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Il 24 marzo conclusi gli eventi dedicati a san Romero d’America

Domenica 24 marzo, a 39 anni dal suo martirio, si sono conclusi gli eventi dedicati a san Romero d’America, nella suggestiva cornice della chiesa del Foppone, a Cremona. Un gruppo di giovani ha animato il pomeriggio, utilizzando i 16 pannelli che raccontavano la vita del Santo, per costruire un itinerario che aiutasse le persone non solo ad approfondire la sua figura, ma anche ad attualizzarne il messaggio.

La mostra, introdotta e conclusa da due canti sud americani eseguiti da due componenti del Coro “Vox Latina” di Cremona, si è aperta con delle immagini sulla vita di san Romero e con l’ascolto di alcune delle sue ultime riflessioni. “Spesso hanno minacciato di uccidermi. Come cristiano devo dire che non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno”.

Poi, divisi in tre gruppi che si alternavano negli stand, i presenti hanno potuto soffermarsi su tre argomenti: la fragilità umana di Mons. Romero trasfigurata da una fede salda che gli donava il coraggio della profezia; la situazione geografica e politica di El Salvador, considerato il Pollicino d’America, e dell’America Latina negli anni di feroci dittature; il rapporto di Romero con i Papa San Paolo VI e San Giovanni Paolo II che hanno accompagnato il suo episcopato.

Il contesto politico ha offerto lo spunto per alcuni cenni sulla teologia della liberazione e ha richiamato l’attenzione su splendide figure di consacrati e laici che si sono distinti nel loro servizio verso gli ultimi. Gli altri due stand hanno aiutato a riflettere sulle nostre fragilità, superabili affidandosi a Dio, e sul nostro rapporto con l’autorità ecclesiastica, in un tempo sì di maggiore libertà di espressione, ma anche di tanta fatica relazionale.

Nel finale, ci si è ritrovati insieme per ascoltare la voce stessa di Romero nella sua ultima omelia, il giorno prima di quello sparo che il 24 marzo 1980 chiuse la bocca a un profeta, ma non alla sua testimonianza. Il video della festa dei salvadoregni, uniti in piazza per celebrare il loro Santo, ha fatto da sfondo al breve racconto di don Antonio Agnelli, presente a Roma con un gruppo di cremonesi per la canonizzazione di Romero.

Ultimo compito della mostra animata: lasciare un pensiero su una sagoma di una radio.

La radio fu per Romero strumento potentissimo per far giungere al popolo la sua voce di denuncia dei crimini commessi a danno dei poveri e del messaggio del Vangelo da lui radicalmente vissuto e annunciato. Compito che spetta anche a noi, malgrado le difficoltà. “Morirà un vescovo, ma la Chiesa di Dio, ossia il suo popolo, non perirà mai”.

Il convegno che ha inaugurato la mostra