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L’attenzione della pastorale giovanile non sui numeri ma sulla testimonianza

Parlò loro di molte cose … perché fossero vissute. Si può sintetizzare così quanto emerso dal convegno diocesano di pastorale giovanile, tenutosi nel pomeriggio di sabato 26 novembre, presso il seminario di Cremona. La struttura dell’evento ha ricalcato i principi generali delle assemblee sinodali: ad un momento iniziale di preghiera, vissuto insieme da tutti i presenti, ha fatto seguito il lavoro a gruppi, conclusosi con un momento di sintesi e restituzione guidato dalla riflessione del vescovo Antonio Napolioni.

La tematica centrale del convegno è stata la Parola, emersa come elemento fondante e fondativo dell’esperienza di fede nei lavori del Sinodo. Intorno a questa riflessione si sono articolate le provocazioni che hanno guidato i dibattiti all’interno dei tavoli di lavoro predisposti dalla Federazione Oratori Cremonesi, sotto il coordinamento di don Paolo Arienti.

In particolare tanti interventi si sono concentrati sulla necessità di rendere “spendibile” e vivibile nel quotidiano quella Parola che, troppo spesso, viene vincolata semplicemente agli incontri di catechesi o alla Messa domenicale.

«È proprio vero che la Parola entra nella realtà e parla attraverso di essa», ha detto il Vescovo, riprendendo alcune delle idee emerse nei tavoli di lavoro. Proprio a partire da questa considerazione diversi, fra i presenti, hanno evidenziato la necessità di un impegno pastorale che non sia veicolato solamente da incontri istituzionalizzati, ma soprattutto da incontri in cui la relazione viene messa al primo posto, in cui la verità della persona può emergere liberamente.

Da qui la volontà di non impostare la verifica delle iniziative pastorali proposte a partire dal conteggio del numero dei presenti, bensì dalla domanda che accompagna la vita di ogni cristiano: sono stato testimone del Regno?

«Gesù non ha mai guardato alla quantità, ma ha saputo irradiare il proprio annuncio attraverso numerosi orizzonti». Con queste parole il Vescovo ha voluto ribadire la necessità di focalizzare l’attenzione pastorale non sul successo numerico, ma su una testimonianza a trecentosessanta gradi, che non può rifiutarsi di guardare anche ai non credenti perché “in fondo, anche io, che sono vescovo, porto in me un non credente, in alcuni momenti”.

L’intervento conclusivo di mons. Napolioni ha quindi assunto il sapore di una esortazione paterna, più che di una lectio magistralis. Ha tentato di raccogliere gli spunti emersi dai tavoli di lavoro, provando a rileggerli alla luce della propria esperienza di vita e di fede, senza dimenticare la testimonianza di “colei che ci ha insegnato quale sia il giusto rapporto da avere con la Parola fatta carne: Maria”.

Il convegno si è poi concluso con l’invito a proseguire le attività pastorali perseguendo lo stile della sinodalità, riprendendo le sollecitazioni emerse dall’esortazione “Gesù per le strade” e lavorando nella direzione delle collaborazioni a livello zonale.

Infine, don Paolo Arienti ha ricordato gli appuntamenti fondamentali, a livello diocesano, dei percorsi di pastorale giovanile: gli esercizi spirituali per i giovani a Montecastello (15-17 febbraio), la Veglia delle Palme (13 aprile) e l’esperienza estiva a Taizè con il vescovo Antonio (11-18 agosto).

“Parlò loro di molte cose” era il titolo del convegno. Ora sta alla Chiesa cremonese far sì che quella Parola venga vissuta.

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