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A Parigi convegno internazionale su Mazzolari costruttore di pace

Con il patrocinio dell’UNESCO, la Missione della Santa Sede presso l’UNESCO e la Diocesi di Cremona, in collaborazione con la Fondazione “Don Primo Mazzolari”, organizzano un Convegno internazionale su don Primo Mazzolari costruttore di pace. L’evento di svolgerà dalle 15 alle 18 di giovedì 29 novembre 2018, presso la Sede principale dell’UNESCO (Sala II) – 125 Avenue de Suffren – 75007 Parigi (Francia).

L’incontro – dal titolo “Il messaggio e l’azione di pace di don Primo Mazzolari (1890-1959)” – sarà onorato da un videomessaggio del Santo Padre Francesco, che il 20 giugno 2017 si recò sulla sua tomba a Bozzolo (Diocesi di Cremona) pronunciandovi un discorso per onorare la sua memoria, e dalla presenza di S. Em. il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, che terrà la relazione principale.

Dopo i saluti iniziali di Mons. Francesco Follo, Osservatore Permanente della Santa Sede, e di S.E. Mons. Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona, il Direttore Generale Aggiunto il Sig. Xing Qu, presenterà il punto di vista dell’UNESCO sul tema dell’evento.
In seguito prenderanno la parola: il Prof. Guy Coq, presidente d’onore dell’associazione “Amis d’Emmanuel Mounier”, la Prof.ssa Mariangela Maraviglia, membro del comitato scientifico della Fondazione “Don Primo Mazzolari”, il Prof. don Bruno Bignami, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari”.

Mons. Francesco Follo, congiuntamente a S.E. Mons.Antonio Napolioni, proporrà brevi riflessioni conclusive.Si tratta di un evento di rilievo culturale internazionale intorno alla figura e agli scritti di don Mazzolari: attirato dalla filosofia francese, don Mazzolari fu contemporaneo dal francese Emmanuel Mounier, (1905 – 1950) filosofo e fondatore del personalismo comunitario e fu un lettore della Rivista «Esprit» che si definisce come «uno spazio di incontri intorno ad alcuni punti di appoggio dove cristiani, ebrei, musulmani, agnostici e non credenti possono ritrovarsi in una riflessione sul mondo che dobbiamo costruire».

Non è possibile capire lo scrittore don Mazzolari, il suo impegno per la resistenza e la sua attività dopo la Seconda Guerra Mondiale anche attraverso il quindicinale “Adesso”, senza tener conto dell’influenza della filosofia francese. Tuttavia ha “migliorato” il personalismo immettendovi la forza della visione evangelica dell’uomo.Per mettere in pratica queste idee, in particolare nella lotta contro la povertà, don Primo Mazzolari ha curato la pubblicazione de «La parola ai poveri», anche per diffondere il messaggio biblico della Salvezza portata ai poveri e al servizio della redenzione umana integrale.

Infine si è impegnato con amore per arrivare ad una cultura di pace, anche tramite l’educazione e tutti i mezzi che possono promuovere una civiltà di giustizia e di pace. Fu un precursore il cui pensiero ed azione possono accompagnare l’UNESCO nel suo compito di costruire lapace nella mente degli uomini e delle donne di oggi. E fu anche un precursore del modello di rapporto Chiesa-mondo espresso dal Concilio Vaticano II nella Costituzione pastorale “Gaudium et spes”.

Di seguito le dichiarazioni del Vescovo di Cremona, S. E. Mons. Antonio Napolioni, dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, mons. Francesco Follo, e del presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari”, don Bruno Bignami.

 

Mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco

«L’idea di proporre un colloquio internazionale all’Unesco su don Primo Mazzolari mi è nata dopo la visita di Papa Francesco a Bozzolo, nel giugno 2017, e dal suo intervento così profondo e chiaro. Il Vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha subito condiviso il progetto, che ha ottenuto rapidamente l’autorizzazione del Segretario di Stato Card. Pietro Parolin.
Lo scopo dell’evento è mostrare l’attualità del contributo di questo noto sacerdote cremonese al dialogo della Chiesa con il mondo, mostrando in particolare come don Primo Mazzolari offra importanti suggerimenti teorici e pratici per un’opera di educazione alla pace, essenziale per l’eradicazione della povertà. Tematiche essenzialmente collegate alla mission dell’UNESCO e che sono nel solco del magistero e dell’azione di papa Francesco».

S. E. mons. Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona

«Accogliamo con gioia e stupore il gesto di attenzione che la Santa Sede ha voluto riservare alla figura di don Primo, in un contesto tanto solenne e ufficiale come il prossimo convegno internazionale presso l’UNESCO. Il contributo di pensiero e profezia che Mazzolari ha saputo dedicare al sommo bene della pace, non può che renderci riconoscenti per il dono che la Chiesa locale ha ricevuto e fiduciosi nell’efficacia della paziente seminagione della sua testimonianza di prete e di credente che, dopo la traduzione in cinese di “Tu non uccidere”, ora si staglia sull’orizzonte europeo. Auspico che la comunità diocesana possa partecipare in modo corale all’evento promosso a Parigi nel prossimo autunno».

Don Bruno Bignami, Presidente Fondazione “Don Primo Mazzolari”

«L’evento del 29 novembre a Parigi, organizzato dalla Santa Sede e dalla diocesi di Cremona in collaborazione con la Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo, avrà il patrocinio UNESCO. Ciò rappresenta un passaggio fondamentale: il messaggio di pace di don Mazzolari è “patrimonio dell’umanità”, potremmo dire parafrasando l’espressione dei riconoscimenti culturali UNESCO. Per noi cremonesi non è solo occasione per esportare oltralpe il pensiero di don Primo, ma soprattutto rappresenta una conferma della straordinaria attualità del parroco di Bozzolo in un’epoca in cui i venti di guerra non cessano di soffiare violenti sull’umanità intera».




«Nostro fratello Giuda», Cantarelli legge don Mazzolari

«Nostro fratello Giuda»: questo il titolo del nuovo appuntamento del progetto «Le parole di don Primo», organizzato da Diocesi di Cremona, Comune di Cremona e Fondazione Don Primo Mazzolari nell’ambito del programma cultura dedicato al Novecento.

Inserito nell’ambito del Porte Aperte Festival, l’evento, che si terrà venerdì 29 giugno, alle ore 18, a Palazzo Stanga (via Palestro, 36), vedrà l’interpretazione dell’attore Dario Cantarelli e l’intervento dell’Assessore alla Città vivibile e Rigenerazione Urbana Barbara Manfredini. Come si legge nella presentazione del libro «Misericordia per Giuda» (edizioni Dehoniane) a cura di Bruno Bignami e Giorgio Vecchio, Giuda è il traditore per eccellenza, l’uomo perduto per il quale non c’è più nulla da fare. Ma la condanna è davvero l’ultima parola?

Il video della Fondazione Mazzolari con l’audio originale dell’omelia di don Primo del Giovedì Santo del 1958 

Don Primo Mazzolari intuisce nella tenerezza di Cristo la strada che la misericordia si è aperta innanzi a sé. È un abbraccio di carità che tormenta l’animo stesso di Giuda perché la misericordia di Dio disarma il cuore, scava in profondità, non lascia nulla d’intentato. Anche davanti al commercio di trenta denari, che equivalgono al prezzo del Cristo, la risposta del Figlio di Dio sta in quel sussurro all’orecchio: “amico”.

Con questo sesto appuntamento le parole di don Primo ritrovano vigore e profondità grazie all’interpretazione dell’attore di teatro e cinema Dario Cantarelli, che, il 2 marzo scorso, nella Cattedrale di Cremona, aveva letto in modo magistrale alcuni brani di «Tu non uccidere», uno dei manifesti più importanti del pacifismo cattolico del secolo scorso.

La rassegna Le parole di don Primo riprenderà, dopo la pausa estiva, il 14 settembre prossimo, alle ore 18, a Palazzo Fodri, con Impegno con Cristo a cura dell’attore Luca Violini.




Don Mazzolari e i poveri, lettura e riflessioni al Foppone

Si è svolto nella suggestiva cornice del chiostro del Foppone la lettura “La parola ai poveri”, in cui le riflessioni di don Primo Mazzolari sui temi a lui particolarmente cari dell’emarginazione, della condivisione e della solidarietà, incontrano l’attualità e interrogano il nostro tempo.

Dopo l’introduzione di Michele Ginevra, organizzatore della rassegna “Le parole di don Primo”, sono stati proprio gli scritti di Mazzolari a condurre il pubblico, numeroso e partecipe, al cuore della questione

E’ stato poi Marco Pezzoni  della Tavola della Pace a introdurre un secondo momento in cui alcuni ragazzi africani ospiti della Casa dell’Accoglienza, leggono dati e notizie sulla povertà oggi. Una condizione sempre attuale, che riguarda ampie aree del mondo, ma che sempre più bussa alle nostre porte.

 

Lo scriveva don Primo Mazzolari nelle sue pagine di nuovo proposte in lettura: «I poveri si abbracciano, non si contano». E il pensiero del parroco di Bozzolo viene ripreso anche da don Antonio Pezzetti nel suo intervento di cui proponiamo di seguito l’audio integrale.

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Il prossimo appuntamento del progetto Le parole di don Primo è il 29 giugno, alle ore 18, a Palazzo Stanga, con “Nostro fratello Giuda”, interpretazione di Dario Cantarelli, in collaborazione con il Porte Aperte Festival. Interverrà l’Assessore Barbara Manfredini.




“Le parole di don Primo” alla cascina di San Colombano

Si è svolta presso la cascina di San Colombano al Boschetto, la quarta delle letture dagli scritti di don Mazzolari inserite nel programma annuale “Le parole di don Primo”, organizzato dal Comune di Cremona, Diocesi di Cremona e Fondazione Don Primo Mazzolari nell’ambito del programma cultura dedicato al Novecento.

Per l’incontro significativamente ospitato dalla cascina in cui don Mazzolari è nato i testi della lettura sono stati tratti dal libro “Tra l’argine e il bosco”, un testo che nel 1938 ha raccolto le riflessioni del sacerdote del Boschetto sul tema della parrocchia rurale e che recentemente è stato ripubblicato dalle edizioni Dehoniane di Bologna. Nel libro don Primo racconta con uno stile narrativo i momenti della sua infanzia nella campagna cremonese e della sua esperienza da parroco nella comunità di Cicognara. E proprio il curatore dell’edizione Mario Gnocchi è intervenuto nella cascina di San Colombano, davanti ad una cinquantina di uditori, affiancato dall’interpretazione dell’attrice Daniela Coelli e dal musicista Fabio Turchetti che ha accompagnato la lettura con brani musicali eseguiti con fisarmonica e chitarra acustica.

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L’Arcivescovo Delpini a Bozzolo: “Come don Primo siate di quelli che si fanno avanti!”

“Dopo la visita del Papa a Bozzolo… ormai qui non c’è storia…”. Così, scherzando amabilmente, l’Arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini ha strappato un sorriso alla numerosa assemblea di laici, religiose e sacerdoti convenuti domenica 15 aprile nella parrocchiale di S. Pietro per la solenne concelebrazione, a 59 anni dalla morte del Servo di Dio don Primo Mazzolari.

La preghiera nella chiesa che custodisce le spoglie del “Parroco d’Italia” è stata preceduta da una rapida visita del Metropolita presso la Fondazione Mazzolari, nella quale mons. Delpini ha incontrato don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione, il professor Giorgio Vecchio, Presidente del Comitato scientifico della Fondazione e gli altri collaboratori. A mons. Delpini è stata omaggiata una copia del recente libro “Un’ obbedienza in piedi. L’epistolario tra don Primo Mazzolari e i vescovi di Cremona” (curato da don Bignami e Pasetti) e le riproduzioni audio delle omelie originali di don Primo.

 

La presenza dell’Arcivescovo  – che più volte in passato aveva visitato la memoria di don Mazzolari– si è rivelata un’occasione carica di emozioni e di partecipazione, come hanno sottolineato, all’inizio dell’Eucaristia, il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio e il Vescovo Napolioni, esprimendo il benvenuto davvero non formale.

 

E singolare, nella sua efficace sintesi, la puntale riflessione che mons. Delpini ha offerto ai presenti nell’omelia, in cui commentando il Vangelo di Luca ha descritto il passaggio dei discepoli, trasformati da “quelli della paura” (stigmatizzati in atteggiamenti così presenti anche nella Chiesa di oggi) in “quelli che si fanno avanti”: gente di fede che sa assumersi la responsabilità di cambiare il mondo, a partire da se stessi, senza fuggire. Un po’ come fece Mazzolari dinanzi ai problemi del suo tempo e della comunità ecclesiale.

 

Al termine della celebrazione una targa a ricordo della visita del Papa a Bozzolo, nel giugno 2017, è stata scoperta proprio vicino al sacello del sacerdote bozzolese. E alla riconoscenza del Vescovo di Cremona e dell’Emerito si è unita la calda simpatia e l’affetto di tanti che hanno personalmente voluto salutare e ringraziare l’Arcivescovo, che per impegni non ha potuto fermarsi oltre a condividere in fraternità la generosa ospitalità offerta dalla Parrocchia.

 

 

Saluto del sindaco Torchio

Omelia dell’arcivescovo Delpini

Testo dell’omelia dell’Arcivescovo di Milano

Saluto del parroco don PIsani

 

Photogallery (FotoAgosta) 




Nella Grande Guerra una nuova percezione del rapporto Chiesa-mondo

Ritornati dopo la guerra “nelle loro città e nei loro villaggi parecchi preti non saranno più capaci di fare certi sermoni retorici e molti soldati non saranno più capaci di starli a sentire”: è una frase di padre Giovanni Semeria a sintetizzare cos’abbia rappresentato il primo conflitto mondiale per molti ecclesiastici che, al fronte, “hanno vissuto un momento particolare, un unicum nel loro ministero”. Questi gli argomenti al centro del Convegno “Dalla trincea alla parrocchia: il ritorno dalla grande guerra e la memoria”, che il 6 e il 7 aprile si è svolto a Udine.

Il convegno ha consentito una riflessione ad ampio raggio, con otto relazioni su due giorni, svolte da studiosi provenienti da diverse università, mettendo a fuoco le ricadute della guerra e il senso della memoria negli anni successivi al 1915-18. Promosso da Fondazione Don Primo Mazzolari e Istituto friulano per la storia del movimento di Liberazione, in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, è stato realizzato in occasione del centenario della fine della prima guerra mondiale.

Don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari, ha svolto la relazione d’apertura della seconda sessione. Nella sua analisi, documentata con fonti e numerose citazioni, ha spiegato come sia emersa, dalla tragedia bellica, “una diversa percezione del rapporto Chiesa-mondo”, costruita sulla condivisione tra preti e laici, tra credenti e non credenti, della barbarie della guerra, delle sofferenze imposte e subite, del sangue e delle privazioni. “La guerra – ha afferma il sacerdote cremonese – fa guardare la realtà con occhi nuovi. Non c’è più un mondo separato dalla Chiesa, altro e lontano; Dio si rende presente ovunque”, nelle sofferenze dell’umanità e “nel bene che è seminato dappertutto”.

Don Bignami ha citato, naturalmente, testi e omelie di don Mazzolari, insieme anche a don Guido Astori, don Giuseppe Tedeschi, don Giovanni Minzoni, don Giulio Facibeni. “La vera vittoria del prete tornato dalla guerra non è con le armi, ma – ha dichiarato – quella che consente di risanare le ferite dell’anima”.

Gli orrori della guerra, e la “condivisione” da parte dei sacerdoti dell’esperienza della trincea, hanno fatto sorgere numerosissime crisi spirituali: “La crisi del prete soldato o cappellano militare assume molteplici forme” perché “la guerra è passata come un uragano lasciando segni di devastazione, disumanità, odio”. Una crisi – tratteggiata da don Bruno Bignami – che è sia “personale” che “istituzionale”, nel senso che riguarda le stesse comunità parrocchiali e tante diocesi, specialmente quelle nei pressi del fronte.

Don Celso Costantini, amministratore apostolico a Fiume, nel 1921 scrive della difficile ripresa post bellica: “cappellani militari e preti profughi che ritornavano e che bisognava ricollocare a posto; il seminario da riattivare; paesi senza preti, a cui urgeva provvedere; opera di ricostruzione morale e religiosa e pure di assistenza caritativa; rapporti che bisognava ristabilire con le autorità civili e militari italiane”. L’Italia è stremata dalla guerra; la “vittoria” non lenisce le ferite con le quali anche la Chiesa deve fare i conti. “C’è bisogno di uomini nuovi”, segnala padre Semeria, per ricostruire sulle macerie della guerra; ciò vale per la realtà civile come per quella ecclesiale, sia Italia che negli altri Paesi coinvolti nella contesa. Un messaggio che, sottolinea il relatore, ha la forza dell’attualità.

“C’è molto da fare – ha osservato, alla luce dei suoi studi, don Bignami – in tema di formazione delle coscienze e l’avvento rapido del fascismo testimonia quanta fatica si è avuta nella capacità di leggere la realtà. Soprattutto ci si accorge che la guerra aveva riscritto la relazione tra il ministero” sacerdotale “e il mondo: un rapporto non più di separazione, ma di condivisione”. “Su queste lunghezze d’onda si collocano le strade generatrici ipotizzate da alcuni protagonisti del clero in guerra: l’antifascismo come formazione di coscienze libere, la carità in risposta alle ferite della guerra e la missione come esigenza di fraternità. Sono rivoli che si trasformeranno in fiume carsico nel Novecento, capace di preparare i temi di Gaudium et spes del Concilio Vaticano II”, fra i quali il rapporto Chiesa-mondo, la pace, la laicità.

“Don Primo Mazzolari, il ritorno alla pace e la memoria della grande guerra” il tema assegnato, invece, a Giorgio Vecchio, docente all’Università di Parma e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari. Don Primo fu in divisa dal 1915 al 1920; in guerra perse l’amato fratello Peppino; accompagnò le sofferenze dei militari, e le loro esigenze spirituali, in diverse regioni di guerra e fin oltre l’evento bellico. Partito per il fronte come convinto “interventista”, portò a casa e nel suo ministero una profonda rivisitazione del concetto di guerra, fino a diventare un simbolo del pacifismo italiano ed europeo (del 1955 è il suo volume “Tu non uccidere”, ritenuto appunto un manifesto del pacifismo di matrice cattolica).

Il prof. Vecchio nel suo intervento ha dapprima riepilogato le tappe della vita militare di don Mazzolari, per poi riferire dei numerosi interventi, omelie, discorsi, scritti del sacerdote cremonese sul tema della memoria della guerra e degli insegnamenti da trarne. Ad esempio, commemorando la vittoria del 1918, affermerà: “Eravamo contenti di non morire ma anche di non far morire. Fu l’unico giorno in cui il fucile non pesava nelle mani e sulle spalle perché non pesava più sul cuore. Per questo soprattutto nessun giorno della patria fu più bello del 4 novembre 1918”.

In altra occasione Mazzolari riflette sul binomio religione-patria, simboleggiato dalla sua presenza fisica accanto alla bandiera. “La religione, benedicendo la bandiera, mette in luce il divino che c’è nell’idea di patria, affinché coloro che vi si accostano ne prendano un rispetto immenso e si guardino di profanarla in qualsiasi modo. […] Questa è la meraviglia della religione: quindi la necessità che essa presieda ogni attività buona dell’uomo. In altre parole: ho benedetto la bandiera perché noi ci disponiamo a mettere fuori del nostro cuore quello che di essa è indegno”. Mazzolari invita a purificarsi da tre cose, spiega il prof. Vecchio, “ovvero anzitutto ‘il concetto o l’esaltazione pagana della guerra, come se la guerra fosse una festa o un avviamento necessario per la grandezza della patria’. Secondariamente Mazzolari invita a purificarsi ‘da ogni particolarismo, dallo spirito settario e partigiano, il quale pretende di monopolizzare, di restringere a pochi, a una classe eletta, l’onore e il dovere di essere italiani’. Qui la polemica con il fascismo è evidente – osserva Vecchio – e risponde a un’altra posizione tipica dei cattolici del tempo, volti a rivendicare il proprio contributo di sangue alla patria, contestando la pretesa monopolistica fascista del patriottismo”. Infine, per don Primo Mazzolari “bisogna evitare il rischio di credere di aver già fatto a sufficienza: Nessuno può dire, guardando la bandiera della patria: io ho fatto abbastanza per te. Solo i morti lo possono dire, perché essi davvero hanno dato tutto”.

 

 

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Inaugurata la mostra espositiva “Conoscere don Primo Mazzolari” presso il palazzo comunale di Cremona

Nella mattinata di sabato 10 marzo è stata aperta la mostra che sino al prossimo 27 maggio offrirà ai visitatori del Palazzo comunale di Cremona la possibilità di un emozionante incontro con una delle profetiche figure del novecento: don Primo Mazzolari.

All’inaugurazione sono intervenuti Barbara Manfredini, Assessore alla Città vivibile e Rigenerazione urbana, don Bruno Bignami, Presidente della “Fondazione don Primo Mazzolari” e don Alberto Franzini per la Diocesi di Cremona. Don Enrico Maggi, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi, ha illustrato il documentario prodotto dal Centro televisivo diocesano TRC, per la regia di don Attilio Cibolini –  prossimamente diffuso anche dalle frequenze di Cremona – che fa parte integrante della esposizione.

Tra i presenti anche Giancarlo Ghidorsi, storico collaboratore della Fondazione Mazzolari.

L’allestimento fa parte del progetto “Le parole di don Primo”, per far conoscere le opere principali e la biografia del sacerdote cremonese attraverso pannelli esplicativi, video e documenti originali.

L’accesso è libero, dal lunedì al sabato dalle 9 alle 18, la domenica e festivi dalle 10 alle 17. L’ingresso è da SpazioComune (piazza Stradivari, 7 – Cremona).

Il ricco programma di iniziative dedicate al parroco di Bozzolo, che ha preso il via il 13 gennaio con la presentazione del libro “Un’obbedienza in piedi”, proseguirà il 20 aprile, alle 18, con la lettura degli Scritti politici (1948) da parte degli scout Agesci in Sala Quadri, sede del Consiglio comunale, con intervento del Sindaco Gianluca Galimberti.




Mazzolari e la Chiesa, che prima di tutto è casa del Padre

È nella splendida cornice della Cattedrale di Cremona che nella serata di venerdì 16 febbraio – nell’ambito del progetto “Le parole di don Primo” promosso da Comune di Cremona, Diocesi e Fondazione Mazzolari – sono riecheggiate le parole del parroco di Bozzolo di cui è in corso il processo di beatificazione. A dar voce al parroco d’Italia – attraverso le pagina di Chiesa, casa del Padre – due giovani della Federazione Oratori Cremesi (Mattia Cabrini e Elena Poli), alternati al suono dell’organo Mascioni suonato da Camillo Fiorentini.

La Missione di Ivrea fu l’ultima predicazione di don Mazzolari fuori Bozzolo: si tenne nella settimana dal 20 al 25 ottobre 1958 con una prima trilogia al teatro “Giacosa”, rivolta ai professionisti, a commento dell’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe, e una seconda nella Cattedrale sul tema “I nostri rapporti col Padre”, già affrontato nella Missione di Milano dell’anno precedente. Sei discorsi registrati e gelosamente custoditi da don Mario Vesco, che arditamente invitò don Primo a Ivrea.

Una predicazione che «può essere considerata il “canto del cigno”, e quasi il testamento che riassume le fondamentali linee del pensiero mazzolariano», ha sottolineato mons. Alberto Franzini introducendo la serata. Un compito svolto volentieri dal parroco della Cattedrale che, originario di Bozzolo, da bambino ebbe don Mazzolari come parroco.

L’attenta assemblea (presente anche il vescovo Antonio Napolioni) ha potuto meditare uno dei discorsi più completi, più accorati e tra i più sofferti di don Primo. «Perché affronta – ha ricordato mons. Franzini – uno dei nodi non solo della sua avventura esistenziale, ma anche più ricorrenti nella vita di fede della cristianità: il rapporto Dio-umanità, Cristo-Chiesa. Se Dio è trasparente, se l’Umanità di Cristo è cristallina e attraente, non così appare l’umanità della Chiesa. È uno degli scogli più drammatici: perché Dio ha deciso di entrare in una casa così debole e così fragile come è la casa della Chiesa? E perché, per mettermi in comunione con Dio, sono invitato ad abitare questa Casa, così ricca di crepe e di disagi di ogni tipo?». Tematica ricorrente negli scritti e nella predicazione di don Primo. Sofferta, certo, ma non per questo portò mai a mettere in dubbio il valore della Chiesa e della appartenenza ad essa.

«La soluzione del problema “Chiesa” viaggia su due piste», ha affermato mons. Franzini. La prima è data dalla miseria umana della Chiesa, che comincia già con il gruppo degli Apostoli e il «mistero di povertà» dell’uomo. La seconda matura il concetto che «nella Casa del Padre non c’è tutto quello che noi desideriamo, soprattutto nella maniera con cui lo desideriamo. La casa, però, è sempre meglio dell’esilio; il pane, anche se mangiato con lacrime, meglio della fame; il fratello, anche se duro e arcigno, meglio dello sconosciuto: l’amore che sorveglia meglio della volontà dispotica del tiranno e dello sfruttatore”». Nella consapevolezza di Mazzolari che «nella Chiesa c’è Lui, perché la Chiesa è la Casa del Padre. È Lui che conta: non importa se i fratelli sono spesso indegni di questa Casa o qualche volta litigano tra di loro; non importa se qualcuno lascia la Casa in cerca d’avventure. La Casa rimane sempre aperta».

In chiusura di serata Michele Ginevra, del settore Cultura del Comune di Cremona, ha annunciato l’avvio della pubblicazione di alcuni fumetti su don Mazzolari a cura del Centro fumetto “Andrea Pazienza” di Cremona proprio nell’ambito della rassegna “Le parole di don Primo”. La prima pubblicazione proprio il 16 febbraio con il quotidiano “La Provincia”. Si continuerà secondo il calendario delle letture diffuse programmate in città.

 

Photogallery della serata

 

Le parole di don primo

Le parole di don Primo propone un articolato programma di iniziative, quali letture diffuse in città, convegni, prodotti editoriali e una sala dedicata a Palazzo comunale. Sono previste ulteriori progettualità, quali la possibilità di presentare progetti su Cultura Partecipata, la valorizzazione bibliografica delle opere dell’autore presso la Rete Bibliotecaria Cremonese e Bresciana e produzioni ed elaborazioni a cura delle scuole cremonesi, attività in sinergia con il Comune di Bozzolo.

La rassegna, che si è aperta ufficialmente lo scorso 13 gennaio (nell’anniversario della nascita di don Primo) con la presentazione del libro Un’obbedienza in piedi, continuerà venerdì 2 marzo, sempre alle 21 in Cattedrale, con la lettura di brani dall’opera Tu non uccidere a cura dell’attore Dario Cantarelli e con l’intervento del vescovo Antonio Napolioni.

 

Pieghevole con tutti gli appuntamenti

 

Speciale dedicato a don Primo Mazzolari




Presentato il carteggio tra don Mazzolari e i vescovi di Cremona

Sabato 13 gennaio Cremona ha ricordato un suo celebre concittadino: don Primo Mazzolari, il “parroco d’Italia” – come l’ha definito Papa Francesco nel pellegrinaggio a Bozzolo sulla sua tomba, nel giugno scorso – di cui è in corso il processo diocesano di beatificazione. L’occasione è stato il 128° anniversario della nascita.

Il pomeriggio è iniziato nella frazione del Boschetto, dove Mazzolari ha passato l’infanzia. Dopo il ritrovo sul sagrato della chiesa parrocchiale (che ancora conserva il registro battesimale con il nome del piccolo Primo Mazzolari), i partecipanti al momento commemorativo si sono spostati presso la cascina San Colombano, dove ha vissuto con la famiglia per una decina d’anni, fino al trasferimento dell’intera famiglia a Verolanuova (in provincia e diocesi di Brescia) alla ricerca di migliori condizioni di lavoro e di vita. Primo Mazzolari tornò all’ombra del Torrazzo terminate le scuole elementari per iniziare gli studi in Seminario di Cremona, scelto per la vicinanza dei parenti.

Tappa successiva a Palazzo comunale per la presentazione del libro “Un’obbedienza in piedi” (Edizioni Dehoniane Bologna): la raccolta delle lettere (molte inedite) tra don Primo Mazzolari e i vescovi di Cremona (Geremia Bonomelli, Giovanni Cazzani e Danio Bolognini).

A fare i saluti di casa il sindaco Gianluca Galimberti che ha ricordato la scelta di concentrarsi su Mazzolari per l’anno della cultura dedicato al ‘900. Parola d’ordine “ascolto”, da «trasformare in obbedienza», ha sottolineato il primo cittadino, sottolineando come il progetto “Le parole di don Primo” coinvolgano tanti gruppi molto differenziati tra loro.

Quindi è toccato a don Bruno Bignami, presidente delle Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo oltre che curatore del libro, presentare il testo, formato da 315 lettere che rappresentano un vero e proprio patrimonio di spiritualità, che permette di approfondire le diverse stagioni del ministero sacerdotale del parroco di Bozzolo e di mostrare il suo rapporto filiale con l’autorità ecclesiastica, senza nascondere incomprensioni e crisi. Sfaccettature mazzolariane anche inedite accanto alle quali emergono anche le figure dei tre vescovi cremonesi, con i loro diversi temperamenti e il loro differente approccio nei confronti di Mazzolari.

Proprio questo particolare rapporto è stato al centro della riflessione del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, che, interrogandosi anzitutto su quale sia l’interesse oggi per Mazzolari, ha intravisto ragioni di viva attualità soprattutto riconoscibili in Papa Francesco, di cui, nel corso dell’incontro, ha citato alcuni passaggi del suo discorso a Bozzolo lo scorso giugno. Mons. Napolioni, guardando al rapporto tra il prete Mazzolari e i suoi vescovi che emerge dall’epistolario, ha sottolineato l’aspetto di corresponsabilità, che ha definito vera e propria sinodalità.

Stimolato quindi dalla lettura di una delle lettere scritte da Mazzolari a mons. Cazzani, ha sottolineato il bisogno di fiducia, condivisione e affetto espresso dal parroco di Bozzolo, sempre fedele a Dio e alla Chiesa così come agli uomini e a se stesso, in una particolare unione di obbedienza e libertà.

Non è mancato un richiamo alla formazione oggi dei sacerdoti e alcuni accenni personali, con la figura di don Mazzolari scoperta negli anni di Seminario a Fano grazie alla figura di don Vincenzo Solazzi, autore di “Lettera alla parrocchia”, sulla falsariga di “La parrocchia” di don Mazzolari.

A caratterizzare l’incontro anche la lettura di alcune lettere di Mazzolari da parte di Roberta Benzoni.

Curatrice del libro, insieme a don Bignami, Diletta Pasetti, giovane studiosa bozzolese che ha dedicato la propria tesi di laurea proprio a Mazzolari e che ha recentemente curato, in un master a Oxford, la traduzione inglese del “Tu non uccidere”. Sottolineando la difficoltà a etichettare in modo definito don Primo, ha voluto in particolare rimarcare gli aspetti della responsabilità e della fatica. Cifre che ben si pongono nella relazione tra il parroco di Bozzolo e i suoi Vescovi.

L’epistolario è un utile tassello per approfondire la figura del parroco, ma anche per sondare la spiritualità cristiana come luogo di incarnazione e di decisioni, soprattutto in merito al tema tanto discusso dell’obbedienza. Le lettere mostrano la fatica della fedeltà al Vangelo e rivelano schiettezza, apertura di cuore, fiducia, sostegno, dubbi, incoraggiamenti, condivisione, ragionevolezza. Un quadro di fede e di amore alla Chiesa tutt’altro che scontato.

Conclusioni di don Bignami e del vescovo Napolioni

Photogallery

 

L’evento ha aperto il programma “Le parole di don Primo”, caratterizzato in particolare da appuntamenti mensili di lettura e approfondimento: prossimo appuntamento la sera di venerdì 16 febbraio in Cattedrale (ore 21) con “Dalla missione di Ivrea”, a cura della Federazione Oratori Cremonesi.

Locandina degli incontri

Il progetto “Le parole di don Primo”




Il 7 dicembre a Bozzolo presentazione in anteprima del libro “Un’obbedienza in piedi”

Sarà presentato in anteprima assoluta giovedì 7 dicembre a Bozzolo (ore 21 nella sala Civica di piazza Europa 1) il libro “Un’obbedienza in piedi”, raccolta completa del carteggio tra don Primo Mazzolari e i vescovi cremonesi, dal 1912 al 1959, la cui presentazione ufficiale avverrà a metà gennaio a Cremona in occasione dell’anniversario della nascita di don Mazzolari, avvenuta al Boschetto il 13 gennaio 1890.

Il volume, con un’introduzione del vescono Antonio Napolioni e curato da don Bruno Bignami e dalla dott.sa Diletta Pasetti fa parte della collana “Primo Mazzolari” della casa editrice EDB, ed è nato dalla volontà di realizzare un’edizione critica che presentasse al lettore la corrispondenza in successione cronologica, mantenendo ridotto all’indispensabile l’intervento dei curatori. Questo, per rispettare al massimo la verità filologica dei testi, lasciandoli parlare da soli. Una quantità davvero importante di materiale che non stupisce, data la predisposizione alla scrittura che per tutta la vita ha contraddistinto don Mazzolari. Sono lettere che sanno raccontare dei dolori di un uomo e dei suoi tormenti, delle difficoltà di rimanere dentro una Chiesa della quale non condivideva sempre le scelte e che troppo spesso lo faceva sentire figlio non voluto.

È materiale prezioso questo, perché capace di portare in scena la parte intima di don Primo, quella che rimaneva in parte nascosta nelle opere e nelle prediche. In queste lettere tra il parroco di Bozzolo e i vescovi che si sono succeduti nella diocesi di Cremona è condensata tutta la vicenda umana del parroco a cui il Papa ha reso omaggio il giugno scorso.

È stato un lavoro denso, che ha preso le mosse da “Obbedientissimo in Cristo” di don Bedeschi e dagli archivi della Fondazione don Primo Mazzolari; un lavoro di trascrizione e revisione degli originali – spesso scritti a mano – che ha cercato di essere il più ampio e comprensivo possibile, con l’obiettivo di mettere in luce uno degli atteggiamento che meglio ha contraddistinto Mazzolari: l’obbedienza in piedi.

La scelta del titolo punta proprio a fare uscire dalla trama del carteggio quel filo rosso che corre lungo le oltre 300 pagine del volume. L’ “obbedire in piedi” implica quella volontà che ha animato la continua ricerca da parte di Mazzolari di rimanere fedele a quello che la sua coscienza gli diceva, senza rinnegare la Chiesa e le regole che questa imponeva.

Un percorso sicuramente travagliato, che ha accompagnato per tutta la vita il parroco nato a Boschetto: le censure e le polemiche sui testi pubblicati e spesso non capiti perché in anticipo sui tempi, la sospensione obbligata del quindicinale “Adesso” – di cui era direttore – per gli articolo sul pacifismo considerati troppo estremi, i continui richiami dal Santo Uffizio.

Emerge dall’inchiostro di queste lettere la ricerca di un equilibrio che è durata davvero una vita, tra quello che sentiva giusto secondo la sua lettura del Vangelo e gli inviti, che gli venivano dalla Chiesa di Roma, al silenzio, alla moderazione.

Negli “obbedientissimo in Cristo” che chiudono come firma tante delle lettere scritte c’è dentro tutto: la necessità di don Primo di rimanere fedele al messaggio di Dio prima di ogni altra cosa, di non tradire quel sentire, anche se questo gli costava richiami formali, incomprensioni e obblighi al silenzio. Una pena pesantissima per un uomo che faceva della predicazione la sua missione più impellente.

Questo libro significa, per chi ci ha lavorato e per chi lo leggerà, esplorare da dentro le difficoltà e i dolori di un uomo che ha sempre voluto rispettare la propria coscienza, cercando di rimanere sul cammino che aveva scelto, pur non condividendone sempre il percorso, scegliendo quindi spesso la via meno comoda.

È stato guardare le contraddizioni mettersi nero su bianco e farsi concrete, senza negarle; la dimostrazione del coraggio più grande che ci vuole: quello verso noi stessi e i nostri limiti.

Perché “obbedire in piedi” è una delle cose più faticose e più belle che possiamo fare per noi stessi, e quindi per gli altri. È questa una delle lezioni più preziose che don Primo Mazzolari ci ha lasciato, e di cui abbiamo il dovere di farne tesoro.

 

Una selezione delle lettere nel libro “La carità è sempre un po’ eccessiva”