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Domenica pomeriggio Gallignano accoglie don Paolo Tomasi

Sarà celebrata domenica 23 settembre alle 18.30 dal vescovo Antonio Napolioni, nella chiesa parrocchiale di Gallignano intitolata a san Pietro apostolo, la Messa di insediamento del nuovo parroco, don Paolo Tomasi. Il sacerdote classe 1957, originario di Fontanella, prende il testimone da don Pasquale Viola che, lasciata la comunità per raggiunti limiti d’età dopo 28 di servizio, si è ritirato proprio a Fontanella, dove era stato vicario all’inizio del suo ministero.

Alle 18.15 è previsto il ritrovo presso l’oratorio in via Regina della Scala. Da lì il corteo si sposterà verso la chiesa parrocchiale sul cui sagrato don Tomasi e monsignor Napolioni riceveranno il saluto da parte del sindaco di Soncino (di cui Gallignano è frazione) Gabriele Gallina.

In chiesa, all’inizio della Messa, sarà letto il decreto di nomina e don Tomasi riceverà da un rappresentante del Consiglio pastorale parrocchiale il benvenuto ufficiale.

La festa proseguirà, al termine della celebrazione, in oratorio dove è previsto un rinfresco di benvenuto.

Per prepararsi all’ingresso del nuovo parroco, la comunità di Gallignano ha invitato, giovedì 21 alle 20.45, don Marco D’Agostino, rettore del Seminario, per una lectio divina sul ministero del sacerdozio. Durante la giornata di sabato 23 settembre un sacerdote sarà disponibile in chiesa per le confessioni.

La messa delle ore 10 di domenica 24 settembre sarà sospesa e l’intera comunità è invitata vivere insieme nel pomeriggio il momento di festa e accoglienza del nuovo parroco.

 

Profilo biografico del nuovo parroco

Don Paolo Maria Tomasi, classe 1957, originario di Fontanella, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1981. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Castelleone. Dal 1995 al 2005 è stato parroco di Quattrocase e cappellano all’Ospedale Oglio Po. Dal 2005 al 2012 è stato parroco di Romanengo e, tra il 2006 e il 2009, amministratore parrocchiale di Ticengo. Dal 2012 al 2022 è stato parroco in solido di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta e Vescovato, e dal 2014 al 2022 anche di Pescarolo e Pieve Terzagni. Dal 2022 era collaboratore parrocchiale di Casaletto di Sopra, Melotta, Isengo e Soncino.

 

Saluto di don Tomasi sul giornalino parrocchiale

E Gallignano sia!

Carissimi fratelli e sorelle nella fede della parrocchia San Pietro apostolo in Gallignano, mi rivolgo con affetto nel salutarvi come vostro Parroco nominato dal Vescovo Antonio che ringrazio per la fiducia che mi ha accordato e ringrazio anche a nome vostro perché ha voluto mantenere un parroco per una parrocchia, anche se piccola, la nostra.  Riprendo un cammino già tracciato dai preti che mi hanno preceduto, in particolare Don Persico, Don Ennio, Don Peppino e Don Lino, che avete appena salutato con tanto affetto e riconoscenza e nei confronti suoi anch’io ho un legame importante perché è stato il mio vicario e, in quegli anni, ho fatto la scelta di entrare in Seminario per verificare la mia vocazione alla vita presbiterale.

Dopo la mia ordinazione (20 giugno 1981), la prima Santa Messa nella mia amata parrocchia di Fontanella. Lì ho tessuto per vent’anni alternandoli con il tempo del Seminario. Nel cimitero sono sepolti i miei genitori, i miei nonni, tante persone che ricordo con affetto. Ho due sorelle, quattro nipoti e tre zii. Due miei fratelli sono morti. Il mio primo incarico mi è stato affidato dal Vescovo Fiorino: vicario a Castelleone (1981-1995), poi il vescovo Giulio mi ha nominato Parroco di Quattrocase di Casalmaggiore e Cappellano all’Ospedale Oglio-Po (1995 – 2005). Dal Vescovo Dante ho avuto due nomine: Parroco a Romanengo (2005- 2012) e Coparroco nell’unità pastorale di Vescovato  (2012-2022). Dopo l’anno pastorale a Soncino, ecco la nomina del Vescovo Antonio a Gallignano.

Arrivo in mezzo a voi sereno, consapevole dei miei limiti ma ricco soprattutto dell’amore con il quale il Signore ha accompagnato e accompagna la mia vita. Arrivo in mezzo a voi con la mia umanità  e con il mio essere cristiano che vuole condividere la proposta del Vangelo con la comunità che ha una storia bella di servizio alla parrocchia e di crescita nella fede.

Camminiamo insieme, ognuno con le proprie responsabilità, io consapevole che essere parroco vuol dire anche essere pastore, pastore secondo il cuore di Dio che vuole il bene delle sue pecorelle, in particolare di quelle che sono più deboli, fragili, sole. Prego ogni giorno il Signore affinché mi aiuti ad essere pastore secondo il suo cuore e di custodire e far crescere quella “carità pastorale” che è l’avere attenzione a tutti. Prego per questa nuova comunità che imparerò a conoscere e, sempre, nella preghiera, ricordo le comunità che  ho incontrato nel mio cammino presbiterale.

Mi affido anche le vostre preghiere e davvero, disponiamoci insieme, nel modo migliore, a percorrere quella strada che si chiama “sequela di Cristo” come singoli, come famiglie, come Chiesa che vive in Gallignano, ma respira l’essere nella Diocesi e nella cattolicità del popolo di Dio.

San Pietro ci protegga con l’autorità del suo essere apostolo. Sant’ Imerio sia pure lui a intercedere per noi e la Vergine Madre che, in particolare, onoriamo nel santuario di Villavetere, ci aiuti a rimanere in ascolto della parola di Dio e ci incoraggi a fare quello che il suo figlio Gesù ci chiede. Ci auguriamo, gli uni gli altri, buona avventura nella fedeltà a Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Con affetto e stima, un saluto fraterno

Don Paolo vostro Parroco

 

 

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Il Vescovo a don Giulio Brambilla: «Non ti dico buon lavoro, ma buon divertimento!»

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Neanche cinque chilometri separano il quartiere Po da quello dell’Ospedale, la chiesa di Cristo Re da quella della Beata Vergine di Caravaggio, pur se ai due estremi di Cremona. Una breve distanza che segna però un confine tra il passato e il futuro di don Giulio Brambilla che, dopo essere stato per dieci anni parroco “della Beata”, nel tardo pomeriggio di domenica 17 settembre ha fatto il suo ingresso come nuovo parroco di Cristo Re.

La celebrazione presieduta dal vescovo Antonio Napolioni è stata un vero e proprio passaggio di testimone tra le due comunità, presenti numerose così come la delegazione di suore e religiosi che ha voluto esprimere in questo modo il proprio affetto e la riconoscenza per il servizio come delegato episcopale per la Vita consacrata che don Brambilla ha svolto per 17 anni.

La celebrazione di insediamento ha avuto inizio alle 18.30, anticipata sul sagrato dal saluto dell’Amministrazione comunale. Il sindaco Gianluca Galimberti, affiancato dall’assessore Luca Burgazzi in qualità anche di parrocchiano di Cristo Re, ha voluto esprime tre grazie: al vescovo Napolioni «per quel che è e rappresenta»; alla comunità, sottolineando il suo essenziale ruolo in tanti campi di interesse anche civile, come l’educazione, la carità, la formazione, lo sport o la cultura; e, infine, al nuovo parroco, quale «segno di speranza» nella sua scelta di una vita al servizio degli altri.

 

Il saluto del sindaco Galimberti

 

In chiesa, quindi, è iniziata la Messa, solennizzata dai canti del coro parrocchiale per l’occasione arricchito di ulteriori voci e accompagnato da alcuni ottoni oltre che dall’organo.

Una celebrazione iniziata con i gesti tipici dell’insediamento dei parroci: la lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale don Pietro Samarini, l’invocazione dello Spirito, l’aspersione dei fedeli, l’incensazione dell’altare e il saluto di una rappresentante della parrocchia, che ha voluto anzitutto ricordare l’anno speciale vissuto dalla comunità che ha visto il proprio parroco consacrato vescovo e uno dei giovani della comunità ordinato sacerdote. Segni della «manifestazione della grazia di Dio» come ora l’inizio del ministero del nuovo parroco e insieme a lui del collaboratore Giovanni Battista Aresi. A loro la richiesta di poter essere aiutati a tornare all’essenziale, tenendo sempre fisso lo sguardo sul Signore, «per mettersi sulle sue tracce, incontrarlo e seguirlo». Ma ai due sacerdoti è stato chiesto di essere prima di tutto loro stessi uomini di fede e testimoni, capaci così anche di «confermare la nostra fede». Nel desiderio di un cammino da fare insieme, nello stile del Sinodo.

 

Il saluto della rappresentante parrocchiale

 

Quale segno di benvenuto a don Brambilla è stata donata la casula verde che ha inaugurato proprio nella sua prima Messa a Cristo Re, insieme alla copertina del Breviario realizzata da alcuni scout della parrocchia e regalata a entrambi i sacerdoti.

Al centro dell’omelia del Vescovo – legato a don Brambilla per il servizio di delegato episcopale per la Vita consacrata, oltre che perché accomunati nella classe del ’57 – il tema del perdono. Perdono che si riceve, ma che anche deve essere «messo in circolo». «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono», ha detto mons. Napolioni citando il titolo del messaggio per la Giornata della pace del 2002. «Perdonare – ha sottolineato ancora il Vescovo – che non è qualcosa di eroico», come «ogni famiglia va avanti di perdono quotidiano». E proprio sottolineando la bellezza di una ferialità che è quartiere e vicinato, Napolioni ha espresso la bellezza riscontrata nelle comunità in occasione di questi primi ingressi dei parroci. «Buon divertimento!», è stato quindi l’augurio rivolto a don Brambilla. «Non ti dico buon lavoro. Ti dico: godi il Vangelo insieme a questi fratelli e sorelle, che non hanno bisogno di grandi organizzatori. Ne fanno già tante di cose e don Pierluigi sa benissimo come fare. Qui non è una “baracca da mandare avanti”, ma è una vita da far scorrere. E ben venga un padre saggio, paziente, disponibile, che sorride, che va incontro a chi ne ha bisogno, prima di giudicare ascolta, e che permetta allo Spirito di passare anche attraverso la nostra piccolezza».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Tra i diversi sacerdoti concelebranti il vicario parrocchiale don Pierluigi Fontana (che ha ricoperto il ruolo di amministratore parrocchiale nell’attesa del nuovo parroco dopo la partenza del vescovo Trevisi), mons. Carlo Rodolfi (che ha aiutato per le celebrazioni in questi mesi), don Mario Aldighieri (residente in parrocchia) e don Davide Schiavon (vicario della Beata Vergine di Caravaggio, che anche lui lascerà per un nuovo incarico come parroco), presenti insieme ad altri amici preti e al diacono permanente Flavio Carli di Cristo Re.

Prima della fine della Messa il saluto di don Brambilla, con tanti grazie e il commosso saluto agli amici che lo hanno accompagnato e alle comunità vecchie e nuove.

 

Il saluto del nuovo parroco

 

La serata è continuata in oratorio con un buffet e un momento di festa, occasione per don Brambilla per salutare quanti hanno condiviso con lui gli ultimi anni di cammino e iniziare a conoscere quelli con cui sarà chiamato a percorrere i futuri passi.

 

 

Biografia dei nuovi sacerdoti

Don Giulio Brambilla, classe 1957, originario di Cassano d’Adda, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1981. È stato vicario a Fornovo san Giovanni (1981-1985) e Calcio (1985-1994). Successivamente è stato parroco di Agoiolo (1994-2003) e parroco in solido e moderatore dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Stilo de’ Mariani e Villarocca (2003-2013). Dal 2006 era delegato episcopale per la Vita consacrata (incarico al quale dal 1° settembre gli è succeduto don Enrico Maggie) e dal 2013 era parroco della parrocchia “Beata Vergine di Caravaggio” in Cremona.

Don Giovanni Battista Aresi, classe 1960, originario di Fornovo San Giovanni, è stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984. Prete novello è stato inviato a Roma per continuare gli studi in Filosofia, di cui ha conseguito la licenza e la laurea magistrale. Rientrato in diocesi nel 1987 ha iniziato la docenza presso il Seminario Vescovile di Cremona (sino al 2005). È stato parroco di Romprezzagno e Tornata (1994-2005) e successivamente collaboratore parrocchiale a Pandino (2005-2006) e Misano Gera d’Adda (2013-2021). Dal 2009 docente dell’Istituto superiore di Scienze religiose “S. Agostino” e dal 2013 degli Studi teologici riuniti dei Seminari di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano. Nel 2021 è stato nominato collaboratore parrocchiale della parrocchia “Beata Vergine di Caravaggio” in Cremona.

 

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

“Tra pochi giorni sarò in mezzo a voi”

Care Amiche e cari Amici, attraverso questa lettera mi presento a Voi per esprimerVi i sentimenti di gioia e di affetto che sono presenti nel mio animo. Tra pochi giorni sarò in mezzo
a Voi per iniziare – con l’aiuto del Signore – il ministero di Padre e Pastore. Il primo irresistibile sentimento che provo in questo momento è quello della riconoscenza a Dio, perché, nonostante le mie mancanze e la povertà dei miei limiti, mi ha voluto Prete nella Chiesa di Cristo.

La Chiesa non nasce dal nostro fare ma dal nostro contemplare Cristo, risposta all’uomo moderno, spesso confuso e smarrito, eppure sempre bisognoso, non solo delle nostre parole, ma della Parola di Verità e di Vita. Unicamente questa Parola, infatti, è in grado di illuminare il mistero della sua perenne inquietudine. Anche nel nostro tempo, segnato da una mobilità che nessun secolo ha mai conosciuto prima, la parrocchia costituisce ancora, con la S. Messa domenicale, con la preparazione ai Sacramenti dell’Iniziazione cristiana, con la vita dell’Oratorio, uno strumento fondamentale per vivere concretamente la realtà ecclesiale.

E oggi la Chiesa sta vivendo una stagione promettente: la stagione del Sinodo. Il Sinodo è il Tempo delle parole incoraggianti; il Tempo delle parole pronunciate per costruire; il Tempo in cui resistere alla tentazione della parola amara, dei luoghi comuni che seminano tristezza; il Tempo della Grazia, proprio perché vogliamo camminare assieme sulla strada di Gesù che incontra, ascolta, consola, discerne e chiama a seguirlo.

Grazie di cuore a don Pierluigi, a don Giovanni [il collaboratore, ndr], al diacono Flavio, ai fedeli laici impegnati nella vita della comunità parrocchiale, negli organismi di partecipazione, nella catechesi, nella pastorale familiare, nelle diverse espressioni della carità, nel volontariato agli anziani, ai malati, alle persone sole, ai poveri. Una preghiera particolare per il prezioso ministero di don Enrico nella Chiesa di Trieste ed un sincero ringraziamento per ciò che ha fatto per questa parrocchia.

Chiediamo alla Vergine Maria che suggerisca parole di cui abbiamo bisogno per la nostra vita, per sostenere la nostra speranza, per alimentare la nostra devozione e così crescere nella fede
in Gesù ed essere forti nella carità. Diventeremo, allora, una benedizione per quelli che incontriamo. Care Amiche e cari Amici, essere padre e fratello di TUTTI è il mio desiderio, la mia speranza! Ci dia, il Signore, la gioia di riuscire, con l’aiuto della Vostra preghiera.

Il Parroco don Giulio Brambilla

 

 

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«Scegliamo Cristo come unico Signore». L’ingresso di don Diego Pallavicini a Scandolara Ripa d’Oglio

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Un benvenuto caloroso e sincero quello dell’unità pastorale “Il Sicomoro” che ha accolto don Diego Pallavicini come nuovo parroco delle parrocchie di Grontardo, Levata e Scandolara Ripa d’Oglio.

Il nuovo parroco si è insediato con la Messa nella chiesa di Scandolara nel pomeriggio di domenica 17 settembre, accompagnato dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, il vicario zonale, don Antonio Pezzetti, e diversi sacerdoti confratelli che non hanno voluto mancare alla gioiosa celebrazione.

L’ingresso è iniziato con il saluto da parte dei sindaci di Scandolara Ripa d’Oglio, Angiolino Zanini, e di Grontardo, Luca Bonomi, i quali non hanno voluto far mancare nelle parole di benvenuto la piena collaborazione delle amministrazioni comunali con la parrocchia, con un’attenzione particolare per l’educazione e la crescita dei più giovani.

 

Il saluto dei sindaci Zanini e Bonomi

 

La celebrazione eucaristica, accompagnata dal canto del coro parrocchiale, è iniziata con il decreto di nomina letto da don Pezzetti, al quale è seguito un canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa di insediamento è proseguita con l’aspersione dell’altare e dell’assemblea seguita dall’incensazione dell’altare da parte di don Diego.

Quindi il saluto di una rappresentante della parrocchia che ha voluto ricordare l’importanza del «dialogo e della corresponsabilità tra laici e sacerdote» nella vita della parrocchia: «Caro don Diego, qui troverai volontari su tutti gli ambiti: il volontariato è ricchezza del nostro territorio, non solo in parrocchia, ma anche fuori con le numerose associazioni onlus, che promuovono i valori civili e umani trasmessi dalla Resistenza». Ha poi aggiunto nel suo saluto: «Il sicomoro, nome della nostra unità pastorale nata undici anni fa, è l’albero dell’incontro con Gesù: anche noi potremmo elencare tutti problemi, che stiamo vivendo nelle nostre parrocchie, ma pensiamo che la cosa più importante sia la capacità di trasmettere l’amore di Gesù Cristo eucarestia. Benvenuto nella sua nuova famiglia». Quindi è stato fatto riferimento al dono che la comunità ha voluto fare al nuovo parroco: «Le nostre comunità hanno pensato di donarle la casula verde che ora sta indossando in questa prima Eucaristia da parroco. Il verde è il colore del Tempo Ordinario, il colore della vita e della speranza, simbolo della ferialità, perché è la quotidianità il vero banco di prova della nostra fede che ci permette di vedere o non vedere la straordinarietà del dono di Dio».

 

Il saluto della rappresentante parrocchiale

 

 

Dopo la lettura dei brani liturgici, nella sua omelia mons. Napolioni ha voluto sottolineare: «La Chiesa ha da tempo riconosciuto che viviamo in un mondo che cambia. Siamo in un periodo di sinodo per capire dove andare, con che passo e con quali priorità: oggi che arriva un nuovo parroco è importante fare questo punto della situazione, ma non lo fa il vescovo perché lo fa la Parola di Dio». Quindi il Vescovo ha proseguito riferendosi alle letture del giorno: «Il Vangelo di oggi ci chiede una cosa molto concreta: fai il pieno del perdono di Dio, ma non dimenticare di darne ai tuoi fratelli! Da che cosa vi aspettate riparta la parrocchia? Il parroco deve far sì che ognuno esprima la propria dignità e converga all’abc della fede, che riparta dal Padre Nostro». «Alcune parole della preghiera dipendono da noi – ha pertanto proseguito mons. Napolioni – “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, la parte più difficile e più facile di questa preghiera: Dio che è misericordia infinita ci dice di allenarci a far circolare questo perdono, altrimenti muore anche dentro di te e diventi un cristiano al contrario diventando amministratori e padroni dell’amore di Dio». Quindi a conclusione dell’omelia l’invito alla comunità parrocchiale tutta: «Vi invito ad essere comunità che fanno a gara a perdonarsi: che questo sia il programma di tutte le nostre comunità, anche del presbiterio perché il perdono che doniamo agli altri è l’unico vero tesoro che tiene uniti anche noi».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Al termine della celebrazione eucaristica ha quindi preso la parola don Diego Pallavicini per rivolgere il suo saluto alla comunità riunita partendo della lettera di San Paolo a Timoteo: «Quante banalità e quante falsità ci vengono proposte come qualcosa da assecondare per non essere contrari alla modernità: noi vogliamo scegliere Cristo come unico Signore, come Colui che può indicarci la strada con la sua testimonianza: nella nostra comunità sia il Vangelo l’unica legge a livello personale parrocchiale e sociale». Infine, il ringraziamento al vescovo e ai confratelli che lo hanno accompagnato.

 

Il saluto del nuovo parroco

 

La festa è proseguita in oratorio con un rinfresco durante il quale i parrocchiani hanno potuto iniziare a conoscere il loro nuovo pastore in un momento di fraterna convivialità.

Nella serata di lunedì 18 settembre don Pallavicini presiederà il Rosario alle 21 presso il Santuario della Madonna della Strada, affidando così a Maria l’inizio del suo nuovo ministero e il cammino dell’unità pastorale all’inizio dell’anno pastorale.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1976, originario di Motta Baluffi, don Pallavicini è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario a Fornovo San Giovanni (2004-2011) e della parrocchia “Cristo Re” in Cremona (2011-2017). Successivamente è stato parroco delle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Dal 2023 è stato nominato collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale “Madonna della Neve” formata dalle Parrocchie di Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi. Nell’unità pastorale “Il Sicomoro” prende il testimone da don Gianpaolo Civa, trasferito come collaboratore nell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Dosimo, Persico, Quistro, San Marino, Gadesco e Pieve Delmona.

 

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Carissimi fratelli, sia lodato Gesù Cristo e sia benedetta la sua e nostra Madre, Maria Santissima.

Per iniziare questo mio saluto alle vostre comunità, delle quali sto per diventare servo per mandato dell’unico vero e grande Pastore, il Signore Gesù, vorrei richiamare quello che San Paolo scriveva ai Filippesi, aprendo la sua lettera a loro indirizzata: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù“.

Anche nel mio cuore il primo sentimento che nasce, pensando al cammino che stiamo per iniziare, è la riconoscenza: come Paolo, rendo grazie al nostro Dio per la fiducia che mi accorda, affidandomi il compito di essere suo testimone e strumento della sua Grazia e della sua Benedizione in mezzo a voi, perché tutti possiamo cooperare alla diffusione del Vangelo, così che ogni uomo giunga a conoscere l’amore di Dio in Cristo Gesù e ad accogliere la sua Salvezza, abbandonando la via del peccato per vivere con gioia nella sua Santa Legge e nella sua volontà. Sono consapevole di inserirmi in un cammino che è iniziato prima di me e che continuerà anche dopo di me, un’opera iniziata in tutti e in ciascuno dal Signore stesso, il quale la porterà a compimento se noi saremo docili alla sua azione. Ma allo stesso tempo sono certo che il mio lavoro in mezzo a voi sarà importante, per non rendere vana la grazia che il Signore ci offrirà in questi anni che condivideremo. Per questo siete già nelle mie preghiere e già sto immaginando quali potrebbero essere gli elementi indispensabili della pastorale che condivideremo, perché possiamo realmente radicarci nella fede, nella speranza e nella carità, in questo tempo così difficile che la chiesa sta vivendo.

Prima preoccupazione dovrà essere quella di rendere fedele e significativa la nostra vita Sacramentale: la Santa Messa della Domenica dovrà diventare per tutti noi un appuntamento irrinunciabile, senza del quale, come dicevano i primi cristiani affrontando Il martirio, noi non possiamo vivere! È partecipando alla Santa Messa Domenicale, e se possibile anche a quella feriale, che noi possiamo ascoltare e comprendere la Parola di Dio e quindi la sua volontà e che ci possiamo nutrire di Cristo stesso, che rinnovando per noi il sacrificio della Croce, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, perché possiamo avere le energie spirituali necessarie per vivere il Vangelo.

La Confessione e la Direzione Spirituale diventi per tutti un appuntamento frequente e desiderato, per essere liberati dal peccato che ci separa da Dio e dai fratelli e poterci risollevare dalle nostre cadute, così da riprendere il nostro cammino alla sequela di Cristo.

Non meno importante è la riscoperta del Culto Eucaristico, della Devozione Mariana, dell’Imitazione dei Santi, soprattutto dei nostri Patroni. La visita quotidiana al Santissimo Sacramento, gli incontri di adorazione di Gesù, la recita del Santo Rosario, le processioni e gli incontri di preghiera in occasioni di momenti particolari dell’anno liturgico saranno parte integrante del nostro cammino comunitario, perché davvero senza il Signore e senza la protezione di Maria noi non possiamo fare nulla.

Terzo ambito di impegno per tutti sarà sicuramente quello della formazione, per tutte le fasce di età: conoscere la nostra fede, in questa epoca storica, in cui viene da ogni parte ridicolizzata e contestata, e in questa società, dove è sempre più comune incontrare persone di altre religioni e culture, è assolutamente necessario. Approfondire la nostra conoscenza della Bibbia e del Catechismo della Chiesa Cattolica sarà un lavoro costante ed entusiasmante, che ci rimotiverà nella nostra decisione di aderire all’unico vero Dio e nel nostro impegno missionario.

Infine, ritengo che grande importanza ed attenzione vada data a chi condivide più da vicino il mistero della Passione del Signore, i nostri fratelli ammalati e chi si avvicina alla conclusione della sua vita terrena e si prepara al giudizio di Dio. Chiedo pertanto, fin da ora, di comunicarmi i nominativi di coloro che non possono uscire di casa e desiderano ricevere la Comunione Eucaristica e di non esitare a contattarmi per l’amministrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi, così da offrire tutti gli aiuti spirituali necessari per accompagnare l’ultimo tratto del cammino terreno di ciascuno.

Carissimi fratelli, come risulta evidente, il lavoro non manca. Da parte mia è grande l’entusiasmo il desiderio di poter essere utile a ciascuno di voi per poter scoprire, riscoprire, approfondire la propria vocazione di figlio di Dio, chiamato a conoscere, amare e servire il Padre in questa vita per poi poterlo godere pienamente nell’altra. 

Vi do quindi appuntamento alla Santa Messa Solenne per il mio insediamento come vostro parroco, presieduta dal Vescovo Antonio Domenica 17 settembre alle ore 16.00 nella nostra chiesa dedicata a San Michele Arcangelo a Scandolara Ripa d’Oglio.

Vi propongo poi già da ora di incontrarci anche il lunedì successivo, 18 settembre, alle ore 21.00, nel nostro Santuario della Madonna della Strada per pregare insieme il Santo Rosario, affidare l’inizio del nostro cammino condiviso a Maria Santissima, consacrando a lei le nostre persone, le nostre famiglie, le nostre comunità e il mondo intero. Sarà anche l’occasione per scambiarci qualche informazione e qualche idea sulla realtà delle nostre parrocchie.

Pregate per me e aiutatemi a servirvi come Dio vuole.

A presto.

don Diego

 

 

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A Robecco d’Oglio l’insediamento del nuovo parroco don Gianmarco Fodri

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Con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni nella mattinata di domenica 17 settembre si è ufficialmente insediato a Robecco d’Oglio il nuovo parroco don Gianmarco Fodri. Celebrazione che è stata anticipata dalla processione dalla casa parrocchiale sino alla chiesa, dove, sul sagrato, il nuovo parroco è stato accolto dal saluto del sindaco Marco Romeo Pipperi. Il primo cittadino di Robecco ha presentato a don Fodri una comunità aperta e disposta all’impegno e alla collaborazione, seppur non ami il cambiamento improvviso e repentino. Un’occasione, dunque, per il nuovo parroco per prendere per mano la sua parrocchia e aiutarla a camminare.

La Messa, animata dalla corale di Robecco d’Oglio, formata da cantori adulti e voci bianche, si è aperta con la lettura del decreto di nomina da parte del vicario zonale don Giambattista Piacentini, seguita dal saluto di benvenuto di un membro del consiglio pastorale parrocchiale. «La presenza del parroco – ha ricordato – è tanto preziosa, ci aiuta a riconoscerci discepoli e a mettere insieme le nostre sensibilità e diversità. Caro don Marco, il suo essere qui viene dal Signore e dalla vocazione cha ha coinvolto tutta la sua vita. Per questo, con emozione, accogliamo oggi il dono della sua presenza insieme a noi».

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

«Una volta pensavamo alla parrocchia come una pesca, un’albicocca, fatta dal nocciolo, che contiene il seme, e poi una bella polpa omogenea, succosa – ha detto mons. Napolioni durante l’omelia –. Ma questa è la parrocchia del passato, formata da un nucleo – i preti e le suore – chi teneva aperta la chiesa e l’oratorio, tenendo viva la sorgente zampillante della fede; e poi il popolo compatto, la cristianità». «Oggi la parrocchia credo sia come una cipolla, che ha tanti strati – ha proseguito –. Lo strato esterno, la cipolla intera, è fornata dalla parrocchia fatta da tutti gli abitanti». «Perché la parrocchia per noi cristiani è la possibilità di incontro con tutti, di salvezza per tutti» e «la prima caratteristica di una parrocchia è quella di essere missionaria». Una comunità “a strati”, non più tutta omogenea. Ma allora da chi sono formati tutti gli altri strati? «Il secondo strato è formato dai battezzati», «poi il terzo cerchio, i praticanti, quelli che popolano l’assemblea eucaristica», infine il cuore della cipolla, formato «da quei quattro gatti che tirano la carretta, ma che non sono padroni della parrocchia: sacerdoti, consacrati, catechisti, i laici generosi. Quelli che chiamiamo ministeri e che quest’anno vogliamo rilanciare, non per avere “le truppe”, ma perché tutta la cipolla sia gustosa».

La cipolla è un ortaggio che talvolta fa piangere. «Ma i pianti ci vogliono», ha aggiunto il vescovo, perché «Dio non si stanca di piangere per noi, di commuoversi per noi. Cristo è sempre crocifisso, e da quella croce gloriosa continua ad amare e a salvare il mondo».

Le cipolle possono anche amareggiare, ammuffire. E così le parrocchie si possono buttare, possono finire. «Quello che non finisce – ha evidenziato Napolioni – è la provocazione del Vangelo alle nostre coscienze per coinvolgerci in questa missione: essere donatori». Ma essere donatori non basta, «occorrono perdonatori».

Il Vescovo ha concluso l’omelia con un monito al nuovo parroco: «Allora don Marco non devi fare nulla. Se riuscirai a fare qualcosa per l’oratorio, per il catechismo, per le strutture, insieme alle comunità, ben venga. Ma c’è una cosa che dipende solo da te: essere sempre disponibile a far fare a chiunque l’esperienza del perdono di Dio, della misericordia, della tenerezza, dell’accoglienza, perché essa mette in circolo le vitamine della vita, di cui abbiamo estremamente bisogno per non incattivirci ulteriormente e per trasmettere speranza alle nuove generazioni che tanto amiamo».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

Diversi i sacerdoti concelebranti, e tra loro don Giuseppe Ghisolfi, già collaboratore parrocchiale, originario proprio di Robecco, che proseguirà il suo servizio al fianco del nuovo parroco.

Al termine della celebrazione ha preso la parola don Fodri, che ha espresso così il suo primo saluto alla nuova parrocchia: «Ringrazio la Chiesa che, nella figura del vescovo, mi affida ancora una porzione del popolo di Dio». Poi un ringraziamento al sindaco, alle autorità e a tutta la comunità. Un particolare sguardo lo ha rivolto alle famiglie, «in modo particolare coloro che stanno vivendo momenti di difficoltà, di fragilità, di debolezza. A questi dico che la Chiesa ha una parola di perdono, di consolazione e di salvezza».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Dopo la Messa, il nuovo parroco, insieme al vescovo Napolioni e ai testimoni, ha apposto la firma sugli atti ufficiali. Poi lo spostamento in oratorio per il rinfresco e un primo momento di conoscenza tra il sacerdote e la sua nuova comunità.

All’indomani dell’ingresso di don Fodri, lunedì 18 settembre alle 20.30, il nuovo parroco celebrerà la Messa nella suffragio di tutti i defunti della parrocchia.

Nella serata di giovedì 21 settembre, invece, il parco di Villa Scala ospiterà alle 21 l’esecuzione musicale della banda di Casalbuttano, quale omaggio al nuovo parroco. In caso di maltempo si svolgerà in chiesa.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1959, originario di Cornaleto, don Fodri è stato ordinato sacerdote il 9 giugno 1990. Dopo essere stato vicario a Caravaggio (1990-2003), è stato parroco al Roggione (2003-2014) e insieme anche responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale missionaria (2006-2015). Dal 2014 era parroco di Casalbuttano e San Vito e dal 2020 anche moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana” formata dalle parrocchie di Casalbuttano, Ossaloro, Paderno Ponchielli, Polengo e S. Vito. A Robecco d’Oglio prende il testimone da don Paolo Ardemagni, trasferito a Caravaggio e Vidalengo come collaboratore parrocchiale.

 

 

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Casalmorano in festa per il ritorno di don Mario Bardelli

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Le comunità di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria hanno accolto, nel primo pomeriggio di sabato 16 settembre, don Mario Bardelli, nuovo parroco dell’unità pastorale. Per lui si tratta di un ritorno, visto che dal 2004 al 2014 era stato uno dei parroci in solido dell’unità pastorale, allora insieme anche a Barzaniga. Quello di don Bardelli è stato il primo dei 15 insediamenti dei nuovi parroci in programma in diocesi sino a metà ottobre.

Accolto in piazza dai fedeli e dagli applausi, don Bardelli è stata salutato dalle parole dei sindaci di Casalmorano (con la frazione di Mirabello Ciria) Pietro Giuseppe Emilio Vezzini, di Azzanello Chiara Fusari, e di Castelvisconti Alberto Sisti, che hanno voluto sottolineare come nei comuni ci sia molto lavoro da fare, soprattutto a livello spirituale, e che la guida del nuovo sacerdote è un dono gradito e necessario, reso ancora più bello dai trascorsi che negli anni precedenti avevano lasciato un segno concreto e positivo.

 

Il saluto dei sindaci Vezzini, Fusari e Sisti

 

Diretti in processione verso la chiesa, il vescovo Napolioni e il nuovo parroco sono stati accompagnati dai fedeli, dalle autorità e da numerosi sacerdoti, fra i quali i collaboratori parrocchiali don Giuliano Valiati e don Giuseppe Bernardi Pirini.

Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne presieduta dal Vescovo di Cremona e animata dal canto e dagli strumenti musicali della Corale di Casalmorano diretta da don Giuseppe Pezzani. Dopo la lettura del decreto di nomina si è intonato il canto di invocazione allo Spirito Santo. La Messa è proseguita con l’aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco, seguiti dal saluto di un rappresentante delle comunità.

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Nella sua omelia il vescovo Napolioni ha ricordato che «ciascuno di voi sperimenta quanto è bello avere Dio come regista, avere Dio come sceneggiatore, avere lo Spirito come suggeritore, avere Cristo Gesù come attore protagonista. Noi partecipiamo a questo bel film nella storia della salvezza». Ha poi aggiunto che «oggi più che mai non vogliamo ritirarci, lavorare di meno». «La Chiesa è chiamata a essere popolo di Dio in cui tutti ci assumiamo delle responsabilità, tutti ci sporchiamo le mani». E proprio «il parroco ha il compito di favorire questa espressione dei doni, delle capacità, delle sensibilità, ascoltare, dialogare e camminare insieme, e richiamare tutti all’essenziale». «lo non so se vi consegno un parroco che farà miracoli in oratorio piuttosto che nelle celebrazioni – ha detto ancora Napolioni –, ma sono sicuro che vi consegno un parroco che crede in ciò che abbiamo ascoltato adesso. E chiedo a lui di spendersi in questo». Ha quindi concluso con una domanda: «L’obiettivo qual è? Nessuno di noi vive per se stesso o muore per se stesso, se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. La vita è un dono e il Signore la custodisce, e permetterà alla vita di fiorire per l’eternità».

 

L’omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione eucaristica è terminata con il saluto del nuovo parroco, che nel cercare un esempio che ricordasse il suo ritorno si è paragonato a una minestra riscaldata: «Io mi sento come una minestra riscaldata. Quando torno a casa e non ho nulla di pronto, e non mi va di cucinare, mangio la minestra riscaldata, e in essa trovo una grande gioia, perché nella sua semplicità mi riesce a sfamare. Ad alcuni la minestra riscaldata può stufare, ad altri può non piacere, ma è quando si prova veramente fame che un piatto semplice come la minestra riscaldata diventa una pietanza prelibata e deliziosa. E cosi è per le anime, proprio quando hanno più bisogno io sarò lì pronto ad aiutarle».

 

Saluto del nuovo parroco

 

Alla fine della Messa, in sagrestia sono state apposte le firme sull’atto di immissione davanti ai testimoni, lasciando quindi spazio ai saluti nell’informalità all’interno dell’oratorio parrocchiale.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1970, originario della parrocchia “S. Giorgio in S. Pietro al Po” in Cremona, don Bardelli è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1995. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1995-1998) e “S. Agata” in Cremona (1998-2004). Successivamente è stato parroco in solido delle parrocchie di Azzanello, Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, insieme anche a Barzaniga (2004-2014). Dal 2014 era parroco di Bonemerse. Nel suo nuovo incarico, prende il testimone da don Adriano Veluti (trasferito a Cremona, come collaboratore parrocchiale a S. Abbondio).

 

 

Il saluto di don Mario Bardelli sul bollettino pastorale

«Non temere, piccolo gregge!»

Quando, dopo nove anni a Bonemerse, si prospettava la possibilità di un trasferimento ad altro incarico pastorale, avevo provato a pensare o ad immaginare quale potesse essere, tra le tante parrocchie che si rendevano libere, il luogo della mia destinazione. E devo sinceramente ammettere che la nostra Unità pastorale non era nella mia lista, per il semplice fatto che, pensavo, in queste parrocchie ci sono già stato. Avevo trentaquattro anni e neanche un capello grigio quando nel 2004 fui nominato parroco di Barzaniga e Mirabello nella neonata unità pastorale con Casalmorano, dove c’era il carissimo Don Fermo, parroco moderatore, (mio indimenticato padre, maestro e amico) e Azzanello e Castelvisconti affidate alla cura di Don Angelo. Con loro e con tanti generosi collaboratori abbiamo intensificato e portato avanti ciò che già da tempo si stava facendo per concretizzare e realizzare la forma di collaborazione delle nostre parrocchie. Nel 2009 don Angelo veniva trasferito a Fiesco e qui restammo solo io e don Fermo fino alla sua improvvisa morte nel 2011. Poi un altro tratto di strada con il caro amico don Antonio fino al mio trasferimento a Bonemerse nel 2014… Tutto questo, e anche di più, voi già lo sapete meglio di me, perché i preti passano ma le comunità rimangono e continuano il cammino. Dunque per dieci anni certamente sono già stato in mezzo a voi, ma son convinto che tante cose oggi sono cambiate: gli anni passano per tutti, i ragazzi crescono, tanti amici ci hanno lasciato, di nuovi se ne sono aggiunti, tante realtà si sono evolute o involute seguendo il ritmo e le mode del tempo, del mondo e della Chiesa; la comunità di Barzaniga non è più con le nostre parrocchie, e così via. Allora penso che se anche in queste parrocchie di fatto ci sono già stato, ora vi sono mandato come parroco in una forma nuova e in una realtà che si rinnova nella fede e nella vita, senza rinnegare il passato, ma accogliendo e vivendo il presente, nella certezza che “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”. Sono contento e vengo in mezzo a voi con gioia. Vi ritroverò vecchi amici e ne incontrerò di nuovi. Con voi troverò don Giuseppe e don Giuliano che in questi anni vi hanno già accompagnato insieme a don Adriano. A loro il mio fraterno saluto e la richiesta di accompagnarmi con la loro paziente collaborazione e, soprattutto, con la loro amicizia. Un caro saluto anche a don Rinaldo. Ogni sacerdote nella comunità cristiana porta con sé i doni che Dio gli ha dato, l’esperienza della sua vita e della sua fede, i suoi pregi e i difetti, la sua sensibilità e il proprio carattere, il vigore proporzionato alla salute del corpo e all’età… la propria umanità. Per questo vengo in mezzo a voi chiedendo la grazia di convincermi sempre più che anche nella vita del sacerdote l’importante non è raccogliere, ma seminare; non è vincere, ma non stancarsi di combattere; non è arrivare, ma continuare a camminare. E il mio cammino desidero farlo insieme a voi, per il tempo che ci sarà dato di portarlo avanti insieme. Mi rendo anche conto che, forse, il cambio così frequente di parroci nella nostra unità pastorale (sono il terzo che cambia negli ultimi dodici anni!) può esser stato e può essere un po’ destabilizzante per tutti. Ma allo stesso tempo potrebbe essere un richiamo per tutti ad esser presenti nella comunità con il proprio contributo e la propria collaborazione, valorizzando quanto ci unisce e abbandonando ciò che ci divide. L’unione fa la forza. L’unità pastorale è la forza delle nostre piccole comunità. L’unione tra di noi e con Cristo sia la nostra forza e la sfida che accogliamo e viviamo ogni giorno. Camminiamo insieme maturando sempre più la consapevolezza che nella vita non ci sono solo strade facili o difficili, ma soprattutto destinazioni che valgono la fatica del cammino. Per questo, certamente con un po’ di audacia, ma con tutto il cuore, riascolto e vi rivolgo le stesse parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge! Perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12, 32). A tutti voi giunga il mio più affettuoso abbraccio, in particolare ai ragazzi e ai giovani, alle persone anziane, malate e sole, ai collaboratori parrocchiali, alle associazioni presenti e operanti nei diversi ambiti, agli ospiti, al personale e ai dirigenti della Casa di riposo di Casalmorano e, naturalmente alle Amministrazioni comunali di Azzanello, Casalmorano e Castelvisconti. Preghiamo insieme il Cristo Buon Pastore che mi chiama ad essere in mezzo a voi segno della sua presenza perché non manchi mai al gregge la sollecitudine del pastore e al pastore la docilità del suo gregge. Ci assistano la Vergine Santa, l’apostolo sant’Andrea, sant’Ambrogio e sant’Antonio di Padova, nostri patroni. Il Signore benedica e guidi il nostro cammino e il tempo che ci dona di vivere insieme. E anche per noi si rinnovi la Sua promessa di consolante speranza: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Un caro saluto e a presto. Il vostro parroco.

Don Mario

 

 

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Don Massimo Cortellazzi: «Sarò curatore d’anime»

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Nel tardo pomeriggio di sabato 16 settembre, le comunità di Romanengo, Casaletto di Sopra e Melotta hanno accolto come nuovo parroco don Massimo Cortellazzi, già collaboratore parrocchiale di Casaletto di Sopra e Melotta, che a Romanengo prende il testimone da don Emilio Merisi, diventato collaboratore parrocchiale ad Arzago d’Adda e Casirate d’Adda.

L’accoglienza del nuovo parroco è iniziata intorno alle 18 davanti alla casa di riposo Opera Pia Vezzoli di Romanengo, solennizzata dal suono della banda che ha quindi accompagnato il corteo, formato dalle autorità, le associazioni presenti sul territorio e alcuni fedeli, oltre a don Cortellazzi insieme al Vescovo e agli altri sacerdoti concelebranti, verso il sagrato della chiesa parrocchiale dei Ss. Giovanni Battista e Biagio dove i sindaci di Romanengo Attilio Polla e di Casaletto di Sopra Roberto Moreni hanno tenuto i loro discorsi di benvenuto.

«Caro don Massino, le do il benvenuto davanti alla nostra bellissima chiesa interessata dai lavori di rifacimento del tetto, lavori di manutenzione», le parole del primo cittadino romanenghese che ha ripreso quelle dello stesso don Cortellazzi: «Siamo manutentori dell’opera del Signore. Voglia considerare tutti noi come suoi operai».

Il sindaco di Casaletto di Sopra si è unito ai saluti e ai ringraziamenti del collega, manifestando tutta la sua gratitudine nei confronti del Vescovo che ha nominato come parroco don Cortellazzi, già conosciuto alle comunità di Casaletto di Sopra e della frazione Melotta, certo che la scelta di uno stesso parroco per le tre comunità faciliterà il «percorso amministrativo iniziato anni fa e che adesso trova compimento anche nella parte ecclesiastica».

 

Il saluto dei sindaci Polla e Moreni

 

Subito dopo è iniziata la celebrazione solenne, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e animata con il canto dalla corale parrocchiale. Presenti in chiesa, oltre ai numerosi nuovi parrocchiani di don Massimo, tanti soncinesi, tra cui le suore dell’istituto Sacra Famiglia, che, insieme agli altri sacerdoti di Soncino, hanno voluto accompagnare don Cortellazzi in questo importante momento del proprio ministero.

Il vicario zonale don Gianbattista Piacentini ha avuto il compito di leggere il decreto di nomina, cui sono seguiti l’aspersione dell’assemblea e l’incensazione dell’altare da parte del nuovo parroco. Quindi un rappresentante della parrocchia ha letto il saluto di benvenuto da parte della comunità e a don Cortellazzi è stata regalata una casula verde perché – come ha specificato il rappresentante del Consiglio pastorale parrocchiale – il nuovo parroco possa «essere pastore e compagno nella quotidianità».

 

Il saluto del rappresentante parrocchiale

 

Il vescovo Napolioni, nella sua omelia, ha ricordato che a un nuovo parroco non è chiesto di compiere miracoli: «l’essenziale non è mostrare i muscoli, ma la necessità più profonda è che tutti conoscano nell’amore di Dio Padre». La tentazione più grande, ha continuato il Vescovo, è «vivere per se stessi, mentre bisogna ricordarci che la vita è un dono e noi abbiamo un debito di gratitudine nei confronti della fonte della Vita».

Il compito del parroco è quindi quello di «far trafficare il perdono di Dio, che diventa perdono fraterno». E ha concluso invitando don Cortellazzi e tutti i sacerdoti presenti a mettersi in ascolto e a confessare, perché «il Vangelo ci chiede di tuffarci nella misericordia del Padre che noi possiamo far circolare».

 

Omelia del vescovo Napolioni

 

La celebrazione eucaristica è terminata con il saluto del nuovo parroco, che ha accolto l’invito del Vescovo e si è dichiarato a servizio delle comunità come «curatore d’anime».

«Nella mia esperienza ho incontrato quattro tipi di anime», ha detto don Cortellazzi. «Ci sono quelle combattenti, che vogliono fare la guerra all’ignoranza. Ci sono quelle che cercano l’appartenenza. E ci sono le anime che cercano la propria vocazione». L’ultimo tipo di anima descritta da don Massino è stata quella che, secondo papa Francesco, ha più bisogno: l’anima che sente «l’urgenza della misericordia». «Il mio e nostro impegno – ha concluso il nuovo parroco – è quello di far collaborare tutti questi tipi di anime».

 

Il saluto del nuovo parroco

 

Per continuare la festa, dopo le firme dell’atto di immissione alla presenza dei testimoni, è stato organizzato un rinfresco in oratorio per celebrare convivialmente l’arrivo del nuovo parroco e alle 21, presso il teatro, è stato messo in scena uno spettacolo.

 

 

Biografia del nuovo parroco

Don Massimo Cortellazzi, classe 1973, originario di Ponteterra, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Dal 1998 al 2002 è stato vicario della parrocchia “S. Maria Assunta” in Cremona e mansionario della Cattedrale. Successivamente è stato vicario delle parrocchie “S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo” e “Ss. Martino e Nicola” in Viadana (2002-2009) e di quella di Vailate (2009-2014). Nel 2014 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Isengo e Soncino, e l’anno successivo anche di Casaletto di Sopra e Melotta. Di queste due parrocchie ora è stato nominato parroco insieme a quella di Romanengo, Melotta.

 

 

Il saluto di don Massimo Cortellazzi

Carissimi battezzati di Romanengo, Casaletto di Sopra e Melotta: il Signore sia con voi! Il primo ringraziamento lo rivolgo al Vescovo Antonio, che mi ha accordato una grande fiducia, alla quale cercherò di rispondere con l’impegno necessario. Ringrazio i parroci che vado a sostituire in questo avvicendamento, don Emilio Merisi e don Giuseppe Nevi. Se anche non arriverò alla stessa perspicacia amministrativa, spero di dare continuità almeno a quella pastorale. Nel contempo ringrazio della loro amicizia don Mario Marinoni (ex parroco), don Fabrizio Ghisoni, don Gabriele Barbieri, don Paolo Tomasi e il diacono Raffaele Ferri, con i quali ho condiviso l’impegno pastorale negli ultimi anni nell’Unità Pastorale di Soncino, Isengo, Casaletto di Sopra e Melotta. Provengo da un paesino della bassa mantovana, Ponteterra – per lo più sconosciuto – frazione di Sabbioneta – decisamente più nota – cittadina gonzaghesca. Nato nell’ormai lontano 1973, sono il terzo e ultimo figlio di Abele e Rosa, che non ringrazierò mai abbastanza. Fui accettato nel 1991 all’interno della comunità del Seminario diocesano di Cremona e il 20 giugno 1998 fui ordinato prete. Mi sono occupato finora di tre oratori, nella parrocchia della Cattedrale di Cremona, in quella di Viadana Castello e poi di Vailate, accumulando 17 anni di esperienza in quell’ambito, insieme a quello dell’Insegnamento della Religione Cattolica nei vari istituti che in quelle parrocchie sorgono. Negli ultimi otto anni sono stato assegnato come Collaboratore all’Unità Pastorale di Soncino. Da quando sono prete ho studiato un po’ di filosofia all’Università di Parma e di psicologia all’Università di Bergamo. Strimpello pianoforte ed organo, avendo anche frequentato qualche Conservatorio e Accademia di musica. Completo il quadretto dicendo che non mi è mancata l’occasione di dedicarmi alla direzione dei cori parrocchiali dove sono capitato e alla composizione. Un ringraziamento particolare lo rivolgo anche al Corpo Bandistico della Città di Vailate, col quale ho collaborato intensamente anche in epoca recente come direttore ospite. L’ultima esplorazione è stata quella nel cosiddetto “mondo del lavoro”, essendo stato assunto come autista di autobus turistici per circa un anno e mezzo presso una ditta di Offlaga (BS). Ho la gioia di avere cinque bravi nipoti, che normalmente trascuro, ma che non lo fanno pesare in alcun modo. Venendo a noi. Siamo dei manutentori: la vita che abbiamo, la fede che ci guida, la parrocchia che abitiamo, non le abbiamo inventate noi. Ce le siamo trovate dentro e di fronte, come cosa nostra. Ma anche intorno e sopra, come cose molto più grandi di noi. In ogni caso, quello che realmente rimane in nostro potere è la loro manutenzione. Essere un manutentore comporta una profondità speculativa, uno spessore umano ed una intelligenza emotiva, che rivelano la grandezza dell’essere umano, anche quando non abbia in repertorio le parole precise per descriverli. Il manutentore, a patto che non ripeta all’infinito, compulsivamente, lo stesso gesto, come un forsennato che spolveri anche i rami dei platani sul ciglio della strada, di fronte all’oggetto del suo lavoro, prima di cominciare, risponde principalmente a quattro domande, questioni che accompagnano dalle origini la più seria indagine filosofica del mondo occidentale. Per questo parlo di profondità speculativa. Il manutentore si chiede innanzitutto: Che cos’è? Poi: Come funziona? Quindi: A cosa serve? Infine: Che valore ha? Il suo lavoro, con o senza parole, manifesta come abbia risposto a queste domande. Che si tratti del pavimento del bar dell’oratorio o della salute o della propria fede cristiana, il compito è la manutenzione. Non c’è alternativa. Anche non far nulla è manutenzione. Con il segno “-” (meno) davanti. E parlo di spessore umano perché il manutentore fa quello che è necessario. Anche quando ci si sporca le mani. Anche quando la puzza scoraggerebbe chiunque. Il manutentore sa che quella cosa è da fare. E non diserta. Parlo di intelligenza emotiva perché il manutentore deve trovare dentro di sé il punto di equilibrio dell’ansia, della fretta, dell’ira, della noia, dello stress e di mille altre variabili interiori. Perché il suo lavoro va fatto con calma e precisione. Altrimenti l’aereo cade. E qualcuno si fa del male sul serio. Pertanto la “metafora” o “immagine” od “orizzonte” o “sfondo integratore”, che preferisco nel raccontare la vita o la comunità cristiana è il “cantiere” della manutenzione, come diceva il nostro Vescovo Antonio nel 2016. Il quale, come sapete, ha trovato il tempo di scrivere una lettera indirizzata proprio a noi, al termine della Visita pastorale del gennaio di quest’anno. Da buon supervisore (episcopo) ci ha indicato alcune priorità e attenzioni, che dovremo insieme tradurre in processi, con la Sapienza, l’Intelletto, il Consiglio, la Fortezza, la Scienza, la Pietà e il Timore di Dio, che lo Spirito vorrà accordarci. Buon lavoro a tutti!

Don Massimo

 

 

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Sabato pomeriggio a Casalmorano l’insediamento di don Mario Bardelli

Sabato 16 settembre, alle 16, a Casalmorano, farà il proprio ingresso don Mario Bardelli, nominato parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Casalmorano, Azzanello, Castelvisconti e Mirabello Ciria. Per lui si tratta di un ritorno, visto che dal 2004 al 2014 era stato uno dei parroci in solido di queste quattro parrocchie, allora insieme anche a Barzaniga. Quello di don Bardelli è il primo dei 15 insediamenti dei nuovi parroci in programma sino all’inizio di ottobre sul territorio diocesano.

La celebrazione d’ingresso del nuovo parroco, che sarà presieduta dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, sarà preceduta dal saluto dell’Amministrazione comunale: il sindaco di Casalmorano (con la frazione di Mirabello Ciria) Pietro Giuseppe Emilio Vezzini, il primo cittadino di Azzanello Chiara Fusari e quello di Castelvisconti Alberto Sisti. In rappresentanza delle realtà del territorio anche il comandante della stazione dei Carabinieri di Soresina, maresciallo Andrea Guarino, e il presidente della Fondazione Villa Sacro Cuore Coniugi Preyer di Casalmorano, Virgilio Galli.

Accanto al nuovi parroco ci saranno i due collaboratori parrocchiali don Giuseppe Bernardi Pirini e don Giuliano Valiati.

A caratterizzare la Messa di insediamento di don Bardelli i gesti tipici della celebrazione di ingresso del nuovo parroco che, all’inizio della liturgia, dopo la lettura del decreto di nomina, aspergerà l’assemblea e incenserà la mensa eucaristica, ricevendo poi il benvenuto della comunità parrocchiale. Al termine dell’omelia, tenuta dal Vescovo, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione della fede nella comunità. Al termine della celebrazione il nuovo parroco prenderà la parola per i ringraziamenti e i saluti, che proseguiranno nell’informalità anche dopo la Messa in oratorio.

In preparazione all’ingresso di don Bardelli l’unità pastorale vivrà un momento di preghiera giovedì 14 settembre, alle 21, nella coincidenza della tradizionale celebrazione a Casalmorano per la festa liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce: sarà don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale a guidare la riflessione dei fedeli. Inoltre, venerdì 15 settembre, alle 21 nella chiesa di Azzanello, don Giambattista Piacentini, vicario zonale della zona pastorale 2, celebrerà la Messa con un momento di riflessione focalizzato proprio sull’ingresso del nuovo parroco.

Nei giorni successivi all’ingresso, don Bardelli incontrerà tutte le comunità parrocchiali dell’unità pastorale, in particolar modo nella celebrazione dell’Eucaristica domenicale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1970, originario della parrocchia “S. Giorgio in S. Pietro al Po” in Cremona, don Bardelli è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1995. È stato vicario nelle parrocchie “S. Leonardo” in Casalmaggiore (1995-1998) e “S. Agata” in Cremona (1998-2004). Successivamente è stato parroco in solido delle parrocchie di Azzanello, Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, insieme anche a Barzaniga (2004-2014). Dal 2014 era parroco di Bonemerse. Nel suo nuovo incarico, prende il testimone da don Adriano Veluti (trasferito a Cremona, come collaboratore parrocchiale a S. Abbondio).

 

Il saluto di don Mario Bardelli sul bollettino pastorale

«Non temere, piccolo gregge!»

Quando, dopo nove anni a Bonemerse, si prospettava la possibilità di un trasferimento ad altro incarico pastorale, avevo provato a pensare o ad immaginare quale potesse essere, tra le tante parrocchie che si rendevano libere, il luogo della mia destinazione. E devo sinceramente ammettere che la nostra Unità pastorale non era nella mia lista, per il semplice fatto che, pensavo, in queste parrocchie ci sono già stato. Avevo trentaquattro anni e neanche un capello grigio quando nel 2004 fui nominato parroco di Barzaniga e Mirabello nella neonata unità pastorale con Casalmorano, dove c’era il carissimo Don Fermo, parroco moderatore, (mio indimenticato padre, maestro e amico) e Azzanello e Castelvisconti affidate alla cura di Don Angelo. Con loro e con tanti generosi collaboratori abbiamo intensificato e portato avanti ciò che già da tempo si stava facendo per concretizzare e realizzare la forma di collaborazione delle nostre parrocchie. Nel 2009 don Angelo veniva trasferito a Fiesco e qui restammo solo io e don Fermo fino alla sua improvvisa morte nel 2011. Poi un altro tratto di strada con il caro amico don Antonio fino al mio trasferimento a Bonemerse nel 2014… Tutto questo, e anche di più, voi già lo sapete meglio di me, perché i preti passano ma le comunità rimangono e continuano il cammino. Dunque per dieci anni certamente sono già stato in mezzo a voi, ma son convinto che tante cose oggi sono cambiate: gli anni passano per tutti, i ragazzi crescono, tanti amici ci hanno lasciato, di nuovi se ne sono aggiunti, tante realtà si sono evolute o involute seguendo il ritmo e le mode del tempo, del mondo e della Chiesa; la comunità di Barzaniga non è più con le nostre parrocchie, e così via. Allora penso che se anche in queste parrocchie di fatto ci sono già stato, ora vi sono mandato come parroco in una forma nuova e in una realtà che si rinnova nella fede e nella vita, senza rinnegare il passato, ma accogliendo e vivendo il presente, nella certezza che “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori”. Sono contento e vengo in mezzo a voi con gioia. Vi ritroverò vecchi amici e ne incontrerò di nuovi. Con voi troverò don Giuseppe e don Giuliano che in questi anni vi hanno già accompagnato insieme a don Adriano. A loro il mio fraterno saluto e la richiesta di accompagnarmi con la loro paziente collaborazione e, soprattutto, con la loro amicizia. Un caro saluto anche a don Rinaldo. Ogni sacerdote nella comunità cristiana porta con sé i doni che Dio gli ha dato, l’esperienza della sua vita e della sua fede, i suoi pregi e i difetti, la sua sensibilità e il proprio carattere, il vigore proporzionato alla salute del corpo e all’età… la propria umanità. Per questo vengo in mezzo a voi chiedendo la grazia di convincermi sempre più che anche nella vita del sacerdote l’importante non è raccogliere, ma seminare; non è vincere, ma non stancarsi di combattere; non è arrivare, ma continuare a camminare. E il mio cammino desidero farlo insieme a voi, per il tempo che ci sarà dato di portarlo avanti insieme. Mi rendo anche conto che, forse, il cambio così frequente di parroci nella nostra unità pastorale (sono il terzo che cambia negli ultimi dodici anni!) può esser stato e può essere un po’ destabilizzante per tutti. Ma allo stesso tempo potrebbe essere un richiamo per tutti ad esser presenti nella comunità con il proprio contributo e la propria collaborazione, valorizzando quanto ci unisce e abbandonando ciò che ci divide. L’unione fa la forza. L’unità pastorale è la forza delle nostre piccole comunità. L’unione tra di noi e con Cristo sia la nostra forza e la sfida che accogliamo e viviamo ogni giorno. Camminiamo insieme maturando sempre più la consapevolezza che nella vita non ci sono solo strade facili o difficili, ma soprattutto destinazioni che valgono la fatica del cammino. Per questo, certamente con un po’ di audacia, ma con tutto il cuore, riascolto e vi rivolgo le stesse parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge! Perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12, 32). A tutti voi giunga il mio più affettuoso abbraccio, in particolare ai ragazzi e ai giovani, alle persone anziane, malate e sole, ai collaboratori parrocchiali, alle associazioni presenti e operanti nei diversi ambiti, agli ospiti, al personale e ai dirigenti della Casa di riposo di Casalmorano e, naturalmente alle Amministrazioni comunali di Azzanello, Casalmorano e Castelvisconti. Preghiamo insieme il Cristo Buon Pastore che mi chiama ad essere in mezzo a voi segno della sua presenza perché non manchi mai al gregge la sollecitudine del pastore e al pastore la docilità del suo gregge. Ci assistano la Vergine Santa, l’apostolo sant’Andrea, sant’Ambrogio e sant’Antonio di Padova, nostri patroni. Il Signore benedica e guidi il nostro cammino e il tempo che ci dona di vivere insieme. E anche per noi si rinnovi la Sua promessa di consolante speranza: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Un caro saluto e a presto. Il vostro parroco.

Don Mario

 

Nuovi parroci, dal 16 settembre al 15 ottobre gli ingressi




Sabato alle 18.30 a Romanengo l’ingresso di don Massimo Cortellazzi

Sarà presieduta sabato 16 settembre dal vescovo Antonio Napolioni, alle 18.30 nella chiesa parrocchiale dei Ss. Giovanni Battista e Biagio, a Romanengo, la Messa di insediamento di don Massimo Cortellazzi, nuovo parroco di parroco di Romanengo, Melotta e Casaletto di Sopra. Prende il testimone rispettivamente da don Emilio Merisi, per Romanengo, e don Giuseppe Nevi, per Casaletto di Sopra e Melotta, di cui negli ultimi otto anni don Cortellazzi è stato collaboratore parrocchiale.

L’accoglienza del nuovo parroco sarà presso la casa di riposo Opera Pia Vezzoli, da dove alle 18.15 partirà la processione verso la chiesa parrocchiale, sul cui sagrato don Cortellazzi e monsignor Napolioni riceveranno il saluto da parte dei sindaci di Romanengo e Casaletto di Sopra (con la frazione di Melotta), Attilio Polla e Roberto Moreni.

In chiesa, all’inizio della Messa, sarà letto il decreto di nomina e il nuovo parroco aspergerà l’assemblea, incensando poi la mensa eucaristica, prima di ricevere il saluto ufficiale della comunità attraverso un suo rappresentante del Consiglio pastorale. Sarà proprio il nuovo parroco a proclamare il Vangelo e, al termine dell’omelia tenuta dal Vescovo, recitare il Credo, evidenziando così che sarà lui il primo responsabile della diffusione della fede nella comunità. Al termine della Messa prenderà quindi la parola per i saluti e i ringraziamenti. In un clima di festa che proseguirà poi in oratorio dove è previsto un rinfresco di benvenuto.

Per prepararsi all’ingresso del nuovo parroco sono stati organizzati alcuni specifici momenti di riflessione e preghiera. In particolare le Messe delle 18.30 di giovedì 14 e venerdì 15 settembre saranno caratterizzate da una riflessione sul ministero sacerdotale. Inoltre sempre giovedì 14 settembre, alle 20.45, don Marco D’Agostino, rettore del Seminario di Cremona, terrà una lectio divina per approfondire il tema “La figura del sacerdozio nel nostro tempo”.

Domenica 17 settembre la comunità di Casalmorano si unirà a quella di Casirate d’Adda che alle 11.15 accoglierà don Emilio Merisi, che assume l’incarico di collaboratore parrocchiale ad Arzago d’Adda e Casirate d’Adda.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Massimo Cortellazzi, classe 1973, originario di Ponteterra, è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1998. Dal 1998 al 2002 è stato vicario della parrocchia “S. Maria Assunta” in Cremona e mansionario della Cattedrale. Successivamente è stato vicario delle parrocchie “S. Maria Annunciata”, “S. Maria Assunta e S. Cristoforo” e “Ss. Martino e Nicola” in Viadana (2002-2009) e di quella di Vailate (2009-2014). Nel 2014 è stato nominato collaboratore parrocchiale di Isengo e Soncino, e l’anno successivo anche di Casaletto di Sopra e Melotta. Di queste due parrocchie ora è stato nominato parroco insieme a quella di Romanengo, Melotta.

 

Il saluto di don Massimo Cortellazzi

Carissimi battezzati di Romanengo, Casaletto di Sopra e Melotta: il Signore sia con voi! Il primo ringraziamento lo rivolgo al Vescovo Antonio, che mi ha accordato una grande fiducia, alla quale cercherò di rispondere con l’impegno necessario. Ringrazio i parroci che vado a sostituire in questo avvicendamento, don Emilio Merisi e don Giuseppe Nevi. Se anche non arriverò alla stessa perspicacia amministrativa, spero di dare continuità almeno a quella pastorale. Nel contempo ringrazio della loro amicizia don Mario Marinoni (ex parroco), don Fabrizio Ghisoni, don Gabriele Barbieri, don Paolo Tomasi e il diacono Raffaele Ferri, con i quali ho condiviso l’impegno pastorale negli ultimi anni nell’Unità Pastorale di Soncino, Isengo, Casaletto di Sopra e Melotta. Provengo da un paesino della bassa mantovana, Ponteterra – per lo più sconosciuto – frazione di Sabbioneta – decisamente più nota – cittadina gonzaghesca. Nato nell’ormai lontano 1973, sono il terzo e ultimo figlio di Abele e Rosa, che non ringrazierò mai abbastanza. Fui accettato nel 1991 all’interno della comunità del Seminario diocesano di Cremona e il 20 giugno 1998 fui ordinato prete. Mi sono occupato finora di tre oratori, nella parrocchia della Cattedrale di Cremona, in quella di Viadana Castello e poi di Vailate, accumulando 17 anni di esperienza in quell’ambito, insieme a quello dell’Insegnamento della Religione Cattolica nei vari istituti che in quelle parrocchie sorgono. Negli ultimi otto anni sono stato assegnato come Collaboratore all’Unità Pastorale di Soncino. Da quando sono prete ho studiato un po’ di filosofia all’Università di Parma e di psicologia all’Università di Bergamo. Strimpello pianoforte ed organo, avendo anche frequentato qualche Conservatorio e Accademia di musica. Completo il quadretto dicendo che non mi è mancata l’occasione di dedicarmi alla direzione dei cori parrocchiali dove sono capitato e alla composizione. Un ringraziamento particolare lo rivolgo anche al Corpo Bandistico della Città di Vailate, col quale ho collaborato intensamente anche in epoca recente come direttore ospite. L’ultima esplorazione è stata quella nel cosiddetto “mondo del lavoro”, essendo stato assunto come autista di autobus turistici per circa un anno e mezzo presso una ditta di Offlaga (BS). Ho la gioia di avere cinque bravi nipoti, che normalmente trascuro, ma che non lo fanno pesare in alcun modo. Venendo a noi. Siamo dei manutentori: la vita che abbiamo, la fede che ci guida, la parrocchia che abitiamo, non le abbiamo inventate noi. Ce le siamo trovate dentro e di fronte, come cosa nostra. Ma anche intorno e sopra, come cose molto più grandi di noi. In ogni caso, quello che realmente rimane in nostro potere è la loro manutenzione. Essere un manutentore comporta una profondità speculativa, uno spessore umano ed una intelligenza emotiva, che rivelano la grandezza dell’essere umano, anche quando non abbia in repertorio le parole precise per descriverli. Il manutentore, a patto che non ripeta all’infinito, compulsivamente, lo stesso gesto, come un forsennato che spolveri anche i rami dei platani sul ciglio della strada, di fronte all’oggetto del suo lavoro, prima di cominciare, risponde principalmente a quattro domande, questioni che accompagnano dalle origini la più seria indagine filosofica del mondo occidentale. Per questo parlo di profondità speculativa. Il manutentore si chiede innanzitutto: Che cos’è? Poi: Come funziona? Quindi: A cosa serve? Infine: Che valore ha? Il suo lavoro, con o senza parole, manifesta come abbia risposto a queste domande. Che si tratti del pavimento del bar dell’oratorio o della salute o della propria fede cristiana, il compito è la manutenzione. Non c’è alternativa. Anche non far nulla è manutenzione. Con il segno “-” (meno) davanti. E parlo di spessore umano perché il manutentore fa quello che è necessario. Anche quando ci si sporca le mani. Anche quando la puzza scoraggerebbe chiunque. Il manutentore sa che quella cosa è da fare. E non diserta. Parlo di intelligenza emotiva perché il manutentore deve trovare dentro di sé il punto di equilibrio dell’ansia, della fretta, dell’ira, della noia, dello stress e di mille altre variabili interiori. Perché il suo lavoro va fatto con calma e precisione. Altrimenti l’aereo cade. E qualcuno si fa del male sul serio. Pertanto la “metafora” o “immagine” od “orizzonte” o “sfondo integratore”, che preferisco nel raccontare la vita o la comunità cristiana è il “cantiere” della manutenzione, come diceva il nostro Vescovo Antonio nel 2016. Il quale, come sapete, ha trovato il tempo di scrivere una lettera indirizzata proprio a noi, al termine della Visita pastorale del gennaio di quest’anno. Da buon supervisore (episcopo) ci ha indicato alcune priorità e attenzioni, che dovremo insieme tradurre in processi, con la Sapienza, l’Intelletto, il Consiglio, la Fortezza, la Scienza, la Pietà e il Timore di Dio, che lo Spirito vorrà accordarci. Buon lavoro a tutti!

Don Massimo

 

Nuovi parroci, dal 16 settembre al 15 ottobre gli ingressi




Domenica mattina l’ingresso di don Gianmarco Fodri a Robecco d’Oglio

È in programma domenica 17 settembre, alle 10.30, nella chiesa dei Santi Giuseppe e Biagio, a Robecco d’Oglio, la Messa di ingresso del nuovo parroco don Gianmarco Fodri. La celebrazione sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, e tra i concelebranti vedrà la presenza di don Giuseppe Ghisolfi, già collaboratore parrocchiale a Robecco e che proseguirà il suo servizio al fianco del nuovo parroco.

La celebrazione, che sarà preceduta dal saluto del sindaco Marco Romeo Pipperi sul sagrato della chiesa. All’inizio della Messa, invece, l’intervento di un membro del Consiglio pastorale parrocchiale, al termine dei gesti tipici dell’ingresso di un nuovo parroco all’inizio della liturgia, caratterizzata dalla lettura del decreto di nomina, dall’aspersione dell’assemblea e dall’incensazione la mensa eucaristica. La mattinata si concluderà con il rinfresco in oratorio, un momento conviviale di gioia condivisa per festeggiare l’arrivo del nuovo sacerdote.

In preparazione all’insediamento del nuovo ingresso, la comunità di Robecco d’Oglio vivrà alcuni momenti di preghiera e di festa. Venerdì 15 settembre, alle 20.45 don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale, presiederà l’Eucaristia.

All’indomani dell’ingresso di don Fodri, lunedì 18 settembre alle 20.30, il nuovo parroco celebrerà la Messa nella suffragio di tutti i defunti della parrocchia.

Nella serata di giovedì 21 settembre, invece, il parco di Villa Scala ospiterà alle 21 l’esecuzione musicale della banda di Casalbuttano, quale omaggio al nuovo parroco. In caso di maltempo si svolgerà in chiesa.

In occasione dell’insediamento del nuovo parroco, il bollettino parrocchiale di Robecco d’Oglio pubblicherà il messaggio scritto da don Gianmarco Fodri, dal titolo “Ascolta Israele”. Ecco un piccolo estratto del messaggio: Vengo a voi, mandato dalla Chiesa, per percorrere insieme un tratto della mia e della vostra vita. Vengo da fratello, non da maestro. Quello che ho da dirvi e da darvi non è mio, infatti: “trasmetto a voi quello che a mia volta ho ricevuto…” (1 Cor 1, 1).

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1959, originario di Cornaleto, don Fodri è stato ordinato sacerdote il 9 giugno 1990. Dopo essere stato vicario a Caravaggio (1990-2003), è stato parroco al Roggione (2003-2014) e insieme anche responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale missionaria (2006-2015). Dal 2014 era parroco di Casalbuttano e San Vito e dal 2020 anche moderatore dell’unità pastorale “Nostra Signora della Graffignana” formata dalle parrocchie di Casalbuttano, Ossaloro, Paderno Ponchielli, Polengo e S. Vito. A Robecco d’Oglio prende il testimone da don Paolo Ardemagni, trasferito a Caravaggio e Vidalengo come collaboratore parrocchiale.

 

Nuovi parroci, dal 16 settembre al 15 ottobre gli ingressi




Domenica 17 settembre alle 16 l’insediamento di don Diego Pallavicini a Scandolara Ripa d’Oglio

Nel pomeriggio di domenica 17 settembre farà il suo ingresso a Scandolara Ripa d’Oglio don Diego Pallavicini, nominato parroco dell’unità pastorale “Il Sicomoro” formata dalle parrocchie di Grontardo, Levata e Scandolara Ripa d’Oglio. A presiedere la Messa d’ingresso alle 16 sarà il vescovo Antonio Napolioni. Al termine della celebrazione eucaristica si terrà un momento di festa conviviale in oratorio, prima occasione per poter incontrare il nuovo parroco.

L’ingresso del nuovo parroco è stato preceduto da alcuni momenti di preghiera che si sono tenuti durante il tradizionale triduo per la Festa della Madonna della Strada che si tiene ogni anno in occasione della festa liturgica della Natività della Beata Vergine Maria. Infatti, da giovedì 7 fino a domenica 10 settembre, è stata l’occasione per la preghiera, le confessioni e l’Eucarestia presso il Santuario dell’Unità pastorale “Il Sicomoro”. Sanato 9 settembre nell’Eucaristia don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il Clero e il Coordinamento pastorale, ha aiutato la comunità a riflettere in particolar modo sul ministero del parroco e sull’unità pastorale.

Nella serata di lunedì 18 settembre don Pallavicini presiederà il Rosario alle 21 presso il Santuario della Madonna della Strada, affidando così a Maria l’inizio del suo nuovo ministero e il cammino dell’unità pastorale all’inizio dell’anno pastorale.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1976, originario di Motta Baluffi, don Pallavicini è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004. È stato vicario a Fornovo San Giovanni (2004-2011) e della parrocchia “Cristo Re” in Cremona (2011-2017). Successivamente è stato parroco delle parrocchie di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. Dal 2023 è stato nominato collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale “Madonna della Neve” formata dalle Parrocchie di Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi. Nell’unità pastorale “Il Sicomoro” prende il testimone da don Gianpaolo Civa, trasferito come collaboratore nell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Dosimo, Persico, Quistro, San Marino, Gadesco e Pieve Delmona.

 

Il saluto del nuovo parroco sul bollettino parrocchiale

Carissimi fratelli, sia lodato Gesù Cristo e sia benedetta la sua e nostra Madre, Maria Santissima.

Per iniziare questo mio saluto alle vostre comunità, delle quali sto per diventare servo per mandato dell’unico vero e grande Pastore, il Signore Gesù, vorrei richiamare quello che San Paolo scriveva ai Filippesi, aprendo la sua lettera a loro indirizzata: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù“.

Anche nel mio cuore il primo sentimento che nasce, pensando al cammino che stiamo per iniziare, è la riconoscenza: come Paolo, rendo grazie al nostro Dio per la fiducia che mi accorda, affidandomi il compito di essere suo testimone e strumento della sua Grazia e della sua Benedizione in mezzo a voi, perché tutti possiamo cooperare alla diffusione del Vangelo, così che ogni uomo giunga a conoscere l’amore di Dio in Cristo Gesù e ad accogliere la sua Salvezza, abbandonando la via del peccato per vivere con gioia nella sua Santa Legge e nella sua volontà. Sono consapevole di inserirmi in un cammino che è iniziato prima di me e che continuerà anche dopo di me, un’opera iniziata in tutti e in ciascuno dal Signore stesso, il quale la porterà a compimento se noi saremo docili alla sua azione. Ma allo stesso tempo sono certo che il mio lavoro in mezzo a voi sarà importante, per non rendere vana la grazia che il Signore ci offrirà in questi anni che condivideremo. Per questo siete già nelle mie preghiere e già sto immaginando quali potrebbero essere gli elementi indispensabili della pastorale che condivideremo, perché possiamo realmente radicarci nella fede, nella speranza e nella carità, in questo tempo così difficile che la chiesa sta vivendo.

Prima preoccupazione dovrà essere quella di rendere fedele e significativa la nostra vita Sacramentale: la Santa Messa della Domenica dovrà diventare per tutti noi un appuntamento irrinunciabile, senza del quale, come dicevano i primi cristiani affrontando Il martirio, noi non possiamo vivere! È partecipando alla Santa Messa Domenicale, e se possibile anche a quella feriale, che noi possiamo ascoltare e comprendere la Parola di Dio e quindi la sua volontà e che ci possiamo nutrire di Cristo stesso, che rinnovando per noi il sacrificio della Croce, ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, perché possiamo avere le energie spirituali necessarie per vivere il Vangelo.

La Confessione e la Direzione Spirituale diventi per tutti un appuntamento frequente e desiderato, per essere liberati dal peccato che ci separa da Dio e dai fratelli e poterci risollevare dalle nostre cadute, così da riprendere il nostro cammino alla sequela di Cristo.

Non meno importante è la riscoperta del Culto Eucaristico, della Devozione Mariana, dell’Imitazione dei Santi, soprattutto dei nostri Patroni. La visita quotidiana al Santissimo Sacramento, gli incontri di adorazione di Gesù, la recita del Santo Rosario, le processioni e gli incontri di preghiera in occasioni di momenti particolari dell’anno liturgico saranno parte integrante del nostro cammino comunitario, perché davvero senza il Signore e senza la protezione di Maria noi non possiamo fare nulla.

Terzo ambito di impegno per tutti sarà sicuramente quello della formazione, per tutte le fasce di età: conoscere la nostra fede, in questa epoca storica, in cui viene da ogni parte ridicolizzata e contestata, e in questa società, dove è sempre più comune incontrare persone di altre religioni e culture, è assolutamente necessario. Approfondire la nostra conoscenza della Bibbia e del Catechismo della Chiesa Cattolica sarà un lavoro costante ed entusiasmante, che ci rimotiverà nella nostra decisione di aderire all’unico vero Dio e nel nostro impegno missionario.

Infine, ritengo che grande importanza ed attenzione vada data a chi condivide più da vicino il mistero della Passione del Signore, i nostri fratelli ammalati e chi si avvicina alla conclusione della sua vita terrena e si prepara al giudizio di Dio. Chiedo pertanto, fin da ora, di comunicarmi i nominativi di coloro che non possono uscire di casa e desiderano ricevere la Comunione Eucaristica e di non esitare a contattarmi per l’amministrazione del Sacramento dell’Unzione degli Infermi, così da offrire tutti gli aiuti spirituali necessari per accompagnare l’ultimo tratto del cammino terreno di ciascuno.

Carissimi fratelli, come risulta evidente, il lavoro non manca. Da parte mia è grande l’entusiasmo il desiderio di poter essere utile a ciascuno di voi per poter scoprire, riscoprire, approfondire la propria vocazione di figlio di Dio, chiamato a conoscere, amare e servire il Padre in questa vita per poi poterlo godere pienamente nell’altra. 

Vi do quindi appuntamento alla Santa Messa Solenne per il mio insediamento come vostro parroco, presieduta dal Vescovo Antonio Domenica 17 settembre alle ore 16.00 nella nostra chiesa dedicata a San Michele Arcangelo a Scandolara Ripa d’Oglio.

Vi propongo poi già da ora di incontrarci anche il lunedì successivo, 18 settembre, alle ore 21.00, nel nostro Santuario della Madonna della Strada per pregare insieme il Santo Rosario, affidare l’inizio del nostro cammino condiviso a Maria Santissima, consacrando a lei le nostre persone, le nostre famiglie, le nostre comunità e il mondo intero. Sarà anche l’occasione per scambiarci qualche informazione e qualche idea sulla realtà delle nostre parrocchie.

Pregate per me e aiutatemi a servirvi come Dio vuole.

A presto.

don Diego

 

Nuovi parroci, dal 16 settembre al 15 ottobre gli ingressi