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Il Vescovo: «Il progetto di Dio non è dividere il mondo con steccati ma collegarlo con ponti»

In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata dalla Chiesa dal 1914, il vescovo di Cremona Antonio Napolioni nel pomeriggio di domenica 29 settembre ha presieduto l’Eucaristia nella chiesa di Santa Maria Annunciata, nel quartiere Boschetto di Cremona.

La scelta di vivere questa ricorrenza nell’unità pastorale Boschetto-Migliaro è stata dettata dal fatto che proprio qui le comunità anglofone e francofone della città si ritrovano a pregare e dove ormai si sono creati legami con la comunità parrocchiale.

Papa Francesco per la Giornata di quest’anno ha scelto il tema “Non si tratta solo di migranti” per mostrare i punti deboli della cultura dominante e assicurare che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da molto tempo o un nuovo arrivato.

La celebrazione eucaristica è stata animata dagli abiti colorati delle differenti tradizioni nazionali e dai canti gioiosi delle comunità provenienti da diversi Paesi: Romania, Costa d’Avorio, Congo, Nigeria e Ghana. Anche le letture e le preghiere sono state proclamate, oltre che in lingua italiana, anche in lingua francese, inglese e rumena.

Diversi i preti concelebranti: tra loro don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale dei migranti, il cappellano della comunità romena di Cremona don Anton Jicmon, alcuni sacerdoti africani e il neo direttore della Caritas don Pierluigi Codazzi.

Durante l’omelia il  Vescovo ha voluto ricordare come: «Anche in Italia si rischia di scatenare guerre tra poveri quando si ritiene che qualche migliaio di uomini, donne e bambini che arrivano attraversano il mare o per altre vie mettano in pericolo la sicurezza, la salute e la serenità di un popolo di sessanta milioni di abitanti quando invece voi dimostrate che, superata la prima fase, avete saputo inserirvi, impegnarvi, dialogare, integrarvi senza abbandonare il vostro orgoglio, le vostre radici culturali e religiose come oggi ci mostrate con la vostra presenza, con i vostri abiti e i vostri canti».

E proseguendo nella riflessione mons. Napolioni ha esortato tutti quanti: «Il progetto di Dio non è dividere il mondo con steccati ma collegarlo con ponti e la sfida diventa spirituale: chi può farlo? Nel salmo abbiamo cantato che il Signore protegge i forestieri, gli stranieri: il Signore ha scelto di fare quest’opera con la nostra collaborazione e non manda gli angeli dal cielo a salvare chi è su un gommone nel mare, ma manda uomini e donne, manda i popoli vicini, manda chi ha responsabilità e chi ha coscienza, chi rischia di persona e chi deve poi rendere conto del perché l’ha fatto». È dunque per questo motivo che «È giusto partire, è giusto intercettare chi ha bisogno, è giusto rispettare le leggi ed è giusto costringere la comunità a fare leggi ancora più giuste, ancora più attente al bene di tutti. Il Signore ci chiede, insomma, di diventare una comunità!».

Al termine della celebrazione presso l’oratorio parrocchiale è stato organizzato un rinfresco etnico con i cibi provenienti da tante parti del mondo portati dalle diverse comunità nazionali presenti.

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Nella chiesa del Migliaro una Messa senza confini