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Incontro al Boschetto, don Primo tra memoria e attualità

Come ogni anno in occasione dell’anniversario della nascita di don Primo Mazzolari, avvenuta il 13 gennaio 1890, un gruppo di associazioni cremonesi ha fatto visita alla cascina San Colombano presso il quartiere Boschetto.

Il gruppo dei partecipanti partendo dal piazzale della chiesa di Santa Maria, parrocchia di origine della famiglia di Mazzolari, dove il piccolo Primo fu battezzato, si è diretto al luogo natale del sacerdote, dove si è fermato un poco a riflettere.

Don Antonio Agnelli, accompagnatore spirituale di Acli Cremona, ha voluto ricordare don Primo tramite la lettura delle sue “nove ostinazioni”, scritte molti decenni fa ma oggi ancora molto attuali: don Primo ripercorre in punti sintetici la sua visione della pace, della Chiesa, della società e dell’economia improntata su un’idea di accoglienza della persona umana senza però per questo accettare le ideologie sbagliate che rimangono da combattere.

A seguire don Mario Aldighieri ha portato il suo commosso ricordo dell’incontro con don Primo sul letto di morte e di come questo incontro, insieme agli insegnamenti trasmessi dai suoi libri e articoli, ha segnato la sua esperienza di vita da presbitero anche nei momenti più difficili durante la permanenza in America Latina.

A concludere Marco Pezzoni, ex parlamentare cremonese, ha ricordato che quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della morte di don Primo e rifacendosi all’intervento del prof. Luigi Bonante del giorno precedente ha voluto ribadire come don Primo abbia saputo delegittimare anche dal punto di vista teologico la guerra: infatti essa è solo l’ultimo passo di una cultura e di un’economia violente.

Al termine dell’incontro si è voluto anche ricordare don Giuseppe Giussani, presbitero cremonese ormai malato che anche negli anni in cui le idee e gli scritti di don Primo non erano legittimati dall’autorità ecclesiale ha saputo portare avanti la sua memoria dopo la morte dando un importante contributo alla conservazione e trasmissione del suo pensiero fino ai giorni nostri.

L’evento è stato promosso dai ragazzi del Forum delle Idee (rete ASVIS, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) insieme ad Acli Cremona, Paxchristi, Tavola della pace di Cremona, Movimento federalista europeo e Cremona nel mondo.




Don Luigi Ciotti: « Come don Primo scegliamo di stare dalla parte degli ultimi»

Don Luigi Ciotti esordisce confessando la sua emozione: «L’unico titolo per parlare qui oggi se non la straordinaria ammirazione che ho maturato per la vita, la storia e gli scritti di don Primo Mazzolari». Il salone dei Quadri non basta a contenere il pubblico arrivato in Comune per assistere all’intervento del sacerdote presidente dell’associazione Libera, ospite della presentazione del volume “Misericordia a bracciate” di don Primo Mazzolari, in occasione del 60° della morte del prete di Bozzolo. Il suo intervento è stato preceduto da quello di don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari e dai saluti del vescovo Antonio Napolioni e del sindaco di Cremona Gianluca Galimberti.

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Molti sono in piedi, o seduti nelle salette laterali. Il pubblico segue in silenzio l’intervento di don Ciotti, scritto a mano sui fogli che tiene sotto al microfono e pronunciato con un trasporto appassionato: «Io mi sento molto piccolo rispetto alla complessità del mondo, piccolo e fragile di fronte a problemi che oggi ci devono creare una inquietudine». Come quella che accompagnava la vita e gli scritti di don Mazzolari, che il presidente di Libera cita abbondantemente, in un continuo gioco di rimandi al magistero di Papa Francesco: «Papa Francesco già nel suo primo Angelus – ricorda – ha parlato della Misericordia: questa parola cambia tutto, rende mondo meno freddo e più giusto».

Quella di don Primo, come ha sottolineato mons. Napolioni nella sua breve introduzione – è «Profezia che non ha confini nel tempo e nello spazio che possiamo comprendere oggi, sessant’anni dopo». Una straordinaria attualità che don Ciotti ribadisce con forza nelle sue parole che richiamano anzitutto i pilastri del pensiero mazzolariano: la centralità del Vangelo e l’impegno nella società.

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«Nella storia di ripetono alcuni passaggi in cui siamo chiamati ad uno scatto: non possiamo accontentarci di quello che stiamo facendo. Ognuno di noi è chiamato a fare di più nella quotidianità». Qui e oggi. Don Primo, osserva in un altro passaggio don Ciotti – «scriveva per graffiare le coscienze. E anche oggi la missione della Chiesa è quella esser coscienza critica della società ma anche voce» che porta nel mondo il Vangelo.

E la voce del fondatore di Libera quasi si rompe per l’emozione quando rivolge il suo appello incontenibile alla responsabilità, a «scegliere da che parte stare», a non stancarsi di denunciare un presente – citando ancora il Papa – «nella sua situazione angosciante»

«E’ un atto d’amore: vi prego, cogliamo i segnali! Il grado di umanità si sta abbassando a livelli preoccupanti nel paese che io amo. Non possiamo tacere»

Molti i riferimenti attualità, «ai disastri sociali e ambientali», alla conflittualità sociale, alla politica, al fenomeno delle migrazioni.

Tuona commentando al caso delle navi Sea Watch e Sea Eye: «Quando si permette che per 15 giorni una nave resti in mare in quelle condizioni si ignora che lì sono le fragilità» che richiedono la responsabilità della società.

Numerose le citazioni di Papa Francesco, ma anche di Paolo VI, David Maria Turoldo, don Tonino Bello. Un riferimento anche alla Costituzione Italiana, «nata come risposta al fascismo, all’ignoranza, alle leggi razziali, alle tragedie della guerra…

Oggi la rinascita dei fascismi e dei razzismi sono fatti reali. Non è folklore o nostalgia: la violenza dei fatti e delle parole, la degenerazione dei linguaggi pubblici e a volte anche politici e sotto gli occhi di tutti. Noi abbiamo una responsabilità»

E’ un appello alla partecipazione, a «mettersi nei panni dell’altro», a prendere posizione quello che don Ciotti – facendo proprie in molte parti del suo intervento le parole di Mazzolari – rivolge alla città e alla Chiesa di Cremona: «Non basta commuoversi, bisogna muoversi». E in don Primo ritrova una straordinaria «capacità di cogliere i segni dei tempi», di osservare con uno sguardo critico e di non restare neutrale («non c’è oggi parola più brutta di “neutralità”»). E la vicinanza con il messaggio del sacerdote cremonese trova un altro importante punto di contatto nella ricerca della pace: «Dove non c’è giustizia non c’è pace e dietro le guerre c’è l’industria delle armi … A Torino nella sede di Libera – aggiunge – ho messo un lenzuolo con un nome: Silvia Romano. Non se ne sa nulla». Il riferimento alla cooperante rapita in Kenya coinvolge il pubblico che sottolinea con un lungo applauso il pensiero di don Ciotti: «L’abbiamo dimenticata, persino denigrata…Ma sono meravigliosi i nostri ragazzi che si mettono in gioco!».

Come don Primo a cui – concludendo – don Ciotti invita a guardare come a un profeta. E come a un modello di vita ed impegno cristiano, animato dall’amore per il Vangelo e dalla passione per gli altri, testimoniato anche nei testi letti in sala da Roberta Benzoni.

In conclusione Omar Pedrini (ex Timoria) e Franco D’Aniello (Modena City Ramblers) hanno proposto alcuni brani, con una dedica speciale rivolta da monsignor Napolioni ad un detenuto del carcere cremonese, incontrato negli scorsi mesi anche dai giovani del Sinodo, che si è recentemente tolto la vita. In una delle periferie delle nostre città con cui proprio il messaggio di don Primo, ribadito con forza da don Luigi Ciotti, invita a «condividere la speranza».

 

 

 




Il mondo guarda a Mazzolari, costruttore di pace

“Don Primo Mazzolari fu un vero costruttore di pace. I suoi insegnamenti ci ricordano che la pace è un bene che deve essere chiesto per tutti, anche per coloro che non lo meritano, che è frutto dell’impegno di tutti gli uomini di buona volontà”, “che non può essere imposta ma offerta”. È il Segretario di Stato card. Pietro Parolin, a indicare lo spessore della figura del sacerdote cremonese aprendo giovedì 29 novembre a Parigi, presso l’Unesco, il congresso internazionale su “il messaggio e l’azione per la pace di don Primo Mazzolari”.

A presentare il convegno organizzato da Missione Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO e Diocesi di Cremona con il patrocinio dell’Unesco e la collaborazione della Fondazione Mazzolari è stato mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, alla presenza nella grande sala di una nutrita presenza di rappresentanze diplomatiche (in prima fila anche l’ex premier Enrico Letta) e media, tra cui il dott. Giacomo Ghisani, vice direttore della Segreteria per le Comunicazioni del Vaticano. Presenti anche circa 130 pellegrini cremonesi, tra cui il prefetto Paola Picciafuotchi, il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti e il primo cittadino di Bozzolo Giuseppe Torchio.

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II vescovo Napolioni: “Una fonte cui attingere ragioni di impegno e speranza”

Ad aprire i lavori è stato poi il vescovo di Cremona Antonio Napolioni che ha presentato la figura do don Primo portando il saluto della diocesi: “Don Mazzolari è un uomo di periferia: Cremona è periferia della Lombardia. Le sue parrocchie di Cicognara e di Bozzolo, in provincia di Mantova, sono periferie d’Italia, oggi come allora. Ma diviene uomo dallo sguardo senza confini”.

Guarda l’intervista al Vescovo a Parigi

Il vescovo ha tracciato le linee biografiche di Mazzolari, affermando:

“Oggi guardiamo alla vita e al pensiero di don Mazzolari come a una fonte, cui attingere ragioni di impegno e speranza.

Ci aiuta a farlo il magistero di Papa Francesco, che ha sorpreso tutti recandosi il 20 giugno 2017 a Bozzolo, per pregare sulla tomba di un parroco di campagna. Quel giorno, il Papa così concludeva il suo discorso: ‘Se doveste riconoscere di non aver raccolto la lezione di don Mazzolari, vi invito oggi a farne tesoro. Il Signore, che ha sempre suscitato nella santa madre Chiesa pastori e profeti secondo il suo cuore, ci aiuti oggi a non ignorarli ancora. Perché essi hanno visto lontano, e seguirli ci avrebbe risparmiato sofferenze e umiliazioni’”. Napolioni ha concluso: “Siamo qui oggi, sotto gli occhi del mondo e della sua ricerca di pace, per fare ancora tesoro di quella lezione”.

Card. Parolin: “Ha compreso che tra Vangelo e violenza la distanza è abissale”

“Riflettere su come il pensiero e l’azione di questo sacerdote”, don Primo Mazzolari, “può aiutarci tutti a vivere il nostro tempo con coraggio e aiutare a costruire ciò che Papa Francesco chiama la civiltà dell’amore”.

E’ poi nelle parole pronunciate nella sua prolusione dal Segretario di Stato Vaticano card. Pietro Parolin, che si spiega l’obiettivo del congresso internazionale presso la sede di un organismo laico ma aperto e attento al dialogo tra culture e religioni come l’Unesco.

Il cardinale, aprendo i lavori, ha ripercorso la vita di questo sacerdote che, avendo “affrontato il dramma della guerra” prima come soldato semplice poi come cappellano militare, ha maturato “convinzioni che lo condurranno a diventare un costruttore di pace del XX secolo”.

È la “dura realtà della guerra” che “lo aiuta a comprendere che tra il Vangelo e la violenza la distanza è abissale”.

Guarda l’intervista al card. Parolin

Dagli anni dei regimi totalitari in cui Mazzolari

“ha avuto il coraggio di opporsi con forza a tutte le forme di ingiustizia e razzismo”, al sostegno alla Resistenza “come esercizio di una coscienza che voleva preservare l’umanità dall’incubo della violenza”;

dalle indicazioni nel periodo della seconda guerra mondiale sul discernimento del “bene e vero” in una “realtà che non è mai limpida”, all’impegno per l’educazione della coscienza (“il mito del dovere come esattamente opposto al primato della coscienza morale”) o la convinzione della necessità di una istituzione sovranazionale come garante di pace.

Parolin ha ricordato come lo stesso Papa Francesco ne abbia visitato la tomba a Bozzolo il 20 giugno 2017, “per commemorare questa straordinaria figura di sacerdote e profeta”. Dei suoi scritti Parolin ha detto sono “una miniera alla quale possono aspirare ricercatori, intellettuali e uomini di buona volontà”. Dall’esperienza di don Primo il cardinale ha ricavato “tre lezioni di vita”:

“La pace nasce da un dialogo tra gli uomini”, quando “i cuori e gli arsenali sono disarmati”;

“la pace nasce dal fatto che l’educazione non è e non dovrebbe mai essere vista in modo puramente utilitaristico”, ma come “trasmissione di saggezza”, “apprendimento del significato della vita”;

“la pace nasce dall’impegno di tutti a vivere la storia con amore” con un “impegno concreto, personale”.

“Siamo convinti che”, le ultime parole del cardinale, “come ha sostenuto don Mazzolari, la pace deve rimanere la costante ostinazione dell’uomo. In ogni momento e per tutte le persone”.

Don Bignami: “oltre la teoria della guerra giusta”

Tra gli altri interventi anche quello di don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione, presidente della Fondazione Mazzolari e Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei.  “Don Primo Mazzolari è figlio del suo tempo. – ha detto – Anche per quanto riguarda la riflessione sulla pace, ha risentito degli insegnamenti della Chiesa prima del Concilio Vaticano II. Gli studi compiuti nel seminario di Cremona lo hanno inserito nel solco della tradizione teologica che ragionava servendosi della teoria della ‘guerra giusta’”; “l’idea di fondo era quella di limitare il più possibile il ricorso alla guerra come strumento di soluzione delle controversie. Don Mazzolari ha appreso quel principio, ma l’ha trovato insufficiente alle esigenze del messaggio evangelico. Si trova così a rivedere gradualmente le proprie posizioni che da interventiste, alla vigilia della Grande Guerra, si fanno sempre più radicali di opposizione al conflitto. Scriverà nel 1955 a proposito delle sue posizioni resistenziali: ‘Non avrei potuto fare diversamente con davanti il Vangelo e l’esperienza della guerra’”.

“Possiamo trovare nel suo percorso tre conversioni che lo hanno condotto al pacifismo:

la fraternità come senso del vivere umano, il dialogo come forma di condivisione della vita e il modello di umanità come esperienza di credibilità”

Cosa rimane del messaggio di don Mazzolari? – si è poi chiesto don Bignami nella sua relazione a Parigi. “In primo luogo occorre riconoscere che la sua voce ha trovato eco nell’insegnamento della Chiesa. Si pensi all’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII (1963) e alla Costituzione del Concilio Gaudium et spes (1965). Non presentano più il concetto di guerra giusta e sembrano suggerire un nuovo modo di affrontare il tema della pace”. Emerge “una nuova visione dei rapporti tra i popoli, in termini di ‘interdipendenza’ della comunità umana”.

“Possiamo affermare che Mazzolari ha saputo aprire una strada che solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1959, la Chiesa ha avuto il coraggio di percorrere”.

A un secolo di distanza dalla conclusione della prima guerra mondiale, “sarebbe interessante leggere in parallelo il messaggio di don Mazzolari con l’omelia proclamata da Francesco al Sacrario militare di Redipuglia il 13 settembre 2014. Afferma: ‘La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione’. Mazzolari “continua a parlare anche a noi che siamo radunati in questa Sede dell’Unesco in un’epoca in cui assistiamo a una guerra dislocata ‘a pezzi’ in varie parti del mondo. Non possiamo chiudere gli occhi e dimenticare sofferenze e ingiustizie che alimentano sete di vendetta”. La pace “si fonda sul riconoscimento della fraternità dell’altro. Solo allora i cuori si disarmano e gli arsenali perdono valore”.




Il card. Bassetti alla mostra itinerante su don Primo Mazzolari

A pochi giorni di distanza dal grande evento ospitato a Parigi dalla sede Unesco, dove è stato presentato al mondo il suo messaggio di pace, la figura di don Primo Mazzolari si è trovata ancora una volta al centro di un importante evento della Chiesa, questa volta italiana.

Domenica 2 dicembre, infatti, presso l’Hotel Domus Pacis di Assisi è stata inaugurata alla presenza del Presidente della Cei, il Card. Gualtiero Bassetti, la mostra “Conoscere don Primo Mazzolari” (qui il link che riporta l’intervento del Cardinale) Iniziativa curata dalla Fondazione Mazzolari e dalla Postulazione della Causa di Beatificazione, in occasione del 60° anniversario della morte del parroco di Bozzolo. Una mostra itinerante messa a disposizione per enti e parrocchie, con un allestimento di pannelli, video e immagini d’archivio e con contenuti multimediali che rappresentano la vita e il messaggio di don Primo.

In questi giorni si sta tenendo ad Assisi il 35° Corso di formazione nazionale dei partecipanti al Progetto Policoro, abbracciato e sostenuto da parecchi anni dalla Conferenza Episcopale Italiana e di cui un nostro prete diocesano don Bruno Bignami è il responsabile (scopri di più sul progetto Policoro).

In questa occasione la figura di don Primo Mazzolari è stata proposta come icona “di un cristianesimo impegnato nel mondo al servizio degli ultimi”, queste le parole del Presidente della Cei. «Abbiamo fatto la scelta di accompagnare la formazione del progetto con una figura di spiritualità sociale – ha spiegato don Bruno Bignami -. Iniziamo quest’anno con la testimonianza di don Primo Mazzolari, facendo memoria dei sessant’anni dalla morte, ma soprattutto riprendendo la sua proposta di un cristianesimo impegno nel mondo al servizio degli ultimi. Al termine dei giorni di Assisi lasceremo a tutti il testo di don Primo “Ci impegniamo noi e non gli altri…”, che reciteremo insieme. Nelle meditazioni di questi giorni ci metteremo in ascolto anche di alcuni testi del parroco di Bozzolo»

E il racconto della vita e del pensiero di don Primo è ripreso proprio attraverso i pannelli della mostra realizzata dalla Fondazione: un portale di ingresso, 8 roll up, due schermi e due palmari che in modo conciso, aggiornato e interattivo danno la possibilità di farsi un’idea completa di don Primo Mazzolari, dei suoi scritti e delle sue idee. Sarà disponibile, su prenotazione, per tutto il 2019. Insieme alla mostra, gli organizzatori propongono di dedicare un momento specifico a una conferenza o ad una celebrazione di preghiera sulla figura di don Mazzolari, a un suo scritto o a un tema della sua vasta opera. E la possibilità – in quell’occasione – di vendere dei libri

Per la prenotazione rivolgersi direttamente a don Umberto Zanaboni, vice postulatore della causa di beatificazione (tel. 331 8363752 – donumbertozanaboni@libero.it) e Fondazione don Primo Mazzolari (tel. 0376 920726 – info@fondazionemazzolari.it).




Il messaggio «inascoltato» di don Primo Mazzolari

Si svolgerà giovedì 29 novembre a Parigi il convegno internazionale dedicato alla figura e al pensiero di don Primo Mazzolari organizzato da Missione Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO e Diocesi di Cremona con il patrocinio dell’UNESCO e in collaborazione con la Fondazione «Don Primo Mazzolari». Il tema su cui interverrà anche il segretario di Stato Vaticano card. Pietro Parolin è «Il messaggio e l’azione di pace di Don Primo Mazzolari». Un tema toccato anche da don Bruno Bignami, postulatore della causa di Beatificazione di don Mazzolari, nell’intervista rilasciata al settimanale Mondo Padano. 

Nell’intervista, realizzata da Carla Parmigiani per il settimanale cremonese, don Bignami affronta alcuni dei temi più cari a don Primo: il rapporto tra Chiesa e mondo, l’attenzione agli ultimi, il legame con la terra, il dialogo con la cultura del proprio tempo, l’esperienza del dolore e del rifiuto, e – appunto – il grande discorso sulla pace.

Qui il pdf dell’intervista

«Quanto poi al suo messaggio sociale, pacifista e attento ai poveri, è stato una conseguenza della sua spiritualità evangelica. “Tu non uccidere” è un comandamento che interpella la storia di ognuno e la prossimità ai poveri non può che avvenire nel coraggio della condivisione».

«Oggi qualsiasi messaggio sociale è inascoltato – riflette don Bruno Bignami -. Siamo così intrisi di individualismo che leggiamo qualsiasi tema sociale come un intruso nella nostra vita e ci siamo anestetizzati alle grandi questioni del nostro tempo. Tutto passa sopra le nostre teste e nessun problema che riguardi le persone e la società ci scalda il cuore. Preferiamo divano e pantofole alla strada e al volto dei fratelli. Abbiamo bisogno di ricostruire la nostra umanità a partire dalla vocazione che ci contraddistingue: siamo fatti per la comunione e per vivere nella società». «Lo stile – aggiunge – era quello di aiutare le persone a smuoversi dall’indifferenza e dal torpore. Nella vita ognuno deve imparare a scendere in campo: è una sconfitta per tutti lo stare in panchina…»

 




Don Primo e Igino Giordani, testimoni di pace che chiamano all’impegno

Si è tenuto nel pomeriggio di sabato 17 novembre, presso il teatro Monteverdi di Cremona, il dialogo sulle figure di don Primo Mazzolari e Igino Giordani, co-fondatore del movimento dei Focolari, intitolato «Sulle spalle dei giganti». Ad intervenire, sul palco, don Bruno Bignami (presidente della Fondazione don Mazzolari di Bozzolo, postulatore della causa di beatificazione del sacerdote cremonese e direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro) e il professor Alberto Lo Presti (docente di Storia delle dottrine politiche e di Dottrina sociale della Chiesa presso l’università Lumsa di Roma e direttore del centro studi “Igino Giordani”).

Dagli interventi, introdotti dal saluto del Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, è emerso il rapporto di amicizia e di condivisione di due figure che hanno attraversato il Novecento osservando i fatti storici, civili ed ecclesiastici con uno sguardo libero, capace ancora oggi di proporre chiavi di lettura ispirate sulla realtà.

A partire dalle prime lettere che Igino Giordani scrive a don Primo Mazzolari nei primi anni Quaranta, arrivando alla fitta corrispondenza tra la canonica di Bozzolo e i palazzi della politica Romana, dove Igino Giordani si era affermato come intellettuale, scrittore e politico della Democrazia Cristiana, il dialogo su queste due grandi figure ha fatto emergere i tanti punti di contatto. «Dalla lettura di “La società cristiana” di Giordani – ha spiegato don Bignami – don Primo ha colto spunti importanti sul tema dell’impegno dei cristiani del mondo». Un tema che accompagnerà e rappresenterà un filo conduttore della corrispondenza e del reciproco arricchimento tra Giordani e Mazzolari, come quello della ricerca della pace. «fondata sull’idea del dialogo profondo come unica via cristiana per far convivere le diverse culture che in anni di grandi tensioni si scontravano nella società Italiana».

Ascolta l’audio dell’intervento di don Bruno Bignami

Impegno civile e «vocazione politica» – ha riflettuto il professor Lo Presti  ripercorrendo le tappe essenziali della biografia del co-fondatore dei focolarini – che hanno attraversato il dramma della guerra e la sofferenza per le accuse e la diffidenza incontrata da entrambi anche negli ambienti politici ed ecclesiastici del proprio tempo. «Sono stati profeti – ha spiegato il relatore – perché hanno deciso di donare la vita per qualcosa che non ha dato frutti immediati, ma che ha costruito in profondità».

Ascolta l’audio dell’intervento del professor Alberto Lo Presti

Per questo il messaggio contenuto e comunicato da questi due testimoni continua ad interrogare e a «spingere ad agire» anche i cristiani di oggi: nella ricerca di un dialogo autentico «non soltanto come parlarsi benevolmente, ma arricchito dei contenuti evangelici», nella promozione di un pensiero di pace e di resistenza all’ingiustizia sociale, nel «ritrovarsi sul terreno della carità, nall’obbedienza alla Chiesa in una visione «allargata» che – ben prima del Concilio – apriva con don Primo e Igino Giordani la via dell’impegno consapevole del laicato.




All’Unesco «Il messaggio e l’azione di pace di Don Primo Mazzolari»

Sotto il patrocinio dell’UNESCO e in collaborazione con la Fondazione «Don Primo Mazzolari», la Missione Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO e la Diocesi di Cremona organizzano un convegno internazionale su «don Primo Mazzolari», prete cattolico, grande figura del cattolicesimo italiano della prima metà del XX secolo, resistente, fondatore della rivista «Adesso».

Contemporaneo di Emmanuel Mounier (1905-1950), filosofo e fondatore del personalismo comunitario. Visionario d’avanguardia, Don Primo Mazzolari fu un precursore del modello di rapporto Chiesa-mondo espresso dal Concilio Vaticano II nella Costituzione pastorale «Gaudium et spes». Egli agí a favore di un pensiero sociale, vicino ai poveri e ai valori della pace, che accompagna l’UNESCO nel suo obiettivo di costruire la pace nello spirito degli uomini e delle donne di oggi.

Per informazioni complementari si veda il sito https://www.assau.org/la-mission-d-observation

Data e luogo del convegno:

Giovedi 29 novembre 2018, dalle h.15 alle h.18

presso il Quartier Generale dell’UNESCO (Sala II), 125 avenue de Suffren – 75007 Paris.

Una conferenza stampa è prevista alle h.14.15 (il luogo sarà precisato all’entrata della Sala II)

Programma:

– Intervento di S.Em. Il Card. Pietro PAROLIN, Segretario di Stato di Sua Santità.

– A seguire gli interventi di Mons. Francesco FOLLO, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, e di S.E. Mons. Antonio NAPOLIONI, Vescovo di Cremona. Il Direttore generale aggiunto, il Sig. XING QU, presenterà il punto di vista dell’UNESCO sul soggetto dell’evento.

– Interverranno poi: Prof. Guy COQ, presidente onorario dell’associazione “Amis d’Emmanuel Mounier”, Prof.ssa Mariangela MARAVIGLIA, membro del comitato scientifico della Fondazione “Don Primo Mazzolari, Prof. Don Bruno BIGNAMI, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari”.

– Conclusioni di Mons. Francesco FOLLO e S.E. Mons. Antonio NAPOLIONI.




Mons. Follo a Tv2000 presenta il convegno su Mazzolari all’Unesco

Il convegno su don Primo Mazzolari all’Unesco è stato presentato anche su Tv2000 con un’intervista a mons. Francesco Follo, sacerdote cremonese che a Parigi ricopre l’incarico di osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco. Nel servizio diLuigi Ferraiuolo si sottolinea come per la prima volta l’alta organizzazione internazionale abbia individuato in un esponente religioso un punto di riferimento culturale. 

 

Per saperne di più:




Mazzolari all’Unesco: le proposte di viaggio

In occasione del Convegno internazionale su don Primo Mazzolari costruttore di pace, in programma nel pomeriggio di giovedì 29 novembre a Parigi, presso la Sede principale dell’Unesco, l’agenzia viaggi e turismo ProfiloTours, in sinergia con l’Ufficio diocesano per la Pastorale del tempo libero e dei pellegrinaggi, propone due modalità di partecipazione: una con viaggio in aereo e una in pullman.

I primi a partire, martedì 27 novembre, saranno i partecipanti alla proposta in pullman che vedrà far tappa in serata, durante il trasferimento verso Parigi, nei pressi di Macon.

L’arrivo a Parigi è previsto nel pomeriggio di mercoledì 28 novembre, così come per il gruppo partito in mattinata da Milano Malpensa con il volo dell’EasyJet. Guardando a “La nascita della città cristiana” si visiterà l’Ile de la Citè con la Basilica di Notre Dame e la St. Chapelle. Al termine trasferimento in albergo per la cena e il pernottamento.

La mattinata di giovedì 29 mattina – incentrata sul tema “La santità nascosta tra le glorie dell’impero” prevede la visita della Rive droite dall’hotel de Ville sino a Place de la Concorde passando per St. Gervais, St. Eustache, St. Germain l’Auxerois, St. Roch, Place Vendome, la Madelaine.

Nel pomeriggio la partecipazione al Convegno internazionale su don Primo Mazzolari costruttore di pace, dal titolo “l messaggio e l’azione di pace di Don Primo Mazzolari (1890- 1959)”. L’evento, promosso con il patrocinio dell’UNESCO, la Missione della Santa Sede presso l’Unesco e la Diocesi di Cremona in collaborazione con la Fondazione “Don Primo Mazzolari”, si svolgerà dalle 15 alle 18 presso la Sede principale dell’UNESCO (Sala II) – 125 Avenue de Suffren – 75007 Parigi (Francia).

Il viaggio in Francia proseguirà venerdì 30 novembre su “Le tracce della carità di S. Vincenzo de Paoli e del Beato Federico Ozanam”. Al mattino la visita della Rive gauche e del quartiere latino: St. Etienne du Mont, Pantheon, Università della Sorbona, St. Sulpice, St. Germain des Pres. Dalla devozione mariana, alla devozione al Sacro Cuore fino al ricordo dei primi martiri. Al pomeriggio sosta in Rue du Bac per la visita alla cappella della Medaglia Miracolosa e salita a Montmartre per la visita della Basilica del Sacre Coeur.

Sanato 1° dicembre il gruppo che ha scelto la proposta in pullman inizierà il viaggio di rientro. Il gruppo con la proposta in aereo, invece, avrà la mattinata a disposizione per una eventuale visita al Museo del Louvre, al Museo d’Orsay oppure tempo libero fino al trasferimento con pullman privato all’aeroporto di Parigi.

La quota di partecipazione è di 590 euro per il viaggio in pullman e per la proposta in aereo di 440 euro (quota base minimo 45 paganti) e 130 euro quota volo low cost andata e ritorno, con possibilità di trasferimento per e dall’aeroporto in Italia (50 euro).

Ulteriori informazioni e iscrizioni contattando l’agenzia ProfiloTours di piazza S. Antonio Maria Zaccaria 2 a Cremona (tel. 0372-460592; e-mail info@profilotours.it).

Proposta con viaggio in aereo

Proposta con viaggio in pullman




Don Primo, in un libro una selezione di nuove lettere inedite

E’ uscito per le Edizioni Messaggero Padova il nuovo libro curato da Bruno Bignami su Primo Mazzolari. Si intitola “Misericordia a Bracciate” e raccoglie in un volume una serie di testi inediti scelti e presentati dal presidente della Fondazione Don Primo Mazzolari.

Il libro ricostruisce l’esperienza spirituale cristiana proposta da un testimone come Mazzolari. Le lettere contenute nel volume, tutte assolutamente inedite, sono una finestra aperta sulla concretezza della vita cristiana.

«Le parole di don Primo Mazzolari – si legge nella presentazione – sono provocatorie perché vere. Una misericordia a bracciate indica una spiritualità per il nostro tempo»

Mazzolari dialoga con preti, amici, suore, laici, politici, religiosi… fino al presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.