14 ottobre sarà proclamato santo, ha fatto ritorno, dopo alcune settimane di assenza, nella cappella della Casa Madre delle Adoratrici, a Rivolta d’Adda. Lo ha fatto nel pomeriggio di venerdì 27 luglio in una nuova urna. Un diamante nuovo, luminoso, prezioso quanto a contenuto ed eloquente quanto a simbolo: è la ricchezza della santità di Dio che prende forma e irradia infiniti colori nella santità dei suoi santi.

Nel primo pomeriggio il corpo del beato Francesco Spinelli è stato portato in chiesa, appoggiato sulla base della nuova urna, dove è rimasto fino al tardo pomeriggio per la preghiera delle sue suore che hanno potuto “vederlo da vicino”.

Verso le 16.30 i membri del Tribunale ecclesiastico hanno raggiunto Casa Madre per le operazioni di rito.

A cominciare dalla firma ufficiale della pergamena, realizzata dalle monache Visitandine di Soresina, con le indicazioni di riconoscimento della salma e la data di chiusura dell’urna. Hanno apposto la loro firma, sotto quella del vescovo Antonio Napolioni, il parroco di Rivolta e delegato episcopale mons. Dennis Feudatari, don Paolo Carraro, Promotore di Giustizia, don Daniele Piazzi, Notaio;  la superiora generale delle Adoratrici madre Isabella Vecchio insieme al Consiglio. E ancora: madre Camilla Zani (superiora generale emerita), la postulatrice suor Concetta Dipietro e i realizzatori dell’urna: i fratelli Francesco e Giovanni Borghi, con i figli Matteo e Elena.

Canonizzazione nuova urna

In un sacchetto sono state quindi poste la medaglia commemorativa della canonizzazione, realizzata dai fratelli Borghi, e la serie completa delle monete correnti.

Mentre le numerose suore presenti pregavano il Rosario, si è provveduto a saldare con il sigillo vescovile i due sacchetti, contenenti pergamena, medaglia e monete, poi posti sotto la veste di don Spinelli.

Canonizzazione nuova urna

A questo punto i membri del Tribunale, gli operai della struttura (Luigi Nicoli e Valentino Gregori), gli esperti vetrai e gli artisti Borghi hanno chiuso l’urna con la parte in vetro. Quindi don Carraro e mons. Feudatari l’hanno sigillata, con due doppi sigilli, a capo e a piedi dell’urna.

Canonizzazione nuova urna

Mentre l’assemblea intonava il canto di lode, il corpo del Beato è stato portato fino ai piedi dell’altare. Toccante il momento dell’incensazione, sulle note del nuovo inno a don Spinelli recentemente composto da mons. Frisina: “Per amore pane spezzato, fatto dono per l’umanità”.

Dopo la benedizione, l’urna è ritornata nel sacello in fondo alla chiesa, dove i resti mortali del Fondatore delle Adoratrici sono ospitati da 26 anni. Qui è stata fissata l’urna, come in precedenza in modo sospeso, a ricordare che la santità è proprio l’anelito di chi – con i piedi ben piantati in terra – vive con il cuore fisso in cielo. Da lì, in quel suo essere diamante sospeso, ora ancora più forte, don Francesco sembra esortare a non dimenticare che “la nostra vita è tutta in cielo e di cielo!”.

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Lo speciale dedicato alla canonizzazione di don Spinelli




Un fiume tutto giallo per la canonizzazione di don Spinelli

Sarà il colore giallo a caratterizzare la canonizzazione di don Francesco Spinelli, il fondatore delle suore Adoratrici del SS. Sacramento, in programma il 14 ottobre in pizza S. Pietro. Giallo: il colore del Papa, il colore dell’Eucaristia, il colore del sole, e anche il colore della sacca della canonizzazione e del foulard in essa contenuto.

«Saremo – affermano le suore Adoratrici -un fiume tutto giallo, a ricordare che la santità è vita, è esplosione di bellezza e di luce».

La sacca che sarà consegnata a ogni pellegrino conterrà il pass d’ingresso a S. Pietro, un foulard, una biro, una corona del rosario (con raffigurati padre Francesco e la Madonna della Salette a cui era molto devoto sin dalla sua infanzia), un depliant e una nuova biografia divulgativa.

Il kit sarà fornito a tutti gli iscritti al pellegrinaggio (termine iscrizioni al 30 luglio), ma è a disposizione anche per quanti volessero organizzarsi autonomamente: in questo caso il costo, come rimborso spese, è di 5 euro.

L’immagine che il 14 ottobre sarà esposta a S. Pietro sarà anche riprodotta sulla nuove immaginette in tre lingue (italiano, francese e spagnolo) che le Suore Adoratrici stanno predisponendo.




Padre Francesco Spinelli sarà santo

Martedì 6 marzo papa Francesco ha ricevuto in udienza il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. A seguito dell’incontro, il Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare il decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione del beato Francesco Spinelli, il fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda. Autorizzata anche la promulgazione dei decreti riguardanti i miracoli attribuito all’intercessione dei beati Paolo VI (Giovanni Battista Montini) e Oscar Arnolfo e di alcuni altri beati e servi di Dio.

Per il fondatore delle Suore Adoratrici si conclude così l’iter di beatificazione e canonizzazione. L’attività pastorale del sacerdote bergamasco, che a 36 anni si trasferì in diocesi di Cremona per continuare la sua instancabile attività di prete e di fondatore, si può sintetizzare nel suo desiderio di “far conoscere e far amare da tutti il SS. Sacramento” (cf CE 12,5) e di “farsi tutto per tutti; e specie negli infelici, vedere con l’occhio della fede e con l’ardore della carità l’Oggetto del proprio più puro amore; vedere, amare Gesù” (cf CE 32).

Il processo di canonizzazione si era aperto solennemente a Cremona, presso il palazzo vescovile, il 1° marzo 1928, sotto la guida di mons. Cazzani. Un itinerario lungo, complesso e non senza ostacoli. «L’opera di Dio – ricordano le Suore Adoratrici – va veramente provata al fuoco! I nemici del beato Spinelli non hanno terminato di colpirlo durante la sua vita terrena, ma hanno continuato a opporvisi anche dopo la sua morte». Ma proprio l’incrollabile certezza delle sue suore che il loro padre fosse un santo e la volontà della Chiesa cremonese, che già dall’agosto 1927 volle che si aprisse il processo informativo diocesano sulle virtù eroiche di don Francesco, hanno portato alla verità.

Oggi si può così affermare che la Chiesa riconosce la santità di questo umile prete, la cui personalità fu ben sintetizzata da don Cesare Perdomini, già parroco di Pieve Delmona: «Incurante di se stesso, egli non cercava che la gloria di Dio nel quale riponeva la sua fiducia. Di una carità veramente universale, tutti amici e nemici amava indistintamente. Se aveva una predilezione, questa era per i poveri e gli afflitti».

Ora non resta che attendere il prossimo Concistoro, nel quale papa Francesco annuncerà la data della canonizzazione, che si svolgerà a Roma, in piazza San Pietro.

 

Il miracolo che ha portato al processo di canonizzazione 

 

Per approfondire: 

 

Il vescovo Bonomelli e il cardinale Ferrari su padre Spinelli

Sembrano oggi avverarsi le profezie che due pastori della Chiesa di inizio XIX secolo avevano espresso senza remore.

Mons. Eugenio Eureti, collaboratore di don Francesco a Rivolta, dopo la morte di questi si recò a Cremona per presentare a mons. Bonomelli, allora vescovo di Cremona, il testamento del defunto. Lettolo, il Vescovo pianse e disse: «L’ho detto io che lo Spinelli era un santo!».

Suor Antonietta Crippa, poi, nelle deposizioni per il processo di beatificazione, aveva così testimoniato: «Il card. Ferrari (allora Arcivescovo di Milano, ndr) affermò più volte essere il nostro Padre un santo; e per questo suo concetto esortava, dopo la di Lui morte, a conservare i Suoi oggetti, che sarebbero diventati reliquie».

Due pastori che avevano intravisto, tra le vicende quotidiane di un altro pastore, l’eroicità di una vita spesa secondo il vangelo. Una santità che può essere sintetizzata con un’espressione del testamento del beato Spinelli: egli stesso, in quelle ultime sue volontà, si definì uno che «negli infelici ravvisò Gesù Cristo e nei nemici i cari di speciale amore». Una felice sintesi di una esistenza consumata per amore, in ginocchio davanti a Dio da adorare, da ascoltare, da ubbidire, in cui porre fiducia confidente e illimitata; e in ginocchio davanti al fratello da servire, perché ogni persona rappresenta Cristo. Ma tra tutti, i fratelli a cui riservare un amore speciale, sono i nemici; a loro va riservata “la vendetta dei santi”, il perdono, di cui padre Francesco fu sempre testimone eloquente, soprattutto nelle pagine più dolorose della sua vita.

 




La Fraternità Eucaristica Spinelliana

La Fraternità Eucaristica Spinelliana (FES) è un’associazione di laici cristiani che, sentendosi particolarmente attratti dall’Eucaristia, condividono con le suore Adoratrici il carisma del beato Francesco Spinelli nel proprio stato di vita. Scopo di questo essere insieme è creare una collaborazione con le Adoratrici per essere parte viva e integrante dell’Istituto, per uno scambio reciproco di doni, per dare nuovo slancio alla missione evangelizzatrice della Chiesa. 

Nella misura delle proprie possibilità e nel rispetto degli impegni del proprio stato di vita, ogni membro della FES si impegna ad alimentare la propria vita spirituale con la partecipazione frequente all’Eucaristia, con l’adorazione eucaristica e gli incontri di formazione mensile nei gruppi locali e trimestrale presso la Casa Madre delle suore Adoratrici e a vivere il comandamento della carità.

Essi si dedicano a coloro che hanno più bisogno in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella realtà sociale, in parrocchia, attraverso un servizio semplice e gratuito nei piccoli gesti quotidiani. Come le Suore Adoratrici, i membri della Fraternità Eucaristica si impegnano a fare dell’Eucaristia il centro della loro vita e di ogni altra attività. Questo è il compito, il programma di vita che il beato Francesco Spinelli ha lasciato alle sue suore e che i laici della FES cercano di condividere: «Adorate con l’amore più ardente il Santissimo Sacramento e da esso attingete la fiamma della carità verso il prossimo».

Ad oggi i laici iscritti alla FES sono circa un centinaio di cui una decina hanno emesso le promesse, cioè l’impegno ufficiale di vivere e di testimoniare la spiritualità del beato Francesco Spinelli. Provengono dalle comunità in cui operano le suore Adoratrici, soprattutto in Lombardia, Friuli ed Emilia Romagna. Ma la FES è già sbarcata anche oltreoceano, con un primo nucleo di laici che ne fanno parte a Dakar.




Le Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda

L’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento nasce a Bergamo il 15 dicembre 1882. Alle sue origini un’intuizione-sogno del sacerdote bergamasco don Francesco Spinelli. È lui stesso a scrivere che nel 1875 a Roma, davanti alla culla della capanna di Betlemme conservata in S. Maria Maggiore, «mi inginocchiai, piansi, pregai e sognai uno stuolo di vergini che avrebbero adorato in perpetuo Gesù Sacramentato». Il sogno si concretizza nell’incontro con Caterina Comensoli (oggi santa Gertrude Comensoli): insieme danno vita all’Istituto a Bergamo, in via Cavette 8 (ora via S. Antonino).

Nel 1888 sono già un centinaio le giovani affascinate dal carisma dell’adorazione e del servizio. Le suore dedicano la vita alla preghiera davanti all’Eucaristia per attingere da Gesù la forza per servire i più poveri, quelli che nessuno vuole. Inizialmente si dedicano soprattutto alle ragazze che dalle valli bergamasche arrivano in città offrendo loro casa, cura, lavoro.

Per vicende dolorose, legate alla poca abilità dello Spinelli nell’economia e alla grande fiducia e obbedienza da lui riservata ai suoi superiori, l’Istituto incorre in un grave dissesto finanziario. Nel 1889, tradito e abbandonato, costretto a lasciare il suo istituto e la diocesi stessa di Bergamo, don Francesco trova accoglienza tra le suore della comunità di Rivolta d’Adda. Accolto in diocesi di Cremona dal lungimirante vescovo Geremia Bonomelli, che dopo una prima remora lo riceve “come un santo”, don Francesco continua a guidare le Adoratrici, che intanto si moltiplicano. Alla morte di Spinelli, nel 1913, l’Istituto conta 68 comunità, delle quali una a Modena e una a Domodossola.

Nel 1958 si realizza un altro desiderio di don Francesco: andare in terra di missione. Si apre la prima comunità a Leopolville in Congo, a cui seguono altre aperture nei paesi in via di sviluppo.

Anche in Italia le Adoratrici si sono diffuse dal nord al sud, sempre portando il loro carisma di adorazione e di carità, aprendo case e opere laddove i più poveri non trovavano aiuto e accoglienza da nessuno. Tante le scuole, gli ospedali, gli istituti assistenziali e di cura per anziani e disabili; e poi le attività parrocchiali e attenzione ai più poveri: malati di AIDS, ragazzi uscite dalla tratta, donne uscite dalla dipendenza, carcerati. Quel sogno di un giovane prete continua a vivere oggi nelle suore che danno la vita, solo per amore.

L’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, nato a Bergamo nel 1882 ad opera del beato Francesco Spinelli, ha attualmente la Casa Madre a Rivolta d’Adda, in diocesi e provincia di Cremona. Le suore Adoratrici sono circa 250, con comunità in tutta Italia, in Congo, Sénégal, Camerun, Colombia e Argentina. Superiora generale è madre Isabella Vecchio.

Carisma peculiare dell’Istituto è l’adorazione a Gesù Eucaristia, da cui attingere la fiamma della carità a servizio dei più poveri tra i fratelli. Le Adoratrici sostano ininterrottamente davanti all’Eucaristia in preghiera e trasformano l’amore attinto dal Signore in servizio. Si dedicano infatti alle povertà di ogni genere: hanno scuole, istituti in cui accolgono anziani soli e disabili, anche gravi; operano presso strutture di accoglienza per malati di AIDS, donne che escono dalla tratta o dalla dipendenza di alcool o droga; sono nelle carceri, lavorano nelle parrocchie accanto alle famiglie, ai sacerdoti, ai bambini, ai giovani. Significativa la loro azione a servizio della pastorale giovanile ovunque si trovano.

Nella diocesi di Cremona l’Istituto vede una larga e significativa presenza: a Rivolta d’Adda, accanto alla Casa Madre, si trova Santa Maria, la casa di riposo per le suore anziane, vera e propria fucina di preghiera e offerta per il mondo. Inoltre, fiore all’occhiello dell’Istituto, e opera prediletta del Fondatore, è la Casa famiglia “Spinelli”, che ospita anziani e disabili secondo i più alti canoni dell’accoglienza.

 

Le missioni delle Adoratrici

Le Suore Adoratrici hanno varcato le frontiere italiane fin dal lontano 1958 per recarsi nel Congo Belga, a quel tempo ancora colonia del Belgio. Sempre attente ai vari segnali di richiesta di intervento, le Adoratrici rispondono prontamente prima nel campo sanitario e poi in quello educativo e pastorale. Così sono presenti a Leopoldville, ora Kinshasa, nel sanatorio di Makala e a Betanie, impegnate nella scuola, nei dispensari, nella formazione della donna.

Dopo la guerra, a Kinshasa urge una nuova apertura per aiutare le tante mamme che danno alla luce i propri piccoli in situazioni disumane. Prendono così vita un grande dispensario e la maternità di Binza. Attualmente molto ampliata, questa struttura, che conta una media di 20/30 parti al giorno, è la migliore maternità della capitale, apprezzata e ricercata: si effettuano visite pre-natali e formazione alle mamme per il periodo gravidanza e parto, sono aiutati i bambini in difficoltà per mancanza di cibo. In seguito è aperta la scuola materna, che attualmente accoglie più di 600 bambini, e le opere parrocchiali: catechesi, formazione dei catechisti, delle ragazze madri e animazione dei vari gruppi parrocchiali.

Più tardi l’apertura di una missione a Lonzo, nell’interno del Congo. Qui si inizia dal dispensario, un’opera urgente vista la grande quantità di malati. In questa realtà si praticano vaccinazioni, si fa prevenzione, alfabetizzazione delle giovani donne e ragazze, catechesi. Il tutto non solo al centro, ma anche percorrendo i 23 villaggi in lungo e in largo, 6 giorni la settimana. Si sente il bisogno di una scuola professionale per ragazze con un pensionato.

Nel 1977 le Adoratrici sbarcano in Senegal, a Koudiadiène, con un dispensario molto frequentato, un centro sociale per giovani, una scuola materna, la catechesi. La maggioranza della popolazione è musulmana (95%), ma le suore non fanno distinzioni, suscitando così tanti interrogativi fra i non cristiani.

Viene la volta di Dakar, con una comunità per le opere parrocchiali, scuola materna e il noviziato. Di recente un’altra apertura a Marsassoum, in Casamance (Senegal), dove le suore garantiscono opere educative per la popolazione.

In America Latina le Adoratrici sono presenti dal 1988 a Bogotà, in Colombia, con varie attività caritative e di formazione dei giovani. Nella regione del Caquetà, luogo reso caldo dalla guerriglia per le piantagioni di coca, una comunità di suore accoglie bambini orfani a causa della guerriglia, aiutandoli a formarsi dignitosamente per la vita di domani. Anche la bella Argentina dalle grandi praterie ha accolto il germe eucaristico e ha dato la prima Adoratrice. In questo Paese le suore sono impegnate nell’insegnamento, nell’assistenza alle carceri e nella catechesi. Sono ben accolte e apprezzate dagli abitanti, molti dei quali con radici italiane.

Pure in Camerun le Adoratrici sono presenti, a Ndumbi, alle soglie della foresta abitata dai Pigmei; gente povera, semplice, che vive del lavoro pesante in foresta. Le religiose rispondono ai bisogni urgenti: scuola materna, elementare, professionale, dispensario e catechesi. A Yaoundè da circa due anni vive una comunità per suore studenti che frequentano l’Università Cattolica che garantiscono la presenza nel carcere cittadino come segno di speranza.




Agiografia sintetica di padre Francesco Spinelli

Francesco Spinelli nasce a Milano, il 14 aprile 1853, da genitori di origine bergamasca. Seguendo i genitori, che erano al servizio dei marchesi Stanga, abitò anche per qualche tempo in Cremona, dove frequentò le elementari e ricevette la Cresima nella parrocchia di Sant’Agata. Ospite di uno zio sacerdote, frequentò il liceo a Bergamo e qui, entrato in Seminario, venne ordinato sacerdote nel 1875. 

Nell’autunno è a Roma per il Giubileo, nella basilica di Santa Maria Maggiore si prostra ai piedi della culla di Gesù Bambino: “Mi sono inginocchiato, piansi, pregai, e sognai uno stuolo di vergini che avrebbero adorato Gesù in Sacramento”. Sogno, visione, intuizione? Per don Francesco l’incarnazione storica di Gesù continua con l’incarnazione quotidiana del Pane Eucaristico, quale presenza d’amore per tutti, da adorare e servire nei poveri.

Il 15 dicembre 1882, fonda, insieme a Caterina Comensoli, l’Istituto delle Suore Adoratrici, a Bergamo. Preso infatti dalla passione per Dio e per gli uomini, egli dà vita ad un Istituto, il cui scopo è “attingere l’amore più ardente dall’Eucaristia celebrata e adorata per riversarlo sui più poveri fra i fratelli”. Egli per primo spende la sua vita in ginocchio davanti all’Eucaristia e davanti ai fratelli, in cui vede la presenza di Gesù da amare e da servire con amore e compassione incondizionata.

Il 4 marzo 1889, causa un dissesto finanziario, in cui involontariamente è coinvolto, viene licenziato dalla diocesi di Bergamo e accolto nel clero di Cremona dal grande cuore di mons. Geremia Bonomelli. A Rivolta d’Adda continua l’Istituto delle Suore Adoratrici.

Lungo la sua vita, costellata di grandi prove, vive e insegna l’arte del perdono più smisurato, perché di fronte al nemico si può applicare solo “la vendetta di un infinito amore”.

Muore il 6 febbraio 1913 a Rivolta d’Adda (CR). È beatificato da san Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992 presso il Santuario di Caravaggio.

 




Il miracolo di padre Spinelli nella Repubblica Democratica del Congo

Francesco Maria Spinto il 30 aprile 2007

Il miracolo preso in considerazione per il processo di canonizzazione riguarda la guarigione inspiegabile di un neonato, avvenuta nel 2007 a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove le Suore Adoratrici sono presenti dal 1958. Nel popoloso quartiere di Binza le religiose fondate da padre Spinelli gestiscono un grande centro di maternità, dove nascono 20/30 bambini ogni giorno, assistiti da suore, medici, infermieri, personale preparato.

 

L’evento straordinario

Il 25 aprile del 2007 nasce il piccolo Maria Ambrozo. Mamma e figlio stanno bene, tanto che la mattina del 28 aprile vengono entrambi dimessi. È proprio mentre la mamma si incammina verso casa che, per un passo falso, rischia di inciampare e stringe a sé il piccolo che tiene in braccio. Quella stretta provoca un’emorragia al bambino che, in poco tempo, perde una quantità enorme di sangue. La madre, quindi, spaventata, due ore dopo le dimissioni, torna di corsa alla maternità perché gli operatori si prendano cura del neonato.

Le suore che accolgono il bambino si rendono subito conto della gravità del caso. L’unica possibilità di salvezza è trasfondere nuovo sangue in sostituzione di quello – troppo – che il piccolo ha già perso. Ma lo stato di sofferenza è così avanzato che le piccole vene del bambino sono appiattite. Medici, tecnici e infermieri cercano ovunque, disperatamente, per circa 45 minuti, una vena in cui poter inserire la siringa per la trasfusione. Ma senza esito.

Intanto la situazione si aggrava ulteriormente. Non sono possibili interventi di altra natura, forse attuabili in una clinica europea o americana: ma in un centro di maternità in un Paese del continente africano altre cure non si possono attuare, per carenza di mezzi. L’unica speranza è trovare una vena. Quella vena che non si trova! Tanto che, dopo circa un’ora dall’ingresso del neonato, il medico stesso esce dalla stanza dichiarandone ormai la morte certa. «A un certo momento, poi, il bambino ha fatto un respiro profondo, come fosse l’ultimo sospiro»: così ricorda suor Adeline, ormai sicura della morte imminente del neonato.

Ma è proprio lei, suor Adeline, suora Adoratrice responsabile della maternità di Binza, che testimonia: «Sono uscita dalla sala e sono andata in casa; lì ho trovato la mia superiora, suor Antonietta Musoni (di Pozzaglio, ndr), e le ho detto: Suor Antonietta, prega, c’è un bambino che sta per morire». Accesa una lampada in cappella, davanti all’immagine del padre Fondatore, suor Adeline prega padre Spinelli: «Padre Fondatore aiutaci, aiuta questo bambino che sta per morire; io metto la mia fiducia solo in te». Ha quindi preso un’immaginetta di padre Francesco e l’ha fatta scivolare sotto il lenzuolino del bambino, steso sul lettino ormai inerme. Improvvisamente, lì dove per quasi un’ora tutti avevano cercato una vena, i testimoni dicono di aver visto apparire «come per miracolo» una grossa vena, come quella di un uomo adulto, tanto che, senza alcun problema, hanno potuto inserire l’ago per la trasfusione e, dopo 3-4 gocce di sangue, il bambino ha ripreso vita, iniziando a scalciare e a piangere. In pochi minuti il neonato si rimette completamente e, alle 13, mamma e figlio sono dimessi, sani e felici, dalla maternità. Da quel momento i genitori, consapevoli dell’evento straordinario successo al loro bambino «che era già quasi morto, ma è risuscitato», come testimonia il papà, gli cambiano il nome da Ambrozo Maria Diaz a Francesco Maria Spinelli Diaz.

45 giorni dopo la vaccinazione

 

Il processo diocesano

Subito si sparge la fama del miracolo avvenuto per intercessione del beato Spinelli, ma sarà solo sette anni dopo, nel 2014, che l’Istituto delle Suore Adoratrici chiede all’arcivescovo di Kinshasa, cardinale Laurent Monsengwo Pasinga, di istituire il processo sul caso presunto di miracolo avvenuto proprio nella sua diocesi. Dal 10 al 16 agosto 2014 a Kinshasa si celebra così il processo per la raccolta delle testimonianze in merito al presunto miracolo avvenuto per intercessione del beato Francesco Spinelli. Sono presenti il Delegato vescovile, due Notai e mons. Ennio Apeciti, che funge da Delegato di giustizia. La Postulatrice della causa di canonizzazione, suor Concetta Dipietro, segue tutte le fasi del lavoro con cura, passione e quella precisione che riesce a fondere amore e organizzazione.

Durante il processo, il piccolo Francesco Maria Spinto (per un errore di trascrizione “Spinelli” è diventato “Spinto”) viene fatto giungere in Congo dall’Angola, dove ora vive con la famiglia, per essere sottoposto ad accertamenti clinici e neurologici. Tutti gli esami compiuti certificano che non ci sono segni di sofferenza ad alcun livello; cosa veramente non spiegabile per un bambino rimasto in stato di shock per almeno tre quarti d’ora.

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La causa romana

Tutto il materiale prodotto, validamente firmato, timbrato e sigillato, è poi portato a Roma, presso la Congregazione delle Cause dei Santi, perché si apra la Causa Romana. Dopo due anni di esami, studi, documenti, firme, analisi e accertamenti, preghiere, viaggi da e per Roma, finalmente il 21 settembre 2017 la Consulta dei sette medici nominati dalla Congregazione della Causa dei Santi si pronuncia favorevolmente: la guarigione di Francesco Maria Spinelli non è scientificamente spiegabile; non solo per la gravità oggettiva del neonato ormai privo di ogni possibilità di riprendere vita, ma anche stante le oggettive criticità della situazione clinica di un centro non ospedaliero situato in un paese africano come la Repubblica Democratica del Congo.

Solo la fede, l’abbandono incondizionato e la preghiera fiduciosa hanno permesso che il Cielo, tramite l’intercessione di don Francesco Spinelli, compisse ciò che è impossibile agli uomini, ma possibile a Dio.

Passo successivo nel lungo iter verso la canonizzazione è il Congresso dei Teologi, che si celebra a Roma il 30 novembre 2017. Anche in quella sede gli esperti della Congregazione delle Cause dei Santi si esprimono unanimemente, «ravvisando nella guarigione del neonato Francesco Maria un miracolo operato da Dio per intercessione del beato Francesco Spinelli». Proprio un miracolo, il sigillo di Dio sull’opera divino-umana di un santo, che può arrivare a fare le stesse cose di Gesù (cfr Gv 14,12).