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On-line la relazione del prof. Francesco Giacchetta al secondo appuntamento de “La fatica di credere”

La rassegna de La fatica di credere promossa dal Centro pastorale diocesano ha avuto nell’incontro dello scorso 20 febbraio un significativo avanzamento nella riflessione sui temi dell’ecologia umana grazie all’altissima riflessione del prof. Francesco Giacchetta, che all’ultimo ha sostituito egregiamente il prof. Mario Pollo, impossibilitato ad onorare il suo impegno cremonese per motivi di salute.

Il relatore, insegnante di Filosofia presso l’Istituto teologico marchigiano e cultore di temi che dall’ambito filosofico spaziano a quello antropologico e teologico, ha infatti ripreso la questione ecologica per leggerla da un versante originale. Se il prof. Guariso, durante il primo incontro della rassegna, aveva dichiarato che le conoscenze scientifiche e tecniche, che racchiudono logiche di sviluppo e di dominio dannose alla Terra, da sole non bastano a riparare i danni che in qualche modo loro stesse hanno provocato, così il prof. Giacchetta ha riportato l’attenzione su alcuni fenomeni culturali che influenzano il benessere della terra e dell’uomo.

In particolare è stato il rapporto tra spazio e tempo come uno degli esiti più significativi della modernità a guidare l’articolato intervento del relatore. Prendendo le mosse da una lettura della modernità come incompiuta, perché incapace di realizzare la fraternità, l’unica dei tre slogan della rivoluzione francese che non si possa imporre, e quindi di includere nel suo progetto lo spazio del convivere quotidiano.

Questo programma interrotto ha prodotto degli sfasamenti sia dello spazio (la virtualità, la velocità dei trasporti e il conseguente accorciamento della distanza, il mondo in casa grazie ai mass-media che però non è il mondo là fuori, ecc…) sia del tempo (minimizzazione del passato, derelizzazione del futuro inteso come progresso tecnologico, difficoltà nel concepire la durata, ecc…) rendendo in qualche modo sempre più impossibile ritrovarsi: «Se si rende evanescente la realtà dello spazio e del tempo si impedisce l’incontro: senza un dove ed un quando nessun appuntamento è possibile, nessun ritrovo è concretizzabile».

Di grande interesse per il suo appello alla nostra responsabilità è stata la lunga parte dedicata alla meritocrazia: il relatore ha osservato come l’ipertrofizzazione della prospettiva meritocratica induce prima di tutto una lotta fra di noi e in seconda battuta un’accelerazione di tutti i processi sociali. Merita chi arriva prima a discapito di chi arriva più tardi e chi sfonda i limiti della sostenibilità dei ritmi di lavoro e di vita in generale. L’ausilio tecnico, che fa risparmiare tempo, non ha fatto altro che lasciare spazi vuoti da riempire con altre cose da fare. Di accelerazione vive la politica, preoccupata di interventi tempestivi, e accelerati sono tutti i mutamenti sociali: uno scenario questo, segnato da tempi insostenibili e luoghi svuotati di senso, che ci impone la domanda sull’effettiva possibilità di decelerare.

La proposta del prof. Giacchetta, che in qualche modo rieccheggia le riflessioni su spazio e tempo di papa Francesco in Evangelii gaudium, è quella di tornare a fare del quotidiano il luogo non della routine che schiaccia ma il tempo dell’incontro, lo spazio dove sono offerte le occasioni per rendere più civili i nostri luoghi, più vere le nostre relazioni, più attente le nostre decisioni.

Relazione del prof. Giacchetta

Risposte al dibattito

Il tema del benessere e dell’ecologia umana sarà ancora al centro della rassegna che proseguirà sabato 5 marzo con l’approfondimento dei temi legati alla demografia, sotto la guida di un grande esperto italiano, il prof. Giancarlo Blangiardo.

Locandina dell’intero percorso

Resoconto dell’incontro del 6 febbraio