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Quattro nuove monache alla Visitazione di Soresina

Nel pomeriggio di venerdì 3 novembre la comunità claustrale di Soresina ha accolto quattro nuove monache, raddoppiando così di numero. Le nuove arrivate provengono dal monastero della Visitazione di Milano, in Porta Romana, che dopo 304 anni si servizio ha salutato le ultime quattro visitandine che ospitava, risultando troppo grande e dispersivo per la piccola comunità che si è così unita a quella del Monastero di Soresina, che lo scorso anno ha festeggiato i suoi 200 anni.

Insieme a madre Maria Teresa Maruti (la superiora), madre Rosa Maria Colombo (già superiora per più mandati), suor Francesca Teresa e suor Maria Margherita, il monastero soresinese accoglie ora anche suor Maria Adriana, suor Maria Carla, suor Maria Grazia e suor Maria Maddalena Ferrari. Per quest’ultima, 67 anni, originaria di Castelleone, si tratta di un ritorno: dopo 25 anni alla Visitazione di Soresina, il trasferimento a Milano.

L’accoglienza delle nuove religiose è avvenuta nel pomeriggio, durante il Vespro che, come ogni primo venerdì del mese, vede raccolta la comunità monastica insieme ai fedeli soresinesi.

Dopo la benedizione da parte del parroco, don Angelo Piccinelli, le religiose sono state accompagnate in processione da tutti i presenti verso la porta interna del Monastero. «Siamo arrivate qui grazie a Dio e alle vostre preghiere, alle preghiere soresinesi», ha detto la castelleonese suor Maria Maddalena, anche a nome delle consorelle, prima di varcare la porta della clausura.

Domenica 5 novembre, nella consueta Messa mattutina delle 8, il saluto ufficiale della comunità soresinese alle nuove monache.

Photogallery dell’accoglienza al Monastero

 

Sito internet del Monastero della Visitazione di Soresina

 

Le parole di benvenuto del parroco don Angelo Piccinelli

Carissime Sorelle, benvenute a Soresina. Il vostro arrivo tra noi è un dono impagabile: lo dichiariamo senza retorica, anzi senza ritegno. Ve ne siamo davvero riconoscenti. E in particolare siamo grati al buon Dio, che sempre ci sorprende, confondendo i nostri calcoli delle probabilità e contraddicendo le nostre previsioni con la prodigalità della sua grazia, di cui ci ricolma immeritatamente. Infatti, dopo la consacrazione  di Fiorenza, che, lo scorso giugno, con amore entusiasticamente sponsale, ha offerto a Gesù il suo cuore, la sua intelligenza, il suo corpo crocifisso dalla disabilità, professando i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza; e dopo la decisione di Riccardo, che in settembre ha iniziato un cammino di discernimento vocazionale nel nostro Seminario diocesano, investendo questo tempo della sua giovinezza nella ricerca serena ma “ostinata” di un progetto di vita “alternativo”… voi siete la terza meravigliosa sorpresa che Dio ha voluto riservare alla nostra famiglia parrocchiale. Segno di una benevolenza che ci commuove fino al turbamento… Dio sia benedetto dunque, perché avete scelto, con una notevole dose di coraggio, di entrare a far parte della Visitazione di Soresina, consentendo alla nostra esigua, ma amatissima Comunità claustrale di continuare a vivere. Che Dio sia benedetto… per la libertà con cui vi siete destinate a noi, senza conoscere i difetti che ci rendono insopportabili, ancorché impastati tra gli ammirevoli slanci di bene di cui è capace la nostra umanità “toccata” dal Vangelo. Che Dio sia benedetto… perché vi incaricate di custodire acceso, tra noi, il fuoco dell’Amore vivo, di cui deve bruciare la nostra città, il cui cuore pulsante è volontariamente  prigioniero in questo Monastero. Che Dio sia benedetto, perché la vostra presenza confessa che il mondo non ha bisogno solo di profeti, che denuncino i mali da cui siamo afflitti, ma anche di mistici, che tengano fisso lo sguardo sul Mistero ineffabile, dal quale lasciarsi incantare e sedurre per poter guardare con pietà infinita tutte le miserie umane. Che Dio sia benedetto, perché la vostra personale e silenziosa “contemplazione” del Sommo Bene aiuta anche noi a contemplare Dio come la verità ultima della realtà nella quale siamo immersi e spesso “smarriti”: di ciò che è bello e di ciò che è rovinato, di ciò nasce e di ciò che muore, di quanto ci esalta e di quello che ci deprime. Dio sia benedetto… perché voi ci insegnate che il vero collirio per i nostri occhi, stanchi di vedere tanta cattiveria, esausti di applicarsi a problemi senza soluzione, spesso bagnati dalle lacrime del dolore, talvolta accecati dall’odio o spenti dalla disperazione… l’unico vero collirio che purifica il nostro sguardo e ci consente di riconoscere la “novità” che lo Spirito sta operando nella storia, è la contemplazione di Gesù. Care Sorelle, all’indomani del Giubileo Straordinario della Misericordia voi siete per noi un segno straordinario dell’amore misericordioso del Padre. Ad un anno dalla celebrazione del Bicentenario di fondazione del Monastero di Soresina voi ci riaprite, anzi spalancate, le porte della speranza. A pochi mesi dalla conclusione delle Missioni Popolari Parrocchiali voi ci ricordate che ogni azione missionaria, per i discepoli di Cristo, è generata dalla contemplazione dell’unica grande Bellezza. Grazie, dunque. E grazie perché siete qui: con noi  e per noi.




Soresina, Santo Stefano con il Vescovo Napolioni al monastero della Visitazione

 

Come da tradizione nella giornata di Santo Stefano il vescovo Napolioni ha fatto visita al Monastero della Visitazione di Soresina, dove ha presieduto la Messa con la comunità claustrale e numerosi fedeli che non hanno fatto mancare la loro presenza e la loro preghiera per questo momento di incontro con le monache, così vicine e presenti nella vita della comunità cristiana.

Presiedendo la celebrazione eucaristica, insieme al parroco don Angelo Piccinelli e a mons. Giuseppe Quirighetti, sacerdote soresinese in servizio alla Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, il vescovo Antonio ha voluto essere vicino alle sorelle del Monastero ringraziandole della loro vita, della loro preghiera e per la loro fraternità.

«La fantasia dell’amore di Dio è sorprendente perché egli ha in serbo per noi un amore operoso, che agisce, inventa, accompagna. C’è come un fiume di Grazia che ci raggiunge. Tutto in questi giorni parte da Maria, piena di Grazia. Pieno di grazia anche questo giovane, questo primo martire: significa che la pienezza di Grazia è per tutti. . ciò che Dio ha in mente per noi: riempirci di Grazia».

«È la Grazia di Dio che inzuppa il terreno, lava ogni realtà e ridà vita. E allora impariamo a pregare non dicendo “fammi questa grazia”, ma “venga la tua grazia in me, fa che io viva della tua grazia, cioè grazia a Te”».

Dopo la Santa Messa il vescovo Antonio ha incontrato in modo semplice e privato le sorelle visitandine in parlatorio, scambiandosi gli auguri natalizi, prima di una visita al presepe che le stesse monache hanno allestito all’interno della clausura, nella sala di comunità.

 

 




Mercoledì festa al Monastero della Visitazione di Soresina nella memoria di san Francesco di Sales

Sarà il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, a presiedere, nel pomeriggio di mercoledì 24 gennaio, nella chiesa del Monastero della Visitazione, a Soresina, la Messa nella festa di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal. La solenne celebrazione sarà preceduta, alle 17, dall’adorazione eucaristica e il Vespro.

Quindi alle 18 la solenne Eucaristia presieduta da mons. Lafranconi, che porterà il saluto anche del vescovo Napolioni, impegnato a Sestri Levante nella settimana residenziale di formazione per il clero diocesano.

Concelebreranno il parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli, e gli altri sacerdoti della parrocchia insieme anche ad alcuni preti del circondario o particolarmente legati alla comunità claustrale guidata della soresinese madre Maria Teresa Maruti e che recentemente ha visto raddoppiare il numero delle monache a seguito dell’accorpamento con il monastero che è stato chiuso nel Milanese. Attualmente la comunità soresinese è formata da madre Maria Teresa Maruti (la superiora), madre Rosa Maria Colombo (già superiora per più mandati), suor Francesca Teresa, suor Maria Margherita e, dal monastero milanese, suor Maria Adriana, suor Maria Carla, suor Maria Grazia e suor Maria Maddalena Ferrari (originaria di Castelleone e già in passato alla Visitazione di Soresina).

Durante la celebrazione si pregherà in modo particolare per i giornalisti e gli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono.

Nell’ambito della festa patronale di San Francesco di Sales, lunedì 29 gennaio presso il Centro pastorale diocesano di Cremona di terrà il tradizionale incontro del mondo della comunicazione con il Vescovo. Per saperne di più

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.




Il 24 gennaio al monastero della Visitazione di Soresina festa per il fondatore san Francesco di Sales

Nonostante la “zona rossa”, il 24 gennaio sarà comunque una giornata di festa al Monastero della Visitazione di Soresina. L’occasione è la ricorrenza liturgica di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal.

A motivo della situazione contingente e delle disposizioni anticontagio non sono previsti particolari eventi (da tempo la Messa domenicale delle 8 si svolge a porte chiuse), se non la celebrazione del Vespro alle ore 16 presieduta dal parroco don Angelo Piccinelli e a cui sarà permessa la partecipazione dei fedeli secondo i criteri di spostamento autorizzati e i protocolli in vigore per le celebrazioni.

Durante la celebrazione si pregherà in modo particolare per i giornalisti e gli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono.

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.




Al monastero della Visitazione di Soresina festa per i 50 anni di consacrazione di suor Rosa Maria Colombo

È stato festeggiato lunedì 16 ottobre nella chiesa del Monastero della Visitazione, a Soresina, alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, il cinquantesimo di consacrazione della monaca visitandina Rosa Maria Colombo.

L’occasione è stata l’Eucaristia presieduta dal Vescovo nella ricorrenza di santa Margherita Maria Alacoque (monaca visitandina a cui si deve la diffusione della devozione al Sacro Cuore) e concelebrata dal parroco di Soresina don Angelo Piccinelli, dal vicario don Andrea Piana e dai collaboratori parrocchiali don Davide Ottoni e padre Giuseppe Ripamonti. Ha prestato servizio all’altare il diacono permanente Raffaele Ferri con il ministrante Alessandro Loda. L’animazione del canto a cura del coro Psallentes con all’organo Francesco Stoppelli

Suor Rosa Maria Colombo, novarese di origine, figlia di un generale dell’esercito d’istanza a Cremona, è approdata al Monastero di Soresina il 9 gennaio 1966 e l’anno successivo, il 24 settembre 1967, ha emesso la professione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza.

Da allora la clausura è stato il suo “universo”: uno spazio molto circoscritto, tuttavia più libero e liberante di un “mondo senza confini”; la sua “città sopra il monte” dalla quale, come sentinella, vigila sulla comunità. “Cinquant’anni in clausura… e un amore senza fine”, ha detto don Piccinelli nel suo saluto.

Il Vescovo durante l’omelia si è soffermato sulla vita consacrata e sull’esperienza di suor Rosa Maria Colombo. “Quando nasce una chiamata – ha spiegato – alla vita contemplativa, in questa che ai più sembra una vita tra parentesi, dentro si nasconde il grande Vangelo di Dio”. E ancora: “Nella Chiesa c’è bisogno di chi dedica tutto il suo tempo alla preghiera che è l’àncora della nostra salvezza, perché ci riconduce all’essenziale, in attesa dell’eternità”.

Durante la Messa la religiosa ha rinnovato i propri voti.

Per suor Rosa Maria la speciale benedizione di Papa Francesco, su pergamena, recapitata direttamente al Monastero.

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Al monastero della Visitazione di Soresina festa con il vescovo Lafranconi

Mercoledì 24 gennaio, nella festa di san Francesco di Sales, fondatore dell’ordine della Visitazione di Santa Maria, nella chiesa del Monastero di Soresina le claustrali visitandine hanno vissuto una giornata di particolare significato e intensità. Al mattino, nella consueta Messa delle 7, è stata festeggiata la solenne ricorrenza, così come nel pomeriggio, con altri due momenti religiosi: alle 17 l’adorazione eucaristica e il Vespro, cui è seguita la Messa presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi. È stato lui a celebrare l’Eucaristia visto che il vescovo Antonio Napolioni era impegnato a Sestri Levante nella settimana residenziale di formazione del clero.

Diversi i sacerdoti concelebranti: insieme al parroco don Angelo Piccinelli, il vicario don Andrea Piana e i collaboratori parrocchiali don Andrea Ottoni e padre Giuseppe Ripamonti, non mancava don Giuseppe Quirighetti, sacerdote soresinese attualmente segretario presso la Nunziatura apostolica in Slovacchia, e don Enrico Maggi, incaricato diocesano per la Pastorale delle comunicazioni sociali, visto che san Francesco di Sales è patrono dei giornalisti.

Nel suo saluto iniziale, don Piccinelli ha ricordato come la comunità monastica si sia recentemente arricchita di nuove presenze: quattro monache provenienti da Milano. Ha quindi affiato all’intercessione di san Francesco di Sales la questione, attualissima nella Chiesa cremonese, dell’annuncio evangelico attraverso i mezzi della comunicazione, per i quali è in corso un generale riassetto. E non è mancato il ricordo della chiusura, alla fine dello scorso anno, dello storico settimanale e diocesano La Vita Cattolica, che – ha rilevato il parroco – «fa sentire tutti un po’ più poveri» e che costringe a trovare strumenti alternativi ed efficaci.

 

Pensieri ripresi nell’omelia da mons. Lafranconi. Due, infatti, i motivi di preghiera e di riflessione proposti. Il primo, legato alle letture, in cui emerge il bisogno, la bellezza e la gioia dell’evangelizzare. Da qui il richiamo al santo fondatore, convinto e contento della Parola che ha ricevuto e che può comunicare, nella consapevolezza di quanto è straordinaria questa Parola.

Il secondo spunto dalle nuove presenze giunte dal milanese, che hanno portato la mente del vescovo Lafranconi a una lettera delle monache Domenicane, poco prima del loro arrivo a S. Sigismondo, a Cremona, dieci anni fa: “Frumento di Cristo noi siamo, cresciuto nel sole di Dio… in Pane trasformaci, o Padre, per il sacramento di pace”. Un modo per dire a chi le accoglieva il significato della vita claustrale, consacrata: porzione di grano che non viene macinato, ma serve per essere continuamente seminato, nel silenzio, nella preghiera, nella carità fraterna, nell’osservanza del Vangelo, dove Dio è il tutto.  Una riserva importante.

«Che Dio sia benedetto – ha conclude mons. Lafranconi – perché la vostra presenza confessa che il mondo non ha bisogno solo di profeti che denunciano i mali da cui siamo afflitti, ma che abbiamo bisogno anche di  mistici, che tengono fisso lo sguardo sul mistero ineffabile per poter guardare con pietà infinita tutte le miserie umane».

Al termine della celebrazione il Vescovo si è fermato alla grata del coro per un saluto personale a tutte le sorelle: un momento sereno, semplice ma nello stesso tempo ricco di spiritualità.

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In vista del Natale il Vescovo in visita al Monastero della Visitazione

Un incontro familiare quello che domenica 20 dicembre, nella IV di Avvento, il vescovo Antonio Napolioni ha offerto al Monastero della Visitazione di Soresina con la sua presenza. Visita iniziata con la Messa delle ore 8 a porte chiuse, come tutte le domeniche da fine febbraio, inizio della pandemia.

Nella celebrazione eucaristica presieduta da mons. Napolioni e concelebrata dal parroco don Angelo Piccinelli e dal cerimoniere don Flavio Meani, il vescovo ha augurato un buon Avvento, una buona attesa, una buona preparazione insieme al grazie, alle monache di clausura della Visitazione, per l’accoglienza e la condivisione del momento di preghiera.

Il pensiero del Vescovo è rivolto a chi è nelle case, agli anziani, ai ammalati, ai bambini e alla fatica di questo tempo e non solo, sottolineando anche ciò che fiorisce, ciò che il Signore prepara, Lui stesso che viene in mezzo a noi sempre e comunque, e rinnova sempre di più la vita di ciascuno.

L’omelia, incentrata sul Vangelo dell’Annunciazione che squarcia ogni tenebra e sulla lettura di san Paolo, è aiuto alla riflessione sul Giorno di Dio che viene, che conduce la storia al suo compimento. Nessuno può smentire il Natale – ha detto il Vescovo -: possiamo falsificarlo quanto vogliamo, possiamo dimenticarlo quanto vogliamo, possiamo essere costretti dall’epidemia a fare un Natale più cristiano, ma non siamo noi a farlo, è Dio, realmente al centro di tutto e che tutto custodisce e tutto ha fatto per l’uomo: Egli stesso è per noi, esiste per le creature. Ecco perché – ha aggiunto monsignor Napolioni – oggi non c’è niente da spiegare e da raccontare, ma c’è tanto da adorare, contemplare e lodare, perché l’amore di Dio si è davvero manifestato.

Al termine della celebrazione il Vescovo ha incontrato tutte le monache per gli auguri e scambiare alcune parole con loro su come stanno vivendo questo mesi. Uno scambio di parole sorridenti e serene in questo momento particolare di “clausura” per la comunità visitandina e parrocchiale, ma che mai si è chiusa alle preghiere e al conforto di chi le raggiunge, chiudendo con la benedizione e un ricordo per le persone dimenticate.




S. Francesco di Sales, Messa di Lafranconi alla Visitazione

Sarà il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, a presiedere, nel pomeriggio di martedì 24 gennaio, nella chiesa del Monastero della Visitazione, a Soresina, la Messa nella festa di san Francesco di Sales, il vescovo di Ginevra che il 6 giugno 1610 ad Annecy, in Francia, fondò l’ordine monastico visitandino scegliendo come prima guida Giovanna Francesca Frémyot di Chantal.

La solenne celebrazione sarà preceduta, alle 17, dai Vespri con adorazione eucaristica.

Quindi alle 18 la solenne Eucaristia. Accanto a mons. Lafranconi ci saranno il parroco di Soresina don Angelo Piccinelli e gli altri sacerdoti della parrocchia. Concelebreranno anche alcuni preti del circondario (e nello specificio della zona pastorale 3) o particolarmente legati alla piccola comunità claustrale soresinese guidata dal maggio scorso della soresinese madre Maria Teresa Maruti.

Durante la celebrazione si pregherà in modo particolare per i giornalisti e gli operatori della comunicazione di cui San Francesco di Sales è patrono.

In mattinata, infatti, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona la figura di san Francesco di Sales sarà ricordata nell’ambito del tradizionale incontro del mondo della comunicazione con il Vescovo: il primo momento di confronto insieme a mons. Napolioni (Leggi la notizia).

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.




Il Vescovo alla Visitazione: Parola da accogliere nel profondo per far nascere Gesù in noi e attorno a noi

È con il grazie alle monache visitandine «che dedicano se stesse alla lode di Dio e all’intercessione per la comunità cristiana e per il mondo intero» che il vescovo Antonio Napolioni ha iniziato la Messa celebrata domenica 18 dicembre, nella quarta domenica di Avvento, presso il Monastero della Visitazione di Soresina. Appuntamento consueto e ben accolto dalla comunità claustrale e parrocchiale.

L’Eucarestia, celebrata nella familiarità, ha visto la presenza di padre Giuseppe Ripamonti, collaboratore parrocchiale a Soresina, e del cerimoniere episcopale don Flavio Meani. Il servizio liturgico è stato garantito dal seminarista Alberto Bigatti, che nei fine settimana è presente in parrocchia, insieme al giovanissimo ministrante Alessandro.

Nell’omelia il Vescovo, prendendo spunto dal brano evangelico, ha anzitutto guardato al tema del generare, «grande questione del nostro tempo, delle nostre comunità, delle nostre famiglie». Non solo perché le statistiche dicono che ogni anno cala il numero dei bambini che nascono, ma perché questo è il segno di una sterilità non solo biologica, ma anche spirituale, culturale, umana e cristiana. Segno della paura nei confronti del futuro, a fronte di un Dio che fa esplodere la “fecondità” a servizio di tutti gli uomini nel Figlio fatto uomo.

Da qui l’invito a lasciarsi infiammare dallo Spirito Santo, come fece Giuseppe. Proprio rileggendo la sua vicenda l’invito del Vescovo a essere sempre una comunità contemplativa e di preghiera. Un atteggiamento che proprio la «calma» del Monastero visitandino facilita. E allora non è mancato un nuovo «grazie alle sorelle visitandine perché tengono viva questa capacità di sognare, di guardare avanti anche se sono sempre di meno qui, ma sempre di più a Casa, nel cuore di Dio, sempre più povere e simili a Cristo Gesù». E ha concluso: «questo è il mistero da contemplare, da adorare e dal quale ripartire con fiducia».

Dopo le Comunioni è stata proclamata, nel raccoglimento silenzioso, la preghiera a Maria, Aurora di Salvezza.

Maria, tu sei l’annuncio, Maria, tu sei il preludio,
Maria, tu sei l’aurora, Maria, tu sei la vigilia,
Maria, tu sei la preparazione che corona e mette termine
al secolare svolgimento del piano divino della redenzione;
tu il traguardo della profezia,
tu il punto d’arrivo del pensiero di Dio,
«termine fisso d’eterno consiglio ».
La tua apparizione, o Maria, nella storia del mondo
è come una luce del mattino,
ancora pallida e indiretta,
ma soavissima, ma bellissima;
la luce del mondo, Cristo, sta per arrivare;
il destino felice dell’umanità,
la sua possibile salvezza, è ormai sicuro.
Tu, o Maria, lo porti con te.

(Paolo VI – 8 settembre 1965,
festa della natività di Maria Santissima)

 

Al termine della celebrazione il saluto del parroco di Soresina, don Angelo Piccinalli, reduce dalla conclusione delle Missioni popolari cittadine, che ha ringraziato il Vescovo per il gesto di delicatezza nei confronti della comunità delle claustrali porgendo gli auguri di un Santo Natale.

La Messa si è conclusa con il canto a Maria “Dell’Aurora tu sorgi più bella” in un’unica voce corale… pregare cantando insieme per sottolineare ancor di più l’atmosfera e l’ascolto di questa sentita celebrazione domenicale, ultima di Avvento.

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«San Francesco di Sales ha insegnato a fare dell’amore, della devozione, della tenerezza e della carità il segreto di ogni comunicazione»

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La ricorrenza di san Francesco di Sales per molti è un appuntamento fisso. Lo è per i soresinesi che ogni anno, il 24 gennaio, si stringono con affetto e riconoscenza attorno alla comunità claustrale della Visitazione che festeggia il proprio fondatore. E ormai da alcuni anni la festa delle monache dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria è vissuta insieme ai giornalisti, di cui san Francesco di Sales è patrono.

Così per molti, nel pomeriggio di mercoledì 24 gennaio, l’appuntamento è stato presso la chiesa del monastero della Visitazione di Soresina dove, dopo un intenso momento di adorazione eucaristica, il pomeriggio si è concluso con la solenne celebrazione Eucaristica delle 18 presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.

Diversi i sacerdoti concelebranti: parecchi preti del circondario con il vicario zonale della Zona pastorale 2 don Giambattista Piacentini, l’incaricato dell’Area comunicazione e cultura della Curia e direttore responsabile dei media diocesani don Federico Celini, il canonico mons. Attilio Cibolini a lungo direttore di TeleRadio Cremona Cittanova, oltre naturalmente ai sacerdoti di Soresina.

Proprio il parroco, don Angelo Piccinelli, all’inizio della Messa ha ricordato i 208 anni delle monache a Soresina e che «la presenza della famiglia salesiana è tutt’una con le vicende sociali ed ecclesiali della nostra città». Poi il pensiero è stato rivolto al vescovo di Ginevra e ai suoi insegnamenti: «Il nostro Dio è il Dio della gioia; camminate nella pace; mettete la vostra mano in quella di Dio e fate tutto insieme a lui; fate tutto per amore e nella per forza». «Tutto per amore, cioè filtrato e custodito dal cuore», ha detto ancora don Piccinelli con un chiaro riferimento al tema della comunicazione e al messaggio per la prossima Giornata mondiale della comunicazioni sociali che come consueto il Papa ha reso noto il 24 gennaio. In questo senso ha sottolineato la necessità di «legare indissolubilmente l’utilizzo dell’intelligenza artificiale cosiddetta generativa all’intelligenza del cuore». E ha proseguito: «L’intelligenza artificiale non ha coscienza e non distingue il bene dal male», si tratta di un «sistema tecnologico che obbedisce agli obiettivi e agli interessi di chi lo progetta e lo possiede». «L’esempio e l’intercessione di san Francesco di Sales – ha concluso – rendano feconda la sfida in atto, perché la comunicazione sia sempre, come raccomanda Papa Francesco, pienamente umana, filtrata dal cuore, secondo verità, nella carità».

 

 

Un saluto al quale anche il Vescovo si è unito rivolgendo il proprio pensiero alla comunità parrocchiale di Soresina e alle otto monche della Visitazione, ma anche a quanti si impegnano nelle comunicazioni sociali presenti alla celebrazione, e tra loro anche alcuni collaboratori dello staff della comunicazione diocesana.

Il tema della comunicazione è tornato anche nell’omelia, nella quale monsignor Napolioni ha preso spunto in particolare dalla parabola del seminatore per «chiamare tutti noi a comunicare con Dio e con gli altri sempre meglio». Imparare a parlare e prima ancora ad ascoltare. «San Francesco – ha proseguito – probabilmente era più bravo nell’ascoltare che nel parlare: era capace di parlare, di scrivere e di annunciare proprio perché innanzitutto sapeva mettersi in silenzio davanti a Dio e con gli occhi colmi di amore e l’orecchio teso nei confronti della gente. Proprio come fa un profeta», ha detto tornando alla prima lettura e alla figura di Natan.

Poi ancora l’immagine dei terreni buoni e cattivi, a partire dal brano evangelico. Con una premessa: «Il Signore è libero e ci vuole liberi. Ed è un incontro di libertà quello tra il suo dirci quanto ci ama e il nostro potergli dire: sì, no, ma, aspetta, … Lui non smette di animare questa possibilità di incontro». Una libertà che agisce proprio come fanno i diversi terreni.

Monsignor Napolioni ha quindi voluto mettere in guarda da alcune tentazioni, e in particolare quella di «costringere, condizionare, manipolare, trasformare, pretendere». Una tentazione cui nella storia la Chiesa ha dovuto fare i conti e della quale oggi anche la società sembra contagiata, in particolare attraverso la pubblicità.

Ma «Dio semina sempre!», ha ricordato con forza il Vescovo. E ancora: «I santi come Francesco di Sales l’hanno capito e hanno insegnato a fare dell’amore, della devozione, della tenerezza e della carità il segreto di ogni comunicazione. La verità senza la carità diventa violenza. La carità senza verità buonismo».

Più che sulle parole, però, è sui fatti che si sarà giudicati, ha ricordato monsignor Napolioni. «Fatti, atteggiamenti e gesti che permettono anche a noi di dire: non finirò sui giornali, non avrò fatto notizia, ma la mia vita è bella e non la scambio con nessuno; non sarò un pezzo grosso e non deciderò delle sorti del mondo, ma senza la mia goccia d’acqua l’oceano di questo mondo non sarebbe tanto bello». E ancora: «Se riesco a dirlo anche di tutti coloro che incontro cambia la realtà». E ha concluso: «Preghiamo per chi è alle prese con le grandi sfide della società e preghiamo per noi che ne sembriamo un po’ spettatori, consumatori e vittime, ma che in realtà siamo protagonisti delle parole, dei silenzi e dei gesti che adesso qui compiamo, che tornando a casa stasera compiremo; perché lì si gioca la qualità della nostra piccola esistenza che si incastona, come una gemma preziosa, nel cuore stesso di Dio».

 

 

Al termine della celebrazione, servita all’altare dai diaconi permanenti Raffaele Ferri e Angelo Papa e con il servizio liturgico a cura dei ministranti della parrocchia, monsignor Napolioni ha chiesto di accompagnare nella preghiera la Visita ad limina che i vescovi lombardi vivranno la prossima settimana, senza dimenticare un pensiero di vicinanza per il delicato momento che sta vivendo la superiora, chiamata nei prossimi giorni a un ricovero in ospedale.

 

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