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Quaresima di carità: il bilancio dell’iniziativa di solidarietà

Venti testimonianze, oltre quindicimila euro di kit di abbigliamento, cinquecento colombe pasquali. Sono i dati delle iniziative della Quaresima di carità 2024, dal titolo “Dare Speranza alla Giustizia”, vissuta in diocesi con focus sul carcere di Cremona.

A partire dalla consegna delle colombe avvenuta presso la Casa circondariale e dal protocollo d’intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità da parte dei detenuti, sottoscritto da Caritas diocesana e Casa circondariale (in foto), abbiamo parlato con suor Mariagrazia Girola, di Servizi per l’Accoglienza, per un resoconto complessivo della attività che hanno accompagnato il cammino verso la Pasqua, coinvolgendo tante realtà parrocchiali.

Suor Mariagrazia, quante testimonianze sono state realizzate da Caritas nel periodo della Quaresima per conoscere, promuovere e sostenere l’attività a favore delle persone in carcere?

«Gli incontri, tenuti dai cappellani e dagli operatori della Caritas cremonese che svolgono servizio in carcere, richiesti sono stati una ventina. Alcuni sono già stati fatti, altri verranno effettuati nei prossimi mesi. Le testimonianze hanno raggiunto principalmente gruppi di adulti delle Parrocchie della città o delle zone limitrofe, ma hanno coinvolto anche adolescenti e ragazzi delle medie durante la consegna delle colombe pasquali. Le persone che hanno ascoltato le testimonianze hanno potuto avvicinarsi un po’ di più a questa realtà. Il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere è che al di là di ciò che una persona può avere commesso, non possono venire meno rispetto, attenzione, cura e bene della persona».

Com’è andata invece la raccolta fondi per i kit di abbigliamento?

«Molto bene. Ad oggi, sono stati raccolti 15.000 euro, ma mancano altre parrocchie e unità pastorali che consegneranno le donazioni nei prossimi giorni. Questi soldi sono serviti e serviranno per confezionare, con la collaborazione della Cooperativa sociale Gruppo Gamma che coinvolge persone con fragilità psichiche, kit di abbigliamento composti da giacca, intimo, magliette, pantaloni, felpe, salviette, ciabatte e scarpe, da consegnare ai detenuti che non hanno capi con cui vestirsi e che fanno richiesta».

Ci sono altre iniziative nelle quali è stata coinvolta Caritas durante la Quaresima 2024?

«Altre iniziative importanti che ci hanno aiutato a diffondere il messaggio di Speranza e Giustizia sono state:

  • la presenza di don Roberto Musa, cappellano del Carcere, e di Rossella Padula, direttrice del Carcere, a Chiesa di Casa, programma della Diocesi di Cremona (guarda qui);
  • l’articolo del Consorzio Solco relativo alla nostra collaborazione con la coop. Gruppo Gamma per il confezionamento dei kit dell’abbigliamento (leggi qui);
  • la preparazione di una stazione della via crucis per una parrocchia cittadina;
  • la testimonianza di don Graziano Ghisolfi, cappellano del carcere, sul piazzale del carcere durante la via Crucis cittadina dei giovani e adolescenti di domenica 24 marzo;
  • l’incontro organizzato dalla parrocchia di Soresina durante i quaresimali con don Marco Pozza, cappellano del Carcere di Padova (leggi qui)».

Dunque, risultati positivi. E ora come proseguirà l’attività di Caritas in Carcere?

«Il Vescovo Antonio nel messaggio scriveva: “Per generare speranza, occorre innanzitutto illuminare bene la realtà e liberarla da facili pregiudizi”. Ci sembra di poter affermare che il tema della giustizia abbia suscitato interesse e voglia di approfondire l’argomento e la questione, cercando di andare oltre l’immaginario comune e il pregiudizio che spesso c’è verso quella realtà. Il nostro grazie va a tutte le parrocchie, le unità pastorali, i gruppi e i singoli che hanno aderito con grande generosità al progetto della quaresima di Carità. Il contributo di ciascuno è prezioso per l’aiuto e il sostegno delle persone detenute. Un grazie anche a chi sostiene le persone detenute, i volontari e gli operatori del carcere con la preghiera.

La Quaresima è stata l’occasione per far conoscere la realtà e l’attività dei Cappellani e degli operatori Caritas. Ora, l’attività proseguirà in modo ordinario, con alcune novità. In collaborazione con gli operatori del Carcere e i cappellani, individueremo e accoglieremo detenuti che, grazie al Protocollo D’Intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità, avranno la possibilità di svolgere attività nelle strutture della nostra Caritas. Inoltre, approfondiremo la tematica delle pene alternative al carcere (Lavori di Pubblica Utilità – LPU, Messa alla Prova – MAP), con l’obiettivo di stipulare una convenzione con il tribunale di Cremona per i LPU e le MAP.

Nelle prossime settimane, precisamente sabato 11 maggio, promuoveremo un convegno di approfondimento in collaborazione con la Cappellania del Carcere, vuole essere un modo per continuare ad approfondire la tematica e coinvolgere delle comunità».




Una meditazione del Vescovo Napolioni per l’ultima “Pausa… Digiuno” in Cattedrale

Si è conclusa con l’ultimo venerdì prima della Domenica delle Palme l’esperienza quaresimale della “Pausa… Digiuno” in Cattedrale, iniziativa proposta da alcuni anni dalla Zona Pastorale 3 che ha aperto le porte del Duomo a tutti i fedeli che, durante la pausa pranzo dei venerdì di Quaresima, hanno trovato un momento per poter pregare e riflettere davanti al Santissimo Sacramento esposto sull’altare.

Un momento di pace che risana e ristora, nel quale è stato proposto a chi ha partecipato il gesto di carità del dono del pasto: devolvere l’equivalente di quello che si sarebbe speso per pranzare al sostegno del progetto Caritas per la Quaresima in favore del carcere di Cremona.

A guidare l’ultimo appuntamento è stato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che per aiutare i fedeli nella meditazione e nella preghiera, durante l’adorazione eucaristica ha proposto un brano tratto dal libro di Alda Merini, “Poema della croce”. Tema portante del passo gli ultimi istanti della vita di Cristo, riproposti attraverso lo sguardo di un Gesù veramente fatto uomo, che ripercorre alcuni momenti della sua vita con pensieri, meditazioni e paure che prendono forma all’avvicinarsi dalla sua Passione.

 




Nei venerdì di Quaresima in Cattedrale torna la “Pausa… digiuno”

Sarà proposta anche quest’anno la “Pausa… digiuno”, iniziativa promossa dalla Zona pastorale 3 nei venerdì di Quaresima in Cattedrale dove, durante la pausa pranzo, vi sarà la possibilità di vivere un momento preghiera e riflessione. Dalle 12.30 alle 14, tempo dedicato all’iniziativa, sarà esposto il Santissimo Sacramento per l’adorazione personale.

«Si tratta di un momento offerto perché la preghiera, il digiuno e la carità vengano praticate insieme – spiega don Antonio Bandirali, parroco dell’unità pastorale Sant’Omobono, di cui fa parte la Cattedrale, e coordinatore dell’iniziativa promossa a livello zonale–. Uno spazio libero per accompagnare la Quaresima, affinché sia tempo di conversione».

Ogni venerdì ad aiutare la preghiera vi sarà offerta una meditazione a partire da un brano della Passione secondo l’evangelista Marco. Il primo appuntamento, venerdì 23 febbraio, dal titolo “Perché questo spreco?”, sarà guidato da don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione di don Primo Mazzolari e incaricato diocesano per la Pastorale missionaria. “Rabbì!” sarà invece lo slogan del 1° marzo con la riflessione affidata a don Stefano Montagna, vicario dell’unità pastorale Sant’Omobono. La Pausa digiuno dell’8 marzo sarà invece guidata da suor Chiara Rossi, dell’Istituto delle Adoratrici, educatrice presso a Marzalengo presso la comunità di recupero di Caritas Cremonese, che svilupperà il tema “Non so e non capisco cosa dici”. Sarà Emanuele Bellani, presidente diocesano di Azione Cattolica, ad accompagnare la riflessione “Salve, re dei giudei” in programma il 15 marzo. L’ultimo incontro, presentato con il titolo “Davvero quest’uomo era il figlio di Dio”, sarà quello di venerdì 22 marzo e vedrà offire la meditazione il vescovo Antonio Napolioni.

L’iniziativa sarà anche occasione di condivisione e solidarietà: ai partecipanti, infatti, sarà chiesto di devolvere il corrispettivo del pasto non consumato per sostenere il progetto della Quaresima di Carità, quest’anno indirizzato al sostegno delle persone detenute nella casa circondariale di Cremona, per promuovere percorsi di integrazione sul territorio e offrire un gesto concreto di vicinanza attraverso il dono di kit di vestiario e colombe pasquali.

Tutta la comunità cremonese, e non solo, potrà quindi ritagliare parte del proprio tempo per dedicarla a Dio e al prossimo, perché, come suggerisce il Vescovo nel suo messaggio per la Quaresima, «a tutti noi la Quaresima con la Parola e la Penitenza propone un cammino di liberazione e purificazione interiore, fino a sperimentare che davvero “la Verità ci farà liberi”».

 

Scarica la locandina dell’iniziativa

 

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“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, a Soresina il ritiro zonale di Quaresima

La chiesa del Buon Pastore dell’Oratorio Sirino di Soresina ha ospitato domenica 17 marzo il ritiro spirituale di Quaresima della Zona pastorale 2. Promosso dall’Azione Cattolica, il ritiro è stato guidato dal vescovo Antonio Napolioni che ha proposto una meditazione ispirata al salmo 22 “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

Dopo aver invitato i presenti a leggere a cori alternati il salmo, il Vescovo ha ricordato i motivi per cui il salmo 22 è considerato una delle preghiere più intense di tutto il Salterio, in cui profonda fiducia in Dio e totale abbandono a lui si alternano all’angoscia e alla sofferenza dell’orante.

Nel periodo antecedente la Settimana Santa, il salmo è stato lo spunto per riflettere sulla passione di Gesù e la sua glorificazione, ma anche la sua umiltà e compassione. E proprio questi due concetti sono stati “offerti” dal Vescovo ai presenti alla fine della meditazione quale spunto per una riflessione personale: Dio servo manifesta che l’umiltà è alla base della gloria e dell’amore ed è sempre gratuita e creatrice; la Passione avviene per compassione degli uomini e genera compassione perché la Passione di Cristo rende l’uomo capace di compassione verso il prossimo.

La meditazione è stata il fulcro del ritiro a cui sono seguiti un momento di silenzio per la riflessione individuale e le preghiere spontanee. La preghiera finale è stata comunitaria attraverso il Padre Nostro. La celebrazione è stata animata dai cantori soresinesi. Il Vescovo ha sciolto l’assemblea con la benedizione e l’augurio di passare una buona settimana Santa.




Il vescovo alla Via Crucis delle scuole paritarie: «Solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova»

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Quattro stazioni – “Gesù nell’orto degli ulivi”, “Gesù condannato a morte”, “Gesù sale al Calvario e viene crocifisso” e “Gesù muore in croce” – hanno caratterizzato, la sera di giovedì 14 marzo, la Via Crucis per le vie del centro di Cremona, organizzata dalla scuola “Sacra Famiglia”, in sinergia con le altre scuole paritarie della città. Quattro tappe – in piazza del Comune, in largo Boccaccino, poi, passando per piazza S. A. M. Zaccaria, di nuovo davanti alla Cattedrale, e infine all’interno di essa – in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze, accompagnati da genitori e insegnanti, hanno popolato le strade per la processione, che si è poi conclusa proprio all’interno del Duomo.

La Via Crucis è stata animata dai canti intonati dal coro delle medie ed eseguiti dai musicisti della Sacra Famiglia, dalle letture e dalle preghiere in cui i protagonisti sono stati gli alunni della “Sacra”, della scuola “Beata Vergine” e della scuola “Canossa”. La processione, guidata dalla croce e da don Stefano Montagna, vicario della Cattedrale e insegnante di religione alla “Sacra Famiglia”, è stata impreziosita dalla presenza del vescovo Antonio Napolioni, che al termine della serata ha voluto fare il suo saluto ai presenti.

«Quando arriva la sera della vostra Via Crucis, anche per il vescovo è il segnale che è proprio Pasqua – ha detto mons. Napolioni –. C’è ancora tempo, ma quando i bambini tirano fuori da casa le famiglie, la piazza si riempie e giriamo intorno alla Cattedrale, in questo canto un po’ dolente ma pieno di amore, con questo Vangelo sempre giovane, letto da bambini e ragazzi, con i genitori e gli insegnanti quasi presi per mano da voi, è proprio Pasqua, perché solo voi ci fate fare Pasqua in maniera nuova». E aggiunge: «Noi rischiamo di averci fatto l’abitudine, di essere pessimisti, di guardare solo a noi stessi. Voi invece guardate agli amici, guardate il mondo e avete diritto a non avere paura. E guadare Gesù che va a morire per noi è davvero una vittoria sulla paura». Il vescovo si è poi fermato a riflettere sul significato delle parole “Eloi, Eloi, lemà sabactani!” (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!): «Se lo chiedono in molti, soprattutto coloro che vivono situazioni di fragilità e sofferenza», ha sottolineato il vescovo. «Ma scopriamo che Dio non ci ha abbandonato, ma si è abbandonato, si è messo nelle mani e nel cuore di bambino, di ogni amicizia, di ogni famiglia, di ogni comunità». E ha concluso: «E allora grazie perché così ti sei abbandonato a noi affinché noi non ci sentiamo mai abbandonati da te».

Si è così conclusa, tra il silenzio e la meditazione, la Via Crucis delle scuole di ispirazione cattolica della città, con un’apertura a Dio e ai lontani, per compiere insieme il passo definitivo verso la Pasqua.




Gli adolescenti della Zona 2 con Gesù sulla via dell’amore

È stato un vero e proprio cammino quello che hanno compiuto gli adolescenti della Zona pastorale II nella serata di domenica 10 marzo. Partendo dal centro della città di Castelleone, infatti, circa 150 ragazzi provenienti da diverse parrocchie della zona pastorale, accompagnati dai loro sacerdoti ed educatori, hanno raggiunto il santuario di Santa Maria in Bressanoro.

Lungo il cammino ogni gruppo presente ha animato una “stazione” della Via Crucis, proponendo una meditazione su ciascuna delle tappe compiute da Gesù nel cammino verso il Calvario. Il clima di silenzio e raccoglimento che ha caratterizzato il cammino, ha aiutato i ragazzi a entrare nel mistero della passione e della morte di Gesù.

I giovani presenti, ascoltando le riflessioni e meditando sulla passione del Signore, hanno potuto capire che il cammino compiuto dal Signore, e che loro hanno rivissuto, non è un viaggio verso la morte, ma verso l’amore. L’amore vero, infatti, richiede impegno, sacrificio, oblazione, silenzio. Vivere l’amore, soprattutto oggi, non è una passeggiata, ma un percorso che abbraccia tutta la vita. A volte questo percorso si rivela arduo e impegnativo, ma è un viaggio che ogni credente compie in compagnia del suo Maestro, il Signore Gesù.

La meravigliosa chiesa di Santa Maria in Bressanoro ha accolto i partecipanti al termine del loro cammino. Qui tutti hanno potuto ammirare il bellissimo ciclo di affreschi e, in particolare, l’immagine della crocifissione, che ha reso visibili ai ragazzi i misteri meditati nelle tappe del cammino.

Nella sua riflessione conclusiva don Daniele Rossi, coordinatore della pastorale giovanile per la Zona pastorale 2, ha invitato i ragazzi a proseguire il cammino nelle proprie parrocchie con i rispettivi gruppi, sottolineando allo stesso tempo la bellezza di questi momenti condivisi che fanno scoprire ai giovani la bellezza di una chiesa viva che è capace di guardare oltre le mura delle singole parrocchie e oratori.

La serata si è conclusa con la cena insieme presso l’oratorio di Castelleone.




Una Quaresima di carità per «allargare idealmente le sbarre»

 

Costruire dei ponti. Questo è l’obiettivo, secondo don Roberto Musa, cappellano della casa circondariale di Cremona, della proposta per la Quaresima di Carità della diocesi cremonese. Protagonisti dell’iniziativa, coordinata dalla Caritas diocesana, sono infatti le persone detenute presso l’istituto cittadino. «L’idea che abbiamo condiviso è proprio quella di provare ad allargare idealmente le sbarre che ci sono alle finestre per permettere a chi si trova in carcere di vedere il mondo esterno non solamente come qualcosa di ostile».

A raccontarlo è proprio don Musa, insieme alla direttrice della struttura, Rossella Padula, durante la nuova puntata di Chiesa di Casa, il talk di approfondimento della Diocesi di Cremona.

«Il timore più grande che hanno – secondo il sacerdote – è quello di non avere una seconda possibilità. Hanno il desiderio di uscire dal carcere, ma fuori non sempre hanno punti di riferimento. Spesso la libertà spaventa, e si manifesta la paura di cadere nuovamente in qualche situazione critica. Molti chiedono di essere inseriti in contesti diversi e nuovi, per sfuggire a questo rischio». Nonostante questo, la speranza della libertà resta cruciale per tutte le persone detenute. Viverne la privazione è certamente una fatica, ma spesso rappresenta l’inizio di un percorso. Per la direttrice Padula, l’avvio di questo cammino è decisivo. «La presa di coscienza del fatto è un elemento imprescindibile, sia per chi si trova in carcere in attesa di giudizio, sia per chi sta già scontando una condanna». In questo secondo caso, la sentenza ha già sancito una colpa, «ma il vero passo in avanti viene compiuto solo quando questa colpa è riconosciuta e accettata. Da qui si può dare il via ad una serie di ragionamenti, confronti e riflessioni per pensare ad una vera riabilitazione e reinserimento della persona all’interno della società». La sottolineatura della direttrice sulle dinamiche relazionali non è casuale. «Molte persone vivono e incontrano la realtà del carcere: poliziotti penitenziari, psicologi, criminologi, educatori, medici, sacerdoti e tanti operatori esterni. Ciascuno di loro porta avanti un percorso di accompagnamento che è fondamentale, e che può dare speranza a tutti coloro che sperimentano una mancanza profonda».

L’incontro, allora, diventa occasione di crescita e maturazione. Diventa luogo in cui è possibile “Dare speranza alla giustizia”, come recita il titolo del progetto per la Quaresima della diocesi di Cremona. In questo senso la Chiesa cremonese è molto attiva, per don Musa, «perché numerose associazioni, oltre all’impegno di Caritas, si interfacciano con la casa circondariale e con le persone detenute. È un’attenzione importante, perché molto spesso proprio nell’incontro personale nasce quella condivisione che può aiutare chi si trova in carcere a prendere coscienza della propria colpa e a superarla, senza trattarla in modo superficiale, ma anche evitando il rischio di assolutizzarla».

Le considerazioni di don Musa e di Padula aiutano ad umanizzare una realtà che, spesso, è considerata come un istituto a se stante e lontano dalla realtà. È la direttrice stessa a ricordare che «siamo noi a poter fare la differenza. Tutto dipende da ciò che noi offriamo alle persone detenute, anche e soprattutto in vista del loro rientro in società. Molti di loro sono soli, stranieri, quindi necessitano di un’attenzione particolare. Cura è forse il termine che meglio racchiude ciò che siamo invitati a vivere e sperimentare in ciò che facciamo».

Parlare di giustizia, detenzione e pena non è mai semplice. Lo sguardo che Rossella Padula e don Roberto Musa invitano a tenere, però, è quello della speranza. La speranza di un domani migliore, di una nuova occasione. Di una rinascita.

A meno di un mese dalla celebrazione della Pasqua, l’incontro con una realtà che, metaforicamente, racconta storie di morti e resurrezioni può allora essere decisivo per la vita di ciascuno. Per superare la chiusura, delle celle e dei cuori, serve conoscere, incontrare, toccare con mano. In poche parole, serve costruire ponti.




“Dare speranza alla giustizia” per una Quaresima di carità

Anche quest’anno, come tutti gli anni, la Diocesi di Cremona propone di vivere la Quaresima facendosi solidali con chi sul territorio vive situazioni di fragilità. È la “Quaresima di carità”, che nell’edizione 2024 volge l’attenzione a chi vive lontano dai propri cari e privato dalla libertà personale. Lo sguardo va allora alla casa circondariale di Cremona, a quanti vi operano, tendendo una mano a chi vi è detenuto.

La Quaresima diventa così occasione concreta per “Dare speranza alla giustizia”, come sottolinea il titolo della proposta caritativa con la quale la Chiesa cremonese, attraverso l’impegno di Caritas Cremonese, intende sensibilizzare e approfondire nelle comunità il delicato tema della giustizia, sia per cercare di dare una prospettiva di speranza a chi si trova in carcere, sia per andare incontro alle esigenze concrete che emergono nella quotidianità.

«Non spetta alla Chiesa sostituirsi a chi deve amministrare la giustizia e accompagnare la riabilitazione e il reinserimento nella società di quanti hanno colpevolmente fatto del male agli altri, alla società e anche a se stessi, ma spetta a noi cristiani essere strumenti di evangelizzazione, di cura e di liberazione», scrive il vescovo Antonio Napolioni nel messaggio per Quaresima [leggi tutto].

Per approfondire la situazione della casa circondariale di Cremona i cappellani e gli operatori Caritas sono a disposizione delle parrocchie per occasioni di incontro, testimonianza e riflessione, che potranno essere affiancati anche da momenti di preghiera e spiritualità, per animare i quali Caritas Cremonese ha messo a disposizione alcuni sussidi liturgici [scarica qui tutto il materiale disponibile]

A ciascuno, inoltre, è chiesto di non far mancare il proprio contributo di solidarietà. In particolare attraverso due iniziative:

  • l’acquisto di kit di abbigliamento (al costo di 60 euro ciascuno) da donare alle persone detenute: ogni pacco conterrà un giaccone pesante, abbigliamento intimo, magliette, pantaloni, tuta, felpa/maglione, salviettone, ciabatte e scarpe da ginnastica (il confezionamento di ogni kit è affidato alla cooperativa sociale “Gruppo Gamma” di Cremona)
  • il dono di “Una colomba pasquale per il carcere”. La raccolta delle colombe potrà avvenire nelle parrocchie (magari in occasione di incontri di catechismo, della raccolta mensile di alimenti o di altre specifiche iniziative), ma chiunque potrà comunque offrire il proprio personale contributo. Il tutto sarà raccolto nella giornata di sabato 23 marzo dagli operatori di Caritas cremonese presso l’oratorio della Beata Vergine, a Cremona. Il momento di raccolta (dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17) sarà anche occasione per poter ascoltare una testimonianza di chi opera come volontario a Ca’ del Ferro.

Gesti concreti di vicinanza. Ma la Diocesi e Caritas Cremonese guardano anche oltre, con un progetto a lungo termine, teso a consolidare ulteriormente l’impegno portato avanti con costanza in tutti questi anni. «Nel 2024 la nostra Caritas – spiega il direttore don Pierluigi Codazzi – vorrebbe promuovere sul territorio percorsi di integrazione di persone in carcere che hanno possibilità di svolgere all’esterno attività di lavoro, studio e volontariato. E vorremmo farlo con l’aiuto di tutti».

«Non tutti sanno – prosegue don Codazzi – che la legge italiana prevede anche pene alternative al carcere, percorsi di messa alla prova e di volontariato. L’impegno in questo ambito dimostra un’attenzione diversa: non solo all’interno, ma anche all’esterno del carcere». E conclude: «La speranza è quella di poter mettere a disposizione qualche posto letto per chi, terminato il proprio percorso, avrà bisogno di un graduale reinserimento nella società».

Il tema della carità si allarga, dunque, a persone che sì hanno commesso errori, ma che vivono oggi l’urgenza di ricominciare, con l’aiuto di tutti.

Il tempo di Quaresima diventa così occasione per mettere sotto la lente la struttura di Ca’ del Ferro: «Dal punto di vista strutturale, la mancanza di personale risulta essere un problema serio – aveva evidenziato don Graziano Ghisolfi, cappellano insieme a don Roberto Musa presso la casa circondariale di Cremona, in occasione della visita del Vescovo la mattina di Natale –: agenti, amministrativi ed educatori si trovano a fare sempre più lavoro, rinunciando anche a turni di riposo. Questo provoca naturalmente un a situazione più stressante. Anche dal punto di vista della popolazione detenuta riscontriamo diverse difficoltà: ad esempio, la maggior parte degli stranieri (che rappresentano circa il 70% del totale) fuori da qui non hanno niente e nessuno, perciò la loro situazione è davvero disperata».

Per maggiori informazioni, per scaricare i link utili e per approfondire le modalità di sostegno del progetto, visitare la pagina dedicata al progetto della Quaresima di carità 2024, che può essere sostenuto anche una donazione nelle parrocchie o presso gli uffici della Caritas diocesana, in via Stenico 2/b a Cremona. È possibile anche effettuare un versamento sui conti correnti di Fondazione San Facio e/o Caritas (indicando nella causale “Progetto carcere”)

  • C/C postale n. 68 411 503
  • C/C bancario Banca di Piacenza – Iban IT57H0515611400CC0540005161 intestato a Fondazione San Facio Onlus

La donazione effettuata a Fondazione San Facio è deducibile se fatta con bonifico, assegno o versamento postale.




La Quaresima «tempo di ritorno, di riconciliazione e di ricompensa»

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“Gloria e lode a te, Cristo Gesù!”. Un’acclamazione al Signore che per quaranta giorni prende il posto al gioioso canto dell’Alleluja. Così, con spirito di attesa, la Cattedrale di Cremona ha accolto i fedeli per la Messa del Mercoledì delle Ceneri, celebrata nel pomeriggio del 14 febbraio. L’Eucaristia, che ha sancito l’inizio della Quaresima, è stata presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Hanno concelebrato il il vescovo emerito Dante Lafranconi, i canonici del Capitolo della Cattedrale, i sacerdoti dell’unità pastorale Sant’Omobono e la comunità del Seminario.

«La Quaresima è il garnde tempo in cui la Chiesa è chiamata a cambiare, dalla testa ai piedi», ha detto il vescovo nell’omelia, citando un passo del libro scritto da François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio. «Proprio in un tempo in cui i cambiamenti velocissimi ci impressionano – ha aggiunto –, la Chiesa attinge alla Pasqua di Gesù la forza di un cambiamento ancor più profondo e sostanziale. Questo significa “conversione”».

Tempo di penitenza, di digiuno, di silenzio, ma anche tempo «di ritorno, di riconciliazione e di ricompensa». «Il Signore sa che ci allontaniamo facilmente da lui e non si scandalizza, ma non si arrende a questo limite», ha spiegato mons. Napolioni. «Il ritorno non è un ritorno indietro, ma un ritorno a casa». La Quaresima allora come tempo di vita spirituale, di vita riconciliata «di cui dobbiamo essere ambasciatori con la testimonianza verso tutti» e che è «fascino e nostalgia di un abbraccio che rende possibile l’incontro con una grazia sovrabbondante».

«E infine il Vangelo ci invita a scoprire che, nel segreto, il Signore ci ricompensa al di là di ogni nostra aspettativa – ha evidenziato Napolioni –. Altro che il successo mondano, altro che gli applausi: l’intimità con il Padre, perché semplicemente viviamo con lui e di lui, e perciò sappiamo mettere in ordine tutte le altre cose, e sappiamo donare ciò che abbiamo ricevuto perché solo mettendolo in circolazione dà vita agli altri e dà vera gioia anche a noi».

Sobrietà, giustizia, condivisione, apertura a Dio, fraternità umana: «Questo sogno non è superato, anzi, è quanto mai attuale e necessario per il futuro dell’umanità – ha concluso –. E la ricompensa sarà vita in abbondanza, vita per le generazioni che verranno, testimonianza reale che il Signore non si stanca di passare nelle nostre vite per dare resurrezione a tutte le nostre speranze».

La celebrazione è stata caratterizzata dall’imposizione della cenere sul capo dei fedeli in processione. “Polvere eri e polvere ritornerai”: queste le parole che il celebrante pronuncia, ma è una polvere che «ha ricevuto l’alito di vita del Creatore – ha evidenziato il vescovo –, è destinata alla gloria immortale, è amata al punto di dare il Figlio sulla croce». Una polvere che «può essere d’oro, di diamanti, se ci accorgiamo di quanto il Signore abita i nostri giorni e ci prepara gradualmente ad abitare con lui e in lui per sempre».

La Messa si è conclusa con la benedizione finale, preceduta dal ringraziamento personale del vescovo a mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo della Cattedrale negli ultimi cinque anni, che ha passato ufficialmente il testimone a mons. Antonio Trabucchi. A lui mons. Napolioni ha rivolto il proprio augurio per l’inizio del suo «servizio di preghiera ai tanti fedeli che fanno della Cattedrale un santuario cittadino».

 

Il video integrale della celebrazione




Nella chiesa di Antegnate due terrecotte accompagnano il tempo di Quaresima

Suggestiva installazione per la Quaresima nella chiesa parrocchiale di Antegnate: due terrecotte, quasi manichini, spogliati, deturpati, eppure dignitosi. Presenti, vicini, senza imporre la loro presenza, eppure fastidiosi. Il capo chino parla più di diretti occhi di fuoco. Perché dignità non è imporre il proprio sguardo, ma ostendere la propria nuda presenza.

In piedi un povero Cristo, in mutande, neanche delle più belle, banali: se non fosse per la corona di spine chi lo prenderebbe per Gesù? L’altro, a fianco, è a sua immagine.

Ma quale viene prima e quale viene dopo? Quale è il modello e quale è la copia? Poco importa: “Quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. Quello un po’ più piccolo è lui. Non c’è più copia, non c’è qui originale.

Sulle scapole ci sono ganci per ali: nessun volo è concesso. Piuttosto una catena, pesante dura scura; come una cisti o un marchio. Una catena che incatena a se stessi. Un peso da vivere, che però si vede solo di spalle. Una prigionia nascosta, che fa di questa terracotta una cella.

Terrecotte plasmate e messe lì. Non fanno nulla, stanno. Eppure splendono di vita, ma non di una luce che abbaglia, di una luce fangosa. Un grumo di materia che nell’evoluzione ha preso una forma, un manichino insufflato che sta e sta.

Se luce deve essere, deve essere dentro. Incatenata libertà. Incateneta dignità. Tutto sta dentro in questa argilla manipolata e cotta. Dio l’ha fatta e vi ha messo qualcosa di suo. Questo basta.