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Giornate della carità, sabato appuntamento a Mozzanica e Casaletto

A caratterizzare tradizionalmente la “Settimana della carità” è il convegno delle Caritas parrocchiali che quest’anno, invece, lascia spazio alla “Giornata della carità”. Promossa dall’Area pastorale Diaconia “Nel mondo con lo stile del servizio” (che coordina gli uffici Caritas, Pastorale della Salute, Pastorale Sociale, Missioni e Migrantes), si svolgerà nelle cinque zone pastorali a scavalco della festa patronale di sant’Omobono coinvolgendo tutti gli operatori pastorali e i volontari che in qualche modo intercettano le tante fragilità presenti nelle comunità: poveri, malati, anziani soli, immigrati e emarginati.

«L’idea di una Giornata zonale della carità all’interno della Settimana della Carità – spiega don Maurizio Lucini, coordinatore dell’Area Diaconia – nasce dal desiderio di tanti laici di potersi incontrare per poter dedicare tempo alla condivisione delle singole esperienze, all’elaborazione di percorsi comuni e alla reciproca conoscenza».

«Inoltre – afferma ancora il sacerdote – è stata espressa, in varie circostanze, la necessità di una formazione più “globale”, che superi la materia specifica di ogni settore pastorale e sia più trasversale tra le diverse competenze. Ad esempio un volontario caritas non può accontentarsi della semplice distribuzione dei pacchi, ma dovrà essere capace di cogliere anche eventuali domande spirituali e di accoglienza. In parecchi laici è oramai chiaro che la “carità” è qualcosa di molto più complesso. Non basta essere semplici volontari o prestatori d’opera: alle comunità cristiane è chiesto di diventare sempre più “grembo accogliente” capace di custodire le parti più deboli e fragili».

Le parole del Papa, pronunciate nell’udienza generale del 10 ottobre, incoraggiano a perseguire l’obiettivo di un lavoro comune fra le diverse sfaccettature della carità: “Un bimbo malato è come ogni bisognoso della terra, come un anziano che necessita di assistenza, come tanti poveri che stentano a tirare avanti: colui, colei che si presenta come un problema, in realtà è un dono di Dio che può tirarmi fuori dall’egocentrismo e farmi crescere nell’amore. La vita vulnerabile ci indica la via di uscita, la via per salvarci da un’esistenza ripiegata su sé stessa e scoprire la gioia dell’amore”.

 

Date e luoghi degli incontri:

  • 10 novembre: zona 3, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona
  • 11 novembre: zona 4, presso l’oratorio di Sospiro
  • 17 novembre: zona 1, presso l’oratorio di Mozzanica
  • 17 novembre: zona 5, presso l’oratorio di Casaletto

Le Giornate inizieranno alle 9.30 e si concluderanno per le 16 (ciascuna zona darà indicazioni per il pranzo).

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Trent’anni di accoglienza vissuta nella “Casa” voluta dal vescovo Assi a Cremona

È stata una serata di ricordi e riconoscenza quella di venerdì 9 novembre al Centro pastorale diocesano, con tutti i protagonisti della “Casa dell’accoglienza”, un’avventura che ha segnato la vita della città e della Diocesi di Cremona. A 30 anni dall’inaugurazione, la Casa è stata richiamo, profezia e operosa testimonianza di come la fede cristiana sappia incidere nella storia: questo fu il sogno di mons. Enrico Assi, che con determinazione la volle come cuore pulsante della carità, sulle orme del “padre dei poveri” Omobono.

La famiglia della “Casa dell’accoglienza, da 21 anni guidata da don Antonio Pezzetti, è stata accolta dal festoso ritmo delle percussioni di un gruppo di ospiti africani. Un inizio frizzante che ha subito sciolto in informale amicizia l’atmosfera “solenne” della ricorrenza, coinvolgendo volontari laici e autorità politiche, sacerdoti e benefattori. Un simpatico portachiavi recante il sigillo del trentennale – realizzato in cuoio nei laboratori di una delle opere-segno promosse dalla carità della Diocesi –  è stato donato ai presenti.

La serata si è aperta con il saluto e la gratitudine del Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, che ha ricordato come la ricchezza di una città si misuri nella sua capacità di “andare verso” i bisogni e le persone, riconoscendo alla “Casa dell’accoglienza” un ruolo decisivo nella storia e nell’evoluzione della città capoluogo.

Alessio Antonioli, moderatore dei diversi interventi in programma, ha quindi introdotto la testimonianza di mons. Giosuè Regonesi, cui all’epoca il vescovo Assi affidò la progettazione del recupero architettonico e funzionale dello stabile , già “Collegio Sfondrati”. La prima casa di accoglienza in Italia diede corpo all’intuizione ambiziosa del Vescovo milanese, accolta e sostenuta dalla generosa umanità delle comunità cristiane, pur tra prove e difficoltà.

All’Arcivescovo di Ferrara – Comacchio mons. Gian Carlo Perego, che da sacerdote nella Casa operò come responsabile, è stata affidata la più importante relazione. Una vasta e documentata panoramica dell’evoluzione legislativa cui la struttura voluta dalla Diocesi, nei decenni, cercò di dare concreta risposta, soprattutto affrontandone i limiti evidenti e le ombre. Con la precisione e la competenza che mons. Perego ha consolidato nel suo precedente servizio alla Caritas Nazionale e presso la Fondazione Migrantes della CEI, l’intervento ha sottolineato come l’accompagnamento delle dolorose situazioni di fragilità sociale, negli anni acuitesi nei fenomeni migratori, ha consentito a migliaia di persone di uscire dalla clandestinità. Nelle ambiguità di sanatorie e di “pacchetti sicurezza” emanati dai diversi governi italiani succedutisi nei anni, “l’attività della Casa dell’accoglienza ha saputo incarnare i principi di uguaglianza e di fraternità” – ha sostenuto il relatore – sconfessando, numeri alla mano, i proclami elettoralistici e le strumentalizzazioni faziose.

Impressionanti i dati, nella loro verità: a Cremona oggi gli immigrati sono il 15,1% della popolazione, ma metà sono cittadini europei, come lo sono i cremonesi. Rispetto all’anno precedente, ad oggi, sono cresciuti solo di 300 unità in tutta la città. In Italia nel 2000 i musulmani erano il 44% degli immigrati, oggi sono il 28%, mentre la propaganda parla di invasione…

Don Antonio Pezzetti, attuale direttore della “Casa dell’accoglienza”, ha poi raccontato il proficuo e silenzioso lavoro che insieme a tante realtà associative del territorio ha consentito a uomini e donne di altre culture e religioni di integrarsi e operare in vista di acquisire stabilità e lavoro. Un video volti e storie concrete di accoglienza e accompagnamento ha dato voce alla prossimità.

Al Vescovo Napolioni il compito di concludere l’intensa serata: “Vorrei che non ci fosse una casa dell’accoglienza, ma che tutta la nostra Chiesa fosse accoglienza – ha esordito – aiutatemi a custodire questa grande tradizione della Chiesa cremonese”.

Un grazie sincero al termine è stato rivolto agli ex-Direttori della struttura diocesana, ai tanti volontari e realtà caritative che fino ad oggi vi hanno speso energie e risorse, alle Istituzioni civili che ne hanno riconosciuto la lungimirante visione.




Da 30 anni a Cremona una casa per l’accoglienza

Un particolare anniversario caratterizza la Settimana della Carità 2018: i 30 anni della Casa dell’Accoglienza di Cremona. Di questo si parlerà nella serata di venerdì 9 novembre (ore 20.30) presso il Centro pastorale diocesano di Cremona. Interverranno don Giosuè Regonesi, che ne fu il primo direttore, e mons. Gian Carlo Perego, oggi arcivescovo di Ferrara-Comacchio e già direttore della Caritas diocesana. Presente anche il vescovo di Cremona Antonio Napolioni e don Antonio Pezzetti, arrivato alla Casa dell’Accoglienza nel 1994 e dal 1997 direttore di Caritas Cremonese.

Tutti gli appuntamenti della Settimana della Carità:

  • 3 novembre, ore 16.30 a Cascina Moreni (Cremona): incontro di confronto e ascolto tra giovani in merito a esperienze di servizio, mondialità e missione, nell’anniversario di morte di Fabio Moreni Leggi per saperne di più
  • 6 novembre, ore 18 ex chiesa del Foppone (Cremona): firma del protocollo d’intesa tra Comune e Associazione No Spreco Leggi per saperne di più
  • 9 novembre, ore 20.30 Centro pastorale (Cremona): i 30 anni della Casa dell’Accoglienza
  • 10, 11, 17, 18 novembre, ore 9.30 nelle 5 Zone pastorali: le Giornata della carità Leggi per saperne di più
  • 13 novembre, ore 10: in Cattedrale l’omaggio dei Ceri e, a seguire, la solenne Messa pontificale nella festa patronale

 

L’origine della struttura

Era il 12 novembre 1988 quando il vescovo Enrico Assi inaugurava a Cremona la «Casa dell’Accoglienza», quale «segno di comunione e luogo di crescita sulle strade della santità». Una struttura che ancora oggi è considerata il simbolo dell’impegno caritativo della Chiesa cremonese. «Il vescovo Assi – ricorda don Pezzetti – ebbe l’idea di creare un segno concreto di accoglienza. Non per demandare il problema a una sola realtà, quanto piuttosto per fare in modo che questo valore fosse sempre tenuto presente nelle nostre comunità. Una esigenza che è sicuramente ancora attuale!». «Per la collocazione – spiega ancora il sacerdote – fu scelta la grande struttura che ospitava il collegio Sfondrati che, dopo una aver vissuto una prestigiosa storia, a metà degli anni Ottanta iniziava ad avere numeri molto esigui. Nacque così la Casa dell’Accoglienza di Cremona, allora gestita in modo autonomo rispetto all’Ufficio Caritas».

 

Una Casa per tutti

Una casa con le porte sempre aperte ai diversi tipi di accoglienza. Tante le forme di ospitalità garantite, anche se certamente la maggiore visibilità è per l’accoglienza offerta di fronte a grandi fenomeni migratori: inizialmente dall’Africa, poi da Albania, Romania e Kosovo; negli anni 2000 i minori non accompagnati e attualmente i migranti dal Nord Africa (780 le persone passate dalle varie strutture). Così da sempre ci sono posti disponibili per fronteggiare situazioni di pronta emergenza, il «rifugio notturno» per dare ospitalità ai senza tetto nei periodi più freddi dell’inverno. C’è un letto per singoli e famiglie sfrattati, ma anche per i lavoratori o gli studenti provenienti da altre zone d’Italia, o persone costrette a risiedere in città per seguire i propri cari ricoverati in ospedale. Nella casa non manca la mensa (aperta anche agli esterni) e uno spazio dedicato agli anziani, che da 30 anni qui si ritrovano tre giorni a settimana per vivere un pomeriggio di «normalità» insieme. Da segnalare anche la presenza di alcuni sacerdoti residenti e di alcune religiose: dopo le Adoratrici oggi collaborano le Suore Catechiste di S. Anna. Una struttura che è quasi un «condominio» della carità. Qui trovano spazio gli uffici Caritas, il centro d’ascolto, l’ambulatorio infermieristico e le Cucine benefiche della S. Vincenzo de’ Paoli.

 

Tra professionalità e volontariato

Casa dell’Accoglienza può vantare tanti volontari che operano in sinergia con il centinaio di dipendenti della Cooperativa Servizi per l’accoglienza che, coordinati da Cristiano Beltrami – da sempre braccio destro di don Pezzetti –, lavorano nelle diverse “opere segno” della Caritas: dalla Casa dell’Accoglienza di Casalmaggiore alle comunità di Marzalengo, Cortetano, San Savino. Ve n’è una anche a Cremona, insieme alla «Casa della speranza» per malati di Aids: la recente «Casa di Nostra Signora» tutta declinata al femminile, che ha permesso di risolvere il problema della convivenza promiscua a Casa Accoglienza.




Il 6 novembre la firma del protocollo d’intesa tra No Spreco e il Comune di Cremona

A un anno della fondazione dell’associazione di promozione sociale “No Spreco”, in occasione della festa patronale di sant’Omobono, sarà sottoscritto il protocollo d’intesa tra il Comune di Cremona e la suddetta Associazione. L’evento pubblico, che si inserisce nel contesto della Settimana della Carità, si svolgerà nel pomeriggio di martedì 6 novembre, alle 18, nell’ex chiesa del Foppone, in via S. Antonio del Fuoco 6, a Cremona.

Il protocollo sarà firmato dal sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e da Cristiano Beltrami, presidente dell’associazione “No Spreco” e vicedirettore di Caritas Cremona.

Interverranno anche il vescovo Antonio Napolioni, con una riflessione su “Sant’Omobono, un inizio di Welfare cremonese”, e il direttore di Caritas Cremonese don Antonio Pezzetti su “Il ruolo della Caritas Cremonese nella lotta alla povertà, ‘dare da mangiare’ come prima esigenza”.

Per il Comune di Cremona interverranno anche gli assessori Alessia Manfredini (Progetto UrbanWins: nuovi stili di vita e lotta agli sprechi) e Rosita Viola (Condivisione e corresponsabilità Welfare tra Pubblica amministrazione, Terzo settore, cittadini).

Porteranno il loro saluto anche Luciano Gualzetti (delegato Caritas Lombardia), Cesare Macconi (presidente della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona), Vittoriano Zanolli (direttore quotidiano La Provincia), Elisa Loffi e Corrado Boni (Coop Cremona e Lombardia).

A Diana J. Afman (amministratore delegato Smart City Center) il compito di presentare l’app SprecoSmart.

La conclusione della tavola rotonda è prevista per le 19.30 con un rinfresco offerto a tutti i partecipanti.

La sottoscrizione del protocollo d’intesa vuole anche essere un breve momento di confronto tra rappresentanti della Caritas Cremonese, del Terzo settore e del mondo politico, finalizzato alla valutazione di modalità e opportunità di collaborazione.

Il progetto “No Spreco” non sarebbe potuto partire senza il sostegno della legge Gadda, grazie alla quale il quadro normativo italiano che disciplina il processo di recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari è stato semplificato e aggiornato.

Per poter perseguire al meglio gli scopi prefissati all’interno del progetto “No Spreco”, l’associazione si è voluta dotare non solo di un mezzo di trasporto ecologico e smart (una e-bike Cargo), ma anche di uno strumento innovativo, l’app SprecoSmart, di cui sarà presentata un’anteprima in occasione della sottoscrizione del protocollo d’intesa. Si tratta di un vero e proprio attivatore di nuovi stili di vita, orientati alla riduzione degli sprechi e alla promozione dell’economia circolare a livello locale.

 

Tutti gli appuntamenti della Settimana della Carità:

  • 3 novembre, ore 16.30 a Cascina Moreni (Cremona): incontro di confronto e ascolto tra giovani in merito a esperienze di servizio, mondialità e missione, nell’anniversario di morte di Fabio Moreni Leggi per saperne di più
  • 6 novembre, ore 18 ex chiesa del Foppone (Cremona): firma del protocollo d’intesa tra Comune e Associazione No Spreco
  • 9 novembre, ore 20.30 Centro pastorale (Cremona): i 30 anni della Casa dell’Accoglienza Leggi per saperne di più
  • 10, 11, 17, 18 novembre, ore 9.30 nelle 5 Zone pastorali: le Giornata della carità Leggi per saperne di più
  • 13 novembre, ore 10: in Cattedrale l’omaggio dei Ceri e, a seguire, la solenne Messa pontificale nella festa patronale



Il futuro della Chiesa nella missione dei giovani

“Da mille strade” gruppi di giovani cremonesi hanno lasciato le loro case e le loro parrocchie per affrontare esperienze di missione ed ora – tornati – portano la loro testimonianza nella giornata che significativamente apre la Settimana della Carità diocesana.

Giovani e missione dunque è il tema della giornata che si è svolta sabato 3 novembre presso Cascina Moreni, dove sette gruppi di giovani hanno raccontato, attraverso linguaggi creativi diversi, utilizzando parole ed immagini, le loro esperienze missionarie svolte durante l’estate.

«Non vi dico bravi – li ha salutati il Vescovo Napolioni dopo aver seguito con attenzione le testimonianze – ma dico che siete quelli fortunati. E ora: lascia o raddoppia? Raddoppia… perché una tantum fa turismo, mentre se è scelta di vita, allora la vostra esperienza cambia voi, cambia la Chiesa e cambia il mondo. Così – ha aggiunto – la Chiesa può rinascere dai giovani».

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L’evento, come ha sottolineato nella sua introduzione il presidente della Federazione Oratori Cremonesi don Paolo Arienti, si è svolto in un luogo che ricorda la figura di Fabio Moreni, di cui quest’anno ricorre il 25° dell’uccisione, e che rappresenta una figura di giovane che non ha esitato a mettersi sulla strada della carità per andare incontro al prossimo bisognoso. Il suo esempio è stato ricordato, in una sala gremita, da Gianluca Arata e da Giancarlo Rovati, vice presidente e presidente della Fondazione Moreni. Oltre al ricordo commosso di chi lo ha conosciuto, è stato un video a ricordare la testimonianza del giovane cremonese assassinato mentre partecipava ad un convoglio umanitario nell’ex Jugoslavia in guerra.

Dopo questa introduzione la parola è passata ai ragazzi. Il gruppo di giovani che con don Davide Ferretti ha prestato servizio presso la missione di don Emilio Bellandi a Salvador de Bahia in Brasile ha raccontato la difficile realtà di una favela, luogo di povertà, violenza e dipendenze, ma anche dalla grande capacità di accoglienza. Il gruppo dell’oratorio del Sacro Cuore di Calcio ha parlato dell’esperienza di fede e di condivisione vissuta in Tanzania presso una scuola e un orfanatrofio delle suore passioniste. Gli scout del clan Agesci di Viadana hanno invece condiviso l’esperienza di servizio a Ventimiglia, sul confine tra Italia e Francia, dove i migranti attendono sperando la possibilità di continuare il loro viaggio e dove i ragazzi cremonesi hanno raccontato di aver toccato con mano la complessità del fenomeno migratorio, che – hanno imparato – «non è fatto di numeri ma di persone con una storia da raccontare».

L’associazione Drum Bun ha poi illustrato le attività di animazione e lavoro di 25 anni di viaggi tra Romani, Albania e Calabria; il gruppo della sottosezione di Cremona dell’Unitalsi ha rappresentato con un breve pezzo teatrale la ricchezza dell’esperienza vissuta con i malati nel pellegrinaggio a Lourdes; il viaggio si è concluso poi in Africa con le esperienze dei giovani di Castelleone in Mozambico e Kenya e con quella animata dalle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda in Senegal.

Esperienze che hanno permesso di «lasciarsi spostare» dalle aspettative e dai pregiudizi con cui si parte e che cadono al contatto con la realtà degli incontri. Nel maxi schermo, mentre i ragazzi parlano, scorrono le immagini di volti: sono i bambini, le famiglie, i poveri e i missionari che hanno condiviso una parte della propria esperienza. Sono soprattutto questi incontri, queste nuove relazioni ad aver lasciato un segno nelle vite dei ragazzi. Come ha sottolineato, prima della chiusura della giornata, il biblista Luca Moscatelli, che ha proposto una sua riflessione raccogliendo le suggestioni emerse dalle testimonianze, e ponendole a confronto con il Vangelo.

«Gesù coglie un segreto – ha detto – incontrando beati e beate lungo il suo cammino. In fila con loro al fiume Giordano, ne ha condiviso l’esodo, la ricerca di rinascita». Così, ha continuato perlando del discorso delle Beatitudini «Gesù parla dei poveri che non si sentivano schiacciati dalla povertà ma che si sentivano figli di re e afflitti che pur piangendo non perdevano la speranza. Li ha incontrati e ha capito il loro segreto, che lui chiamava Padre».

Così, come i giovani si sono liberati da pregiudizi, paure e dalla comodità del proprio quotidiano per incontrare i poveri del mondo, così «per capire come vivevano gli altri, anche i peccatori.. per capire cosa vuol dire desiderare essere liberati dal male Gesù ha guardare e condividere le esperienze delle persone che incontrava. Gesù – osserva – trova Dio nelle esperienze di incontro».

Tra le suggestioni raccolte dal biblista non manca un richiamo alla figura di Fabio Moreni ed in particolare a ciò che di lui – nel video proiettato – diceva la madre: «Voleva veder gli altri contenti, anche se gli dicevano che era uno sciocco. E gli veniva facile essere generoso. Ecco il segreto – ha concluso Moscatelli – è la grazia di Dio. Quando vedrete una persona così, vedete una persona plasmata dalla grazia di Dio».

 

 

 




“Da mille strade. Quando i giovani sanno rispondere e partire”: il 3 novembre condivisione delle esperienze giovanili di servizio

Novembre è per tradizione il mese che la Diocesi dedica alla carità: quella di Omobono e dei Santi della chiesa cremonese; quella pratica delle famiglie e del buon vicinato; quella strutturata delle Opere segno; quella che sa anche partire, uscire, andare, per toccare con mano e farsi toccare. A 20 anni dalla morte di Fabio Moreni, il giovane cremonese rimasto ucciso nella ex Jugoslavia mentre partecipava ad un convoglio umanitario, nasce l’idea di un ritrovarsi giovanile per mettere a tema proprio le esperienze che nel tessuto vivo della diocesi parlano di servizio, carità, mondialità, missione.

Molto semplicemente l’invito è a ritrovarsi come giovani della diocesi di Cremona che hanno vissuto esperienze soprattutto nel periodo estivo; impegnarsi a raccontarle per cogliere la fecondità dello Spirito che utilizza linguaggi e forme differenti; farsi aiutare a rileggere il filo rosso della carità da un intervento culturale, curato dal biblista Luca Moscatelli, di Milano.

L’appuntamento è nel pomeriggio di sabato 3 novembre, dalle 16, presso la Cascina Moreni di Cremona (via Pennelli 1).

Locandina

 

Fabio Moreni nasce a Cremona il 12 maggio 1954. Dopo una brillante carriera scolastica – si diploma in soli quattro anni presso il liceo scientifico a Cremona e si laurea a pieni voti in ingegneria informatica presso l’Università Normale di Pisa – , si occupa a tempo pieno dell’azienda paterna. La sua vita è caratterizzata da un cammino di fede che lo smuove fino a spingerlo in Bosnia, allora segnata dalla guerra, come volontario, percorrendo un paio di volte al mese tra le 20 e le 25 ore di tragitto, pur di portare personalmente alla povera gente viveri, indumenti e medicinali. E’ morto a 39 anni, il 29 maggio 1993, ucciso con gli amici Sergio Lana di Rivarolo Mantovano e Guido Puletti di Brescia, mentre trasportava aiuti umanitari: i “Berretti verdi” di Hanefija Prijic Paraga hanno sequestrato il convoglio e li hanno fucilati.




No Spreco, siglato l’accordo con il Comune di Cremona

Una bicicletta ecologica che gira per la città raccogliendo i disavanzi alimentari dei piccoli distributori. Un’app che invita, tramite una divertente raccolta punti, a sprecare meno per condividere di più la vita. E un progetto, quello promosso da Caritas cremonese, Associazione “No Spreco” e Comune di Cremona, che oggi aiuta centinaia di persone bisognose su tutto il territorio.

Anche per questo ieri sera, nella splendida cornice dell’ex chiesa del Foppone, è stato firmato un protocollo d’intesa tra il presidente dell’Associazione Cristiano Beltrami (vicedirettore della Caritas cremonese) e il sindaco Gianluca Galimberti. E non a caso è stata scelta la Settimana della Carità.

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E’ stato un momento molto partecipato, anche grazie ai numerosi relatori che si sono avvicendati per documentare l’efficacia di questo approccio e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dello spreco e dell’inclusione sociale.

Non a caso l’intervento di Mons. Antonio Napolioni ha ricordato la straordinaria figura di Sant’Omobono, un precursore in questo senso. “Sto facendo amicizia con sant’Omobono e con i frutti che la sua presenza qui ha portato”, ha esordito il vescovo. Ricordando che “l’uomo è infelice se non vive la sua umanità come dono ricevuto e condiviso. (…) S. Omobono fa questo: un mercante, marito e padre che a 65 anni scopre che esiste un amore a misura di Dio e inizia a donare, a impegnarsi per i più poveri nella vita della comunità”. Ma, ha proseguito,

“per non tradire questo santo, bisogna che la comunità gli faccia festa imitandolo. Ed è bello vedere che tanti inventano nel tempo cose concrete per seguirlo. Un progetto come questo non è isolato, va a sollecitare una coscienza comunitaria e popolare”

Sulle orme di papa Francesco – ha concluso il Vescovo – che ci ricorda come sia necessario affrontare il tema “secondo un’ecologia integrale dove le cose sono in ordine se viene messo in ordine il cuore”.

L’assessore all’Ambiente e alla Mobilità Alessia Manfredini ha ricordato l’impegno dell’Amministrazione comunale per l’ambiente sul solco della legge Gadda e tramite il progetto UE Urban Wins. Impegno che – promette – non verrà meno e anzi sarà implementato anche in futuro.

Il direttore della Caritas Cremonese, don Antonio Pezzetti, ha invece auspicato che il progetto “No Spreco” possa godere di una diffusione sempre più ampia, mentre Luciano Gualzetti (direttore della Caritas Ambrosiana e delegato di Caritas Lombardia) ha ricordato che l’impegno di Caritas 2.0 non è solo nella distribuzione di pacchi alimentari alle persone più povere: “Come dico sempre ai nostri volontari,

il vero successo non è quando portiamo il pacco alimentare a tutti, ma quando smettiamo di portarlo a qualcuno. Perché significa che lo abbiamo aiutato a riprendere in mano la sua vita, la sua dignità”.

Don Paolo Arienti (presidente della Federazione Oratori Cremonese), ha poi documentato come l’iniziativa della bici sia sbarcata negli oratori cremonesi coinvolgendo centinaia di ragazzi: “Noi ci occupiamo di educazione e ci siamo detti tante volte che è giusto fare, ma anche insegnare a fare. Ecco perché la riflessione sul tema dello scarto. ‘Scarto di cose e scarto di persone’ come dice il Papa”.

Anche il presidente di Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, Cesare Macconi è intervenuto brevemente: “Mi chiedo sempre, quando inizio un progetto, se ha ricaduta sul bene comune. In questo caso la risposta è positiva: perché permette che il bene comune lavori. Sono tanti piccoli gesti che creano “Rete”. Noi siamo comunità e se vogliamo che lavori dobbiamo essere partecipi”.

Corrado Boni di Coop Lombardia ha sottolineato l’impegno dei grandi supermercati ma anche l’importanza di fare cultura intervenendo nelle scuole. Infine l’atteso intervento del sindaco, prima della firma: “Il mondo è a un punto di non ritorno. Ora le scelte spettano ai leader mondiali, ma non solo come natura macro-economica ma come cambiamento di stili di vita. Eppure sono scelte che interrogano anche i territori locali e i singoli cittadini. Io leggo questo progetto come la nostra missione. Abbiamo una missione: salvare il mondo. Lo possono fare i leader ma lo possono fare i cittadini insieme alle realtà territoriali come in questo caso”.

Per saperne di più, a breve uscirà l’app “Spreco Smart” – illustrata ieri sera da Diana J. Afman (amministratore delegato Smart City Center) – che permetterà di accumulare sconti nei negozi della città, riducendo gli sprechi e promuovendo l’economia circolare.