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Sinodo, dall’incontro dei referenti diocesani all’Assemblea generale della CEI in un clima di ascolto

Un clima positivo e propositivo, caratterizzato dal desiderio di raccontare e condividere la creatività dei territori, ha contraddistinto il secondo incontro dei referenti diocesani del Cammino sinodale che si è concluso domenica 15 maggio a Roma. All’appuntamento, aperto il 13 maggio, hanno preso parte 242 referenti (laici, presbiteri e diaconi, consacrate e consacrati) e 12 Vescovi delegati dalle Conferenze Episcopali Regionali. Tra loro anche i due rappresentanti della Diocesi di Cremona: il diacono permanente Walter Cipolleschi e Diana Afman, entrambi dell’équipe diocesana per il Sinodo.

La nota dominante: l’ascolto. «È questo – ha detto Mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vicepresidente CEI e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale – a dare sostanza al nostro Cammino sinodale: dobbiamo lasciarci ferire dalle domande e vedere cosa emerge dalla raccolta dei sogni e delle critiche. Siamo chiamati ad essere una Chiesa ‘camper’, che sa muoversi e accogliere, senza fissarsi sul terreno. Solo così riusciremo a essere prossimi e a camminare con i fratelli e le sorelle che ci stanno accanto».

La riflessione di questa tre giorni, che si è concentrata sulle istanze emerse dalle sintesi diocesane, proseguirà durante l’Assemblea Generale della CEI, in programma dal 23 al 27 maggio, quando i Vescovi cercheranno di focalizzare le priorità su cui continuare il secondo anno del Cammino sinodale. All’Assemblea Generale CEI saranno anche presenti due referenti diocesani per Regione, nominati dalle Conferenze Episcopali Regionali, che porteranno il loro contributo al confronto e alla condivisione. Le proposte che emergeranno saranno poi restituite ai territori a fine maggio, per un ulteriore discernimento su base regionale, e una volta recepite le eventuali integrazioni verranno consegnate ufficialmente alle Chiese locali in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale (Matera, 22-25 settembre).

«Il comandamento dell’amore, consegnato da Gesù ai discepoli proprio quando Giuda covava il tradimento – ha ricordato Mons. Castellucci – li spinge ad uscire dal loro nido e aprirsi a tutti; e romperà gli steccati al punto da rivolgersi ai pagani. Non sono i discepoli del Signore che possono rinnovarsi, ma solo la forza che proviene da lui e dal suo comandamento nuovo».

Il Cammino sinodale continuerà nell’anno pastorale 2022-2023 con la fase narrativa in cui ci sarà ancora spazio per l’ascolto e per il racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori.

Conclusa la fase narrativa, si aprirà la fase sapienziale costituita da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio.

Nel 2025 si vivrà la fase profetica che culminerà in un evento assembleare nazionale da definire insieme strada facendo. In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le Chiese in Italia saranno chiamate a riconsegnare al Popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).

 

Sinodo, a Roma il secondo incontro nazionale dei referenti diocesani. Presente anche la delegazione cremonese




La voce delle comunità, consegnato a Roma il documento di sintesi del Sinodo (video e download)

È stato inviato a Roma il documento di sintesi del cammino diocesano vissuto nei mesi scorsi nell’ambito del Sinodo sulla sinodalità, indetto da Papa Francesco per approfondire i lineamenti della Chiesa di oggi, in tutte le realtà, e leggerli nella cornice del cambiamento epocale in atto nella società. Un cammino di comunione, partecipazione e missione – come ricorda lo slogan del Sinodo 2021-2023 – che ha coinvolto l’intera Chiesa universale e dunque anche la diocesi di Cremona.

Il documento stilato dalla Diocesi di Cremona a fine aprile è stato inviato a Roma, dove nelle prime settimane di maggio sarà analizzato insieme alla documentazione giunta dalle altre parti d’Italia, con lo scopo di realizzare un ulteriore documento di sintesi di carattere nazionale da inviare alla Santa Sede.

Il documento di sintesi del cammino diocesano del Sinodo

 

Il documento diocesano si apre con una pagina introduttiva in cui viene sinteticamente ripercorso il cammino attuato e inaugurato ufficialmente nella veglia in Cattedrale del 16 ottobre 2021 nella quale, proprio valorizzando le parole chiave del Sinodo, è stato conferito anche il mandato missionario ai due laici in partenza per il Brasile come missionari “fidei donum”. In seguito nelle cinque zone pastorali una rappresentanza delle parrocchie il vescovo Napolioni ha introdotto il cammino sinodale prima di avviare un lavoro di confronto e analisi che successivamente ha coinvolto anche le parrocchie e altri gruppi ecclesiali.

«Le assemblee zonali che hanno avviato questa fase – spiega a tal proposito don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale – sono servite a chiarire le finalità di questo cammino, il senso di uno stile sinodale che si vuole imprimere sempre di più alla Chiesa. Successivamente all’incontro con il vescovo, la focalizzazione si è spostata infatti sul territorio, una sorta di proiezione del primo incontro dentro ogni consiglio pastorale, gruppo e associazione. Poi la condivisione è stata di nuovo riproposta a livello zonale coinvolgendo tutti gli operatori pastorali, impegnati sul territorio a diverso titolo. Tutti questi incontri sono stati guidati da uno schema con dieci punti, dieci temi da seguire: compagni di viaggio, ascoltare, prendere la parola, celebrare, corresponsabili nella missione, con le altre confessioni cristiane, autorità e partecipazione, discernere e decidere, formarsi alla sinodalità».

Gli incontri sono serviti a raccogliere pensieri e proposte, da cui si è partiti per stilare il documento di sintesi diocesana da inviare a Roma. Un lavoro articolato e complesso che è stato affidato all’équipe diocesana per il Sinodo, composta da Diana Afman e il diacono permanente Walter Cipolleschi, con il coordinamento di don Maccagni. A loro il compito di sintesi, attuato attraverso la predisposizione di una “griglia” che, partendo dalle richieste giunte dalla CEI, ha aiutato a suddividere argomenti, tematiche e il lavoro di riflessione e condivisione svolto sul territorio. Una prima scrematura dei 65 contributi raccolti a livello diocesano è stata affidata a dieci “lettori”, due per ciascuna zona pastorale. Da qui il lavoro di catalogazione e analisi, mettendo sul piatto della bilancia elementi qualitativi da un lato e quantitativi dall’altro: il tutto confluito in un sistema di catalogazione pensato per una consultazione e una rielaborazione che sappia andare anche al di là del cammino sinodale.

«Certamente, si poteva fare di più e meglio per cogliere un’occasione di ascolto dello Spirito, ma anche dei desideri e delle aspettative della gente. Ciò nonostante le realtà che si sono messe in gioco – e tra loro anche alcuni gruppi informali – hanno mostrato l’immagine di una Chiesa che desidera essere ascoltata, fatta di volti diversi, ma con l’entusiasmo di raccontare se stessa e di individuare sentieri e possibilità nuove per un annuncio del Vangelo rinnovato – prosegue Maccagni –. E questo non significa volere un Vangelo diverso, ma un Vangelo che risponda alle sfide che il mondo di oggi ci pone».

Dagli incontri sinodali è emersa frequentemente la necessità di promuovere e curare spazi veri di ascolto tra preti religiosi e laici, anche, in particolare, tra generazioni diverse. E non sono mancate voci che hanno “rivendicato” più attenzione ed ascolto all’interno della vita ecclesiale, chiedendo di liberarci da pregiudizi e stereotipi diffusi. «Ci sono realtà – evidenzia il vicario per la Pastorale – che chiedono maggior spazio. Come le donne, il riconoscimento della presenza femminile nella vita ecclesiale deve maturare maggiormente superando il semplice ruolo di generosa collaborazione. Non solo loro, ma anche l’attenzione agli ultimi, i poveri e gli emarginati, deve diventare una scelta della comunità cristiana sostenuta da prassi concrete».

In diverse occasioni è stata forte la richiesta di proposte formative che alimentino la fede, attingendo alle sorgenti della Parola e del Magistero. È sempre più forte anche l’esigenza di lasciarsi interrogare dai “segni dei tempi”.

Tra le richieste emerse, quella di promuovere alcune figure laicali come animatori di comunità e facilitatori di relazioni per uscire da una visione di chiesa troppo clericale. Un’ulteriore sottolineatura riguarda la promozione di una ministerialità diffusa nella comunità: non finalizzata unicamente a coprire posti per servizi ecclesiali, ma volta a rendere vivo il corpo ecclesiale, è una urgenza non più procrastinabile.

Nel cammino sinodale, più volte è stata sottolineata la centralità della famiglia, sottolineandone la fragilità, ma anche il valore e la dignità. Urgente per la famiglia, e per la Chiesa, è la necessità di ripensare alla vocazione educativa; che la fede venga proposta come vera risposta alla chiamata di una vita vera.

Tra le note dolenti quella di una scarsa partecipazione dei giovani al percorso sinodale, che ha messo sotto la lente anche un ripensamento degli itinerari di Iniziazione cristiana, la rilettura della proposta oratoriana e, più in generale, della pastorale giovanile come capacità della comunità di rivolgersi alle nuove generazioni, costituiscono ambiti che andranno riletti alla luce dei cambiamenti culturali ormai avvenuti e che obbligano ad un ripensamento della pastorale tradizionale.

«Un’esigenza da cui partire potrebbe essere la formazione, sia di sacerdoti che di laici, nel coinvolgere, nel riuscire a offrire occasioni di sincero ascolto», sottolinea ancora don Maccagni.

Tutto il materiale raccolto è stato digitalizzato, riuscendo così a mettere a disposizione anche le riflessioni e gli approfondimenti che, pur risultando non necessari per i criteri con cui stilare la sintesi diocesana, saranno comunque utili per future considerazioni pastorali a livello di Chiesa locale. In questo senso l’analisi del cammino sinodale nel suo complesso, – tra ricchezze, criticità e prospettive – e considerando anche il “di più” espresso negli incontri, sarà al centro dell’incontro che il 13 e 14 maggio al Santuario di Caravaggio i membri del Consiglio pastorale diocesano e i responsabili degli Uffici pastorali della Curia vivranno insieme al Vescovo per gettare le basi del prossimo anno pastorale.

Proprio negli stessi giorni l’équipe diocesana parteciperà a Roma a un incontro con tutti i referenti diocesani: sarà l’occasione per un primo confronto sulla sintesi italiana che a fine maggio finirà sul tavolo dei vescovi italiani, riuniti in assemblea, prima che la Chiesa italiana – come quelle di tutti gli altri Paesi – invii alla Santa Sede le proprie osservazioni.

 

 

L’argomento “Sinodo” – proprio con don Gianpaolo Maccagni e Walter Cipolleschi, è stato approfondito anche nell’ultima puntata di Chiesa di Casa, il talk di approfondimento della Diocesi di Cremona.

 

 

 

Sinodo, i Consigli Pastorale e Presbiterale in seduta straordinaria congiunta per la bozza del documento di sintesi




Sinodo, i Consigli Pastorale e Presbiterale in seduta straordinaria congiunta per la bozza del documento di sintesi

Il frutto degli incontri sinodali svolti nelle zone pastorali e all’interno di parrocchie e associazioni inizia a prendere forma. Una prima concretizzazione, infatti, è stata la stesura della bozza di “Sintesi diocesana” del cammino sinodale svolto in diocesi, che nella mattinata di sabato 23 aprile in Seminario è stata oggetto di riflessione e analisi da parte dei membri del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale, radunati in seduta straordinaria e congiunta insieme al Vescovo.

Il documento di “Sintesi diocesana” che, impostato secondo lo schema stabilito per tutte le diocesi italiane, è il frutto della lettura e della rielaborazione dei 65 contributi raccolti a livello diocesano dopo gli incontri svolti nelle zone pastorali, nelle unità pastorale e nei diversi gruppi associativi, rappresenta non tanto la somma dei verbali dei vari incontri, quanto piuttosto cerca di esprimere i frutti del processo sinodale della Chiesa cremonese.

Il compito dei “lettori”, in ciascuna delle zone pastorali, e il successivo lavoro di catalogazione, suddivisione tematica e rendicontazione da parte dell’équipe diocesana, composta da Walter Cipolleschi e Diana Afman sotto il coordinamento del vicario per la Pastorale don Gianpaolo Maccagni, ha portato a una articolata analisi, elaborata nei tempi stretti dettati dalle direttive giunte dalla Conferenze episcopale lombarda. La realizzazione di un database informatico ha permesso non solo l’organizzazione del materiale utile alla compilazione della Sintesi, ma anche la predisposizione di un luogo di archiviazione tematizzato facilmente consultabile, in particolare rispetto agli ulteriori spunti di riflessione emersi e che, che pur non inseriti nella Sintesi in quanto non strettamente a tema, potranno comunque rilevarsi determinanti in diocesi per la progettazione pastorale dei prossimi.

Dopo una introduzione che indica le tappe fondamentali della fase dell’ascolto vissuto in diocesi, i punti di svolta e soprattutto la dimensione spirituale del cammino percorso (difficoltà, soprese, ecc.) sono stati riportati nella “Sintesi diocesana” suddivisi nei dieci ambiti già utilizzati nella traccia della prima assemblea zonale: compagni di viaggio; ascoltare; prendere la parola; celebrare; corresponsabili nella missione; dialogo nella Chiesa e nella società; dialogo con le altre confessioni cristiane; autorità e partecipazione; discernere e decidere; formarsi alla sinodalità.

Dopo la presentazione delle modalità operative che hanno portato alla stesura del documento da parte del diacono Cipolleschi, il confronto assembleare ha aiutato il Vescovo in un ultimo confronto prima della stesura definitiva dal documento di “Sintesi diocesana” da inviare entro fine mese a Roma, dove i delegati di tutta Italia a metà maggio saranno chiamati a un ulteriore lavoro di sintesi e rielaborazione che porterà al documento che la Chiesa italiana presenterà alla Santa Sede dopo la discussione da parte dei vescovi italiani nella loro riunione di fine maggio.

Tra le principali criticità emerse nel confronto in Seminario c’è stata la necessità di distinguere nella Sintesi tra contributi che rispecchiano il pensiero condiviso e quelli che rendono conto di singole posizioni espresse negli incontri. Inoltre, la fisionomia tipo dei partecipanti e l’area geografica di provenienza risultano necessari a contestualizzare alcune tematiche ed espressioni. Il desiderio, inoltre, di non lasciare generici alcuni passaggi è stato dettato anche dall’assicurare una chiara interpretazione di quanto riportato, non apparso sempre così evidente senza il background garantito dalla partecipazione agli incontri sinodali.

Nodale è stata la richiesta di formulare una conclusione – parte integrante del documento di Sintesi – capace di evidenziare con chiarezza le principali linee emerse, senza tralasciare la loro contestualizzazione.

I “non detti” e le criticità emerse durante la fase di ascolto, in particolare rispetto al tema della partecipazione e delle fasce d’età rappresentate, non sono stati inseriti nel documento in quanto non richiesti e per non correre il rischio di snaturalo, ma diventeranno il punto di partenza per una ulteriore riflessione a livello diocesano, al di là del cammino sinodale.

In particolare l’analisi del cammino sinodale nel suo complesso, tra le ricchezze e le limitazione emerse, considerando anche il “di più” espresso negli incontri, sarà al centro dell’incontro che il 13 e 14 maggio al Santuario di Caravaggio i membri del Consiglio pastorale diocesano e i responsabili degli Uffici pastorali della Curia vivranno insieme al Vescovo per gettare le basi del prossimo anno pastorale.




Il cammino sinodale coinvolge anche le Caritas

All’ombra del Torrazzo anche la Caritas partecipa al cammino sinodale della Diocesi di Cremona e della Chiesa universale, incentrato su comunione, partecipazione e missione. Mercoledì, alla presenza del direttore don Pierluigi Codazzi, presso la sede della Caritas cremonese, si è svolto l’incontro sinodale alla presenza del vescovo Antonio Napolioni e con la partecipazione dei coordinatori delle “opere segno” della Caritas diocesana e dei referenti delle Caritas territoriali, sacerdoti e laici. Un momento importante che si inserisce all’interno delle iniziative per i 50 anni dalla fondazione di Caritas cremonese.

«È stata una bella occasione di incontro – è il commento dell’operatore di Alessio Antonioli, operatore del Centro d’ascolto della Caritas diocesana –: sia tra di noi, sia con il vescovo Antonio. Un momento importante di ascolto e di dialogo».

L’appuntamento ha preso spunto dal discorso di Papa Francesco ai membri della Caritas italiana nel cinquantesimo della fondazione, dalle «tre vie» – a via degli ultimi, la via del Vangelo, la via della creatività – e da alcune domande per stimolare la riflessione sinodale.

Carità, Sinodo e Chiesa come vertici di un unico triangolo. Questa è stata l’immagine suggerita dal vescovo all’inizio dell’incontro. Non si può essere Chiesa senza camminare insieme e senza essere operosi nella carità.

Sono seguiti gli interventi dei partecipanti, che hanno fatto emergere diversi temi: dalla carità come percorso di formazione professionale e umano alla carità non assistenzialista ma generativa, dall’importanza delle relazioni al sogno di una comunità che si prende cura di se stessa a partire dagli ultimi, dalla necessità di conoscersi meglio anche tra operatori della carità alle specificità della Caritas cremonese.

L’incontro sinodale si è concluso con l’intento di costruire altri momenti di condivisione sia interni a Caritas, sia con il vescovo Napolioni. «Perché tanto si gioca sulla qualità delle relazioni, anche il servizio caritativo. Che sia professionale o condotto nella gratuità di un’opera di volontariato», ha concluso Alessio Antonioli.




Lo stile di famiglia nel “motore” della comunità cristiana: si è svolto a Soresina l’incontro sinodale per gli operatori della Zona 2

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Con gli incontri svolti nella serata di venerdì 21 gennaio nelle parrocchie della Zona pastorale 2 e i laboratori che si sono tenuti a Soresina nella mattinata di sabato 22 si è avviata la seconda fase del cammino sinodale della Chiesa cremonese, che aveva visto il suo inizio nell’ottobre dello scorso anno.

Gli incontri di formazione zonale che si svolgeranno nei mesi di gennaio e febbraio anche nelle altre zone pastorali sono articolati in due momenti, per cercare di coinvolgere nel percorso di riflessione sul Sinodo un numero sempre più ampio di persone, soprattutto quelle che vivono la parrocchia nelle sue varie articolazioni. Lo scopo è quello di verificare e di arricchire l’idea di Chiesa come comunità cristiana confrontandosi con la realtà concreta e quotidiana della famiglia.

Nella serata di venerdì, dopo un momento di preghiera, è stata proposta la proiezione di un intervento registrato del vescovo di Modena – Nonantola, mons. Erio Castellucci, di una coppia di coniugi e di una coppia di fidanzati: tre contributi che hanno cercato di individuare le caratteristiche di quale Chiesa si vorrebbe essere. È seguito un rapido e concentrato scambio di opinioni sulle provocazioni fornite dal filmato, ma il lavoro di approfondimento e di proposta è stato rimandato ai laboratori di sabato mattina.

Gli incontri laboratoriali si sono tenuti a Soresina, divisi in due gruppi: uno all’oratorio Sirino, guidato da don Federico Celini, con gli operatori delle aree pastorali giovani e comunicazione e cultura, e l’altro presso la Scuola Immacolata, dove gli operatori delle aree pastorali famiglia e giovani hanno avuto la conduzione di don Francesco Fontana.

I due laboratori, dopo un momento di preghiera con letture che hanno focalizzato la riflessione sul senso della vita familiare nelle sue difficoltà, ma soprattutto sulle sue ricchezze, hanno lavorato divisi in gruppi di una dozzina di persone, unite da affinità ministeriali. I gruppi hanno dedicato un primo spazio a verificare su come lo stile di famiglia abbia ricadute positive sulla vita pastorale parrocchiale; a questo momento è seguito uno spazio di proposte concrete capaci di innervare la realtà ecclesiale.

I gruppi che si sono confrontati presso la Scuola Immacolata hanno individuato come obiettivo primario, sia pure con sfumature diverse, l’ascolto e l’accoglienza attenta di ogni persona, rivolgendo una particolare cura alla relazione anche attraverso percorsi di formazione specifici. Così, i partecipanti all’incontro all’oratorio Sirino hanno incentrato l’attenzione su diversi e approfonditi aspetti, sempre nell’intento di individuare in che cosa e come la famiglia – nella concretezza del suo vissuto, delle sue dinamiche, delle sue prospettive, delle sue potenzialità – possa rappresentare una realtà certa e dinamica a cui la Chiesa in cammino possa ispirarsi, anche e soprattutto alla luce della “Amoris Laetitia”.

Il frutto delle riflessioni sarà consegnato sia al vicario zonale sia al Vescovo: un ulteriore e prezioso contributo, anche questo, per il cammino sinodale che attende la Chiesa diocesana.




Anche gli Uffici di Curia in cammino sinodale

Nel segno della corresponsabilità, dell’ascolto, della propositività i responsabili degli uffici pastorali della Curia diocesana e i coordinatori d’Area della Diocesi si sono ritrovati nel pomeriggio di lunedì 17 gennaio presso il Centro pastorale diocesano per un momento di confronto con il vescovo Antonio Napolioni, alla presenza anche anche del vicario episcopale per la Pastorale, don Gianpaolo Maccagni.

Scopo dell’incontro, il primo dell’anno, come ha precisato don Maccagni in apertura, è stato quello di fare emergere nodi, prospettive, modalità efficaci e nuove per camminare insieme: spazio dunque al dialogo, in un clima di fraterna schiettezza.

Dopo avere ringraziato il Signore, esprimendo e condividendo «gratitudine e stupore per l‘iniziativa gratuita con cui il Signore guida la sua Chiesa», il Vescovo ha invitato a individuare con attenzione e in profondità con quali criteri i vari Uffici di Curia leggono e vivono la sinodalità, interrogandosi anche sull’orizzonte teologico, spirituale e culturale da cui essi sono guidati. E, inoltre, «quali i “perché”, le risorse nascoste, i doni non ancora espressi, non ancora, condivisi, non ancora realizzati». Ecco che l’incontro si è posto come un vero e proprio “laboratorio di discernimento”.

Ci si è quindi aperti all’ascolto dell’esperienza di tutti, incentrato sulla domanda fondamentale proposta dal Sinodo universale: «Come si realizza  oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale, quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?».

Numerosi, ricchi di analisi e suggestioni, segnati dal desiderio di un fedele e fecondo servizio alla Chiesa, i vari interventi hanno preso spunto dallo specifico sentire di ognuno, fondato su quanto vissuto “sul campo” e sempre in un’ottica di confronto costruttivo e rispettoso. In particolare, ci si è soffermati sulla necessità di “incontrarsi” per la condivisione di punti di vista e prospettive, sulla ricerca dei linguaggi e delle modalità più consone all’annuncio e alla testimonianza che la Chiesa è chiamata a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo, sull’ascolto che non può che interessare tutte le dimensioni e le prospettive del mondo contemporaneo, evitando anacronistiche, sterili e controproducenti nostalgie, sul passaggio dall’ascolto a una relazione che faccia scoprire il volto vero e bello di una Chiesa vicina.

È decisivo, in tutto questo, come ha richiamato il vescovo Napolioni, riconoscere la verità delle persone, con la visione di Chiesa che ciascuna di esse incarna, con la propria ricchezza di storia, di esperienze, di attese. In questo «il pastore non è il leader carismatico, ma colui che, in spirito sinodale, fa emergere le diversità e le ricchezze che anche tali diversità racchiudono, e le guida e le accompagna, in quella complessità dinamica che è presente in ogni organismo vivente».

Necessario e certamente fecondo, allora, sarà un accostamento e un approfondimento di quella profonda e ricca miniera che è rappresentata dal magistero di Papa Francesco: un accostamento e un approfondimento che siano scevri delle troppe semplificazioni che troppo spesso gli sono riservate: un magistero che, invece, non può che costituire un orizzonte sicuro a cui guardare, in quel cammino che la Chiesa tutta è chiamata a sperimentare con fiducia e con coraggio. Perché essa sia, sempre, luce delle genti.

L’incontro si è concluso con l’impegno di una prossima occasione più distesa nel tempo nei prossimi mesi,  per continuare la condivisione in vista anche di uno stile nuovo che dovrà vederci tutti più desiderosi di accompagnare insieme il cammino diocesano.




A “Chiesa di casa” lo stile sinodale che connette le parrocchie alla Chiesa universale

Si torna a parlare di Cammino sinodale nella puntata di questa settimana di “Chiesa di Casa”, l’approfondimento pastorale curato dall’Ufficio delle Comunicazioni sociali della diocesi. L’occasione è offerta dalla conclusione della prima fase del percorso diocesano che ha visto negli scorsi mesi la programmazione dei cinque incontri di formazione nelle zone, dove in vesxcovo ha incontrato gli operatori e i rappresentanti dei gruppi di impegno pastorale sul territorio, per avviare un dialogo sul Sinodo. Ospiti in studio, in dialogo con Riccardo Mancabelli, sono stati don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale e il clero, con il diacono Walter Cipolleschi, membro dell’équipe diocesana del Sinodo.
Anzitutto, don Maccagni ha spiegato il significato della parola “sinodo”, letteralmente “camminare insieme”: «Non è un’esperienza limitata a una gerarchia, ai pastori della Chiesa, ma il Papa vuole che il Sinodo ritorni alla sua funzione originaria: il Sinodo è infatti lo stile del popolo di Dio chiamato a un cammino nella sequela di Cristo».

Questo il focus che rende particolare la scelta di Papa Francesco di coinvolgere tutta la Chiesa in un cammino di riflessione e – soprattutto – confronto – sulla sinodalità stessa: «La sinodalità è una caratteristica della Chiesa», dice don Maccagni, caratteristica dalla quale non si può prescindere per poter affrontare le sfide dell’oggi.

Aperto per la Chiesa Universale lo scorso 10 ottobre in Vaticano dal Santo Padre, il Sinodo richiede anche alle singole diocesi un proprio contributo di discernimento. Questo l’obiettivo dei primi incontri nelle zone: «Il Sinodo non deve diventare uno slogan che, alla fine, non cambia nulla. Vogliamo già sperimentarlo», continua don Maccagni, aggiungendo che tutte le figure che fanno parte di una comunità cristiana sono state chiamate in causa; tutte insieme, hanno riflettuto sulla visione di Chiesa che già ora si sta vivendo.

Rispetto ai prossimi passi del cammino sinodale, il diacono Cipolleschi si è concentrato sul ruolo delle singole realtà locali, sottolineando il desiderio che «le parrocchie possano vivere al proprio interno il messaggio del Sinodo e – aggiunge – ogni parrocchia è chiamata ad essere creativa» perché ognuna di esse ha particolarità che possono generare arricchimento. Inoltre, Cipolleschi ha rimarcato che in queste comunità parrocchiali sono inclusi tanto i più partecipi, quanto i più defilati, perché il Sinodo permette, anzi richiede, che tutti abbiano una propria voce.

Dunque, un coinvolgimento della comunità in senso ampio, ma, secondo don Maccagni, la comunione va vissuta per ciò che è, un dono dall’alto: «Grazie al Battesimo siamo figli di Dio chiamati a un cammino di fraternità». Per questo, una parte fondamentale del lavoro del Sinodo riguarderà la riscoperta della sorgente da cui nasce questa comunione. Ne consegue un invito alla partecipazione, perché «nessuno è utente, ma tutti sono chiamati a vivere il dono ricevuto». Responsabilità personale e insieme un’occasione di vivere la fraternità, attraverso la sequela di Gesù: «Noi ci ascoltiamo non per capire chi ha ragione, ma per aiutarci a capire cosa ci sta chiedendo il Signore».

Gli incontri zonali riprenderanno a gennaio, per una seconda fase che sarà rivolta alle realtà locali. Perciò, il dialogo in studio si è concluso con  un augurio di buon proseguimento di questo cammino, che è solo al suo inizio.


Questo il calendario della seconda fase di incontri

    • Zona 2:    21/22 gennaio
    • Zone  4 e 5:    28/29 gennaio
    • Zona 1:     18/19 febbraio
    • Zona 3:     25/26 febbraio

Questi incontri si svolgeranno in due fasi:

  • venerdì sera – Incontro soltanto in modalità online da vivere nella propria parrocchia o in unità pastorale con la proiezione di un intervento di monsignor Erio Castellucci vescovo di Modena-Carpi e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana e la testimonianza di alcune coppie di sposi che racconteranno come a partire dalla propria esperienza famigliare sognano una Chiesa che si rinnova, a cui seguirà un momento di reazioni e confronto
  • sabato – Dopo un momento assembleare di preghiera in stile famigliare, laboratori in presenza in due sedi distinte, una dedicata agli operatori dell’area “In ascolto dei giovani” e una per tutti gli altri, coordinati da un moderatore che avrà il compito di guidare il lavoro e di sintetizzare i vari contributi



Sinodo, incontro in Zona 5: «È Gesù la “dinamite” che cambia le cose e ci salva dal buio»

È una Chiesa in cammino quella che si è incontrata venerdì sera presso il Centro Parrocchiale di Rivarolo Mantovano, per il primo incontro di formazione per il cammino sinodale della zona 5.

Alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, anche gli operatori pastorali e i rappresentanti delle comunità del territorio, come precedentemente le altre zone, si sono ritrovati a riflettere sul senso dell’essere Chiesa oggi.

Dopo aver ascoltato la cantata sacra “Letizia d’amore, stelle e precipizio”, composta da Federico Mantovani su testo poetico di Davide Rondoni ispirato all’esortazione apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia”, l’assemblea riunita ha riflettuto insieme al Vescovo sul momento storico attuale e sulle prospettive di cambiamento che si aprono: «Abbiamo percepito la gravità del momento in cui viviamo – ha detto Mons. Napolioni – Quante volte lo Spirito, però, ha determinato una nuova nascita».

E, ricordando la figura del cardinal Martini, ha proseguito riflettendo su come «la Chiesa si è come seduta nell’epoca della cristianità e deve ora ri-imparare a dialogare con il mondo per essere sacramento».

Il riferimento è al Concilio Vaticano II, da Papa Giovanni XXIII a Papa Paolo VI, e ai documenti di Lumen Gentium, Sacrosanctum Concilium, Ecclesiam Suam. «Prima di metterci in cammino insieme, dovremmo riconoscere che siamo stati salvati dal caos del buio». E ha concluso esortando i presenti: «Dobbiamo essere più vicini alla gente che si sente schiava, lontano dai moralismi. La gente vuole la “dinamite” che cambia le cose e questa “dinamite” si chiama Gesù».

La riflessione è proseguita sabato mattina con dei lavori di gruppo preceduti da un momento di preghiera comunitaria.




Sinodo, a Sospiro l’incontro della Zona pastorale 4

«Una esperienza di Chiesa, intensa e profonda: abbiamo davvero iniziato un cammino, ringrazio il Signore per questa opportunità e provo una sincera gratitudine per tutti quanti hanno collaborato. Mi sto accorgendo di quanti “doni” abbiamo nelle nostre comunità… Il mio cuore è nella gioia, per tutto»: così si è espressa, al termine degli incontri, una partecipante all’assemblea sinodale della Zona pastorale IV che si è tenuta a Sospiro la sera di venerdì 26 e la mattina di sabato 27 novembre.

Il primo momento ha avuto luogo nel locale Teatro, messo a disposizione della Amministrazione comunale, alla presenza di una numerosa e motivata rappresentanza dei Consigli pastorali parrocchiali o delle unità pastorali della zona che si è raccolta intorno al Vescovo per iniziare in spirito di comunione e di partecipata ecclesialità il cammino sinodale indetto da Papa Francesco.

L’incontro è stato introdotto dalla preghiera e da un intenso raccoglimento, sostenuti dall’ascolto di parti della cantata sacra sull’Amoris Laetitia, musicata dal conterraneo maestro Federico Mantovani su testi di Davide Rondoni e solennemente eseguita in Cattedrale prima dell’avvento della pandemia dal Coro polifonico cremonese: una rinnovata emozione e ancora e sempre un vero godimento estetico e spirituale.

Quindi mons. Napolioni ha ripercorso le motivazione e le ragioni più vere e più profonde del cammino che tutta la Chiesa è invitata a percorrere in chiave sinodale, nella crescita della capacità di ascolto e di accompagnamento delle persone e delle comunità che Dio mette sul percorso di vita di ciascuno e delle comunità: un “esodo”, una uscita da non temere, rifuggendo dalla tentazione della chiusura, della esclusione e della esclusività. Insieme, «camminiamo perché siamo un popolo di popoli, viviamo l’unità e la pluralità della Chiesa, vivificata dalla immancabile presenza del Signore, che parla ad ogni uomo e a ogni tempo».  Allora, ha sollecitato a riflettere il Vescovo, «come stiamo camminando insieme e come possiamo camminare meglio insieme, riscoprendo le tre vie del rinnovamento della coscienza, dell’assunzione di responsabilità, della dimensione apostolica e missionaria del dialogo».

I temi fondativi del Sinodo («non per redigere documenti finali, ma per innestare processi») sono stati ripresi e ulteriormente approfonditi dal Vescovo nell’incontro di sabato mattina nell’oratorio di Sospiro, a partire soprattutto dalla Parola di Dio e su essa fondati, dando poi largo spazio alla condivisione a gruppi – libera, ricca, fertile – , in cui evidente e motivata è stata l’adesione a quanto la Chiesa sta invitando a vivere, nel desiderio genuino di contribuirvi al meglio, senza paura, perché sostenuta dall’opera incessante dello Spirito Santo.

Proficui, anche per una fraternità fra i partecipanti, sono risultati pure la cena serale, e il break mattutino, sempre vissuti nel rigoroso rispetto delle vigenti norme anticovid.

Un primo incontro, questo, a livello zonale, che ovviamente ora continua nella riproposizione nei Consigli pastorali, nonché per tutto ciò che nei prossimi anni si sarà chiamati a recepire, ascoltare, testimoniare.

Venerdì 3 e sabato 4 dicembre l’ultimo appuntamento zonale coinvolgerà a Rivarolo Mantovano le comunità del Casalasco-Mantovano. Solo la prima parte di un cammino che, all’inizio del nuovo anno, vedrà le comunità ritrovarsi ancora a ragionare e riflettere insieme




Nuova tappa del cammino sinodale: ascolto e confronto all’ombra del Torrazzo

Nella serata di venerdì 19 e nella mattinata di sabato 20 novembre presso la parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio, nella periferia della città di Cremona, si è svolta la prima riunione sinodale della zona pastorale 3. La struttura della due giorni è stata quella già rodata nei due incontri precedenti di Mozzanica, per la zona 1, e di Soresina, per la zona 2.

L’assemblea riunita ha avuto modo di esprimersi attraverso l’utilizzo di diversi linguaggi e partendo da spunti di diversa portata, da quello musicale a quello più classicamente dialogato, fino a quello illustrativo.

Dallo spunto musicale l’assemblea ha raccolto spunti di tenerezza, di una presenza altra da sé che non trova il suo fondamento nell’egoismo, ma nella relazione che è coralità, presenza di chi ti conduce con amorevolezza, lascandoti sempre libero di poter orientare il cammino ma che non ti lascia solo; è, quindi, libertà che non prevarica, che sa captare le esigenze, le sa accogliere e le sa accompagnare. Si può ricavare l’immagine di un “io” che in sé ha la sua struttura, ma che vive orientato all’altro in un rapporto che vive del rapporto che il Signore ha con ogni uomo.

Attraverso il linguaggio dell’immagine l’assemblea divisa in piccoli gruppi ha avuto la possibilità di esprimere quale sia la percezione di Chiesa che attualmente viene percepita o, anche, in quale modo venga vissuto il rapporto dei cristiani stessi con la Chiesa. Dopo un rapido momento per la produzione di uno schizzo durante il dialogo all’interno del gruppo, il vescovo Antonio ha riletto le immagini che sono state prodotte condividendole con l’intera assemblea. Nonostante il poco tempo a disposizione, le immagini hanno espresso stili molto diversi e anche visioni di Chiesa e appartenenza ad essa molto diverse. Infatti, spesso è stata rappresentata attraverso l’edifico chiesa caratterizzato talvolta da un’apertura volta all’incontro con l’altro e alla testimonianza, talvolta da una chiusura in se stessa da alti recinti o gruppi chiusi, esclusivi. Eloquenti e che aprono a molti interrogativi sono stati anche le rappresentazioni della vecchia stampella, del bambino incatenato a una grossa palla interpretabile come il mondo, o dall’ambulanza che si dirige verso una fitta nebbia oltre la quale si trova la croce del Signore Gesù.

Il dialogo all’interno dei gruppi di confronto è stato guidato prima dal testo biblico di Giosuè e poi dai dieci nuclei tematici nei quali verrà suddivisa la discussione sinodale. Dal confronto nei gruppi emerge come il cambiamento possa fare paura, ma che, allo stesso tempo, la storia della salvezza dipenda anche dalle scelte di ognuno, in quanto assume le tante facce che incontriamo e che non sempre siamo in grado di apprezzare. Quindi il desiderio di un rinnovato affidamento allo Spirito per affidare il proprio agire e la Chiesa al Signore, da cui viene l’agire di ognuno che è chiamato a operare per quello che è, dove si trova. Così nasce e si rinsalda la spinta verso un incontro anche nei confronti di chi è vicino ma che, a volte non conosciamo, capaci di ascolto, approfondimento e di approvvigionamento alla sorgente. Un ascolto che deve essere attento, capace di incontrare tutti, anche con linguaggi diversi da quelli a cui siamo abituati “da sempre” e che porti a una partecipazione attiva, una testimonianza incarnata. Tutto questo non può essere Chiesa se, però, si trascura il fatto che la diversità e anche la possibile contraddittorietà di questi aspetti ha un punto di unione al suo vertice che è Gesù Cristo.

L’ascolto diventa quella dimensione che ogni cristiano, ogni uomo, deve recuperare. È un metodo, ma anche la nostra identità, è cura di un corpo, di una Persona con cui si cammina e si vive.

Per esercitare questo ascolto, due sono gli appuntamenti che coinvolgeranno ogni parrocchia o unità pastorale entro febbraio 2022. Un primo momento da vivere in stile sinodale all’interno del consiglio pastorale o di un gruppo parrocchiale e un secondo più di frontiera, che rappresenti un aspetto non ordinario della parrocchia in cui ci si possa confrontare su almeno uno dei dieci nuclei tematici proposti.

Un’ulteriore anticipazione rivolta dal vescovo alla città è stato il pensiero alla visita pastorale che dal prossimo gennaio ne coinvolgerà in modo particolare parrocchie e unità pastorali. Il compito affidato dal vescovo ai presenti e alle loro comunità è quello di iniziare a ripensarsi per poter diventare una Chiesa di città. Una Chiesa che possa riunire i diversi “tipi” presenti sul territorio, individuati in cinque categorie: le parrocchie, i movimenti e le associazioni, i religiosi, il vescovo e le organizzazioni diocesane e i singoli, affinché possano guardare insieme al futuro senza trascurare nessun pezzo di vita pensando che se ne occupi qualcun altro. L’invito che ne nasce è quello di ritrovarsi, terminata la visita pastorale in tutta la città, per condividere questi pensieri e iniziare a intuire un percorso da seguire per vivere sempre meglio la comunione e la missione.

Gli incontri zonali del Sinodo guidati dal vescovo proseguono venerdì 26 novembre e sabato 27 a Sospiro per la Zona pastorale 3.