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Scout per sempre: festa a San Bernardo per i 50 anni del gruppo Cremona 3

 

Essere scout è una sfida che dura per tutta la vita. Lo dimostra la partecipazione entusiasta dei tanti scout adulti che venerdì 2 giugno si sono ritrovati presso la scuola elementare Antonio Stradivari del quartiere San Bernardo, per un pomeriggio all’insegna delle vecchie abitudini rivolto a tutti quelli che in gioventù hanno indossato la divisa e legato il fazzolettone al collo.

Un pomeriggio che ha rappresentato uno dei momenti delle celebrazioni iniziate per i 50 anni dalla fondazione del gruppo scout Cremona 3, avvenuta nel 1973, e raccontata fra le pagine del libro “Passo dopo passo”, una raccolta di testimonianze dei vari personaggi che hanno caratterizzato un mezzo secolo di attività.

Le celebrazioni, aperte nella serata di giovedì 1° giugno con i saluti iniziali, il rito dell’alzabandiera e la Messa comunitaria, sono proseguite venerdì con l’intervento del pedagogista Giorgio Prada che ha dato il via alle attività del pomeriggio animando un momento di confronto e aggiornamento sull’essere educatori e genitori scout: «Un’impresa educativa che non sia istituzionale, ma 50 anni di fatica di pensiero e di azione presso i problemi e la vita dei ragazzi – ha osservato il pedagogista – I capi si impegnano nel tempo libero, vengono formati e si spendono per i ragazzi. Bisogna confrontarsi: essere genitore è molto complesso, le ansie pesano sui comportamenti dei figli, la cosa importante non è dare l’esempio, ma vivere una vita familiare. Sono i comportamenti quotidiani che fanno crescere davvero i figli». Prada ha poi aggiunto che «la sfida genitoriale non si può vincere da soli, servono alleanze. Gli scout sono una di queste. Secondo i propri piani e i propri modelli di vita bisogna selezionare l’attività di confronto più coerente per la propria situazione».

A sorpresa, poi, il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha fatto visita al ritrovo, della comunità di Cremona 3. Come ha ribadito in molte occasioni monsignor Napolioni, da sempre molto legato all’esperienza Scout, «non si smette mai di essere scout». Uno stile che ha ricordato in alcuni dei suoi tratti caratteristici: «Non bisogna mai essere tristi, ma bisogna cantare e sorridere».

E con il calare della notte è iniziata la serata scout. Davanti al fuoco del bivacco la cena trapper, la legna che arde e le braci han permesso ai marshmallow di abbrustolirsi infilzati in un rametto. Non solo dolci, ma anche cla cena è stata cucinata sul fuoco del bivacco. Canti tipici scout, giochi battute e risate hanno fatto da contorno alla serata fino a quando tutti si sono diretti nelle proprie tende all’interno del plesso scolastico per passare la notte nel pieno stile degli scout di Cremona 3 che continuano la festa per celebrare il mezzo secolo di amicizia e di imegno.

Sabato 3 giugno, alle 16, è infatti in programma il torneo del caratteristico “pallascout”. Alle 19, l’apertura della cucina dell’oratorio per la cena, aperta a tutti: un momento comunitario significativo per i ragazzi del gruppo, per i loro genitori, per gli scout di un tempo e per la comunità dell’oratorio. Alle 21.30 la serata sarà chiusa dall’esibizione della Pattuglia nazionale, gruppo musicale di Agesci che eseguirà un repertorio di canzoni della tradizione.

Il 4 giugno sarà dedicato esclusivamente ai ragazzi e ai genitori del gruppo “Cremona 3”. Alle 10 il ritrovo per le branche a San Bernardo, con la Messa alle 10.30 nella chiesa parrocchiale. Alle 12 il grande gioco, seguito, alle 13.30, dal pranzo condiviso. Alle 14.30 i saluti e l’ammainabandiera, che sancirà la conclusione dell’evento e dell’anno scoutistico.




A San Bernardo festa per il “Mezzo secolo di scoutismo”

Sono passati cinquant’anni dalla fondazione del gruppo scout “Cremona 3”, che ha sede in città presso la parrocchia di San Bernardo. In occasione di questo anniversario è in programma, dal 1° al 4 giugno, “Mezzo secolo di scoutismo”, una serie di eventi in parrocchia per festeggiare insieme ai ragazzi di oggi e agli esploratori e alle guide del passato.

L’evento avrà inizio nella serata di giovedì 1° giugno, alle 20.30, con i saluti iniziali e il rito dell’alzabandiera. Alle 21, invece, sarà celebrata la Messa per gli scout del gruppo di San Bernardo di un tempo.

Il 2 giugno l’appuntamento è alle 16, con la merenda, seguita dall’incontro formativo con Giorgio Prada, pedagogista e capo scout, sul tema della valenza del metodo educativo scout, sviluppatosi secondo i valori trasmessi dal fondatore del movimento, Robert Baden-Powell. L’evento sarà ospitato dalla scuola elementare “A. Stradivari” e sarà aperto a tutti, soprattutto ai ragazzi e ai loro genitori. Alle 18 la serata caratterizzata dalla cucina “trappeur”. A seguire, il rito del fuoco di bivacco e, per chi lo desidera, la possibilità di passare la notte in tenda negli spazi della scuola Stradivari.

Sabato 3 giugno, alle 16, si terrà il torneo del caratteristico “pallascout”. Alle 19, l’apertura della cucina dell’oratorio per la cena, aperta a tutti: un momento comunitario significativo per i ragazzi del gruppo, per i loro genitori, per gli scout di un tempo e per la comunità dell’oratorio. Alle 21.30 la serata sarà chiusa dall’esibizione della Pattuglia nazionale, gruppo musicale di Agesci che eseguirà un repertorio di canzoni della tradizione.

Il 4 giugno sarà dedicato esclusivamente ai ragazzi e ai genitori del gruppo “Cremona 3”. Alle 10 il ritrovo per le branche a San Bernardo, con la Messa alle 10.30 nella chiesa parrocchiale. Alle 12 il grande gioco, seguito, alle 13.30, dal pranzo condiviso. Alle 14.30 i saluti e l’ammainabandiera, che sancirà la conclusione dell’evento e dell’anno scoutistico.

«Il senso della ricorrenza non è tanto quello della celebrazione – spiega Roberto Caselani, capogruppo, insieme a Tamara Scolari, del “Cremona 3” –, ma servirà a valorizzare le esperienze fatte e anche gli errori commessi, per rilanciare le attività future. Guardiamo al passato per riscoprire motivazioni verso il futuro».

In occasione del 50° compleanno del gruppo, sarà pubblicato e presentato durante l’evento il libro Passo dopo passo, una raccolta di fotografie e articoli che raccontano episodi ed esperienze delle vite da scout. Parallelamente alla stesura del libro, è stato realizzato un video, contenente interviste a ex scout e riprese di attività storiche dello scoutismo.




Soresina, dopo il restauro in un libro la storia del Serassi-Balbiani e dell’organaria sul territorio

Ci sono voluti 5 anni, ma il prossimo 4 giugno, nel contesto del concerto in programma alle 21 nella parrocchiale di San Siro, sarà presentato il libro dedicato al grande organo della parrocchiale di San Siro e alla storia organaria della città. L’esecuzione è affidata ai maestri Alessandro Manara e Marco Granata all’organo Serassi-Balbiani, insieme a Coro Polifonico Cremonese, Voci Virili di Cremona e Coro Psallentes diretti dal maestro Federico Mantovani. Sarà proposta la Messa a due cori e due organi di Charles-Marie Widor (musiche di Concesa, Fauré e Saint-Saëns).

In occasione dei lavori di restauro del grande organo Serassi-Balbiani (completati nel 2018 e festeggiati con un concerto inaugurale) hanno preso il via a due cantieri: uno fisico, affidato ai restauratori Luigi Rizzi e Federica Cattadori; e uno intellettuale, coordinato dal Gruppo Culturale San Siro e dalla sua coordinatrice Adele Emilia Cominetti, che si è preoccupato di documentare i lavori e le scoperte, ma anche di approfondire la storia organaria soresinese con ricerche locali e oltre confine.

Il risultato è un tomo di 340 pagine corredato da numerose e inedite fotografie, con documenti d’archivio il cui contenuto va oltre il Serassi-Balbiani, perché è abbracciata la storia di tutti gli organi presenti nelle chiese soresinesi, anche quelle cosiddette “perdute” perché demolite. E ancora il libro tratta degli organisti, dei maestri di cappella, dei cori e delle vicende locali religiose, sociali e culturali di diverse epoche sapientemente contestualizzate in eventi storici dal respiro transnazionale: il tutto a partire dal XVI secolo.

Il lavoro di studio è partito dai documenti presenti negli archivi della Parrocchia, del Comune di Soresina, del Monastero della Visitazione, della Diocesi di Cremona e di Stato di Milano. Alcune inedite notizie le ha rivelate direttamente il Serassi-Balbiani smontato per la ripulitura ed il restauro. Tanto inaspettato materiale ha richiesto approfondimenti e verifiche e ha anche fatto crescere il progetto fino al raggiungimento delle dimensioni con cui oggi si propone il libro ai lettori.

Tanti gli autori che hanno collaborato alla stesura dei vari capitoli, tutti coordinati con pazienza e precisione da Adele Emilia Cominetti, coordinatrice del Gruppo Culturale San Siro e archivista parrocchiale.

Il libro, stampato dalla tipografia G&G di F.A. Rossi, è stato realizzato con il contributo di Comune di Soresina, Pro Loco Soresina, Avis Comunale di Soresina, Rotary Club Soresina, Latteria Soresina, Credito Padano Banca di Credito Cooperativo, Azzini Unlimited Tanks, Farmacia Nicoletta Tirloni Capergnanica, Studio Notarile Fiorella Allegri Soresina.

La presentazione del libro ala sera del 4 giugno con la Messa a due cori e due organi di Charles-Marie Widor.




Nell’anniversario di dedicazione della Cattedrale, «casa di preghiera» aperta sul mondo

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Nella mattina di venerdì 2 giugno, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto in Duomo la Messa in occasione della Dedicazione della Cattedrale, avvenuta il 2 giugno 1592 quando il vescovo Cesare Speciano intitolò a Santa Maria Assunta e Sant’Omobono la chiesa madre, ampliamento di quella fondata nel 1107.

All’inizio della celebrazione eucaristica nel giorno del 431° anniversario mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo della Cattedrale, ha voluto ringraziare il vescovo per la partecipazione e ricordare la speciale occasione ai fedeli presenti. 

Alla ricorrenza si è anche aggiunto anche il ricordo dei 60 anni di ordinazione di mons. Giuseppe Perotti, membro del capitolo della Cattedrale: «Grazie don Giuseppe della tua testimonianza, ti siamo vicini e ti auguriamo ogni bene. Il Signore sia con te e ti protegga nel tuo cammino quotidiano» le parole rivolte da mons. Zucchelli al membro del capitolo festeggiato.

Anche il vescovo Napolioni ha quindi rivolto i propri auguri a mons. Perotti e ha voluto sottolineare anche la festività civile del 2 giugno: «Oggi è la Festa della Repubblica che tra poco la comunità cittadina e provinciale vivrà sulla piazza. Siamo Chiesa nel mondo e per la salvezza del mondo: invochiamo qui la misericordia del Signore sul mondo che ci rende costruttori di pace»

Mons. Napolioni ha quindi iniziato la sua omelia con una provocazione: «Avrei la tentazione di fare un cartello per metterlo sulla facciata della Cattedrale con le parole sentite nelle letture di oggi: “Casa di preghiera”. Quanto è bello quando in Cattedrale c’è anche una sola persona che fa silenzio, nel suo cuore si compie un grande mistero, l’incontro con Dio, la preghiera – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona – il cartello sarebbe una sorta di invito, non di giudizio, come dice il Signore per bocca di Isaia: vi colmerò di gioia nella mia casa di preghiera perché Gesù fa delle nostre chiese non solo il luogo dove sta il tabernacolo, dove si raduna l’assemblea di Dio».

«La preghiera diventa esperienza di una presenza ed è così che anche noi diventiamo casa di preghiera – ha voluto proseguire il vescovo – il secondo messaggio è che voi siete tempio di Dio, non conta dove siete o quale sia la chiesa più bella o la diocesi più grande: la presenza di Dio non sarà più lontana e puramente trascendente perché si è incarnata e coinvolta totalmente in noi».

La riflessione sull’importanza della preghiera è quindi proseguita: «La scoperta della presenza genera, quindi, la comunione con Dio facendo di noi piccoli uomini e donne di comunione contro l’egoismo e i risentimenti. Una grazia che nasce e rinasce come unico vero senso della fede cristiana».

Nel concludere l’omelia mons. Napolioni ha voluto utilizzare una suggestiva immagine: «Non fermiamoci all’ammirazione puramente estetica: chiudiamo gli occhi e tracciamo i piccoli affreschi che il Signore sta tracciando nei nostri cuori e nella nostra esistenza. Chissà mons. Perotti dopo sessant’anni di sacerdozio quanti bei tratti di matita e di colore riconosce nel suo cuore con la delicatezza che gli è propria».

Il vescovo Napolioni, finita la Messa, si è quindi spostato in piazza del Comune per partecipare alle celebrazioni della Festa della Repubblica che si sono tenute alla presenza delle autorità civili cittadine, provinciali e regionali e militari: particolarmente spettacolare l’esposizione dell’enorme tricolore, srotolato sulla facciata del Torrazzo dai vigili del fuoco al termine della celebrazione civile.

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La Chiesa di Cremona guarda alla sua Cattedrale, casa della fede e dell’unità




Trent’anni fa il martirio di Fabio Moreni. Il Vescovo alla Messa di suffragio: «Un amore grandissimo, che non può morire»

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«Voi siete qui per tanti motivi, tra cui i frutti che misteriosamente la morte e la testimonianza di Fabio hanno lasciato nel tempo: questa cascina, le opere di solidarietà e quanto altro si tenta di fare per andare incontro ai bisogni di chi soffre». Con queste parole del vescovo Antonio Napolioni si è aperta la Messa in suffragio di Fabio Moreni, celebrata il 29 maggio a Cascina Moreni, a Cremona, a trent’anni dalla sua uccisione nell’attuale Bosnia, per mano del comandante Paraga, mentre portava il suo aiuto alle popolazioni colpite dalla guerra.

E mentre a Cremona si ricordava la figura di Fabio Moreni e degli altri ragazzi assassinati con lui, anche a Gornij Vakuf, sul luogo delle uccisioni, si celebrava l’anniversario della loro scomparsa, con la Messa presieduta dall’arcivescovo emerito di Sarajevo, il cardinale Vinko Puljić, a cui era presente il presidente della Fondazione Fabio Moreni, Gianluca Arata, accompagnato dal vice presidente, Fabrizio Zanoni, e dal sacerdote diocesano don Ernesto Marciò.

A presiedere la Messa cremonese, celebrata nella festa della Beata Vergine Madre della Chiesa, il vescovo Napolioni, affiancato da alcuni sacerdoti concelebranti, tra cui don Pierluigi Codazzi, direttore della Caritas Cremonese e consigliere della Fondazione Moreni.

«Sono certo che anche voi abbiate colto quanto questa memoria di Maria Madre della Chiesa è provvidenziale per illuminare questo ricordo della morte di Fabio, di Sergio (Lana) e di Guido (Puletti)», ha detto il vescovo nella sua omelia, riallacciandosi al Vangelo di Giovanni, che racconta della morte di Cristo, sulla croce, davanti a Maria. «Ciò che spicca è una morte che coinvolge una madre, che dilata questa madre la famiglia, il cui unico figlio le muore così davanti agli occhi, senza fare nulla, se non obbedire a lui». Così come ha detto Gesù “Non c’è cosa più bella che dare la vita per i propri amici”, il vescovo ha aggiunto: «Figuriamoci allora darla per gli sconosciuti, o addirittura per i nemici. Un amore grandissimo, che non può morire lì, che deve continuare ed esplodere: esplode in Maria e anche qui, dove continua a portare frutto».

Da qui il riferimento alla prima lettura, tratta dal libro della Genesi: «Se Eva fu la madre dei viventi, Maria è la madre dei risorti. Se in Eva noi tutti ci riconosciamo fratelli per il destino umano, in Maria ci riconosciamo figli, chiamati a servirci gli uni gli altri, a prenderci cura gli uni degli altri, a fare dell’umanità una famiglia nuova, il popolo di Dio, che non è cattolico o musulmano, non è di destra o di sinistra. È il popolo di Dio, il popolo dei figli che Maria ha ricevuto in consegna dalla morte di Gesù». Ha quindi concluso: «Lodiamo il Signore per chi lo ha capito almeno un po’, per chi si è sintonizzato con questa apertura di cuore, per chi ha speso la sua vita totalmente, perché questo esempio non ci lasci indifferenti, ma ci spinga a fare altrettanto». «E allora benedico chi si rimbocca le maniche e anche oggi testimonia solidarietà e vicinanza. Questo è il modo migliore per fare memoria di Fabio e degli altri, questo è il modo migliore per ripartire, con coraggio, sulla strada che ora è tracciata per noi. Non sarà Sarajevo, saranno altre le frontiere, i luoghi di incontro, magari ce le abbiamo sotto casa, nel condominio, nel quartiere…e anche lì possiamo osare a essere testimoni di accoglienza, di condivisione e di fraternità, quella dei figli di Dio, dei figli di Maria e persino quella dei figli di Eva».

 

Ascolta l’omelia integrale del vescovo Napolioni 
Al termine della celebrazione, il vescovo e i sacerdoti concelebranti hanno portato il loro saluto e la loro preghiera sulla tomba di Fabio Moreni, le cui spoglie sono custodite all’interno della cappella della cascina che porta il suo nome.

 

 

Applausi e commozione alla finale del premio letterario intitolato a Fabio Moreni, nel 30° della sua uccisione




Spazi della storia in dialogo con l’arte contemporanea

 

Se un museo è «un racconto del territorio, della sua arte, della sua fede e della sua cultura» – come lo definisce don Gianluca Gaiardi, responsabile dei Beni culturali della diocesi di Cremona – anche il polo museale della diocesi non poteva che accettare la sfida di Cremona Contemporanea, Art Week una rassegna diffusa, voluta dal Comune e sostenuta da tante realtà locali, che gioca sulla contaminazione, o meglio, che mette in dialogo l’antico e il nuovo. Si tratta di una prima edizione di un evento che porta tra le mura di antiche dimore, nelle stanze delle gallerie d’arte, nei teatri, nei parchi, in palazzo comunale ma anche in Battistero e nel Museo diocesano, 70 opere firmate da 21 artisti di grido. Un nome per tutti: Maurizio Cattelan presente con l’installazione Ego sospesa al centro della cupola del Battistero. Una scelta coraggiosa quella di ospitare uno degli artisti più apprezzati e controversi nel mondo dell’arte. Le sue installazioni interrogano, fanno discutere, richiamano l’attenzione. E non sarà da meno Ego, per la prima volta esposta in Italia, una riflessione sul tema del male e del peccato. Un coccodrillo reale, appeso per il collo. Un animale dai tanti significati simbolici, un rimando forse alla morte dell’ego, quando osa troppo, in uno spazio segnato dall’acqua della vita come il Battistero. «Un’installazione che fa pensare e che nasconde anche richiami alla storia del 1900 – commenta Stefano Macconi, curatore del Museo diocesano – quando l’ego ha segnato il mondo con tragici eventi».

Comunque un’opera che si fa sperimentazione o generazione di una nuova arte che ha come sfondi spazi dal sapore antico. «Ammetto che non è stata una scelta così scontata – ha dichiarato don Gaiardi in un’ampia intervista al mensile diocesano Riflessi Magazine -. Ma necessaria per non rischiare di chiudersi nei nostri recinti sicuri, dove stiamo comodi tra noi, ma senza veramente aprirci al dialogo».

E su questo tema del dialogo è intervenuto anche il vicesindaco Andrea Virgilio alla conferenza stampa di presentazione dell’evento venerdì 26 presso palazzo Vidoni: «L’arte contemporanea ci aiuta a spezzare i perimetri», ad andare oltre. È certamente «un fine, perché ne godiamo – ha detto – ma è anche uno strumento per conoscere il patrimonio che custodiamo e per avvicinarlo all’oggi».

Ed è con il medesimo obiettivo che anche lo scalone e alcuni spazi del Museo diocesano si è prestato ad ospitare le opere (installazioni e video) firmate da Nicole Colombo e Silvia Giambrone, giovani artiste del panorama contemporaneo. «Ospitare vuol dire – commenta Gaiardi – prendersi cura». Prendersi cura della cultura per diffonderne il messaggio universale.

Ingressi gratis fino a domenica

In occasione di Cremona Contemporanea, Art Week (27 maggio – 4 giugno), che offre un percorso d’arte diffuso per la città con 15 luoghi da visitare, il Battistero aprirà le sue porte gratuitamente al pubblico (dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18). Allo stesso modo anche il Museo diocesano, negli stessi orari, sarà fruibile gratuitamente tutti i giorni, compreso il lunedì. Per l’occasione sarà dunque possibile non solo ammirare le installazioni di arte contemporanea di Maurizio Cattelan in Battistero e di Nicole Colombo e Silvia Giambrone al Museo, ma anche la collezione del Museo con oltre 120 opere che compongono il percorso espositivo suddivise in 12 sale, organizzate secondo un percorso non cronologico ma tematico. Si tratta di un patrimonio di cultura e fede arricchito da 25 opere di proprietà della fondazione Arvedi Buschini.




Fondazione La Pace, sabato 26 maggio giornata di festa con ospiti e famigliari

«Questa non è una realtà chiusa in se stessa, ma è aperta al dialogo. Vuole approcciarsi e relazionarsi con il territorio e tutti i cremonesi». Con queste parole il presidente della Fondazione La Pace, don Roberto Rota, ha dato il benvenuto a tutti gli ospiti e alle loro famiglie che, nella mattina di sabato 27 maggio, si sono ritrovati insieme negli spazi della casa di riposo di via Massarotti per vivere una giornata di festa all’insegna della vicinanza.

Un open day che già in mattinata, dopo il saluto di don Rota, ha lasciato spazio nel giardino della Fondazione all’esibizione del coro Folk, specializzato in canti d’altri tempi, che richiamano la campagna e le vecchie abitudini agricole e contadine, portando sul palco anche i tradizionali canti della Merla.

Poi l’aperitivo, cui ha fatto seguito il pranzo con gli ospiti e i loro famigliari. Proseguendo poi nel pomeriggio con l’esibizione della scuola di danza “Il Lago dei Cigni”.

«La cosa fondamentale è che questi momenti si fondano sulla volontà di dialogo fra la Fondazione ed il territorio – racconta don Roberto Rota –. Gli ospiti, il coro e i momenti di intrattenimento sono il segno che La Pace è una realtà viva, che guarda il territorio che è chiamato ad interagire con la Fondazione. Vogliamo anche far capire agli ospiti che qui non sono reclusi, ma che sono inseriti in un contesto di vita che non è relegato alle mura della casa di riposo. Questo è un ambiente molto più ampio rispetto alla struttura in sé».

Ad arricchire il panorama, nel giardino sull’ingresso di via Massarotti, una serie di quadri realizzati dai volontari della Fondazione, affiancati da alcune opere ad acquerello che sono invece frutto della capacità e della fantasia degli ospiti. Ci sono molte realtà che operano a servizio della struttura, l’esposizione delle opere d’arte, come sottolinea don Rota, serve a rammentare che «la bellezza che si esprime nella struttura non è estranea alla bellezza delle persone che sono qui, per tutta la città un vero tesoro e un patrimonio di inestimabile valore».




La Memoria dell’Apparizione nel segno di quella devozione che facilita il coinvolgimento del cuore

 

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L’acqua e il silenzio: sono questi i due segni che hanno contraddistinto la celebrazione del pomeriggio di venerdì al Santuario di Santa Maria del Fonte di Caravaggio, dove il 26 maggio 1432, la Vergine Maria apparve alla giovane Giannetta. E come ogni anno, nel giorno dell’anniversario, è stata celebrata presso il Santuario, la Memoria dell’Apparizione, presieduta dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. Prima il silenzio, a valorizzare, nella riflessione e nella preghiera, il racconto dell’Apparizione, appena rivissuto nella basilica gremita. Poi l’acqua benedetta. Alle 17, nell’ora esatta dell’apparizione, le note dell’organo e i rintocchi delle campane hanno fatto da sottofondo al rito dell’aspersione dei fedeli, nella chiesa e nei cortili. Poi il canto del Vespro.

«Stamane l’arcivescovo Delpini ha dipinto questo santuario come il luogo in cui si apprende, si sperimenta, si gode, una devozione facile – ha spiegato il vescovo Napolioni nell’omelia –. Facile perché Maria ci viene incontro così, con l’essenziale disponibilità di madre, e qui ci fa riscoprire la nostra identità di figli». Ha quindi proseguito: «E nasce quindi un contagio benefico, che facilita la preghiera, la commozione e il coinvolgimento del cuore».

Quella devozione che da sempre accompagna i fedeli che giungono a Caravaggio, in quel santuario che proprio il 26 maggio è stato proclamato come «Santuario regionale della Lombardia». Quella devozione che, ogni anno, nell’anniversario dell’apparizione, si fortifica. E come suggerisce il vescovo, «a noi basta fare memoria di quella apparizione per camminare verso l’ultima, quella del Figlio, che Lui ci ha promesso».

«Chiediamoci se davvero in fondo ai nostri pensieri, alle nostre speranze e ai nostri timori, c’è la certezza che Egli verrà, c’è il desiderio di vivere di Lui», ha quindi concluso mons. Napolioni. «Maria è in cielo, è presso Dio, con il Figlio Suo risorto. E lì ci dà appuntamento. E verso quell’appuntamento ci attira, dandoci l’acqua viva perché la sete, durante il cammino, non ci inaridisca e non ci impedisca di correre in braccio a Lei, davanti a Gesù, sotto lo sguardo misericordioso del Padre».

Al termine dei Vespri, il canto del Magnificat e l’incensazione della statua della Madonna che appare a Giannetta.

 

Il video integrale della Memoria dell’Apparizione
e dei Secondi Vespri della solennità di S. Maria del Fonte

 

L’intensa giornata a al Santuario di Caravaggio si è conclusa, come ormai consuetudine ogni 26 del mese, con recita del Rosario aux flambeaux lungo i portici del santuario. A guidare la preghiera mariana, alle 21, è stato il vescovo Antonio Napolioni. Tanti i fedeli che hanno partecipato a questo momento di spiritualità ormai divenuto tradizionale e che si è concluso con la preghiera di affidamento davanti al gruppo statuario dell’Apparizione.

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Santa Maria del Fonte è il nuovo Santuario regionale della Lombardia




Soresina, tornano i Lunedì d’estate promossi dal Gruppo culturale San Siro

Da oltre un decennio, il Gruppo culturale San Siro organizza a Soresina un ciclo di appuntamenti estivi dedicati alla cultura in collaborazione con la Parrocchia, l’Amministrazione comunale e la Pro loco. Ogni ciclo ha sottolineato un anniversario, una celebrazione, una tradizione, sposando spesso letteratura, arte e musica, senza dimenticare la storia locale e persino la cucina come momento di condivisione e socialità. Quest’anno i Lunedì d’estate saranno ispirati ad “Alessandro Manzoni e il suo tempo”, nel 150° anniversario della morte. Interverranno due relatori noti ed apprezzati: Renata Patria e Gianpiero Goffi e l’Ensemble “A. Vivaldi” di Cremona diretto dal maestro Giuseppe Caffi.

I primi due appuntamenti (19 e 26 giugno) si svolgeranno presso l’Arena Sirino dell’Oratorio (in caso di maltempo all’interno della chiesa del Buon Pastore). Il terzo ed ultimo presso la Sala del Podestà (Via Matteotti 4). Gli argomenti in programma riguardano Lucia e la sua “voce” ne I Promessi Sposi, l’umanità e la fede sempre contestualizzate nel romanzo del Manzoni e l’arte musicale al tempo dello scrittore.

 

PROGRAMMA

 

Lunedì 19 giugno ore 20.45
La “voce” di Lucia ne I Promessi Sposi
Relatrice: prof. Renata Patria, già docente di Letteratura Italiana, critico letterario e saggista
Arena Sirino (in caso di maltempo, Chiesa del Buon Pastore)

 

Lunedì 26 giugno ore 20.45
Umanità e fede ne I Promessi Sposi
Relatore: dott. Gianpiero Goffi, letterato, storico e giornalista
Arena Sirino (in caso di maltempo, Chiesa del Buon Pastore)

 

Lunedì 3 luglio ore 20.45
L’arte musicale al tempo del Manzoni
Concerto per archi e voci soliste
Ensemble “A. Vivaldi” di Cremona – Direttore maestro Giuseppe Caffi
Sala del Podestà – via Matteotti 4 – Soresina




Cremona e la devozione mariana: a Chiesa di Casa sotto la lente il Santuario lauretano

«La diocesi di Cremona ha una forte connotazione mariana ‒ ha raccontato don Andrea Foglia, parroco di S. Abbondio, a Cremona, nella nuova puntata di “Chiesa di casa” ‒ e il Santuario Lauretano rappresenta l’unica testimonianza cittadina di questo legame con la madre del Signore». Un legame forte e radicato, perché «fin dalla sua fondazione, la Santa Casa, copia di quella di Loreto, è stata voluta da un laico come protagonista della vita civile, entrando a tutti gli effetti nel quotidiano dei cittadini di Cremona».

Ancor più significativo, oggi, è ciò che il Santuario Lauretano rappresenta per i fedeli di S. Abbondio. «La preghiera davanti alla Madonna Nera ‒ ha spiegato Paolo Penci, del Consiglio Pastorale Parrocchiale ‒ accomuna e riunisce la nostra comunità, contribuendo a darci un’identità ben definita. In più, è parte della nostra storia e si inserisce nel solco della tradizione della parrocchia».

Forte il richiamo religioso, dunque, ma significativo anche il rapporto con la cultura di ogni tempo. Ancora oggi, all’inizio del mese di maggio, si celebra la processione cittadina dalla Cattedrale di Cremona alla Santa Casa. «Mi piace anche ricordare ‒ ha sottolineato don Foglia ‒ che in parrocchia abbiamo il museo Lauretano, che raccoglie, tra le altre cose, moltissimi ex voto che testimoniano quanto, nel corso della storia, i fedeli si siano affidati a Maria, oltre a darci un interessantissimo spaccato della società degli ultimi quattro secoli».

Sarà proprio il 2024, infatti, l’anno della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della fondazione del Santuario. «Ovviamente abbiamo già iniziato a confrontarci su come celebrare questo momento ‒ ha chiosato Penci ‒ perché riteniamo molto importante dare il giusto spazio a questa occasione. Insieme ai momenti di festa, ci piacerebbe unire incontri particolari di preghiera e formazione, per dar seguito a quella tradizione che vede nel Santuario Lauretano un punto di riferimento per l’intera città».

Un anniversario, dunque, che sarà strettamente legato alla devozione mariana, la quale, però, secondo don Foglia, «è un rimando chiaro alla centralità del Cristo. La stessa Santa Casa ci rimanda al momento dell’Annunciazione, che è strettamente legato al mistero dell’Incarnazione. Pregare Maria significa allora affidarsi per imparare ad essere, come lei, discepoli del vero Maestro».