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Il Vescovo Busca a Bozzolo: «Incrementare la fama di santità di don Primo vuol dire incrementare la devozione e la preghiera di intercessione a lui»

«Incrementare la fama di santità di don Primo vuol dire incrementare chiaramente la devozione e la preghiera di intercessione a lui. Lo possiamo pensare così, come a uno a cui ci si rivolge non soltanto per un insegnamento, ma per ottenere attraverso di lui grazie». Queste le parole del vescovo di Mantova, mons. Marco Busca, nell’omelia della Messa presieduta domenica 11 aprile nella chiesa parrocchiale di Bozzolo nel 62° anniversario della morte di don Mazzolari, di cui ha voluto ricordare che «molti hanno testimoniato fin dagli inizi che era un prete santo, sapientemente santo, autenticamente santo».

La liturgia, svoltasi nella chiesa che custodisce le spoglie del celebre parroco, oggi servo di Dio del quale è in corso la causa di beatificazione, è stata, concelebrata dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, dal parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani, insieme ad alcuni altri sacerdoti.

Photogallery della celebrazione

 

Dal 1960 ad oggi è quasi sempre stato un vescovo o un cardinale a celebrare l’Eucarestia in una data a ridosso dell’anniversario della morte di Mazzolari (avvenuta il 12 aprile 1959), segno della devozione e della fama di santità che il servo di Dio gode dentro e fuori della nostra chiesa locale: la celebrazione dell’Eucaristia perché continui nella comunione della preghiera un rapporto che la morte non ha interrotto e un convegno per continuare a studiare e a far conoscere il pensiero di don Primo che si è svolto online il giorno precedente.

Anche quest’anno una celebrazione partecipata, pur nel rispetto delle norme vigenti dovute alla pandemia, iniziata con il saluto del sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio e il benvenuto a mons. Busca da parte del vescovo Napolioni.

Il vescovo Busca nella sua omelia ha preso spunto dal racconto degli Atti degli apostoli della liturgia del giorno, dove viene descritta la condivisione dei beni da parte dei primi cristiani: «Verrebbe spontaneo costruire una riflessione su don Primo a partire dalla sua sensibilità per i diritti della giustizia, il senso dell’uguaglianza di tutti gli uomini e della loro dignità: diversi approcci sociali, economici e politici hanno cercato di interpretare il pensiero di don Primo come profeta di un umanesimo sociale finalizzato a correggere le disuguaglianze e a promuovere la giustizia».

Una riflessione, quella del vescovo di Mantova, proseguita rileggendo il passo evangelico proposto nella seconda Domenica di Pasqua, quello di Tommaso, che «arriva a questa fede piena. E don Primo ha confessato questa stessa fede in Cristo perfettamente uomo e perfettamente Dio. Io credo che ricordare don Primo significhi innanzitutto ricordare un credente in Cristo». E ancora: «Precisare quale fama di santità avvolge la persona di don Primo. Direi cosi: la sua adesione al Vangelo in quanto totalizzante la vita è la sua santità. Il Vangelo era tutto per don primo e don Primo era tutto per Vangelo. Molti hanno testimoniato fin dagli inizi che don Primo era un prete santo, sapientemente santo, autenticamente santo e profondamente umanissimo».

«La fama di santità di un servo di Dio – ha sottolineato ancora mons. Busca – non significa soltanto ammirare le sue virtù eroiche. Noi sappiamo che con i morti che sono più vivi di noi c’è un legame vitale. È il legame della comunione dei santi. E perciò noi possiamo ricorrere all’intercessione dei morti. Chiedendo che ci aiutino nella fede e ci soccorrano nei bisogni del nostro cammino». E ha precisato: «Incrementare la fama di santità di don Primo vuol dire chiaramente incrementare la devozione, la preghiera di intercessione a lui. Lo possiamo pensare così come a uno a cui ci si rivolge non soltanto per un insegnamento ma per ottenere attraverso di lui grazie».

Proprio alla luce di queste parole ha trovato senso il consueto con un omaggio sulla tomba di don Mazzolari, che i due vescovi hanno rinnovato al termine della Messa.

 

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